SUI REFERENDUM CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DEI POLITICI CONDANNATI, SALVINI E’ RIMASTO SOLO
ACCANTO A SE’ SOLO SEDIE VUOTE MENTRE SUI SOCIAL I LEGHISTI LO SOMMERGONO DI IMPROPERI: ”VUOI LASCIARE IN LIBERTA’ SPACCIATORI, SCIPPATORI E LADRI POLITICI; VERGOGNATI”
La solitudine di Matteo Salvini sulla giustizia diventa evidente di buon mattino quando si presenta in conferenza stampa alla Camera per annunciare l’inizio della campagna referendaria: accanto a sé il leader leghista ha solo sedie vuote.
Non ci sono gli (ex?) alleati di centrodestra: né Forza Italia che sosterrà il “sì” ma – come spiega Antonio Tajani – preferisce una riforma in Parlamento, né tantomeno Fratelli d’Italia che non ha sottoscritto due dei cinque quesiti ammessi – abolizione della legge Severino e limitazione della custodia cautelare – e potrebbe fare campagna per il “no” per fare lo sgambetto definitivo a Salvini.
Con un effetto che sfiorerebbe il comico: Lega e FdI potrebbero correre insieme per le Comunali, ma fare campagna opposta sui referendum.
Salvini lo sa e prova a sminare il campo da conflitti dentro la coalizione: “Evviva la libertà” risponde a chi gli chiede dell’opposizione di FdI. Ma lo scontro nella coalizione resta e i “no” non arrivano solo da Meloni.
Anche Forza Italia è scettica: se la ministra Mariastella Gelmini chiede comitati per il “sì” di centrodestra, Tajani convoca una conferenza stampa per dire che se il Parlamento migliorerà la riforma del Csm, dei referendum potrebbe anche non essercene bisogno. “I referendum spingono a fare in fretta, sono un messaggio di incitamento al Parlamento per fare una riforma a partire dalla separazione delle funzioni – dice Tajani – poi se si faranno, voteremo sì”. Il leghista, a costo di celebrare la consultazione, è pronto a rallentare l’iter della riforma Cartabia in Parlamento.
Un problema non da poco Salvini ce l’ha anche in casa.
Perché mercoledì, quando ha cantato vittoria sui social per l’ammissione di 5 su 6 quesiti da parte della Consulta, molti militanti e iscritti della Lega lo hanno attaccato ricordandogli le origini del Carroccio che all’inizio negli anni Novanta tuonava contro “Roma ladrona” e sventolava il cappio in Parlamento contro i politici finiti alla sbarra durante Mani Pulite.
E quindi il leader della Lega è stato subissato dai fischi su Facebook: il quesito sulla custodia cautelare, scrive Loredana, “significa che si butta la chiave delle carceri e si avrà meno giustizia e più immunità ai politici nella giurisdizione”.
Il referendum sulla carcerazione preventiva è quello che fa più arrabbiare la base leghista perché molti delinquenti potrebbero rimanere liberi.
“Davvero portate avanti una referendum per cui non potranno essere disposte le misure cautelari per i reati non violenti, andranno in giro ladri, scippatori, stalker, spacciatori?” ci va giù duro Giuseppe, mentre Walter attacca il segretario della Lega sull’abolizione della Severino: “I condannati potranno tornare in Parlamento – scrive – È questa la riforma? All’estero lasciano per aver copiato una tesi di laurea e noi portiamo i condannati”.
In molti sono scettici sul raggiungimento del quorum (“nessuno andrà a votare”), anche perché la giustizia non scalda parte della base leghista che gli chiede conto dei “tradimenti” su green pass e vaccini.
In mezzo a queste difficoltà, Salvini deve iniziare a imbastire la campagna referendaria. Ieri ha incontrato i vertici del partito Radicale, Maurizio Turco e Irene Testa, per mettere in piedi i comitati del “Sì”: non ce ne sarà uno del centrodestra e il leghista chiederà che i comitati siano sganciati dalle appartenenze partitiche, cercando appoggi trasversali dal M5S al Pd ai renziani.
La comunicazione del suo tour, che inizierà a marzo, sarà tutta incentrata sulla “malagiustizia italiana” a partire dal suo processo a Palermo passando per la retorica anti-pm “politicizzati”, contro “le correnti” e per tutelare le “vittime di ingiustizie in carcere o in attesa di processo”. Salvini, insomma, si “berlusconizzerà”.
Ma non sarà facile raggiungere il quorum e per questo il leghista ha chiesto un election day che accorpi referendum e Comunali per “far risparmiare 200 milioni allo Stato”: un modo per portare più gente al voto. Non sarà facile, sia perché, come prassi, si cerca sempre di trovare due date diverse ma anche perché né la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, né gli alleati di governo (Pd e M5S) vogliono fare un favore a Salvini.
(da Il Fatto Quotidiano)
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