TORNA GRILLO L’EPURATOR: CACCIATA LA FUCKSIA CON UN PRETESTO
L’ESPULSIONE RIAPRE IL TEMA DELLA DEMOCRAZIA DENTRO IL M5S
In principio furono gli emiliani Valentino Tavolazzi, Giovanni Favia e Federica Salsi.
Era la fine del 2012, il movimento 5 stelle non aveva ancora fatto la sua clamorosa irruzione in Parlamento e nella sua culla emiliana già si agitavano i primi dissidenti contro il duo ribattezzato “Grilleggio”.
Furono espulsi prima ancora che la vera avventura partisse, giusto per sopire sul nascere l’embrione di un movimento fuori dal controllo dei due leader.
Ora, dopo mesi in cui il fenomeno delle espulsioni a 5 stelle sembrava concluso – complice anche l’epurazione o l’uscita spontanea di tutti gli ex dissidenti- tocca a Serenella Fucksia. L’ultima dei Mohicani, si potrebbe definire, visto che a molti osservatori era parsa curiosa la sua permanenza nel movimento, visto che senatrice marchigiana si era iscritta al “partito dei critici” subito dopo le elezioni del 2013, tuonando su giornali e tv contro le espulsioni dei colleghi (a partire da Adele Gambaro, rea di aver criticato Grillo in una intervista a SkyTg24: “Il problema del movimento è lui”) e mettendosi più volta in rotta di collisione coi diarchi.
Fino al punto di non ritorno, quando una settimana fa ha osato schierarsi a favore di Maria Elena Boschi nel giorno in cui si votava la mozione di sfiducia presentata dal M5s.
“Chapeau”, ha scritto la Fucksia su Facebook parlando del discorso della ministra delle Riforme che “merita l’applauso di tutti per chiarezza, misura ed eleganza”.
Oplà , in rete si sono scatenati i troll a 5 stelle e anche a Milano hanno capito che bisognava tirare una riga.
Anche se controvoglia, perchè in una fase di ascesa come questa i vertici del M5s, a partire da Di Maio, non volevano tornare su giornali e tg con il marchio degli epuratori.
Il pretesto è stato subito trovato con i famosi scontrini e la restituzione degli stipendi.
“A differenza di tutti gli altri suoi colleghi, la senatrice Serenella Fucksia non ha ancora restituito le eccedenze degli stipendi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre 2015, così come richiesto dallo Staff e nonostante i diversi solleciti inoltrati con scadenze in data 8, 21 e 26 dicembre”, si legge sul blog di Grillo, dove è annunciata la votazione per l’espulsione.
“Fucksia – conclude il post – ha violato ripetutamente il codice di comportamento dei Parlamentari 5 Stelle. Ti chiediamo se debba essere espulsa”.
Beppe Grillo ha poi comunicato il risultato della consultazione sul blog: “Ha votato SI il 92,6%, pari a 24.667 voti. Ha votato NO il 7,4%, pari a 1.963 voti”. Serenella Fucksia è stata espulsa dal Movimento 5 Stelle.
La risposta è stata piuttosto scontata, come era avvenuto con i precedenti deputati e senatori, partendo da Marino Mastrangeli, nell’aprile 2013, reo di eccessive presenze negli studi di Barbara D’Urso, fino al fatto più politico, l’espulsione del poker di senatori dissidenti composto da Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista e Luis Orellana, quattro dirigenti di peso che da tempo ponevano questioni di merito sulla linea politica.
Era la fine di febbraio del 2014, e non fu una votazione bulgara: 29.883 a favore e 13.485 contro, con Grillo che si spese pubblicamente per invitare i militanti a votare sì.
Nei giorni successivi per protesta si dimisero altri cinque senatori guidati da Maurizio Romani (Monica Casaletto, Laura Bignami, Alessandra Bencini, Maria Mussini).
Nel giro di una settimana, gli ultimi cinque vennero espulsi con un post sul blog, senza neppure una votazione.
Quelle espulsioni, seguite dal flop del M5s alle europee (doppiato dal Pd di Renzi) segnarono la fase più bassa dei grillini in questa legislatura. Il momento in cui il M5s sembrava davvero in crisi. Poi però i tanti espulsi non sono riusciti a dare vita a una forza parlamentare, si sono dispersi nei mille rivoli del gruppo misto, in parte con la maggioranza e in parte contro.
Romani e Bencini hanno dato vita al gruppo dell’Italia dei valori in Senato, mentre Adele Gambaro viene data in avvicinamento al gruppo Ala di Verdini, tanto per capire l’impazzimento della diaspora.
Fucksia, invece, pur sfiduciata dal meet up di Fabriano già nel marzo 2014, ha resistito quasi altri due anni, passando persino da un’intervista in cui giustificava il parallelo di Calderoli tra il ministro Kyenge e un orango, fino al più recente episodio (settembre 2015) in cui aveva mostrato dubbi nel votare l’arresto del senatore Ncd Giovanni Bilardi.
In quel caso fu il collega di giunta Michele Giarrusso a tirarle le orecchie, il suo voto a favore alla fine fu decisivo ma lei continuò a parlare di “moralismo spicciolo”, denunciando il “troppo accanimento verso i politici”.
Il suo vicino di banco Vito Petrocelli dichiarò che non si sarebbe più seduto vicino a lei. La stessa scena che si era verificata nel consiglio comunale di Bologna a fine 2012, quando due consiglieri M5s (uno era l’attuale candidato sindaco Max Bugani) si sedettero platealmente distanti dalla collega Federica Salsi, bastonata da Grillo per aver cercato il “punto g” nel salotto di Ballarò.
Negli ultimi mesi in Parlamento il fenomeno delle espulsioni sembrava andato ad esaurimento, fatta salva l’uscita spontanea di una decina di deputati dissidenti (guidati da Walter Rizzetto) a gennaio 2015.
Sulle cronache comparivano solo le spaccature nei governi locali, da Livorno fino al recentissimo caso di Gela, dove il sindaco M5s Domenico Messinese ha licenziato tre assessori del suo stesso partito, ed è in rotta di collisione con il suo stesso gruppo in consiglio.
Sul web le due fazioni se le stanno dando di santa ragione, con accuse che spaziano dal “tradimento” ai “metodi clientelari”. Ora i grillini e loro faide tornano sotto i riflettori nazionali di palazzo Madama.
“Il voto mi ha colto alla sprovvista”, spiega Fucksia. “Il rendiconto lo sto facendo, ho avuto problemi logistici e di salute. In molti stanno finendo di rendicontare in questi giorni. I vertici del M5s hanno perso il controllo della situazione”.
“La procedura di espulsione è una scusa, una manovra costruita ad arte da qualcuno. Evidentemente sono scomoda perchè non sopporto l’ipocrisia”, aggiunge, parlando già da ex grillina. “Si sa, quando crescono i numeri nascono anche gelosie…”.
E ancora: “C’è una lotta di potere in corso e si è trovata questa scusa per parlare di altro, per non affrontare il problema. Ma questo modo di comportarsi non fa onore al Movimento, è un altro autogol”.
Sull’altro fronte, Giarrusso le ricorda di essere stata a favore del Jobs Act e della Buona scuola, mentre in rete alcuni attivisti ricordano i suoi 253 voti in dissenso dal gruppo.
Il Pd, dal canto suo, gioisce per questo ritorno del M5s ai metodi della fase più buia della sua breve storia. “Se pensi differente dal M5S ti espellono. Altro che democrazia della rete, è la dittatura di Casaleggio, il lato oscuro della forza”, twitta il vicesegretario Lorenzo Guerini.
Il renzianissimo senatore Andrea Marcucci ricorda che si tratta del 19esimo dissidente cacciato da un gruppo che nel 2013 contava 54 membri: “Ecco la nuova ‘purga’ di Grillo”.
(da “Huffingtonpost”)
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