“TROPPI CONTAGI, NON RIAPRIRE LE SCUOLE”: INTERVISTA AL DIRETTORE SANITARIO DELLO SPALLANZANI
FRANCESCO VAIA: “LA LENTEZZA DEI VACCINI E’ COMPRENSIBILE”… “L’AZZARDO DEL REGNO UNITO E’ DA BOCCIARE”
“L’Italia deve migliorare nel ritmo delle vaccinazioni, ma la lentezza di questo inizio è comprensibile e certamente recuperabile”. “L’aumento dei contagi di questi giorni non è figlio di Natale e Capodanno, ma dei giorni attorno al 20 dicembre”, il periodo dello shopping, prima che il governo varasse il decreto Natale.
Per questo è bene “posticipare l’apertura delle scuole superiori almeno fino alla metà di gennaio”, quando i numeri ci diranno se le zone rosse e arancioni hanno funzionato nel rallentare la curva.
Così Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, commenta le preoccupazioni sul lento avvio della campagna vaccinale e il dibattito in corso sul post Epifania. “La Befana — osserva – non porterà via il virus insieme alle feste. Diamoci una settimana di tempo in più”
La partenza della campagna vaccinale è stata generalmente lenta e questo genera preoccupazioni sui tempi e l’organizzazione della campagna vaccinale. Sono preoccupazioni fondate? Cosa dobbiamo aspettarci?
“Sicuramente bisogna migliorare la nostra capacità , come Paese, di avere più dosi e aumentare il ritmo delle somministrazioni, così da raggiungere il maggior numero possibile di vaccinati, dando la priorità alle categorie più esposte e ai più vulnerabili. Noi nel Lazio siamo tra i più virtuosi, abbiamo messo in campo una macchina da guerra tra i centri vaccinali di ospedali, Asl e Uscar. Questo dovrebbe avvenire in ogni parte del Paese. Siamo in una primissima fase organizzativa, mi auguro che nei prossimi giorni tutto questo possa migliorare oggettivamente. Scontiamo due elementi: le difficoltà tipiche di tutti gli inizi e il fatto che l’avvio della campagna vaccinale abbia coinciso con questi giorni festivi. Sono convinto che a gennaio miglioreremo la performance. Siamo di fronte a un’operazione che è stata definita la più grande vaccinazione di massa nella storia, è comprensibile che l’inizio presenti sfide inedite”
In alcune regioni le percentuali di dosi somministrate rispetto a quelle consegnate sono sotto al 2%. In Lombardia siamo appena al 2,7%… Come commenta queste discrepanze?
“Lo abbiamo detto tante volte: da nord a sud, purtroppo, la sanità funziona a macchia di leopardo. Queste discrepanze dimostrano ancora una volta l’urgenza di una visione nazionale della risposta della sanità , soprattutto dal punto di vista della qualità : non è più accettabile che l’Italia sia divisa in cittadini di serie A e di serie B a seconda del luogo di nascita e di residenza. Purtroppo la Regione Lombardia, già duramente colpita dal virus, sconta anche su questo delle criticità organizzative, ma sono certo che avrà la forza di recuperare al più presto”
Cosa ne pensa dell’approccio britannico di ampliare la platea dei vaccinati posticipando la seconda dose o mixando diversi vaccini?
“Chi fa la prima dose di un vaccino, deve ripetere la dose dello stresso vaccino. Il cocktail, per me, è assolutamente da bocciare. Questi argomenti un po’ arditi sarebbero da evitare in questa fase perchè danno legna da ardere a coloro che esprimono perplessità e dubbi sullo strumento vaccino. Se un vaccino è stato approvato prevedendo che la seconda dose deve essere fatta al 21esimo giorno, è evidente che dobbiamo attenerci a questo, altrimenti diamo all’opinione pubblica il messaggio sbagliato che si possono stravolgere le regole in corso d’opera. In questa fase non ci possiamo permettere di alimentare dubbi e sospetti tra la popolazione. Quello di Londra è un atteggiamento azzardato e spregiudicato che rischia di minare la fiducia nell’unica arma che abbiamo contro il virus”.
Secondo uno studio dell’Imperial College, la cosiddetta variante inglese è “estremamente” più contagiosa rispetto alla versione precedente. Quali rischi corriamo?
“Dai primi dati, questa variante sembrerebbe più contagiosa, ma la comunità scientifica è orientata a immaginare che questa variante abbia delle alterazioni morfologiche ma non sostanziali, dunque non in grado di alterare la patogenicità e la connessa letalità del virus. Il vaccino è stato testato su tante altre varianti, presumibilmente dovrebbe funzionare bene anche su questa. C’è la preoccupazione che questa variante aumenti la trasmissibilità , questo è vero, ma è bene non dare messaggi allarmistici”.
L’assessore alla Sanità nel Lazio, Alessio D’Amato, ha fatto un appello al governo: tenere chiuse le scuole superiori oltre il 7 gennaio in tutta Italia. Condivide questo appello?
“Assolutamente sì. L’aumento dei contagi di questi giorni era ciò che ci aspettavamo, ma non è figlio di Natale e di Capodanno, ma dei giorni attorno al 20 dicembre, prima che il governo varasse queste misure. Ora aspettiamo di vedere quali saranno i risultati di questi 15 giorni di zona rossa e arancione. A mio avviso, fino al quel momento è prudente in questa fase mantenere lo status quo. Aspettiamo fino alla metà di gennaio per capire se queste azioni messe in campo hanno dato i risultati auspicati o meno. Nel mentre, sarebbe opportuno verificare la messa a punto, a livello regionale, di piani scolastici e di trasporto pubblico da mesi invocati dal Cts. Se non si interviene sui nodi strutturali, rischiamo di commettere gli errori dell’estate. Il 6 gennaio la Befana non porta via sia le feste sia il virus. Diamoci una settimana di tempo in più, mantenendo la Dad alle superiori”.
(da “Huffingtonpost”)
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