TUTTI I GUAI GIUDIZIARI DELLA LEGA: ALLA FINE RESTERA’ QUALCUNO A PIEDE LIBERO?
DAL RUSSIAGATE AI SEQUESTRI DI PERSONA AGGRAVATI, DAI COMMERCIALISTI DELLA LEGA AL TESORIERE, DA FONTANA ALLA SANITA’ LOMBARDA, DAI VOLI DI STATO ALLE SPESE PAZZE, DALLA TRUFFA DEI 49 MILIONI A SIRI
Sono molteplici le indagini giudiziarie che coinvolgono Matteo Salvini, come ad esempio quelle sulle navi dei migranti, o vari esponenti politici leghisti. Salvini, oltre ia provedimenti in corso, è stato querelato per istigazione a delinquere e diffamazione da Carola Rackete, capitana dalle Sea Watch.
Ma guai giudiari hanno riguardato la Lega anche in passato: storica fu quella del procuiratore Papalia per la (tentata) secessione leghista del 1998.
Numerosi consiglieri regionali della Lega sono stati indagati per le cosiddette “spese pazze”, acquisti privati fatti con i soldi stanziati dalle Regioni per le attività politiche dei Gruppi.
Un’inchiesta riguarda i presunti finanziamenti russi alla Lega nell’ambito del caso Savoino, unìaltra dove siano finiti i 49 milioni della truffa dei fondi elettorali, altre chiamano in causa esponenti di spicco come lìex sottosegretario Armando Siri. Attualmente sono in pieno svolgimento le indagini scaturite durante la pandemia, sulla fornitura dei camici e dei test sieriologici alla Regione lombarda, che hanno coinvolto in primis il governatore leghista Attilio Fontana.
Salvini indagato per il caso delle navi dei migranti
Matteo Salvini è indagato per sequestro di persona nell’ambito dell’inchiesta relativa ai 131 migranti che nel luglio 2019 vennero trattenuti per giorni a bordo della nave Gregoretti. Il leader della Lega era stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Agrigento per i reati di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio.
Un’altra accusa fa riferimento alla vicenda dei 164 migranti salvati il primo agosto 2019 dalla nave “Open Arms”, a cui l’allora ministro dell’Interno vietò l’ingresso nelle acque italiane in applicazione delle disposizioni previste dal decreto sicurezza bis.
Nel gennaio di un anno fa il tribunale dei ministri di Catania aveva chiesto l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il reato di sequestro di persona per il caso della nave Diciotti. Le motivazioni dei giudici: “Ha abusato dei suoi poteri, violando le convenzioni internazionali e privando della loro libertà i 174 migranti costretti a bordo”.
Il Russiagate e il caso Savoini
Una delle inchieste mediaticamente più rumorose che hanno coinvolto il mondo leghista è quella della procura di Milano sul cosiddetto “Russia-gate”. In questo caso Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini e presidente dell’associazione Lombardia-Russia, è indagato per corruzione internazionale per la vicenda relativa ai presunti fondi russi su cui si sarebbe trattato il 18 ottobre del 2018 all’hotel Metropol di Mosca.
Salvini indagato per 35 voli di Stato
Sono 35 i viaggi sospetti per i quali l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato. Il reato che gli viene contestato dai pm romani è abuso d’ufficio. Quelle trasferte erano già finite nel mirino della Corte dei Conti che, pur archiviandolo perchè non c’era danno erariale, le aveva considerate illegittime e per questo aveva trasmesso alla procura di Roma. Ora da piazzale Clodio le carte sono state mandate al tribunale dei Ministri.
La Corte dei Conti si interessò della vicenda dopo l’inchiesta di Repubblica sugli abbinamenti di molti appuntamenti istituzionali di Salvini in giro per l’Italia con comizi e altre manifestazioni di partito nella stessa zona. Viaggi effettuati a bordo di aerei in dotazione alla polizia o ai vigili del fuoco. L’uso di questi velivoli venne ritenuto illegittimo dai giudici contabili perchè i mezzi della polizia e dei pompieri sono riservati allo svolgimento di compiti istituzionali o di addestramento e non ai cosidetti voli di Stato, per cui vige un’altra normativa.
L’indagine sulla truffa dei 49 milioni
Proseguono le indagini della magistratura per verificare dove siano finiti i 49 milioni di contributi elettorali finiti nelle casse della Lega dopo una truffa avvenuta ai tempi della gestione della Lega da parte di Bossi e Belsito. Questa vicenda si sviluppa in due tempi: il primo riguarda la truffa vera e propria che coinvolge il fondatore e l’ex tesoriere che ha portato i soldi nelle casse della Lega. il secondo, che si sviluppa durante le gestioni del partito da parte di Maroni e Salvini, ha come oggetto dove siano finiti quei 49 milioni: questo secondo fascicolo è tuttora aperto con l’ipotesi di riciclaggio (il primo indagato è l’assessore lombardo Stefano Bruno Galli). Nel frattempo la Lega ha stipulato un accordo con lo Stato che prevede un pagamento dilazionato in 76 anni, con rate da 600 mila euro
L’indagine sui fondi alla Lombardia Film Commission
Quattro persone sono agli arresti domiciliari in quanto coinvolte nell’indagine sui fondi alla Lombardia Film Commission, società della Regione che si occupa di promozione cinematografica. L’ordinanza riguarda Michele Scillieri, Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni, commercialisti ritenuti vicini alla Lega, e Fabio Barbarossa, indagati a vario titolo per peculato, turbata libertà nella scelta del contraente e sottrazione fraudolenta di pagamento delle imposte. Per la stessa vicenda a luglio era stato fermato Luca Sostegni, considerato il braccio destro di Scillieri.
L’indagine si era concentrata sull’acquisto di un capannone a Cormano (hinterland milanese) a prezzo gonfiato da parte della Lombardia Film Commission, con un surplus di 400mila euro rispetto al suo valore iniziale. L’immobile era di proprietà di una società in liquidazione, la Paloschi Srl, il cui amministratore era Barbarossa. A fare da tramite nell’operazione era stato Sostegni, mentre ad ‘architettarlà – secondo le ipotesi investigative – i commercialisti vicini alla Lega. Manzoni era stato nominato in quel periodo presidente della Lombardia Film Commission stessa.
Regione Lombardia /1: indagine sulla fornitura di camici
Il governatore lombardo Attilio Fontana è indagato per il caso della fornitura di camici da parte della società Dama, partecipata dal cognato Andrea Dini e dalla moglie Rebecca. In evidente conflitto di interessi, Dama avrebbe fornito 75mila camici alla Regione Lombardia per 500mila euro, durante la fase più critica della pandemia da covid 19. La contestazione della procura mossa al governatore è di frode in forniture pubbliche. Fontana ai magistrati deve poi spiegare il perchè del tentato versamento di una somma di denaro da un suo conto corrente in Svizzera a lui intestato. Secondo quanto si sa, Fontana tentò di bonificare 250mila euro alla società Dama per risarcirla del mancato incasso per 49.353 camici e 7mila set che aveva già consegnato. Il governatore nel frattempo aveva infatti chiesto di sospendere la fornitura facendola diventare una sorta di donazione. La Unione Fiduciaria di Milano alla quale Fontana si era rivolto sospese il pagamento come pervisto dalla legge per la prevenzione del riciclaggio
Regione Lombardia /2: indagine sulla fornitura dei test sierologici
La Regione Lombardia non utilizzò i test sierologici a marzo, in quel periodo li aveva ritenuto poco affidabili. L’11 aprile fece un affidamento esclusivo alla Diasorin, spa di Saluggia, in provincia di Vercelli, la quale aveva stipulato un accordo in esclusiva con il Policlinico San Matteo di Pavia per il progetto di ricerca. Va detto che Diasorin ottenne la certificazione ‘Cè sei giorni dopo quell’affidamento esclusivo, per la fornitura di 500mila test da 2 milioni di euro. Il prezzo era stato di 4,5 euro l’uno. La Regione Lombardia, sollecitata dal ricorso di una società concorrente, aveva bandito una gara, successivamente vinta dalla multinazionale Roche, che aveva presentato una offerta di 1,5 euro a pezzo. Nel frattempo tuttavia Diasorin aveva sospeso la fornitura con la consegna avvenuta a maggio di 100.020 test. La procura indaga per verificare se l’affidamento esclusivo alla Diasorin configuri gli estremi dei reati di peculato e turbativa d’asta: nel registro degli indagati ci sono otto persone: si tratta dei vertici della società e del San Matteo.
L’indagine sul senatore della Lega Armando Siri
L’ex sottosegretario Armando Siri: è indagato per corruzione per una presunta mazzetta da 30 mila euro che sarebbe stata ricevuta dall’imprenditore Paolo Arata che si sospetta vicino al “re dell’eolico” Vito Nicastri, che, a sua volta, saerbbe collegato al boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Altre indagini riguardano l’elargizione di alcuni prestiti allo stesso Siri, uno decennale di 750 mila euro ottenuto da un banchiere di San Marino decennale concesso dalla banca al politico senza nessuna garanzia, l’altro da 600 mila euro sborsati sempre dallo stesso istituto di San Marino appena tre mesi prima grazie alla raccomandazione di un portaborse dello stesso senatore leghista. Indagano Milano e San Marino.
Appena ha incamerato il prestito di San Marino, Siri ha usato 585 mila euro per comprare un palazzo di circa mille metri quadrati a Bresso, alla periferia di Milano, intestandolo però alla figlia. Un immobile che stranamente, nonostante il mutuo, non è stato ipotecato dalla banca per garantirsi la restituzione del prestito.
Indagine sul tesoriere Giulio Centemero
Il tesoriere Giulio Centemero è indagato per finanziamento illecito a Roma e Milano. Sio indaga sui 250 mila euro versati da Luca Parnasi all’associazione leghista “Più Voci” vicina alla Lega. I 250 mila euro con destinazione “Radio Padania” e il giornale del partito. Era il “metodo Parnasi” quello che lo stesso costruttore ha descritto ai magistrati e ai carabinieri del nucleo investigativo nel corso dei suoi interrogatori: “Pagavo la politica. Alla Lega Parnasi si sentiva così vicino da proporsi, dopo le elezioni del 4 marzo, quale intermediario con il Movimento Cinque Stelle. Tante sono le conversazioni nelle quali Parnasi fa riferimento al suo rapporto con “Matteo” (Salvini) e “Giancarlo” (Giorgetti).
(da “La Repubblica”)
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