UNA NUOVA MAIL INCHIODA FONTANA: GIA’ IL 7 GENNAIO L’ISTITUTO SUPERIORE DELLA SANITA’ AVVERTIVA L’ASSESSORATO DELLA REGIONE LOMBARDIA SULLE ANOMALIE DEI DATI CHE TRASMETTEVA
PER DODICI GIORNI LA REGIONE LOMBARDIA NON HA PROVVEDUTO CAUSANDO LA MESSA IN “ZONA ROSSA” DI INTERE CATEGORIE PRODUTTIVE
L’Istituto superiore di sanità aveva avvertito già il 7 gennaio la Regione Lombardia che qualcosa non andava nei suo dati sui sintomatici.
Un’altra delle accuse del governatore Attilio Fontana, quella che sarebbe stata la sua Regione ad accorgersi degli errori che hanno portato alla modifica dell’Rt, casca leggendo lo scambio avvenuto una settimana prima che la Lombardia finisse in zona rossa.
È stata la Cabina di regia del 15 di gennaio a sancire l’ingresso nell’area con più restrizioni, poi ufficializzato dall’Ordinanza del ministro alla Salute Roberto Speranza a partire dal 17. Allora l’Rt era 1,4 e nessuno aveva formalmente protestato con i tecnici di Istituto superiore di sanità e ministero per quel dato. Solo la settimana successiva, cioè nel monitoraggio del 22, la Regione ha presentato una richiesta di rettifica.
Scrive il 7 gennaio il tecnico dell’Istituto al collega dell’assessorato al welfare lombardo. “Ti ricordo il problema dei vostri dati con data inizio sintomi e mai uno stato clinica a conferma di questo. Dobbiamo cercare di lavorare per risolvere questo problema vista la forza differenza tra Lombardia e le altre regioni al riguardo”.
Da Roma quindi si erano accorti che qualcosa non andava nei dati utilizzati per calcolare l’Rt, basato appunto sui casi sintomatici.
Evidentemente si inseriva solo l’inizio dei sintomi ma non c’erano poi informazioni sullo stato di salute di quelle persone e soprattutto non si comunicava in quante di esse con il passare dei giorni fossero poi guarite. In quel modo la voce conteneva un numero di sintomatici più alto di quello effettivo.
Tra l’altro, dal testo si comprende che non è la prima volta che questa segnalazione arriva in Lombardia. Fontana, e anche gli altri governatori leghisti, criticano adesso l’algoritmo sul quale si base il monitoraggio ma a quanto pare l’errore qui sta nel flusso di dati che vengono usati per alimentarlo. Quelli lombardi non sono completi.
Nella stessa mail si parla anche di un problema sul dato delle comorbilità , cioè delle malattie concomitanti dei deceduti per Covid.
Alla fine il funzionario dell’Istituto dice che se necessario è disposto a far inviare una lettera formale del suo presidente Silvio Brusaferro o del capo della Prevenzione del ministero Gianni Rezza alla Regione (scherza anche sulla possibilità di raccogliere altre firme pesanti, come quella del Papa, a dimostrazione di come il rapporto tra i tecnici sia consuetudinario e amichevole ma anche di quanto sia urgente cambiare le cose).
La risposta del funzionario regionale è che le pratiche sugli asintomatici non sono state caricate ma che lui ha chiesto di inserirle nel database usato per il monitoraggio. Evidentemente però i dati non sono entrati, visto cosa è successo il 15.
Per una settimana non ci sono correzioni ai dati e il 19 gennaio il direttore del dipartimento al welfare della Lombardia, Marco Trivelli, a seguito delle polemiche di livello politico sulla zona rossa, chiede a Rezza e Brusaferro la modifica dell’Rt in base ai nuovi calcoli. Infine, il 22 gennaio, 5 minuti prima della Cabina di regia, scrive: “Gentilissimi, tenuto conto della integrazione nel flusso dati trasmesso mercoledì 20 us rispetto al flusso trasmesso mercoledì 13 us, effettuata a seguito del confronto tecnico tra ISS e DG Welfare e relativa alla riqualificazione del campo stato clinico da “assenza di informazioni in merito alla presenza di sintomi” in stato “asintomatico” nei casi con data inizio sintomi, si chiede la rivalutazione dell’indice Rt sintomi per la settimana n.35 ora per allora”. E così con il monitoraggio numero 36 si cambia il valore dell’Rt anche di quello precedente.
La mail del 7 e quelle successive rivelano come siano effettivamente le Regioni ad inserire i dati sui quali poi prende le decisioni la Cabina di monitoraggio. Inoltre le comunicazioni fanno capire come prima del 15 si sapesse che c’erano problemi (evidentemente ancora precedenti, come si evince dal testo) ma che di fatto nel monitoraggio di quel giorno non sono stati segnalati dalla Lombardia.
L’Istituto superiore di sanità , infine, sembra aver fatto tutto il possibile per mettere in guardia la Regione, oltre ad essere poi disponibile a rivedere l’Rt del 15 la settimana dopo, cioè nel monitoraggio del 22. Ma a quel punto i lombardi avevano già fatto sette giorni in zona rossa.
(da agenzie)
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