UN’ASSOCIAZIONE CULTURALE?
UN SINDACO CHE NON HA LE PALLE DI AMMETTERE DI AVER OSPITATO UN RADUNO RAZZISTA
Del breve botta e risposta tra Alessandro Gassmann e il sindaco di Gallarate (il primo non ha gradito, e lo capiamo bene, che un raduno razzista si svolgesse in un teatro dedicato al padre) colpisce e quasi diverte la spiegazione che il sindaco (leghista, ovviamente) ha dato dell’accaduto. Non si trattava di un’adunata di fascisti europei, ma di «una associazione culturale di ragazzi di destra» che ha «organizzato un summit».
Cioè: un’adunata di attivisti xenofobi arrivati da mezza Europa, che ha messo in allarme la Digos e per settimane ha acceso polemiche roventi in tutta Italia, dunque perfino al di là di Gallarate; che propone il rimpatrio forzato di qualche milione di persone, non si sa come, con che soldi, con quali leggi (esistono anche le utopie nere); al sindaco di Gallarate è sembrata una iniziativa culturale di tutto rispetto, non solo perché a organizzarla era un’associazione per l’appunto culturale, per giunta animata da «ragazzi», probabilmente gli stessi che ogni anno, non lontano da Gallarate, festeggiano il compleanno di Hitler; ma perché, come spiega lo stesso sindaco, «in democrazia c’è bisogno di tutti i contributi e di tutte le componenti rispetto a fenomeni così complessi».
Ai leghisti si riconosceva, fin qui, una certa rozzezza ma anche (rovescio della§medaglia) una certa schiettezza. Ecco qui, invece, un leghista ipocrita, gesuitico, che ospita un raduno razzista, fondato sul concetto di purezza della razza da difendere dagli impuri, ma fa finta che fosse “un contributo al dibattito”.
Fu un contributo al dibattito anche la notte dei cristalli? Anche la deportazione degli ebrei? Sindaco, ci pensi. Lei ha due possibilità: o dice “sì, avrei fatto meglio a non concedere quel teatro a gente del genere”, oppure dice “sì, ho ospitato un raduno razzista e ne sono fiero”. Tutto quello che sta in mezzo è vile e patetico.
(da Repubblica)
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