URNE AMARE ANCHE PER L’ALTRO MATTEO: A ROMA SI FERMA AL 2,7%, A MILANO DOPPIATO DA SILVIO
LEGA DIMEZZATA A GROSSETO, MENO 4% A BOLOGNA, MALE IN FRIULI, DISASTRO A TORINO CON IL 5,8% … E A NAPOLI NON AVEVA NEANCHE PRESENTATO LA LISTA
Dalle urne delle amministrative del 5 giugno le ambizioni di premiership di Matteo Salvini escono pesantemente indebolite.
Nonostante la “vittoria” del duo Meloni-Salvini contro Berlusconi a Roma, e nonostante i risultati positivi di Stefano Parisi a Milano e della leghista Borgonzoni a Bologna (entrambi al ballottaggio), per il Carroccio sono urne amare.
A Milano infatti la Lega guidata dal segretario-capolista prende la metà dei voti di Forza Italia: 11,7% contro 20,2%.
A Roma la lista salviniana si ferma al 2,7%, a Torino al 5,8%.
A Bologna il Carroccio si ferma al 10,2%, 4 punti in meno delle regionali 2014.
Male anche in Friuli, con Trieste al 9,8% e Pordenone al 6,7%.
Nella roccaforte di Varese il partito si ferma al 16%, meglio a Novara con il 17,9. Solo discreti i risultati a Ravenna e Rimini con il 14,8% e il 12%. A Savona 11,8%.
Si ferma anche l’avanzata leghista nella rossa toscana, che era stata uno dei temi chiave delle regionali 2015.
A Grosseto, nonostante il successo del candidato sindaco Vivarelli Colonna che è avanti al ballottaggio, il Carroccio precipita all’8,3%, mentre lo scorso anno aveva preso il 19,8%.
Male nel centrosud. A Latina la lista salviniana è al 3,9%, a Caserta al 2,3%.
Le urne confermano che l’onda lunga si è arrestata, che la penetrazione al centrosud resta un miraggio e che Salvini non riesce a raggiungere percentuali che possano consentirgli di imporre la sua leadership sul centrodestra.
Non a caso, il leader leghista dopo settimane di martellamento sulla rottamazione di Berlusconi a urne chiuse ha spiegato ai giornalisti arrivati nella sede milanese di via Bellerio che “non mi interessa la leadership, ma avere un programma serio e coerente del centrodestra. Il giorno dopo i ballottaggi chiamerò a raccolta chi non vuole morire renziano, per un’alternativa seria su un programma chiaro”. “Vogliamo stendere un programma di dieci punti per una nuova coalizione che guardi al futuro e non al passato”. Insomma, le solite chiacchiere per mascherare il flop.
Su Milano la gioia per il successo di Parisi, a un’incollatura da Sala, non maschera del tutto la delusione per il risultato della lista.
La golden share sull’eventuale giunta di centrodestra è già svanita. Parisi con eleganza glielo fa notare: “Dopo i risultati dire che il mio problema è Salvini è veramente ardito. L’equilibrio nella coalizione di Milano è positivo e moderato: i partiti moderati hanno un loro peso, Salvini su posizioni più radicali ha un altro peso e credo che sia un buon equilibrio per governare bene in questi anni”
Il capo del Carroccio lancia una stoccata anche a Maria Stella Gelmini, che l’ha superato nella gara delle preferenze sotto la Madonnina (11979 contro 8018): “Sono contento per lei, non so quanto le siano costate, a me niente. ”
Ovvio, lui le campagne elettorali le fa pagare al partito.
(da “Huffingtonpost“)
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