VERSO LA PUBBLICAZIONE DEI BANDI TAV
IL GIOCO DEL M5S: RINVIARE TUTTO A DOPO LE ELEZIONI EUROPEE CON LA SCUSA CHE POI I BANDI POSSONO ESSERE RITIRATI… MA LA BASE GRILLINA NON E’ FESSA
A Torino, sul piazzale d’ingresso delle Officine grandi riparazioni, un treno a vapore e una locomotiva dell’Alta velocità , il vecchio e il progresso, ricordano che c’è una decisione da prendere.
Martedì mattina durante il vertice tra il premier Conte, i vice Di Maio e Salvini e il ministro Toninelli se ne inizierà a discutere ma il tempo ormai è davvero poco.
Entrando in questo enorme edificio, dove un tempo veniva riparati i treni, è sufficiente osservare la prima fila della sala del Duomo delle Ogr, dove uno stile rustico si mescola con il moderno, per capire che qui, mentre si parla di innovazione e start up, il convitato di pietra è la Tav.
La pubblicazione dei bandi di gara entro marzo appare ormai un punto fermo, anche se i 5Stelle continuano a sostenere che saranno annullati e i soldi dirottati altrove.
Una contraddizione che nella confusione generale serve a prendere tempo e a superare le elezioni Europee. Sta di fatto però che i consiglieri grillini di Torino così come il senatore Alberto Airola si ribellano a questa ipotesi minacciando di lasciare il Movimento. Ed è per questo che, in una città che ribolle, di Tav non se ne deve parlare, ma aver confermato l’evento di oggi a Torino è un segnale per rassicurare gli M5s locali.
Di fronte al palco siede Luigi Di Maio, il ministro che ha organizzato questo evento per discutere del miliardo di euro stanziato dal suo dicastero per l’innovazione e lo sviluppo: “Oggi non parliamo di Tav, parliamo di sviluppo”.
Accanto a lui il sindaco di Torino Chiara Appendino: “Con Di Maio non abbiamo parlato di Tav”. A seguire il sottosegretario Stefano Buffagni, che sin dall’inizio va ripetendo che “oggi si parla di futuro” e infine il viceministro all’Economia Laura Castelli, torinese, un tempo ‘no-Tav’ per eccellenza, adesso in rigoroso silenzio. Davide Casaleggio in piedi: “Parlo solo di innovazione”.
Il tenore è questo nella città guidata dall’M5s Chiara Appendino. “Noi siamo nati No-Tav e tali resteremo. Non siamo noi a dover rinunciare al simbolo M5s perchè casomai sono i vertici che hanno tradito”, dice la capogruppo pentastellata in consiglio comunale Valentina Sganga contattata al telefono e che da queste parti non si è vista.
“Guardate che noi non siamo contrari all’Alta velocità , siamo contrari alla Torino-Lione”: il deputato M5s Luca Carabetta, piemontese che conosce bene il dossier, tra i primi ad arrivare a quest’evento sull’innovazione, si affanna a precisare il concetto nel giorno in cui però è vietato parlare di Tav. L’ordine di scuderia è tenere basso l’argomento per valorizzazione i contenuti della presentazione del Fondo nazionale per l’innovazione da un miliardo di euro in tre anni che, sotto la garanzia della Cassa depositi e prestiti, servirà a incentivare tecnologia e start up in Italia.
Di Maio si è soffermato il meno possibile a parlare di Tav, piuttosto ha parlato di start up con gli invitati, circa cento persone tra cui dirigenti di Fincantieri, Enel, Ibm, Enea, Intesa San Paolo e Unicredit. Poi con il sindaco Appendino è salito su un’auto elettrica a guida automatica ed è fuggito via.
Nessun incontro con i consiglieri perchè in fondo – viene spiegato da fondi locali – non c’è bisogno di ribadire una posizione già nota.
E il primo cittadino appare piuttosto ferma e decisa nel passare la palla all’esecutivo: “Ora sulla Tav è il tempo delle scelte, su questo non c’è dubbio. Il governo deve decidere, il mio auspicio è che questa decisione venga presa, in modo che sia fatta chiarezza. Bisogna rispettare il percorso che stanno facendo le due forze di maggioranza. È una scelta politica nazionale e internazionale”.
Il dossier viene quindi lasciato nella mani dell’esecutivo e domani si dovrebbe chiudere il cerchio. Soprattutto ora è necessario far digerire ai consiglieri M5s di Torino la decisione della pubblicazione dei bandi che appare ormai un fatto assodato.
“Stiamo discutendo con loro e li convinciamo”, spiega una fonte ben informata. In sostanza è stata chiesta una tregua di due o tre mesi, il tempo di superare la campagna elettorale delle Europee.
Campagna elettorale che gli M5s, se dovessero parlare di Tav, porteranno avanti sostenendo che i soldi europei, che grazie alla pubblicazione dei bandi non andranno persi, saranno destinati alla seconda canna del Frejus, quindi a un’altra opera e non alla Tav.
Ipotesi quanto mai improbabile ma che serve a tenere buona la basa.
(da “Huffingtonpost”)
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