Novembre 2nd, 2009 Riccardo Fucile
ASSEMBLEA DEGLI AUTOCONVOCATI A BOLOGNA PER PROTESTARE CONTRO UNA GESTIONE BASATA SU FAMIGLIA E AMICI…. MOLTI DIRIGENTI DELLA PRIMA ORA CACCIATI PER FARE POSTO A RICICLATI DA ALTRI PARTITI…. ATTACCHI ALLA GESTIONE ECONOMICA DEL PARTITO, IN MANO A DI PIETRO.
Se esiste un partito al centro delle polemiche in Italia, non tanto per le legittime prese di posizione politiche che, proprio perchè “forti”, evidentemente contribuiscono ai suoi successi elettorali, ma piuttosto in relazione al singolare modo di gestione interna, dove tutto è concentrato nelle mani e nelle tasche del suo leader, questo è l’Italia dei Valori.
Simile al Colosseo dalle famose porte aperte, nel partito di Di Pietro sono entrate migliaia di persone negli ultimi anni e altrettante ne sono uscite.
Chi inventandosi pure una porta da sbattere, tanta è stata l’indignazione nei confronti dei metodi seguiti dal vertice che lo dirige ( ovvero lo stesso Di Pietro e la tesoriera Mura).
Una serie di cause, talune ancora pendenti, per la ripartizione dei rimborsi elettorali, accuse reciproche di falsi e patacche, di interessi privati, di partito senza democrazia dove nessuno è autorizzato a esprime pareri fino alla “rivelazione finale” del verbo dipietrista da parte del leader.
Un partito autoritario dove in varie sedi locali, Genova compresa, la classe dirigente cambia dall’oggi al domani, qualcuno arriva da un altro partito, si porta dietro un minimo di nomenklatura riciclata e prende le chiavi della sede. Congressi che vengono vinti con percentuali bulgare, anche perchè agli avversari interni si nega la tessera o ri commina l’espulsione.
In un guazzabuglio di tesseramenti veri o fasulli, candidature di amanti e di amici, fino a far volare qualche schiaffone congressuale.
Con accuse al vertice di non avere uno statuto adeguato, di gestire privatamente la cassa, di non far svolgere congressi veri, ma solo delle riunioni farsa dove tutto è già fissato e deciso. Continua »
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Novembre 2nd, 2009 Riccardo Fucile
IL 16 NOVEMBRE RICOMINCIA IL PROCESSO SUI DIRITTI TV E IL 27 QUELLO MILLS… NAPOLITANO E FINI BLOCCANO SOLUZIONI AD PERSONAM SULLA PRESCRIZIONE…IL RISCHIO INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI… “D’ALEMA VUOLE ANDARE A BRUXELLES? E ALLORA MI ASSICURI IL DIALOGO SULLA GIUSTIZIA”
Il dibattito politico italiano nella maggioranza sembra incentrato da giorni sul metodo con cui far uscire il premier dal vicolo cieco dei processi a suo carico. Dopo la sentenza della Suprema Corte che ha cassato il lodo Alfano, stanno per riprendere infatti le udienze che vedono Berlusconi imputato presso il tribunale di MIlano: il 16 novembre si rialza il sipario sul processo per i cosiddetti “diritti televisivi” gonfiati.
Per quella data si dovrebbe conoscere molto sulla nuova strategia difensiva degli avvocati del premier e sui tempi per arrivare al verdetto di primo grado. In particolare sulla disponibilità che darà la difesa circa la data delle udienze. Dato che il pm aveva quasi esaurito l’esame di gran parte dei testimoni dell’accusa, spetterà alla difesa convocare i testi che dovranno dimostrare la infondatezza delle accuse.
Per arrivare alle requisitorie occorreranno diversi mesi.
Più complicata la ripresa del caso Mills: qui il premier è convocato per il 27 novembre per quella che viene definita, in termini tecnici, “un’udienza di smistamento”.
La presidente Gandus e i due giudici, avendo già avuto un ruolo nella sentenza Mills, dovranno lasciare il fascicolo e la gestione del processo a un altro collega, sempre della decima sezione penale.
Probabile che la prima udienza possa partire entro dicembre, ma qua il rischio prescrizione è in agguato: entro aprile 2011 dovrà tassativamente arrivare al terzo grado di Cassazione.
Quanto al processo per appropriazione indebita contro il premier e alcuni suoi manager, l’indagine non è stata ancora formalmente chiusa, pare a causa della mancanza costante di un cancelliere fisso a disposizione del pm che lo reclama da mesi.
La ripresa dei processi comporta due problemi distinti per il premier.
Il primo, apparentemente più banale, è in ogni caso politicamente rilevante: comparire spesso, anche solo attraverso la presenza dei suoi legali, sui Tg per le varie udienze in cui vengono formulate accuse nei suoi confronti, può determinare alla lunga una “caduta di immagine e di fiducia” nell’elettore. Continua »
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Novembre 2nd, 2009 Riccardo Fucile
A TRIESTE LA LEGA RACCOGLIE FIRME PER QUATTRO PETIZIONI POPOLARI: LAVORO, CASA, SOSTEGNO AL REDDITO E AIUTI AI MENI ABIETTI… COSI’ SI LEGGE NEL VOLATINO STAMPATO DAI LEGHISTI LOCALI, FORSE IN LITE CON LA LINGUA ITALIANA… ASPETTIAMO ORA LA CLASSIFICA DEI VARI GRADI DI ABIEZIONE
A Trieste, quando tira la bora, i cervelli restano un po’ frastornati dal vento a 100 km/h e questo può forse costituire una giustificazione per quanto andiamo a raccontare.
E’ altresì vero che “verba volant e scripta manent”: se un errore verbale nel dibattito politico è ammissibile, magari nella concitazione del momento, far stampare un manifesto o un volantino comporta vari passaggi e si presume controlli, magari anche ortografici.
Nel caso specifico, la Lega a Trieste ha lanciato una raccolta di firme, o petizione che sia, sotto il titolo “Prima la nostra gente”, in cui il partito di Bossi chiede quattro cose: “Lavoro, casa, sostegno al reddito e aiuti ai meno abietti”.
Avete letto bene, “aiuti ai meno abietti”, non ai meno abbienti.
Si tratta di una nuova strategia padana per sconcertare gli avversari?
O solo della scarsa dimestichezza con la lingua italiana dei dirigenti locali che non si sono avveduti dell’errore nei vari passaggi di stampa?
O di una raffinata provocazione per poter stilare finalmente una classifica dei vari gradi di abiezioni dei cittadini triestini?
Magari convocando una qualificata giuria super partes di uomini probi che dovrà presiedere all’esame della casistica, stilando una graduatoria finale, dopo un colloquio con gli aspiranti o sedicenti “meno abietti” che desiderano un aiuto.
La Lega dovrebbe precisare meglio i canoni di riferimento, altrimenti su che base la giuria potrà mai esprimersi?
E’ più abietto speculare sul lavoro nero di un immigrato o avere frequentazioni equivoche? Non denunciare un clandestino o rapinare una banca? Istigare al razzismo o evadere il fisco? Frequentare una minorenne o auspicare il naufragio di un barcone di clandestini? Non mettere in regola una badante o ubriacarsi?
Facile dire “aiutiamo i meno abietti”, ma non vorremmo poi assistere a qualche ricorso in Cassazione da parte di chi si sentisse penalizzato.
E ancora: il possesso della tessera della Lega costituisce o no motivo di abiezione particolare nella composizione della graduatoria? Continua »
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