Novembre 19th, 2009 Riccardo Fucile
SOTTOSCRITTA DA PERINA E GRANATA (PDL), VELTRONI (PD), ORLANDO (IDV) E RAO (UDC), TENDE A INTEGRARE GLI IMMIGRATI ONESTI CHE PAGANO LE TASSE…CICCHITTO: “INACCETTABILE, NON ERA NEL PROGRAMMA”…GRANATA RISPONDE: “NEANCHE LO SCUDO FISCALE E LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA LO ERANO”…BOSSI: “GLI IMMIGRATI DEVONO ESSERE MANDATI A CASA LORO”, FINI “CON GLI ANATEMI NON SI RISOLVONO I PROBLEMI”
Come era prevedibile si è aperto un nuovo fronte interno alla maggioranza dopo la presentazione del disegno di legge che attribuisce il diritto di voto alle elezioni comunali ai cittadini extracomunitari residenti in Italia da almeno cinque anni.
La proposta di legge bipartisan è stata sottoscritta da esponenti di tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione della Lega, ed è stata illustrata alla Camera da Flavia Perina e Fabio Granata (Pdl), Veltroni e Vassallo (Pd), Orlando (Idv) e Rao (Udc).
Una proposta che risponde a una priorità nell’affrontare i temi dell’immigrazione: quella di garantire a chi lavora, vive onestamente e paga le tasse, inclusione e responsabilizzazione.
Il diritto di voto amministrativo è già riconosciuto in 16 Paesi europei su 27. Per La Perina (Pdl), “su questioni che hanno una rilevanza di questo livello occorre uscire fuori dagli schematismi. La partecipazione degli stranieri alle scelte delle comunità in cui vivono è l’unico antidoto alla nascita di partiti su base etnica o religiosa Continuando a seguire logiche xenofobe si alimenta l’esclusione e il centrodestra non fa l’interesse nazionale”.
Altri hanno sottolineato che questa proposta si rifà allo spirito europeo e il voto amministrativo non è concesso ai clandestini, ma a persone che lavorano, producono e collaborano nel nostro Paese.
Le firme di deputati del Pdl sulla proposta di legge hanno provocato una reazione durissima del “guardiaspalle” della Lega all’interno del Pdl, Cicchitto, secondo cui “è inaccettabile che alcuni colleghi abbiano preso l’iniziativa di presentare un progetto di legge firmato con esponenti dell’opposizione, tenendo conto che questa proposta non è contenuta nel progranna di governo”.
In pratica un deputato non può fare proposte senza il placet del capocaseggiato pidiellino, ex socialista craxiano convertito sulla via della padagna del magna magna. Continua »
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Novembre 19th, 2009 Riccardo Fucile
ALTRO VOTO DI FIDUCIA SULLA LIBERALIZZAZIONE DELL’ACQUA: MANO PUBBLICA SOLO AL 30%, IL RESTO AI PRIVATI DA FINE 2010….ORA I GRANDI GRUPPI FARANNO AFFARI AUMENTANDO LE TARIFFE…IL TRADIMENTO DELLA LEGA, FEDERALISTA DEL MENGA….LA DESTRA SOCIALE DICE NO
Partiamo da una considerazione iniziale che inquadra il fenomeno: la rete idrica italiana è allo sfascio, dopo decenni di incuria e di mangiatoie.
Per annullare questo gap infrastrutturale gli esperti hanno detto che occorrerebbero 62 miliardi di euro, una cifra enorme, equivalente a dieci Ponti sullo Stretto, tanto per rendere l’idea.
In Italia, quasi nessuno lo sa, 8 milioni di cittadini non hanno accesso all’acqua potabile, 18 milioni bevono acqua non depurata e le perdite del sistema sono salite al 37%, con punte allucinanti al Sud.
Sono decenni che gli investimenti sono pari a zero, non si costruiscono acquedotti e non si fa manutenzione.
La prospettiva è di lasciare in eredità un patrimonio di acqua inquinata da industrie, residui fognari, arsenico e metalli pesanti.
A fronte di questo disastro colposo ci sono due scuole di pensiero.
Una che pensa che la soluzione siano le gare di appalto e la quotazione in borsa, l’altra che vuole difendere il principio dell’acqua come “bene comune”. Senza considerare i tanti Comuni virtuosi che hanno saputo finora gestire il servizio a basso costo e in modo eccellente e che ora si vedrebbero scippati dell’acqua pubblica.
La Lega, che dovrebbe essere federalista e tutelare questi Comuni, si rivela il solito partito patacca e si schiera ora con chi vuole vendere ai privati.
In un contesto internazionale in cui il “Contratto mondiale dell’acqua” segnala che “in nessuna altra parte d’Europa si vieta alla mano pubblica di conservare la maggioranza azionaria” ( qua ridotta invece al 30%).
Il rischio è che il servizio finisca nelle mani della grandi Spa e delle multinazionali.
E se il servizio non funziona, invece che al sindaco, uno dovrà rivolgersi a un call center.
Crescono i malumori di tanti Comuni, anche di montagna, che denunciano la “fine del federalismo e dei valori del territorio”, traditi dalla Lega.
Secondo il Governo privatizzare è l’ultima speranza per adeguarci all’Europa, ma qui sta l’inghippo.
Con lo sfascio che ereditano, l’enormità dei costi falserà completamente la gara: vinceranno solo le grandi aziende quotate, capaci di autofinanziarsi e imporsi con la forza del nome.
Ma in realtà quello che conta è il controllo.
In Inghilterra l’azienda pubblica è stata privatizzata al 100%, ma chi ha vinto ha il fiato sul collo, 24 ore su 24, di una Autorithy che vigila sul rispetto del contratto e non permette anomalie. Continua »
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Novembre 19th, 2009 Riccardo Fucile
VOGLIONO IMPARTIRE LEZIONI SU COME SI STA A DESTRA, MA SONO TUTTI RIFUGIATI POLITICI…. CHI STAVA A SINISTRA, CHI ERA NASCOSTO IN SACRESTIA, CHI OCCUPAVA LE UNIVERSITA’ CON LA BANDIERA ROSSA, CHI FACEVA AFFARI CON CRAXI … E ORA VOGLIONO FARE I BUTTAFUORI DEL DISCOPARLAMENTO
Non passa giorno che, di fronte all’accentuarsi della polemica politica all’interno della maggioranza, si assista a delle prese di posizione da parte delle statue che compongono la corte dei nanetti da cortile di cui si cironda il premier.
Dal patetico porta-beautycase Bonaiuti al brontolo Lupi, da pisolo Quagliarella a mammolo Cicchitto, da radicalcucciolo Capezzone a compagnosacrista Bondi, fino a riporto-Schifani e ai marxisti-leninisti Maroni e Bossi.
Una corte dei “miracolati” che ci spiega cosa deve fare la destra al governo, inneggia “meno male che Silvio c’è” e ricorda i meriti del premier nell’aver combattuto, schermo in pugno, “contro il cattocomunismo”.
Ieri uno di loro è arrivato persino a minacciare di espulsione Fabio Granata, finiano doc, reo di insistere sulla incostituzionalità del processo breve.
“Chi è fuori dalla linea del centrodestra, fuori dal partito”, tuonava qualche trombone.
Si dà il caso che i Fabio Granata o le Flavia Perina le abbia personalmente conosciuti in tempi non sospetti, e possa in buona fede testimoniare il loro passato e presente di destra.
Erano tempi in cui forse molti di questi nanuncoli che orinano sentenze controvento non avevano occasioni di frequentarli.
Non si erano ancora riciclati al “grande fratello” del teatrino della politica: chi era alla corte di re Craxi, chi passava dalle sue camere, chi era nascosto nelle sacrestie milanesi, chi succhiava il latte radicale, chi era nel Pci, chi in Lotta Continua, chi militava in Democrazia Proletaria e manifestava contro la polizia (prima di diventare ministro degli Interni), chi nella Dc prima del ciclone Mani Pulite.
Tutti esperti di come si porta avanti una politica di destra, quali ne sono i valori, i principi, le coordinate.
Che sciocchi noi che stavamo a rischiare la pelle nelle scuole, nelle sezioni, nelle piazze, a non aver capito che erano loro i “grandi vecchi” di riferimento della cultura di destra, avessimo letto meno Evola e Sorel e più le poesie erotiche di Bondi oggi non saremmo in confusione.
E a sinistra avessero letto meno Marcuse, Gramsci, Marx e Lenin e più Borghezio avrebbero capito prima come si “conquista il potere” ( e una europoltrona) in nome del popolo padano.
Che inguaribili sognatori siamo stati a credere nello Stato, nella giustizia sociale, nella “legge uguale per tutti”: siamo residuati degli anni ’70 a.g., non avanti Cristo, ma avanti Ghedini. Continua »
argomento: Berlusconi, destra, governo, la casta, Politica | Commenta »