CORI RAZZISTI A BALOTELLI E LEGGI INAPPLICATE
Novembre 29th, 2009 Riccardo FucileL’ATTACCANTE DELL’INTER OGGETTO DI CORI RAZZISTI ANCHE A BORDEAUX DA PARTE DEI TIFOSI JUVENTINI: CI VUOLE TANTO AD APPLICARE LA LEGGE? ….. INVECE L’ARBITRO NON SOSPENDE LA GARA, LE SQUADRE GIOCANO E NESSUNO VIENE MAI ARRESTATO
Ricordiamo l’ultimo episodio: mercoledì sera gli ultras juventini in trasferta a Bordeaux, per assistere alla partita della loro squadra contro quella transalpina, non hanno saputo fare di di meglio che intonare cori ( tra l’altro verso un assente) come “Se saltelli, muore Balotelli” e “Non esistono negri italiani”.
Ne è seguito un diluvio di polemiche e commenti su una figuraccia che la Juventus potrebbe pagare con una squalifica a livello europeo e pesanti danni all’immagine.
Conseguenza di una vergogna che viene da lontano: già nell’aprile scorso gli ultras della Juve si era scagliati contro Balotelli con cori razzisti che costarono al club una partita da disputare a porte chiuse.
Stessa cosa domenica scorsa durante Juventus-Udinese, altri 20.000 euro di multa alla società .
Ma è inutile che i giornalisti e gli addetti ai lavori si perdano in analisi sociologiche alla ricerca di responsabilità : basterebbe applicare la legge, oltre che il buon senso.
In primo luogo le norme vigenti in tutta Europa prevedono la sospensione della partita nel caso di manifestazioni di razzismo.
L’arbitro è il primo soggetto attivo: prima può chiedere che venga lanciato un appello dallo speaker dello stadio.
Se le manifestazioni continuano, può sospendere la gara per alcuni minuti, invitando i giocatori a tornare negli spogliatoi.
Se al ritorno in campo la situazione persiste può decretare la fine della partita, dopo però aver sentito le autorità di ordine pubblico che hanno l’ultima parola.
Dato che tutti sono dei “cacasotto”, si continua a far finta di nulla e un piccolo gruppo di persone tiene in ostagio un intero sistema.
La dimostrazione sta nel fatto che al massimo la polizia visiona successivamente i filmati, nel tentativo di identificare qualcuno, ma non interviene mai direttamente, anche quando questi pseudotifosi sono in settori limitati loro assegnati.
Lo Stato così facendo riconosce allo stadio uno “stato di extraterritorialità “, dove un reato non è perseguibile in flagranza. Continua »