UN ARTIGIANO SU DUE COL BILANCIO IN PERDITA
RICAVI IN DISCESA LIBERA, CREDITO SEMPRE PIU’ CARO, TASSE ALTE…GLI ARTIGIANI DENUNCIANO: L’IRAP E’ UNA TASSA INIQUA, COLPISCE I DEBITI, NON L’UTILE….GLI STUDI DI SETTORE SONO ANCORA TARATI SU PERIODI DI GRANDE SVILUPPO: “CI FANNO PAGARE PER UTILI MAI FATTI”
Sempre più incazzati, gli artigiani italiani: altro che crisi finita, dicono dal congresso di Casartigiani Lombardia,14mila iscritti, per le imprese lombarde la crisi c’è sempre ed è durissima da sostenere.
Ecco perchè tornano a chiedere con forza una revisione dell’Irap e degli studi di settore: non vogliono pagare delle tasse su utili mai fatti e soprattutto con dei soldi che non hanno.
Vengono snocciolati i dati del sondaggio condotto su un ampio campione: 1.034 imprese del settore, sicuramente rappresentativo dell’intera realtà italiana, dati che si commentano da soli e che smentiscono gli ottimisti.
Ben l’ 83% delle imprese artigiane ha registrato una contrazione vistosa del fatturato.
Per 3 su 10 si è trattato di un vero e proprio crollo dei ricavi che si sono dimezzati.
Un altro 8% ha fatturato il 40% in meno rispetto al 2008.
Nessuna inversione di tendenza in vista: anche dopo la pausa estiva un artigiano su quattro non ha registrato alcun miglioramento.
I cali delle entrate sono di tale portata da spingere in basso i bilanci di metà delle imprese di settore.
E le prospettive peggiorano ulteriormente alla luce di quanto sta accadendo nell’accesso al credito.
Contrariamente ai dati diffusi dalle banche, il 64% degli artigiani sostiene che le condizioni imposte dagli istituti di credito per prestare denaro sono più sfavorevoli.
Sono aumentate le garanzie reali richieste, oltre due aziende su dieci hanno ricevuto poi forti pressioni per rientrare dei fidi e i tassi sono più onerosi di prima.
In un caso su due i soldi che verranno chiesti in prestito nei prossimi due mesi serviranno a far fronte alle spese correnti, ovvero a pagare le tasse. Nonostante i bilanci disastrosi, le microimprese si troveranno lo stesso a versare soldi all’Erario.
E le critiche si incentrano contro l’Irap, una tassa iniqua perchè “anche se chiudi in perdita la devi pagare, così colpisce i debiti dell’azienda invece che gli utili”.
Per non parlare degli studi di settore, tarati su anni di grande sviluppo:con la crisi sarebbero inapplicabili, eppure gli artigiani sono costretti a pagare in base agli stessi coefficienti.
I parametri di calcolo che vengono richiesti sono ormai di pura fantasia, si fa finta che uno marci in Mercedes quando ormai gira in bicicletta.
Le critiche al governo e alla Lega in particolare ormai si sprecano: quando erano all’opposizione tante promesse, ora che governano, gli artigiani si sentono giustamente presi per i fondelli.
Altri settori hanno goduto di aiuti concreti, per gli artigiani nessuna revisione per aiutarli a superare la crisi.
E la fascia di astensionismo alle prossime elezioni sta crescendo in maniera visibile.
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