Novembre 11th, 2009 Riccardo Fucile
AL GRIDO DI “BAMBOLE NON C’E’ UNA LIRA”, TREMONTI BOCCIA TUTTI: ADDIO TAGLIO MINIMALE DELL’IRAP, CEDOLARE SECCA, SICUREZZA… I MINISTRI VOLEVANO 12 MILIARDI, TORNANO A CASA A MANI VUOTE.. SOLO UNA MANCIATA DI CREDITI DI IMPOSTA AL SUD E QUALCHE EURO PER IL CONTRATTO DELLA POLIZIA
Dopo tanti calcoli, richieste, “pressanti esigenze”, persino minacce, alla fine la Finanziaria all’esame del Parlamento torna a essere quella prevista da Tremonti, ovvero una manovra “leggera” che più leggera non si può.
La linea di Tremonti era quella di concedere il meno possibile e così sarà .
A puntellare la linea del rigore è arrivato anche l’invito della Ue all’Italia, come agli altri Paesi europei, di rientrare del deficit, attualmente al 5,3% del Pil, sotto il 3% entro il 2012, con una correzione annua dello 0,5%.
A questo punto Tremonti avrà buon gioco a lasciare a bocca asciutta quasi tutti i ministri che avevano complessivamente chiesto interventi per ben 12 miliardi.
Tremonti replicherà semplicemente che i soldi non ci sono e amen.
Solo che per la sicurezza e la difesa, Maroni e La Russa avevano chiesto 1,8 miliardi, la replica sarà di 100 milioni, giusto quella per l’aumento miserevole del contratto scaduto da due anni.
Non ci sono quattrini per la ricostruzione delle carriere e per i mezzi di servizio.
Ci potrebbe essere una manciata di crediti d’imposta per chi investe nel Mezzogiorno, come richiede la Confindustria e la componente di An.
Il taglio dell’Irap rimane un miraggio: su 38 miliardi di introiti qualcuno aveva ripiegato su una richiesta minimale di taglio per 1,2 miliardi, giusto una mancetta, ma non ci sarà neppure quella.
Tremonti non è convinto perchè rischierebbe di premiare i furbi, cioè le aziende che puntano fiscalmente al rosso di bilancio, mentre penalizzerebbe chi si è indebitato e ha investito nonostante la crisi.
E poi un taglio minimo rischia solo di costare tanto e di non essere in grado di produrre benefici significativi.
Lo stesso Sacconi ha dichiarato che “è impossibile tagliare l’Irap in questo momento”.
Ci chiediamo allora cosa sia servito a Berlusconi dichiarare che avrebbe abrogato nel tempo l’Irap ( 38 miliardi di euro il costo) se non si è in grado di tagliarla per appena 1,2 miliardi neanche a breve.
Una brutta figura che poteva evitarsi, vittima come sempre dei suoi spot mediatici.
Ora si aspettano i risultati dello scudo fiscale, neanche fosse la lotteria di Capodanno e si ricomincerà con le promesse. Continua »
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Novembre 11th, 2009 Riccardo Fucile
BLOCCATA LA PRESCRIZIONE, LA NORMA SUI PROGETTI TRIBUTARI, LA CANDIDATURA DI COSENTINO IN CAMPANIA… VIA PARLAMENTARE PER IL PROCESSO BREVE, MA IL PREMIER NON SI FIDA… POSSIBILE CHE LA POLITICA DEL CENTRODESTRA SI DEBBA RIDURRE A TROVARE UNA SOLUZIONE AI PROCESSI A BERLUSCONI?
Un accordo al ribasso e ancora tutto da scrivere: dopo due ore animate di confronto tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, l’intesa è stata trovata solo sulla presentazione di un disegno di legge (con tempi parlamentari non brevi) che sancisce il principio che un processo, a carico di un incensurato, possa durare al massimo sei anni, due per ogni fase di giudizio.
Nessuna prescrizione breve quindi che avrebbe bloccato subito il processo Mills e quello per i fondi neri Mediaset, e neppure nessuna norma transitoria che consenta a Mediaset di chiudere la vertenza con l’Agenzia delle Entrate pagando solo il 5% dei 200 milioni di euro richiesti.
Si è raggiunta questa mediazione nel corso di un incontro burrascoso tra i due fondatori del Pdl, ma non è finita qua: ora il sospetto è che ciascuno possa tentare un blitz a scapito dell’altro.
Fini ha sostenuto “ho una faccia da difendere , non intendo giocarmela su amnistie mascherate come questa (riferendosi alla prescrizione breve proposta da Ghedini). Il Quirinale una cosa come questa non la firma, minacce e ultimatum con me non funzionano”, mentre Berlusconi ha accusato Fini di “comportamento disdicevole” rimproverandolo: “solo la prescrizione breve mi garantisce di chiudere il caso Mills, se non mi appoggi lo interpreterò come un tradimento”.
Alla fine si arriva a una mediazione, ma il premier è contrariato, non era quella che avrebbe voluto.
Niente prescrizione breve, niente 5% sul contenzioso con l’Agenzia delle entrate, bocciato Cosentino in Campania.
Solo il processo breve che il premier vorrebbe vedere approvato entro Natale, ma i rischi ci sono.
Una volta approvato comunque farebbe decadere il processo sui diritti Tv, ma il processo Mills andrebbe avanti ancora per diversi mesi, con le conseguenze mediatiche relative.
Di qui la possibilità di provare con un emendamento a forzare la situazione in Parlamento, ma i finiani sono con gli occhi ben aperti.
Ormai tra il presidente della Camera e il premier non c’è più nè fiducia nè rapporto di amicizia.
Vediamo che fine farebbero i due processi sulla base della nuova legge sul processo breve.
Quello sui diritti Mediaset, considerato che è iniziato il 21-11-2007 e si è interrotto per il lodo Alfano a ottobre 2008, sarebbe già fuori tempo massimo, se si considera il limite dei due anni per ogni fase processuale. Continua »
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Novembre 11th, 2009 Riccardo Fucile
“E’ MORTO PERCHE’ DROGATO E ANORESSICO” HA DETTO IL SOTTOSEGRETARIO, SUSCITANDO UNA FURIBONDA POLEMICA… ESISTONO DEGLI INDAGATI PER OMICIDIO PRETERINTENZIONALE E I SEGNI DELLE PERCOSSE SONO EVIDENTI: POTEVA MORIRE COSI’ ANCHE UN DETENUTO NORMALE….C’E’ ANCORA RISPETTO PER GLI ESSERI UMANI?
Che Stefano Cucchi sia morto per le conseguenze di un pestaggio avvenuto dopo il suo arresto il 15 ottobre è certamente da dimostrare, resta il fatto che l’attività istruttoria dei magistrati ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio preterintenzionale sei persone, tra agenti di polizia penitenziaria e detenuti.
Vi sarebbe un testimone che avrebbe visto in carcere l’aggressione e che è stato ascoltato dai giudici, mentre si è in attesa dei risultati medico legali che dovrebbero fare chiarezza sulle cause del decesso di un giovane 31enne, entrato in carcere sano per spaccio di pochi grammi di droga e uscito morto dopo sette giorni, con il corpo denutrito, devastato da fratture e traumi.
In ogni caso vi sono delle precise responsabilità , alla luce del fatto che, nonostante esplicite richieste, a Cucchi sia stato impedito persino di vedere il proprio avvocato.
E che , nei vari passaggi, tra carcere, ospedale, arrivo in tribunale, vi sono state troppe omissioni, troppe persone hanno fatto finto di nulla.
E’ incredibile che uno si presenti in tribunale coi segni delle percosse ricevute e nessuno, in uno stato democratico, si ponga delle legittime domande e compia i relativi accertamenti.
Solo grazie alla denuncia ostinata della famiglia, poco alla volta sta emergendo una verità , seppur ancora nebulosa.
Come è assurdo che in un altro carcere italiano il direttore si pronunci per il pestaggio dei detenuti.
Qualcosa non funziona non solo nel sistema carcerario italiano, ma nella coscienza del nostro vivere civile: è questo il dato più preoccupante con cui dobbiamo fare i conti.
Ciascun individuo è un essere umano e merita rispetto, anzi tanto più è in una posizione di debolezza, maggiore deve essere la sensibilità delle istituzioni e di chi le rappresenta.
Non ci interessa chi siano i colpevoli, è essenziale che il nostro Paese ristabilisca il principio del rispetto e del senso di responsabilità verso ogni individuo, detenuti compresi.
Abbiamo dati sull’affollamento delle carceri da terzo mondo, per l’incuria con cui abbiamo affrontato il problema nel corso degli anni, capaci solo a promulgare amnistie, mai a migliorare le condizioni di vita disumane dei detenuti e quelle di lavoro delle guardie carcerarie. Continua »
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