Luglio 15th, 2010 Riccardo Fucile
“FINI E’ UN INCUBO, VERDINI VA SALVATO ALTRIMENTI CADE IL GOVERNO”… IL PREMIER NON RISPARMIA CRITICHE ALLE CORRENTI INTERNE…GASPARRI E LA RUSSA IN DIFFICOLTA’, TEMONO RECUPERI DI FINI TRA GLI EX AN…IL COORDINATORE UNICO NON SI PUO’ FARE: SI SONO LETTI FINALMENTE LO STATUTO
Se Cosentino fosse andato alla conta mercoledi prossimo, in occasione della mozione di sfiducia nei suoi confronti, sarebbe andato al massacro: questa la sensazione che il giorno dopo le sue dimissioni trapela negli ambienti di centrodestra.
Perchè ai voti dei finiani che ne avrebbero in ogni caso segnato la sorte, Berlusconi ieri ha compreso che se ne sarebbero aggiunti molti altri, nel segreto dell’urna.
Segno di un disagio profondo tra i deputati forzisti nel difendere una situazione e un personaggio indifendibili.
Nelle ultime ore sono stati La Russa e Gasparri a lanciare l’allarme a Silvio: “Se accettiamo uno scontro sulla legalità , Fini ci massacra, anche per noi è difficile tenere i nostri alla Camera”.
L’accellerazione imposta da Fini in mattinata, con la votazione non a settembre, ma entro pochi giorni, ha spiazzato il governo sul caso Cosentino e si è scelta la resa, piuttosto che rischiare di perdere con 50 voti di scarto. Non dimentichiamo che il gruppo Carfagna, Gelmini, Frattini aveva già fatto capire che erano meglio le preventive dimissioni del chiacchierato sottosegretario.
Berlusconi parla ormai apertamente di Fini come di un “suo incubo”, vorrebbe cacciarlo, ma non lo prevede lo Statuto senza un nuovo congresso.
Mentre però Fini non sbaglia un colpo e riesce anche a bloccare per “approfondimenti” la legge sulle intercettazioni, Silvio si muove troppo e male, non ne azzecca una.
Ieri è tornato sulla tesi del complotto mondialista contro di lui: Fini sarebbe non solo lo strumento dei “poteri forti” nazionali, della stampa e dei magistrati, ma persino del governo americano che avrebbe mal digerito le scelte energetiche, del gasdotto russo e di Gazprom, compiute dall’Italia. Continua »
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Luglio 15th, 2010 Riccardo Fucile
I TAGLI ALLE REGIONI FARANNO PERDERE ALLE AZIENDE DI TRASPORTO PUBBLICO 740.000 PASSEGGERI AL GIORNO: PENALIZZATI PENDOLARI E STUDENTI… LA SOLUZIONE SARA’ L’AUMENTO DEL BIGLIETTO E LA PERDITA DI 20.000 POSTI DI LAVORO.. MA TREMONTI FA PAGARE 25 MILIONI DI EURO AGLI ITALIANI PER LE QUOTE LATTE DI 65 TAROCCATORI LEGHISTI
Oggi al Senato passerà la manovra fiscale organizzata a casa di Tremonti e Bossi, invisa
persino a Berlusconi e a molti parlamentari della stessa maggioranza.
Se nessuno mette in dubbio l’entità della cifra necessaria per restare al passo con l’Europa, altra cosa è la ripartizione dei tagli previsti.
La manovra vale 24,9 miliardi, di cui 15 di tagli e 10 di entrate presunte (9 dovrebbero arrivare dalla lotta all’evasione fiscale, ma lo stesso Cer ha parlato di “rischi concreti” sulla tenuta di questo gettito ipotetico).
Il peso maggiore della manovra cadrà sugli enti locali e sul pubblico impiego che si vedrà congelare gli stipendi.
Qualche modifica è stata apposta nel maxiemendamento rispetto alla formulazione iniziale, come qualche spicciolo agli agenti per pagar loro gli straordinari (un diritto, quasi fatto passare per chissà quale regalia).
Resta il fatto che in Italia i tagli alle spese sono appena del 60% e soprattutto a carico degli enti locali (che poi aumenteranno le imposte o taglieranno i servizi), mentre in altri Paesi raggiungono l’80% e sono concentrati sui ministeri.
Tagliare dal 10% al 20% i trasporti pubblici locali vuol dire condannare a morte il sistema e lasciare solo due alternative alle aziende: la riduzione del servizio o un aumento record delle tariffe.
Secondo l’Asstra, l’associazione che riunisce le aziende del trasporto pubblico, scenderanno di fatto dagli autobus, dai metro e dalle ferrovie locali oltre 270 milioni di passeggeri l’anno, pari a circa 740.000 al giorno.
In gran parte pendolari e studenti che, di fronte a tagli e rincari, abbandonerà il mezzo pubblico scegliendo quello privato o andando, ove possibile, a piedi. Il percorso chilometrico dei bus registrerà un calo di 196 milioni di chilometri nell’arco dell’anno.
Se verrà invece percorsa la strada alternativa, overo l’aumento delle tariffe, i biglietti dovranno necessariamente aumentare del 36%, con passaggio del ticket, ad es, da 1 euro a 1,4 euro o di un abbonamento da 32 a 44 euro e cosi via. Continua »
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Luglio 15th, 2010 Riccardo Fucile
IN VIA BELLERIO TENSIONE, SCENATE, INSULTI E POSACENERE CHE VOLANO… REGUZZONI LITIGA CON CALDERONI E MARONI, BOSSI SI FIDA SOLO DEI FIGLI… IL “CERCHIO MAGICO” DELLA MOGLIE MANUELA PERDE PEZZI… I DEPUTATI CONTRO IL CAPOGRUPPO: E’ LOTTA APERTA TRA CORRENTI
Non si può dire che nel Pdl regni l’armonia: sono lontani i tempi del partito dell’amore in cui ad uno schiaffo si doveva rispondere porgendo l’altra guancia.
In verità più che di una “fase politica” si era trattato di uno dei tanti slogan su cui si è basata la politica del governo in questi due anni.
Tra minoranza finiana ufficiale e una decina di correnti tutte berlusconiane, nel Pdl è tempo di distinguo e di riposizionamenti in vista del dopo.
Ma come avevamo scritto qualche settimana fa, dopo il caso Brancher, anche nella Lega le lotte interne stanno venendo a galla.
Da un lato la vecchia guardia dei Calderoli, Maroni, Giorgetti, dall’altro le truppe della Manuela, moglie di Bossi, con Reguzzoni, Rosy Mauro, Bricolo. E un gruppo di cani sciolti come Castelli, Speroni o di equidistanti come i veneti e Cota (ex manuelista).
Le tensioni interne sono aumentate nelle ultime settimane per una serie di motivi coincidenti: un Bossi meno presente, stanco dei colonnelli e propenso a seguire le direttive della moglie, ovvero far fare carriera ai figli e sistemarli, in vista di una succesione monarchica.
Anche perchè solo di loro ormai si fida.
Quando si è dovuto sostituire Cota è scoppiata la prima grana: il gruppo parlamentare alla Camera non voleva Marco Reguzzoni come sostituto (esiste una lettera firmata da quasi tutti i deputati in tal senso), ma Bossi lo ha imposto lo stesso.
Col risultato che il varesino è riuscito a litigare con tutti (chi ironicamente dice persino con l’usciere di via Bellerio).
Una decina di giorni fa si è scontrato violentemente con Calderoli, ma i suoi rapporti sono pessimi anche con Maroni e Cota, oltre che con mezzo gruppo parlamentare.
Si racconta di faccia a faccia tesi, scenate nei corridoi, insulti e lancio di posaceneri. Continua »
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