Luglio 7th, 2010 Riccardo Fucile
DALLO CHAMPAGNE E DALLE LENZUOLA RICAMATE ALLE BOTTE DELLA POLIZIA: LA FINE DEL BLUFF…. SI VOLEVA IMPEDIRE CHE CINQUEMILA AQUILANI PROTESTASSERO SOTTO PALAZZO CHIGI: CHI HA ORDINATO LA CARICA DELLA POLIZIA CONTRO CITTADINI INERMI DEVE PAGARE… UNA DESTRA VERA AIUTA I PIU’ DEBOLI, NON FA SPRANGARE CHI DIFENDE I PROPRI DIRITTI
“Non siamo criminali, siamo soltanto quattro terremotati che vogliono essere trattati come italiani”. Così si esprime Vincenzo Banetti, uno dei giovani feriti in piazza Venezia durante gli scontri con le forze dell’ordine.
Il ragazzo ha un cerotto sulla testa e una borsa per il ghiaccio.
Vincenzo racconta di essere stato colpito da una manganellata della forze di polizia, proprio lui che dal giorno del terremoto vive in una baracca e per questo è venuto a manifestare a Roma.
Mostra con orgoglio la t-shirt insanguinata con la quale gli hanno prestato le prime cure.
«L’Aquila non può crollare: è una città che sa volare».
Era iniziata stamane con questa scritta sulle magliette la manifestazione di 5.000 abruzzesi che si erano radunati a Roma per esprimere tutta la loro rabbia
Da piazza Venezia, volevano arrivare in corteo sotto al Parlamento, ma polizia e carabinieri hanno sbarrato loro ogni accesso da via del Corso e via del Plebiscito dove risiede il premier Berlusconi.
Momenti di tensione: lancio di bottigliette e qualche spintone, poi manganellate anche per il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, e il deputato Giovanni Lolli.
Dopo una trattativa , le forze dell’ordine hanno lasciato entrare i manifestanti in via del Corso e il corteo ha potuto iniziare a sfilare.
Ma davanti piazza Colonna un nuovo blocco e nuovi scontri.
A farne le spese un ragazzo rimasto ferito e con il volto coperto di sangue che è stato medicato in un bar.
I manifestanti volevano solo raggiungere la sede della Camera e nel pomeriggio quella del Senato per chiedere la sospensione delle tasse che da dicembre i cittadini dovrebbero ricominciare a pagare al cento per cento (alcuni hanno già iniziato a versarle dal primo luglio).
Chiedono il congelamento dei mutui e delle tasse, oltre a una serie di misure di sostegno all’occupazione e all’economia inquadrate in una legge che preveda procedure efficaci per la ricostruzione e finanziamenti certi.
«Non si tratta di privilegi, siamo qui per difendere la nostra sopravvivenza».
Tra i terremotati aquilani che manifestavano c’è anche una delegazione della polizia aquilana.
Hanno con loro una sagoma di un poliziotti ferito da un pugnale e con sopra una scritta: “L’Aquila pugnalata”.
Un paradosso: poliziotti che manganellano per ordini dall’alto, altri che manifestano. Continua »
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Luglio 7th, 2010 Riccardo Fucile
I GRANDI CONSIGLIERI GIURIDICI DEL PREMIER SI SONO FINALMENTE LETTO LO STATUTO: NON SONO AMMESSE ESPULSIONI DEI CO-FONDATORI FINO AL SECONDO CONGRESSO… E SE CI FOSSE CRISI DI GOVERNO, LE ELEZIONI ANTICIPATE FAREBBERO DECADERE IL LODO ALFANO E IL PREMIER FINIREBBE IN TRIBUNALE….QUINDI PALLA LUNGA E PEDALARE
Non passa giorno che, nei giornali di area governativa, non campeggino minacce dei falchi berlusconiani nei confronti della minoranza interna, con espliciti inviti a “cacciare Fini il traditore” o invettive contro “quello sparuto manipolo di finiani” che impedisce a Silvio di farsi le leggi ad personam.
A parte che non si comprende, se il manipolo fosse davvero così minimo, che preooccupazione possa destare nelle granitiche truppe piedielline ortodosse, impedendo loro di governare: potevano difendere Brancher con un voto alla Camera, invece di costringerlo alle dimissioni.
O è colpa dei finiani se il premier non ne azzecca una da tempo e se il Pdl da due anni è in caduta libera di consensi?
Un altro partito avrebbe cambiato il segretario, di fronte ad una emorragia di voti, nel Pdl invece si preferisce invocare la cacciata di chi segnala i motivi del calo di consensi.
Originali.
Ma i falchi berlusconiani hanno pure il difetto di leggere poco: non solo il tanto invocato programma elettorale del partito dove non figuravano certo le leggi ad personam, ma persino lo statuto che pur hanno sottoscritto e votato.
Per non parlare dei consiglieri giuridici del premier che finora si sono distinti nello sbagliare i testi delle norme a tutela di Silvio, rimendiando una brutta figura dietro l’altra.
Nel Pdl non si può espellere nessuno: lo dice l’atto costitutivo del partito, depositato il 27 febbraio 2008 presso il notaio Paolo Becchetti di Civitavecchia.
Recita testaulmente l’art 4: “La durata dell’associazione Pdl è fissata al 31 luglio 2014, salvo che la stessa non venga prima della scadenza stabilita a tempo indeterminato, per unanime decisione degli associati”.
In soldoni: nessuno può cacciare nessuno, e se il Pdl dovesse sciogliersi, ciò dovrà avvenire per decisione unanime di tutti i contraenti, ovvero oltre a Fini e Berlusconi, altri 8 dirigenti ex An e ex Forza Italia. Continua »
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Luglio 7th, 2010 Riccardo Fucile
BOSSI NON SI FIDA DEI COLONNELLI E PREPARA LA SUCCESSIONE MONARCHICA DEL FIGLIO PLURIBOCCIATO RENZO…LA MOGLIE MANUELA E ROSY MAURO STANNO PREPARANDO L’ENTRATA IN POLITICA ANCHE DEL SECONDO FIGLIO DI BOSSI, ROBERTO LIBERTA’….REGUZZONI FA FUORI GRIMOLDI, CAMBIANDO LO STATUTO E ORA PUNTA AL POSTO DI GIORGETTI IN LOMBARDIA
Altro che “Dinasty”, se in politica conta “metterci la faccia” è importante anche chi “ci mette il cognome”.
E’ facile, nella padagna del magna magna, passare dal “mai mulà , tegn dur” al “mai mulà , tegn famiglia”.
Questo sono le risultanze della riunione di venerdì scorso in via Bellerio, sede della Lega Nord, durante l’ultimo consiglio federale dei vertici del partito.
Una decisione che sta suscitando una vera e propria insurrezione nel movimento giovanile dei “giovani padani”.
Si è infatti affrontata la questione dell’eta media dei giovani dirigenti e si è stabilito che il segretario nazionale dei giovani non debba avere più di 29 anni. Una modifica per far fuori l’attuale coordinatore, il parlamentare 35enne Paolo Grimoldi.
Già si parla di commissariamento e chi volete che sia il futuro segretario?
Renzo Bossi, il figlio pluribocciato del senatur.
Stavolta la “trota” rischia di rimanere indigesta alla Lega, visto i dissensi che si stanno manifestando tra i giovani padani per una scelta nepotista peggiore di quelle di Roma ladrona.
Ma cosa si cela dietro questa nomina?
E’ una mossa degli uomini più vicini a Bossi, guidati in questo caso dal capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, per prendere il potere nel partito. Reguzzoni non perde occasione per attaccare ogni giorno Maroni e Giorgetti, con l’evidente obiettivo di scalare il posto di segretario nazionale della Lombardia al posto di Giogetti.
La scalata di Renzo Bossi rappresenta il tentativo di emarginare i colonnelli che fanno ombra al padre e la fase preparatoria per un domani prenderne il posto, come nelle migliori monarchie.
Nella Lega chi gestisce certe cose è infatti Manuela Marrone, la moglie di Bossi, che agisce sottotraccia, in sintonia con Reguzzoni, amico di famiglia, e con la badante Rosy Mauro, suo braccio operativo che non perde mai di vista il Senatur, nuova zarina e guardiaspalle, in nome e per conto della Manuela. Continua »
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Luglio 7th, 2010 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA CAMERA INTERVIENE ALLA ASSEMBLEA AGCOM E INVITA IL GOVERNO A INTRODURRE NORME A TUTELA DELA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE…CICCHITTO: “IL PDL E’ UN PARTITO GARANTISTA PER ECCELLENZA”…MA CHI GARANTISCE? IL PREMIER DAI PROCESSI, SCAJOLA, BERTOLASO, BRANCHER E COSENTINO?
“In un grande Paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente”.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenendo alla presentazione della relazione annuale dell’Agcom, torna sul tema dell’informazione, nel pieno della battaglia sul ddl intercettazioni.
E lo fa con parole che creano nuove frizioni all’interno del Pdl. “Abbiamo ancora bisogno di introdurre nell’ordinamento ulteriori norme che tutelino l’accesso ai mezzi di informazione” dice Fini.
E invita il governo a non attuare politiche di tagli “drastici” all’editoria, ma semmai a selezionare gli interventi di sostegno pubblico, bandendo “ogni forma di intervento clientelare”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del presidente dell’Autorità per le comunicazioni, Corrado Calabrò: “La libertà d’informazione è forse una libertà superiore ad altre costituzionalmente protette e come tale va difesa da ogni tentativo di compressione”.
“Il Trattato di Lisbona – ricorda Calabrò – pone il pluralismo dell’informazione alla base dei principi fondanti dell’Unione europea. Si tratta di un parametro di legittimità della legge che deve essere valutato con attenzione in qualunque intervento normativo nazionale in materia di informazione, compresi quelli riguardanti le intercettazioni. Lo stesso Trattato peraltro include tra i diritti fondamentali dell’Unione il rispetto della dignità umana e della vita privata e familiare nonchè il diritto a un processo equo”.
Il segretario della Fnsi, Siddi, plaude alle parole di Fini contro i tagli all’editoria, ma sottolinea che “governo e maggioranza sembrano molto distanti dalle riflessioni del presidente della Camera, orientati solo a nuovi tagli e ad atti punitivi nei confronti del settore. Prendiamo atto che il presidente Fini ha espresso un orientamento totalmente diverso”.
Passano poche ore e arriva il controcanto dei berluscones, affidato all’ex compagno di merende socialista Cicchitto. Continua »
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