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CARI AMICI DEL CAV, LASCIATE STARE BEPPE NICCOLAI

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

L’INTERVENTO DI ENZO RAISI SUL “SECOLO D’ITALIA”… “GASPARRI ORA CITA NICCOLAI DOPO AVERLO DERISO PER UNA VITA”…I TENTATIVI DI APPROPRIAZIONE INDEBITA DI UN ESEMPIO DI VITA E DI MORALE CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON IL BERLUSCONISMO E I SUO SEGUACI

Non sarei mai voluto intervenire nei dibattiti tra ex missini che toccano il tema dell’eredità  politico culturale degli anni ’70 e ’80.
Ho sempre mantenuto un atteggiamento di basso profilo sia per rispetto di chi non c’è più ma sopratutto perchè lasciarsi andare al torcicollo e strumentalizzare il passato per giustificare le scelte di oggi non rientra tra le categorie del mio pensiero.
Chi conosce la mia storia politica dentro il Msi e poi in An sa bene che sono sempre stato laico, liberale e come direbbe il mio amico Benedetto Della Vedova, un “calvinista” per quanto riguarda i rapporti tra etica e politica pur avendo una posizione libertaria rispetto alla vita privata dei cittadini.
Avrei continuato a tacere se ieri al convegno della nuova associazione di reduci missini denominata Rivolta Ideale non fosse stato citato, e in qualche modo accostato a quel parterre, quello che io considero un mio “maestro”, Beppe Niccolai.
Un uomo tanto amato dal sottoscritto quanto deriso e denigrato da buona parte dei coofondatari della nuova associazione come Maurizio Gasparri e il senatore Domenico Gramazio, ricordato negli annali del Senato della Repubblica unicamente per aver pasteggiato con champagne e mortadella quando Prodi fu sfiduciato nel 2008.
Niccolai era esattamente l’antitesi di questi esponenti politici, era un ex parlamentare – ebbe, forse unico, la capacità  di ritirarsi dopo due legislature – che viaggiava in lungo e largo l’Italia sempre in seconda classe, presentandosi con abiti che avrebbero fatto inorridire il Cavaliere tanto erano semplici ed economici.
Beppe era un dirigente politico che si era distinto in Commissione Antimafia per la sua battaglia a favore della legalità  e contro i rapporti mafia-politica, certo non avrebbe votato come il Pdl sul caso Cosentino.
Beppe era uno che usava azzardare in campo culturale guardando anche a sinistra, e non a caso fu il primo che, guardando l’esperienza craxiana, parlò di “socialismo tricolore” e cercò di convincere un Msi titubante che la fase modernizzatrice aperta in Italia dal leader socialista era anche una nostra battaglia.
Beppe avrebbe ringraziato il Secolo d’Italia di questi ultimi anni, un po’ provocatore e un po’ futurista, per il dibattito culturale che ha saputo sollevare e avrebbe aborrito ogni tentativo di normalizzazione di questo quotidiano anche quando non ne avesse condiviso pienamente le idee.
Proprio questo ho cercato di fare in questi tre anni, quando da amministratore non sempre ero in sintonia con ciò che si scriveva, ma nel rispetto dello spirito niccolaiano ho fatto prevalere le ragioni del dibattito e del confronto delle idee a quelle del conformismo della linea politica.
Ero un giovanissimo dirigente nazionale del FdG quando in splendida solitudine, con pochissimi amici – cito tra i tanti il giovane Gianni Alemanno, poi risucchiato da altre logiche correntizie, Pietrangelo Buttafuoco, oggi poeta del nuovo corso berlusconiano, ma anche e soprattutto Umberto Croppi e Peppe Nanni, che furono con Beppe gli estensori del documento, e quindi Fabio Granata e Carmelo Briguglio – firmammo la mozione “Segnali di Vita” nel congresso del Msi del 1984.
Eravamo pochi, tutti ci guardavano con ammirazione (e ricordo l’amico e compianto Nicola Pasetto, che non firmò per realpoltik ma fece firmare alcuni suoi amici di Verona) ma pochi, anzi pochissimi, ebbero il coraggio di seguire quel visionario di Beppe.
Eppure fummo un esempio per molti, quell’atto risvegliò un partito dormiente anche se nell’immediato per molti di noi significò l’isolamento: i rautiani ci guardavano con sospetto e timore perchè andavamo ad intaccare il loro comodo ruolo di oppositori storici e gli almirantiani ci tacciavano di essere traditori. Politicamente ne pagai il prezzo ma ricevetti in cambio l’amicizia di una persona unica che ha saputo darmi in termini di valori un indirizzo che ho sempre seguito negli anni successivi e di cui sono orgoglioso.
Dopo “Segnali di Vita” ci fu il primo sdoganamento craxiano nei nostri confronti, poi ci fu l’esperienza di Proposta Italia che fu la culla ideologica della futura An, e poi via via, fino ad arrivare ad oggi.
La comunità  umana missina rappresentata nel convegno di Gramazio, all’epoca fuori dal potere e avversaria assoluta della partitocrazia, dell’illegalità  diffusa, della politica come ostentazione, oggi è la più assente su questi temi: essendo nel potere e non più fuori ha “cambiato panca”.
Non ne avrei mai voluto parlare, e forse pochi l’hanno capito, ma la diaspora del nostro mondo ha portato lacerazioni umane che sarebbe stato più opportuno lasciare nell’intimità  di ciascuno di noi.
Però Beppe non dovevano toccarlo, lui lo dovevano lasciare stare.
Pensare a Beppe Niccolai e guardare Silvio Berlusconi ti fa capire perchè oggi non ho dubbi, non ho alcun dubbio, sulle motivazioni che mi hanno portato in Fli. Ma non voglio neanche io strumentalizzare quel ricordo.
Lasciatelo in pace Beppe: da lassù ci guarda e con la sua ironia toscana riderà  anche del goffo tentativo di questa associazione di reduci missini di farlo entrare nel loro Pantheon: Beppe non amava i Pantheon, il suo pensiero e i suoi valori sono vivi in ognuno di noi.
Il Pantheon è un monumento, Niccolai non ha mai voluto esserlo.

Enzo Raisi

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QUANTO CI COSTA SILVIO: DUE ANNI DI CONTRATTO A GIULIANO FERRARA A 500.000 EURO L’ANNO

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

C’E’ PURE L’OPZIONE PER UN TERZO ANNO: FINIRA’ CHE FERRARA DURERA’ PIU’ DEL SUO PADRONE…INIZIA IL 14 MARZO “QUI RADIO ARCORE”, LA PROSECUZIONE DELLA TV DI REGIME DOPO IL TG1 DI SCODINZILINI

Qui Radio Londra, il nuovo format del direttore del Foglio, inizia le trasmissioni il 14 marzo.
Il giornalista guadagnerà  tremila euro a puntata
Giuliano Ferrara completerà  la legislatura, Silvio Berlusconi chissà .
Il direttore del Foglio firmerà  un contratto di due anni (e l’opzione per il terzo) con la Rai: Qui Radio Londa inizierà  tra due settimane e finirà  a marzo 2013, nei giorni di campagna elettorale salvo dimissioni e ribaltoni a Palazzo Chigi.
Ferrara può prolungare al 2014 il suo editoriale quotidiano, per centinaia di serate avrà  l’ultima parola in coda al Tg1 di Augusto Minzolini.
La burocratica Rai con l’Elefantino ha scoperto un’efficienza che mancava da tempo: l’incontro di ieri a viale Mazzini è durato pochi minuti, però, il servizio pubblico investe su Ferrara per i prossimi tre anni e per circa 1,5 milioni di euro.
Qui Radio Londra sarà  in onda per cinque giorni a settimana dal lunedì al venerdì, senza pubblicità  (e dunque senza ricavi per la Rai) appena si chiude la sigla del Tg1.
Per ogni puntata l’ex ministro berlusconiano guadagnerà  poco più di 3 mila euro lordi e, calcolando che le serate saranno oltre 150 l’anno, l’ingaggio annuale sarà  di 500 mila euro.
Il compenso di Ferrara è inferiore al minimo garantito di Bruno Vespa, in linea con lo stipendio di un     responsabile di rete, ma è un’enormità  rispetto a Travaglio e Vauro che lavorano per Annozero senza contratto da sei mesi.
In un’azienda piegata da tagli e crisi, per nessuno è facile strappare un accordo triennale e avere carta bianca per un programma sperimentale con il rischio che sia un fallimento.
Il direttore generale Masi per Ferrara ha superato se stesso: studi pronti in un attimo, via vecchie scenografie, trattativa comoda e Cda all’oscuro di tutto, nonostante il palinsesto sia stato approvato cinque settimane fa.
Per spiegare il significato dell’avvento di Ferrara basta citare il caso di Lucia Annunziata: il suo speciale sul Potere, un settimanale di sei puntate, da mesi avanza e arretra nei progetti di viale Mazzini.
E mentre Qui Radio Londra è al via, l’Annunziata aspetta: “Il mio programma doveva già  partire a ottobre. La data prevista è ora il 28 marzo, ma il dg non ha firmato ancora la scheda di programma. Non si capisce per quale motivo”. E c’è una differenza tra Ferrara e l’Annunziata: Potere impegna Rai3 per sei settimane, Ferrara occuperà  uno spazio sensibile di Rai1, tra il telegiornale più seguito e il varietà  per le famiglie.
L’Elefantino avrà  quel pezzetto di palinsesto che fu del Fatto di Biagi e che da sempre Berlusconi guarda con attenzione.
L’Annunziata racconta un episodio inedito di qualche anno fa: “Quando ero presidente Rai (dal marzo 2003 al maggio 2004, ndr), mi svegliarono alle 4 di mattina spiegandomi che c’era l’accordo su chi affidare lo spazio dopo il Tg1: una settimana a Vespa e una settimana a Ferruccio de Bortoli, che era stato allontanato dal Corriere da Berlusconi.
Un’intesa raggiunta — spiega la conduttrice di In mezz’ora — dopo una lunga trattativa, che mirava a garantire il massimo di equilibrio. Poco prima del Cda, però, un consigliere mi disse che era stato a Palazzo Chigi e che lui gli aveva detto che non avrebbe mai consentito a chi gli aveva messo contro il Corriere della Sera di avere quella visibilità . L’accordo saltò e lo spazio fu affidato a Pierluigi Battista”.
Ora il vento è diverso e l’equilibrio vale zero.
La nuova Rai con Ferrara, Vittorio Sgarbi e Bruno Vespa in prima serata sarà  un bottino per Mauro Masi da spendere con il Cavaliere per decidere la sua prossima destinazione, una poltrona nei Cda di enti pubblici come Eni, Enel, Terna e Finmeccanica che saranno rinnovati ad aprile.
Ieri Masi è stato ricevuto a Palazzo Chigi, ufficialmente per illustrare le dirette Rai per i 150 anni dell’Unità  d’Italia che cominciano il 16 marzo con un evento al Quirinale.
Ma nemmeno per le celebrazioni di rito c’è posto per volti sgraditi: sarà  Vespa con Pippo Baudo a raccontare ai telespettatori com’era l’Italia e com’è oggi.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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BERLUSCONI SMENTITO DAL PADRE DI RUBY: “MAI TRUCCATA L’ETA’ DI MIA FIGLIA”

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

IL PREMIER LE TENTA TUTTE: “RUBY HA DUE ANNI DI PIU”…MA RIMEDIA UNA BRUTTA FIGURA, SMENTITO SIA DAL PADRE CHE DALLA PROCURA CHE PRECISA : “ABBIAMO LE PROVE CHE E’ NATA NEL 1992″…IL PADRE: “SE FOSSE STATA PIU’ GRANDE, NON AVREI PERSO TEMPO A CORRERLE DIETRO”

Spallucce. Sorrisi e no comment.
Classico gesto del tipo “Ma quando mai?”.
Negli uffici della Procura milanese l’ipotesi lanciata da Silvio Berlusconi in persona, di una Ruby più “vecchia” di due anni, e dunque “non minorenne” non crea sussulti.
Anzi, un investigatore osa una considerazione: “Se puntano su questo, vuol dire che cominciano a rendersi conto di essere messi proprio male”.
Come sappiamo, alla magistratura milanese risulta questo: Karima El Marough, detta Ruby Rubacuori, scappata da casa adolescente, una giovinezza da girovaga tra comunità  e concorsi di bellezza, discoteche e corsi di recupero scolastico, frequentazioni molto pericolose, è nata l’1 novembre 1992 a F. B. Salh, Marocco.
Quando il 14 febbraio 2010, giorno di San Valentino, entra ad Arcore, e incontra l'”utilizzatore finale” Berlusconi (che di lei s’incapriccia) ha diciassette anni e mezzo.
E l’avvocato Venera Scrima, che segue le vicende della famiglia El Marough da molto tempo, lo sa.
Anzi, il padre di Ruby, che ieri sera si rifiutava di parlare, le ha detto: “Ma scusi, se mia figlia fosse stata due anni più grande, avremmo passato tutto ‘sto tempo a correrle dietro perchè era minorenne? La questione sarebbe stata già  chiusa, con dolore, ma io sarei uscito prima da tutti i guai”.
Sulla registrazione del certificato di nascita in ritardo all’anagrafe marocchina è ancora più tranchant: “Sono cose che in Marocco accadevano cinquant’anni fa, quando si partoriva in casa, figuriamoci se nel 1992 può accadere un fatto simile…”.
Il premier Berlusconi, che pure ha baciato l’anello a uno come Muhammar Gheddafi, deve pensare che l’Africa Mediterranea sia rimasta indietro, quasi al tempo del Fascio: “abbiamo le prove che non era minorenne, è stata registrata all’anagrafe due anni dopo essere nata”, si ostina a dire.
Le prove? Silvio Berlusconi non le mostra.
Anzi, da quando si conosce la storia di Ruby e la sua “balla” in questura sulla nipote di Mubarak, il premier ha affastellato una serie di “prove” molto di comodo tanto sul bunga bunga (come festa dove ci si diverte “lecitamente”) quanto sull’aiuto che fornisce “a tante persone bisognose” (e che siano in larghissima maggioranza giovani, carine e “easy” sarà  una semplice coincidenza).
Quello che Berlusconi sembra non voler fare è informarsi almeno un minimo. C’è una lettera pubblica del padre di Karima-Ruby.
È stata diffusa dalla stessa avvocatessa, insieme con Irene Visigoti, del Movimento per la Vita: “Il signor El Mahroug non ha mai cacciato di casa la figlia. Quando, ancora quattordicenne, Ruby fuggì di casa, iniziò a cercarla, assieme alla madre, nel tentativo di sottrarla alle disavventure che inevitabilmente la ragazza ha dovuto affrontare (…) Il signor El Mahroug non ha mai lanciato l’acqua bollente sulla figlia. La cicatrice risale ad un incidente in cui la piccola aveva un anno e si trovava in Marocco, mentre il padre era in Italia. L’età  di una cicatrice si può periziare facilmente (…)”.
Berlusconi è ricchissimo, il padre di Ruby fa fatica a coniugare il pranzo con la cena, e “per essere aiutato ad accogliere e sostentare l’ultimo nato, quattro anni fa”, il papà  di Ruby ha cercato l’aiuto di chi sostiene la famiglia.
E più volte si è sfogato, queste testimoni attendibili hanno raccolto “la sofferenza e la disperazione del signor El Mahroug, che ha sempre trepidato per la sorte della propria figlia”.
Una figlia minorenne che, abbandonata a se stessa e senza un tetto, è entrata a Villa San Martino ad Arcore per dieci volte, ricevendo, dall’agghiacciante generosità  del premier, denaro a pioggia e gioielli. In cambio di che cosa?
Lo stabilirà  il processo milanese del 6 aprile, che il premier fugge come la peste.

Piero Colaprico e Massimo Lorello
(da “La Repubblica“)

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FINI ATTACCA VESPA A “PORTA A PORTA”: “LEI HA LA CODA DI PAGLIA”

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

POLEMICO BATTIBECCO TRA FINI E VESPA: “LO CHIEDA AL PREMIER CHE LEI FREQUENTA”, “NON E’ VERO CHE LO FREQUENTO”…FINI: “IL PIANO PER IL SUD NON HA AVUTO ALCUN EFFETTO, SALVO QUALCHE SERVIZIO A PORTA A PORTA”

Polemico botta e risposta tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e Bruno Vespa, durante la registrazione della puntata di “Porta a Porta” in onda ieri sera.
Scintille che cominciano subito, ad opera del presidente del Consiglio:”Il piano per il sud del governo non ha avuto alcun effetto se non qualche servizio a Porta a porta…”.
Il conduttore replica: “Abbiamo fatto un servizio sul piano per il sud…”.
E Fini: “ho detto qualche, non abbia la coda di paglia”.
Nel corso della puntata poi i due si “punzecchiano” ancora.
Parlando di giustizia il presidente della Camera dice: “Dovrebbe chiedere al presidente del Consiglio che lei frequenta”.
Al che il conduttore sente di dover precisare: “Io non frequento il presidente del Consiglio”.
Ancora su altri temi Fini e Vespa non si risparmiano battute, la terza carica dello Stato dice: “Io sono contro un modo di fare informazione molto malizioso”.
Ed infine quando si affronta la questione delle amministrative e di un eventuale no pregiudiziale di Fli ai candidati del Pdl, Fini replica: “Lei offende la mia intelligenza”.
E Vespa, ironico: “Questo mi fa piacere”.
Fini parla di legami tra il conduttore e Berlusconi.
“E’ noto che lei sia informato su quello che fa Berlusconi”, dice il leader di Fli. “Non ho alcuna informazione, sono cose che leggo sui giornali così come leggo che le intercettazione in altri Paesi non sono consentite come qui da noi”, risponde Vespa.
Fini replica: “Lei dovrebbe chiedere al presidente Berlusconi, che frequenta, per quale motivo ha detto no alla proposta Bongiorno che andava proprio in questa direzione”.
Il giornalista taglia corto: “Io non lo frequento”.
E nel battibecco rientra anche il vicepresidente dei deputati di Fli, Italo Bocchino, che successivamente arriva in trasmissione. “Avete mandato in onda un pezzo in cui sembra che Fli stia scomparendo. Non mi pronuncio sulla faziosità  del servizio. Neanche Bonaiuti avrebbe saputo fare di meglio!”.
Per Vespa, che si è detto dispiaciuto del ‘duello’ in Tv, la spiegazione dell’atteggiamento del presidente della Camera dipende da un servizio andato in onda in autunno sulla casa a Montecarlo della nostra esperta di teste coronate. Da lì, il gelo.
Il giornalista esclude che ci possa essere una telefonata riconciliatoria:
“Non c’è nessuna ragione di farla. Mi dispiace molto perchè con Fini c’è sempre stato un rapporto cordialissino. Mi dispiace si sia guastato per un servizio che ritengo doveroso”.
La polemica prosegue a distanza, a colpi di comunicati: “Con rara psicologia Bruno Vespa intuisce un malumore e ne fornisce simultaneamente la spiegazione. Tutto da solo. Nessun gelo, solo un pungente contraddittorio che, quando condotto nell’alveo del dialogo, può solo far bene alla lib
ertà  d’espressione”, si legge in una nota dell’ufficio stampa di Fini.

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BERLUSCONI RIESCE AD ARRIVARE IN RITARDO AI FUNERALI DELL’ALPINO UCCISO IN AFGHANISTAN

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

L’ULTIMA SCORTESIA HA GENERATO SCONCERTO AI VERTICI DELLE FF.AA.: DOPO AVER ATTESO A LUNGO, LA CERIMONIA E’ INIZIATA LO STESSO…. MENTRE NAPOLITANO, FINI E SCHIFANI ERANO PRESENTI DA TEMPO, IL PREMIER E’ ENTRATO IN CHIESA DOPO DIECI MINUTI CHE IL RITO ERA INIZIATO… L’ENNESIMO INCIDENTE DOPO L’ASSENZA AI FUNERALI DI ALTRI DUE CADUTI, CAUSATO DALL’AVER FATTO TARDI DOPO UNA SERATA A BASE DI BUNGA BUNGA

Non è riuscito a essere puntuale nemmeno per l’ultimo saluto al capitano Massimo Ranzani.
Ieri mattina ai funerali dell’alpino ucciso in Afghanistan il premier si è presentato in ritardo.
Il capo dello Stato, i ministri, i presidenti delle Camere erano lì, davanti al feretro avvolto nel tricolore.
Hanno cercato di aspettare, poi la cerimonia è cominciata.
E solo dopo una decina di minuti Silvio Berlusconi è entrato nella basilica di Santa Maria degli Angeli.
Molti dei militari presenti hanno accolto questo ritardo come uno sgarbo, alla pari della sua assenza ai funerali di altri dei caduti in missione: come hanno rivelato le intercettazioni, in quelle occasioni erano state le nottate del bunga bunga a tenerlo impegnato altrove.
Ma anche sul conflitto in Afghanistan Berlusconi ha comportamenti diversi tra pubblico e privato.
In questi giorni il premier si mostra “dubbioso” sull’utilità  della missione, ma intanto i soldati italiani stanno per lanciare una nuova offensiva.
In pubblico illude gli italiani: «Tutti vogliamo riportare a casa i nostri ragazzi».
Poi in privato promette agli americani: «Il sostegno alla missione in Afghanistan resta immutato. L’Italia non vuole una exit strategy».
Silvio Berlusconi lo fece nel settembre 2009, davanti alle bare dei sei parà  uccisi a Kabul da una bomba.
E sta ripetendo un copione simile anche oggi.
Commenta la morte del capitano Massimo Ranzani, di cui si celebrerano giovedì i funerali: «È un tormento, un calvario e tutte le volte ci si chiede se questo sacrificio che impegna ad essere lì in un paese ancora medievale sia una sforzo che andrà  in porto».
Ma tutto è pronto per la nuova offensiva di primavera pianificata dal governo, che da maggio vedrà  entrare in azione la Folgore e i “marines” del San Marco, i migliori reparti italiani.
Uno dei documenti ottenuti da WikiLeaks, mostra la distanza tra le lacrime del preimier e l’appoggio garantito a Washington sulla pelle dei nostri soldati.
È un rapporto dell’ambasciatore David Thorne che esamina le reazioni all’indomani della strage dei parà : «Nel discorso fatto a Bruxelles il 17 settembre Berlusconi si è mostrato meno deciso: “Siamo tutti convinti che i nostri ragazzi dovrebbero essere riportati a casa il prima possibile. Noi abbiamo già  pianificato una significativa riduzione del contingente e procederemo in quella direzione”». Ma il giorno dopo al telefono «ha rassicurato l’ambasciatore che l’Italia manterrà  il suo impegno in Afghanistan e che il governo non vuole che la Nato cerchi una exit strategy quanto piuttosto una strategia di transizione che porti a un approccio più comprensivo delle reali necessità  sul campo».
Di fatto, la missione non è cambiata, anzi è stata potenziata: meno soldati nelle basi, molti più reparti mandati alla riconquista del territorio.
E anche «la significativa riduzione del contingente» – il ritiro dei 500 uomini in più mandati in Afghanistan per proteggere le elezioni dell’estate 2009 – viene poi compensata dai successivi rinforzi.
Rispetto ad allora, oggi l’Italia schiera un numero leggermente inferiore di militari – circa 3900 contro 4200 – ma con molti più soldati impegnati in azioni combat e con molti più mezzi da battaglia

Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi
(da “L’Espresso“)

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ASPETTIAMO SEMPRE LA FIDANZATA DI SILVIO: DOPO 45 GIORNI E’ DIVENTATA UN CASO DA “CHI L’HA VISTO”

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

DOVEVA SERVIRE A DIMOSTRARE CHE IL PREMIER AVEVA ALTRO PER LA TESTA CHE LE SERATE DA BUNGA BUNGA, MA TUTTE LE VOLONTARIE SONO STATE BRUCIATE…E PENSARE CHE LA RUSSA E LA SANTANCHE’ GIURAVANO DI CONOSCERLA: AVRANNO PRESO FISCHI PER FIASCHI COME AL SOLITO

La sera di domenica 16 gennaio, mentre infuriavano le rivelazioni sul bunga bunga, un videomessaggio di Silvio Berlusconi scosse la nazione: il presidente è fidanzato.
Fu lui stesso ad annunciarlo, premettendo che “mai avrei voluto dirlo per non esporla mediaticamente”:
“Da quando mi sono separato ho avuto uno stabile rapporto di affetto con una persona che ovviamente era assai spesso con me anche in quelle serate e che certo non avrebbe consentito che accadessero a cena, o nel dopocena, quegli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato”.
Le agenzie di stampa rilanciarono la notizia con l’urgenza che si deve a una simile ultim’ora. I tg ci aprirono le loro edizioni.
E all’indomani la parola fidanzato nereggiava su tutti i giornali, su quelli della destra a sei colonne in prima pagina come dopo la vittoria al Mundial.
Molti italiani si misero a cena sollevati.
Silvio con un colpo da maestro aveva demolito le accuse dei soliti magistrati. Il buon nome del Paese era salvo. “Ho sempre pensato che questa storia sarebbe finita in una bolla di sapone”, commentavano i mariti, mentre la curiosità  delle signore era rivolta soprattutto alla misteriosa donna del premier: “Chi è?”.
Cominciò una caccia forsennata.
“Avevo sentito qualche chiacchiera” disse con l’aria di saperla lunga il ministro Gelmini da Vespa.
“E’ giovane, bella, e non è una coetanea” sentenziò il ministro La Russa.
Gli chiesero: com’è fisicamente? “Alta come lui”.
Ha belle gambe? “Penso di sì”.
I bookmakers si scatenarono: una fidanzata deputata era quotata a 1,85, a tre una modella.
Chi uscì con un servizio speciale titolato “Tutto sulla donna del mistero”, nel quale si affermava che “la conferma che esiste veramente è venuta proprio dalle carte dell’inchiesta: si tratterebbe di Roberta Bonasia, 26 anni, laureata, infermiera, finalista a Miss Italia”.
I cronisti assediarono la casa della miss laureata a Nichelino (Torino).
Il padre li accolse con un largo sorriso: “Magari!”
La speranza del signor Bonasia durò lo spazio di un giorno.
All’indomani uscirono nuove intercettazioni, dalle quali Berlusconi chiedeva proprio a Roberta se gli aveva procurato nuovi numeri di ragazze a Miss Italia, e lei gli aveva risposto: “Guarda te ne ho presi un paio ma non è che c’era questo granchè di fighe”.
Non si parla così tra fidanzati, la stella di Miss Infermiera tramontò.
Poi giunse l’ora del parrucchiere dei vip, Massimo Topo: “E’ l’ex modella Darina Pavlova, ho deciso di parlare perchè non vorrei che escano notizie false e manipolate”.
Fu subito oscurato dalla show-girl Evelina Manna (“io fidanzata del premier, lasciamo suspence”), dall’attrice Sabina Began (“io la compagna di Silvio? Dipende da cosa s’intende”) e da Lele Mora che il 23 gennaio rivelò: “La fidanzata esiste, una ragazza meravigliosa, bellissima, ha 32-33 anni”.
Che lavoro fa?
“Fa la fidanzata del presidente”, rispose giustamente Lele.
Chiesero anche a Sara Tommasi, ma lei precisò che era stata fidanzata con l’altro Berlusconi, Paolo.
L’8 febbraio Daniela Santanchè — indicata da Novella 2000 come fidanzata al 95%, ultime   Maria Rosaria Rossi e la figlia di Gheddafi con il 5 per cento di possibilità  — si tolse dai giochi “perchè troppo matura”, giurando però che era tutto vero: “Io l’ho conosciuta. È castana, alta 1 metro e 70”.
A 45 giorni dal video-annuncio è ancora mistero fitto: gli italiani non conoscono la fidanzata del Cavaliere, la donna che potrebbe mandare all’aria il castello del bunga bunga.
O quella sera il presidente fu travisato come per la scuola pubblica, oppure la dama è l’asso nella manica di Ghedini al processo del 6 aprile.
Oppure qualcuno ha raccontato l’ennesima balla…

(da “Ritagli“)

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IL FIGLIO DELLA MORATTI IN UNA MEGAVILLA CONDONATA GRAZIE AL NUOVO PGT DEL COMUNE DI MILANO

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

IL CASO SCOPERTO A CAUSA DEL MANCATO PAGAMENTO DI UNA RATA AL PROGETTISTA…LA TRASFORMAZIONE DI CINQUE CAPANNONI IN PERIFERIA IN UNA MEGAVILLA SENZA PERMESSI… IL COMUNE AVREBBE CONDONATO TUTTO

Il figlio del sindaco di Milano, il trentaduenne Gabriele Moratti, avrebbe trasformato cinque capannoni alla periferia nord-ovest di Milano in una villa ispirata a quella di Batman – senza permessi – e il nuovo piano regolatore del Comune avrebbe di fatto condonato tutto.
E’ quanto sostiene L’Espresso nel prossimo numero.
Secondo la ricostruzione del settimanale, Gabriele Moratti ha comprato in via Cesare Ajraghi 30 cinque capannoni coperti da vincolo di destinazione industriale e il 4 agosto 2009 ha chiesto di accorparli in un unico laboratorio, pagando al Comune oneri per 6.687 euro.
A lavori quasi ultimati il gruppo Hi-Lite/Brera 30, specializzato in interni per case di lusso, ha accusato Moratti di non aver pagato l’ultima rata pattuita e l’architetto Gian Matteo Pavanello avrebbe ottenuto un decreto ingiuntivo per 127mila euro e avrebbe portato in tribunale carte dove sarebbe risultato che al posto dei capannoni c’era una villa, ispirata alla casa di Batman.
Poi, aggiunge L’Espresso, la proprietà  ha versato 102mila euro di oneri urbanistici e il 12 agosto l’immobile è diventato commerciale.
Il Comune allora avrebbe mandato i controlli, ma senza trovare traccia della villa che, secondo Pavanello, sarebbe stata risistemata con strutture in cartongesso in vista dell’ ispezione.
Il nuovo Pgt milanese, approvato in febbraio, avrebbe inserito l’immobile di via Ajraghi in uno degli ‘ambiti di rinnovamento urbano’ in cui cadono tutti i vincoli di destinazione.
Così, se ora Gabriele Moratti rivendicasse la destinazione residenziale, secondo i calcoli dell’Espresso, vedrebbe il valore della sua proprietà  aumentare di un milione di euro.

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NICOLE MINETTI E LO SPACCIATORE CUBANO

Marzo 4th, 2011 Riccardo Fucile

INTERCETTATE DAI PM LE TELEFONATE DI NICOLE CON ZULUETA JORGE LUIS: “E’ UN RAGAZZO CUBANO CHE RIESCE A PROCURARE BORSE FIRMATE A BUON PREZZO”… MA I SUOI PRECEDENTI SONO TUTTI PER SPACCIO DI COCAINA

Molte domande e poche risposte. Tanti dubbi, diverse incertezze.
Eppure nel suo interrogatorio davanti ai magistrati di Milano, Nicole Minetti su una cosa sembra non avere dubbi.
Quando Ilda Boccassini le dice: “Le chiedo di spiegare una conversazione intercettata il giorno 26 ottobre 2010 con una persona risultante intestataria dell’utenza a nome Zulueta Jorge Luis“.
Lei risponde sicura: “Ricordo perfettamente quella telefonata, è un ragazzo cubano, il suo numero mi era stato fornito dalla Marystelle, è una persona che riesce a procurare delle borse firmate a prezzi molta buoni. Difatti ci siamo incontrati all ‘appuntamento, però non ho acquistato nulla”
Qualcosa, però, non torna.
Sì perchè quella persona gli investigatori la identificano in Jorge Luis Zulueta, classe ’72, cubano di Maron.
Un tipo che in curriculum mette diverse pagine di precedenti.
E quasi tutti legati alla droga.
Da qui i dubbi della procura che ha letto e ascoltato le intercettazioni tra Zulueta e la consigliera regionale del Pdl, eletta alle ultime regionali nel listino bloccato di Roberto Formigoni.
La prima telefonata che insospettisce gli investigatori è tra Nicolle Minetti e Marysthelle Polanco, la soubrette fidanzatta con un narcotrafficante domenicano.
Nicole: Amo, senti, il tuo amico, sai il cubano, ha qualcosa?
Marysthel: Non lo so, e da tanto che non lo sento
Nicole: E la tua amica quell’altra, invece?
Marysthel: Adesso io la sento e poi ti faccio sapere, va bene?
Nicole: Dai che ho anche un’altra ragazza che e interessata mi chiami dopo?
Mmysthell: Va bene …
Nicole: Gli chiedi che cosa ha? …
Marysthell: Va bene
Nicole: Beso ciao amo ciao ciao
La seconda è di venti giorni dopo. Questa volta al telefono c’è proprio il cubano chiamato dalla consigliera regionale.
Uomo Pronto
Nicole Pronto ciao, sono un’amica di Marysthell
Uomo: Nicole?
Nicole sì
Uomo Ma io e te ci conosciamo ma…
Nicole Sì, lo so, ma magari pensavo che ti eri dimenticato
Uomo Eh no, mi sono dimenticato, ti ho chiamato, allora ci vediamo dopo, ti chiamo dopo
Nicole Hai ragione, hai ragione come stai?
Uomo Bene
Nicole Tulia bene?
Uomo Tutto bene …
Nicole: Senti, ti volevo chiedere una cosa, ci riusciamo a vedere, tipo stasera?
Uomo. A che ora?
Nicole Quando vuoi tu anche, quando vuoi tu, non è un problema sono dalla mia amica in centro
Uomo Va bene che parte del centro, però sai che con la macchima non posso arrivare
Nicole: Io dicevo in Torre Velasca, hai presente dove è la Torre Velasco?In Duomo, praticamente.
Uomo: Proprio in centro Duomo, dove c’e il Duomo …
Nicole: No, la torre Velasca, vicino a San Babila
Uomo: Vuol dire che se io … porta Venezia e vado su a cercare san Babila, in quella zona lì? Dopo le otto della sera è perfetto che non c’e l’ecopass
Nicole: Alle otto della sera va bene, è perfetto, si va benissimo
Uomo Fai otto e trenta, ti chiamo alle otto così mi confondo
Nicole Ok va bene grazie mille, a dopa ciao ciao,
Uomo ciao
Ma chi è veramente questo giovane cubano che, secondo Nicole Minetti vende solo borse di marca a prezzi bassi?
A Milano, Jorge Luis Zulueta frequenta il giro delle discoteche tra i Navigli e corso Como.
Il suo casellario giudiziario parla chiaro.
L’ultimo arresto risale al 23 novembre 2010, quando gli viene notificata la revoca dell’affidamento ai servizi sociali.
Risultato: torna in carcere con un residuo pena di un anno e cinque mesi. Capo d’imputazione: spaccio di droga.
In quel frangente Zulueta viene raggiunto in viale Sarca 189.
In realtà , quando arriva a Milano, va a vivere da una cugina in via Asturie 8 in zona Niguarda.
Si tratta di una casa popolare gestita dall’Aler.
La cugina ci vive regolarmente.
Anche se, spiega al commissariato locale, “per qualche tempo ho vissuto da abusiva”. Jorge, comunque, abita qua.
E quando arriva in quello che rappresenta uno dei tanti fortini della droga alla milanese, si porta dietro un patteggiamento per droga davanti al tribunale di Bolzano e un arresto avvenuto nel 2007.
In quell’anno, il giovane cubano viene fermato da una volante della questura in viale Jenner con addosso venti grammi di cocaina.
Che faccia lo spacciatore ci sono pochi dubbi.
In realtà , lui in via Asturie colloca anche la sede sociale della sua impresa individuale che si occupa di vendita di prodotti vari e opera con l’estero.
Il 24 gennaio 2010 la polizia torna a bussare alla sua porta.
Non lo arresta, ma lo indaga per rissa aggravata.
Il tutto si consuma verso le undici di sera, dopo che la cugina di Zulueta ha malmenato una donna africana, fidanzata con tale Daniel, professione: spacciatore.
Daniel avrebbe offerto della coca al figlio della cubana.
Lei si arrabbia, urla, litiga.
Pochi minuti dopo al scena si sposta al terzo piano di via Asturie 8. Un gruppo di africani vuole regolare i conti. Zulueta si mette di mezzo. Spuntano coltelli e forbici. Il morto non ci scappa solo grazie all’intervento delle volanti.
E così per la seconda volta la droga torna a fare capolino nell’inchiesta sulle feste di Arcore.
Era già  capitato con l’arresto di Ramirez De La Rosa, alis Emilio.
Lui, originario di Santo Domingo, può contare su un particolare decisivo: la sua relazione sentimentale con Marysthell Polanco, una delle ragazze che hanno frequentato villa San Martino con residenza in via Olgettina 65.
E proprio qui, nell’agosto scorso, la Guardia di finanza arriva e sequestra 2,747 chili di cocaina nel box intestato proprio alla Polanco.
Di più: dalla perquisizione nel suo appartamento saltano fuori una cassetta di sicurezza con 54.550 euro in banconote di vario taglio (per lo più da 100 e 50 euro), una macchina contasoldi e documenti falsi.
Elenco quantomeno singolare per una semplice soubrette televisiva.
La vicenda si conclude con l’arresto di Ramirez, fermato a bordo di una smart intestata a Nicole Minetti.
E la Polanco? Non viene indagata, ma semplicemente sentita come testimone.
Eppure anche qui qualcosa non convince gli investigatori, i quali, in un’informativa inviata al pm Giancarla Serafini, scrivono: “Allo stato — si legge — non vi sono elementi probatori che confermino un coinvolgimento della Garcia Polanco nei fatti riconducibili alla detenzione di cocaina (…). Tuttavia, nonostante le dichiarazioni rese dalla donna, permangono ancora dubbi sulla totale estraneità ”.
Quindi spiegano: “Appare quanto meno inusuale l’inizio di una convivenza con un soggetto, da poco conosciuto presso un locale milanese, che, come dichiarato, ha sempre versato in condizioni economiche disastrose tali da indurre la Garcia Polanco a mantenere Ramirez De La Rosa”.
Dubbi e sospetti anche sul denaro che la Polanco dice di essere di sua pertinenza. “Appaiono inadeguate e frammentarie le giustificazioni addotte dalla Garcia Polanco circa il possesso di 4800 euro in contanti che ha dichiarato essere di sua esclusiva pertinenza. (…) Va rilevato che la somma di 4800 euro è indicativamente la cifra necessaria all’acquisto di 100 grammi di cocaina sulla piazza milanese”.
L’episodio, pur antipatico, non scalfisce la Minetti.
L’ex igienista dentale non ascolta nemmeno i consigli del Cavaliere che la esorta a denunciare il furto dell’auto per allontanare eventuali ipotesi di rapporti con Ramirez.
Lei si rifiuta. E fa bene, perchè alla fine tutto si chiarisce.
Adesso, però, l’ombra della droga ritorna.
E come per il sequestro di agosto, il personaggio chiave resta Marysthell Polanco.
E’ lei, infatti, a presentare Jorge Luis Zulueta alla ex igienista dentale del Cavaliere.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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