Marzo 1st, 2011 Riccardo Fucile
DOPO LE ACCUSE DI PLAGIO RIVELATE DALLA STAMPA, IL MINISTRO GUTTEMBERG SI E’ DIMESSO PER DIGNITA’ DA OGNI INCARICO…IN ITALIA DA MESI IL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA BELSITO SI RIFIUTA DI MOSTRARE LA LAUREA FANTASMA CHE DICHIARA DI AVER CONSEGUITO, MA NESSUNO GLI CHIEDE LE DIMISSIONI
Il ministro della Difesa tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg, da giorni in difficoltà in seguito alle accuse di plagio della sua tesi di dottorato, ha annunciato questa mattina le dimissioni da ogni incarico politico.
Come aveva anticipato la Bild nella sua edizione online, il ministro ha comunicato la sua decisione in una conferenza stampa questa mattina.
L’esponente Csu, partito fratello della Cdu, aveva già – secondo Bild – presentato le dimissioni alla cancelliera Angela Merkel.
Dopo le accuse affiorate nelle scorse settimane, l’ateneo di Bayreuth, dove il giovane ministro aveva ottenuto il suo dottorato in diritto internazionale, aveva aperto un’inchiesta dando due settimane di tempo a Guttenberg per fare chiarezza.
Nel frattempo il titolare della Difesa aveva rinunciato, seppure “temporaneamente”, al titolo accademico.
Trentanovenne, popolarissimo e in ascesa, vera star del governo Merkel, Guttenberg era considerato uno dei politici in campo conservatore di maggiore peso e carisma, proprio grazie alla sua immagine di onestà ed integrità , ed un possibile futuro candidato per il cancellierato.
E’ finito improvvisamente nella bufera dello scandalo copygate a metà febbraio, quando un professore di diritto, Andreas Fischer-Lescano, lo ha accusato su un quotidiano di “plagio sfacciato” perchè numerosi passaggi
della sua tesi di dottorato di 475 pagine erano quasi identici a testi precedentemente pubblicati da altri autori.
Accuse che il ministro, appoggiato dalla Merkel, aveva respinto.
Dopo le rivelazioni, l’opposizione era partita all’attacco, chiedendone le dimissioni se le accuse di plagio fossero state provate.
Termina così in maniera drammatica la vicenda nata dalla scoperata che il ministro della difesa aveva copiato gran parte della sua tesi di dottorato.
Sulla vicenda era intervenuto di nuovo anche il presidente del Bundestag, il conservatore Norbert Lammert (Cdu), che già nei giorni scorsi era stato critico nei confronti di Guttenberg: il caso, aveva detto lunedì al quotidiano Mitteldeutsche Zeitung, rappresenta un «chiodo nella bara della fiducia nella nostra democrazia».
Parole forti, che erano seguite alla pubblicazione di una lettera aperta indirizzata alla Merkel e firmata da circa 23 mila tra accademici, dottorandi e semplici cittadini: nella missiva si criticava la gestione della cancelliera, che fa una «parodia» del dottorato di ricerca.
Se fino alla settimana scorsa Guttenberg era stato assediato solo dalle forze politiche d’opposizione, quindi, da oggi la pressione comincia a salire anche all’interno della coalizione di governo.
Se in Germania è sufficiente “aver copiato” una tesi per porre una “questione morale” di incompatibilità con un ruolo politico, in Italia siamo ancora nei pressi del Terzo mondo, senza offesa per i Paesi emergenti.
Ricordiamo il caso del sottosegretario leghista Francesco Belsito, amministratore del Carroccio, che quando ha dovuto presentare il curriculum per un posto nel Cda di una finanziaria della regione Liguria ha indicato di essere laureato in Scienza della Comunicazione.
Salvo dopo due anni, entrando al Governo, indicare nel sito ufficiale del Ministero, una laurea in Scienze Politiche.
E salvo poi ammettere che la prima sarebbe stata conseguita a Malta (e quindi mai riconosciuta in Italia), mentre la seconda in Inghilterra in una non meglio precisata università .
In entrambi i casi il sottosegretario non ha mai esibito la copia della sedicente laurea, nè indicato l’ateneo di provenienza.
In compenso a Genova egli risulta, negli archivi dell’università , come “studi interrotti”.
Nonostante diversi articoli di stampa e interviste, Belsito non ha mai dato prova di essere laureato, rifiutandosi anche di esibire la relativa documentazione.
In Germania sarebbe già stato accompagnato alla porta per falso in atto pubblico, in Italia gestisce un ministero grazie alla Padagna ladrona.
Un bell’esempio di trasparenza.
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Marzo 1st, 2011 Riccardo Fucile
NELL’INCHIESTA DELLA PROCURA ANTIMAFIA, IL PARLAMENTARE E’ STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI… DA UNA INTERCETTAZIONE EMERGEREBBE IL SUO RUOLO DI REFERENTE POLITICO DEL CLAN…. IN PASSATO AVEVA GIA’ AVUTO PROBLEMI PER LA REALIZZAZIONE DI UN TERMOVALORIZZATORE SU UN SUO TERRENO E PER L’ACCUSA DI AVER COMPRATO CON 600.000 EURO LA SUA ELEZIONE…HA PARTECIPATO CON LA SUA AZIENDA ALLA COSTRUZIONE DELLE CA.S.E. PER I TERREMOTATI
C’è un’indagine che potrebbe cambiare la storia della ricostruzione post-sisma dell’Aquila.
Un’indagine che ha al centro un’azienda legata al clan dei casalesi, ed un politico: un senatore del Pdl.
Si tratta di una inchiesta della procura distrettuale antimafia dell’Aquila, nata da un fascicolo della procura antimafia di Napoli.
Cuore della vicenda, una intercettazione.
Una serie di telefonate e incontri dimostrerebbero che il clan dei casalesi sarebbe entrato nella ricostruzione dell’Aquila grazie all’aiuto di un senatore del Popolo delle Libertà che ora è sotto inchiesta.
Si tratta di Filippo Piccone, coordinatore regionale del partito di Berlusconi e imprenditore.
Il suo nome adesso è iscritto nel registro degli indagati nell’ambito di un’inchiesta per associazione di stampo mafioso.
Secondo gli inquirenti, il senatore sarebbe stato il “contatto” attraverso il quale l’azienda del clan si sarebbe inserita nella ricostruzione e avrebbe iniziato a lavorare.
A far cadere il parlamentare nella rete degli inquirenti sarebbero state, appunto, una serie di intercettazioni telefoniche captate dalla procura distrettuale antimafia di Napoli e immediatamente “girate” ai colleghi che si occupano delle indagini sulle infiltrazioni nella ricostruzione.
Telefonate nelle quali gli uomini legati al clan parlano di un appuntamento con il senatore Piccone per sbloccare i lavori da ottenere nell’ambito della ricostruzione post-sisma all’Aquila.
L’indagine – portata avanti dal sostituto procuratore Antonietta Picardi assieme al procuratore Alfredo Rossini – è blindata.
Ma questa non è certo la prima inchiesta che coinvolge il politico-imprenditore Piccone.
Due procure (L’Aquila e Pescara) indagano sull’affare del termovalorizzatore su un terreno del senatore.
Un affare che, secondo le informative della polizia giudiziaria, Piccone avrebbe cercato di realizzare “piegando” gli interessi della collettività abruzzese, ovvero, cercando di ottenere un’autorizzazione per un secondo termovalorizzatore che secondo gli uffici pubblici regionali del settore ambiente era inutile.
Piccone fu anche al centro del memoriale consegnato alla procura di Pescara dall’ex moglie dell’onorevole Sabatino Aracu (Pdl).
La donna accusò Piccone di aver comprato la candidatura con 600 mila euro consegnati al marito e a Fabrizio Cicchitto.
La Procura di Pescara archiviò per insufficienza di prove.
Una delle aziende di Piccone è poi coinvolta in un’indagine sul riciclaggio di denaro proveniente dalla malavita organizzata portata avanti dalla procura di Avezzano che riguarda la realizzazione di un centro commerciale.
Ma non è tutto: Piccone ha anche lavorato per la realizzazione delle 4900 case del Governo per i terremotati con le sue aziende, ottenendo due sub-appalti per un valore complessivo di due milioni di euro.
Giuseppe Caporale
(da “La Repubblica“)
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Marzo 1st, 2011 Riccardo Fucile
IL VERBALE DELLA DEPOSIZIONE DEL POLIZIOTTO ERMES CAFARO: RUBY GLI DICE: “BERLUSCONI MI HA RIVOLTO AVANCES INTIME E MI HA DATO 15.000 EURO”…”AD ARCORE C’ERANO FESTE CON DONNE CHE SI SPOGLIAVANO”… RUBY: “IO NIPOTE DI MUBARAK? CHI VUOI CHE CI CREDA”
Ruby mi disse che il presidente “ci aveva provato” con lei», che «le aveva rivolto delle avances di tipo intimo», che «le aveva dato 15 mila euro», che ad Arcore c’erano feste «con donne che si spogliavano».
Bisogna riuscire a leggere questo sinora segreto interrogatorio del capo equipaggio della Volante «Monforte-Vittoria» Ermes Cafaro – cioè del primo poliziotto che alle ore 19 del 27 maggio 2010 ebbe la ventura di incrociare a Milano in corso Buenos Aires la ragazza denunciata per furto di 3 mila euro dalla sua ex coinquilina – per comprendere perchè il giudice Cristina Di Censo descriva Karima «Ruby» el Mahroug come una minorenne «poco controllabile», che «ben avrebbe potuto porre a rischio l’impunità » cercata dal premier attraverso la telefonata notturna ai funzionari della Questura affinchè la affidassero subito alla preannunciata consigliere regionale Pdl Nicole Minetti.
Ruby, infatti, era davvero una «bomba» pronta a «esplodere» in confidenze vertiginose al primo che passasse per strada: in questo caso, a un poliziotto in commissariato.
E in Questura già alle ore 19 sapevano benissimo che non poteva essere la nipote del presidente egiziano Mubarak.
«Io nipote di Mubarak, chi vuoi che ci creda?»
Come spesso accade, l’innesco è una battuta: il 27 maggio 2010 «in commissariato mentre sbrigavo le pratiche – testimonia dunque l’assistente di polizia Cafaro il 6 dicembre davanti al pm Antonio Sangermano – Karima mi disse che avrebbe voluto fare il carabiniere. Io ironicamente risposi che ritenevo improbabile che una cittadina marocchina senza documenti potesse accedere ai ranghi dell’Arma. Fu proprio in quel momento che la minore mi rispose che lei era una lontana parente di Mubarak e che Silvio la stava aiutando per farle ottenere i documenti. Ripetè più volte il nome “Silvio” senza che io nell’immediato ricollegassi quel nome al presidente del Consiglio». Ruby è la prima a ironizzare sulla storia di Mubarak, «ridendo disse: “Chi ci crede che una marocchina abbia la nazionalità egiziana?”, con ciò mettendo in rilievo che il riferimento a questa parentela era un escamotage per facilitare l’ottenimento dei documenti e che alla pratica ci avrebbe pensato Silvio». Ruby parla subito al poliziotto anche delle feste di Arcore.
«Ricordo perfettamente che la minore precisò che era stata accompagnata o quanto meno presentata da Lele Mora presso la residenza di Arcore», una sera in cui «c’era una festa ed era naturalmente presente Berlusconi e altre ragazze e anche persone di sesso maschile, di cui non ricordo se mi specificò i nomi. Ruby mi disse che non si era tanto divertita o comunque si era trovata a disagio, tanto che il presidente se ne accorse e le si avvicinò, chiedendole se preferiva andare via. Sempre Ruby, che era un fiume in piena, continuò a raccontare che Berlusconi, avvedutosi del disagio della ragazza, l’aveva fatta accompagnare dalla sua scorta a casa. A dire della Ruby, proprio il capo scorta le aveva consegnato una busta che lo stesso disse provenire dal presidente Berlusconi in persona. La minore raccontò che all’interno di quella busta erano contenuti 15 mila euro in contanti».
Perchè disagio?
«La ragazza disse che quella sera ad Arcore vi erano numerose donne e che alcune si erano spogliate», ma il poliziotto dice di non riuscire più a ricordarsi se «bunga bunga» fu espressione usata da lei allora o letta poi da lui sui giornali: «Quel che è certo è che mi parlò di una festa con donne che si spogliavano e di un “gioco del trenino” che definì in qualche maniera che non ricordo».
La cosa «le aveva dato fastidio» e «non aveva inteso partecipare a questo gioco», nel cui contesto «Karima mi riferì che il presidente “ci aveva provato”, lasciando chiaramente intendere che lo stesso aveva rivolto delle “avances” di tipo intimo alla Ruby, senza però specificarne il contenuto e le modalità attuative».
Ruby «aveva chiesto di andare via».
E di favorevole alla posizione del premier c’è che al poliziotto la ragazza dice subito «che il presidente non sapeva che lei fosse minorenne ed era rimasto favorevolmente impressionato dal rifiuto che lei aveva opposto alle sue “avances”, tanto che questo atteggiamento riottoso della ragazza aveva fatto nascere un’amicizia proseguita e tuttora in atto», e «tanto che Berlusconi la fece accompagnare dalla scorta e consegnare una busta con 15 mila euro dal suo capo scorta».
Un altro aspetto importante della testimonianza di Cafaro, ai fini dell’accusa a Berlusconi di concussione dei dirigenti della Questura, è che la polizia, a mezzanotte entrata in fibrillazione dopo la telefonata di Berlusconi con la «balla» su Ruby egiziana parente di Mubarak, già alle 19 sapeva invece benissimo che era marocchina, minorenne, scappata da una comunità e denunciata per furto.
Cafaro, infatti, spiega che, appena in corso Buenos Aires chiese alla ragazza le generalità , «rispose di chiamarsi El Mahroug Karima, nata in Marocco il primo novembre 1992 (data vera, ndr), danzatrice del ventre in un qualche locale milanese, e domicilio in una abitazione in via Villoresi», quella della prostituta brasiliana Michelle che aveva chiamato il premier sul suo cellulare a Parigi, che poi ospitò di nuovo Ruby benchè in teoria affidata alla Minetti, e che con Ruby il 5 giugno litigò tra reciproche accuse di meretricio.
La banca dati della polizia «mi comunicò che a carico di Karima risultava una segnalazione per allontanamento da una comunità di accoglienza in Sicilia», e «che risultava anche una precedente denuncia per furto a carico della minore
Parimenti rilevante, visto che la Questura affidò davvero alla Minetti la 17enne poi però finita di nuovo a casa della prostituta brasiliana, è il ricordo che Cafaro ha delle ben diverse disposizioni «assolutamente precise ed inequivocabili» impartite all’inizio dalla pm minorile Annamaria Fiorillo: «Dispose il collocamento presso una comunità di accoglienza, dopo che Ruby fosse stata fotosegnalata».
Se ciò non è possibile, «la prassi è trattenere il minore in Questura»: e infatti nel caso specifico «la dottoressa Fiorillo parlò della comunità La Zattera e, ove non fosse stata rinvenuta la disponibilità », come è prassi «mi autorizzò a trattenere in Questura la minore sino alla mattina successiva, quando è più facile reperire una comunità disponibile».
Tutto il contrario di quanto poi avvenne.
Al livello di lavoro di Cafaro, che è la strada, arriva da lontano l’eco dell’agitazione di Berlusconi: «Fui informato dall’assistente di polizia Landolfi, che aveva condotto la minore in Questura, che lì si erano recate delle persone per la sua situazione e che erano state fatte pressioni affinchè la ragazza fosse affidata ad una persona, di cui solo in seguito ho saputo il nome, Nicole Minetti. Landolfi mi riferì che dalla segreteria della presidenza del Consiglio erano arrivate in Questura delle telefonate, e che personale del consolato egiziano (mi sembra che Landolfi parlò di servizi segreti egiziani) si era presentato in Questura» (circostanza invece smentita dalle indagini, nessuno del consolato fu avvertito o intervenne).
Landolfi, nel lamentarsi «che gli avessi lasciato una rogna, era visibilmente impressionato dalla mole di interventi che avevano caratterizzato la vicenda della minore, tanto che scherzando mi disse: “Vuoi vedere che questa lo conosce veramente Mubarak?”».
Nell’interrogatorio il pm chiede conto a Cafaro di frasi «fuori cornetta» registrate al 113 mentre era in attesa al telefono, 6 minuti dopo mezzanotte: lo si sente mormorare «nipote di Mubarak», e dire «ora me ne vado ai servizi segreti, ho deciso».
«È evidente – risponde Cafaro – che io fuori microfono ho fatto un cenno a ciò che la minore mi aveva detto proprio in riferimento al presidente egiziano. Ho anche fatto dei riferimenti scherzosi che non hanno alcuna attinenza alla realtà , in particolare quando accenno alla eventualità che io vada a lavorare presso i servizi segreti».
Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella
(da “Il Corriere della Sera“)
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Marzo 1st, 2011 Riccardo Fucile
ELENA MORALI, EX DEL REALITY “LA PUPA E IL SECCHIONE” PARTECIPAVA ALLE FESTE A VILLA SAN MARTINO..E’ QUANTO EMERGE NELL’ INCHIESTA DEI PM SUL CASO RUBY DA UN COLLOQUIO TRA EMILIO FEDE E BARBARA FAGGIOLI
C’era pure l’ex “pupa” Elena Morali a villa San Martino. Ospite del premier. Delle sue cene eleganti.
E delle sue nottate a suon di bunga bunga che, parole del Cavaliere, significa semplicemente “bere qualcosa e ballare”.
Fino ad ora il particolare era rimasto tra le pieghe delle 782 pagine di richiesta di rinvio a giudizio firmate dai magistrati Forno, Boccassini, Sangermano.
Il riferimento a Renzo Bossi viene fatto durante una telefonata tra Barbara Faggioli ed Emilio Fede.
E’ il 26 settembre 2010.
Mancano pochi minuti alle diciotto, quando una delle predilette del premier che, come Nicole Minetti, sogna una carriera politica, chiama il direttore del Tg4.
Si tratta di una telefonata di cortesia.
La Faggioli si trova in palestra con la “Nicky”.
S’informa sullo stato di salute di Fede. L’altro la rassicura: “Benino grazie, ieri avevo una sberla addosso che non finiva più”.
La Faggioli, però, insiste: “Insomma ti sei riposato”.
E allora Fede svela qualche particolare in più: “Sì, sì più o meno, fra una cosa e l’altra, poi sempre tardi a letto sono andato”.
E Lui? Lui come sta. Fede risponde: “Lui aveva un sacco di problemucci”.
Quindi i due iniziano a parlare di una delle tante serate di Arcore.
“Ma con chi è rimasto? Due?”, chiede Fede.
Allora Barbara Faggioli spiega: “In realtà è rimasto con quelle due, poi c’era la Cinzia e poi c’era l’Anna, poi io so che praticamente ieri è rimasto anche d’accordo che tornava la Maristelle, poi c’era quella, la pupa, quella che è fidanzata con Renzo Bossi che è rimasta”.
Il particolare stuzzica la curiosità di Fede.
Chi sarebbe la fidanzata del Trota? “Quella bionda”.
Fede capisce: “A sì quella che gli piace. La biondona, quella un po’ volgare”. Si tratta della slava? No, risponde la Faggioli, “è la bergamasca”.
E in effetti, le cronache rosa dell’estate scorsa raccontano del rapporto sentimentale, proprio in quel periodo, tra Renzo Bossi e tale Elena Morali, nota per la sua partecipazione al reality “La pupa e il secchione”.
La loro storia inizia nella primavera del 2010.
Tanto che intervistata da Bergamonews la ragazza ammette. “Più conosco il Trota più mi piace” .
Lei, però, ha le idee chiare e così al settimanale
Oggi dichiara: “Il mio Trota? Sarebbe un marito e un papà ideale. Io col mio lavoro starò in giro tutto il giorno. Uno dei due dovrà rinunciare alla carriera: lui. E’ un ragazzo fedele, sicuro di sè, forte e dolce. Ci siamo conosciuti un anno e mezzo fa a Miss Padania, a fine serata mi ha chiesto il mio numero e mi ha dato il suo”.
E’ metà agosto del 2010.
Poco più di un mese dopo, eccola partecipare alle feste di Arcore.
Ne parla la Faggioli con Fede.
Lo racconta la starlette Francesca Cipriani nelle ricostruzioni (basate sulle intercettazioni) dei magistrati di Milano.
E’ lei, annotano i pm, “a dire alla Faggioli che Lui aveva anche delle buste da cinque e da di piu”.
La Cipriani dice di essere rimasta contenta “perchè ha avuto quello che hanno avuto le altre e cita Ludovica Leoni ed Elena Morali, e dice di aver avuto un braccialetto d’oro con il diamante … con scritto “F” di Francesca”.
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Marzo 1st, 2011 Riccardo Fucile
LE PROIEZIONI DI CONFARTIGIANATO DIMOSTRANO CHE IL FEDERALISMO PORTERA’ PIU’ TASSE: LE AZIENDE DOVRANNO PAGARE 812 MILIONI DI EURO IN PIU’… SE I COMUNI SCEGLIERANNO L’ALIQUOTA MASSIMA SI ARRIVERA’ A 3 MILIARDI DI ESBORSO, IN LOMBARDIA 507 EURO A IMMOBILE
I ministri Calderoli e Tremonti continuano ad assicurare che con il federalismo municipale il fisco sarà più leggero, ma dalle proiezioni di Confartigianato emerge esattamente l’opposto: le imprese si ritroveranno a pagare in totale 812 milioni in più l’anno con il passaggio dall’Ici all’Imu (+17%).
E se i Comuni scegliessero l’aliquota massima, il 10,6 per mille, si arriverebbe a tre miliardi, che per il singolo immobile si tradurrebbero in un salasso di 507 euro (è il record stabilito dalla Lombardia).
“Così altro che scossa all’economia”, commenta il segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli.
A subire le peggiori conseguenze del passaggio dall’attuale aliquota Ici, pari in media al 6,49 per mille, all’Imu (imposta municipale unica, entrerà in vigore nel 2014 in base al decreto sul federalismo), che avrà l’aliquota base del 7,6 per mille, saranno gli imprenditori delle Regioni che hanno scelto una tassazione più moderata.
E’ il caso della Valle d’Aosta, che avrà un incremento del gettito del 73,5% applicando l’aliquota base dell’Imu.
Seguono la Sardegna (+29,1%) e il Friuli Venezia Giulia (+24,7%).
Arriva poi la Lombardia, Regione con altissima concentrazione di imprese e partite Iva, e quindi di immobili strumentali (categoria catastale che comprende uffici, studi, negozi, magazzini, laboratori, opifici, alberghi e pensioni, teatri, cinematografi, sale da concerti, fabbricati industriali e commerciali).
Con l’attuale Ici la Lombardia ha incassato nel 2009 960 milioni; con l’Imu arriverebbe a 1180 milioni con l’aliquota base (+22,9%) e a 1646 con quella massima del 10,6 per mille (+71,4%).
Significa un aggravio di 163 euro per immobile nel primo caso, e di 507 euro nel secondo.
L’incremento medio per unità immobiliare è pari a 87 euro, ma nel caso dell’aliquota massima diventa di 322 euro.
Anche nel caso in cui il passaggio fosse più morbido, perchè si tratta di Regioni che hanno optato per un’aliquota Ici già mediamente alta, l’aggravio sarebbe enorme.
Le variazioni più contenute si registrano in Toscana (+12,4%), Emilia Romagna e Marche (+12%), Liguria (+11,7%), Umbria (+11,5%) e Lazio (+11,4%).
Ma anche nel caso del Lazio l’Imu peserà molto sulle imprese: si pagheranno 66 euro in più per immobile nel caso dell’aliquota base, 318 con l’aliquota massima.
C’è un’altra ipotesi, che Confartigianato non trascura, per amore di equilibrio. Il decreto prevede che i Comuni possano anche ridurre l’aliquota base del 3 per mille, oltre che aumentarla.
In questo caso, naturalmente, si registrerebbero delle riduzioni generalizzate rispetto all’attuale Ici: il gettito generale si ridurrebbe di 1389 milioni (-29,2%, 149 euro in meno per immobile) nella media di 19 Regioni (lo studio non considera le province autonome di Trento e Bolzano perchè non sono comprese nelle statistiche dell’Agenzia del Territorio).
Ma non è realistico aspettarselo, considerato il peso per i Comuni dell’esenzione dall’Imu per gli enti ecclesiastici e dell’abolizione di alcune imposte locali.
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Marzo 1st, 2011 Riccardo Fucile
IL GOVERNO, INVECE DEI PROBLEMI REALI DEGLI ITALIANI, CONTINUA A PENSARE A COME DISINNESCARE IL PROCESSO DEL PREMIER… CON UN EMENDAMENTO ALLA LEGGE SI VUOLE INTRODURRE “L’INCAUTA INTERCETTAZIONE” PER NEGARNE LA POSSIBILITA’ DI UTILIZZO NEL PROCESSO, MINANDONE IL VALORE PROBATORIO
Disinnescare alcune delle armi più pesanti e feroci in mano alla Procura di Milano sul caso Ruby vietando, in sede di giudizio, l’utilizzazione delle intercettazioni come fonte di prova.
Più che la pubblicazione di nuove, pruriginose confessioni di Ruby o delle altre adepte al “bunga bunga” arcoriano, il Cavaliere tenterà di annullare — o almeno depotenziare — il potere probatorio delle intercettazioni relative all’inchiesta di Milano.
Con un emendamento che, probabilmente, verrà votato in commissione Giustizia già questa settimana quando riprenderà l’esame del ddl intercettazioni — e dove il Pdl ha la maggioranza di un deputato — il provvedimento diventerà un arma a triplo taglio.
Su suggerimento dell’avvocato-deputato Niccolò Ghedini e con l’assenso di Pietro Longo e Maurizio Paniz, il disegno di legge intercettazioni modificato solo in alcune parti, colpirà non solo la possibilità di pubblicazione e quella d’indagine da parte dei magistrati, ma anche “l’incauta intercettazione” e, appunto, la possibilità del suo utilizzo con valore probatorio durante il processo.
Ecco perchè anche sabato Silvio Berlusconi è tornato a parlare della legge sulle intercettazioni come un provvedimento imminente e necessario: “In un Paese civile non c’è libertà se non c’è certezza dell’inviolabilità delle proprie conversazioni”.
Perchè poi queste “possono essere modificate, si possono tagliare parole e frasi che poi cambiano il senso del discorso, si possono trascrivere diversamente da come sono e si può imitare la voce con i pc”.
Questa la prossima strategia parlamentare: “Abbiamo una maggioranza minore ma sufficiente per governare e applicare questa riforma, ora non abbiamo più lo stop che avevamo quando Fini era presente e il suo no era un no per quasi cento parlamentari dell’ex An”.
Adesso questo “stop”, secondo gli uomini del Pdl, sarebbe superato al punto di poter intravedere un’approvazione della legge, in via definitiva, addirittura entro i primi di aprile, prevedendo anche un secondo, rapido passaggio al Senato per codificare le modifiche della Camera.
Già oggi, infatti, durante la conferenza dei capigruppo, il Pdl potrebbe chiedere, come già accaduto per il processo breve, la calendarizzazione in aula per la fine di marzo, con possibilità più che concrete di vincere la partita. La corsa contro il tempo sulle intercettazioni si basa sul tentativo degli avvocati del premier di arrivare al 6 aprile, giorno della prima udienza sul caso Ruby con la legge approvata in modo da depotenziare, almeno parzialmente, le armi della Procura sul fronte probatorio.
E pronti anche a far valere la minaccia della denuncia contro i magistrati milanesi per “incauta intercettazione” qualora il processo si concludesse con un’assoluzione per Berlusconi sia sulla concussione che sul favoreggiamento della prostituzione.
Ma la firma del Capo dello Stato su una legge che restringe ulteriormente la possibilità di manovra della magistratura non è affatto scontata.
Berlusconi comunque non ha più nulla da perdere ed è pronto allo scontro finale.
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Marzo 1st, 2011 Riccardo Fucile
IL PREMIER HA RIPETUTO SPESSO DI NON AVER MAI PAGATO UNA DONNA IN VITA SUA PER UNA PRESTAZIONE SESSUALE…E’ SMENTITO DALLA 21ENNE T.N. CHE RACCONTA DEI BUNGA BUNGA, DEI REGALI AVUTI, DELLO STRESS, DELL’AMBIENTE DEI FESTINI
Verbale di assunzione informazione rese in data 15 gennaio 2011 da T.N.
Il giorno 17/01/2011 alle ore 10.10 in Milano negli uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano — stanza 30 — in relazione al fascicolo di cui in epigrafe, innanzi ai Pubblici Ministeri d.ssa Ilda BOCCASSINI e dott. Antonio SANGERMANO, è presente: T.N nata a Milano il 07/05/1990
DOMANDA: Lei studia? In caso negativo, svolge un’attività lavorativa?
RISPOSTA: Io mi sono diplomata l’anno scorso presso un istituto professionale con indirizzo tecnico della gestione aziendale, in particolare ho frequentato l’istituto tecnico ***** di ****, paese dove io vivo con i miei genitori, anzi con mia madre e il suo compagno. Sono figlia unica. Sono in cerca di un lavoro, ho presentato un po’ di curricula presso aziende o anche negozi di abbigliamento in Milano, cioè indipendentemente dalla mia qualifica e dalle mie opportunita e ovvio che per lavorare sono disposta a fare anche un lavoro di commessa piuttosto che altro.
DOMANDA: Lei conosce una ragazza che si chiama Espinoza Arisleida?
RISPOSTA: Io conosco Espinoza Arisleida da anni, in quanto io fin dall’eta di 16 anni ho abitato con mia madre a Milano e frequentavo l’istituto tecnico *** **. E’ lì che io ho conosciuto l’Espinoza, eravamo in due classi diverse pero abbiamo fatto amicizia e ci frequentavamo. Quando io mi sono trasferita a **** ci siamo un po’ perse di vista, anche se ci sentivamo di tanto in tanto e qualche volta ci siamo anche viste. In pratica ero io che venivo a Milano e ci incontravamo.
DOMANDA: La sua amica Espinoza Arisleida ultimamente le ha presentato persone che lei non aveva mai incontrato precedentemente?
RISPOSTA: Sì, mi ha invitato a partecipare ad una serata a casa del Presidente del Consiglio ad Arcore. Quella sera mi e venuta a prendere un signore e mi ha portato ad Arcore.
Fu la Espinoza a dirmi che mi avrebbe fatto conoscere il Presidente del Consiglio ed infatti sono stata a casa sua nella predetta residenza.
Mi venne a prendere un taxista di fiducia della Aris, da solo, era il 6 gennaio 2011 mi sembra si trattasse di una persona straniera.
Questo autista mi venne a prendere, poi mi ha portato a casa della Aris e da lì, insieme, a bordo della stesso taxi ci siamo recati presso Ia residenza del Presidente del Consiglio in Arcore.
Giunti nei pressi della villa, abbiamo detto chi eravamo a dei Carabinieri, i quali hanno telefonato all’interno dell’abitazione e così ci hanno fatto entrare. Quella sera eravamo una ventina di ragazze a cena e c’era il Presidente. C’era Emilio Fede e c’era il cantante napoletano Apicella.
Poi io sono tornata a casa accompagnata da un’automobile con autista messo a disposizione dal Presidente, da sola.
Dopa cena siamo scesi in un’altra sala tipo discoteca, con le luci, il dj, il palo per Ia lapdance, abbiamo ballato; alcune delle ragazze presenti ballavano con dei vestitini scollati.
Quella sera tutte abbiamo ricevuto in dono una borsa di Carpisa e dei gioielli, di cui ricordo la marca Nicotra di San Giacomo. lo in particolare ho ricevuto un bracciale, presumo d’oro, e un anello uguale al bracciale. Questi gioielli, io non so se sono d ‘oro.
Sono ancora in mio possesso, e cioè presso la mia abitazione, come pure la borsa.
Mi si chiede le ragioni per le quali io sono stata disponibile a recarmi alla serata ad Arcore, rispondo che due sono state le ragioni che mi hanno spinta: la prima è che ero curiosa di conoscere di persona il Presidente del Consiglio; la seconda, e forse Ia più importante per me, è che speravo di ricevere una somma di denaro.
DOMANDA: Ma lei, scusi, perchè riteneva di ricevere una somma di denaro dal Presidente del Consiglio?
RISPOSTA: Perchè Aris, e cioè Espinoza Arisleida, mi aveva detto che se fossi andata lì il Presidente mi avrebbe dato del denaro. Io chiesi che cifra avrei poluto avere e lei mi disse che poteva oscillare da mille euro a cifre più consistenti.
DOMANDA: Durante Ia cena lei si ricorda vicino a chi era seduta? Ed in particolare, lei ha riconosciuto qualcuna delle persone presenti quella sera, oppure le vedeva tulle per Ia prima volta?
RISPOSTA: Come ho gia detto, eravamo circa una ventina di ragazze, io mi sono seduta vicino ad una ragazza italiana che aveva un accento romano, che però io non avevo mai vista.
Durante la cena ho fatto a questa ragazza delle domande, del tipo come aveva conosciuto il Presidente del Consiglio, e lei mi rispose che l’aveva conosciuto tramite un’amica, mi precisò che però io non dovevo fare domande, che il Presidente era una brava persona, che aiutava tutti e che comunque dovevo stare zitta e non essere curiosa.
DOMANDA: La cena quanto tempo è durata?
RISPOSTA: Ritengo più o meno una mezz’ora.
DOMANDA: Dopa la cena che cosa avete fatto?
RISPOSTA: Premetto che prima della cena ci e stato offerto un aperitivo, nel corso del quale lui personalmente ha distribuito a tutti i regali, e cioè la borsa di Carpisa e i gioielli.
Dopa la cena il Presidente ha detto “Ora andiamo tutti a ballare in discoteca”, ha usato anche il termine Bunga Bunga, ma io non so cosa significhi ed era per me la prima volta che sentivo tale terminologia.
Anzi, mi ricordo che mi hanno preso in giro le persone presenti perchè io non avevo mai sentito il termine Bunga Bunga.
DOMANDA: Ma, scusi, negli ultimi periodi sui giornali è uscito spesso tale termine.
RISPOSTA: Si, lo so, me l’hanno detto anche quella sera quasi prendendomi in giro le persone presenti, dicendomi: “Ma come, tu non sai cos’e il Bunga Bunga?”. Ma io leggo poco i giornali e quindi per me era un termine sconosciuto.
DOMANDA: Ma quando lei ha fatto anche domande circa il Bunga Bunga, anche questo secondo lei ha provocato l’irritazione di qualcuna delle ragazze presenti?
RISPOSTA: Non lo so, quello che ricordo perfettamente è che alcune di loro quando io ho chiesto “Ma che cos’è questo Bunga Bunga?” mi hanno preso in giro, dicendo più o meno testualmente “Ma dove vivi?”
DOMANDA: Lei ha detto che posi su proposta del presidente del Consiglio, siete andati in discoteca, che cosa intende dire?
RISPOSTA: Intendo dire che siamo andati in un locale che si trovava sempre un villa a un piano inferiore, questo locale era adibito a discoteca, nel centro c ‘era un palo da lapdance, luci soffuse, un dj, varie poltroncine e si è cominciato a ballare .
DOMANDA: Lei com’era vestita?
RISPOSTA: Io indossavo un mini abito di colore nero, tacchi a spillo e le altre più o meno erano vestite in modo similare
DOMANDA: Ma anche il Presidente e Emilio Fede ballavano o stavano seduti e guardavano?
RISPOSTA: Mentre noi ballavamo, il Presidente e Emilio Fede erano seduti e guardavano.
Alcune delle ragazze che ballavano si avvicinavano al Presidente, che le toccava e loro toccavano lui; stessa cosa con Emilio Fede.
Le ragazze baciavano il Presidente, lo accarezzavano; alcune delle ragazze hanno fatto anche degli spogliarelli.
Io non so indicare i nomi delle persone che hanno fatto gli spogliarelli perchè era tutta gente che io non conoscevo e non avevo mai visto, però la maggior parte delle ragazze era straniera.
Alcune delle ragazze che facevano lo spogliarello e che erano poi nude si avvicinavano al Presidente, che gli toccava il seno o le parti intime o il sedere. Insomma l’atmosfera era quella di un night club, con ragazze che si spogliavano, che mostravano le loro parti intime e che si avvicinavano al Presidente o ad Emilio Fede, lo toccavano nelle parti intime o si facevano toccare. lo non ho avuto il coraggio di fare una cosa del genere perchè sono timida e quindi non mi sono spogliata, nè mi sono fatta toccare dal Presidente o da Emilio Fede.
Io peraltro ero una neofita, cioè nel senso che era la prima volta che andavo, mentre invece tutte le altre partecipanti era evidente dai loro comportamenti che erano abituate a fare cose del genere. Io ritengo che tutti i presenti si siano accorti della mia timidezza, Aris era una di quelle che ballava; io ho trascorso il tempo piu seduta che a ballare .
DOMANDA: Lei a che ora è andata via da Arcore?
RISPOSTA: Se ricordo bene verso le due, due e mezza, sono stata accompagnata fino alla mia abitazione di Meda da un autista del Presidente del Consiglio.
DOMANDA: Durante il tragitto lei ha avuto modo di parlare con questa persona?
RISPOSTA: No, non abbiamo scambiato neanche una parola, lui si e messo alla guida, io gli ho detto dove abitavo e lui mi ha portato fino a casa.
DOMANDA: Lei ricorda che tipo di autovettura era? Lei ricorda se aveva un lampeggiante?
RISPOSTA: Era un’auto monovolume di colore scuro, aveva i vetri oscurati e non aveva nessun lampeggiante, come mi chiedono le SS. VV.
DOMANDA: Quando lei e andata via le altre ragazze sono andate via anche loro o sono rimaste nel locale adibito a discoteca?
RISPOSTA: Alcune sono rimaste, penso circa la metà .
Le altre ragazze sono andate via sempre con autovetture guidate da autisti del Presidente del Consiglio.
Aris è venuta via con me, cioè nella stessa autovettura.
Anzi, preciso, nell’autovettura in cui ero io eravamo in quattro ragazze, io sono stata l’ultima ad essere accompagnate a Meda, insieme a me c’era Aris e le altre due che erano straniere; una è stata accompagnata a Milano2, anche Aris a Milano2, l’altra aveva parcheggiato la propria auto a Milano 2 e quindi, in pratica, da Segrate fino a casa mia sono rimasta da sola in auto.
DOMANDA: Lei alle altre ragazze che erano presenti ha visto se venivano consegnate delle buste?
RISPOSTA: Io con i miei occhi quella sera non ho vista nulla del genere, però avevo saputo da Aris che alle ragazze venivano date dal Presidente delle buste contenenti denaro.
Aris mi ha confidato di avere ricevuto molte volte delle buste contenenti denaro dal Presidente. perchè Aris mi aveva detto di essere andata a letto col Presidente in più occasioni; io non so se questo risponde a verità , ma è questo che mi aveva confidato Aris, che ripeto io conosco da anni perchè eravamo campagne di scuola.
Anzi, come ho già detto, Aris mi disse che se fossi andata a letto col Presidente avrei ricevuto anch’io denaro.
DOMANDA: Ma se lei sapeva che quella sera avrebbe potuto fare sesso col Presidente e ricevere denaro perchè poi è tornata a casa?
RISPOSTA: Io, come ho detto, sapevo perfettamente da quello che mi aveva raccontato Aris che avrei potuto fare sesso con il Presidente del Consiglio e ricevere in cambio denaro e quindi quando ho accettato di andare ad Arcore sapevo che avrei potuto fare questo.
Quando sono arrivata lì e ho visto tanta gente e ho visto il contesto in cui si è celebrata la serata ha prevalso la mia timidezza, quindi a un certo punto Aris mi ha detto “Andiamo a casa”.
DOMANDA: Lei ha detto che Aris le ha confidato di essere andata a letto piu volte con il Presidente del Consiglio e di aver ricevuto denaro da quest’ultimo, le ha raccontato anche che tipo di rapporto sessuale aveva col Presidente?
RISPOSTA: Non mi ha raccontato nel dettaglio che tipo di rapporto sessuale, mi diceva però che andare a letto col Presidente era stressante.
DOMANDA: Scusi, le chiese che cosa significava ‘stressante’?
RISPOSTA: Sì, mi diceva che durava un bel po’ perchè il Presidente aveva rapporti sessuali non solo con Aris, ma contestualmente anche con altre donne.
Quindi mi si chiede se nel momento in cui ho accettato di andare ad Arcore io sapevo che cosa mi sarebbe potuto capitare, cioè di fare sesso col Cavaliere anche in presenza di altre donne, rispondo: Si, lo sapevo, ero preparata psicologicamente, ma quando sono arrivata lì è prevalsa, come dico, la mia timidezza.
E poi, vedendolo di persona sinceramente, nonostante il denaro che avrei potuto ricevere dal Presidente, io sinceramente non me la sono sentita.
DOMANDA: Le persone che erano presenti quella sera, lei è una ragazza di appena 20 anni, erano più grandi di lei oppure sue coetanee? Almeno, qual è stata la sua sensazione?
RISPOSTA: Alcune erano un po’ più grandi di me, altre diciannovenni.
DOMANDA: Lei ha riferito ai suoi genitori che sarebbe andata a casa del Presidente del Consiglio?
RISPOSTA: No, assolutamente
DOMANDA: Lei ha detto di essere stata a casa del Presidente il 6 gennaio 2011, quanto tempo prima Aris le ha proposto la serata a casa del Presidente?
RISPOSTA: Era da un po’ che Aris mi proponeva di andare a casa del Presidente, però per una cosa o per l’altra non si era mai concretizzato.
DOMANDA: Le disse Aris chi l’aveva portata lì?
RISPOSTA: Aris era stata portata nel giro delle serate del Presidente da una persona famosa, quella che fa Colorado, Maristel Garcia.
DOMANDA: Questa persona c ‘era la sera del 6 gennaio 2011?
RISPOSTA: No, non c’era.
DOMANDA: Lei ha detto che Aris abita a Milano2, l’affitto di casa lo paga lei?
RISPOSTA: No, assolutamente no, almeno così mi ha detto la Aris.
DOMANDA: Quella sera, lei ha detto che ha avuto modo di parlare con le ragazze, ricorda se furono fatti nomi di persone dello spettacolo noti per frequentare la villa di Arcore?
RISPOSTA: No, questo non me lo ricordo.
DOMANDA: Lei possiede un cellulare, può dare il numero?
RISPOSTA: Possiedo un cellulare, il mio numero è ***/*******; il cellulare non è a me intestato bensì al compagno di mia madre.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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