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VUOLE OSPITARE I PROFUGHI A CASA SUA, IL PAESE SI RIBELLA, IL SINDACO NON VUOLE, RIFUGIATI RESPINTI: MINNITI DOVE SEI? NON SEI TU CHE TUTELI LA DEMOCRAZIA? O E’ COLPA DI DE MAGISTRIS?

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

INCAPACE DI IMPORRE REGOLE E LEGALITA’, LO STATO METTE IL PRIVATO IN CONDIZIONI DI RINUNCIARE… MINNITI IMPONE SOLO SALVINI REQUISENDO SALE, I PROFUGHI NON HANNO DIRITTI

La protesta dei cittadini di Lambrugo sulla pagina Facebook del sindaco istigatore blocca l’arrivo dei profughi.
Siamo arrivati a questo, allo Stato cacasotto e al Viminale, esperto in requisire sale per “tutelare la democrazia”, che non tutela neanche i privati che vogliono agire nella legalità .
La prefettura di Como ha annunciato l’arrivo in paese di alcuni richiedenti asilo in un appartamento messo a disposizione da un privato, ma il clamore suscitato dall’annuncio sui social ha costretto il proprietario della casa a fare retromarcia.
Il caso è esploso nel giro di poche ore.
Il sindaco di Lambrugo Giuseppe Costanzo, 37 anni, a capo di una lista civica, ha ricevuto una telefonata dal prefetto di Como Bruno Corda.
«Mi ha fatto sapere che in paese sarebbero arrivati alcuni richiedenti asilo che avrebbero alloggiato in un appartamento in centro – spiega lo stesso primo cittadino –. Ho precisato che non condividevo la gestione dei migranti e che avrei vigilato».
Su cosa dovesse vigilare lo sa solo lui, salvo che non ritenesse che fossero in arrivo dei criminali, nel qual caso il prefetto lo avrebbe subito dovuto denunciare.
Chiusa la telefonata, il sindaco mette in allarme i suoi cittadini su Facebook, cosa che farà  evidentemente a ogni nuovo inquilino che prende casa nel suo paese.
E si scatenano i commenti, decine nel giro di poche ore, con numerose prese di posizione contrarie all’arrivo dei richiedenti asilo in un appartamento in centro paese. Il clamore arriva anche al proprietario dell’abitazione che dovrebbe accogliere i migranti. È un 30enne residente nel Lecchese che anni fa ha acquistato all’asta un appartamento al quinto piano di una palazzina che ospita 28 famiglie in centro a Lambrugo.
Dopo esperienze negative con alcuni inquilini (evidentemente padani), aveva pensato di mettere l’immobile a   disposizione di una cooperativa che fa parte del circuito dell’accoglienza ai profughi.
Ieri mattina ha incontrato il sindaco. «Premetto che non gli ho chiesto di cambiare idea, è un privato che della sua abitazione fa quello che vuole», chiarisce Giuseppe Costanzo per mettersi a vento di denunce.
Al termine della chiacchierata con il giovane, avviene il miracolo: il sindaco tranquillizza i suoi cittadini, sempre su Facebook.
«Ho appena terminato l’incontro con il proprietario dell’appartamento che avrebbe dovuto ospitare i richiedenti asilo – posta il sindaco –. Non è più intenzione di questa persona affittare l’abitazione alla cooperativa”. Ma che strano…
I profughi dunque non entreranno a Lambrugo, paese di 2.400 abitanti che, fino ad ora, non ha mai accolto richiedenti asilo.
«Visto il clamore suscitato dalla notizia dell’arrivo dei migranti, il proprietario della casa   ha deciso di rinunciare – spiega lo stesso Costanzo –. Personalmente, avevo mostrato subito il mio disappunto al prefetto.Il fenomeno dei migranti deve essere risolto a livello nazionale ed europeo in altro modo”.
Certo meglio accogliere padani che non pagano l’affitto.
Dal ministero degli Intrni, il campione della tutela della democrazia non ha nulla dire?
Lui impone solo la presenza di Salvini requisendo proprietà  altrui, non è tenuto a garantire quella dei profughi in proprietà  private messe a disposizione.
Ma è chiaro: è tutta colpa di De Magistris…

(da agenzie)

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LETTIERI NON VOLLE LA LISTA DI SALVINI A NAPOLI PERCHE’ GLI AVREBBE FATTO PERDERE PIU VOTI DI QUELLI CHE AVREBBE PORTATO

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

E COME SALVINI HA APPOGGIATO IL CANDIDATO DI FDI ANCHE QUESTO E’ CROLLATO ALL’1,2%…. INVECE CHE ANDARSI A NASCONDERE, SALVINI E LA MELONI OGGI CHIEDONO LE DIMISSIONI DI CHI HA PRESO IL 66,85%, OVVIAMENTE IN NOME DELLA DEMOCRAZIA ALLA MINNITI

Leggiamo che Salvini e la Meloni oggi chiedono le dimissioni del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, facendo finta di non sapere chi è il vero responsabile degli incidenti scaturiti a Napoli per aver voluto imporre la presenza di un indesiderato nella struttura della Mostra d’Oltremare, con truppe cammellate al seguito.
Ma è divertente ricordare quanto contino Salvini e la Meloni a Napoli: il povero Lettieri, candidato sindaco indipendente ma vicino a Forza Italia, ne sa qualcosa.
Il 21 marzo dell’anno scorso, a ridosso delle elezioni comunali, ReteNews24 rivelava i doppi giochi di Salvini che un giorno dichiarava di appoggiare Lettieri e un altro il candidato di Fratelli d’Italia Taglialatela, in rottura con la coalizione di centrodestra.
Salvini ha chiesto a Gianluca Cantalamessa, referente della Lega   Nord a Napoli, di ritirare l’appoggio a Lettieri e convergere sul candidato di Fratelli di Italia, Marcello Taglialatela.   Lettieri ha allertato, di corsa, il sondaggista di fiducia per verificare l’impatto sulla coalizione dell’addio di “Noi con Salvini”. Retenews24 è in possesso del risultato: il sondaggio, riservato, assegnerebbe alla lista “Noi con Salvini” a Napoli una percentuale tra l’1.1 1.2% ma farebbe perdere all’intera coalizione il 2,6 % dei consensi per l’avversione dei napoletani verso Salvini. Il saldo elettorale sarebbe, dunque, negativo per la coalizione che sostiene Lettieri pronto a mollare “Noi con Salvini”.
A quel punto Lettieri, stanco dei voltafaccia, disse no all’appoggio di Noi con Salvini e la zecca padana diede disposizione di appoggiare, senza neanche presentare una propria lista nel timore di farsi contare, il candidato di Fratelli d’Italia.
E fu il bacio della morte.
Taglialatela raccolse un ridicolo 1,2% , una delle percentuali più infime che Fdi ha preso alle amministrative in tutta Italia.
Oggi Salvini e la Meloni (che uniti a Napoli rappresentano 1,2%) chiedono le dimissioni di Luigi De Magistris che ha raccolto “appena” il 66,85% dei consensi tra i napoletani.
Ovviamente in nome della democrazia alla Minniti.

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MINNITI, IL “DIFENSORE DELLA DEMOCRAZIA” CHE CHIUDE GLI OCCHI SUL RISPETTO DELLE LEGGI VIGENTI

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

CONTINUA LA FARSA SU “SALVINI AVEVA DIRITTO DI PARLARE”: PERCHE’ RENZI E MINNITI NON CI DICONO CHE SALVINI E’ FUNZIONALE AI LORO DISEGNI POLITICI E GODE PER QUESTO DI IMMUNITA’? … LA DEMOCRAZIA, CARO MINNITI, E’ FAR RISPETTARE LE LEGGI DELLO STATO: FUORI LE INDAGINI SU CHI ISTIGA ALL’ODIO RAZZIALE

Oggi è il giorno delle lezioni di democrazia provienienti dai pulpiti del Pd.
Vi risparmiamo le frasi scontate di Renzi e De Luca, non vi annoiamo con le accuse a De Magistris per aver fatto valere (non fino in fondo) le sue prerogative di sindaco, ci limitiamo a quanto detto al Lingotto dal neoministro degli interni, che “petto in fuori” ha affermato: “In una democrazia è fondamentale che ognuno abbia il diritto di parola. E io aggiungo che è ancora più fondamentale che sia possibile per chi è più distante da noi. La forza della democrazia è garantire che anche l’avversario più radicale possa liberamente esprimere le proprie opinioni.   È importante che i diritti costituzionali siano garantiti per tutti. La democrazia è il confine contro la violenza”.
Il termine sicurezza – ha proseguito, svelando il reale motivo della sua iniziativa – è una parola troppo importante per lasciarla utilizzare dalla destra che non la sa usare“.
E’ lapalissiano che in democrazia ognuno possa esprimere liberamente le proprie opinioni, a maggior ragione se si tratta di persone di opposizione.
Minniti non lo dica a noi, proveniente da una comunità  politica che negli anni 70 ha potuto apprezzare la “democrazia del Pci”, quella che negava le sale pubbliche al Msi e che permetteva ad Almirante di apparire in televisione solo in occasione delle tribune politiche (dove persino i giornalisti si rifiutavano di partecipare).
L’abbiamo conosciuta quella democrazia, caro Minniti, e non ci risultano interventi tuoi o di tuoi sodali perchè venisse rispettata.
Premesso questo, entriamo nel merito del “diritto di parlare” di Salvini a Napoli, con due osservazioni, la prima tecnica-giuridica, la seconda costituzionale-giudiziaria.
Salvini   poteva scegliere per il suo comizio una piazza o una struttura alberghiera privata, nessuno gli avrebbe contestato quel diritto ( e Minniti lo sa bene).
La piazza è disposta dal questore, il sindaco non ha alcuna possibilità  di mettersi di mezzo. Ancor meno problemi se la scelta fosse ricaduta su una struttura privata.
Ma se vai a scegliere una struttura semi-pubblica, il Comune (che detiene il 60% delle quote della Mostra d’Oltremare) ha diritto a dire la sua, giusto o sbagliato che sia.
Quindi De Magistris aveva diritto a dare il suo non gradimento alla concessione.
Se poi l’Ente Mostra d’Oltremare nega la sala, con quale titolo il ministero degli Interni la requisisce?
Per motivi di ordine pubblico?
Gli stessi, caro Minniti, per cui avrebbe potuto annullare la manifestazione di Salvini, evitando 26 feriti tra le forze dell’ordine.
O conveniva forse politicamente trasformare una apparente “dimostrazione di democrazia” in una prevedibile giornata di incidenti, causati dai soli facinorosi, per poter dimostrare “il polso fermo” del neoministro del Pd?
Napoli e i napoletani non sono andati ad ascoltare Salvini, chi meglio di Minniti era a conoscenza delle truppe cammellate da fuori regione per mettere insieme meno di 1.000 persone ad ascoltare Salvini?
O la messa in scena, con tutti i caratteristi, alla fine doveva “rendere politicamente sulla pelle dei napoletani”?
A Salvini che poteva finire sui giornali come “vittima”, al governo che poteva vantarsi di “aver fatto rispettare la democrazia”, ai 100 facinorosi per esercitarsi nel tiro alle forze dell’ordine?
Chi dovranno ringraziare i 26 agenti feriti e chi pagherà  i danni subiti dai napoletani per questa indegna rappresentazione che si poteva evitare con un po’ di “polso fermo”, se non si avessero avuto altri fini?
E veniamo al secondo punto sul “diritto a parlare di Salvini”.
Minniti ha certamente presente che tra i compiti del suo ministero rientra quello di far rispettare le norme vigenti e denunciare eventuali violazioni alla magistratura.
Tra le leggi vigenti vi è la legge 25 giugno 1993, n. 205 – nota come legge Mancino – che recita:
L’art. 1 (“Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”) dispone quanto segue: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, […] è punito:
a) con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità  o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Se questa norma fosse stata applicata a tempo debito non ci sarebbe stato alcun incidente a Napoli, cari smemorati del Pd, e non ci sarebbero quotidiane esternazioni xenofobe di Salvini e suoi sodali. Perchè o farebbero i martiri in galera o più probabilmente, conoscendo i soggetti, avrebbero optato per altri argomenti, al fine di garantirsi una poltrona in Parlamento.
E non lo diciamo noi, destrisociali veri (non quelli tarocco), ma lo ha detto il primo presidente di Cassazione, Stefano Canzio, un anno fa quando ha definito Salvini “un pericolo per la democrazia” nel corso del plenum del Csm (17-2-2016).
E allora a che serve un Salvini a piede libero e libero di provocare a Napoli?
Serve a marginalizzare la destra italiana, a impedire che nasca una destra moderna,   europea, sociale, legalitaria, attenta ai diritti civili.
Alla sinistra conviene una destra “razzista” che non governerà  mai da un lato, così come canalizzare la protesta in un Movimento aziendale di sprovveduti dall’altro.
E’ la migliore garanzia per continuare a mantenere il governo del Paese.
Quindi complimenti in ogni caso a Minniti che fa il suo.
Chi non capisce un cazzo sono altri.

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ANTIDEMOCRATICO E’ STATO IMPORRE IL COMIZIO DI SALVINI

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

IL GIURISTA BARCELLI: “BRODO DI COLTURA INFETTO E CONTAGIOSO PER LE PEGGIORI ABERRAZIONI RAZZISTE”

Tutti i giorni la realtà  si incarica di smentire la visione del mondo paranoica e razzista che costituisce una via d’uscita davvero a buon mercato dalle difficoltà  di interpretazione del mondo attuale.
Vediamo ad esempio quanto accaduto a Bergamo, dove uno scippatore autoctono è stato bloccato da due profughi nigeriani e consegnato alle forze dell’ordine. Roba da far venire un attacco di bile a Matteo Salvini, che da anni si sforza di convincerci che clandestini, migranti, profughi e simili costituiscono il vero problema dell’Italia e la minaccia alla sicurezza dei cittadini.
Il che è davvero poco sostenibile, specie in un Paese dove l’Italia dove territori sempre più ampi (compresi sempre più quelli del Nord) sono alla mercè di una serie ampia e articolata di mafie che prosperano per l’assenteismo di poteri pubblici spesso inefficienti e corrotti (compresi ovviamente molte volte quelli della Lega Nord).
Il progetto politico di Salvini, se così possiamo denominarlo, si basa, come quello di Trump, sul ricorso sistematico alla discriminazione, razziale o di altra natura, come soluzione dei problemi sociali.
Ciò avviene esaltando episodi deteriori di razzismo minore, come quello avvenuto a Follonica con le due Rom rinchiuse in gabbia. Un brutto episodio che andava sicuramente condannato ma senza ingigantirne la portata, chiedendo ai giovani lavoratori che se ne erano resi responsabili di fare ammenda e restaurando un clima di comprensione civile che mettesse al bando ogni razzismo. Invece che ti fa il buon Salvini? Esprime “solidarietà  ai lavoratori” nell’intento di attribuire una dignità  politica a comportamenti ingiustificabili da ogni punto di vista.
Salvini è con i lavoratori quando sfogano le loro frustrazioni sui più devoli, in altre occasioni è con Marchionne e con i padroni in genere. Sempre dalla parte del più forte.
Davvero inaudito e incredibile quello che è successo a Napoli, dove prefetto e governo hanno imposto antidemocraticamente la presenza di Salvini ordinando alla Mostra di Oltremare di ospitare la sua manifestazione alla quale hanno partecipato solo pochi aficionados.
Dietro la presa di posizione del Prefetto c’è la decisione del tale Minniti, ministro dell’Interno del governo tappabuchi nato dopo la sconfitta referendaria di Renzi & C. , di cui occorre augurarsi al più presto la dipartita.
Dopo gli scontri tra le forze dell’ordine e qualche centinaio di manifestanti, Salvini ha rincarato la dose, annunciando la sua intenzione di tenere la prossima manifestazione a piazza Plebiscito. E’ evidente come il leader della Lega tenti costantemente di elevare il livello dello scontro con le sue provocazioni.
Si afferma che il rispetto delle regole democratiche impone comunque quello del diritto di Salvini a manifestare esprimendo, per così dire, il suo “pensiero”.
Ma occorre chiedersi perchè mai i napoletani dovessero tollerare la presenza sul loro territorio di un “poeta” che qualche anno fa declamò pubblicamente la seguente filastrocca: ““Senti che puzza / scappano anche i cani / Sono arrivati i napoletani … / Son colerosi e terremotati / con il sapone non si son mai lavati … / Napoli merda / Napoli colera”.
Si badi bene che non si tratta solo di goliardia, per quanto deteriore. Non sono solo cori da stadio, ma la “filosofia politica” di una formazione come la Lega Nord che, nell’attuale situazione di crisi e disastro sociale che sta vivendo l’Italia per colpa di chi fin qui ha solo fatto finta di governarla, vuole trarre un capitale di consensi dall’odio nei confronti di determinate categorie sociali.
Non è casuale che Salvini abbia scelto proprio Napoli per inscenare la sua provocazione. Quello che è certo che il ripudio dei napoletani nei confronti di Salvini è totale e incondizionato e fatalmente si estende al governo che ne ha voluto imporre la sgradita presenza alla città .
Bisogna chiedersi se il leader della Lega Nord rappresenti oggi solo un’espressione folkloristica, ovvero solo un avventuriero politico un po’ patetico in cerca di pubblicità  a tutti i costi, ovvero anche il tentativo di esasperare, nella e grazie alla crisi, determinati sentimenti di odio sociale e la ricerca del capro espiatorio.
In questa ultima eventualità  non andrebbe certamente preso sottogamba, specie considerando il clima di intolleranza razziale e di disattenzione nei confronti dei più elementari principi di umanità  che si sta creando in varie parti del mondo.
Brodo di coltura infetto e contagioso per le peggiori aberrazioni di stampo razzista. Un bacino di odio e inciviltà  che va prosciugato con tutti i mezzi opportuni.

Fabio Barcelli
Istituto di Studi giuridici Internazionali Cnr
(da “il Fatto Quotidiano”)

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DUE PROFUGHI BLOCCANO SCIPPATORE BERGAMASCO: STRANO CHE SALVINI NON ABBIA AVUTO TEMPO DI COMMENTARE

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

PIACENZA: IL PADANO STRAPPA BORSETTA A CINESE, I NIGERIANI LO RINCORRONO

Ha scippato una donna, poi è scappato ma due richiedenti asilo lo hanno bloccato e consegnato alla polizia municipale.
E’ successo nel Quartiere Roma a Piacenza.
Un 35enne già  noto alle forze dell’ordine, tossicodipendente originario del Bergamasco, ha preso di mira una ragazza cinese che camminava in via Abbadia, le si è avvicinato e dopo averla strattonata violentemente le ha rubato la borsetta.
La ragazza ha provato a reagire ma non è riuscita a difendersi.
L’uomo è fuggito a piedi ma poche centinaia di metri dopo è stato bloccato da due giovani nigeriani richiedenti asilo ospitati in una struttura del Piacentino.
I due stranieri lo hanno preso di forza e consegnato agli agenti della polizia municipale che nel frattempo sono arrivati sul posto. Il 35enne è stato portato al comando e denunciato per scippo.
Strano che della vicenda Salvini non abbia avuto il tempo di commentare…

(da Ansa)

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RENZI E LE QUERELE A DI MAIO E DI BATTISTA: “ORA RINUNCIATE ALL’IMMUNITA’ PARLAMENTARE”

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

LA SFIDA DI RENZI: “VI ASPETTIAMO CON AFFETTO E CON GLI AVVOCATI”

«Vi aspettiamo con affetto e con gli avvocati»: così Matteo Renzi chiede a Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista di rinunciare all’immunità  e di venire in tribunale a difendersi dalle querele del Partito Democratico.
Renzi, parlando al Lingotto per il discorso di chiusura della corsa per il Congresso ha espresso solidarietà  a Virginia Raggi per le indagini in corso sulla sindaca di Roma: «Un cittadino è innocente fino a sentenza passato in giudicato, sempre. Sempre.
Significa che i processi si fanno nei tribunali, non sui giornali, che le sentenze le fanno i giudici, non i commentatori. Dunque fatemi mandare un abbraccio di solidarietà  a chi, messo sotto indagine in queste settimane, vive una fase di difficoltà ». Pausa. «A Virginia Raggi».
Poi Renzi è passato a rivolgersi a Di Maio e Di Battista: «Venite in tribunale a difendervi dalle querele del Partito Democratico per gli insulti e le offese che ci avete rivolto. Non nascondetevi dietro l’immunità ».
E ancora: «Dal Movimento 5 Stelle in questi giorni e settimane sono state dette parole infami contro di noi. Rinunciate all’immunita’ e rispondete delle querele in tribunale. Vi aspettiamo con affetto, vedremo chi ha ragione e chi ha torto».
Nei mesi scorsi tra Renzi e il M5S c’erano stati molti scontri con annunci di querele, da Alessandro Di Battista a fino allo stesso Beppe Grillo.
Renzi aveva anche annunciato querele all’epoca della campagna elettorale sul referendum per chi avesse detto che il PD stava spendendo soldi pubblici per la pubblicità .
Oggi invece il punto è evidentemente l’inchiesta CONSIP e le tante parole in libertà  di questi giorni: «Non è che il garantismo vale solo con i tuoi e non per gli altri, noi siamo dalla parte della giustizia e per essere parte giustizia facciamo un sommesso appello a M5s che hanno in questi ultimi giorni e settimane detto parole infami su di noi: date una dimostrazione coerente del vostro atteggiamento rispettoso, rinunciate all’immunità  e prendetevi le querele e vediamo in tribunale chi ha ragione, di Maio e di Battista rinunciare a prerogative dei parlamentari e venite in tribunale e vediamo chi ha ragione o torto, vi aspettiamo con affetto».

(da “Huffingtonpost”)

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“SONO ROM, ABBRACCIAMI”: IN CENTRO A TORINO CON UN CARTELLO PER SFIDARE I PREGIUDIZI

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

L’ESPERIMENTO SOCIALE: PER TRE ORE UN ROM 19ENNE   TRA TORINESI E TURISTI INTENTI ALLO SHOPPING

«Lo ammetto, all’inizio un po’ di paura che non mi abbracciasse nessuno l’ho avuta. Invece mi hanno abbracciato in tanti, è stato bello, mi ha fatto star bene. Dopo un’esperienza così ti senti meglio».
In mezzo a via Garibaldi, Yonut Sau, 19 anni, rom, una certa somiglianza con Sean Penn, alle quattro di ieri pomeriggio aveva concluso e commentava così la sua memorabile impresa: tre ore fermo nel flusso continuo del sabato, un cartello ben visibile al collo con la scritta «Io sono rom, abbracciami» e sotto «Giornata internazionale contro il razzismo».
Fermo ad aspettare gesti contro il pregiudizio, piccoli gesti capaci di mettere in relazione. Che sono arrivati. Abbracci, sorrisi, richieste di spiegazioni.
Da Dina, per esempio, che è greca e lavora qui da anni.
«Gli italiani sono gentili con gli stranieri – ha detto poi, seduta in un dehors – ma mantengono le distanze. L’abbraccio è una buona idea, appena provocatoria». Giacomo e Cecilia, giovani romani trasferiti a Torino, hanno superato Yonut, poi sono tornati indietro. «Sappiamo quanto i rom siano discriminati. Ho voluto abbracciarlo», ha detto Giacomo.
Luca, di Ferrara, è sbrigativo: «Zero pregiudizi». «Solo due ragazzi – ricorda Yonut – mi hanno detto: “Sì al razzismo” e sono andati». Una ragazza l’ha abbracciato e rivolta all’amica che la guardava perplessa: «Aveva un buon profumo». Tra uno e l’altro certo anche molta indifferenza.
L’IDEA  
È stata Martina Steinwurzel della cooperativa sociale Babel, realtà  che lavora con migranti e richiedenti asilo, ad avere avuto l’idea degli abbracci da immortalare in un video che verrà  messo sui social in occasione del 21 marzo, appunto Giornata internazionale contro il razzismo.
La candid camera era posizionata alle finestre del Centro Sereno Regis per la pace, l’ambiente, la sostenibilità , in via Garibaldi 13.
«Mi sono ispirata – racconta – all’esperienza fatta anni fa da un ragazzo che, in mezzo alla strada, con una telecamera fissa che lo riprendeva, si era messo al collo il cartello “Ho l’Hiv, ti azzarderesti a toccarmi?”.
Per abbattere il pregiudizio servono anche azioni di questo tipo. Oggi dei rom non si parla più, sono passati in secondo piano».
E c’è dell’altro. «Sui social la gente scrive di tutto, non sembra responsabile di ciò che scrive. Ma in un contatto reale con un essere umano, devi essere davvero molto razzista per non guardarlo negli occhi e accorgerti che è uguale a te». Martina per un po’ si è preoccupata: «Non è scontato come possano andare le cose in un momento storico in cui c’è la caccia al migrante. Siamo contenti».
SOPRATTUTTO GIOVANI  
«Sono contento anch’io», conferma Yonut, meccanico con qualifica in cerca di occupazione, residente al Dado di Settimo, l’housing sociale gestito da Terra del Fuoco, la sola esperienza che abbia positivamente coinvolto i rom. «Gli abbracci li ho ricevuti quasi tutti da giovani e in particolare da ragazze. Una signora anziana ha letto il cartello e mi ha detto: adesso arriva una giovane, è meglio che ti abbracci lei».

Maria Teresa Martinengo
(da “La Stampa”)

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I SOLDI DEGLI XENOFOBI USA ALLA DESTRA RAZZISTA OLANDESE: IL PASSAGGIO DA HOROWITZ, AMICO DI BANNON

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

150.000 DOLLARI PER FINANZIARE WILDERS … DALL’ESTREMA SINISTRA A ULTRACONSERVATORE, HOROWITZ ORA E’ VICINO AL CONSIGLIERE XENOFOBO DI TRUMP

Esiste un collegamento tra il Partito per la Libertà  (Pvv) di Geert Wilders, candidato alle prossime elezioni olandesi del 15 marzo, e l’ala più estremista, xenofoba e islamofoba della nuova amministrazione americana.
È quella che fa capo a Stephen Bannon, ex capo del sito di estrema destra Breitbart News e oggi consigliere speciale del presidente degli Stati Uniti, e che include anche il procuratore generale, Jeff Sessions, e Stephen Miller, capo dei consiglieri di Donald Trump.
Intreccio di legami e interessi tra Usa e Olanda che ha il suo punto di collegamento in David Horowitz: ex esponente dell’estrema sinistra statunitense, cresciuto in una famiglia comunista, oggi scrittore convertito all’ultraconservatorismo e capo della David Horowitz Freedom Center. Horowitz ha contatti e una certa influenza all’interno della Casa Bianca, tanto da aver ispirato il progetto di riforma scolastica della nuova amministrazione.
Allo stesso tempo, dona ingenti somme di denaro al partito di Geert Wilders, con la speranza che il partito populista trionfi alle prossime elezioni, innescando un effetto domino in vista dei prossimi appuntamenti elettorali in Francia, Germania e Bulgaria. Con conseguenze imprevedibili sulla tenuta dell’Unione europea.
Più di 150 mila euro in tre anni. Così l’estrema destra americana influenza il voto olandese
Non solo un appoggio economico e politico in vista delle elezioni olandesi del 15 marzo. David Horowitz è stato il primo ad aver portato Wilders oltreoceano già  nel 2009, quando il suo nuovo partito era nato da appena tre anni e i primi risultati importanti si erano visti solo alle elezioni olandesi per il Parlamento Europeo.
Wilders incarnava tutto ciò che Horowitz cercava e non trovava tra i Repubblicani fino, a suo dire, all’arrivo di The Donald sulla scena politica americana: aggressività , slogan di fuoco e una forte repulsione per immigrati e musulmani.
Nel 2009, il leader politico olandese che parla dell’Islam come di “un’ideologia, non una religione, come il nazismo”, e paragona il Corano al Mein Kampf di Adolf Hitler rappresentava per Horowitz un esempio da mostrare alla destra statunitense
“Nel 2009 Wilders — che parla dell’Islam come di “un’ideologia, non una religione, come il nazismo” e paragona il Corano al Mein Kampf — rappresentava per Horowitz un esempio da mostrare alla destra statunitense
Per questo l’attivista conservatore ha ammesso di aver pagato attraverso la sua organizzazione no-profit due interventi pubblici di Wilders a Los Angeles e alla Temple University di Philadelphia.
Un compenso per l’esponente del Pvv e il resto per sicurezza, spese di viaggio e pernottamento del politico e del suo entourage.
Perchè a causa delle sue posizioni islamofobe e la diffusione del cortometraggio anti-Islam “Fitna”, Wilders vive sotto scorta dal 2004.
Lo stesso anno in cui è stato assassinato ad Amsterdam da un estremista islamico il regista Theo van Gogh. Non si sa, però, quale sia il totale dell’importo.
Niente più che un rimborso spese e un compenso come ospite di un convegno, come vuole la legge americana sulle organizzazioni no-profit che, esenti da tasse, non possono finanziare direttamente l’attività  di partiti politici.
Dell’intero flusso di denaro che parte dal David Horowitz Freedom Center e arriva nelle casse del Pvv si verrà  a conoscenza, però, nel 2013.
Nei Paesi Bassi viene approvata una legge che impone ai partiti e alle formazioni politiche di rendere pubblici tutti i finanziamenti e le donazioni ricevute che superino i 4.500 euro.
Anche il Partito per la Libertà , che non riceve fondi pubblici e si finanzia solo attraverso donazioni nazionali e internazionali, deve mettere nero su bianco i soldi in entrata. Ed è qui che compare, di nuovo, il nome di Horowitz: secondo le cifre diffuse dal Pvv, nel 2014 la fondazione americana ha stanziato circa 18 mila euro in favore del partito di Wilders, ai quali vanno aggiunti i 108 mila dell’anno successivo e i 25 mila del 2016.
Queste cifre sollevano più di un dubbio sulla legittimità  dei pagamenti in favore del partito di estrema destra. Innanzitutto, come riporta The Intercept, mostrando la dichiarazione dei redditi del David Horowitz Freedom Center per l’anno 2014, nei documenti non c’è traccia dei 18 mila euro stanziati per “Amici del Pvv”, la fondazione che raccoglie le donazioni destinate al partito olandese. Inoltre, non potendo finanziare direttamente i partiti politici, c’è da capire perchè il centro di Horowitz abbia stanziato circa 150 mila euro in tre anni in favore del Pvv: soldi necessari a sostenere le spese legali del leader populista e non a finanziare la sua attività  politica, dicono
In aggiunta, il Pvv ha ricevuto altri fondi provenienti dagli Stati Uniti e riferiti sempre ai rimborsi per sei viaggi sostenuti dal suo leader e dalla sua squadra tra il 2013 e il 2016.
Tra i finanziatori, oltre all’onnipresente Horowitz, c’è anche la Freedom Alliance Foundation della quale fa parte Robert J. Shillman, fondatore della Cognex Corporation, membro del David Horowitz Freedom Center e finanziatore della campagna elettorale di Donald Trump.
Horowitz, il sostenitore di Trump che ama Bannon e Wilders e vuole “prendere a pugni i Dem” — Il collegamento tra l’estrema destra al governo negli Stati Uniti e il candidato xenofobo olandese è proprio lui, David Horowitz.
Ed è stato lui che per primo ha fatto conoscere alle platee americane il politico che, oggi, raccoglie i consensi degli olandesi stanchi della “feccia marocchina” e di convivere con comunità  musulmane sempre più grandi e flussi migratori in crescita. Horowitz è molto ben inserito nell’amministrazione Trump e il suo primo e più importante insider è Steve Bannon. Lo scrittore lo definisce “un amico di lunga data”, “un eroe incompreso” e “un eroe dei diritti civili”.
Sia Horowitz che Wilders pubblicano su Breitbart, il portale di estrema destra del quale Bannon è stato direttore esecutivo.
Ma quello che lega lo scrittore e Bannon è probabilmente la spinta che quest’ultimo è riuscito a dare alla proposta dell’attivista in tema d’istruzione.
L’idea di un investimento da oltre 100 miliardi di dollari per la distribuzione di voucher che rendano accessibili a tutti i bambini istituti privati altrimenti troppo costosi è una proposta che Horowitz aveva già  presentato all’amministrazione di George W. Bush che, però, l’aveva rifiutata.
Horowitz non nasconde la sua ammirazione per il tycoon. Basta leggere il titolo del suo ultimo libro, uscito a gennaio 2017: “Il grande programma: il piano del Presidente Trump per salvare l’America”.
Un inno al candidato che ha risvegliato nell’attivista conservatore la passione per i Repubblicani, accusati in passato di essere troppo mosci di fronte alle accuse e le “cattiverie” dei rivali democratici.
Il tycoon è colui che maggiormente si avvicina, nel panorama americano, all’idea di politica che da anni viene invocata da Horowitz, ispirata da una frase di Mike Tyson: “Tutti hanno un piano, fino a quando non prendono un pugno in faccia”.
Quella sognata da Horowitz è la politica dei pugni in faccia, del “rispondere al fuoco con il fuoco”, che Trump e Wilders rappresentano alla perfezione. È quella politica che sogna da quando, da ex estremista di sinistra convertito al conservatorismo più radicale, si è impegnato a creare una nuova generazione di politici conservatori.
Tra questi — e siamo all’altro importante insider all’interno dell’amministrazione Trump — c’era un appena 17enne Stephen Miller.
Conosciuto nei primissimi anni 2000, quando Miller, ancora liceale, lo invitava a tenere comizi nella sua scuola, i due sono rimasti in contatto durante il periodo universitario dell’attuale primo consigliere della Casa Bianca e anche successivamente, quando il giovane politico è diventato assistente e collaboratore di Jeff Sessions.
Quando, poi, Sessions, Bannon e Miller sono approdati alla corte di Donald Trump, è come se anche Horowitz fosse entrato in questo cerchio magico. Una nuova esperienza che per lo scrittore rappresenta una speranza politica per gli Stati Uniti. Possibilmente da esportate anche in Europa.
E il primo paese della lista è l’Olanda.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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USA, LA CRISI DEI MIGRANTI INVENTATA DA TRUMP PER FOMENTARE PAURE

Marzo 12th, 2017 Riccardo Fucile

TUTTI I DATI SIA SUI RIFUGIATI CHE SUI MIGRANTI SMENTISCONO LE BALLE DI TRUMP

Dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, tutti i governi americani hanno perseguito la politica della paura per ottenere il consenso della popolazione.
Iniziata con il Maccartismo — quando la parola comunismo bastava per diventare un traditore della patria e finire sulla sedia elettrica — la politica della paura è diventata il cardine della guerra fredda quando l’Unione Sovietica ha prodotto la sua bomba atomica.
E da allora si è cementata nel popolo americano l’idea che la nazione sia sotto una minaccia esteriore costante.
“Gli americani sono terrorizzati dagli stranieri” mi disse Chomsky diversi anni fa, “è una paura irrazionale, senza fondamento, hanno paura che qualcuno invada il paese e violenti la loro nonna”. Paure irrazionali, assurde, ma soprattutto paure false, come le notizie che le avvallano.
Donald Trump ha vinto le elezioni usando proprio la leva della paura dei migranti, esattamente come George Bush ha convinto gli americani che Saddam Hussein era in combutta con Osama bin Laden per distruggere il paese.
Trump, come Bush, ha riacceso negli americani la diffidenza profonda verso il “resto del mondo”, dove si nascondono i nemici.
Trump lo ha fatto traslando i problemi europei relativi alla crisi dei migranti all’America. La stampa, naturalmente, lo ha aiutato trasmettendo ininterrottamente le immagini drammatiche dei rifugiati siriani, quelle dei migranti nei barconi che affondano nel Mediterraneo e quelle dei leader europei che battibeccano sull’apertura o chiusura dei confini nazionali. Il tutto sullo sfondo degli attentati terroristi in Europa.
La verità  è che in America il problema dei rifugiati, dei migranti e dei cosiddetti immigrati illegali non esiste.
Basta dare un’occhiata ad alcune statistiche. Iniziamo dai rifugiati.
Dal 1980, da quando venne introdotto il Refugee Act (la legge dei rifugiati) che ha creato il programma federale di re-insediamento, fino al 2016 sono entrati negli Stati Uniti appena 3 milioni di rifugiati.
Tanto per avere un’idea delle dimensioni microscopiche di queste statistiche, in 27 anni gli Stati Uniti hanno assorbito meno del doppio del numero di rifugiati e migranti entrati in Europa nel 2015, in un singolo anno.
Nel 2016 il numero più alto di rifugiati proveniva dalla Repubblica democratica del Congo, seguivano a ruota la Siria, Myanmar dove i gruppi armati buddisti stanno conducendo una politica di pulizia etnica nei confronti della popolazione mussulmana, l’Iraq e la Somalia.
Il 2016 è stato l’anno in cui più alto è stato il numero dei rifugiati musulmani ma a parte la Somalia costoro non provengono dalle nazioni elencate nell’ultimo executive order che vieta l’ingresso negli Stati Uniti.
Passiamo ai migranti ed immigrati illegali.
Non esiste negli Stati Uniti un problema di migranti come in Europa per una serie di motivi.
In primis, la stragrande maggioranza dei migranti proviene dall’America latina. In secondo luogo il picco delle migrazioni si è verificato nel 2007, da allora è leggermente sceso per poi stabilizzarsi intorno al 2010.
In terzo luogo, il più alto numero di emigrati illegali vivono e lavorano negli Stati Uniti da più di dieci anni.
E questo spiega perchè l’amministrazione Obama ha concesso loro il riconoscimento dello status speciale, che permette loro di lavorare legalmente senza avere diritto alla cittadinanza.
Al momento degli 11 milioni di emigrati non autorizzati più di 8 milioni lavorano, pari al 5 per cento del totale della popolazione occupata.
Infine, il costo dell’immigrazione illegale e dei rifugiati per il contribuente americani è insignificante.
Ma la paura dello straniero, del nemico è tanta, falsa la realtà  ed ecco perchè agli americani non piace aprire le proprie frontiere.
Queste statistiche da una parte confermano l’inutilità  delle politiche anti immigrazione perseguite da Trump: a che serve un muro con il Messico o la chiusura delle frontiere ad una manciata di nazioni musulmane se la crisi dei migranti non c’è? La risposta è semplice: finchè gli americani saranno convinti di essere minacciati, un presidente che li protegge da questi fantasmi conquisterà  la loro fiducia.
La politica della paura continua a funzionare.

Loretta Napoleoni
(da “il Fatto Quotidiano”)

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