Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
LA SINDACA AVEVA CRITICATO L’ABBIGLIAMENTO DI ALCUNE PARTECIPANTI A “ROMA DICE BASTA”: “SIGNORE CON BORSE DA 1000 EURO”… SENTI CHI PARLA
Nel commentare la manifestazione “Roma dice basta” – durante la quale migliaia di cittadini hanno protestato contro il degrado in cui versa la capitale – Virginia Raggi aveva scritto “anche stavolta li abbiamo scoperti. Quelli del Pd erano riconoscibilissimi: signore con borse firmate da mille euro indossate come fossero magliette di Che Guevara”.
Il riferimento all’abbigliamento di alcune delle persone che hanno partecipato al sit in davanti al Campidoglio non è passato inosservato soprattutto perchè la sindaca, come dimostrano alcune foto pubblicate sui social, non disdegna l’acquisto di borse molto costose.
Probabilmente più costose di quelle sfoggiate al sit in di sabato 27 ottobre.
A far notare la gaffe della sindaca è, tra gli altri, il quotidiano Libero che ha pubblicato in prima pagina uno scatto che ritrae la sindaca con in mano una Kelly 32 di Hermès, dal costo di alcune migliaia di euro.
Sui social non perdonano la svista della sindaca: “La indossava a sua insaputa”, scrive un utente su Twitter, “lei aveva nell’armadio una borsa di H&M, ma la Manina gliel’ha sostituita. Pare abbia sporto denuncia…”, ironizza un altro facendo riferimento alle affermazioni del vicepremier Luigi Di Maio sulla “manina” che avrebbe, secondo lui, modificato il decreto fiscale.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
PENSIONI E REDDITO DI CITTADINANZA NON SONO NELLA LEGGE DI BILANCIO…SE DON CORLEONE LE BRUTTE NOTIZIE LE VOLEVA SAPERE SUBITO, AGLI ELETTORI E’ MEGLIO DARLE IL PIU’ TARDI POSSIBILE
“Il signor Corleone le brutte notizie preferisce saperle subito”. La frase è pronunciata
dall’avvocato Tom Hagen (Robert Duvall) al produttore cinematografico Jack Woltze (John Marley), dopo che quest’ultimo ha rifiutato un favore personale a Don Vito Corleone. Il film, come molti ricorderanno, è “Il Padrino” e la vicenda culminerà con la celebre scena della testa di cavallo nel letto del riottoso produttore.
Se Don Corleone le brutte notizie preferiva saperle subito, il governo le brutte notizie agli elettori preferisce invece darle il più tardi possibile.
La notizia è che i due provvedimenti simboli di questa manovra, reddito di cittadinanza e pensione a quota 100, non faranno parte della Legge di Bilancio.
Il governo ha deciso di rimandarne la disciplina a provvedimenti legislativi ad hoc, limitandosi a stanziare due fondi da 9 e 6,7 miliardi (al lordo di ciò che deciderà il parlamento). È abbastanza strano che i nostri eroi non siano ancora riusciti a trovare un accordo sulle due misure più pubblicizzate, annunciate e, quindi, programmate da più tempo.
A pensar male viene il sospetto che gli elettori potrebbero accorgersi della distanza tra le promesse e la realtà . Per il reddito di cittadinanza, per esempio, potrebbero accorgersi che i famosi 780 euro saranno appannaggio di pochi privilegiati.
D’altronde fare con 9 miliardi una cosa il cui costo era stato preventivato in 15-20 miliardi, implica necessariamente qualche paletto.
Tra questi paletti già s’intravvedono la proprietà di immobili, i criteri ISEE mai specificati, il nodo delle offerte di lavoro (su base geografica? Modulate sulle competenze professionali?) e tanti altri che potrebbero saltare fuori in seguito.
Lo stesso discorso vale per le pensioni, ulteriori paletti al principio generale (62 anni e 38 di contributi) potrebbero essere contenuti nella disciplina specifica e non si tratterà di sorprese gradite per gli elettori, a cominciare dall’ammontare degli assegni.
Dalla legge potrebbe persino saltar fuori che si tratta di una misura una tantum per il 2019, mentre per gli anni a seguire le condizioni potrebbero cambiare.
Il dubbio deriva, tra le altre cose, da un’osservazione dell’attento Gianluca Codagnone, managing director di Fidentiis, che ha notato che l’agenzia di rating Moody’s ha dato questa interpretazione: “The early retirement option is ostensibly intended to be a one-off measure” (la possibilità di pensionamento anticipato pare essere intesa come una misura una tantum). Moody’s ha goduto di indiscrezioni governative?
Il dubbio deriva inoltre dal fatto che per il 2020 le risorse stanziate siano praticamente le stesse, quindi, o i pensionati con quota 100 del 2019 verranno abbattuti a fucilate o quelli del 2020 riceveranno solo un biglietto d’auguri.
D’altronde tutti gli addetti ai lavori sanno che, data la struttura demografica italiana, quota 100 rappresenta un costo semplicemente non sostenibile per il nostro sistema pensionistico nel medio-lungo periodo.
Inoltre gli stanziamenti rappresentano una spesa massima, nulla vieta che se la situazione dovesse precipitare le discipline dei provvedimenti potrebbero non attingere completamente ai fondi stanziati.
Per farla breve, finchè non conosceremo i provvedimenti ad hoc, molte cose possono accadere, persino che questi provvedimenti siano oggetto di trattative con la Commissione Europea.
Insomma, se Don Corleone le brutte notizie le voleva sapere subito, agli elettori è meglio darle il più tardi possibile, magari anticipate da una serie di indiscrezioni utili a testare le loro reazioni.
Ah! A proposito di distanza tra le promesse e la realtà , nessuno crede che ci sia una sola possibilità che la flat tax sarà realizzata in questa legislatura cosi come prevista nel contratto di governo, vero?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
I COMMERCIALISTI DENUNCIANO ANCHE IL CONDONO SULLE LITI TRIBUTARIE: SCONTI DELL’ 80%
Nel decreto c’è ancora lo scudo fiscale per gli evasori all’estero che sarebbe dovuto sparire.
Racconta oggi Luciano Cerasa sul Fatto:
Nell’articolo 9 e nella relazione illustrativa che lo accompagna, depositati in Commissione al Senato, si continua a sancire esplicitamente il divieto di esperire la procedura della dichiarazione integrativa per ottenere la definizione agevolata ai contribuenti “per l’emersione di attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute fuori dal territorio dello Stato”.
Il diavolo però fa le pentole ma non i coperchi.
All’articolo 1, dove si prevede il condono di sanzioni e interessi per tutti i destinatari di un semplice processo verbale di constatazione rispunta effettivamente lo scudo sull’estero. Si possono regolarizzare le violazioni anche in materia di “imposta sul valore degli immobili all’estero e imposta sul valore delle attività finanziarie all’estero”.
Nella relazione tecnica al decreto risultano contestate tra il 2013 e il 2018 una maggiore imposta Iva per 8 miliardi, un ‘imponibile di imposte dirette per 30 miliardi e un miliardo di ritenute. In genere, sottolinea il ministero dell’Economia, con gli accertamenti ordinari si riesce a ottenere la riscossione solo del 3,5% con un’adesione del 4% che determina un incasso di 600 milioni.
Ma secondo Eutekne.info , un quotidiano digitale dedicato ai commercialisti, il vero condono è quello sulle liti tributarie: prevede sconti dell’80% a chi ha vinto in secondo grado di giudizio nonostante l’Agenzia delle Entrate prevalga nel 68,2% dei ricorsi in Cassazione.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
ALTRO CHE + 1,5% DEL GOVERNO CONTE PER IL 2019… IMPOSSIBILE REALIZZARE QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA SENZA SCASSARE I CONTI PUBBLICI
Le stime dell’Istat si abbattono sulle prospettive di crescita dell’Italia: nel terzo trimestre del
2018, l’Istituto di statistica calcola che il Prodotto interno lordo (Pil) sia rimasto invariato rispetto al trimestre precedente, nei dati preliminari corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati.
Il tasso di crescita sullo stesso periodo del 2017 è in rallentamento allo 0,8%.
“Nel terzo trimestre del 2018 la dinamica dell’economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni”, commentano dall’Istituto. “Giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, – continua l’Istat – tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale (ovvero annuo, ndr) del Pil, che passa allo 0,8%, dall’1,2% del secondo trimestre”.
Il terzo trimestre del 2018 ha avuto due giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero rispetto al terzo trimestre del 2017.
L’Istat ricorda che la stima è provvisoria, ma intanto “riflette dal lato dell’offerta la perdurante debolezza dell’attività industriale – manifestatasi nel corso dell’anno dopo una fase di intensa espansione – appena controbilanciata dalla debole crescita degli altri settori”. La crescita acquisita per il 2018, ovvero quella che si realizzerebbe se nell’ultimo trimestre non avvenissero ulteriori variazioni, è ora all’1%.
I numeri giungono nella fase decisiva di definizione della Manovra per il 2019 e mentre si attende la risposta italiana all’Europa, che ha bocciato il progetto di bilancio italiano dando tre settimane di tempo per riscriverlo.
E uno dei motivi di scetticismo di Bruxelles è legato proprio alle previsioni di crescita che il governo ha segnato per il prossimo anno: +1,5% del Pil, alla luce dei provvedimenti che verranno introdotti dal prossimo gennaio. Uno scenario che secondo molti osservatori nazionali e internazionali – a cominciare dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che non ha validato il documento – è ottimistico.
Se il Prodotto non dovesse centrare quel risultato, a cascata aumenterebbe anche il rapporto tra il deficit e lo stesso Pil, dal 2,4% attualmente previsto per il 2019 e che già non piace alla Ue.
L’8 novembre la Commissione pubblicherà le sue stime, e sarà un altro snodo fondamentale per capire quanto credito verrà dato alla capacità dei provvedimenti in via di definizione di spingere una crescita che a questo punto sembra esaurita.
La stagnazione italiana svelata oggi è infatti un risultato peggiore delle aspettative degli analisti, che pure vedevano un rallentamento. Da Intesa Sanpaolo questa mattina, prima del dato ufficiale, pronosticavano un calo da +0,2 a +0,1% trimestrale. Anche il Bollettino di Bankitalia di una decina di giorni fa stimava una crescita dello 0,1%. L’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, guidato da Carlo Cottarelli, spiega bene come sia ora più difficile far tornare i conti rispetto agli impegni della Nota di aggiornamento del Def.
“Ipotizzando una crescita nel quarto trimestre dello 0,1%, in linea con la media degli ultimi due trimestri”, annota l’ex commissario alla spending review ed economista del Fmi, il ritmo dell’espansione dell’economia dovrebbe proseguire al “+0,5% nel primo e secondo trimestre 2019” mentre nella seconda parte dell’anno dovrebbe arrivare allo “0,6%” a trimestre. A questo punto, “l’economia italiana non solo non raggiungerà la stima di crescita dell’1,2% nel 2018 indicata dal governo nella nota di aggiornamento al Def ma difficilmente riuscirà a registrare nel 2019 una performance dell’1,5%”.
Alla luce del nuovo dato, anche i consumatori attaccano: “E’ di tutta evidenza che la nostra economia sta pesantemente rallentando e che la stima del Governo contenuta nel Def, di avere una crescita nel 2018 pari all’1,2% è ormai, purtroppo, una chimera” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Di conseguenza salta anche la stima di avere nel 2019 un Pil a +1,5% e tutte le previsioni in rapporto al Pil, ossia deficit e debito, sia per il 2018 che per il 2019” prosegue Dona. “Insomma, il Governo deve rifare tutti i calcoli, visto che le stime del Def sono, alla luce dei dati di oggi palesemente sballate”.
Recentemente, gli indicatori Pmi dell’istituto Markit – che anticipano l’andamento di manifattura e servizi intervistando i direttori agli acquisti delle aziende e sono ritenuti assai affidabili sui mercati – avevano mostrato segnali di forte debolezza per tutta l’Eurozona. Timori confermati da Eurostat, secondo la quale lil Pil rallenta nel terzo trimestre al +0,2% e nella Ue-28 al +0,3%
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
CONTE HA CHIESTO DI SOSTITUIRLO, MA I VERTICI AZIENDALI DEL M5S LO HANNO BLINDATO
Tra Giuseppe Conte e il suo portavoce Rocco Casalino c’è gelo.
Il Giornale racconta che l’uomo che la Casaleggio Associati ha messo a capo della comunicazione del MoVimento 5 Stelle prima e della presidenza del Consiglio poi ha tirato troppo la corda tra una minaccia ai tecnici e lo scoglionamento per il Ferragosto saltato e proprio per questo la convivenza con Conte si è fatta sempre più difficile:
Differenze di carattere, maggiore desiderio di autonomia dell’inquilino di Palazzo Chigi, volontà di avere una comunicazione più felpata. Sarebbero queste le motivazioni della «freddezza» tra i due.
Un climax discendente che ha avuto il picco dopo la pubblicazione dei due audio di Casalino da parte di alcuni quotidiani tra cui Il Giornale
A quel punto il premier, anche leggendo i commenti sul web, ha imposto allo spin doctor di rendere meno invasiva la sua presenza.
Sui social, avrebbe dato fastidio la sequela di battute su «Conte portavoce di Casalino», il tutto corredato da immagini in cui si vedeva il comunicatore in prima linea a dribblare i microfoni, Conte dietro, dimesso e in ombra.
Proprio per questo la presenza di Casalino a Palazzo Chigi si è rarefatta:
Riferiscono che, nelle scorse settimane, è diminuita la presenza di Casalino nelle stanze di Palazzo Chigi. Con Maria Chiara Ricciuti, vice capo ufficio stampa, a tamponare. Un passo indietro rispetto alle intemperanze dei mesi scorsi, quando il portavoce si sentiva in dovere di fare da Cicerone all’inesperto giurista nella selva dei Palazzi del potere. E in seguito alla pubblicazione delle registrazioni, Rocco ha avuto un approccio meno «muscolare» nel lavoro.
Sarebbe potuta andare anche peggio della «quarantena». Conte ora si sente più sicuro nella gestione delle sue uscite. E c’è chi racconta che avrebbe espresso il desiderio di scegliere un altro portavoce. Ma la pretesa è stata bloccata dai vertici pentastellati, che hanno blindato Casalino.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
AVEVANO PROMESSO CHE LE MACCHINETTE POTEVANO STARE ACCESE SOLTANTO 8 ORE AL GIORNO, MA NESSUNO FA RISPETTARE I DIVIETI
“Non pubblicate il mio nome, vi prego. Ho già tanti problemi in famiglia…”. 
Esordisce così uno dei tanti giocatori afflitti da ludopatia, ipnotizzato come tanti dai rulli delle slot machines che in Italia sono decisamente più numerose che nel resto del mondo. Gli italiani buttano un miliardo di euro al mese dentro a quelle macchinette. Soltanto a Roma, ce ne sono più di 50.000
“Non mi considero più nemmeno un giocatore. Quando ero giovane giocavo a carte, alle corse dei cavalli, a tutto. Ho sempre avuto questa tendenza purtroppo, ma era anche una passione, e a volte vincevo. Ora mi sento come un pollo di allevamento. Sto seduto, premo un pulsante, guardo la ruota che gira e affondo nei debiti”.
A fine giugno, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha deciso che le slot machines potevano stare accese soltanto 8 ore al giorno.
“A luglio e ad agosto -racconta il giocatore- è stato così. Spesso le trovavo spente e stavo lentamente perdendo questa bruttissima abitudine. Quest’anno sono persino riuscito a portare in vacanza mia moglie e mio figlio, perchè qualche euro sono riuscito a salvarlo”.
E poi, cos’è accaduto?
“Da settembre è ricominciato tutto come prima. Dicono che applicano pesantissime multe a chi le tiene accese più di 8 ore, ma a parte qualche bar, ora sono di nuovo tutte accese. E io sono di nuovo nei guai. Frequento anche un corso per guarire dalla ludopatia. Ma come fai a difenderti se ogni volta che entri in un locale qualsiasi trovi le slot machines accese?”
(da Globalist)
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Ottobre 30th, 2018 Riccardo Fucile
CLAMOROSO SUCCESSO DELLA CAMPAGNA DELL’INDIPENDENT… E LA SETTIMANA SCORSA 700.000 PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA ALLA MARCIA PER IL FUTURO
Facile dire: via dall’Europa e giocare sullo sfascismo imperante.
Poi – soprattutto i giovani e quelli più informati – uno ci riflette un attimo e vede che il Regno Unito fuori dall’Unione Europea rappresenta un impoverimento e non una ricchezza. Essere isolati invece di far parte di una comunità .
Così la campagna dell’Independent per un referendum bis sulla Brexit ha raggiunto la soglia del milione di firme solo tre mesi dopo l’avvio dell’iniziativa: lo riporta oggi lo stesso quotidiano britannico
Il giornale aveva lanciato la campagna il 25 luglio scorso spiegando in un editoriale che il referendum del 2016 «ha dato la sovranità al popolo britannico, ora il popolo ha diritto di avere l’ultima parola», anche sull’esito del negoziato con Bruxelles sul divorzio dall’Ue.
L’idea di un secondo referendum viene ancora esclusa dal governo ma le probabilità che la May raggiunga un accordo con Bruxelles che possa essere approvato dal Parlamento sono sempre più basse e nel Paese cresce la protesta.
Solo la settimana scorsa circa 700mila persone sono scese in piazza a Londra per chiedere il cosiddetto ‘Voto del Popolo’ e aderire alla ‘Marcia per il Futuro’ organizzata dall’Independent.
(da Globalist)
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