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L’INDAGATO PER SEQUESTRO DI PERSONA INDOSSA ABUSIVAMENTE LA MAGLIA DELLA MARINA MILITARE ED E’ ANCHE RECIDIVO

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

SALVINI VA DENUNCIATO PER VIOLAZIONE DELL’ART 498 DEL CODICE PENALE, E’ ORA DI FINIRLA CON LE SCENEGGIATE ILLECITE

È il fascino della divisa mescolato alla pulsione da spot.
Matteo Salvini è passato dalle felpe leghiste con denominazioni di città  alle tenute dei corpi dello Stato. Prima quella da poliziotto, facendo infatti arrabbiare i sindacati quando a Ponte di Legno ha sfoggiato la maglietta della Pubblica sicurezza, e ora si è spinto oltre.
Su Facebook posta un suo selfie in cui si notano le stellette della maglia della Marina e in mano il ministro dell’Interno ha un pacco di castagne. Si legge: “Castagne arrosto, mirto e buonanotte”.
Poco prima, con questa stessa maglia, aveva partecipato al vertice sulla manovra a Palazzo Chigi con il premier Conte, il vicepremier Di Maio e il ministro Tria. All’uscita viene ripreso dalle telecamere e la maglia della Marina con tanto di stellette non passa inosservata.
Capo dell’uniforme che viene dato in dotazione a chi lavora a bordo delle navi e se ci sono cuciti i gradi non può essere utilizzato dai civili.
Forse infatti il ministro non si è accorto che è in vigore un articolo del codice penale, il 498, che ne vieta l’utilizzo e recita quanto segue:
Chiunque, fuori dei casi previsti dall’articolo 497 ter, abusivamente porta in pubblico la divisa o i segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico, o di un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, ovvero indossa abusivamente in pubblico l’abito ecclesiastico, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria.
Stesso scivolone era stato fatto qualche giorno fa dal sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo che sui social aveva postato una sua foto in mimetica e mitra.
Mai invece Elisabetta Trenta, pur essendo ministro della Difesa, si è fatta fotografare con divise.
Al contrario di altri politici sempre tentati dal lanciare messaggi che vorrebbero essere rassicuranti. Un utente Facebook Giovanni Rosanna nota l’abbigliamento: “Con la camicia nera e le stelle a urlare contro i poteri forti!!! Quando cominciamo a muovere i carri armati contro Banca Italia???”.
Un altro Roberto Bui lo corregge: “Era una polo della Marina militare, al limite ci manda le navi!”.
Il paradosso è che Salvini si veste da uomo d’ordine proprio mentre il Def, ma anche la vicenda immigrazione, sta provocando in Italia e all’estero il massimo disordine.

(da “La Repubblica”)

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GIORGETTI ERA DAVVERO UN SOSTENITORE DEL PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

IL VOTO E LE DICHIARAZIONI IN PARLAMENTO NEL 2011, PRIMA DI RICICLARSI SOVRANISTA

Ospite di Agorà  su Rai3 il 2 ottobre, il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio Mario Monti ha affermato (1h 18 min. 50 sec.): “Sapete chi ha avuto il merito principale, non solo nel votare ma nel guidare la navigazione per quella proposta [di introdurre il pareggio di bilancio in Costituzione n.d.r.]? L’allora presidente della Commissione Bilancio della Camera Giorgetti, che infatti in sede di votazione ha fatto delle dichiarazioni entusiaste”.
Davvero il deputato della Lega, e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha avuto un ruolo di primo piano nell’approvazione di una norma oggi al centro delle polemiche tra il governo di cui fa parte e la Commissione europea?
Siamo andati a verificare e l’affermazione di Monti risulta corretta.
Vediamo i dettagli.
Il pareggio di bilancio in Costituzione
Come si legge sul sito della Camera, “nel corso della seconda parte della XVI legislatura [2008-2013 nd.r.], in concomitanza con l’acuirsi delle tensioni sui debiti sovrani dell’area dell’Euro, è emersa a livello comunitario l’esigenza di prevedere negli ordinamenti nazionali ulteriori e più stringenti regole per il consolidamento fiscale e, in particolare, di introdurre, preferibilmente con norme di rango costituzionale, la ‘regola aurea’ del pareggio di bilancio”.
Il Parlamento ha quindi inserito in Costituzione, con la legge costituzionale n. 1 del 20 aprile 2012, il principio dell’equilibrio strutturale delle entrate e delle spese del bilancio (in particolare negli articoli 81 co.6 e 97, ma non solo).
La legge è stata esaminata e approvata in tempi rapidissimi (v. Iter). Il primo esame alla Camera, nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio e tesoro, è iniziato il 5 ottobre 2011. Nelle settimane successive è stato trattato dall’aula di Montecitorio, dalle commissioni e dall’aula del Senato ed è tornato alla Camera a dicembre 2011 per una seconda lettura (di nuovo sia in commissione che in aula). Dopo questa, ha quindi concluso il suo percorso con l’approvazione definitiva da parte del Senato — in seconda lettura, dopo l’esame delle commissioni e dell’aula — il 17 aprile 2012.
Il relatore per la commissione Bilancio della Camera (v. Testi) era Giancarlo Giorgetti, della Lega Nord.
Le parole di Giorgetti durante la trattazione
Durante la trattazione in commissione Bilancio e in aula, come risulta dai resoconti stenografici della Camera, Giancarlo Giorgetti si è speso molto per l’approvazione della legge, rispondendo ai dubbi dei deputati e sostenendo la bontà  dell’intervento normativo.
Il 23 novembre, ad esempio, nel corso della prima lettura alla Camera Giorgetti aveva dichiarato che “il pareggio di bilancio è funzionale, in una prospettiva di medio periodo valida per tutti i Paesi dell’euro, ad assicurare il rispetto dei parametri europei in termini di deficit e di debito pubblico”, e ancora, che “occorre dare un segnale politico forte ai mercati, chiarendo che l’Italia e l’Europa hanno imboccato in modo duraturo la strada del rigore”.
Giorgetti oltretutto era consapevole delle conseguenze dell’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione: “La costituzionalizzazione del principio dell’equilibrio di bilancio ed il sostanziale divieto di indebitamento (…) è di per sè destinata a condizionare l’operato degli organi di Governo di ogni livello territoriale. La violazione di tale principio avrebbe senz’altro conseguenze a livello politico e di opinione pubblica, facilitando anche una pronta e ferma reazione delle istituzioni europee”.
Inoltre, la posizione dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio non era affatto isolata. Sempre il 23 novembre lo stesso Giorgetti affermava che “dall’attività  svolta dalle Commissioni è emersa una generale condivisione della scelta di introdurre in Costituzione il principio del pareggio di bilancio”.
Concetto ribadito anche nella seduta del 29 novembre, quando Giorgetti dichiarò: “Anche la discussione sulle linee generali ha confermato l’ampia convergenza tra le diverse forze politiche in ordine all’inserimento del principio del pareggio di bilancio nella nostra Carta costituzionale”.
Le parole di Giorgetti al momento del voto
Il 5 marzo 2012, quando la Camera ha dato definitivamente il suo via libera — in seconda lettura — alla legge costituzionale che ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione, Giorgetti si era espresso in modo nettamente favorevole al provvedimento.
Il suo intervento in aula cominciava così: “Signor Presidente, il risanamento e la stabilizzazione della finanza pubblica rappresentano la pre-condizione per consentire all’Italia di affrontare con successo gli scenari competitivi determinati dalla globalizzazione e di registrare tassi di crescita economica adeguati”.
Giorgetti, poi, sottolineava come la norma uscita dai lavori della Camera fosse coerente anche con il Fiscal Compact, che era stato approvato in sede europea successivamente all’inizio della trattazione a Montecitorio dell’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Diceva a tal proposito Giorgetti: “Abbiamo anche la soddisfazione di sottolineare che ciò che abbiamo in qualche modo scritto noi in Commissione è coerente con quello che poi è stato definito in sede europea. Allo stesso tempo il provvedimento, per come è congegnato, è tale da lasciare al livello nazionale quel margine di discrezionalità  necessario ad affrontare contingenze future ed eventi imprevisti”.
Insomma, per il deputato della Lega era un buon provvedimento, che non avrebbe legato eccessivamente le mani ai futuri esecutivi.
Quanto alle critiche secondo cui il rigore avrebbe limitato le possibilità  di crescita per l’economia, Giorgetti infatti sosteneva che “il provvedimento (…) presenta margini di elasticità  e di flessibilità  non trascurabili e (…) agevola (…) il perseguimento in ambito europeo di strategie che si pongano come obiettivi la crescita, l’occupazione e la competitività ”.
Come ha votato Giorgetti
Nelle due votazioni che si sono tenute alla Camera, Giorgetti ha sempre votato a favore del provvedimento: al termine della prima lettura, il 30 novembre 2011, e anche al termine della seconda, il 6 marzo 2012.
Da notare comunque che il 30 novembre non c’è stato nemmeno un voto contrario, e il 6 marzo appena tre (Belcastro e Iannaccone del Gruppo misto, e Scilipoti di Popolo e territorio).
Conclusione
Mario Monti ha ragione nel sostenere che nel 2012 Giancarlo Giorgetti, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Conte, ha sostenuto fortemente l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione.
Non ci esprimiamo sulla qualifica di “entusiaste” riferita alle sue parole, ma dai resoconti stenografici risulta indubbiamente che il deputato della Lega fosse convinto della necessità  e della bontà  del provvedimento, nonchè della sua capacità  di conciliare il rigore con la crescita.
Nelle due votazioni finali della Camera, coerentemente con le posizioni espresse, Giorgetti ha infatti votato sempre a favore della norma.

(da agenzie AGI)

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LE ALLEGRE COMARI. TRIA: “PER LA FLAT TAX 600 MILIONI”, SALVINI: “NO, SONO IL TRIPLO”

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

ANCHE OGGI RIESCONO A LITIGARE SULLA RIPARTIZIONE DEI SOLDI

Manovra, si va avanti. Incuranti di tutto. Degli avvertimenti di Bankitalia e dell’Ufficio parlamentare sul Bilancio, dei moniti del Fondo Monetario Internazionale e della Ue, delle perplessità  dei ministri Tria e Savona.
E dello spread, che oggi in apertura è tornato a risalire.
Ma intanto emerge uno scontro sulla flat tax tra il ministro Tria e Salvini.
Il ministro dell’Economia in commissione Bilancio ha detto che gli interventi previsti per la flat tax dal governo avranno un costo nel primo anno di soli 600 milioni, per poi salire a 1,8 miliardi nel 2020 e a 2,3 miliardi nel 2021: in totale 4,7 miliardi in tre anni.
Ma Salvini ha contestato la previsione. “Sono di più, un miliardo e 700 milioni”, ha detto, a margine dell’anniversario dalla fondazione dei Nocs della polizia.
“La manovra è di circa 16 miliardi ma per le riduzioni fiscali ha un ammontare stimabile di circa 1,7 miliardi. Comunque lunedì arriva il decreto fiscale, i numeri saranno scritti e non mentono”.

(da agenzie)

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DIE WELT: “GARA FINALE IN ITALIA, I POPULISTI PRESENTANO L’EUROPA COME CAPRO ESPIATORIO DELLA MISERIA ITALIANA”

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

L’EDITORIALE DEL QUOTIDIANO TEDESCO: “VOGLIONO TORNARE ALLA LIRA”

“Gara finale in Italia”. È questo il titolo di un editoriale pubblicato in prima pagina sul quotidiano tedesco Welt sulla finanziaria italiana. Nell’articolo si legge che il governo sta cercando di fare arretrare Bruxelles, “e anche così dall’Euro si arriva alla Lira”, è la conclusione.
“La coalizione fa esattamente quello che si aspettano gli elettori: una prova di forza con Bruxelles”, si legge.
“I populisti hanno presentato l’Europa come capro espiatorio della miseria italiana e molti elettori ci credono”, scrive la Welt, che sottolinea anche come Spagna e Irlanda abbiano “usato il tempo concesso dalla Bce per le riforme e sono da tempo di nuovo sulla strada della crescita”.
“L’Italia invece si rifiuta di affrontare la cura da cavallo e cerca una strada indolore”, è l’analisi. “La baruffa con la Commissione sul bilancio per il prossimo anno è solo l’inizio di una lite permanente sul futuro dell’unione valutaria – continua l’articolo – Se Bruxelles cede di nuovo scompaiono le chance che l’Italia tenti seriamente di demolire il debito o di risolvere autonomamente la sua acuta crisi bancaria”.
Welt ricorda che gli italiani in passato volevano assolutamente entrare nell’Euro.
“In campagna elettorale i partiti avevano messo in gioco l’uscita dall’Euro – si legge alla fine -. Ora il governo specula pubblicamente sul fatto invece che i Partner europei retrocedano. Anche così si arriva dall’Euro alla Lira”.

(da agenzie)

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UN ALTRO RIVOLUZIONARIO: BOSSI CHIEDE L’AFFIDAMENTO AI SERVIZI SOCIALI PER EVITARE IL CARCERE

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

LA CASSAZIONE HA RESO DEFINITIVI I 18 MESI DI CARCERE

Umberto Bossi ha chiesto, per evitare il carcere, l’affidamento in prova ai servizi sociali.
La richiesta verrà  presentata al tribunale di sorveglianza di Brescia (probabilmente già  domani) dal suo avvocato, Domenico Mariani.
La richiesta arriva dopo il respingimento del ricorso che Bossi aveva presentato in Cassazione per l’accusa di vilipendio nei confronti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
I fatti risalgono al 2011 quando durante un comizio a Bergamo definì Napolitano “terùn”. La sentenza di appello aveva previsto una condanna a 18 mesi di carcere, condanna confermata, quindi diventata definitiva, dalla Cassazione nelle scorse settimane.
“La vicenda potrebbe essere non del tutto chiusa – spiega però l’avvocato Mariani – perchè quando fu presentato il ricorso in Cassazione il legale di Bossi era Matteo Brigandì il quale era però membro del Csm, quindi non iscritto all’Ordine degli avvocati”. Questo vizio potrebbe, parere del legale, rimettere pista l’ipotesi di un nuovo ricorso.
Oggi era anche la giornata in cui si apriva l’appello del processo contro Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere della Lega Belsito.
§Ma l’inizio ha coinciso con un rinvio. I giudici, infatti, hanno accolto il legittimo impedimento di uno dei difensori ed è stato rinviato tutto al 14 gennaio. L’accusa per gli imputati è di appropriazione indebita per aver usato i soldi della Lega per fini privati.
La quarta Corte d’Appello, presieduta da Cornelia Martini, ha ritenuto legittimo l’impedimento dell’avvocato Rinaldo Romanelli, nuovo legale di Belsito, in quanto impegnato nel processo genovese, sempre di secondo grado e il cui decreto di fissazione è stato notificato prima rispetto a quello milanese, in cui tra gli imputati per truffa ai danni dello Stato figura pure il suo assistito.
La Lega ha tempo fino a fine novembre per depositare querela nei confronti dei Bossi e di Belsito. Qualora il partito, ora guidato da Matteo Salvini, non dovesse sporgere denuncia, verrebbe dichiarata l’improcedibilità  e quindi cancellate le condanne inflitte ai tre dal Tribunale nel luglio dell’anno scorso: 2 anni e 3 mesi di reclusione a Bossi, 1 anno e 6 mesi al ‘Trota’ e 2 anni e 6 mesi a Belsito.

(da agenzie)

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IL BOICOTTAGGIO DEI GRILLINI A “L’ARIA CHE TIRA” DELL’ODIATA MYRTA MERLINO

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

MINACCE DI NON COMPRARE I PRODOTTI A CHI FA PUBBLICITA’ DURANTE IL PROGRAMMA

L’Aria che tira di Myrta Merlino è evidentemente il programma più odiato dal grillino medio.
Prima la Findus e poi Mocio Vileda hanno dovuto fronteggiare negli anni svariate minacce di boicottaggio (a cui ha aderito anche un senatore M5S) per la “colpa” di sponsorizzare il programma di La7 con la loro pubblicità .
Il ragionamento del grillino medio è: se un’azienda fa pubblicità  in un programma a me sgradito io posso minacciare di non comprare i suoi prodotti così metto in difficoltà  il programma.
Questo livello di scorrettezza intellettuale, sempre a causa di Myrta Merlino, oggi tocca a Immobiliare.it, azienda di annunci immobiliari che ha dovuto fronteggiare l’uragano di commenti (molto probabilmente organizzato in qualche gruppo Facebook) che si è scatenato in un unico e preciso post proprio ieri: “Se dovessi comprare casa non mi rivolgerei a immobiliare.it. sponsor principale di un programma spazzatura come la puzz…..pardon l’aria che tira, spero che siano in molti a boicottare sia voi che il programma. Niente di personale, ma non è affidabile il programma.e di conseguenza può non esserlo anche lo sponsor che fa scelte poco oculate”, scrive ad esempio Nives tradendo con il suo commento tutta l’intenzione di fare pubblicità  negativa a un’azienda perchè non le piace un programma che con quell’azienda c’entra pochino.
E ovviamente non è l’unica: “Immobiliare.it ma vi interessa o no essere seguiti? Questa non è ideologia politica, ci mancherebbe, è rilevare le faziosità  e falsità  di questa emittente, non c’è una trasmissione che si salvi! Almeno fatevi fare lo sconto per il calo di audience! Vi conviene”, scrive Giovanni, che evidentemente non ha chiaro il concetto di ideologia.
E poi c’è Leo (“So che in un paese collocato al 74° posto nella classifica mondiale della libertà  di stampa è difficile trovare spazi adeguati, ma la7 e i suoi talk show sono quanto di più aberrante. Un consiglio: cambiate rete o fascia oraria”), che evidentemente fa parte di quella nutrita schiera di duri di comprendonio che non hanno ancora capito che se l’Italia è in basso nella classifica della libertà  di stampa non è per la qualità  dei suoi giornalisti ma per le aggressioni e le minacce che subiscono.
Infine c’è l’azienda, che ha deciso di replicare ai grillini in modo standard con una risposta che suona simile per tutti: ” Immobiliare.it da anni si impegna a garantire ai propri utenti un servizio efficace e di qualità . La programmazione dei nostri spot televisivi non è guidata da alcuno schieramento politico o ideologico: le nostre campagne pubblicitarie vanno in onda su tutti i principali network televisivi italiani, seguendo parametri di natura esclusivamente tecnica”.
Peccato: a Immobiliare.it non hanno ancora capito che discutere con certa gente non è difficile: è inutile.

(da “NextQuotidiano”)

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“LASCIO IL M5S, LA CASALEGGIO CI CHIEDE LA PASSWORD DEI SOCIAL, E’ ENTRATA NELLE NOSTRE VITE”

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

L’ADDIO DELL’EUROPARLAMENTARE DANIELA   AIUTO

L’europarlamentare Daniela Aiuto lascia il Movimento 5 Stelle. Dopo essersi autosospesa per la notizia di aver chiesto rimborsi al parlamento europeo per uno studio copiato in realtà  da Wikipedia, abbandona definitivamente il partito di Casaleggio e Grillo.
“Nel Movimento 5 Stelle gli eletti sono al servizio della comunicazione, e non il contrario. Comunicazione fatta di persone di solito provenienti dalla Casaleggio, o scelte lì. Queste persone sono diventate il gestore delle nostre esistenze, non della comunicazione soltanto. Entrano nelle nostre vite perchè possono decidere il successo o l’affossamento mediatico del singolo eletto”, ha raccontato in un’intervista a La Stampa.
Aiuto racconta di come andò la vicenda dell’autosospensione.
Mi recai al cospetto di Davide Casaleggio. Gli spiegai che ero la vittima, e che ero pronta a produrre tutte le evidenze che lo dimostravano. Ero disposta anche a rifondere il Parlamento (come ho fatto subito dopo), nonostante l’assenza di mie responsabilità  dirette. Mi colpì la sua totale mancanza di empatia. Tra l’altro in quel periodo attraversavo alcuni seri problemi familiari, gliene parlai, in maniera confidenziale. Non ebbe alcuna reazione. Mi disse di autosospendermi perchè lui doveva tutelare l’immagine del Movimento
Da lì il rapporto con i vertici del Movimento 5 Stelle si è totalmente incrinato. E ora l’europarlamentare punta il dito contro la gestione della Casaleggio.

(da “NextQuotidiano”)

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CRISTINA PARODI: “L’ASCESA DI SALVINI? E’ DOVUTA ALL’IGNORANZA”

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

“FA PAURA UNA POLITICA BASATA SULLA DIVISIONE”

“A cosa è dovuta l’ascesa di Salvini? All’arrabbiatura della gente. Al fatto che probabilmente non è stato fatto molto di quello che era stato promesso di fare. È dovuta alla paura e anche all’ignoranza. Mi fa paura vedere un tipo di politica che è basata sulla divisione, sui muri da erigere. Vorrei una politica che andasse incontro ai più deboli e che aiutasse questo Paese a risollevarsi in un altro modo”.
Cristina Parodi è intervenuta ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dall’1.30 alle 6.00 del mattino.
La scorsa edizione di Domenica In, nella quale lei era alla conduzione, non è stata premiata con gli ascolti, ma lei porta comunque un bel ricordo di quell’esperienza: “Nessun rimpianto, sono tutte esperienze che vanno vissute perchè ti lasciano qualcosa. Iniziare una stagione difficile e portarla a termine bene ti dà  una grande soddisfazione. Mi rimane un ricordo piacevole, per quanto faticoso e complicato”.
Nel corso dell’intervista, Cristina Parodi ha detto la sua anche sul movimento Me Too: “Qualsiasi donna non può che difendere un movimento del genere, però bisogna difenderlo con intelligenza, sensibilità  e capacità  di distinguere e capire bene le diverse sfumature che ci sono nei rapporti tra uomini e tra donne. Sono una femminista della prima ora, sono convinta che le donne siano forti, che abbiano fatto delle battaglie più che giuste e che ce ne siano altre da combattere per riuscire ad ottenere dei ruoli importanti, delle posizioni di potere che ancora non abbiamo. Donne e uomini sono due mondi diversi, abbiamo modi diversi di ragionare. Questo a volte crea delle incomprensioni. Detto questo, se la donna dice no è no, non esiste ragione che possa giustificare una situazione che vada oltre il no della donna”.
Il marito Giorgio Goriha deciso di ricandidarsi a sindaco di Bergamo: “Ne abbiamo discusso, ma non credo che sia stata una decisione travagliata. È stato faticoso ma anche bellissimo fare questi cinque anni da sindaco di Bergamo. Giorgio è una persona onesta, sincera, da bergamasco ha iniziato una cosa e ora vuole finirla”.

(da “Huffingtonpost”)

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“RISCHIO MAFIA A GENOVA, TROPPE LACUNE”: L’ALLARME DI CANTONE SUL DECRETO GENOVA

Ottobre 10th, 2018 Riccardo Fucile

ERA QUELLO CHE TONINELLI AVEVA DEFINITO “DI ALTO LIVELLO GIURIDICO”

Secondo Raffaele Cantone per le imprese mafiose potrebbe essere molto facile infiltrarsi nei lavori di ricostruzione del ponte Morandi.
Una facilità , questa, dovuta al fato che nel decreto Genova è prevista “la deroga a tutte le norme extrapenali” e ciò comporta anche “la deroga al Codice antimafia e alla relativa disciplina sulle interdittive”, ha spiegato il presidente dell’Anac in audizione alla Camera.
“Non ritengo – ha continuato – di dover sottolineare i rischi insiti in tale omissione, soprattutto perchè vi sono molte attività  connesse alla ricostruzione (dal movimento terra allo smaltimento dei rifiuti, ad esempio) in cui le imprese mafiose detengono purtroppo un indiscutibile know how”.
“Dubbi e perplessità ” sono state espresse da Cantone anche in merito ai poteri che sono stati assegnati al commissario straordinario.
Il sindaco Marco Bucci, per il presidente dell’Anac, è la persona più adatta a ricoprire questo ruolo ma, “con una disposizione che credo sia senza precedenti (la deroga a tutte le norme dell’ordinamento italiano, ad esclusione di quelle penali) si intende consentire al Commissario di muoversi con assoluta e totale libertà , imponendogli solo i principi inderogabili dell’Unione europea ed ovviamente i principi costituzionali”, ha rilevato. Il fatto che il quadro normativo “si caratterizzerà  per estrema incertezza”, ha spiegato ancora il vertice dell’Anac, aumenterà  il rischio di contenziosi.

(da agenzie)

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