Destra di Popolo.net

PER BANKITALIA E’ TUTTO SBAGLIATO: “CRESCITA GONFIATA, DUBBI SULLE COPERTURE, MODESTO L’IMPATTO DELLE MISURE SUL PIL”

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

E AVVERTE: LO SPREAD COLPISCE FAMIGLIE E IMPRESE

“Una minore valutazione dei titoli di Stato in portafoglio incide sui requisiti patrimoniali delle banche; oltre certi limiti può ridurne la capacità  di offrire credito all’economia”. Lo afferma il vicedirettore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, in audizione sulla Nota di aggiornamento al Def.
Il debito pubblico italiano “è detenuto per circa due terzi da istituzioni e soggetti italiani ma ciò non lo isola dalla logica del mercato che cerca il rendimento e fugge l’incertezza. Le oscillazioni del suo valore esercitano i propri effetti anche sui soggetti italiani, famiglie, imprese e istituzioni finanziarie che lo detengono”.
Secondo Signorini, “ridurre il divario di crescita rispetto all’Europa è un obiettivo fondamentale, è necessario anche per mettere sotto controllo il rapporto tra debito e prodotto. Una crescita più sostenuta e una maggiore coesione sociale non sono in contrasto con la disciplina di bilancio”.
“Il disavanzo strutturale resterebbe su un livello elevato per un paese caratterizzato da un alto debito. Non lascerebbe molti margini di azione nel caso in cui si rendesse necessario fronteggiare una nuova situazione di rallentamento ciclico”, continua il vicedirettore di Bankitalia aggiungendo che il “debito è per l’Italia il grande moltiplicatore delle turbolenze” e resta sempre “la minaccia di innescare un circolo vizioso, con ripercussioni sull’economia reale”.
“L’aumento dei trasferimenti correnti” per reddito di cittadinanza e pensioni “così come gli sgravi fiscali, tendono ad avere effetti congiunturali modesti e graduali nel tempo; stimiamo che il moltiplicatore del reddito associato a questi interventi sia contenuto”.
Così il vice direttore generale Luigi Federico Signorini in audizione sulla Nota al Def. Anche lo stop all’Iva dovrebbe avere “un effetto limitato”.
Impatto che “potrebbe essere ancora inferiore o nullo se il mancato aumento dell’Iva fosse già  stato incorporato nelle aspettative delle famiglie”.
“Le analisi disponibili sugli effetti delle riforme pensionistiche del passato, che hanno posticipato l’età  minima di pensionamento, non consentono di sostenere che nel medio-lungo termine un aumento del tasso di occupazione dei lavoratori più anziani peggiori le prospettive occupazionali dei giovani, soprattutto nel settore privato”.
Istat: “Prospettive a breve non sono favorevoli, crescita contenuta”.
“Le prospettive a breve termine dell’economia in base ai segnali forniti dall’indicatore anticipatore dell’Istat non risultano favorevoli: negli ultimi mesi l’indicatore ha seguito un andamento discendente lasciando prevedere il prolungamento della fase di crescita economica contenuta”. Lo ha sottolineato il presidente facente funzione dell’Istat, Maurizio Franzini, nel corso dell’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def nelle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato.

(da “Huffingtonpost”)

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CONTE E IL VIDEO NELLO STUDIO DI ALPA

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

IL CONCORSO VINTO, LA SENTENZA DEL COSIGLIO DI STATO, LA PAGINA DEL SITO CHE SPARISCE:   IL CASO DEL CONCORSO SI INGROSSA

Il caso di Giuseppe Conte e Guido Alpa e del concorso a Caserta si ingrossa.
Ieri il presidente del Consiglio ha risposto a Repubblica che da giorni lo chiamava in causa per la vicenda del concorso all’Università  Vanvitelli di Caserta che vedeva Alpa in commissione e che l’ha visto vincitore,   secondo una tradizione millenaria che va avanti da secoli per i professori di ateneo.
Il punto della vicenda è che Alpa e Conte condividevano uno studio professionale a Roma con lo stesso numero di telefono e una segretaria comune, e che il premier si definiva nel suo curriculum come associato.
Conte ha sostenuto che sono vere le collaborazioni ma che non c’è mai stata un’associazione di studio. E che quindi questo rende il concorso regolare.
Una sentenza del Consiglio di Stato del 22 febbraio 1994 (la numero 162) che però spiega come in un concorso «integrano l’obbligo di astensione i legami professionali o di vita stabili, sia che essi risultino da atti formalmente perfezionati sia che essi siano desumibili da elementi o rapporti idonei a configurare la fattispecie del iudex suspectus».
Non conta dunque la forma (l’effettiva esistenza di una società  professionale). Conta la sostanza.
Giuliano Foschini su Repubblica, che ha raccontato la storia dal suo principio, pone oggi l’accento su due video pubblicati su Youtube, che vedono protagonisti Alpa e Conte:
Conte e Alpa vengono intervistati davanti alla stessa libreria. «Hanno in condominio anche quella?» si chiede, ironica, una lettrice di Repubblica. Ma quelle interviste, del 2009, potrebbero essere state girate anche in un luogo neutro
Repubblica racconta anche di un altro caso curioso attorno alla vicenda, che parte da un articolo del Foglio in cui Conte veniva definito un collaboratore occasionale e non un associato:
In questo senso un tassello importante arriva da un’inchiesta, mai smentita, sul curriculum di Conte pubblicata sul Foglio il 22 maggio scorso a firma di Luciano Capone.
L’articolo indaga se il premier abbia scritto il vero nel sostenere di «aver aperto uno studio con Alpa». Il dubbio arriva dal fatto che il nome di Conte fosse riportato sul sito dello studio Alpa come «of counsel», e cioè come un semplice collaboratore occasionale. E non come un associato
§Il collaboratore è, però, qualcosa di diverso da un “coinquilino”. E qui arriva il giallo: perchè nelle ore in cui Capone scrive, la pagina “incriminata” sparisce dal sito e l’intera sezione sugli “of counsel” dello studio Alpa vengono eliminate (ma sono ancora rintracciabili sul web). Che è accaduto?
Poi c’è il caso di Giovanni Furgiuele, professore di diritto civile in pensione che è stato il suo esaminatore anche nelle prove da associato e da ordinario che il premier ha superato sempre alla Vanvitelli di Caserta.
Nella seconda sessione del 2001, quando Conte ha superato il concorso di seconda fascia, c’erano bandi (a Reggio e Catanzaro), a Urbino e anche a Firenze (nella facoltà  di Economia) ma Conte ha vinto a Caserta.
Per poi essere assunto a Firenze il 10 ottobre del 2001.

(da “NextQuotidiano”)

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I DUEMILA EURO CHE I PARLAMENTARI GRILLINI NON VOGLIONO DARE PER ITALIA 5 STELLE

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

LE DONAZIONI DELLA BASE SONO CROLLATE: “LA BASE E’ IN RIVOLTA CONTRO LA GESTIONE DI MAIO, HA EMARGINATO GLI ATTIVISTI PER PIAZZARE I SUOI AMICI”

Pasquale Napoletano sul Giornale oggi ci racconta una storia molto divertente che riguarda Italia 5 Stelle: ci sono problemi di soldi perchè le donazioni sono scese in picchiata e allora il vertice chiede di raddoppiare la quota di contribuzione ai parlamentari:
Tra Montecitorio e Palazzo Madama sta montando la rivolta contro Casaleggio e Di Maio.
Una ribellione che mette nel mirino la decisione dei capi grillini di raddoppiare, rispetto alla legislatura 2013-2018, il contributo che ogni singolo parlamentare deve sborsare per sostenere le spese dell’evento.
Negli anni scorsi, l’obolo che ogni eletto ha versato per Italia 5 Stelle (quattro edizioni)è stato di 1.000 euro.
Oggi, nonostante il gruppo parlamentare abbia triplicato gli eletti, passando da 162 a 330 (tra deputati e senatori), la tassa è raddoppiata con una quota di duemila euro a testa.
Molti parlamentari non hanno ancora regolarizzato il versamento. Anche perchè c’è stato un cambio di regole in corso: nella prima riunione tra eletti, capi e il tesoriere del M5s, Sergio Battelli, è stato raggiunto l’accordo per un versamento pari a 1.500euro. Dopo una settimana la quota è schizzata a duemila.
Per contenere l’emorragia i vertici stanno organizzando una campagna di raccolta fondi con i testimonial più importanti del M5S. Ma pare che non basterà . E il malcontento serpeggia:
A raccontare i malumori della pattuglia parlamentare dei Cinque stelle è un senatore grillino che a Il Giornale spiega: «Negli anni scorsi l’evento Italia a 5 Stelle è stato finanziato per l’80% con le donazioni spontanee. Quest’anno invece i contributi che arrivano dal territorio sono diminuiti. E, dunque, il costo peserà  in larga misura sugli eletti».
La fonte grillina ha le idee chiare anche sulle ragioni del crollo delle donazioni: «La base è in rivolta contro la gestione Di Maio. Nulla di segreto, basta fare un giro sui social per avere un’idea dei malumori. Sono nate chat parallele di opposizione interna. Il mondo grillino è in fibrillazione. Non si tollera che gli amici del capo politico siano stati piazzati nei posti di comando, con stipendi altissimi, mentre gli attivisti emarginati».

(da “NextQuotidiano“)

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VIRGINIA RAGGI DEVE SFRATTARE LA MADRE DI PAOLA TAVERNA

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

ABITA IN UNA CASA POPOLARE MA NON NE HA DIRITTO PERCHE’ POSSIEDE ALTRI IMMOBILI… A DIFFERENZA DI ALTRI CASI   PERO’ LO SFRATTO NON E’ ANCORA ARRIVATO

Virginia Raggi ha un piccolo problema di diplomazia da risolvere con la pacatissima senatrice del MoVimento 5 Stelle Paola Taverna.
Il problema è: la mamma della Taverna. La quale abita   in una casa popolare, ma per il Campidoglio non ne ha diritto perchè possiede altri immobili.
La famiglia della senatrice però si è opposta con ricorso:   «Il patrimonio della signora Bartolucci rientra nei requisiti di legge e non supera il valore ai fini Ici imposto dalla normativa – spiega nel ricorso – non è corretto includere anche quelli di Paola Taverna, perchè la convivenza si è conclusa nel 1998».
La storia la racconta oggi Fabio Tonacci su Repubblica:
Secondo i dirigenti del Campidoglio, infatti, la signora Graziella Bartolucci da anni vive in un appartamento Ater, nel quartiere Prenestino, dove non potrebbe più stare. Da anni gode di un affitto agevolato (in media per questo tipo di alloggio si pagano 100-150 euro al mese) cui non avrebbe più diritto, visto il reddito di cui dispone la famiglia Taverna.
Da anni, infine, occupa una casa che il Comune avrebbe potuto assegnare a qualcun altro, pescandolo dalle sempre nutrite liste di attesa.
Per capire bene i contorni di questa storia, che mette in imbarazzo il partito di Di Maio, bisogna leggere la Determinazione dirigenziale del 23 gennaio 2018, firmata da Aldo Barletta, direttore dell’“Ufficio Erp e Decadenze”.
Sono quattro pagine molto dure, che travolgono la famiglia Taverna, perchè le imputano di avere diversi immobili, tra cui «un alloggio sito nel Comune di Roma adeguato alle esigenze del nucleo familiare».
Dunque di trovarsi in una classica situazione di “esubero di reddito” e di appartenere alla vastissima categoria di inquilini che continuano a pagare affitti irrisori pure quando le loro condizioni economiche imporrebbero l’obbligo di trovarsi altre sistemazioni.
La signora Bartolucci possiede un terzo di una abitazione di sei vani ad Olbia e, fino al 2010, è stata proprietaria di 4/6 di un fabbricato nella stessa zona di Roma dove ha la casa Ater.
La senatrice, invece, oltre a due quote negli stessi immobili della madre, risulta proprietaria (insieme al marito) di un piccolo locale commerciale di 28 metri quadri sempre al Prenestino e di una casa di quattro vani (acquistata nel 2011) nel quartiere Torre Angela. Loro si sono opposti, fuori tempo massimo:
Avendo Paola Taverna mantenuto la residenza nella casa Ater fino al giugno del 2012, così risulta all’Anagrafe, non ci sono margini di manovra. «Mi dispiace per mamma, ha ottant’anni ed è malata – dice a Repubblica la senatrice – non so come fare a dirglielo, temo per la sua salute. Per le contestazioni che ci fanno, la nostra versione è nel ricorso del mio avvocato. Dopodichè, boh, secondo me c’è stato accanimento…».
La palla ora passa alla sua compagna di partito, la sindaca Raggi.
La determinazione dirigenziale è ancora ferma al Dipartimento delle Politiche abitative. Non è stata classificata «di immediata esecuzione». Se la madre della senatrice non lascia la casa, servirà  un’ordinanza di sfratto.
Come al solito è sempre un complotto degli altri.

(da “NextQuotidiano“)

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LO SLALOM DI TONINELLI A GENOVA PER EVITARE I FISCHI DEL POPOLO

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

PRIMA EVITA I LAVORATORI EDILI, POI LE DOMANDE DEI GIORNALISTI, QUINDI LA CONTESTAZIONE SOTTO LA PREFETTURA E SI RINTANA IN UNA PILOTINA

La Stampa racconta oggi un retroscena curioso alla base della visita del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a Genova ieri: il responsabile del decreto per Genova, contestatissimo, ha effettuato uno slalom di entrate e uscite per evitare le contestazioni dei lavoratori e dei cittadini:
All’arrivo, all’aeroporto, la sua auto è uscita da un ingresso laterale evitando una rappresentanza di edili della Pavimental e della Spea, le due società  controllate da Autostrade, che protestavano contro la loro esclusione dalla ricostruzione del Ponte Morandi sancita dal «decreto Genova».
Al termine del vertice bilaterale con la commissaria europea Violeta Bulc, il ministro ha incontrato i giornalisti per fare le sue dichiarazioni.
Ma al momento delle domande, lui e la commissaria si sono rintanati in un’altra saletta, lasciando i giornalisti a bocca asciutta.
Il terzo dribbling alla fine dell’incontro con il governatore Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci: i manifestanti nella vicina piazza De Ferrari volevano arrivare alla prefettura proprio per incontrarlo e consegnargli un modellino del Morandi, «così lo porta da Vespa».
Ma Toninelli è andato in porto, per un giro dello scalo genovese su una pilotina, insieme al presidente dell’autorità  portuale Paolo Emilio Signorini e ad alcuni rappresentanti del M5S genovese e ligure.
Al ritorno a terra, però, si è seduto a quattr’occhi di fronte ai rappresentanti dei comitati degli sfollati. Che lo hanno un po’ ruvidamente invitato a mettere mano al decreto «scritto con il cuore»: «Basta bugie», senza tanti fronzoli.

(da “NextQuotidiano”)

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L’INTERNAZIONALE SOVRANISTA IN EUROPA NON HA I NUMERI

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

POSSONO ARRIVARE AL MASSIMO A 175-210 SEGGI   SUI 751 DEL PARLAMENTO EUROPEO.. E POLONIA E UNGHERIA NON MOLLERANNO IL PPE

Il «Fronte delle Libertà » non ha i numeri per far saltare l’Europa.
Un’analisi ancora riservata di «Politico.com» citata oggi da La Stampa rivela che, messe insieme tutte le forze populiste, in maggio le truppe contro l’Ue possono arrivare al massimo a 210 seggi sui 751 dell’Europarlamento.
Visto però che si tratta di realtà  diverse in tre gruppi differenti, e non per forza di cose dialoganti, la stima realista scende a 175 seggi, a 200 scranni dalla maggioranza. Sarebbe la seconda compagine dell’emiciclo dopo i popolari, ma solo se fosse unita. Cosa su cui, adesso, nessuno scommette.
E così il raggruppamento politico formato sull’ossimoro dell’internazionalismo nazionale costruisce un’alleanza che ha scarse possibilità  di arrivare alla maggioranza del Parlamento Europeo nonostante i boom già  programmati in Italia, dove i parlamentari di Lega e M5S sostituiranno quelli del Partito Democratico, reduci del 41% alle Europee del 2014 che ormai sembra un risultato preistorico.
Poi c’è la questione della convenienza, quella che guida la costruzione di alleanze da quando è nata la politica.
E anche qui per l’Internazionale Nazionalista il piatto piange, spiega Marco Zatterin:
Salvini vuole la «Lega delle Leghe». Con chi? Ci possono stare gli austriaci del Partito delle Libertà  di Heinz Christian Strache, oggi al governo con il popolare Kurz, sodale possibile che sogna il pareggio di bilancio; i belgi del Vlaams Belang, deboli; gli estremisti in espansione di AfD, l’alternativa per la Germania, sovranisti, euroscettici, anti-Lgtb e antiaborto. La speranza è di trovare un collante con i nazionalisti dei Baltici, gli svedesi, e portare a casa qualche socio del circolo di Visegrad.
Pie illusioni, paiono. Viktor Orban, il miglior amico di Salvini, non risulta avere intenzione di lasciare il Partito popolare europeo dove può puntare i piedi e fare il pieno. Fuori dal circolo Ppe finirebbe per contare meno quando verrà  il giorno di spartirsi le poltrone.
Fra dodici mesi gli assetti nel Consiglio europeo, dove siedono i capi di Stato e di governo, saranno con ogni probabilità  immutati, ancora con Francia e Germania a tirare la volata.
Facile che i polacchi, come il quartetto di Visegrad, scelgano di restare nel gruppone «tradizionale» puntando sulla convenienza, in fondo politici sono.

(da “NextQuotidiano”)

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UPB SI PREPARA A BOCCIARE LA MANOVRA DEL GOVERNO

Ottobre 9th, 2018 Riccardo Fucile

L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO E’ L’ORGANO CHE VIGILA SULLE FINANZE PUBBLICHE

L’Ufficio Parlamentare di Bilancio si prepara a bocciare la manovra della Lega e del MoVimento 5 Stelle. L’organo che vigila sulle finanze pubbliche sarà  ascoltato oggi nella giornata di audizioni sulla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza e, scrive oggi il Sole 24 Ore, il suo primo giudizio ufficiale sulle previsioni governative sarà  negativo.
Soprattutto per quel numero, la crescita all’1,5%, lontana dalle previsioni di tutti gli altri organi che si occupano delle stime di crescita del PIL, sia nazionali che sovranazionali.
Marco Rogari e Gianni Trovati spiegano che con la bocciatura basterebbe la richiesta di un terzo dei componenti della commissione per costringere il governo a tornare alla Bilancio con un’alternativa: adeguarsi alle indicazioni dell’Authority parlamentare o spiegare le ragioni per cui intende confermare le previsioni.
E non si tratterebbe di un caso inedito.
Nel 2016 la manovra di Renzi venne bocciata proprio dall’UPB e il governo dovette ritoccare all’insù il deficit che era stato indicato nella NaDef di Pier Carlo Padoan. Non solo: una serie di critiche è arrivata ieri anche dai tecnici del servizio bilancio di Camera e Senato.
Nel dossier si sottolinea soprattutto l’assenza di dati chiave, spesso imposti dalle leggi di contabilità : manca «l’articolazione per sottosettori del quadro programmatico in relazione all’aggiornamento degli obiettivi», non c’è la quantificazione puntuale delle clausole Iva che restano per contenere l’indebitamento netto, e niente viene detto sui tempi di riavvio del percorso verso il pareggio di bilancio.

(da “NextQuotidiano”)

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HAI EVASO 500.000 EURO? PAGHI IL 15% E SEI UN MITO SOVRANISTA

Ottobre 8th, 2018 Riccardo Fucile

LA PROPOSTA DI SALVINI DI CONDONARE I GRANDI EVASORI E I MAL DI PANCIA DEL FU PARTITO DEGLI HONESTI

Bozza del decreto fiscale, pagina 20: articolo ‘Flat tax e dichiarazione integrativa’.
È il pilastro del condono. Dopo la dicitura, uno spazio bianco. Nessun testo.
La bozza reca la data di venerdì, ore 12. Il testo è stato redatto dai tecnici del Tesoro per provare a dare un appoggio alla trattativa, in salita, tra Lega e 5 Stelle.
Le agenzie rilanciano la bozza, tra cui la previsione della Ragioneria generale dello Stato che parla, per il 2019, di una terza edizione della rottamazione con gettito zero. È in quelle ore che Matteo Salvini decide di forzare la mano. Il rischio è che la pace fiscale si trasformi in un flop.
I tecnici della Lega mettono a punto gli ultimi dettagli per la versione massimalista, rilanciata stamattina: pagamento del 15% del dovuto al Fisco con un tetto fino a 500mila euro.
L’accordo con i 5 Stelle, però, è ancora da mettere in piedi. Il condono è in alto mare.
Il testo di venerdì è oramai un testo incompleto e superato. Incompleto perchè manca il cuore della strategia di Salvini, che oggi viene esternata con chiarezza: la pace fiscale riguarderà  tutti i debiti “fino a 500mila euro” e sarà  un intervento “a saldo e stralcio”, non solo su interessi e sanzioni ma anche “sul capitale”.
In pratica il contribuente potrà  presentare una dichiarazione integrativa all’Agenzia delle Entrate per dichiarare i redditi evasi nel periodo che va dal 2013 al 2017. Pagherà  il 15% del dovuto e il maxi-sconto non riguarderà  solo le sanzioni e gli interessi, ma anche la voce principale del debito che si ha con il Fisco.
Questo è l’impianto che vuole la Lega, ma i pentastellati faticano, e tanto, a mandare giù questo boccone indigesto.
Oltre al livello del tetto di 500mila euro, c’è anche la questione dell’aliquota, fissata al 15%. “Il punto politico lo faranno Salvini e Di Maio, ma i nostri colleghi di governo devono capire che un tetto inferiore è troppo basso”, rivela una fonte leghista.
Le frizioni sono concentrate anche sull’ammontare dello sconto che prevede lo schema del saldo e stralcio. Secondo quanto apprende Huffpost, il 15% a cui punta la Lega è la media dell’importo che dovrà  corrispondere il contribuente: media che si ottiene da tre aliquote (al 6%, al 10% e al 25%) che terranno conto delle differenti situazioni reddituali e patrimoniali.

(da “Huffingtonpost”)

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CHI E’ PIETRO DOMENICO ZUCCO, FINITO IN CARCERE PER I SUOI RAPPORTI CON LA ‘NDRANGHETA E ISCRITTO A NOI PER SALVINI

Ottobre 8th, 2018 Riccardo Fucile

UN MINISTRO DEGLI INTERNI CHE NON SI VERGOGNA A USARE UN MAFIOSO PER DIFFAMARE IL SINDACO DI RIACE

Ha rilanciato le parole di un signore finito in carcere per intestazione fittizia aggravata dal favoreggiamento alla ‘ndrangheta.
E lo ha fatto per attaccare Mimmo Lucano, il sindaco di Riace agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
È quello che ha fatto Matteo Salvini, il ministro dell’Interno che su twitter ha postato un video con le dichiarazioni di Pietro Domenico Zucco.
Un tweet per contestare le oltre 5mila persone che hanno manifestato solidarietà  a Lucano.
In ogni comunità , piccola o grande che sia, esistono le gelosie, l’invidia, l’astio, il rancore. Specie al sud. In ogni paese c’è sempre qualcuno che parla male degli altri. Un classico. I motivi possono essere di diversa natura: un mancato favore, una disputa familiare, una offesa, interessi economici, questioni di proprietà , promesse di lavoro non mantenute. Parole che girano il paese e che spesso si trasformano in meri pettegolezzi, il cui unico scopo è quello di sputtanare l’avversario anche con la menzogna, se serve.
Ed è quello che ha fatto il signor Pietro Zucco, l’uomo che nel famoso video “sputtana” Mimmo Lucano, sindaco di Riace, accusandolo di essere un specie di padre padrone, ai cui piedi tutti si devono prostrare, specie chi è in cerca di un lavoro. Il video — che in poche ore dalla sua diffusione è diventato subito virale, condiviso da tutto l’arco politico sovranista: Alemanno, Meloni, e da ieri anche Salvini che in meno di 24 ore ha totalizzato oltre 300.000 visualizzazioni — è stato girato il 2016, all’indomani delle prime polemiche a seguito dell’invio degli ispettori dello Sprar al “modello Riace”.
Nel video il signor Zucco calunnia Lucano dicendo che sfrutta gli immigrati facendoli lavorare al posto degli italiani per pochi spiccioli e in nero. Racconta di aver lavorato in uno dei tanti progetti di accoglienza gestiti da Lucano e di non aver ricevuto la paga, e quando si è lamentato è stato cacciato via in malo modo.
Non solo, il signor Zucco, accusa Lucano di pensare solo ai neri, tant’è che in Comune i servizi sociali per le famiglie riacesi in difficoltà  non hanno mai un euro, mentre per comprare fiori e cazzate varie i soldi si trovano sempre.
Conclude dicendo che Riace non è l’Eldorado che Lucano vuol far credere, e questo perchè la stampa ascolta e pubblica solo le sue parole.
Insomma a sentire il signor Zucco, Mimmo Lucano è una specie di delinquente che con arroganza e prepotenza impone le sue scelte all’intera comunità  di Riace, favorendo solo coloro i quali si dimostrano servili nei suoi confronti.
Ma chi è veramente il signor Pietro Zucco?
Pietro Zucco non è uno stinco di santo. E questo lo sa tutto il paese, visto che è stato anche vicesindaco a Riace, ovviamente prima che diventasse sindaco Lucano.
Ha gestito il noto ristorante la Scogliera, mentre faceva il vicesindaco di Riace, di proprietà  di Cosimo Leuzzi, boss del posto, oggi al 41 bis.
Ristorante che in seguito verrà  confiscato dalla Dda e affidato al Comune di Riace. Pietro Zucco ha anche gestito “la cava di Stilo” che la Dda ritiene riconducibile a Vincenzo Simonetti   soggetto affiliato alla cosca RUGA-METASTASIO.
Inoltre Pietro Zucco   non ha mai lavorato nei progetti Sprar, ma solo qualche mese nei Cas, con i quali Mimmo Lucano non ha niente a che fare.
Chi non conosce la differenza tra Cas e Sprar, si informi. Zucco non ha mai lavorato per Lucano, ma per un’altra associazione, “Los Migrantes” di Riace , il cui presidente era tale Salvatore Romeo.
Associazione con la quale sono sorti diversi problemi, e qualcuno racconta che il signor Zucco è stato allontano perchè non gradito.
Ma la peculiarità  principale del signor Zucco è quella di essere un prestanome della ‘ndrangheta, così come dice la Dda di Reggio Calabria.
Un bel soggetto il signor Zucco che accusa gli altri di poca trasparenza, dimenticandosi del suo passato e del suo vissuto.
Ora capite tutti i motivi dell’astio nei confronti di Lucano. Zucco non ha gradito la nomina a sindaco di Lucano e da allora è diventato il   suo principale nemico, e indovinate a quale partito si è iscritto oggi il signor Zucco? Ve lo dico subito: Noi con Salvini.

Di seguito riportiamo l’intero comunicato stampa diramato dalla Guardia di Finanza il giorno dell’arresto del sugnor Zucco, leggete, e fatevi la vostra idea:
Nella mattinata di giovedì sono scattate le manette nei confronti di SIMONETTI Vincenzo classe 1951, MARULLA Antonio classe 1965 (entrambi di Stilo) e di ZUCCO Pietro classe 1957 di Riace e sono state sequestrate due aziende operanti nel settore del movimento terra e calcestruzzo (attività  di primario interesse per le cosche mafiose) appartenenti alla cosca RUGA — METASTASIO. Altre due persone sono state denunciate a piede libero.
E’ questo il risultato di una brillante operazione compiuta dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Roccella Jonica al termine di una complessa e articolata attività  di indagine.
La stessa è stata svolta interamente di iniziativa e senza l’ausilio di indagini tecniche ma avvalendosi solo ed esclusivamente dell’acume investigativo e della professionalità  del personale che ha svolto l’attività 
Il servizio è scaturito da una verifica specifica per il contrasto al lavoro nero eseguita nei confronti della EUROSERVIZI MA.GI.CA. a r.l. P.I. 02264630795, con sede in Stilo, Loc. Salesi, nel corso dell’anno 2006. La società  cooperativa risultava affidataria di beni confiscati alla ditta individuale SCAVICAL di GUARNA Maria Luisa con provvedimento del Tribunale M.P. di Reggio Calabria. La SCAVICAL era stata confiscata perchè di fatto gestita da SIMONETTI Vincenzo, soggetto affiliato alla cosca RUGA-METASTASIO.*
In sede di accesso, nel corso delle operazioni di identificazione dei dipendenti veniva rilevata, tra l’altro, proprio la presenza del signor SIMONETTI Vincenzo, il quale per giustificare la propria presenza presso lo stabilimento della Coop. EUROSERVIZI MA.GI.CA esibiva una scrittura privata di consulenza stipulata in data 02.01.2000 con il rappresentante legale della cooperativa verificata, ZUCCO Pietro.
Le indagini, quindi, si indirizzavano nei confronti del SIMONETTI al fine di accertare il reale ruolo rivestito dallo stesso all’interno della Coop.MA.GI.CA.. Venivano perciò avviate due verifiche fiscali rispettivamente nei confronti dello stesso SIMONETTI, in quanto risultava titolare della omonima ditta individuale con sede amministrativa in Stilo (coincidente tra l’altro, con quella della medesima cooperativa) e nei confronti della citata Coop. EUROSERVIZI MA.GI.CA..
Nell’ambito degli accessi eseguiti in dipendenza delle tre verifiche effettuate, veniva acquisita una notevole mole di documentazione contabile ed extracontabile, la cui disamina poneva in risalto una situazione del tutto particolare. In sintesi:
༠      Veniva dimostrata la fittizietà  del rapporto di lavoro autonomo prestato dal SIMONETTI, in quanto con la stipula della scrittura privata del 02.01.2000, il SIMONETTI ha, di fatto, potuto continuare a gestire e dirigere l’impianto di produzione di calcestruzzo ed estrazione di inerti con la compiacenza del Presidente della EUROSERVIZI MA.GI.CA. S.c.a.r.l. il quale, con la dichiarazione scritta del 23.06.2004 “ufficializzava” il suo ritorno;
༠      veniva appurato che il SIMONETTI per l’acquisto, a titolo personale, di vari macchinari regolava i relativi pagamenti con assegni tratti sul c/c della S.c.ar.l. EUROSERVIZI MA.GI.CA.;
༠      a sua volta, la S.c.ar.l. EUROSERVIZI MA.GI.CA., al fine di onorare i debiti contratti con vari fornitori, utilizzava quali mezzi di pagamento sia assegni che numerose tratte cambiarie tratti e/appoggiate sul c/c personale di SIMONETTI;
༠      veniva rilevato che il SIMONETTI aveva la materiale disponibilità  degli assegni della Coop. MAGICA i quali erano solo firmati dal legale rappresentante ma compilati in ogni restante parte (compresa la cifra) dal SIMONETTI;
༠      gli stessi operai della EUROSERVIZI MA.GI.CA. venivano   pagati con assegni circolari richiesti e successivamente girati dal SIMONETTI Vincenzo.
Il complesso degli elementi raccolti consentiva di confermare il ruolo di SIMONETTI all’interno della EUROSERVIZI MA.GI.CA (affittuaria e utilizzatrice del patrimonio aziendale della ditta SCAVICAL di GUARNA Maria Luisa già  sequestrata e confiscata al SIMONETTI) che è certamente di gestore titolare e non certo di semplice consulente amministrativo, sicchè egli tornava a rimpossessarsi dei beni, strumenti e rapporti che l’intervento dell’Amministrazione Giudiziaria imposta attraverso l’imposizione del sequestro e della misura di prevenzione gli aveva legalmente sottratto in forza del primigenio decreto di applicazione della misura di prevenzione personale e della misura di sicurezza patrimoniale.
In questo contesto di chiarissima elusione della normativa di prevenzione ad opera del SIMONETTI e con la compiacenza di ZUCCO Pietro Domenico Legale Rappresentante della Coop. MA.GI.CA., si inseriscono ulteriori evoluzioni sociali di quest’ultima compagine sociale, sempre volte a mistificare il dato dell’effettiva titolarità  e in linea con il progetto criminoso in corso, e in particolare, si allude alla commistione delle sorti di EUROSERVIZI MA.GI.CA., con la TRE ESSE S.r.l. (amministratore unico MARULLA Antonio), avente identico oggetto sociale di quello della SCAVICAL di GUARNA M.L.. nonchè la stessa sede.
Veniva perciò iniziata un’ulteriore verifica fiscale che consentiva di ricondurre ulteriormente la proprietà  sostanziale e la gestione al SIMONETTI, il quale risultava sempre presente nella sede delle imprese, veniva indicato in tutti i documenti commerciali quale referente responsabile delle imprese e soggetto che dirigeva i rapporti commerciali con i fornitori, risultava assunto con contratto quale consulente tecnico amministrativo, gestiva la parte economica dell’azienda attraverso il completo controllo delle uscite e delle entrate come si rilevava dall’osservazione degli assegni bancari delle ditte a volte compilati e incassati dallo stesso, delle manifestazioni di gratitudine e/o elogio che in più occasioni vengono espresse dai soci e dai dipendenti della cooperativa.
Colpisce che EUROSERVIZI MAGICA non ha mai pagato il canone di affitto di azienda pattuito, quasi a voler far capire all’esterno che l’attività  economica non è colpita di fatto dall’intervenuta confisca e che il proprietario non paga per godere delle sue proprietà .
In definitiva, SIMONETTI Vincenzo, ZUCCO Pietro e MARULLA Antonio hanno rivestito un ruolo attivo, il primo nella gestione di fatto delle società  controllate, gli altri due della titolarità  formale finalizzata a interporre una formale barriera all’individuazione dei reali attori della vicenda. Tale considerazione vale ancora di più per MARULLA Antonio, soggetto formalmente incensurato che ben si presta a rivestire questo ruolo formale strumentale al progetto criminoso (già  vice presidente della EUROSERVIZI MA.GI.CA. e amministratore unico della TRE ESSE.
Il ricorso ai prestanome, per il SIMONETTI, ha rappresentato e rappresenta a tutt’oggi una scelta operativa necessaria visto il suo costante coinvolgimento in vicende di criminalità  organizzata, tenuto conto che, della sua affiliazione alla cosca RUGA vi è traccia sicura rappresentata non solo dagli organi di polizia, ma anche soprattutto dalla condanna inflittagli dal Tribunale di Locri nel 1985 e 1996 sempre per partecipazione ad associazione di stampo mafioso.
Gli elementi di prova raccolta venivano condivisi in pieno dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria,   D.ssa Sara OMBRA, che inoltrava apposita richiesta al G.I.P. D.ssa Cinzia BARILLà€, la quale emetteva l’ordinanza che ha disposto le misure cautelari personali e patrimoniali contestando i reati di cui agli art. 12 quinquies D.L. 306/92 con le aggravanti di cui all’art. 7 della L. 203/91 e degli artt. 110 e 81 C.P..
A tal proposito occorre riportare testualmente quanto scritto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere redatta dal predetto GIP: “E’ evidente che ciò che era uscito per la porta torna dalla finestra (o meglio dal portone d’ingresso)”
I beni sequestrati ammontano a circa un milione di euro. I beni immobili delle due società , infatti, sono costituiti da quattro autocarri, cinque autobetoniere, un escavatore, tre motopale, un autocarro a pompa gli uffici amministrativi, il terreno, due silos, un impianto di frantumazione, un impianto di “squadra blocchi”, una pesa, un gruppo elettrogeno ed un sollevatore.

(da Iacchite.com Cosenza)

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