Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
LA GAFFE SOVRANISTA DA COPIA-INCOLLA
Può capitare di cadere nell’errore di copiare e incollare un testo per annunciare un’ordinanza. Ed è quello che è successo alla Regione Veneto che il 24 febbraio ha pubblicato il testo di chiarimento sulle ‘Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid- 2019’, prendendo spunto — chiamiamolo così — da quanto pubblicato prima dalla Regione Emilia-Romagna. Ma questo copia&incolla è stato talmente assiduo da riportare, addirittura, la dicitura che fa riferimento all’amministrazione regionale guidata da Stefano Bonaccini e non da Luca Zaia.
Come riporta il portale di fact-checking Bufale.net, il testo che riportava i chiarimenti sull’ordinanza urgente per il contenimento della diffusione del Coronavirus è stato pubblicato prima dal sito ufficiale della Regione Emilia-Romagna, come testimonia lo stesso documento pubblicato in data 23 febbraio.
E buona parte del testo, come ovvio dato che i contatti con il ministero della Salute sono stati gli stessi, lo ritroviamo anche nell’ordinanza pubblicata sul sito della Regione Veneto.
Fino a qui, come detto, nulla di sbagliato. In fondo si tratta di chiarimenti su confronti in un tavolo tecnico con lo stesso interlocutore in cui sono state date le iniziali linee guida per la gestione e il contenimento della diffusione del Coronavirus e delle persone affette da Covid-19.
Ma la Regione Veneto ha commesso una clamorosa gaffe proprio nell’intestazione.
Sul sito della Regione Veneto, infatti, compare la stessa scritta per quel che riguarda l’oggetto: «Chiarimenti applicativi in merito all’Ordinanza contingibile e urgente n. 1 del Ministero della Salute, d’intesa con il presidente della Regione Emilia-Romagna, recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid- 2019». Insomma, la Regione Veneto è diventata la Regione Emilia-Romagna nel testo delle sue ordinanze. Potere del CTRL+C e CTRL+V.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
“IL MIO PERCORSO NON HA BISOGNO DI CAPI NE’ DI DOTTRINE”
Alla fine, ci rinuncia. Tommaso Cerno, ex senatore del Partito Democratico, aveva annunciato
l’intenzione di passare ad Italia Viva.
Nella serata di oggi, però, il giornalista ha chiesto di aderire al Gruppo Misto: “Stimo Matteo ed il mio dialogo è aperto con tutti. Ma il mio percorso in questa fase non ha bisogno di capi nè di dottrine”.
Secondo lui, “non ha senso la sesta stella in forza centrista. Credo davvero alla piazza che diventa seggio, più di Di Maio e Grillo. E come pensava anche Renzi nel 2014”.
L’idea del senatore è di lanciare “una grande forza progressista, ecologista e seria. Per sfidare il Pd e il governo dei ‘sempre gli stessi’ al Congresso, se è vero che Zingaretti aprirà le porte alla società civile”.
Il rapporto con il suo ex partito rimane complicato, dopo aver detto che la direzione milanese gli ha chiesto il pizzo. “Per ora quando si parla con il Pd di libertà di espressione emerge sempre la loro indole penale.Ho sempre detto che uscivo dal gruppo del Pd. Ho il massimo rispetto per il presidente Marcucci. La mia critica è al segretario”, ha affermato.
La notizia, che circolava stamattina a Palazzo Madama, è confermata dalla capogruppo del gruppo Misto Loredana De Petris. Lo stesso Cerno avrebbe spiegato ad alcuni colleghi che il mancato approdo fra i renziani sarebbe dovuto a dissapori con Matteo Renzi che non avrebbe mantenuto dei patti sottoscritti con lui
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
“E’ COME UN’INFLUENZA E AMMALARSI NON E’ FACILE”
Tra le poche voci che in queste ore sono riuscite a superare la cappa di silenzio calata da giorni sulla zona rossa del Piacentino, ce n’è una più importante delle altre, non fosse altro perchè il contagiato che parla non è un paziente qualunque, ma un medico che lavora l’Unità operativa di Medicina interna a Piacenza, “meno di 15 chilometri dal paese focolaio d’infezione: Codogno”.
Il medico si è ammalato di coronavirus. Ora è praticamente guarito. E lancia a tutti un messaggio di fiducia e speranza: “Sto bene, ho superato la malattia con pochissimi sintomi. Ora sono a casa in quarantena. Quindi: niente panico! E, sottoponetevi ai tamponi, soltanto se ci sono sintomi”.
Il suo nome è Edmondo Vetrugno, e la sua storia – inizialmente affidata ad un post su Facebook e a un messaggio ad alcuni amici (rimosso pochi minuti dopo la sua pubblicazione, per evitare misunderstanding con al sua Asl: “Non pensavo tanta rilevanza, ero in buona fede, volevo solo tranquillizzare i miei amici”) – è tanto esemplare quanto rassicurante, visto che alla fine, il dottore conclude serenamente che: “1) La malattia si comporta esattamente come la banale influenza e “nella stragrande maggioranza dei casi è paucisintomatica”, si risolve in 3-4 giorni senza esiti.
2) Il contagio non è così semplice per fortuna, “tanto che tutti i colleghi e gli amici (compresi mia moglie e mio figlio) venuti a contatto con me non hanno a distanza di cinque giorni sviluppato sintomi. Pensate che io ho anche starnutito più volte nello studio in cui lavoro a stretto contatti con i miei colleghi”.
La storia di Vetrugno è molto particolare. Fa il tampone per caso: il 21 febbraio veniva ricoverata nel reparto dell’ospedale di Piacenza un’anziana residente a Codogno con febbre alta e malattia grave.
La donna viene visitata dal medico di guardia, che è la moglie del dottor Vetrugno, che mette la paziente immediatamente in isolamento. Il giorno dopo, come da protocollo, tutte le persone venute a contatto con la donna vengono sottoposte a tampone. E anche il dottore, in quanto convivente di una potenziale contagiata. Tutti sono negativi. Tranne, Vetrugno. Probabilmente però la paziente arrivata nell’ospedale di Piacenza non ha alcuna riesponsabilità .
Il 15 febbraio Vetrugno era andato con la famiglia ed alcuni amici proprio a Codogno, per il carnevale, lì aveva assistito alla sfilata dei carri e aveva conversato con un amico della zona. Poi era andato a bere qualcosa in un bar molto affollato. Qui, secondo la ricostruzione, sarebbe avvenuto il contagio (non dunque nell’ospedale di Piacenza). “Avevo anche il sistema immunitario un po’ indebolito dal fatto che stavo prendendo antibiotici per un problemino al dente del giudizio”, racconta il medico. Che spiega:
“Nei giorni successivi, il 20 e il 21 febbraio (quindi ancora prima che la moglie visitasse la sua paziente, ndr) ho avuto sintomi da raffreddore con rinite – ma non febbre e nemmeno tosse – e sono andato regolarmente a lavoro visitando pazienti, parlando ed incontrando gente; allo stesso modo ho condotto la mia normale vita sociale ( palestra, ristoranti, hobby ), stimo di aver incontrato decine di persone!”. Eppure nessuno dei colleghi e degli amici (compresa la moglie e il figlio) entrati a contatto con Vetrugno a distanza di 5 giorni hanno sviluppato sintomi e in molti hanno anche avuto modo di fare il tampone (negativo).
“Io stesso – spiega il dottore – sto benissimo, non ho nemmeno più il raffreddore e nessun altro sintomo, probabilmente sarò dimesso a breve e continuerò la cosiddetta quarantena (14 giorni) a casa da solo, mia moglie che tornerà a lavoro a breve (sempre completamente asintomatica) starà col bambino dai suoi”. La verità , dunque, secondo Vetrugno è che “le scene apocalittiche viste in questi giorni” siano del tutto insensate. Che è sufficiente seguire il vademecum diffuso dal Ministero della Salute sulle norme igieniche e comportamentali per evitare problemi. “L’imperativo categorico – scrive – dev’essere tutelare gli anziani”.
E soprattutto deve essere chiaro che “non tutti coloro che hanno sintomatologia influenzale banale devono fare il tampone, poichè è inutile sapere di essere positivi, se non si sta male”. “La notizia buona per tutti – conclude – è che ora io sto bene. Quindi, mi raccomando, niente panico!”.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
BELLA ORGANIZZAZIONE DELLA REGIONE DI TOTI: NESSUN ADDETTO CONSEGNA I PASTI NELLE CAMERE DALLE QUALI LE PERSONE IN QUARANTENA NON POSSONO USCIRE
Protesta delle persone in isolamento nell’albergo Al Mare di Alassio: lanciati fuori dalla struttura i
sacchetti con il cibo portato dentro la struttura.
I generi alimentari sono stati lasciati nell’atrio dell’hotel perchè non era presente il personale predisposto per portarlo nelle camere.
Inoltre, i titolari degli alberghi non possono entrare nelle stanze degli ospiti e non possono usare la cucina.
Di conseguenza, il cibo è rimasto nell’altrio senza che nessuno potesse prenderlo. Da qui l’estremo gesto dettato dalla rabbia e dal nervosismo che stanno vivendo gli ospiti, soprattutto persone anziane: i sacchetti con i generi alimentari sono stati buttati fuori dalla struttura.
Sono 140 le persone chiuse all’interno dei due alberghi Bel Sit e Al Mare della stessa proprietà ed è solo il primo giorno di isolamento dei 15 predisposti dal protocollo sanitario.
Ognuno è chiuso nelle proprie camere e non può lasciarle
Tante dunque le difficoltà degli ospiti sorpresi da questa situazione, con problemi anche legati anche alle dimensioni delle stanze.
(da Primocanale)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
“A SARONNO RISCHIO 1.200 MORTI PER CORONAVIRUS”… CREA SOLO ALLARMISMO INGIUSTIFICATO, MA EVIDENTEMENTE E’ FUNZIONALE A UN DISEGNO POLITICO
“Nella città Saronno si rischiano 1.200 decessi per coronavirus”. Così recita il testo di “un’ordinanza contingibile e urgente in materia di sanità e igiene pubblica” diffusa da Alessandro Fagioli, sindaco del comune lombardo della Lega.
Una statistica che sta facendo discutere proprio perchè non avrebbe basi scientifiche, come specificato nello stesso testo: “Si tratta di un dato non estrapolabile scientificamente”.
Eppure, prosegue l’ordinanza, “non avendo al tempo stesso controprove, è da tenere in considerazione nella tutela della salute pubblica e in particolare modo per la fascia debole della popolazione ovvero di chi ha già patologie in corso”.
“La città di Saronno ha poco meno di 40mila abitanti e qualora, nel caso peggiore, venissero tutti contagiati, rischieremmo di avere, stando al 3% di decessi, circa 1200 decessi”, si spiega nelle pagine pubblicate sul sito del Comune di Saronno.
A commentare il testo dell’ordinanza su Facebook è giunto Emanuele Fiano, della presidenza del gruppo Pd alla Camera: “Quello di cui non abbiamo bisogno, signor sindaco di Saronno, è di qualcuno, con responsabilità istituzionali, che in questi giorni aumenti il panico tramite la diffusione di notizie prive di fondamento. L’ordinanza da lei emessa ipotizza la possibilità di 1.200 Morti nella sola città di saronno come esito dell’applicazione di un tasso di mortalità del 3% all’intera popolazione. Quella percentuale va invece applicata alla popolazione infettata. Questo non è un errore da poco. Lei ha fatto credere ai suoi concittadini che si era di fronte alla possibilità di un’ecatombe, peraltro per poi prendere semplicemente l’iniziativa di chiudere un mercato”.
“Certo, il momento è difficile, anche per voi sindaci, lo capiamo tutti. A maggior ragione bisognerebbe stare attenti a quello che si scrive e si dice”, prosegue Fiano. Dopo le reazioni, lo stesso sindaco Alessandro Fagioli ha voluto chiarire la sua posizione, invitando a non “estrapolare singole frasi” dell’ordinanza. Come riportato dal quotidiano online locale Malpensa24:
“Stiamo vivendo un’emergenza sanitaria di fronte alla quale le istituzioni locali stanno cercando di mettere in campo azioni misurate, serie e responsabili. Questo è il caso dell’ordinanza emanata questa mattina con la quale ho annullato lo svolgimento del mercato di mercoledì 26 febbraio per scongiurare il rischio di proliferazione del coronavirus. All’interno del provvedimento sono stati inseriti concetti esemplificativi atti a rafforzare il senso del fenomeno in corso, sottolineando il possibile coinvolgimento dei soggetti più deboli a maggior rischio di ricovero. Evitando il contagio si scongiura il probabile intasamento delle strutture sanitarie e la ripresa della vita normale. Con rammarico, devo constatare che qualcuno ha deciso di fare polemica anche in una situazione particolare come questa, decidendo di estrapolare singole frasi dell’ordinanza solamente con l’obiettivo di screditare l’avversario politico e generare scandali mediatici. Allo stesso tempo debbo constatare, con altrettanto rammarico, quanto fatto da alcune testate on-line che in questa occasione hanno deciso di non fare informazione ma gossip mediatico. Si invitano i cittadini a seguire il decalogo delle buone prassi al fine di evitare possibili contagi”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
“VADANO ALTROVE” LO DICA A CHI VIENE DA ZONE DEL NORD CONTAGIATE, NON A CHI HA RISCHIATO LA MORTE IN MARE SPERANDO DI TROVARE POLITICI RISPETTOSI DELLA DIGNITA’ UMANA … LA QUARANTENA LA FANNO A TERRA COME TUTTI GLI ALTRI, SOTTO CONTROLLO SANITARIO, NON SONO ESSERI UMANI DI SERIE B
La Sea Watch 3 fa rotta verso Messina. La nave della ong tedesca ha avuto l’autorizzazione per far
sbarcare le 194 persone che ha salvato in tre operazioni diverse nella città siciliana.
La scelta del Governo di assegnare Messina come porto sicuro ha scatenando la preoccupazione del presidente di Regione, Nello Musumeci, anche per i rischi legati al coronavirus: “Una quarantena a bordo è indispensabile”, ha dichiarato. In Sicilia sono stati registrati tre casi di covid-19 nella giornata di ieri (ma non erano migranti, bensi turisti del nord)
L’ imbarcazione dovrebbe arrivare domani mattina. Per il governatore, però, non devono sbarcare: “Faccio appello al presidente Conte. Avevo chiesto ieri e ribadisco oggi: in un contesto di allarme come quello attuale, suona come una sfida al popolo siciliano pensare di fare sbarcare altri 194 migranti in Sicilia”.
Per Musumeci, o i migranti vengono isolati direttamente sull’imbarcazione, oppure dovrà essere assegnato un nuovo porto: “Una quarantena a bordo è indispensabile o, se le autorità ritengono che la nave non lo consenta, si interloquisca con le autorità competenti e si diriga in altri porti”, fuori dalla Sicilia.
Dalla Sea Watch fanno sapere di essere “felici di portare le persone soccorse a terra”, ma avverte che “altre due imbarcazioni sono in difficoltà al largo delle coste libiche. Chiediamo a tutte le autorità competenti di intervenire immediatamente. Non abbandonatele in mare”.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
AVER DEMANDATO IL 50% DELLA SANITA’ AI PRIVATI CHE OPERANO SOLO IN ATTIVITA’ REDDITIZIE, HA PENALIZZATO LE STRUTTURE PUBBLICHE
Due giorni fa il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è andato all’attacco della Sanità della Regione Lombardia. «Può darsi che nei giorni iniziali ci sia stata qualche falla, ma abbiamo impiegato risorse umane e finanziarie incredibili», ha dichiarato il premier mandando su tutte le furie il Presidente Attilio Fontana e Matteo Salvini, subito scesi in campo per difendere medici, infermieri e operatori del Servizio Sanitario regionale.
È evidente che la sparata di Conte non voleva prendere di mira medici e infermieri ma puntava invece il dito — a torno o a ragione, lo si vedrà forse più avanti — con chi quel sistema lo gestisce: i dirigenti ospedalieri e soprattutto la stessa Regione Lombardia.
Ma c’è un altro aspetto che invece meriterebbe di essere approfondito.
La Lombardia è la regione dove secondo la Lega il 50% delle erogazioni sanitarie è da parte di privati convenzionati (altri parlano del 40%).
Ma al momento il carico del lavoro nella lotta contro l’epidemia sembra essere unicamente sulle spalle del servizio pubblico.
Come scrive Radio Lombardia infatti in molti centri medici privati si è deciso di sospendere, almeno in parte, l’attività .
Una misura precauzionale, va detto, per evitare la diffusione del contagio. Nelle linee guida del Ministero della Salute del resto si raccomanda di non recarsi al Pronto Soccorso
Anche negli ospedali pubblici si è deciso di rinviare tutti gli interventi programmati non urgenti per utilizzare il maggior numero di risorse possibili per i pazienti affetti da Covid-19.
In una nota diffusa ieri l’Associazione Italiana dell’Ospedalità Privata faceva sapere che «allo stato attuale il primo infetto da Coronavirus è ricoverato nel capoluogo lombardo presso una struttura sanitaria di diritto privato, associata Aiop, che sta operando in piena sinergia con il Ministero e la Regione per garantire una risposta efficace e tempestiva più che mai, in questo particolare momento di crisi emergenziale».
Quello che stanno facendo i centri di medicina privati è quindi ragionevole ed anzi doveroso dal punto di vista del contenimento dell’epidemia, ma ci racconta anche un’altra cosa: che questo genere di emergenze sanitarie è poco redditizio per chi gestisce la sanità privata.
Non è una questione di dover fare i test tampone (anche se hanno un costo, come ha scoperto un paziente statunitense in Florida), il problema è la presa in carico dei pazienti, con i casi più gravi che devono essere ricoverati nei reparti di terapia intensiva o di medicina d’urgenza.
I pazienti acuti non sono insomma un buon affare, perchè richiedono cure costanti e costose. Il tema non è nuovo e riguarda in maniera marginale l’attuale emergenza sanitaria dovuta al coronavirus.
Il problema è che i privati si impegnano — e chi può far loro torto — in attività redditizie dove i costi non superano i ricavi (o le erogazioni). Ad esempio quando l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte aveva aperto alla possibilità della creazione di unità di Pronto Soccorso private Anaao Assomed Piemonte aveva fatto notare che contrariamente ad altre prestazioni sanitarie gli accessi dal Pronto Soccorso non possono essere “selezionati” e spesso si tratta di casi «di pazienti più complessi dal punto di vista clinico, più anziani e dunque con aumentato rischio di complicanze e maggiori problematiche assistenziali».
Ed è giusto che sia il pubblico ad occuparsene visto che questo è il ruolo del SSN.
Il problema semmai è quando le risorse per il Pronto Soccorso o per i reparti di rianimazione iniziano a scarseggiare, magari perchè si è scelto di instaurare un rapporto particolare con le strutture private.
Ed è in situazioni come quella dell’epidemia di coronavirus che si vede come il SSN sia in prima linea.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
LEGA 27,7%, PD 21,6%, M5S 15,4%, FDI 13,7%, FORZA ITALIA 5,9%, ITALIA VIVA 3%
Pd, M5S e Fdi guadagnano terreno. 
In base al nuovo sondaggio di Ixè, realizzato per #cartabianca, i dem, arrivati al 21,6% e coronando una crescita settimanale costante, si avvicinano alla Lega.
La distanza con il Carroccio, al momento al 27,7% sarebbe di 6,1 punti percentuali. Dopo le elezioni europee, la distanza era di 11,6 punti.
Anche Fratelli d’Italia continua a tallonare l’alleato leghista.
Secondo Ixè, il partito di Giorgia Meloni fa un salto in avanti dello +0,8%, raggiungendo il 13,7%.
Dopo tanto tempo, buone notizie anche per il Movimento 5 Stelle. Secondo la rilevazione, sono riusciti ad invertire il trend negativo: passano dal 14,9% al 15,4%.
Nel centrodestra, è Forza Italia il partito che sta avendo l’andamento peggiore. Secondo il sondaggio, il partito di Berlusconi passa al 5,9%, perdendo un punto percentuale.
Tra gli altri partiti, il trend di Italia Viva è stabile al 3%, mentre +Europa si trova al 2,6, La Sinistra al 2,5%, Europa Verde al 2, Azione di Carlo Calenda all’1,7%.
L’istituto ha anche effettuato una rilevazione sul gradimento dei singoli leader. Non ci sono grosse novità : il leader con l’indice di gradimento più alto rimane il premier Giuseppe Conte, con il 40%. Subito dopo di lui Meloni e Salvini, rispettivamente al 33% e al 31%.
Il leader dei democratici Nicola Zingaretti è al quarto posto con il 27% di gradimento. L’ex capo politico del Movimento Luigi Di Maio è al 20%.
Infine, Silvio Berlusconi raccoglie il 18% del gradimento, Matteo Renzi il 12%.
La fiducia nel governo Conte, invece, rimane bassa: il 63% degli intervistati dichiara di avere poca e nessuna fiducia, mentre solo il 37% dichiara di averne poca o molta.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALLA DIRETTRICE DEL LABORATORIO DEL SACCO: “C’E’ STATO UN LAVAGGIO DEL CERVELLO COLLETTIVO CON UN BOMBARDAMENTO DI NOTIZIE CHE FOMENTANO LA PAURA”
Una stretta di mano? “E certo, tanto poi ce le laviamo”. E la mascherina, lei non la porta. “La mettiamo quando esaminiamo i campioni. E i pazienti infetti, certo.Ma per il resto… meglio una maschera di Carnevale”.
Maria Rita Gismondo è una ragazza di 66 anni, una di carattere brusco, una che va di fretta. Ha troppo da fare, il laboratorio di cui è direttore – Microbiologia clinica, Virologia, Diagnostica bioemergenze del Sacco – lavora senza pause da due settimane. Nel suo ufficio al terzo piano tiene una riproduzione del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. Cioè la gente, cioè noi, alle prese con il Covid-19, la paura, e anche la psicosi.
Professoressa, il governatore Fontana ha detto che questa “è poco più di una normale influenza”.
“Bene. Significa che mi stanno ascoltando”.
Lei è stata attaccata, quando ha chiesto di abbassare i toni, tre giorni fa. Burioni, ad esempio.
“Lasciamolo alla sua gloria”.
Cosa dobbiamo fare, allora.
“Aspettare. No allarmismo, molta attenzione e molto lavoro da parte nostra. Spiegare le cose alla gente, informare, dicendo onestamente che le cose possono cambiare in bene o in peggio. Ma dire le cose vere con molta obiettività . C’è un bombardamento di notizie che fomentano la paura, c’è stato un lavaggio del cervello collettivo. Sembra che siamo in guerra. Ma non siamo in guerra”.
Forse la gente non ha capito. Lei come spiegherebbe il virus a una famiglia? Lei ha famiglia o vive sempre qua dentro
“In queste settimane sono andata a casa a dormire, due-tre ore a notte. La mia famiglia sono due figlie e una nipotina di 9 anni. E un cane femmina Nala, quella del Re Leone. Siamo un gineceo”.
Quindi, cosa ha detto alla nipote?
“Mi ha vista in televisione e ha detto “la nonna ha il coronavirus!”. Mia figlia le ha spiegato che studio il coronavirus. Allora mi ha chiesto “sei contagiosa, contagi anche me?””.
E lei?
“Le ho risposto no. Ma ai bambini servono spiegazioni. Non devi dire che non sta succedendo niente, devi dire che è vero, c’è un virus che può passare da una persona all’altra. E se si sta male con la tosse e la febbre, allora si sta a casa. L’ho tranquillizzata. Infatti, quando ha visto una mia foto con mascherina, mi ha domandato se mi ero travestita da microbiologa per Carnevale”.
Ma queste mascherine, servono?
“No”.
Anche agli adulti, servono spiegazioni.
“Chi si interessa di salute ha il dovere di spiegare. Così tutti i papà e le mamme si tranquillizzano. Se invece li invadi con video di città deserte, ambulanze a sirene spiegate eccetera, crei il panico. Tutte le misure adottate possono sembrare un’esagerazione, dal punto di vista scientifico. Ma bisogna dare risposte alla gente. Poi, spesso la salute viene strumentalizzata a livello politico. E qui mi fermo. Ma è inaccettabile”.
Quante persone lavorano in laboratorio?
“Sei medici, ora saliti a otto. E 15 tecnici. Turni estenuanti, ma non chiudiamo mai, neanche la notte”.
Come è cominciata?
“Quindici giorni fa, con poche richieste di analisi. Poi è scoppiato il caso Codogno. E sono arrivati centinaia di campioni”.
Lei dove si è laureata?
“A Catania. Me ne sono andata perchè non condividevo il modo di gestire la ricerca e i ricercatori”.
Lei è associato di Microbiologia
“Sì, ho fatto due volte il concorso per ordinario, una volta mi hanno detto che i miei lavori scientifici non avevano respiro internazionale. La seconda che avevano troppo respiro internazionale. Ma i giudizi delle commissioni sono insindacabili, e ho deciso di accettare. Però una volta ne ho fatto annullare uno a Palermo”
Ci racconti, allora.
“Sono stata bocciata con 25 pubblicazioni legalmente valide. Aveva vinto uno con quattro”.
E come è finita?
“Concorso annullato. Ma la volta dopo ha rivinto la stessa persona”.
Un bell’ambiente
“Eh sì. Infatti più volte ho avuto voglia di andare via dall’Italia, anche di recente. Sono rimasta per non dimenticarmi di essere anche una mamma. E poi ho i miei giovani: borsisti, ricercatori, specializzandi. Nella mia carriera ne ho avuti un’ottantina”.
E che carriera hanno fatto.
“La maggior parte li ho aiutati ad andare all’estero. Londra, Commissione Europea, uffici della Nato… Quando un ragazzo mi chiede di frequentare, ho il cuore frantumato. Vorrei che si appassionasse alla ricerca, ma so com’è questo mondo”.
Lei fa altro nella vita, oltre a occuparsi del laboratorio e del gineceo
“Ah, mi piace cucinare, e scrivere. Ho scritto di donne disgraziate, ma anche un libro sulla mia famiglia a Catania, con le ricette di casa. Come lo scapece, piatto preferito da Federico II”.
Quanto durerà questo virus?
“Non penso che la settimana prossima si possa non parlare di coronavirus. Tra l’altro, a me non piacciono i virus, preferisco i batteri. Però, quando tutto questo sarà finito, mi farò fare un ciondolo d’oro a forma di coronavirus, che è bellissimo. Poi me lo metto al collo. Sarà il mio trofeo. E si ricordi bene una cosa”
Dica
“Si lavi le mani. Il bagno è la porta di fronte”.
(da “La Repubblica”)
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