Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
TUTTI COMPRENDONO CHE DI FRONTE A UNA EMERGENZA CI VUOLE UNA SOLIDARIETA’ NAZIONALE, SOLO DEGLI INFAMI POSSONO SPECULARE SU UNA EPIDEMIA
Altro che solidarietà nazionale, la Lega si isola e risponde con la politica dei muri anche sul coronavirus.
Succede che attorno alle 7 di sera a Palazzo Chigi il ministro della Salute, Roberto Speranza, il premier Giuseppe Conte e il commissario straordinario per l’emergenza Angelo Borrelli, incontrano le forze parlamentari di maggioranza e di opposizione per un aggiornamento sulle iniziative.
I riflettori sono puntati sull’atteggiamento della delegazione leghista anche perchè nel pomeriggio i quattro governatori del Nord, di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, vergano una lettera indirizzata al ministero della Salute nella quale chiedono che i bambini di qualsiasi nazionalità che rientrano dalla Cina non tornino in classe. In sostanza l’obiettivo di Luca Zaia, Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e Maurizio Fugatti vogliono estendere il periodo di isolamento di 15 giorni anche ai piccoli che frequentano le scuole dell’obbligo.
E allora la delegazione di via Bellerio capitanata da Eugenio Zoffili e Maria Cristina Cantù non solo ripone sul tavolo di Palazzo Chigi la missiva dei governatori del Nord, ma il duo leghista rilancia con un’offensiva dal sapore trumpiano: la sospensione del Trattato di Schengen.
Tradotto l’intenzione delle truppe di Salvini è quello di reintrodurre i controlli alle frontiere di terra. In soldoni, un muro anticinese.
Ecco, quando esce fuori questa proposta i visi degli altri partecipanti al tavolo stentano a crederci.
Perchè la posizione del fu Carroccio è quella più populista, più popolare, che sfrutta le paure collettive e serve più a racimolare uno zero virgola nei sondaggi che a trovare una soluzione per il Paese.
La Bestia punta insomma alla rabbia razzista che si è consumata nelle ultime ore. A Torino, ad esempio, una ragazza è stata costretto a scendere dall’autobus al grido “sei una cinese”.
A Firenze, altro caso, una professoressa del Design Campus di Calenzano ha comunicato agli studenti cinesi di non presentarsi all’esame. Per non parlare del giallo di Frosinone, dove si sarebbe registrata (ma il condizionale è d’obbligo) una sassaiola contro gli studenti di nazionalità sempre cinese dell’Accademia delle Belle Arti. Ecco, Salvini osserva questi episodi e li cavalca.
Ed è come se le lancette dell’orologio del Capitano leghista fossero rimaste ferme alla strategia del citofono, a quando nel quartiere Pilastro di Bologna il segretario della Lega ha suonato al citofono di alcuni sconosciuti per esporli alla condanna pubblica, un giustizialismo popolar-populista che diventa un’arma da campagna elettorale.
E adesso che fa? Salvini non solo non risponde al telefono del ministro Speranza che lo ha cercato in vista dell’incontro a palazzo Chigi di oggi ma strumentalizza l’emergenza nazionale.
Non è un caso se nemmeno gli alleati Forza Italia e Fratelli d’Italia seguono le bislacche richieste della Lega.
Anna Maria Bernini, capogruppo degli azzurri in Senato, si mostra collaborativa nell’interesse del Paese ponendo alcune condizioni di merito: “C’è stato uno spirito di collaborazione, ma vogliamo aiuti alle imprese sotto il profilo economico, perchè soffriranno per la perdita del cento per cento di clienti cinesi e per la preoccupazione che dal resto del mondo temano di venire qua per evitare il rischio del contagio. Abbiamo bisogno che il governo garantisca aiuti al made in Italy e al turismo. I fondi non sono sufficienti”.
E lo stesso fa la compagine più di destra della coalizione, vale a dire Fratelli d’Italia. “Abbiamo chiesto — assicura Francesco Lollobrigida — cose specifiche come il sostegno anche alle aziende colpite da questa emergenza e dal blocco dei voli. Abbiamo chiesto di aprire una finestra vaccinale per evitare il sovraffollamento nel pronto soccorso”. Trattasi di un altro approccio. Nulla a che vedere con la sospensione del Trattato di Schengen.
L’ultima trovata di un leader, Salvini, che preferisce strafare e continuare a isolarsi. Alzando i muri e sparandola sempre più grossa.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
IL QUARTETTO DI GOVERNATORI LEGHISTI CHE NON SA CHE I VOLI DALLA CINA SONO BLOCCATI E QUINDI CHI DOVREBBE ARRIVARE?
Non c’è solo la Lega che chiede i porti chiusi per scongiurare “l’invasione” del nuovo coronavirus 2019-nCoV.
Parallelamente a quelli che chiedono di applicare il Decreto Sicurezza per impedire al contagio di estendersi anche all’Italia ci sono alcuni presidenti di Regione che chiedono di isolare i bambini di qualsiasi nazionalità in arrivo dalla Cina tenendoli fuori dalle scuole. Guarda caso a chiederlo sono proprio i presidenti della Lega.
Stando a quello che riferisce l’agenzia Dire i presidenti di Veneto (Luca Zaia), Lombardia (Attilio Fontana), Friuli-Venezia Giulia (Massimiliano Fedriga) e Trentino (Maurizio Fugatti) stanno preparando una lettera da inviare al ministro alla Sanità Roberto Speranza, per chiedere che i bambini di qualsiasi nazionalità in arrivo dalla Cina siano tenuti fuori dalle scuole per un periodo di osservazione di 14 giorni anche se in età dell’obbligo, in modo da scongiurare l’eventualità di diffusione del Coronavirus «in ambienti confinati come sono quelli delle scuole».
Ad annunciarlo è stato Luca Zaia che ha voluto subito precisare che «non c’è la volontà di ghettizzare nessuno», quanto invece quella di «dare una risposta alle tante famiglie preoccupate che hanno i loro figli che nell’età dell’obbligo vanno a scuola».
La bozza della lettera, che con ogni probabilità sarà inviata nelle prossime ore, è già stesa, spiega Zaia. «A me sembra una regola sanitaria minimale», conclude il presidente leghista ricordando che si tratta di una misura che «prendiamo anche per la meningite e per la tbc».
C’è però da rilevare che ormai — al di là dei nostri connazionali rimpatriati dalla Cina — è assai poco probabile che ci siano altri alunni in arrivo dalle aree colpite dall’epidemia che in linea di massima sono già tutti rientrati in Italia dopo le vacanze natalizie e quindi sono già in classe da quasi un mese.
Zaia è lo stesso che due giorni fa affermava che «tutte le persone tornate dalla Cina che non abbiano sintomi possono frequentare le nostre scuole o i nostri posti di lavoro» anche perchè questo si legge nella circolare diramata dal Ministero della Salute agli Uffici Scolastici Regionali al fine di uniformare la gestione nell’ambito degli istituti di istruzione di ogni ordine e grado.
Nella circolare non è prevista alcuna misura di quarantena per studenti che sono rientrati dalla Cina nelle ultime 2 settimane o per gli studenti «ai quali è stato comunicato dall’autorità sanitaria, o che sono venuti in altro modo a conoscenza, di aver effettuato un viaggio insieme ad un paziente nCoV — con qualsiasi tipo di trasporto — e/o di aver coabitato con un paziente nCoV, entro un periodo di 14 giorni» i quali oltre a generiche misure di precauzione sono invitati anche a «telefonare tempestivamente al 1500 o ai centri di riferimento delle regioni, per le misure di sorveglianza».
Le stesse indicazioni valgono per i servizi educativi per l’infanzia, le scuole primarie e secondarie con l’aggiunta che per quanto riguarda questa fascia d’età «si suggerisce che gli adulti facenti parte del personale scolastico (docente e non) prestino particolare attenzione a favorire l’adozione di comportamenti atti a ridurre la possibilità di contaminazione con secrezioni delle vie aeree, anche attraverso oggetti (giocattoli, matite, etc.)».
Al tempo stesso in Veneto di recente la Giunta Zaia ha abolito l’obbligo di presentare il certificato medico oltre i cinque giorni di assenza da scuola.
Senza contare che il Veneto è stata l’unica regione a fare ricorso contro la legge Lorenzin e l’obbligo vaccinale proprio per l’accesso ai servizi educativi dell’infanzia. Zaia dovrebbe decidere se per un alunno italiano sono più pericolosi morbillo e varicella oppure il coronavirus. Senza contare che allo stato attuale secondo uno studio descrittivo del The Lancet — pubblicato in data 30 gennaio — ad esempio, presi in considerazione 99 pazienti che hanno contratto il 2019-nCov, il 67% di questi sembrava già essere affetto da malattia cronica. Si tratta di dati parziali e preliminari su un campione molto ridotto di pazienti ma secondo Lancet la media d’età di contrazione del virus si attesta attorno al 55.5 anni e nessun individuo al di sotto dei 15 anni è stato contagiato a Wuhan (New England Journal of Medicine), a maggioranza, pero’, i contagi (64%) riguardano i lavoratori autonomi.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
UN COMUNICATO DEGLI ALTRI AMMINISTRATORI LO SMENTISCE… LA SMANIA DI PROTAGONISMO NON HA CONFINI
Le Sardine di Roma si dividono dalle 6000 Sardine ma in realtà però a scindersi finora è stato soltanto Stephen Ogongo, tra gli organizzatori della manifestazione di piazza San Giovanni, che ha dato un annuncio urbi et orbi ma firmato solo da lui sul gruppo delle Sardine di Roma.
È lui che firma il post con l’annuncio di scissione, motivandola con la polemica della foto con Luciano Benetton e Oliviero Toscani a Fabrica di qualche giorno fa.
Ogongo scrive sul gruppo che questo è solo l’ultimo errore che “Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa hanno commesso nelle ultime settimane”, e poi annuncia: “Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai 4 fondatori di Bologna nè alla struttura che stanno creando. Le Sardine di Roma ripartono da quei valori che hanno fatto della manifestazione di Piazza San Giovanni la più grande e la più partecipata delle sardine: uguaglianza, libertà , giustizia sociale. Affiancarsi agli squali, o diventare come loro, non ci rafforza ma ci indebolisce, ci rende prede inconsapevoli”.
Ogongo fa anche notare che la vicenda dell’incontro con Benetton e Toscani non è uscita per la trasparenza delle Sardine, ma soltanto a causa della pubblicazione sulla pagina di Fabrica dell’ormai famosa foto.
E sostiene anche altro: “L’aspetto più grave di questa vicenda è stato l’aver assistito a diversi tentativi di limitare la discussione all’interno dei gruppi Facebook delle Sardine addirittura attraverso la censura di determinate parole e la cancellazione di diversi commenti e post critici”. Per questo, sostiene Ogongo, “Le Sardine di Roma tornano in mare aperto: la nostra forza sarà la comunità , l’essere in tanti e il saper stare insieme”.
Va però segnalato che Ogongo, che era già finito sulla bocca di tutti tra le Sardine romane per l’intervista in cui diceva ok alla partecipazione di Casapound a San Giovanni (e che era stato per questo sconfessato dal movimento), sembra aver preso questa decisione da solo. Tanto è vero che il 99% dei commenti va all’attacco proprio di Ogongo. E in molti sembrano piuttosto pronti a sconfessare Ogongo:
Che tra parentesi, è anche colui che annunciò qualche tempo la rimozione di un post dalla pagina di Salvini dipingendolo come un evento storico, salvo poi far scoprire che si trattava del post di un utente qualsiasi e non di uno del Capitano.
Insomma, finora l’unico a scindersi pare Ogongo. Forse gli altri a questo punto se ne faranno una ragione.
In un comunicato congiunto con i quattro ragazzi bolognesi, però, le sardine romane rivelano che la presa di posizione di Ogongo è arrivata “a insaputa di tutte le persone che hanno organizzato la manifestazione del 14 dicembre, dopo giorni di silenzi, di mancate risposte alle mille telefonate fatte e messaggi inviati” e “dopo aver passato la mattina a rimuovere i moderatori del gruppo Facebook ‘Sardine di Roma’, di cui era volutamente unico amministratore”. Dunque, concludono, “non si può combattere contro i pieni poteri di un solo uomo al comando quando in realtà è ciò che si vuole” e ammettono di essere “sconcertati, ma uniti più che mai. L’attacco ai ragazzi di Bologna per la foto – proseguono ancora – è una strumentalizzazione per scopi personali”.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
INTESA SENZA PRECEDENTI IN EUROPA (ALTRO CHE SALVINI): GESTIONE COMUNE DEI RIMPATRI E PROGETTI DI COOPERAZIONE NEL PAESE AFRICANO
Un protocollo d’intesa, centrato sulla cooperazione per la gestione comune del fenomeno migratorio, è stato firmato oggi a Roma dal ministro dell’Interno italiano Luciana Lamorgese e dal titolare della Costa d’Avorio per la Sicurezza, il generale Vagondo Diomandè.
Durante la cerimonia, al Viminale, è stato detto che l’accordo è senza precedenti in Europa. “Ci consentirà di gestire insieme il processo immigratorio che abbiamo in Italia — ha detto Lamorgese — tenendo conto che le persone provenienti dalla Costa d’Avorio sono una percentuale consistente, circa il 10 per cento degli arrivi“.
Di “momento solenne” ha parlato Diomandè. “E’ la prima volta — ha sottolineato il ministro ivoriano — che un accordo così importante viene firmato da un paese europeo con un Paese africano“.
L’intesa prevede sia una gestione condivisa dei rimpatri di migranti irregolari sia progetti di cooperazione che l’Italia s’impegna a sostenere in Costa d’Avorio.
“Lavoreremo per l’integrazione dei cittadini di questo Paese dell’Africa presenti sul nostro territorio nazionale” ha detto Lamorgese. “E’ poi importante l’attività di formazione professionale che servirà a creare posti di lavoro e a occupare i giovani favorendone l’inclusione sociale in Costa d’Avorio”.
Durante la cerimonia al Viminale, di fronte ai giornalisti, è stato ricordato che il Paese africano è stato inserito tra i beneficiari di bandi predisposti dal Viminale per progetti di cooperazione.
Secondo Lamorgese, “l’accordo aiuterà a gestire i rimpatri in modo più celere ed efficace, con uno scambio informativo continuo che tante volte negli anni è mancato con altri Paesi dai quali provengono flussi”.
L’intesa prevede progetti comuni che coinvolgono le forze di polizia. “La vostra esperienza — ha detto Diomandè — ci potrà aiutare a migliorare nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, senza dimenticare altri aspetti legati a protezione civile”.
Il ministro ivoriano ha poi sottolineato che delle migrazioni vanno colti anche i contributi in grado di arricchire. “Il fenomeno va disciplinato — il suo appello — ma evidenziandone pure i lati positivi”.
(da Dire)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
MOLTI ATTIVISTI SONO D’ACCORDO CON LEI
Matteo Ricci, sindaco dem di Pesaro, ha aperto la sua giunta alla grillina Francesca Frenquellucci e lei ha accettato la nomina ad assessore comunale all’Innovazione. È il primo caso del genere in Italia, una novità che potrebbe portare a nuovi scenari in vista delle elezioni regionali delle Marche che si terranno in primavera.
Frenquellucci ha partecipato alle amministrative del 2019 come candidata sindaco, in diretta competizione con Ricci. Circa cinque mesi fa il primo cittadino le ha affidato la delega per seguire il progetto di riportare un corso di laurea a Pesaro, uno dei temi della campagna elettorale penstastellata. Pochi giorni fa è arrivata la proposta di entrare in giunta che Frenquellucci ha accettato.
Per il capo politico di M5s Vito Crimi però l’assessorato in una Giunta a guida Pd è incompatibile con la permanenza nel Movimento, prospettando l’autosospensione di Frenquellucci e annunciando che il caso sarà sottoposto ai probiviri.
Divisi i commenti sulla pagina Facebook di Frenquellucci, che comunque ha avuto il supporto di tanti attivisti. C’è chi le augura buon lavoro e prevede una svolta a favore dell’ambiente e della saluta pubblica delle politiche del Comune, chi le dice “brava”: “Se vogliamo cambiare qualcosa dobbiamo stare dentro le istituzioni”.
Ma qualcun altro ironizza: “Ricordiamo che sono in vendita le tessere del Pd”. “Non provi almeno un pizzico di vergogna?” le chiede un altro, accusandola di avere “distrutto il Movimento in questa città , in questa provincia”, insieme al deputato Cecconi, candidato nel collego uninominale che non partecipò alla campagna elettorale per una storia di mancate ‘restituzionì e venne comunque eletto.
(da agenzie)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
L’ITALIA CHIEDE MODIFICHE AL MEMORANDUM PER GARANTIRE IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI, I LIBICI SONO IMPRESENTABILI
Il ministro dell’Interno libico Fathi Bashaga ha trascorso quasi l’intera giornata a Roma, nelle ore in cui il memorandum Italia-Libia si è rinnovato in automatico dopo tre anni dalla firma. Anche se dalla Farnesina garantiscono che saranno apportate modifiche. Il primo dato è politico.
Questa mattina Bashaga ha incontrato il suo omologo Luciana Lamorgese al Viminale. Il colloquio è stato lungo, approfondito e a tratti anche complicato, dal momento che la Libia, prima di tutto, ha chiesto all’Italia una presa di posizione politica che faccia chiarezza sull’appoggio, del nostro Paese, al governo di accordo nazionale di Fayez al Serraj. In pratica, è ciò che emerge, nell’ultimo anno la politica estera italiana non è stata chiara oscillando tra le posizioni di al Sarraj e quelle del generale Haftar. Inoltre, andando alle ricadute pratiche, il ministro libico ha chiesto all’Italia aiuti materiali per gestire una situazione molto difficile dopo mesi di guerra. In questo momento nel paese africano ci sono 300mila sfollati, che potrebbero essere pronti a partire, creando dunque davvero una bomba immigrazione.
A quest’emergenza si aggiunge la chiusura di cinque campi per migranti che si trovavano sulla linea del fuoco ed è emersa l’esigenza di attivarne di nuovi e proprio su questo fronte sono stati chiesti aiuti materiali all’Italia.
Lamorgese ha espresso completa disponibilità a proseguire la collaborazione, fermo restando che gli aspetti politici del rapporto tra i due Paesi sono gestiti da Palazzo Chigi e dalla Farnesina, che stanno lavorando agli emendamenti da proporre al Memorandum, che si è appena rinnovato per un altro triennio.
Sul miglioramento delle condizioni dei campi per migranti, punto centrale per l’Italia, si punta a un piano che coinvolga Europa ed organismi internazionali, come l’Onu e l’Unhcr, per dare il segno tangibile che si stia lavorando per garantire i diritti umani, come chiedono in queste ore una parte del Pd e il Movimento 5 Stelle.
Inoltre la Libia ha chiesto un maggiore impegno all’Italia e all’Europa per quanto riguarda la frontiera sud, quella con il Ciad e il Niger, dove c’è un problema di controllo del territorio. Tuttavia, in questa fase, è molto difficile per il nostro Paese capire chi controlla quel territorio e quindi come muoversi.
Lasciato il Viminale, il ministro Fathi Bashaga si è diretto alla Farnesina per incontrare Luigi Di Maio.
Il titolare della Farnesina ha annunciato inoltre che l’Italia presenterà presto “una serie di emendamenti al fine di migliorare i contenuti del memorandum bilaterale in materia migratoria del 2017, con particolare riguardo al rispetto dei diritti di migranti e richiedenti asilo”.
Sul Memorandum, in questi giorni, hanno attaccato sinistra e parte del Pd, invocando il rispetto dei diritti umani come precondizione per continuare la collaborazione con Tripoli. Il tema è stato affrontato anche nei colloqui di oggi, che hanno visto pero’ Bashaga far presente le condizioni della Libia.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
CON LE SUE DUE AZIENDE AVEVA RIDATO DIGNITA’ A MIGLIAIA DI POVERI TRA AFRICA E INDIA
Il mondo dell’imprenditoria è in lutto per la morte prematura di Leila Janah.
Conosciuta in tutto il mondo come “l’imprenditrice dei poveri”, per aver dato lavoro con le sue aziende ad oltre undicimila persone tra India e Africa, è deceduta lo scorso 24 gennaio nella sua casa a New York a causa di una grave malattia che l’aveva colpita da tempo, un tumore ai tessuti molli, il cosiddetto sarcoma epitelioide, che aveva raccontato anche sui propri canali social, mostrandosi senza capelli e molto dimagrita.
La notizia, tuttavia, è stata resa nota solo nelle ultime ore. Classe 1982 e di origine indiana da parte di entrambi i genitori, era nata a Lewinston, vicino alle cascate del Niagara, prima di trasferirsi in un sobborgo di Los Angeles.
Sin dai tempi delle scuole medie aveva cominciato a pensare di poter dare una mano ai meno abbienti, anche perchè la sua stessa famiglia viveva in condizioni disagiate.
Ma la vera svolta nella sua vita è arrivata durante gli anni dell’Università , quando ha cominciato a trascorrere le sue estati in Ghana per partecipare ad un programma di insegnamento dell’inglese per i bimbi non vedenti.
Il contatto con le aree più povere del contente africano l’hanno spinta a cercare di fare qualcosa di concreto per quelle popolazioni. Così nel 2008 ha fondato in Kenya Samasource, dal sanscrito “Sama” che vuol dire “eguale”, con l’obiettivo di offrire una vita migliore a coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà .
L’azienda dà attualmente lavoro a oltre 2.900 persone in Kenya, Uganda e India. La compagnia lavora nel campo digitale e fornisce consulenze, dati, progetti e strumenti poi utilizzati nei campi più vari, dai videogiochi alla meccanica per aut, anche a colossi del calibro di Google, Facebook, Microsoft, Getty Images e Walmart.
Poi, nel 2015 è arrivata anche LXMI, una linea di cosmetici di lusso, che impiega centinaia di donne povere lungo la valle del Nilo, in gran parte in Uganda, per raccogliere le noci Nilotica e trasformarle in un burro che viene esportato negli Stati Uniti per essere utilizzato nella produzione dei prodotti per la cura della pelle.
In totale, nelle sue aziende hanno trovato una stabile occupazione circa undicimila persone. Neppure la malattia, scoperta qualche anno fa, l’ha fermata.
Ha lasciato il marito Tassilo Festetics. “Ci mancherà la sua risata contagiosa, il suo spirito tenace e la sua capacità di ispirare tutti. Era una forza per il bene nel mondo”, si legge in una nota divulgata da Samasource.
(da agenzie)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
RUBY AVREBBE INCASSATO 3 MILIONI DI EURO DA BERLUSCONI
Riprendono le audizioni in aula, nel tribunale di Milano, per il processo Ruby Ter a carico di Silvio Berlusconi e altri 28 imputati.
Nel corso della sua deposizione, un testimone ha spiegato di aver conosciuto Imane Fadil, la giovane testimone morta l’anno scorso in seguito a una malattia, «durante una festa, in un locale a Milano».
L’aveva poi incontrata più volte nello studio dell’allora legale della ragazza, Danila De Domenico, con la quale aveva «un rapporto di amicizia e poi professionale, nel senso che abbiamo tentato insieme di intraprendere un’attività immobiliare».
A Fadil sarebbero stati offerti diversi migliaia di euro per tacere sulle serate ad Arcore. Il consulente immobiliare, amico dell’allora avvocato di Imane Fadil, ha raccontato che nel presunto tentativo di corruzione in un bar vicino al tribunale a Imane sarebbe stato chiesto di «nascondere qualcosa su quello che aveva visto alla feste, sulla circostanza che le ragazze restavano a dormire da Berlusconi, sui balletti osè. Ma Imane — ha sottolineato — voleva andare avanti per la sua strada, cioè dire la verità , quello che aveva visto».
La 34enne Fadil, ha precisato il teste rispondendo alle domande dei pm, «non aveva assolutamente soldi, faceva alcune serate in discoteca per le quali prendeva un compenso suo 100-150 euro a sera, ne faceva due o tre a settimana. Aveva un ottimo rapporto con la sorella e la madre che stavano a Torino, ma da loro non riceveva aiuti economici».
«Sulle ragazze che le proposero i soldi — continua il teste — mi specificò che erano due testimoni del processo, che già avevano ricevuto dei soldi. Imane mi disse che alcune ospiti avevano preso appartamenti, macchine per le frequentazioni con Berlusconi. Non ricordo i nomi, sull’entità delle cifre, erano somme notevoli, ventimila, anche cinquantamila».
La modella marocchina avrebbe anche «rifiutato cinquemila euro per restare a dormire» ad Arcore. Sulla provenienza dei denari che le sarebbero stati offerti, il testimone è rimasto vago all’inizio, poi incalzato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, ha confermato che gli venne fatto il nome di Berlusconi, giustificando l’iniziale incertezza col fatto che «sono passati cinque — sei anni da quando venni ascoltato».
«Fadil mi parlava del processo (all’epoca si celebrava quello a carico di Berlusconi, poi assolto, ndr), consigli però non ne prendeva da nessuno — ha raccontato — a volte si presentava in studio inc..ta nera, dicendo parolacce, era sbalordita perchè, secondo lei, alcune ragazze sentite al processo non avevano detto la verità . Questo la faceva rabbrividire, ripeteva ‘non si fa così’. Credo che stesse così perchè aveva un senso etico. Diceva che quasi tutte le ragazze non dicevano la verità . Restava arrabbiata per qualche giorno».
Un altro teste, Antonio Matera, ha invece detto di come Luca Risso, ex compagno di Ruby, gli avesse raccontato che «l’operazione per incassare 3 o 4 milioni con lei era riuscita, la cifra finale ricevuta era sui 3 milioni e con quei soldi arrivati da Berlusconi andò a vivere in Messico con lei e là fecero investimenti immobiliari».
«Risso — ha detto — era innamorato dei soldi, gli interessava Ruby perchè gli avrebbe portato soldi».
(da agenzie)
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Febbraio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
A TORINO UNA RAGAZZA COSTRETTA A SCENDERE DAL BUS: “SEI CINESE”… UN PAESE IN PREDA AL DELIRIO RAZZISTA
Episodi di razzismo contro i cinesi, da Cuneo a Frosinone.
C’è stata infatti una sassaiola contro gli studenti di nazionalità cinese dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone.
L’episodio lo riferisce il presidente del Consiglio regionale del Lazio Mauro Buschini ed è emerso da una conferenza stampa della direttrice dell’Istituto Loredana Rea e del presidente della Consulta degli studenti Luca Spatola. All’origine, secondo quanto riportato, il caso di una studentessa cinese malata risultata poi negativa al test eseguito allo Spallanzani.
Il caso della studentessa, poi risultata negativa, aveva portato alla chiusura cautelativa dell’Accademia. La giovane poi era stata trasferita allo Spallanzani dove è stato accertato che non aveva contratto il virus. ”
È un episodio gravissimo, senza precedenti, un’autentica vergogna – commenta Buschini – Mi auguro che gli autori di questa follia possano essere perseguiti dalla giustizia e si rendano conto dell’assurdità che hanno commesso, nella speranza che vogliano pentirsi e chiedere scusa”.
Sulla sassaiola arriva il commento del presidente della Regione Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Io sono senza parole – scrive su Facebook -, spero che i responsabili siano coscienti di dover rispondere di questa vergogna. Se la disinformazione porta addirittura a gesti pericolosi come questo, dobbiamo impegnarci tutti e di più per raccontare la verità e le notizie corrette. Solidarietà alle vittime di una vera e propria aggressione”.
C’è poi l’episodio di una giovane cinese che da Cuneo stava viaggiando a bordo di un autobus verso Torino ed è stata fatta sentire non gradita, e così spinta a scendere a terra. La ragazza, che non avrebbe una buona padronanza dell’italiano, non ha sporto denuncia ma lo ha riferito alla comunità cinese di Torino.
Il fatto, avvenuto nei giorni scorsi, è emerso oggi durante il pranzo della sindaca Chiara Appendino in un ristorante cinese di Torino. “Mi è stato evidenziato il caso di una ragazza che è stata fatta sentire persona non gradita e spinta a scendere da un autobus – afferma la sindaca Appendino -. Ma a Torino non abbiamo avuto altri episodi di razzismo e di questo voglio ringraziare i torinesi. Questa attenzione che oggi noi stiamo richiamando in realtà c’è già ”.
“A Torino – ha ribadito la prima cittadina – non ci sono stati episodi di razzismo, ma il periodo di convivenza con quello che sta accadendo a livello globale credo non sarà breve. Invito quindi tutti ad adottare le cautele necessarie ma a non cadere nella psicosi”.
(da agenzie)
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