Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
A PARTE RINGRAZIARE, COSA ASPETTANO “I PROFESSORONI” DI DESTRA A DARE UN SEGNALE ANALOGO?
L’operazione di Walter Veltroni trova un’adesione importante, quella di Giorgia Meloni. L’ex leader dem ha voluto ricordare Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 a Milano da estremisti di sinistra, per ricordare quei troppi morti innocenti, a destra e a sinistra, negli anni 70.
Un’iniziativa che viene apprezzata dalla leader di Fratelli d’Italia che ringrazia Veltroni su Twitter.
“Dobbiamo impegnarci tutti affinchè quegli anni bui, in cui tanti innocenti di destra e sinistra persero la vita, non tornino mai più” scrive Giorgia Meloni.
E fin qui tutti d’accordo, ma una domanda sorge spontanea, al netto di tutti coloro che continueranno a seminare odio: cosa aspettano a destra a dare un segnale analogo a quello di Veltroni?
O ognuno continuerà a celebrare le ricorrenze dei propri morti per altri cento anni, ignorando quelli degli avversari?
Ricordate la visita senza preavviso di Almirante alla salma di Berlinguer, con le ali di folla di militanti comunisti che si facevano da parte per lasciar passare “il nemico”, avendone compreso il nobile gesto che accumunava due grandi leader?
E’ così difficile a destra (come a sinistra) abbandonare manifestazioni folkloristiche a base di saluti romani ( o pugni chiusi) fuori dal tempo e pensare che solo un’Italia unita potrà assicurare un futuro ai nostri figli?
Ci sono tante occasioni per ricambiare il gesto nobile di Veltroni, possibilmente senza selfie o fotografi al seguito.
Ma solo chi non predica odio perchè l’ha vissuto sulla propria pelle pare in grado di capirlo.
Ci vuole coraggio per rompere gli steccati, ci vuole una statura da leader vero, è necessario mettere in conto che ti farai tanti nemici (ne sappiamo qualcosa, nel nostro piccolo).
Per volare alto occorrono le ali, non bastano le felpe e i photoshop.
Occorre amare il proprio Paese.
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
LA SENATRICE LONARDO: “SE NEL CENTRODESTRA C’E’ SALVINI NON CI POSSIAMO ESSERE NOI”
“Se nel centrodestra c’è Salvini, non ci siamo noi”. E’ la senatrice Sandra Lonardo, a Telese per l’iniziativa conclusiva di “Sannio Falanghina”, a replicare alle parole del leader del Carroccio che ha chiuso definitivamente le porte all’ipotesi di un sostegno a un Mastella bis a palazzo Mosti.
“Si è messo contro mio marito e io ne prendo atto. Dice di essere inclusivo, ma a Roma direbbero inclusivo de che? Se il centrodestra è questo, un luogo dove si giudicano le persone non per quello che fanno o rappresentano ma esclusivamente per l’età o per gli anni di impegno allora noi non ci stiamo”.
E al segretario della Lega, a cui viene ricordato “che non è in politica da oggi ma da 25 anni”, la senatrice sannita rinfaccia pure il dietrofront su Caldoro. “Non sta rispettando la parola data. E dalle nostre parti, lo sapete, chi viene meno agli impegni presi è definito uomo di niente e quaquaraquà . A questo punto Forza Italia farebbe bene ad andare da sola alle Regionali. Ma non so se succederà ”.
Quanto al suo di futuro, Sandra Lonardo non esclude niente: “Mi indicano tra i responsabili? Messa così mi sembra fantapolitica. Io responsabile lo sono da sempre, come persona. E lo stesso vale per mio marito. Cosa farò lo vedremo nei prossimi giorni. Ma se nel centrodestra c’è Salvini non possiamo esserci noi”.
E pure sulle scelte che il sindaco Clemente Mastella assumerà da qui a breve per palazzo Mosti, la Lonardo non si sente di escludere niente. “Le ragioni per cui siamo arrivati a questo punto sono chiare. Mentre il sindaco lavorava a intercettare finanziamenti utili alla città , altri si adoperavano al Comune per costituire sempre nuovi gruppi, per creare difficoltà o per perseguire interessi propri. Mastella si è stancato, ha preso atto della situazione e si è dimesso. Ora, da sindaco responsabile, sta valutando le possibili opzioni. D’altronde è per questo motivo che la legge concede al sindaco venti giorni di tempo per confermare o ritirare le dimissioni”.
E tra le “possibili opzioni”, come noto, c’è pure un’intesa con il Partito Democratico. “Chi ha rotto gli argini del centrodestra è stato Salvini, andando al governo con il Movimento Cinque Stelle. Lo scenario è cambiato e così anche le regole del gioco. E allora tutto è possibile e nessuno può meravigliarsi di nulla. Ciò che ieri si riteneva irrealizzabile adesso non lo è più
(da Anteprima24)”.
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
“LA ASCANI VUOLE RENDERE L’ASILO OBBLIGATORIO, COSI’ RAPISCE I BAMBINI ALLE FAMIGLIE”…E PENSARE CHE ERA UN’IDEA DI PLATONE (NOTO COMUNISTA GRECO)… SE LA ASCANI VUOLE DARE PIU’ ASILI AGLI ITALIANI E’ CHIARO CHE HA IL DEMONIO DENTRO
“Il PD vuole toglierci i figli a tre anni”: come sempre sobrio e pacato, Maurizio Belpietro su La Verità di oggi torna a buttarla su Bibbiano, evocando il complotto di Zingaretti che vuole addirittura rapire i bambini alle famiglie italiane, probabilmente per mangiarseli (gnam gnam).
La colpevole di cotanta protervia è nientepopodimenochè la sottosegretaria all’Istruzione Anna Ascani, autrice di un piano davvero diabolico: sta studiando un meccanismo per rendere obbligatorio l’asilo, quindi così rapisce i bambini alle famiglie. Più chiaro di così è difficile, no?
Belpietro infatti mette in correlazione i bambini all’asilo a 3 anni con quello che verrebbe in mente a tutti: in alcuni paesi comunisti, infatti, “il partito si incaricava di requisire i bambini alle famiglie per educarli al credo socialista”.
E per fortuna che Belpietro non sa che questa era anche l’idea di Platone, altrimenti sai che requisitoria veniva fuori con tanto di complicità della Grecia nel piano diabolico?
Attenzione però perchè oltre alle chiare responsabilità di Honecker e Hoxxa emerge anche un altro disegno: quello che colpisce le scuole paritarie.
Sentite qui come si sviluppa:
Capito il giochino? Con la scusa che qualcuno è costretto a mandare i figli alla paritaria perchè non c’era posto in quella comunale, allarga l’offerta della scuola materna e così prendono tre piccioni con una fava. Primo, si tolgono i bambini alle famiglie, che non si sa mai, poi se li coccolano e li fanno crescere mammoni e, come fa capire l’Ascani, con un percorso formativo deficitario. Secondo, si dà una sistemata alle scuole paritarie così da mettere lo zampone dello Stato dentro le strutture private e cattoliche. Terzo piccione, forse il più appetibile, si assumono un po’ di maestre e dunque si fa felice il sindacato e si rastrella pure qualche voto.
Insomma, dietro quel sorriso angelico, è evidente, la Ascani nasconde il diavolo dentro. Vuole addirittura dare più asili agli italiani, è evidente che c’è un complotto.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
ARTUTO LORENZONI, DOCENTE UNIVERSITARIO, VICESINDACO DI PADOVA SI DEFINISCE “CATTOLICO IMPEGNATO”
Arturo Lorenzoni, professore universitario espressione dell’area civica a Padova, sarà il candidato che il centrosinistra opporrà al leghista Luca Zaia nella corsa alla presidenza della Regione Veneto.
Il Pd, con una votazione della Direzione regionale arrivata a tarda notte, ha indicato il suo nome con 24 voti favorevoli, 5 contrari, e 12 astenuti.
Lorenzoni, espressione del movimento Il Veneto che Vogliamo, è l’attuale vice sindaco di Padova, leader di Coalizione Civica, che assieme ai Dem governa il capoluogo euganeo. “Ci si è determinati in questo senso — ha detto il segretario veneto del Pd, Alessandro Bisato — Una organizzazione politica deve discutere, deve riflettere, ma poi arriva il momento delle decisioni, altrimenti si entra nello schema dell’ignavia politica. La direzione Pd ha deciso, dando mandato al segretario, di avviare la trattativa mettendo al centro la candidatura di Lorenzoni”. La candidatura è stata benedetta da Nicola Zingaretti: “Bene il sostegno del Pd Veneto alla candidatura di Lorenzoni alla presidenza della Regione. Figura indipendente, proveniente dal mondo civico e competitiva per vincere. Grazie a tutto il gruppo dirigente, molto plurale, ma che ha saputo affrontare questo passaggio unito con grande intelligenza e spirito unitario. Grazie a tutti e a tutte. Ora tutti mobilitati per vincere”.
Ma per lui è arrivato anche l’endorsement di Elly Schlein, fresca di nomina a vicegovernatore in Emilia-Romagna: “Ho conosciuto Arturo quando andai con entusiasmo a sostenere lui e la Coalizione Civica per Padova e ne è nata anche una bella amicizia. È la persona giusta per il Veneto, perchè tiene insieme competenza, serietà e grande umanità , e sta già facendo molto bene come Vicesindaco di Padova. In bocca al lupo Arturo, noi saremo al tuo fianco!”. Anche i Verdi si sono schierati a sostegno.
Nell’intervista rilasciata oggi al Corriere del Veneto Lorenzoni dice che non è vero che Zaia è imbattibile: «Se così fosse, non sarei qui. Dicevano lo stesso di Bitonci a Padova e sappiamo come è finita. Anche Zaia ha i suoi punti di debolezza, come tutti: la sanità ,quella di ogni giorno, della visita assegnata dopo un anno; l’ambiente, con la cementificazione selvaggia; l’innovazione, senza la quale le nostre imprese rischiano di perdere il treno dello sviluppo. In questi dieci anni la Lega non ha coltivato nulla di tutto questo».
E anche se per ora Italia Viva, Azione, +Europa e Psi non sembrano orientati ad appoggiarlo e Rifondazione Comunista sosterrà un suo candidato, lui rifiuta l’etichetta di candidato radicale:
Dicono che lei sia l’alfiere dell’estrema sinistra.
«È ridicolo. Mi dipingono come l’uomo dei centri sociali, un pericoloso comunista, ma la mia storia personale è tutt’altra. Spero che i veneti impareranno a conoscerela mia identità , che fatico a collocare nell’arco politico tradizionale. Mi ritrovo in principi di destra, di sinistra e in altri non rappresentati da nessuno».
Come si definirebbe?
«Un cattolico impegnato».
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
TUTTO COME PREVISTO: MESSE LE MANI SULLA SANITA’ CHE GESTISCE 2 MILIARDI CON TRE INVIATI DI ZAIA… E IL GIORNALE LOCALE, IN MANO AGLI ANGELUCCI, SIGNORI DELLA SANITA’ PRIVATA, MARTELLANO PER AFFIDARE LA SANITA’ AI PRIVATI
Nell’Umbria della Lega cento giorni dopo comandano già i veneti.
Il triumvirato di Salvini ha occupato la sanità che gestisce 2 miliardi tra lo scontento dell’alleato Fdi e i tagli al trasporto pubblico locale.
Carmelo Lopapa racconta su Repubblica la cronaca di un’occupazione annunciata:
L’ex senatrice leghista Donatella Tesei ha fatto in tempo ad entrare a Palazzo Donini dopo la vittoria travolgente del 27 ottobre nella regione un tempo rossa (57,5 per cento contro il 37,6 di Vincenzo Bianconi, sostenuto da Pd e M5S) ed ecco catapultato direttamente dal Veneto l’ex assessore alla Sanità di Luca Zaia, il veronese Luca Coletto, 58 anni: geometra e tecnico per le costruzione, il titolo in curriculum, sottosegretario alla Salute nel governo gialloverde da leghista di stretta osservanza salviniana.
E siccome non può fare tutto da solo, l’uomo al quale l’ex vicepremier ha affidato anche la presidenza dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali fino al gennaio 2019 nomina direttore generale alla Sanità e al Welfare Claudio Dario, altro veneto, già al suo fianco con lo stesso incarico nella giunta di Zaia dopo essere stato alla guida dell’Asl di Treviso.
Una coppia che si fa triumvirato il 4 dicembre, con la determinazione con cui viene assunta come capo della segreteria dell’assessore la fidata avvocatessa Maria Tessaro, padovana, classe ’74.
E così la sanità umbra, il suo assessorato, i 2 miliardi di soldi publici da gestire tra ospedali e Asl che assorbono il 79 per cento del bilancio regionale cambiano gestore:
“Sarà strategico potenziare il tasso di coinvolgimento del privato che in Umbria è pari a meno di un terzo di quello della Lombardia”, si legge nel programma e nelle linee guida della presidente Tesei approvate nella seconda seduta del consiglio.
Ed è sicuramente un caso il fatto che da parecchi giorni ormai Il Corriere dell’Umbria — il più letto da queste parti, in mano agli Angelucci signori della sanità privata — martelli con una campagna all’insegna del privato che “non è tabù” e sul modello lombardo. Appunto. Tutto torna.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
SOLO UNO SU CINQUE HA FIDUCIA NEL FUTURO E PIU’ DELLA META’ E’ RASSEGNATO AD ACCETTARE UN LAVORO DIVERSO DA QUELLO PER CUI HA STUDIATO
Sembra di osservare due Paesi diversi, lontanissimi nel tempo e nello spazio, quando si confrontano le aspettative di chi è stato giovane prima degli anni ’90 e i millennial di oggi. «La comparazione dei dati è agghiacciante», scrive Antonio Noto, direttore dell’omonimo istituto demoscopico che, per La Nazione, ha realizzato un sondaggio per misurare la fiducia nel futuro dei ragazzi di ieri e di oggi.
Interrogando gli under 25 dei nostri giorni, si scopre che solo il 20% ha ottime aspettative per il domani. Percentuale che scende al 15% per chi si vede con un lavoro stabile da qui a 10 anni. E il risultato di queste incertezze è che il 42% dei millennial immagina che sarà costretto a emigrare per lavorare. Percentuali decisamente più positive, invece, si ottengono interrogando chi è stato under 25 prima degli anni ’90.
«Ci si accorge che il sentiment collettivo era completamente diverso — scrive Noto — e che regnava, pur nella difficoltà di un Paese che è sempre stato borderline da un punto di vista di stabilità economica, una maggiore attesa positiva». Tradotto in numeri? Il 44% degli adulti di oggi, quando era giovane, aveva fiducia nel futuro, il 53% si vedeva con un’occupazione stabile entro 10 anni dall’ingresso nel mondo del lavoro e solo il 10% pensava di dover emigrare per cercare fortuna.
Tra 10 anni…
Il 57% dei millennial italiani, immaginandosi tra 10 anni, pensa che sarà costretto ad accettare un lavoro diverso rispetto alle competenze acquisite nel percorso di formazione. E se un 10% non ha un’opinione a riguardo, solo un giovane su tre, invece, ritiene che riuscirà ad avere un lavoro relazionato alle proprie competenze.
Quando si parla di benessere economico, invece, solo il 7% non ha un’opinione in merito. Un under 25 su quattro, oggi, pensa che la sua ricchezza tra 10 anni sarà in linea con quella dei propri genitori. Il 56% si immagina più povero di loro e solo il 12% ritiene che riuscirà a superare i propri genitori in quanto a ricchezza.
Tutta questa incertezza si riflette anche sul giudizio che i millennial hanno della classe politica attuale: il 67% ha un’opinione negativa, il 28% positiva e il 5% non ha un’opinione a riguardo. «In questo caso — conclude Noto -, la divergenza tra le diverse generazioni è forse anche nel fatto che negli anni ’70-’90 si contestava pubblicamente il potere politico. Oggi invece prevale una sorta di rassegnazione e quindi la critica alla classe politica non si trasforma in protesta giovanile».
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
“ZAKY PRIGIONIERO MENTRE DI MAIO SI FA I SELFIE”… “LE NOSTRE PIAZZE SONO VERE, NON SONO RIEMPITE CON I PULLMAN”
Migliaia di persone si sono radunate in piazza Santi Apostoli, nel centro storico di Roma, per la manifestazione organizzata delle Sardine in concomitanza con l’evento del leader della Lega, Matteo Salvini, all’Eur.
In piazza centinaia di sardine di carta colorate, sul palco gli striscioni ‘Roma non abbocca’ e ‘L’amore costruisce, l’odio affonda’.
“Noi non parliamo di cambiare i decreti Sicurezza, noi chiediamo di abrogarli. La differenza è sostanziale”, ha detto Jasmine Cristallo, portavoce calabrese delle sardine, a margine della manifestazione.
“Mi rendo conto che è una scelta che i 5 stelle hanno fatto e ritrattarla può essere complicato per loro, però forse potrebbe servire loro per mostrare una volontà reale di discontinuità rispetto alla loro alleanza con Salvini, potrebbe essere utile per ricostruire qualcosa”.
La rappresentante delle sardine ha aggiunto, parlando con i giornalisti che le chiedevano un paragone con la manifestazione di ieri del Movimento 5 Stelle, che “le nostre non sono riempite con i pullman, sono spontanee, sono vere”.
Un attacco ai 5 Stelle è arrivato anche da un altro portavoce, Lorenzo Donnoli, che ha criticato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Invece di occuparsi di sciocchezze si occupasse di Patrick Zaki, di tenere alta l’attenzione sul suo caso. È ridicolo, è vergognoso che un ministro degli Esteri, mentre Zaki è in mano ai torturatori, sia in piazza a farsi i selfie a una manifestazione di partito”.
Alla manifestazione nella Capitale non hanno preso parte i leader “bolognesi” del movimento. I quattro fondatori delle Sardine, tra cui Mattia Santori, erano impegnati a preparare il sit-in di domani a Bologna per la liberazione di Patrick Zaki. Santori sarà lunedì a Scampia, a Napoli, in vista dell’incontro nazionale che proprio nel quartiere del capoluogo campano si terrà il 14 e 15 marzo.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
53 IMMOBILI DELLA FONDAZIONE ALLEANZA NAZIONALE, IN ORIGINE ERANO 70… ALCUNI SONO AFFITTATI A FDI A PREZZO POLITICO
C’è un tesoro immobiliare del valore di 200 milioni di euro per Fratelli d’Italia. Ma che Giorgia Meloni & Co. non possono utilizzare.
Il tesoro è quello della Fondazione Alleanza Nazionale e della Immobiliare Nuova Mancini: racconta oggi Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Daniele Martini che si tratta di 53 immobili sparsi in ogni regione d’Italia, in prevalenza Roma, ma molti anche in Lombardia, Marche, Sicilia, riuniti in blocco nel momento in cui An si sciolse e elencati in una lista aggiornata e molto dettagliata con i dati e le condizioni di ogni singolo bene (locato, occupato, sfratto in corso, libero a disposizione, ecc.).
Fino a qualche anno fa gli immobili erano 70: qualcuno di essi nel frattempo è sparito, venduto o forse finito in altre mani.
Quando gli immobili erano 70 i giornali provarono a fare una stima e Il Sole 24 Ore e Repubblica ipotizzarono che quel patrimonio potesse valere tra i 300 e i 400 milioni di euro. Ora con la crisi del mattone e la scomparsa di 17 case la valutazione va rivista al ribasso, forse il tutto vale la metà di un tempo, ma anche 150 o 200 milioni di euro non sono uno scherzo.
Alcuni degli immobili della Fondazione risultano affittati a Fratelli d’Italia a canoni che è lecito ritenere “politici”, anche se almeno in un caso il partito risulta moroso, come succede per le 6 stanze di via Miceli a Cosenza.
È locato a Fratelli d’Italia un pezzetto (7 stanze) della sede storica del Msi e di Alleanza Nazionale al numero 39 del palazzo di via della Scrofa a Roma.
Qualche appartamento è catalogato come affittato a terzi, come i 9 vani della sezione di via Sommacampagna a Roma che fu del Movimento sociale e del Fuan (Fronte universitario di azione nazionale) o i 6 vani di via Livorno sempre a Roma.
Qualche altro immobile è occupato ed è in corso lo sfratto per morosità (12 stanze in via Paisiello a Roma), altri sono in procinto di esser messi in affitto tipo i 5 vani in Corso Romita ad Alessandria, mentre per i 5 vani in via Dandolo a Venezia Lido ci sono trattative per la vendita.
Alcuni appartamenti sono addirittura inagibili, come gli 11 vani in via della Pescheria a Rieti o i 3 vani in piazza della Libertà a Tolentino, toccati più o meno gravemente dal terremoto.
Infine ci sono due immobili occupati «sine titulo», il primo, assai grande a Bari (11 vani e mezzo) messo a disposizione della Fondazione Tatarella e il secondo occupato da Fratelli d’Italia a Legnano in via Volturno.
Molti dei 54 immobili della Fondazione sono però «liberi a disposizione», cioè sono vuoti e stanno lì a prendere la polvere e a pesare fiscalmente con l’Imu.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2020 Riccardo Fucile
“GLI ITALIANI CREDONO DI AVER INGOIATO TROPPA AUSTERITA’, INVECE NE HANNO AVUTA POCHISSIMA”… “SE CI FOSSE UN LEADER CAPACE DI DIRE COME STANNO VERAMENTE LE COSE I VOTI LI PRENDEREBBE”
Si considera un patriota, non un sovranista: “La differenza è che il primo ritiene che gli interessi dell’Italia siano più garantiti se il Paese assume un ruolo serio e responsabile nella costruzione dell’Unione Europea, anzichè — come fa il secondo — credere che esista una scorciatoia isolazionista in politica estera, che invece danneggerebbe il Paese”.
Da ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli — 66 anni, editorialista, saggista — pensa di aver commesso un errore: “Un pezzo della classe dirigente italiana, me compreso, quando ero alla guida del Corriere, ha pensato — sbagliando — che il vincolo esterno europeo potesse servire a correggere i nostri difetti, aiutandoci a fare delle cose che da soli non saremmo riusciti a fare. Le opinioni contrarie a questo milieu europeista sono state marginalizzate, considerate culturalmente non proponibili, indegne di far parte del dibattito politico. Involontariamente, questo tipo di europeismo, troppo esclusivo, aristocratico, lontano dal sentire popolare, ha alimentato un’opposizione sovranista ostile sia all’Europa, sia all’euro, considerati, rispettivamente, una costruzione politica oligarchica e una moneta al servizio degli interessi delle banche”.
Insieme a Salvatore Rossi, ex direttore generale della Banca d’Italia, De Bortoli ha scritto un libro — La ragione e il buon senso. Conversazione patriottica sull’Italia (Il Mulino) — che riflette sulla crisi politica ed economica italiana, uscendo dalla prigione dell’attualità immediata e ragionando, invece, sull’attualità permanente: “È una distinzione che formulò Alberto Ronchey e che trovo pertinente. Noi giornalisti — e questa è un’altra autocritica professionale — ci occupiamo troppo dell’attualità immediata: la frase di un politico, l’episodio curioso, ciò che fa discutere un giorno e poi si dimentica in fretta. La chiamerei, parafrasando Milan Kundera, l’insostenibile leggerezza della cronaca quotidiana”.
Invece, nel suo libro, De Bortoli si occupa dei problemi cronici del nostro paese, quelli che rimangono immutati nonostante cambino i governi, i partiti, le leggi finanziarie, i sussidi.
Il Governo Conte di quale attualità si sta occupando?
Il governo è nato per impedire a Salvini di prendere il potere. Come abbiamo visto negli ultimi giorni, è sostenuto da una maggioranza molto fragile. Non preoccupata più di tanto dalla struttura dei conti pubblici. Se fosse stato il centrodestra a parlare di riduzione del cuneo fiscale e della riforma dell’Irpef, credo oggi saremmo tutti molto più impegnati a domandare: “Dove trovate le risorse?”.
Invece?
Manca un discorso di verità agli italiani. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che, se si vuole fare la riforma dell’irpef, allora bisognerebbe ridurre i sussidi, le detrazioni, le deduzioni. Tradotto: significherebbe più tasse.
La verità non paga elettoralmente?
Io credo che se ci fosse un leader capace di dire come stanno veramente le cose in Italia i voti li prenderebbe. Siamo un paese con una grande tradizione, una democrazia compiuta. Dovremmo rimboccarci le maniche e distribuire i sacrifici che ci sono da fare equamente. Sono convinto che non è la verità a non pagare: è l’inganno.
Ma quale sarebbe la verità ?
La verità è che l’Italia continua ad accumulare debito e, allo stesso tempo, a perdere capitale fisico e intellettuale. Non accumuliamo più ricchezza. Al contrario, la de-cumuliamo. È come se il patrimonio nazionale fosse affetto da un osteoporosi economica. Spendiamo più di quello che possiamo permetterci. La popolazione non aumenta. In più, perdiamo i nostri talenti migliori — altro che invasione degli immigrati. Se continua così, l’Italia si condanna a non crescere più.
Ripropone l’austerità ?
Gli italiani credono di aver ingoiato troppa austerità . Invece, ne hanno avuta pochissima — e di cattiva qualità . Il Governo Monti è durato un breve periodo di tempo. La sua ricetta si basava su un aumento delle tasse, anzichè sulla riduzione della spesa pubblica. Non poteva fare altrimenti, perchè il Paese si trovava in una situazione d’emergenza. Ma, nel dibattito pubblico, il termine austerità è stato criminalizzato. E le sue virtù, come la sobrietà e il rigore, sono state buttate nel cassonetto.
Il suo è un discorso anche morale?
Mi appartiene l’idea del cattolicesimo lombardo — quello venato da una certa dose di calvinismo — secondo cui è necessario sacrificarsi oggi per avere di più domani. Rinunciare ad avere tutto subito, per avere dei frutti maggiori in futuro.
L’Italia è troppo cattolico-romana per un discorso del genere?
No, i comportamenti della famiglie italiane non corrispondono affatto a quelli di chi li governa. Al contrario del nostro stato, gli italiani sono poco indebitati rispetto al reddito che hanno a disposizione, e hanno un risparmio privato elevatissimo. Non riesco a spiegarmi come un Paese del genere si riconosca in una politica che non gli assomiglia affatto. È come se si riflettesse in uno specchio deforme.
Il paese è migliore di chi lo rappresenta?
Io penso che se gli italiani fossero messi nella condizione di scegliere se continuare a spendere i loro soldi per pagare Alitalia, oppure smettere di farlo, risponderebbero: “Basta”. Il fatto è che non c’è più nessuno che parli di concorrenza. Si discute solo di intervento pubblico nell’economia. Senza che nessuno si scandalizzi più
I populisti sono i primi a non scandalizzarsi, eppure hanno guadagnato voti.
Il populismo dà risposte sbagliate a domande che sono legittime. Fornisce soluzioni fasulle a problemi che sono reali. È una forma di inganno della buona fede degli elettori. Per questo, ritengo sia necessario un discorso di verità al Paese. Chi avrà il coraggio di farlo, potrebbe anche conquistare il consenso.
È vero che il sistema sta restaurando i privilegi come hanno detto ieri in piazza i 5 stelle?
I 5 stelle si aggrappano ai residui simboli della loro demagogia, come il taglio dei vitalizi, per resistere alla fase 8 settembre in cui sono precipitati. Se la prendono con i poteri forti, che starebbero arrestando la loro rivoluzione. Pongono un problema di quantità , mentre il vero problema è la qualità . Io sarei lieto di pagare per la politica ancora di più se chi mi rappresenta fosse ancora più all’altezza.
Il movimento delle sardine va in questa direzione?
Le sardine hanno dimostrato, pur nella loro ingenuità , che in Italia esistono degli anticorpi alle derive populiste. Rappresentano una parte del paese che vuole partecipare e dire la propria. Dovrebbero piacere anche a coloro che le sardine contestano. Poichè la cosa veramente da temere è l’indifferenza, la rassegnazione.
(da “Huffingtonpost”)
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