Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
SEI DIVENTATO TU LO STRANIERO SGRADITO, QUELLO CHE TROVA I PORTI CHIUSI, QUELLO CHE PORTA E MALATTIE
Tu, tu che compri ventotto pacchi di pasta.
Tu, tu che cerchi l’amuchina al mercato nero.
Tu che giri con la mascherina, anche se ti hanno detto che non serve a niente, a meno che tu non sia malato.
Tu che hai fatto incetta di mascherine inutili, e nemmeno le metti perchè ti senti ridicolo, in fondo, ma saperle in tasca, nel cassetto, ti fa sentire meglio, ti fa sentire uno che sta controllando la situazione.
Tu che progetti la fuga di tuo figlio da una regione dove ci sono 10 positivi al coronavirus (non “infetti”, non “malati”, solo positivi al test).
Tu che stai connesso 24 ore al giorno, e aspetti i bollettini, la conta, più cinquanta, più cento, e ti senti sotto assedio.
Tu che un giorno minimizzi e un giorno sei nel panico, un giorno “poco più di un’influenza” e un giorno peste nera, un giorno pensi che gli scienziati ti salveranno e un giorno torni a pensare che siano “professoroni” arroganti.
Tu che pensi che sia meglio un posto di blocco in più che un posto letto in più all’ospedale.
Tu che “la nostra sanità pubblica è la migliore del mondo”, ma eri d’accordo con chi la voleva sempre più privata.
Tu che “dobbiamo coordinare tutto”, ma applaudi ai proclami di quelli che vogliono “pieni poteri” per ogni sindaco, ogni cantone, ogni condominio.
Tu che lo vorresti proprio conoscere, questo “paziente zero” che se n’è infischiato di te, e com’è possibile, eri tu quello che se ne infischiava di tutti, non è giusto.
Tu che ti senti meglio alle parole “chiudere, sbarrare, impedire, controllare”, e pensi che sono anni che si sarebbero dovute usare, quelle parole, e accidenti ai buonisti che non lo hanno permesso.
Tu che a un certo punto sei chiuso, sbarrato, impedito, controllato, “trattato come un pacco”, come una sostanza pericolosa, e giustamente protesti, e nessun buonista si occupa di te, accidenti.
Tu che sì, ti senti in guerra, sì, hai paura che i supermercati finiscano le scorte, e quindi, un uomo in guerra e con lo spettro della fame non ha forse diritto di proteggere se stesso e la sua famiglia?
Tu che vai all’estero per lavorare, eppure ti vogliono mettere in quarantena perchè sei diventato tu lo straniero sgradito, sei diventato tu quello che trova i porti chiusi, sei diventato tu quello “che porta le malattie”.
Tu, per cui la guerra e la fame e la paura degli altri non sono mai abbastanza, non sono mai vere.
Tu, italiano, un certo tipo d’italiano, al tempo del coronavirus.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
LO STRANO CAPITALISMO ITALIANO: PRIVATIZZARE GLI UTILI E SOCIALIZZARE LE PERDITE, DIMENTICANDO IL RISCHIO D’IMPRESA .. IL GOVERNO DEVE FARE DI PIU’, CERTO: INIZI A ELIMINARE QUOTA 100 E GLI SCONTI AGLI EVASORI FISCALI VOLUTI DALLA LEGA E A DARE IL REDDITO DI CITTADINANZA SOLO A CHI NON HA UN LAVORO IN NERO
Le spie rosse che fanno scattare l’allarme diventano incandescenti a distanza di un’ora l’una dall’altra. Alle quattro del pomeriggio Moody’s rompe il tabù che circola nelle stanze del governo, dare cioè un nome e un peso all’impatto del coronavirus sull’economia. “L’Italia rischia di scivolare in recessione”, sentenzia l’agenzia di rating. Passa appena un’ora e Carlo Bonomi, presidente di quella Assolombarda che è la costola del Nord e quindi più pesante dell’industria nazionale, sbatte in faccia all’esecutivo un altro drammatico dato di realismo: “Siamo in emergenza, le misure adottate fino ad ora sono insufficienti”.
In quegli stessi minuti a palazzo Chigi è riunito un tavolo tecnico sul decreto relativo alle ordinanze. Eccola l’immagine che marca la scollatura tra il grido di dolore del mondo produttivo e l’affanno del governo.
Il riposizionamento dell’esecutivo a livello sanitario e amministrativo, che passa dal “tampone per tutti” a “tampone solo per chi ha i sintomi” e dal no panic, lascia sul campo una coda velenosa e nervosa, difficile da gestire.
È il conto da pagare, è un’economia che già fiaccata nelle sue previsioni di crescita, si trova ora incanalata verso una nuova crisi, con il Pil che rischia di sprofondare sotto lo zero.
Non è solo una questione di percentuali e mercati che crollano. Quella che è in corso è un’emorragia dell’economia reale. Sono imprese che rischiano di chiudere, posti di lavoro in fumo.
Assoviaggi evoca l′11 settembre e la strage del Bataclan per dire che oggi la situazione per il turismo è peggiore. La filiera della logistica e dei trasporti è in ginocchio. Quando parliamo della logistica parliamo di un settore vitale per un Paese esposto all’export come l’Italia. Qualcosa come più di 100mila imprese, un milione e mezzo di addetti e 85 miliardi di fatturato.
La cronaca di questi giorni dice di operazioni doganali a rilento, trasportatori bloccati in quarantena, linee cargo chiuse, ritardi pesanti nelle spedizioni, pratiche ingolfate che continuano a sovrapporsi.
In poche parole: è il vento della crisi che sta iniziando a sollevarsi. Ed è questo il tasto su cui preme Bonomi quando dice che “l’impatto del coronavirus lo sconteremo duramente”.
Ora il punto che rende la coda nervosa è che il mondo produttivo dà la colpa al governo. Per due ragioni.
La prima accusa è quella di aver gestito la situazione economica con un protocollo di emergenza esasperato, strozzando le attività . Ecco cosa dice Alberto Dal Poz, il numero uno di Federmeccanica: “Sacrosanto difendere la salute dei cittadini, ma anche il nostro sistema economico è un bene da tutelare. Al momento c’è un allarmismo esagerato che ci fa e ci farà molto male”. (ma perchè non rivolgono queste critiche al leader dell’opposizione?…)
La seconda ragione è che nonostante il cambio di strategia, al governo viene imputato di procedere troppo lentamente, senza una cabina di regia unica, con il fiato corto quando invece il passo dovrebbe essere rapido, scattante, capace di macinare decreti che puntino dritto alla grande questione, cioè la crescita zero, meglio il rischio della recessione.
Il combinato disposto di queste due ragioni determina indignazione, rabbia, sofferenza all’interno del mondo produttivo. Bonomi, tra l’altro candidato in pole per guidare Confindustria da aprile, è tutto tranne che una voce isolata dentro l’associazione di viale dell’Astronomia.
È anzi il frontman di un malessere che ora non si riesce più a trattenere nelle dichiarazioni di attesa dei primi giorni. Quando la riunione tecnica a palazzo Chigi è ancora in corso, dal quartier generale di Vincenzo Boccia arriva un altro messaggio di pietra al governo: “Servono decisioni efficaci e condivise”.
E sulle misure già adottate, il messaggio non fa sconti: “solo primi provvedimenti di sostegno”.
Già ieri il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, aveva portato al tavolo convocato dal governo al ministero dello Sviluppo economico il tema in tutta la sua ampiezza: fare presto e fare in modo ordinato, senza frammentazioni, cioè senza più teste che decidono.
E soprattutto fare bene, cioè qualcosa che dia un segnale di consapevolezza che bisogna rompere la cortina della zona rossa e dell’emergenza per mettere su un intervento di sistema, capace di tenere il l’economia lontana dalla recessione. Confindustria, poi, non è la sola a pensarla così. Ci sono tutte le associazioni di tutte le categorie, dal commercio al turismo, passando per la moda e il food.
Di fronte a questo scenario, il governo risponde con un passo lento. Basta puntare un faro sul timing e sui contenuti. Fino ad oggi il tabellino degli interventi economici dice questo: un decreto del Tesoro che sospende il pagamento delle tasse negli 11 Comuni colpiti inizialmente dal contagio e 20 milioni recuperati dal Fondo predisposto per i premi della lotteria degli scontrini.
Venerdì arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri un decreto con la cassa integrazione, lo stop al versamento dei contributi e alle bollette. I confini di queste misure dicono di una natura emergenziale, da zona rossa, non di sistema.
Il decreto più corposo, quello che dovrà sostenere tutte le imprese colpite dal virus, è stato annunciato per la prossima settimana. A oggi è ancora in fase di costruzione. Dentro ci saranno 300 milioni che saranno destinati all’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, con l’obiettivo di sostenere le aziende più esposte.
Sarà rifinanziato il Fondo di garanzia per le imprese con nuova liquidità e un sostegno sarà dato anche per quelle che fanno export. Quanti soldi saranno messi sul piatto ancora non si sa.
Ieri, al tavolo con le imprese, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli avrebbe detto che “i soldi sono pochi”. Poi c’è Bruxelles, che ha aperto alla possibilità di dare più flessibilità sui conti proprio per il coronavirus, ma è una partita che andrà condotta politicamente perchè bisogna capire se e quanta flessibilità si riuscirà a ottenere. “Ancora è prematuro fare una quantificazione della richiesta”, dice una fonte di governo di primo livello a Huffpost. L’asincronia tra il mondo produttivo e il governo è tutta qui.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
UNA SUA STRETTA COLLABORATRCIE E’ RISULTATA POSITIVA AL CORONAVIRUS, LUI NON E’ POSITIVO MA PER DUE SETTIMANE VIVRA’ IN ISOLAMENTO… I CONTAGI SALGONO A 455
Una stretta collaboratrice del governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è risultata positiva al coronavirus. “Purtroppo è risultata essere positiva al corunavirus”, ha annunciato Fontana su Facebook spiegando che si metterà in quarantena per due settimane pur essendo risultato negativo.
“Da oggi qualcosa cambierà – dice – perchè anche io mi atterrò alle istruzioni date dall’Istituto superiore della Sanità , per cui per due settimane cercherò di vivere in sorta di auto-isolamento che soprattutto preservi le persone che lavorano con me”.
Sono 12 i decessi legati a coronavirus Sars-Cov-2. L’ultima vittima è un uomo di Lodi di 69 anni, con patologie respiratorie pregresse, morto in Emilia Romagna. L’aggiornamento in serata del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, sommata alle novità arrivate in tarda serata da quattro regioni danno questa situazione sui conteggi a proposito dell’epidemia Covid-19: Lombardia 305 casi, Veneto 71, Emilia Romagna 47, Liguria 16, Piemonte, Lazio, Marche e Sicilia 3, Toscana 2, Alto Adige e Puglia 1.
Il totale è di 455, questa sera alle 21. Trentasei sono in terapia intensiva. Rispetto a martedì sera, ieri, i positivi sono cresciuti di 130 ed è la più forte crescita da quando, il 29 gennaio, il coronavirus è stato diagnosticato in Italia.
In serata il presidente della Regione Liguria ha segnalato che sono risultati positivi al primo tampone altri dieci ospiti di uno dei due hotel di Alassio. E così la Regione Marche ha segnalato altri due contagiati. E, ancora, la Lombardia ha aggiornato pesantemente la sua conta.
Infine, primo caso in Puglia, l’undicesima regione toccata dal virus. E’ un uomo che risiede nella provincia di Taranto, di ritorno da Codogno. In tutti questi casi serve la conferma, attraverso un secondo tampone, dell’Istituto superiore di Sanità .
Al momento i focolai restano quelli della Lombardia e del Veneto e tutti i contagiati avevano avuto contatti con i residenti delle zone rosse, oppure vi avevano soggiornato. “In Liguria non c’è un nuovo focolaio, facevano parte tutti della stessa comitiva”, ha detto Borrelli. Buone notizie arrivano dal Lazio, dove non risultano più ammalati perchè sono guariti sia la coppia di cinesi, primi contagiati in Italia, sia il ricercatore che era rientrato dalla Cina. I guariti, quindi, sono tre.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
E’ UN DIPENDENTE DELL’ENI, IN ISOLAMENTO IN OSPEDALE AD ALGERI… MA NESSUN POLITICO ALGERINO SI E’ PERMESSO DI ACCUSARE GLI ITALIANI: IMPARATE, INFAMI ISTIGATORI RAZZISTI
Riflettete su questa notizia: primo caso di Coronavirus in Algeria. Purtroppo è vera, e in questo caso si sa già chi è “il paziente zero”. Si tratta di un italiano, un dipendente dell’Eni, oggi tenuto in isolamento dalle autorità algerine, un lavoratore a cui ovviamente facciamo tutti i migliori auguri di non avere nessuna complicazione.
Questa piccola storia — nel fiume di comunicazione ansiogeno che ci sta investendo — apparentemente è solo un dettaglio. Tuttavia la vicenda di questo signore che arriva da Lodi in un paese africano e porta per primo il contagio merita una riflessione più attenta: non riguarda lui, riguarda noi.
Per un mese, ma sembra un secolo fa, sentivamo ripetere che il virus sarebbe arrivato “con i migranti” e “sui barconi”, insieme “ai disperati dell’Africa”.
Adesso l’apologo rovesciato ci insegna che siamo noi i contaminatori, e gli africani, civilmente, si proteggono con la quarantena. Con molta più ragionevolezza di noi, ovvio.
Nelle pochissime certezze che il tritacarne mediatico del Coronavirus ci lascia, dal punto di vista epidemiologico, se non altro, c’è questa: come si sapeva fin dalla diffusione in Cina il virus fatica ad attecchire all’aperto e al caldo, prolifera negli spazi chiusi. Stop.
Era troppo bello — per i soliti noti e per i troglotwitters — immaginare questa contaminazione come una sorta di damnatio, una colpa supplementare agli occhi di chi guarda il mondo inforcando gli occhiali deformanti dell’ideologia.
“Africani contaminatori”, come nello stereotipo che da anni si evoca senza successo. Ebbene, con un colpo di scena degno del più classico meccanismo di ribaltamento, è accaduto il contrario.
Il punto, dunque, è che la vicenda del signore dell’Eni ci aiuta a chiarire alcuni principi di civiltà : siamo tutti contaminatori, cioè malati, i monatti non esistono, come pure le presunte razze superiori.
Vale per i rapporti tra l’Italia e l’Africa, vale anche per gli stereotipi fra Nord e Sud: per questo ho trovato sublime, sapendo che si tratta di uno scherzo, quel cartello che ha furoreggiato sui social nelle ultime ore: “Non si fitta ai settentrionali”.
Che ovviamente non va preso sul serio: ma trasformato in una lezione sul virus più letale che circola nel nostro paese in questi giorni: l’imbecillità .
(da TPI)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
IN EUROPA NESSUNO DISCRIMINA GLI ITALIANI, SONO SOLO I SOVRANISTI A FARLO
In Italia c’è il coronavirus, è un dato di fatto. È altrettanto noto che la chiusura di frontiere o aeroporti o la sospensione degli accordi di Schengen non possa fermare il virus.
Il motivo è semplice: calcolando il periodo di incubazione di Covid-19 l’infezione potrebbe essersi estesa già oltre i confini nazionali. Dove tra l’altro è già presente visto che sia in Francia che in Germania ci sono stati casi di trasmissione locale del coronavirus.
Ma siccome tutto il mondo è paese, l’internazionale sovranista non esiste e i sovranisti fanno gli stessi ragionamenti sia di qua che di là del confine ecco che quelli che stanno “fuori” propongono di isolare l’Italia. Per precauzione ovviamente.
Per primi lo hanno proposto gli austriaci, che hanno bloccato al Brennero un treno diretto a Monaco per fare i controlli su tutti i passeggeri e hanno ventilato la possibilità di una sospensione degli accordi di Schengen, che però è stata respinta dalla Commissione Europea.
Poi è toccato alla leader del Rassemblement National Marine Le Pen che non appena si è saputo della diffusione dei primi casi di coronavirus a Codogno si è detta favorevole a ripristinare controlli alla frontiera con l’Italia.
Le Pen, alleata della Lega al Parlamento Europeo, ha detto che il ritorno dei controlli alla frontiera «sarà necessario se l’epidemia è fuori controllo in Italia».
Oggi una fonte diplomatica francese citata dall’ANSA alla vigilia del vertice Italia-Francia di Napoli ha fatto notare che «la solidarietà populista tra Salvini e Le Pen si ferma sulla questione delle frontiere» aggiungendo che sul coronavirus e Le strategie per arginare l’epidemia «i due leader sulla Lombardia non hanno le stesse idee».
Come faceva notare Bloomberg il campo sovranista europeo sta usando il coronavirus per agitare paure irrazionali e chiedere la chiusura delle frontiere.
Il problema è che in Italia la Lega ha chiesto “porti chiusi” contro i barconi che vengono dall’Africa mentre i colleghi europei pensano più alle frontiere interne.
Il colpo di grazia però lo ha assestato la Lega dei Ticinesi che ha chiesto di chiudere le frontiere tra Svizzera Italia per arginare l’epidemia. «Il dato saliente delle fumose comunicazioni ufficiali odierne sull’emergenza coronavirus è che continuano a non essere previste misure ai confini con l’Italia per tutelare la popolazione ticinese. Intanto nella Penisola i morti sono saliti a 7, quasi tutti in Lombardia» ha detto il consigliere nazionale leghista ticinese Lorenzo Quadri su Facebook.
E ancora: impedire l’accesso ai lavoratori transfrontalieri (gli italiani che vanno a lavorare in Svizzera). «Dei 70mila frontalieri (ufficiali) che entrano quotidianamente in Ticino, 45mila sono impiegati nel settore terziario: quindi è possibile negar loro l’accesso al nostro Cantone per un periodo adeguato di tempo, senza che ciò provochi alcun danno significativo all’economia. Del resto lo scoppio di un’epidemia in Ticino imporrebbe una serie di misure drastiche (si pensi a quelle decretate in Lombardia) che avrebbero conseguenze ben più pesanti sulle attività produttive».
E Quadri si rivolge in particolare a quegli imprenditori che hanno assunto frontalieri al posto di ticinesi invitandoli a «fare fronte alle implicazioni di tale scelta». E proprio sul tema dei lavoratori transfrontalieri la Lega Ticinese era andata allo scontro proprio contro la Lega Nord.
Perchè per i leghisti nostrani quelli che rubano il lavoro sono gli altri, non noi (l’idea che nessuno rubi il lavoro invece non è contemplata).
Ironia della sorte tocca proprio al leghista Attilio Fontana vestire i panni dell’europeista quando ha condannato quei paesi europei che a suo dire «dovrebbero rivedere la loro appartenenza all’Unione dopo la discriminazione nei nostri confronti». Il bello è che in Europa nessuno discrimina gli italiani. Sono solo i sovranisti.
E a parte i proclami di Le Pen e della Lega Ticinese c’è solo l’annuncio del premier sloveno che ha detto che valuterà la chiusura del confine con l’Italia.
Ma lì, in Friuli-Venezia Giulia c’è il leghista Massimiliano Fedriga, quello che voleva costruire un muro, un reticolato un qualcosa, al confine sloveno per impedire l’arrivo dei migranti della rotta balcanica. Ora il rischio è che tenga dentro gli italiani.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
PERCHE’ INVECE CHE SPARARE CIFRE A CASACCIO, SALVINI NON DICE DOVE LI TROVA DIECI MILIARDI? FACENDO PIU’ DEBITO?… LE SOLITE PROMESSE NON MANTENUTE AD USO GONZI
«20 milioni di euro non bastano. Servono forse a una parte della popolazione di Codogno… Secondo stime Lega servirebbero 10 miliardi a sostegno di famiglie e imprese», così Matteo Salvini a proposito delle misure necessarie per far ripartire la Lombardia e il Veneto (o solo la Lombardia? non è chiaro) dopo l’emergenza coronavirus Covid-19.
Nei giorni scorsi il Governo aveva deciso di stanziare 20 milioni di euro per far fronte agli oneri derivanti dallo stato di emergenza sanitaria aumentando di «20 milioni di euro per l’anno 2020 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali» (trovati nel fondo per la lotteria degli scontrini).
Secondo Salvini non bastano e così la Lega chiede di stanziare addirittura 10 miliardi. E perchè non 100, o 1000, si sono chiesti in tanti.
Perchè come al solito l’ex ministro dell’Interno non dice dove e come saranno trovati quei soldi. Che sono tanti, se pensate che la manovra di bilancio 2020 vale complessivamente circa 29-30 miliardi. La proposta della Lega prevede di destinare un terzo di quella cifra a misure di sostegno ai territori colpiti dal coronavirus.
Salvini ha anche fatto un lungo elenco delle misure necessarie per tutelare le famiglie e le imprese colpite dal coronavirus.
Chiede nell’ordine: l’esonero versamenti IVA, IRAP, IRPEF e INPS; la sospensione dei termini per la rottamazione delle cartelle; la sospensione rate dei mutui; l’istituzione di una Tax Free Zone; la sospensione degli articoli 3 e 4 del Decreto fiscale; un nuovo accordo con l’Europa su deficit e aiuti di Stato; la cassa integrazione in deroga; la costituzione di un fondo straordinario a sostegno del pagamento dei canoni di locazione delle imprese coinvolte dall’emergenza; un piano per il recupero della didattica uno straordinario per il turismo e la cedolare secca sugli affitti.
Salvini non entra nel merito delle singole richieste. Non dice ad esempio perchè le banche dovrebbero smettere di esigere il pagamento delle rate del mutuo (per quanto tempo?) e chi dovrebbe pagare al posto dei debitori.
Non dice che un nuovo patto con l’Europa sul deficit non è riuscito a negoziarlo nemmeno quando stava al governo (vi ricordate la storia del 2,4% che poi è diventato 2,04%?) e soprattutto non dice dove ha intenzione di trovare tutti quei soldi.
E no, i minibot non sono un’opzione nemmeno questa volta.
Perchè se si parla di un piano da 10 miliardi bisogna avere anche il coraggio di dire come si intende finanziarlo. Sembra di intuire che l’idea geniale sia quella di fare maggior deficit (ovvero più debito), ma questa è subordinata all’eventualità — remota per ora — che l’Europa ci accordi questa possibilità consentendo uno sforamento delle regole comunitarie.
Il problema è che al momento il numero di casi di coronavirus registrati in Italia non è certo quello di un’emergenza sanitaria su scala nazionale. La Commissione Europea del resto ha già deciso di stanziare 230 milioni di euro per aiutare la lotta globale contro la diffusione del coronavirus, potrebbe stanziarne altri ma non si arriverà mai alla cifra richiesta da Salvini. Anche perchè in un modo o nell’altro ci sarebbero da superare le resistenze degli altri governi.
Certo, sono stati fatti molti test tampone, che costano, così come ci sono state maggiori spese a carico del SSN. E sicuramente qualche bar che è dovuto stare chiuso per qualche giorno ha avuto un calo dei ricavi.
Ma è un po’ poco per sostenere la tesi del maggior deficit. Non bisogna poi dimenticare un precedente, doppiamente interessante: la Flat Tax.
Salvini per mesi ha sparato cifre assurde (50 miliardi, 30 miliardi, 15 miliardi, chi offre di più) senza mai dire dove voleva trovare quei miliardi.
Un metodo per trovare una parte di quei 10 miliardi potrebbe essere un aumento delle tasse (e perchè no, delle accise tanto care a Salvini) ma il partito che per mesi ha detto che voleva la tassa piatta e tagliare le accise sulla benzina naturalmente questo non lo può dire.
Non resta quindi che sciacallare sul coronavirus, come già per altre emergenze. Ma almeno questa volta Salvini non farà la figuraccia di essere assente al Parlamento Europeo durante il voto per i sostegni ai terremotati.
(da “NextQuotidiano“)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
PER L’EX SENATORE DI AN, CONVERTITO SOVRANISTA, ANCHE LA CONFISCA DI BENI PER 1,7 MILIONI DI EURO
La Lega al sud. Dove non mancano i riciclati: il Tribunale di Napoli, terza sezione, ha condannato a otto anni di reclusione Vincenzo Nespoli, ex sindaco di Afragola, ex senatore di Alleanza Nazionale ed ex referente della Lega in Campania. Nespoli è stato condannato anche alla confisca di circa 1,7 milioni di euro
La Procura di Napoli (pm Woodcock, Varone e Piscitelli) ha contestato a Nespoli i reati di voto di scambio (in relazione elezioni alle elezioni politiche 2001 e 2006), riciclaggio (per 4,5 milioni di euro) e bancarotta fraudolenta (della Sean Immobiliare spa, per 10 milioni di euro).
I giudici hanno condannato anche il commercialista Maurizio Matacena, a 4 anni e 6 mesi di reclusione, per riciclaggio, all’interdizione dai pubblici uffici per una durata di cinque anni e alla confisca di beni per 306mila euro.
La Pm Daniela Varone aveva chiesto 8 anni e 6 mesi per Nespoli e 5 anni per Maurizio Matacena.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
“IL MIGLIORE TRA VOI E’ COLUI CHE E’ PIU’ UTILE ALL’UOMO”
Tra i mussulmani d’Italia è scattato il passaparola. In nome del detto profetico “il migliore tra voi è colui che è più utile all’uomo”, le comunità islamiche del Paese hanno avviato una raccolta fondi per aiutare i centri più colpiti dal coronavirus.
La “colletta” per fronteggiare l’emergenza.
A lanciare la “colletta” è l’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, una delle organizzazioni più rappresentative dei musulmani residenti nel Paese: «Raccolta fondi per l’emergenza coronavirus al fine di rifornire di mascherine le aree dei focolai. L’Unione invita tutti i Centri Islamici, le moschee e i singoli a contribuire attivamente per fronteggiare insieme l’emergenza».
I principi islamici della solidarietà .
«Il nostro Paese — scrive l’Ucoii — sta vivendo in questi giorni una grande emergenza dovuta al propagarsi del coronavirus in diverse regioni. Vista la scarsità di mascherine mediche che aiutano a limitare la veloce propagazione del virus e rendendosi queste necessarie ormai, nelle aree a rischio, anche per poter accedere ai servizi essenziali, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, applicando i principi islamici di solidarietà , invita tutte le comunità islamiche italiane a contribuire al fine di creare degli approvvigionamenti di mascherine e materiale necessario per affrontare l’emergenza in corso».
Il precetto profetico.
«Tutto il materiale acquistato verrà consegnato gratuitamente alla cittadinanza tramite le Comunità locali e in coordinamento con le autorità locali delle aree a rischio, nonchè agli istituti sanitari che ne avessero necessità . L’invito è aperto anche ai singoli fedeli e cittadini tramite i canali indicati nel comunicato e sul sito web. Ricordando il detto profetico, l’Ucoii fa appello al senso più profondo di cittadinanza e di fede che deve spingere ogni membro delle rispettive comunità a contribuire per il bene comune».
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
ALLA MSC MERAVIGLIA RIFIUTATO L’ATTRACCO SIA IN GIAMAICA CHE ALLE CAYMAN… A BORDO 4.500 PASSEGGERI E 1600 MEMBRI DI EQUIPAGGIO; CI SONO DIVERSI ITALIANI
In crociera a bordo della nave MSC Meraviglia ci sono 4.500 passeggeri e 1.600 membri dell’equipaggio. Non possono scendere, nè attraccare. Per sicurezza e nonostante a bordo ci sia solo un caso di influenza, la nave italiana delle meraviglie è stata allontanata da due porti per paura del coronavirus.
La MSC Meraviglia partita da Miami è arrivata a Ocho Rios, in Giamaica, martedì mattina. Il comando della nave ha segnalato un caso di influenza di un membro dell’equipaggio e le autorità giamaicane li hanno lasciati a largo della costa.
In acque caraibiche, la nave si è dunque diretta a Georgetown, Isole Cayman, anche qui porti chiusi: il ministero della Salute li ha rimandati indietro: “Un eccesso di precauzaione al fine di fornire protezione alla salute e alla sicurezza dei residenti delle Isole Cayman” ha dichiarato il ministro della Salute per le Isole Cayman, Dwayne Seymour, in una nota.
Come per la MS Westerdam, a nulla è valsa la dichiarazione rilasciata martedì pomeriggio dal comandante della nave: “Il membro dell’equipaggio aveva viaggiato a Miami da Manila, tramite collegamento diretto a Istanbul”, ha dichiarato MSC. “Ha sviluppato sintomi di influenza comune e si è rivelato positivo all’influenza di tipo A dopo aver visitato il centro medico della nave mentre era già a bordo. Non ha altri sintomi”. È in condizioni stabili, riceve trattamenti e farmaci antivirali, non ha febbre ed è quasi guarito. Per precauzione è stato isolato dagli altri membri dell’equipaggio e dagli ospiti sin dal primo momento in cui si sono verificati i sintomi e rimarrà in isolamento fino a quando non sarà completamente guarito.
Msc Meraviglia è attualmente in navigazione verso Cozumel, in Messico, il prossimo porto di scalo come da itinerario programmato.
Al momento sulla nave si inizia a respirare un’atmosfera molto tesa, con centinaia di passeggeri radunati nelle aree comuni che si consultano sul da farsi.
L’italiano Tonino M. racconta a TPI: “A questo punto ci respingeranno anche dal porto messicano previsto come prossima tappa, vorremmo tutti tornare a Miami e venire rimborsati. Dopo queste disavventure però abbiamo tutti paura che non ci facciano scendere neppure a Miami se non dopo una quarantena”.
“Siamo partiti domenica da Miami e avevamo la prima tappa in Giamaica, a bordo saremo almeno 200/300 italiani. Dovevamo sbarcare alle nove di questa mattina (ora locale) ma di ora in ora continuavano a fare annunci dicendo che dovevano risolvere un problema con le autorità locali. Avevamo capito tutti che il problema era legato al Coronavirus”, avevano spiegato ieri i passeggeri a TPI.
La MSC “si scusa per il disagio” attraverso due comunicati. E specifica: “Come sapete, gli ospiti e l’equipaggio della MSC Meraviglia sono stati sottoposti a uno screening individuale al momento dell’imbarco e non permette a nessuna persona che presenti sintomi di salire a bordo. La sicurezza è la massima priorità ”.
(da TPI)
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