Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
A DIFFERENZA DI MELONI E BERLUSCONI CHE HANNO ANTEPOSTO LA NECESSITA’ DELL’UNITA NAZIONALE DI FRONTE ALL’EMERGENZA, LO SCIACALLO SE NE FOTTE … CONTE: “NON MI MERAVIGLIA IL SUO COMPORTAMENTO, HO AVUTO MODO DI CONOSCERLO BENE”
“Non lo so” perchè Matteo Salvini chiede le scuse, “vorrebbe le scuse dallo scorso agosto, ma io io lo scorso agosto ho semplicemente detto quello che ritenevo andasse detto in Parlamento”.
Lo ha detto il premier Giuseppe Conte a Non è la D’Urso su Canale 5. “Ho cercato il ministro Salvini ieri su vari cellulari che ho e non mi ha risposto, ma lo conosco, ci ho lavorato 15 mesi, non mi stupisce il suo comportamento”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.
E durante tutta la giornata Salvini ha ricominciato a bombardare il governo, rompendo di fatto, e da solo, il clima di unità nazionale.
“Superati i 100 contagi. Ma per qualche genio al governo fino a pochi giorni fa il problema erano Salvini e la Lega, vergogna”, posta alle 11.
Trascorre un’ora e nel mirino finisce la ministra dell’Interno Lamorgese: “Il Viminale ha autorizzato lo sbarco in Sicilia di quasi 300 immigrati. Nemmeno nella situazione di grave emergenza il governo ritiene di dover chiudere i porti”.
Come se il coronavirus arrivasse dall’Africa e non dalla sua amata Padagna.
Avrà molto tempo in futuro per meditare dietro le sbarre.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
I VINCITORI FESTEGGIANO IL SUCCESSO IN CITTA’ AL GRIDO DI “NAZI RAUS” (FUORI I NAZISTI)
Stando ai primi risultati, l’atteso voto per il rinnovo del Landtag della città -Stato anseatica assume un significato politico significativo per tutta la Germania.
Per i socialdemocratici il 39,2% dei consensi, pur in netto calo rispetto alle elezioni di cinque anni fa, l’esito del voto rappresenta un importante sospiro di sollievo: per il partito che fu di Brandt e di Schmidt la prima vittoria importante da anni, che assicura a Peter Tschentscher di mantenere il suo posto di sindaco.
Raddoppiano, come previsto, i Verdi che dal 12,3% del 2015 balzano con la loro candidata di punta Katharina Fegebank al 24,1% attestandosi come seconda forza politica di Amburgo: è dunque praticamente certo che l’attuale coalizione ‘rosso-verde’ continuerà la sua esperienza di governo.
E’ invece “un giorno amaro” per la Cdu di Frau Merkel, che vede anche qui un’emorragia di voti da quasi il 16% all’11,2%. Come ha ammesso lo stesso Paul Ziemiak, capo organizzativo dei cristiano-democratici, sicuramente non ha aiutato la performance del partito in Turingia, dove si è ritrovato a votare insieme all’ultradestra dell’Afd il nuovo governatore del Land.
Con esiti disastrosi: lo stesso presidente costretto alle elezioni, indignazione in tutto il Paese, la leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer che annuncia le proprie dimissioni nonchè la rinuncia a correre come prossima candidata alla cancelleria.
Ma l’altro essenziale dato politico uscito dalle elezioni di Amburgo è il debolissimo risultato dell’AfD: il partito dell’ultradestra guidato da Alexander Gauland, Alice Weidel e Joerg Meuthen ha il 5,2% (più di un punto sotto il risultato del 2015).
A detta dei commentatori, anche qui può avere giocato un ruolo il caso Turingia – ogni forma di collaborazione con la destra radicale è considerata la “rottura degli argini”, la violazione di un tabù per gli altri partiti – ma forse ancora di più la strage di pochi giorni fa ad Hanau, in Assia: praticamente tutte le altre forze politiche hanno puntato apertamente il dito contro l’AfD, considerata responsabile del “clima d’odio” e delle tendenze xenofobe che sono andate crescendo in Germania negli ultimi anni.
In difficoltà anche i liberali dell’Fdp, dati intorno al 5% e a rischio esclusione Landtag: non è escluso che pure su questo debole dato abbia influito “l’affaire Turingia”, dove l’Fdp ha votato insieme a Cdu e AfD per far eleggere il proprio candidato.
Stabile, infine, il partito della sinistra populista, la Linke, al 9,1%.
Esultano (pur avendo perso più di 8 punti rispetto a cinque anni fa) i socialdemocratici, che mantengono il governo di una grande città . Il vicecancelliere nonchè ministro alle Finanze, Olaf Scholz, infatti spera che il voto amburghese “sia una spinta” per il partito nazionale e si dice “superfelice” del risultato.
Esulta il ministro degli Esteri Heiko Maas, non solo per il risultato del suo partito, la Sdp, ma anche per la cattiva performance dell’AfD: “Gli istigatori d’odio e propagatori di paura sono fuori”, ha twittato Maas.
Il segretario generale dell’Spd, Lars Klingbeil, è tornato a chiedere che l’ultradestra venga messa “sotto osservazione” dall’intelligence tedesca: “Si tratta del braccio politico della destra estrema”.
Di successo “fulminante” parla il leader nazionale dei Verdi, Robert Habeck, anche perchè si tratta storicamente del secondo miglior risultato nella storia degli ambientalisti a livello regionale.
“Si tratta di una chiara indicazione per la continuazione del governo rosso-verde. Se la Spd decidesse altrimenti, non sarebbe una scelta intelligente”, ha detto Habeck.
Alla pubblicazione degli exit poll e delle prime proiezioni, alle feste di partito di Spd e Verdi i militanti hanno inneggiato alla vittoria al grido di “Nazis Raus” (fuori i nazisti). Significativo anche il notevole aumento dell’affluenza, attestatasi al 62%: cinque anni fa, con il 56,9%, aveva raggiunto il livello più basso sin dal 1949.
Anche questo il segnale del fatto che è stato un voto che andava oltre i confini della città -stato.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
CONTROLLI MINIMI, NESSUN ISOLAMENTO DEI SOGGETTI A RISCHIO SALVO CHE UNO NON SI AUTODENUNCI O ABBIA SINTOMI EVIDENTI… IN FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA E PORTOGALLO NON CI SONO NEANCHE GLI SCANNER TERMICI
“Ho volato dalla Cina a Londra via Hong Kong e nessuno mi ha controllato”. Emblematica la storia di Andrea Mannini, commissario tecnico delle squadre olimpiche della vela cinese: a ilfattoquotidiano.it racconta il suo viaggio di ritorno da Hainan a Heathrow il 21 febbraio senza che nessuno nell’hub britannico abbia verificato il suo stato di salute.
Non è vero quanto ha detto Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità , che ha criticato l’Italia per avere interrotto i voli diretti dalla Cina per contenere l’epidemia anzichè applicare soltanto l’isolamento dei soggetti a rischio come, dice, hanno fatto Francia, Germania e Regno Unito.
Tesi ripresa dai sovranisti nostrani per diffondere la balla che l’Italia non ha fatto abbastanza per contenere il virus, a differenza di altri Stati europei.
Da quanto ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare non c’è nessun isolamento coatto per i passeggeri che arrivano in questi tre paesi dalla Cina, salvo quelli che si “autodenunciano” segnalando sintomi e/o possibili contagi.
Ma cosa è stato fatto davvero negli aeroporti degli altri paesi per evitare la diffusione dell’epidemia?
Sono controlli rigidi o misure porose che poggiano sul senso di responsabilità dei singoli passeggeri?
Da ricordare che anche chi è asintomatico può risultare positivo al test ed essere quindi un “portatore sano”, in grado di contagiare altre persone.
L’Italia
Per capire le misure è importante ricordare anche la cronologia. I primi due casi accertati di coronavirus risalgono al 30 gennaio: sono una coppia di turisti cinesi in viaggio a Roma. Restano tuttora ricoverati allo Spallanzani, ma sono in miglioramento. L’uomo è negativizzato e la donna non è più intubata. Erano arrivati a Malpensa con un gruppo di 20 connazionali il 23 gennaio, giorno in cui è iniziata la quarantena a Wuhan, città focolaio del virus.
Già dal 26 gennaio era stato deciso dalla task-force istituita dal ministero della Salute l’aumento del personale medico negli aeroporti di Fiumicino e Malpensa. Il 30 gennaio è stato anche decretato lo stop dei voli Italia-Cina: il 31 gennaio sono atterrati a Fiumicino e a Malpensa gli ultimi sei voli. Erano decollati da Hangzhou, Chongqing, Guanzhou, Pechino e Shanghai prima che venisse ufficializzato il blocco aereo.
Il personale medico — salito a bordo con tutte le protezioni una volta atterrati — ha misurato la temperatura a tutti i quasi mille passeggeri.
Alcuni passeggeri intervistati da Corriere.it partiti da Shenzen hanno riferito di essere stati controllati anche sui mezzi pubblici in Cina (“misuravano la febbre dalla metropolitana ai mezzi pubblici, quando si entrava nell’area di residenza negli ingressi dei condomini. Là c’era un controllo pazzesco”).
Dal 3 febbraio sono iniziati a Fiumicino, Malpensa e Linate i controlli dei passeggeri in arrivo da tutti i voli internazionali con scanner termici e termometri a pistola.
Dal 10 febbraio il controllo della temperatura è stato esteso ai passeggeri in arrivo negli aeroporti italiani con un volo da Roma. Controlli tramite dispositivi, volontari e personale medico anche in altri aeroporti italiani.
Regno Unito
Già il 22 gennaio il Guardian annunciava che i passeggeri in arrivo dalla Cina sarebbero stati sottoposti a controlli medici a Heathrow.
Per i passeggeri in arrivo da Wuhan c’è un area separata nel Terminal 4 per effettuare lo screening termico.
Questo però non vale per i passeggeri in arrivo da Hong Kong, ex colonia britannica che ha registrato contagi e vittime. E magari sono proprio passeggeri che arrivano dalla Cina, come racconta Andrea Mannini, commissario tecnico delle squadre olimpiche della vela cinese, in passato allenatore delle analoghe squadre inglesi e autore dell’oro croato a Rio 2016.
Mannini è atterrato a Londra il 21 febbraio da Hainan via Hong Kong (volo BA 28) dopo avere passato quasi un mese in quarantena (precisamente dal 23 gennaio. Era arrivato in Cina il 10 gennaio).
Ma quando è sceso a Heathrow non è stato controllato: non è arrivato al terminal 4, ma al 5, dove atterrano ancora i voli dall’ex colonia della British Airways che però non opera più quelli in Cina.
“A Hainan e a Hong Kong, prima di decollare, ci è stato chiesto di compilare moduli di autocertificazione sul nostro stato di salute”, racconta Mannini.
Va diversamente sull’ultimo volo: “Venti minuti prima di atterrare a Londra un annuncio chiedeva ai passeggeri di segnalare verbalmente agli assistenti di volo eventuali problemi respiratori o stati influenzali. Non ho compilato nulla. Nessuno ha comunicato niente: mi sembra strano che non ci fosse una persona che accusasse anche solo un raffreddore, visto che sull’Airbus 380 saremo stati in 450. Abbiamo aspettato cinque minuti e poi siamo scesi”.
Una volta sbarcato, Mannini da Londra prende un altro volo e va a Nizza: “Anche lì non ho trovato nessun termoscanner e nessun sanitario a controllare i passeggeri. Poi ho preso l’auto e sono tornato in Italia. Sono la prova vivente che si può arrivare dalla Cina all’Italia senza problemi”.
Mannini racconta anche di un collega tedesco che è tornato da Pechino ad Amsterdam via Francoforte: nell’hub di Schiphol nessun controllo.
Francia
Dal 26 gennaio all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi staff medico ha iniziato a effettuare controlli (specie sulla temperatura corporea e le difficoltà respiratorie) e a dare consigli ai passeggeri in arrivo dalla Cina.
Non ci sono scanner termici, nonostante siano stati sollecitati dagli esperti come strumento per individuare persone già sintomatiche. Sul sito dell’aeroporto di Parigi tutte le istruzioni. Ai passeggeri in arrivo dalla Cina vengono fornite informazioni sulla malattia, i suoi sintomi e cosa fare in caso di contagio.
Germania e Austria
Il principio base delle autorità sanitarie è quello di contare sul senso di responsabilità dei passeggeri. Il ministro della Salute Jens Spahn ha ricordato che i piloti dei voli Cina-Germania sono tenuti a segnalare casi sospetti a bordo prima dell’atterraggio.
In caso positivo, i voli vengono dirottati verso gli aeroporti di Francoforte, Monaco, Dusseldorf, Amburgo, Berlino (Tegel e Schà¶nefeld).
Chi viene da Cina, Hong Kong e Macao deve spiegare per iscritto dove sarà nei 30 giorni successivi all’atterraggio. Deve anche specificare dove è stato in Cina, con chi è stato a contatto e l’attuale stato di salute. I documenti vengono trasmessi alle autorità sanitarie.
Personale medico è presente nei cinque scali per fornire informazioni ai viaggiatori in arrivo dalla Cina. Non ci sono scanner termici. A Vienna viene provata la febbre ai passeggeri che arrivano da Pechino.
Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia
Il 18 gennaio gli aeroporti di San Francisco, Los Angeles e Jfk a New York avevano già annunciato lo screening dei passeggeri in arrivo da Wuhan e l’arrivo di 100 operatori sanitari negli aeroporti.
In una settimana gli screening sono stati estesi a 20 aeroporti americani. Il 1° febbraio Trump ha inoltre firmato un ordine esecutivo che vieta ai cittadini stranieri di entrare negli Usa se nelle due settimane precedenti sono stati in Cina.
Quarantena di 14 giorni anche per gli americani che nei 14 giorni precedenti al rientro sono passati dalla provincia dell’Hubei, epicentro del virus.
Dal 2 febbraio anche la Nuova Zelanda — che utilizza scanner termici — ha stabilito la quarantena per i viaggiatori che arrivano dalla Cina e l’isolamento fiduciaria per i cittadini neozelandesi, australiani e gli equipaggi che provengono dalla stessa area e per chi sa di essere stato a contatto con un contagiato.
Le stesse misure vengono applicate anche dall’Australia nei confronti di viaggiatori stranieri e cittadini australiani.
Spagna e Portogallo
Al momento non sono previsti controlli specifici.
India
Screening in 20 aeroporti. I passeggeri che arrivano dalla Cina nei 14 giorni precedenti e che hanno sintomi dell’infezione dovranno fare un’autocertificazione mentre i passeggeri stranieri dalla Cina e da Hong Kong sono sottoposti agli scanner termici in aeroporto. A installare scanner termici anche Thailandia (in 28 aeroporti), India, Emirati (ad Abu Dhabi e Dubai) e in Iran, dove negli ultimi giorni sono stati registrati decine di casi di contagio.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: emergenza | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
L’EUROCITY VENEZIA-MONACO BLOCCATO ALLA FRONTIERA PER DUE CASI “SOSPETTI” CHE NON SI SONO RIVELATI TALI, MA L’AUSTRIA BLOCCA LO STESSO SENZA MOTIVO ALLA FRONTIERA I TRENI PROVENIENTI DALL’ITALIA
Un treno proveniente dall’Italia è stato fermato alla frontiera con l’Austria, al Brennero, dopo che a bordo sono stati segnalati due casi sospetti di coronavirus.
Lo riporta la stampa austriaca precisando che è stato il capotreno italiano dell’Eurocity ad allertare le autorità . I due sospetti sono stati fatti scendere a Verona.
Ciò nonostante, altri 300 viaggiatori sono bloccati alla frontiera e nessun altro treno dall’Italia viene fatto entrare, almeno per oggi.
Il treno, partito da Venezia per Monaco, intorno alle 15 si è fermato a Verona, dove sono state fatte scendere due persone con sintomi influenzali, giudicati però dal 118 non sospetti.
Le autorità austriache hanno comunque deciso di non far entrare il treno, che era arrivato al valico del Brennero alle 19.10 circa. I passeggeri hanno tentato di attraversare il confine a bordo del treno successivo, che è stato comunque bloccato al Brennero.
Almeno per oggi i collegamenti ferroviari su questa linea sono stati interrotti dalle autorità austriache.
Si tratta del primo caso di intervento alla frontiera dopo l’esplosione dell’epidemia di Covid-19 in Italia.
Intanto in Romania è stata disposta la quarantena obbligatoria per tutte le persone in arrivo dalla Lombardia e dal Veneto o che siano stati nelle due regioni italiane negli ultimi 14 giorni.
Lo annuncia il ministero della Sanità di Bucarest in una nota, come riporta l’agenzia romena Agerpres. I passeggeri all’aeroporto di Bucarest saranno sottoposti ad un questionario e assistiti da personale medico. Il direttore dell’istituto di malattie infettive Adrian Streinu Cercel ha spiegato che chi arriva con un volo civile affronterà la quarantena in casa.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
SONO 120 GLI ESSERI UMANI MORTI NEGLI ANNI PER STRADA…LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO RICORDA QUALI SONO LE VERE EMERGENZE DEL NOSTRO PAESE
Circa cinquecento persone hanno preso parte alla messa in ricordo dei senza dimora che sono morti per la durezza della vita di strada.
La celebrazione si è tenuta stamani nella basilica dell’Annunziata: il mondo della solidarietà e i tanti volontari che aiutano chi vive per strada, si sono stretti attorno a tanti senza dimora in occasione dell’anniversario della morte di Pietro Magliocco. Magliocco è una delle prime persone conosciute dalla Comunità di Sant’Egidio durante il servizio serale a chi vive per strada.
Dormiva nella stazione ferroviaria di Sampierdarena: malato di polmonite, è morto la notte del suo ricovero in ospedale, l’11 febbraio 1993. Aveva 57 anni.
Con lui, sono state ricordate circa 120 persone morte negli anni per strada. Al termine della messa i senza dimora e i volontari di sono messi in fila per accendere una candela mentre venivano letti i nomi dei clochard morti negli ultimi anni come Nicholas, neonato rom morto bruciato nella roulotte dove dormiva.
“Il problema – ha spiegato Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant’Egidio di Genova – sono le diseguaglianze profonde che incontriamo nella nostra citta’, per cui un senza dimora ha un’aspettativa di vita di meno di cinquant’anni. Esistono molte risposte necessarie, ciascuno si può impegnare in gesti e iniziative di solidarietà , ma noi crediamo che la prima risposta sia la creazione di legami di fraternità e amicizia. Il ricordo e la preghiera sono parte di questa fraternita’ profonda”.
(da agenzie)
argomento: povertà | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
IL DIPARTIMENTO DI MEDICINA MOLECOLARE DI PADOVA (UNA ECCELLENZA) AVEVA CONSIGLIATO DI ESTENDERE I CONTROLLI MA E’ STATO IL DIRETTORE DELLA SANITA’ VENETA A BOCCIARE L’IDEA
Uno scontro interno alla sanità regionale potrebbe aver ritardato l’efficacia del dispositivo di contenimento del contagio che in queste ore ha colpito anche il Veneto, focolaio considerato «autonomo» rispetto a quello della Lombardia.
Racconta oggi Repubblica:
L’intenzione dei ricercatori padovani, all’inizio di febbraio, era di estendere i controlli alle persone tornate dalla Cina anche se non presentavano alcun sintomo, ipotizzando che vi potessero essere dei “portatori sani” del virus da individuare e isolare rapidamente per scongiurarne la diffusione.
E l’idea avanzata dal dipartimento di medicina molecolare diretto dal professor Andrea Crisanti, un centro di eccellenza europeo, era condivisa dalla direzione dell’azienda ospedaliera.
Ma il 12 febbraio scorso, come una doccia fredda, al direttore Luciano Flor e al virologo Crisanti è arrivata una lettera al vetriolo del direttore generale della sanità del Veneto, Domenico Mantoan (dal novembre scorso è anche presidente dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco) che chiedeva di conoscere «sulla base di quali indicazioni ministeriali, o internazionali, si sia ipotizzata tale scelta di sanità pubblica».
Il supermanager della sanità , contrariato per l’iniziativa, ordinava quindi di condividere ogni scelta «con la direzione prevenzione, sicurezza alimentare e veterinaria» della regione, ricordando che ogni analisi effettuata su «soggetti asintomatici non rientra tra le prestazioni coperte dal fondo del Ssn», il sistema sanitario nazionale.
Una bocciatura totale anche solo dell’ipotesi di estendere i controlli.
Ora, in piena emergenza, Zaia ha annunciato che la Regione Veneto si appresta a effettuare controlli a tappeto sui cittadini dell’epicentro, Vo’ Euganeo, più di 3.300 persone.
(da NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
LA DIRETTRICE DEL ONE HEALT CENTER: “E’ UNA SINDROME SIMIL-INFLUENZALE, IN ITALIA PIU’ CASI PERCHE’ LI CERCHIAMO PIU’ ATTIVAMENTE”
Mentre le istituzioni invitano alla responsabilità per contenere l’epidemia da coronavirus con i minori disagi possibili per la popolazione, volano parole grosse tra gli scienziati.
Al centro di tutto il virologo Roberto Burioni. Da alcune settimane lo scienziato sostiene sia in atto una sottovalutazione del rischio coronavirus. In un video del 21 febbraio ha messo sotto accusa le “declamazioni tranquillizzanti di alcuni politici”
Nel mirino di Burioni c’era in particolare il governatore della Toscana, accusato di non aver messo in quarantena i residenti tornati dalla Cina. In alcuni post delle scorse settimane, Burioni ha paragonato la mortalità potenziale del Covid-19 a quella dell’influenza spagnola, che tra il 1918 e il 1920 fece milioni di vittime in tutto il mondo.
“A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così. Guardate i numeri”. A parlare è Maria Rita Gismondo, virologa in prima linea essendo la responsabile del laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano, in cui vengono analizzati da giorni i campioni di possibili casi di coronavirus.
In un post su Facebook, in cui non cita mai Burioni, la scienziata scrive: “Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per coronavirus 1!”. Secondo Gismondo, che invita tutti ad abbassare i toni, “questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico”.
Un appello alla pacatezza che Burioni, interpellato su Twitter, non accoglie affatto: anzi, nel corso di una discussione poi rimossa, definisce la collega “la signora del Sacco”, consigliandole riposo.
E a chi gli fa notare l’indelicatezza con cui si rivolge a una collega impegnata in prima linea e che non l’ha mai criticato direttamente, risponde rincarando la dose: “Signora sostituisce un altro epiteto che mi stava frullando nelle dita”.
Su Facebook, alcuni commentatori accusano la dottoressa Gismondo di cercare solo visibilità per il suo prossimo libro sulle fake news del coronavirus.
A rimettere al centro la barra prova un’altra illustre virologa italiana, Ilaria Capua. Sul coronavirus, dice intervistata a “In 1/2 ora” da Lucia Annunziata, “non c’è da piangere ma nemmeno da ridere, bisogna solo seguire pedissequamente quello che le organizzazioni internazionali ci dicono di fare”.
Secondo la scienziata, che negli Stati Uniti dirige il One Health Center of Excellence della University of Florida, “l’Italia sta vivendo una situazione più critica perchè sta cercando i casi più attivamente di altri”.
Una tesi confermata anche dal premier Conte, secondo il quale l’Italia è il paese europeo con più diagnosi perchè è quello che ha effettuato più tamponi, oltre 4mila. Secondo la Capua, quella in atto è “una sindrome simil-influenzale causata da coronavirus” che potrebbe durare “fino a primavera inoltrata o prima dell’estate. Avremo a che fare con questo virus per un po’ di tempo”, avverte, “ma usiamo tutti il cervello ed evitiamo che girino notizie stupide che spaventano le persone più fragili”. Se si tratti di pandemia, secondo la virologa, si potrà dire solo “quando avremo test diagnostici applicati in tutta Europa. Sono convinta”, conclude, “che il virus farà il giro del mondo in tempi abbastanza rapidi, perchè siamo tanti e il virus troverà tanti corpi, come batterie. Ma non vuol dire che ci saranno forme gravi, anzi molto probabilmente sarà sempre più debole”.
(da agenzie)
argomento: emergenza | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
OGNI GIORNO DI STOP COSTA 4 MILIONI DI MANCATE ENTRATE NEI DUE COMUNI DEL LODIGIANO, FOCOLAI DEL VIRUS
Lombardia e Veneto da sole valgono il 31% del Pil italiano per un valore di 550 miliardi. Le due regioni coprono quasi la metà delle esportazioni totali.
E quindi il Coronavirus può causare un rischio per la crescita economica dell’intera Italia.
Ettore Livini su Repubblica oggi spiega che le imprese di Codogno e Casalpusterlengo, due dei comuni finiti in quarantena in Lombardia, fatturano da sole 1,5 miliardi l’anno. E ogni giorno di stop, pallottoliere alla mano, rischia di mandare in fumo 4 milioni di entrate.
Il conto salirebbe a 18 milioni al giorno se la serrata fosse estesa a tutta la provincia di Lodi.
Le 461 imprese di Vo’ Euganeo – paese da cui arriva la prima vittima del virus – macinano 107 milioni di incassi l’anno, oggi a rischio. E se le misure restrittive di quarantena dovessero allargarsi per cause di forza maggiore all’intero settore produttivo di Lombardia e Veneto il conto rischierebbe di essere salatissimo visto che le due regioni valgono da sole 550 miliardi di Pil – il 31% di quello italiano – e che da qui parte il 40% delle esportazioni tricolori.
Cosa succede a un Paese paralizzato dal coronavirus lo raccontano bene i dati che arrivano in questi giorni dalla Cina.
Le vendite di auto nelle prime settimane di febbraio sono crollate del 92%, quelle di case del 90%. Due terzi degli aerei della flotta nazionale di Pechino sono a terra. E la scarsa disponibilità di materie prime alimentari (causa problemi nelle forniture) ha fatto schizzare al rialzo del 20% i prezzi del cibo.
Oggi la task force del governo, non a caso, sta già iniziando a disegnare una sorta di piano Marshall per aiutare le imprese delle aree finite in quarantena.
Si va da misure pratiche immediate – come la malattia garantita ai residenti nelle aree del contagio che non possono recarsi al lavoro – fino alla cassa integrazione per le aziende costrette a chiudere temporaneamente l’attività .
La cintura di sicurezza sanitaria attorno ai focolai del Covid-19 del resto è una sorta di linea Maginot fondamentale anche per prevenire un drammatico contagio economico. Poco a nord di Codogno ci sono – a San Donato Milanese – i quartieri generali di Eni, Saipem e Snam. Poco a sud c’è uno dei più grandi centri di logistica Amazon in Italia, la meccanica piacentina e i gioielli dell’industria alimentare emiliana.
Attorno a Vo’ Euganeo è a rischio l’enorme galassia delle 107 mila pmi della provincia di Padova che da sole valgono 29 miliardi di fatturato. La speranza, al momento, è di circoscrivere i danni.
(da agenzie)
argomento: emergenza | Commenta »
Febbraio 23rd, 2020 Riccardo Fucile
SCENE DA VIGILIA DELL’APOCALISSE
La paura del Coronavirus è entrata nelle case dei milanesi. Nel posto più subdolo: la dispensa.
Domenica è scattata la corsa ai rifornimenti come ai tempi della Guerra del Golfo. La proposta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, di chiudere tutte le scuole della città e la sospensione di tutti gli eventi e la serrata di cinema, i teatri e i musei per tutta la settimana è stato lo start alla gara all’ultimo prodotto.
I centri commerciali e gli ipermercati sono stati presi d’assalto da compagnie di ragazzi e famiglie con passeggini. L’Amuchina e ogni tipo di disinfettante per cercare di arginare i focolai di contagio sono introvabili da venerdì e in farmacia non si trovano più le mascherine.
Ore 13, Esselunga di via Cena, zona Est della metropoli dove sono stati costruiti nuovissimi appartamenti e dove ci sarà un ulteriore sviluppo con il progetto Porta Vittoria. I beni di prima necessità come pasta, legumi, sugo e pane sono andati a ruba.
«Appena abbiamo saputo le ultime notizie sul virus siamo venuti qui e abbiamo riempito il carrello ma alcuni scaffali erano già vuoti» racconta una signora sulla cinquantina mentre il marito cerca l’acqua minerale.
Intorno ci sono decine di persone in un orario dove di solito il pubblico scarseggia: alcuni ragazzi con le mascherine, altri con le sciarpe tirate davanti a naso e bocca. Lo zucchero è finito e la signora riesce a mettere le mani sull’ultima bottiglia di candeggina. Il reparto di frutta e verdura è affollato come la vigilia di Natale mentre quello del pesce è chiuso.
Nelle stesse ore il sito dell’Esselunga che offre il servizio di spesa online e consegnata direttamente a casa è in panne ed è impossibile prenotare ogni spedizione.
A pochi chilometri, al Centro Commerciale piazzale Lodi il discorso non cambia. Nelle ore solitamente scarse di pubblico in tanti affollano i 15 mila metri quadrati con un grande Ipermercato Coop e 30 negozi.
«Non è tanto la gente che oggi ha deciso di fare una spesa extra dettata dalla paura ma il vero problema è che non riusciamo a stare dietro agli ordini online — spiega la commessa mentre spinge un carrello stracolmo — ma il peggio deve ancora venire perchè iniziano a scarseggiare alcuni prodotti nel nostro magazzino».
Anche nei supermercati di piccole dimensioni usati principalmente dagli abitanti del quartiere le code alle casse sono da vigilia dell’Apocalisse.
All’Unes di via Vallazze, in zona città studi, solo un gruppo di ragazzi dotati di mascherina riesce a scherzarci sù: «Con questa spesa moriremo di sicuro ma di fame».
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »