Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
“L’ITALIA FA SCREENING A TAPPETO, LOGICO CHE ANDIAMO A INTERCETTARE NUMEROSE POSITIVITA’, MA LA MAGGIOR PARTE DI QUESTE PERSONE HA BANALI SINTOMI INFLUENZALI”
“Burioni fa allarmismo per mettere pressione al governo, ma il Coronavirus è poco più di una febbre”. A dirlo è il virologo dell’Università di Milano e presidente nazionale Anpas Fabrizio Pregliasco, che è convinto che il virus si possa debellare se si passa a “un’azione di limitazione massima della diffusione in Italia”.
Come? Ce lo spiega in un’intervista utile a fare un po’ di chiarezza tra le centinaia di informazioni che stanno circolando in questi giorni sull’epidemia.
Secondo lei il Coronavirus è più o meno grave di un’infezione da influenza?
Al momento l’influenza provoca ancora più morti del Coronavirus. La malattia può avere anche sintomi molto banali, come il raffreddore o la febbre a 37. Direi che per l’80 per cento è un virus semplice, per il 20 per cento restante no, perchè la febbre non porta in nessun caso a una polmonite mortale o alla rianimazione in ospedale.
Quindi nel dibattito tra virologi chi ha ragione, Burioni che parla di quarantena totale o la direttrice del Sacco Maria Rita Gismondo che considera la psicosi da Coronavirus pura follia?
Sono dalla parte della direttrice del Sacco di Milano, perchè è inutile creare allarmismi e bisogna mettere l’accento sul fatto che ci sono anche tante persone guarite dal Covid-19.
Capisco però Roberto Burioni: alzare i toni serve a noi virologi per farci ascoltare dal governo, che altrimenti prenderebbe tutto sotto gamba. E la situazione avrebbe potuto degenerare.
Ma ora siamo o no in grado di contenere l’epidemia?
La situazione era attesa. Come negli altri Paesi sapevamo che sarebbe successo. Adesso non bisogna temere di essere brutali nelle misure da adottare per mitigare la situazione. Vediamo di riuscire non ad azzerare il rischio, ma a scoprire quanti più casi possibile. Non bisogna andare nel panico. Ce lo aspettavamo, siamo preparati. Ci si comporta come per gli incendi, bisogna intervenire tempestivamente e tagliare tutte le possibili strade che gli permettano di crescere.
Quali sono i tempi da tenere sott’occhio?
Tra quindici giorni sarà il punto di svolta. In quel momento sapremo se per l’Italia sarà l’apocalisse o se saremo riusciti a arginare l’epidemia. Questo è il periodo di incubazione e riusciremo a capire se i focolai attivi al momento sono stati contenuti o meno. Ora siamo in una seconda fase, della mitigazione, nella quale si deve cercare di limitare, rallentare la velocità di una diffusione che potrebbe comunque rivelarsi ampia. Siccome il contagio per ora è circoscritto in una zona geografica limitata, è necessario “uno sforzo, anche sovrumano, per limitare la dimensione del problema, dunque la diffusione del contagio e del virus.
Perchè l’Italia ha più contagi di altri paesi d’Europa?
Al momento siamo il terzo paese nella classifica globale per contagi. Principalmente per due motivi: prima di tutto stiamo iniziando a fare una serie di test a tappeto e quindi escono fuori più casi. Più controlli uguale più infetti scoperti, è ovvio. Secondo punto: la sfiga, la fortuna nell’avere nello stesso paese tanti casi “minori”, cioè le persone con sintomi non gravi che circolano liberamente senza neanche controllarsi.
I contagi negli ospedali c’entrano qualcosa?
Sì, il contagio nelle strutture sanitarie è più grave e più veloce perchè le condizioni mediche di partenza dei pazienti sono già gravi. Che il virus sia approdato in Lombardia, è però un bene. È uno dei sistemi sanitari più avanzati del Paese. Sono fiducioso che riusciranno a gestire e contenere l’emergenza. Tutte le misure che vengono messe in atto in queste ore sono state valutate e studiate nei mesi scorsi proprio per prepararsi ad un evento come questo.
Il governo italiano ha reagito bene all’emergenza secondo lei?
Si, sta facendo esattamente quello che bisogna fare in queste situazioni. Il giudizio complessivo sull’efficacia dei provvedimenti messi in campo potrà essere formulato solo a posteriori. Ritengo però che le misure attuate siano necessarie e ragionevoli. Non avendo a disposizioni farmaci nè un vaccino, per il quale serviranno uno, due anni, le armi che attualmente abbiamo a disposizione per lottare contro questo virus sono l’isolamento e l’individuazione dei soggetti contagiati. A seconda dell’evoluzione della situazione, in base a come evolverà il quadro, le misure assunte dal Governo potranno essere ulteriormente affinate, in meglio o in peggio. Io mi auguro in meglio, con l’allentamento dell’isolamento, che, però, in questa fase, è necessario.
Come mai al momento l’età delle vittime ha una media molto alta, sopra i 60 anni? Perchè i bambini sembrano non essere colpiti dal virus?
Ancora non si hanno certezze su questo, ma a quanto pare i bambini riescono a sviluppare una migliore risposta immunitaria. I più giovani reagiscono scacciando il virus, che si attacca invece agli anziani con complicanze mediche già presenti. Come le vittime italiane.
Ha qualche idea sul paziente zero? Sembra essere avvolto nel mistero…
È quasi impossibile scovare il paziente zero perchè probabilmente si tratta di qualcuno che è stato in Cina nel momento in cui l’epidemia non era ancora scoppiata. Cioè chi è stato nella provincia di Wuhan nella fase iniziale, è tornato in Italia, ha avuto a gennaio una banale influenza e quindi non si è nemmeno controllato e ha così attaccato il virus a un numero esponenziale di persone.
Quindi ci sono degli untori che non si riescono a individuare?
Esatto, quelli con i sintomi minori. Per questo il Coronavirus è più difficile da fermare della Sars. Quella malattia aveva una mortalità del 30 per cento e sintomi gravissimi: questo facilitava la quarantena e l’isolamento dei pazienti. Con il Coronavirus invece non si ha contezza, è molto più subdolo e nascosto. Chissà quanti untori senza sintomi apparenti scorrazzano per l’Italia al momento!
Cosa fare esattamente per proteggersi?
L’unica cosa è lavarsi spesso le mani. Come per l’influenza tradizionale c’è poco che si possa fare: lavarsi bene e spesso le mani. Evitare di toccarsi bocca e occhi in particolare dopo aver toccato maniglie e oggetti di uso comune e promiscuo.Nel caso qualcuno abbia sintomi influenzali molto importanti non deve per nessun motivo recarsi al Pronto Soccorso ma chiamare i numeri di emergenza
(da TPI)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
ECCO PERCHE’ DOBBIAMO ESSERE MENO SPAVENTATI
La sindrome simil influenzale causata dal Coronavirus ormai ha raggiunto diverse regioni italiane e provocato quattro decessi. Anzi, diciamola meglio: è stato la concausa di alcuni decessi.
C’è poco da essere ottimisti, direte voi. Vero, ma non per questo bisogna cessare di guardare le cose dalla giusta prospettiva.
Prima riflessione. L’Italia sembra essere uno dei Paesi col più alto numero di contagi. Ecco: io sono convinta che diversi Paesi europei hanno casi di Coronavirus che verranno diagnosticati nei prossimi giorni.
Nelle prossime settimane si chiarirà anche questo aspetto, così come l’effettiva estensione del contagio in Italia. Forse, molto banalmente, abbiamo diagnosticato di più e prima.
Forse, seconda riflessione, siamo arrivati prima degli altri. E in questo senso, le date e il numero dei decessi ci devono far pensare.
Personalmente, mi convinco sempre più che l’infezione in Veneto e Lombardia abbia circolato prima del primo decesso, almeno per una ventina di giorni. Di certo c’è che il virus non è stato paracadutato su Vo Euganeo con un drone.
Il buonsenso ci dice che in quella zona l’infezione stia circolando da settimane, forse da qualche settimana, se non addirittura qualche mese. Lo stesso vale per il triangolo lombardo tra Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione d’Adda.
Terza riflessione: perchè non ci siamo accorti della sua presenza, nelle settimane precedenti? La risposta vi sorprenderà : per fortuna non ci siamo accorti della sua presenza. Tanto più cresce il numero delle persone infette — o meglio: tanto più scopriamo casi pregressi e passati inosservati — tanto meglio è.
Perchè vuol dire che il numero degli infetti è maggiore di quanto pensavamo. E il potenziale letale del virus, molto minore.
Se così è — quarta riflessione — vuol dire che la sua presenza, nelle scorse settimane, è stata nella stragrande maggioranza dei casi incapace di provocare una malattia degna di essere portata all’attenzione dei medici.
Oppure, quando è stata portata all’attenzione dei medici italiani, è stata trattata dai medici italiani esattamente come è stata trattata dai medici cinesi. Cioè, hanno pensato che fosse influenza.
Quinta riflessione. Io non me la sento di escludere che anche solo oggi ci siano diverse persone che si sono infettate con il Coronavirus.
A loro, e per tutti gli altri che verranno, va tutta la nostra umanità e la nostra empatia. Fare di qualcuno un untore è agghiacciante da un punto di vista umano e professionale. Farlo in presenza di un virus che sa nascondersi molto bene, dietro l’influenza tradizionale, lo è ancora di più.
Ilaria Capua
(da Fanpage)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
638 SONO VITTIME DEL SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO, 483 DI TUMORI, 37 DI POLMONITE, 10 DI INCIDENTI STRADALI, 5 DI INFLUENZA
Siamo nel pieno di un attacco di panico collettivo. E mentre medici infermieri e ricercatori si occupano con coraggio del coronavirus, noi qualcosa dovremo pur fare per sopravvivere. Per esempio consultare i dati.
Su Internet non ci sono solo tweet e post (sconsigliati se siete ansiosi) ma ci sono anche i dati in formato aperto (open data) su un sacco di cose, per esempio la salute pubblica.
Ricordo quando, nel 2012, l’allora presidente dell’Istat Enrico Giovannini decise di mettere online in formato aperto l’infinita messe di dati del nostro Istituto di Statistica. Lì ho trovato una tabella (riferita al 2017) con tutte le cause di morte in Italia.
E ho scoperto di cosa si muore ogni giorno, oltre che di coronavirus ovviamente.
E’ un esercizio utile non a minimizzare quel che sta accadendo ma a contestualizzarlo e a provare a dare una coerenza a questa improvvisa voglia di salute che ci ha preso.
Prendiamo l’influenza: di tutti coloro che muoiono in Italia ((650 mila persone l’anno) uno su mille muore di influenza.
I morti di influenza sono quasi due al giorno. Immaginate un titolo: altri due morti! Ogni giorno.
Quel numero è una media che come molte medie distorce la realtà : le morti di influenza avvengono nel giro di quattro mesi e quindi fra novembre e febbraio ogni giorno di influenza muoiono almeno 5 persone al giorno.
Va tenuto conto del fattore età : il 95 per cento dei morti di influenza ha più di 65 anni; il 77 per cento più di 80.
Gli altri, guariscono. Quanti? La settimana scorsa gli italiani a letto per l’influenza erano 656 mila, il che porta a 5 milioni 632 mila i casi di influenza quest’anno.
Siamo quasi a un italiano su dieci influenzati. Quelli nel panico da coronavirus, hanno fatto il vaccino? O siete fra quelli che dicono che i vaccini non servono? Si dirà : ma il coronavirus è una forma influenzale che può diventare polmonite nel 20 per cento dei casi: vero, con la polmonite muoiono, in media, 37 persone al giorno. Ogni anno, ma l’Italia non si ferma.
I dati offrono altri spunti interessanti: la principale causa di morte in assoluto sono le malattie del sistema cardiocircolatorio: 638 persone ogni giorno. Abbiamo controllato colesterolo o trigliceridi? Cambiato dieta?
La seconda i tumori (483 al giorno): fatto la prevenzione? O una donazione a qualche centro di ricerca?
Più di 10 persone muoiono ogni giorno in incidenti stradali: qualcuno per caso vuole fermare la circolazione? I dati sono implacabili, ma gli avverbi sono più insidiosi: se dico “già 100 casi di coronavirus” sto dicendo che il virus è più veloce del previsto; se dico “solo 100 casi” sto dicendo il contrario. L’ansia non nasce dai numeri ma dagli avverbi.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO LA SCHIFOSA POLITICA DEI PORTI CHIUSI ORA SIAMO NOI A ESSERE GLI INDESIDERATI
L’allarme per la diffusione del coronavirus in Nord Italia è arrivato fino a Mauritius, rovinando le vacanze ad un gruppo di connazionali.
Nell’isola paradiso dell’Oceano Indiano le autorità hanno impedito lo sbarco a 40 passeggeri lombardi e veneti atterrati su un volo Alitalia, offrendo loro due opzioni: o la quarantena a terra o il rientro immediato. Tutti hanno scelto di tornare indietro. Il volo AZ 772 Roma-Mauritius è atterrato regolarmente all’aeroporto locale alle 7.45 italiane, con a bordo 212 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio, tra cui 40 passeggeri provenienti da Lombardia e Veneto, le due regioni dove si registrano i principali focolai del coronavirus in Italia.
La presenza a bordo di questo gruppo ha convinto le autorità locali ad emettere un ordine restrittivo nei loro confronti, impedendone lo sbarco. A meno di non sottoporsi ad un periodo di quarantena nell’isola, quindi almeno 14 giorni. Nonostante nessuno avesse manifestato alcun sintomo. In alternativa, è stato proposto di riprendere il volo per fare immediato rientro in Italia. A tutti gli altri, invece, è stato consentito lo sbarco, senza quarantena. Scelta anche questa discutibile viste le lunghe ore di viaggio trascorse insieme.
Per i 40 in arrivo da Lombardia e Veneto è stata una brutta sorpresa: Mauritius avrebbero preso questa decisione in modo improvviso, se si considera che non hanno dato alcuna comunicazione preventiva ad Alitalia, come ha spiegato in seguito la compagnia in una nota.
A quel punto, la prospettiva di trascorrere le agognate vacanze chiusi in un ospedale è stata scartata, così i passeggeri delle due regioni hanno chiesto di rientrare. Alitalia, in coordinamento con la Farnesina, «ha coinvolto le autorità competenti al fine di chiarire l’eventuale sussistenza di limitazioni alla mobilità dei cittadini italiani». Ed ha predisposto il volo di rientro in Italia.
Ora Di Maio chiarisca se un italiano può ancora recarsi all’estero senza essere considerato un appestato.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
ISRAELE, SERBIA, CROAZIA, IRLANDA E ALTRI PAESI IN PRIMA FILA… L’ALLARME DI FIAVET E FEDERALBERGHI
Il Ministero serbo dell’Istruzione ha indicato oggi alle scuole superiori in Serbia di rimandare viaggi di studio in Italia a causa dell’epidemia di coronavirus.
Il ministero degli Affari esteri serbo ha intanto raccomandato di non recarsi in aree in pericolo in Italia fino a nuove disposizioni e consiglia di non viaggiare fino a quando la situazione non sarà normalizzata. Il Ministero della Sanità inoltre, ha chiesto una maggiore sorveglianza e un controllo speciale dei viaggiatori provenienti dall’Italia in tutti i valichi di frontiera.
La Croazia ha deciso di sospendere tutte le gite scolastiche in Italia per un mese per limitare al massimo il rischio di diffusione dell’epidemia da coronavirus. Il ministero degli Esteri ha invece consigliato ai cittadini croati di evitare viaggi in Veneto e in Lombardia, regioni che sono state dichiarate “a rischio di contagio da coronavirus”. Un gruppo di 42 studenti e quattro docenti di un liceo di Pola rientrato da Venezia ieri, è stato messo in isolamento domiciliare e sotto osservazione per due settimane.
Il Montenegro non vieta i viaggi all’estero, ma ha suggerito ai propri cittadini di non recarsi in Italia se non in caso di assoluta necessità . Lo ha affermato oggi il direttore dell’Istituto di sanità pubblica Boban Mugossa. Mugossa ha affermato che se il viaggio è necessario è dovere del passeggero riferire alla frontiera e all’ispezione sanitaria al suo ritorno nel Paese. “Dobbiamo inviare un messaggio alla nostra popolazione per tenere d’occhio la situazione ed essere in costante contatto con i colleghi della regione e dell’Italia, nonchè con l’Organizzazione mondiale della sanità ”, ha detto Mugossa in una conferenza stampa a Podgorica.
Le autorità irlandesi in un ‘travel advice’ aggiornato, sconsigliano ai propri cittadini di recarsi in Italia, nelle zone maggiormente interessate dai casi di contagio di coronavirus. “C’è stato un aumento dei casi confernati di coronavirus in Italia”, riferisce il ministero degli Esteri irlandese, aggiungendo che “ai cittadini è consigliato di non recarsi nelle aree interessate”.
Israele sconsiglia i viaggi in Italia. Lo ha annunciato il ministro della Salute, Yaakov Litzman, sottolineando che il governo sta anche valutando se imporre la quarantena ai viaggiatori di ritorno dall’Italia per il timore di contagio da coronavirus. “Abbiamo raccomandato agli israeliani di non recarsi in Italia, stiamo cercando di capire se l’Italia e l’Australia diventeranno Paesi dai quali chi ritorna verrà messo in isolamento non appena giunto in Israele”, ha detto il ministro alla radio dell’esercito. “Non abbiamo paura di imporre la quarantena”, ha aggiunto, in un apparente riferimento alle eventuali ricadute diplomatiche.
“Sino a qualche giorno fa, l’Italia risultava sostanzialmente indenne dall’epidemia, con un numero limitatissimo di pazienti sotto osservazione, per contagi contratti all’estero. Oggi siamo nell’occhio del ciclone e il danno d’immagine si è già trasformato in danno economico”.
Con queste parole il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commenta con l’ANSA l’impatto del coronavirus sull’economia del turismo.
“La posta in gioco – aggiunge Bocca – è molto alta. Basti considerare che durante i mesi di febbraio e marzo gli esercizi ricettivi italiani ospitano 14,5 milioni di turisti italiani e stranieri, per quasi 40 milioni di pernottamenti. Al contrario di quel che si potrebbe credere, non siamo in bassa stagione: per alcune aree del Paese, questo è un periodo di intensa attività . Penso ad esempio al carnevale, alle settimane bianche, alle gite scolastiche e ad importanti manifestazioni fieristiche”.
Il presidente degli albergatori italiani, nel riferire che “iniziano a pervenire molte cancellazioni”, precisa che “solo in un numero limitato di casi il cliente ha diritto al rimborso di quanto già pagato che scatta solo nell’ipotesi di effettiva impossibilità sopravvenuta (es. albergo ubicato in uno dei comuni in quarantena, cliente residente in uno dei comuni in quarantena, soggiorno prenotato per gita scolastica, etc.). Quando possibile, gli albergatori cercheranno di andare incontro alle esigenze dei clienti, ad esempio proponendo un voucher per un periodo alternativo, anche se in termini legali il cliente non vi avrebbe diritto”
“E’ importante ricordare – dice ancora Bocca – che le limitazioni agli spostamenti riguardano unicamente gli undici comuni in quarantena, mentre i cittadini residenti nelle altre aree hanno piena libertà di movimento. In questo momento è importante mantenere i nervi saldi e attendere l’evolversi della situazione, confidando in un rapido miglioramento delle prospettive: non ha molto senso annullare il viaggio previsto per Pasqua ed è assurdo cambiare i programmi delle vacanze estive”.
Bocca conclude ricordando che “Federalberghi ha chiesto al governo di adottare provvedimenti per tamponare l’emergenza, sospendendo il pagamento di tasse, contributi e mutui e estendendo l’area d’intervento dei fondi di integrazione salariale. E’ necessario un intervento urgente, in soccorso alle imprese dell’intero territorio nazionale, prima che l’onda lunga delle cancellazioni si trasformi in uno tsunami, costringendo molte imprese a ridurre il personale o addirittura a chiudere i battenti”.
Gite scolastiche annullate (con rimborsi per causa di forza maggiore), stranieri spaventati dall’immagine dell’Italia in parziale quarantena e coincidenza con un periodo molto proficuo per i mondo dei viaggi tra le settimane bianche, il Carnevale e i primi ponti pasquali e primaverili.
Il tornado coronavirus già aveva colpito il turismo nostrano ma, con i 200 contagi di oggi e i 5 morti, assesta una mazzata che rischia di essere catastrofica.
“La situazione è fuori controllo e di una gravità assoluta. Noi ci aspettiamo un intervento forte e mirato del Governo – dice all’ANSA la presidente di Fiavet Ivana Jlenic – perchè le imprese turistiche (che muovono il 13% del pil di questa nazione) non possono essere lasciate da sole. Se crolla il turismo, non ce n’è più per nessuno”.
Per stasera – aggiunge la Jlenic – abbiamo organizzato una riunione con tutte le associazioni di tour operator e agenzia di viaggi da Astoi Confindustria ad Assoviaggi Confesercenti.
“Il settore si deve compattare per agire in maniera rapida” spiega. “La prima cosa che ci aspettiamo è che il Governo metta i vettori aerei (quasi tutti stranieri) nella condizione di dover provvedere ai rimborsi perchè non è ipotizzabile che tutto sia scaricato sulle imprese italiane” dice ancora.
“Oggi – spiega la Jlenic – è un momento estremamente difficile per il mondo delle agenzie di viaggio e i tour operator, il sistema si sta semiparalizzando tra la psicosi che si è sviluppata e i vari timori delle notizie che si rincorrono la situazione è piuttosto critica. Innanzitutto c’è il blocco delle gite scolastiche che ormai è supportato dal decreto legge emesso dal Governo e quindi sta già bloccando un intero settore. Poi perdura lo stop dei viaggi da e per la Cina e in più c’è anche la ripercussione della paura trasversale che sta assalendo i viaggiatori per i viaggi all’estero in genere”.
Un problema enorme anche per l’incoming, ovvero per tutti quei turisti stranieri che hanno l’Italia in cima alla lista dei desideri di viaggio e che ora sono spaventati. “L’informazione così martellante – dice la presidente di Fiavet – sta ingenerando nei paesi stranieri una forma di psicosi, al momento ci sono 57morti (tutte persone con un’età importante e con già sofferenti per patologie gravi) e 200 contagiati ma in Italia siamo 60 milioni e abbiamo un efficientissimo sistema sanitario e anche una straordinaria attività di ricerca scientifica. All’estero la percezione è molto distorta. Addirittura ho fatto un’intervista per un giornale canadese e mi hanno chiesto se il Governo sta nascondendo i dati reali della portata la situazione e quanto la vita sia compromessa. Io ho spiegato che l’Italia non è la Cina, qui da noi siamo molto trasparenti. Stiamo vivendo un momento complesso ma l’Italia non è Wuhan , non siamo tutti in quarantena. Io ora sono un treno con altri passeggeri, stiamo viaggiando tranquilli, non ci sono scene di panico, non c’è isteria collettiva, la situazione è assolutamente sotto controllo. E questo all’estero non sta arrivando proprio, arriva un’immagine distorta. Anche a Milano che vive una situazione “borderline” la vita dei cittadini è abbastanza normale. Stiamo parlando di una forma influenzale, non di peste bubbonica mischiata con Dengue e con Dio solo sa che cosa che porta a morte certa chiunque! La mortalità è relativamente bassa e sta colpendo persone anziane e con quadri clinici già piuttosto complessi”. Ma non basta: il settore viene colpito in un periodo molto fecondo tra il turismo invernale e i viaggi di Pasqua e ponti primaverili e con tutte le gite scolastiche: “La quarantena di Veneto e Lombardia – dice – paralizza le settimane bianche e pregiudica la Pasqua. Inoltre sono anche le due regioni, assieme a Piemonte ed Emilia Romagna, tra le più propense al viaggio e anche con la maggior capacità di spesa”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
LEI E’ IN QUARATENA ALLA CECCHIGNOLA, LUI E’ IL DIRETTORE DI MACCHINA CHE PER SENSO DEL DOVERE HA VOLUTO RIMANERE ACCANTO AL COMANDANTE-EROE GENNARO ARMA
“Non dimenticateli lì, vi prego. Non vorrei che per gestire la situazione, per carità drammatica, che sta vivendo in questo momento il Paese si scordassero di chi è rimasto a bordo della Diamond Princess”, dice Loredana Di Muro e la voce si incrina, sembra stia per piangere.
Loredana è la compagna del direttore di macchine della nave ancora in quarantena nella baia di Yokohama in Giappone.
“Voglio che lo riportino a casa”, ripete. Si sforza di non cedere alle lacrime e attraverso HuffPost si rivolge “al Governo e a chi ha il potere di intervenire”, perchè “il caso della Diamond” – così lo definisce – non scivoli in secondo piano ora che, con l’esplosione dei contagi e sette morti, l’Italia è diventata il terzo Paese al mondo per numero di casi, dopo Cina e Corea del Sud.
Quarantatrè anni, è tra i diciannove connazionali riportati in Italia dal volo speciale inviato in Giappone dal Governo la settimana passata, rientrato sabato scorso. Proprio mentre l’Italia scopriva i due focolai in Lombardia e in Veneto.
“E infatti noi, dopo il clamore dei giorni precedenti, siamo passati inosservati”, prova a scherzare Loredana.
Insieme agli altri ora è alla Cecchignola, dove dovrà trascorrere i quattordici giorni canonici della quarantena. Il suo compagno, invece, che, si diceva, della Diamond Princess è il direttore di macchine, è rimasto in Giappone, a bordo della nave insieme al comandante, Gennaro Arma, e a parte dell’equipaggio.
“Ha scelto di non partire, per compiere il suo dovere fino alla fine restando al fianco del capitano”, sospira Loredana. Ora che i venti giorni trascorsi nella cabina della nave, da un giorno all’altro trasformatasi nel più grande focolaio del coronavirus fuori dalla Cina, a pregare che il contagio li risparmiasse mentre il numero dei casi aumentava inesorabilmente, ora che “quelle settimane da incubo” sono alle spalle, sta provando a superare “il trauma che ti lascia un’esperienza del genere”.
Una situazione “delicatissima, – tiene a precisare Loredana – nella quale ci siamo ritrovati precipitati da un giorno all’altro, gestita in maniera indimenticabile dall’equipaggio e dal comandante Arma, che ha affrontato le difficoltà con calma e premura, supportando tutti. A volte era evidente avesse passato la notte insonne eppure non ci ha fatto mai mancare la sua presenza, il suo supporto, un sorriso. Le assicuro che era tutt’altro che facile”.
Le parole fanno per spezzarsi. Loredana si ferma un attimo. Poi ricomincia: “Quello che abbiamo vissuto non può immaginarlo nessuno”, aggiunge in un soffio e racconta della paura del contagio che paralizza le gambe, le braccia e i pensieri, degli incubi che tormentano il sonno “anche adesso che non siamo più sulla Diamond”.
Alla Cecchignola gli italiani che erano a bordo del transatlantico ribattezzato “la nave Lazzaretto” – “una definizione che ci ha ferito profondamente”, dice Loredana – come gli altri rientrati da Wuhan e ospitati nella cittadella militare di Roma prima di loro, oltre all’assistenza sanitaria per i test e i controlli di rito durante la quarantena, ricevono anche supporto psicologico.
“Non pensavamo di essere accolti così bene e con tanta cura – spiega la donna – per quanto possibile in una situazione del genere, ci fanno sentire a casa”. Tra coloro che sono rientrati e che prima, sebbene ciascuno nella sua cabina, hanno condiviso la stessa esperienza a bordo della Diamond Princess “si è instaurato un clima familiare”, sebbene sempre riparati da occhiali, guanti e mascherine si ritrovano, chiacchierano, trascorrono del tempo insieme. Ma quando ciascuno si ritrova solo nella propria stanza mille considerazioni tornano ad affollare la mente.
Loredana pensa al compagno rimasto in Giappone, ai due figli, a quando tornerà nel suo paese. E ha paura. Di cosa, Loredana? “Della cattiveria di chi non sa e magari trae conclusioni sbagliate, diffondendo stupidaggini – è la risposta – Temo, per esempio, che qualcuno possa bullizzare i miei figli, anche se finora non mi risulta sia accaduto. Temo che possano emarginarci perchè magari ci considerano infetti”.
Lei non ha contratto il Covid -19, è sempre stata “negativa” come si dice in gergo “e mi auguro di restare tale fino alla fine della quarantena”, aggiunge – ma non riesce a tenere a bada i pensieri negativi. “Fisicamente sto bene, psicologicamente devo recuperare, non è facile ma mi sto impegnando a farlo”, conclude Loredana.
E certo potrà riuscirci meglio, provando ad archiviare l’ultimo viaggio sulla Diamond Princess, quando anche il suo compagno sarà di nuovo al suo fianco.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
E’ COME RUBARE NELLE CASE DEI TERREMOTATI, LO STATO INTERVENDA, QUESTI SONO SCIACALLI
Mascherine speciali con valvole “Ideali per coronavirus”, e vendute a 189 euro la confezione da 5 pezzi su Amazon. E confezioni di Amuchina a prezzi esorbitanti.
Uno scenario da “vera e propria psicosi in Italia dopo i casi di contagio da coronavirus che si stanno moltiplicando nelle ultime ore in varie zone del paese, una situazione di emergenza – denuncia il Codacons – che ha fatto letteralmente schizzare alle stelle i prezzi di alcuni prodotti igienico-sanitari che stanno andando a ruba nei negozi e sul web”. L’associazione dei consumatori presenterà domani una denuncia alla Procura della Repubblica di Roma e alla Guardia di Finanza contro le speculazioni sui listini che si stanno registrando in queste ore.
In effetti nel corso della mattinata anche su grandi portali di e-commerce come Amazon era possibile trovare confezioni di Amuchina gel, che di listino costa circa 4 euro, a oltre 7 volte tanto.
Rincari che hanno spinto lo stesso Amazon ad interventire nell’arco della giornata: I partner di vendita stabiliscono i prezzi dei loro prodotti nel nostro store e abbiamo delle regole per aiutarli a definire tali prezzi in modo competitivo. Monitoriamo attivamente il nostro store e rimuoviamo le offerte che violano le nostre regole”.
“Da un primo monitoraggio del Codacons sui principali portali di e-commerce emerge come i prezzi di alcuni prodotti legati all’emergenza Coronavirus raggiungano livelli astronomici – afferma il Presidente Carlo Rienzi – ad esempio il classico gel igienizzate dell’Amuchina da 80 ml, che normalmente si trova in commercio a circa 3 euro, viene oggi venduto sul web a 22,5 euro la confezione, con un ricarico sul prezzo al pubblico del +650%”.
Ancora peggio per le mascherine protettive da viso, che prima del coronavirus erano vendute a meno di 10 centesimi di euro l’una, e oggi arrivano a costare su internet 1,8 euro, con un incremento di prezzo del +1700%”.
Per Rienzi, “si tratta di una vergognosa speculazione, tesa a lucrare sulla paura delle persone, che potrebbe configurare veri e propri reati, dalla truffa all’aggiotaggio”. “Per tale motivo – continua – presenteremo domani un esposto a Procura e Guardia di Finanza, chiedendo anche di oscurare le pagine di Amazon e di altri portali specializzati nelle vendite online nelle quali si pubblicizzano a prezzi abnormi prodotti legati al coronavirus. Se infatti i giganti dell’e-commerce non rimuovono autonomamente le pagine dove si realizzano le speculazioni, si rendendo complici per concorso nella truffa agli utenti”.
Sul “caro-amuchina” interviene l’azienda produttrice in Italia “La percezione dell’emergenza del diffondersi del virus ha portato a un incremento della richiesta di Amuchina, che l’azienda è impegnata a soddisfare sia aumentando la propria capacità produttiva – spiega Angelini Pharma, in una nota, ricordando che “il prezzo ai propri canali diretti di tutti i prodotti a marchio Amuchina è rimasto invariato e non ha subito alcuna variazione rispetto al periodo pre-epidemia da coronavirus”. L’azienda assicura “di non avere alcuna responsabilità relativamente ai rincari rilevati dai consumatori”.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
SCENE DA SPESA PRE-BELLICA NON SOLO NELLA ZONA FOCOLAIO DEL VIRUS, MA ANCHE IN ALTRE GRANDI CITTA’
«Piuttosto che pensate di correre al supermercato ad accaparrarsi alimenti spendiamo invece del tempo per prendersi cura di quelli più gracili, i nostri anziani in particolare che sono quelli più a rischio. Questo è quello che fa una società sensibile e matura». A parlare è il sindaco di Milano Beppe Sala. In città sono stati registrati tre casi di infezione da coronavirus.
Il Comune e la Regione al momento hanno deciso di sospendere le lezioni nelle Università ed è stato deciso di rinviare la partita di Sere A tra Inter e Sampdoria.
La situazione viene gestita con la massima attenzione e serietà , e sicuramente non va sottovalutato il fatto che in tutta la Lombardia il totale delle persone contagiate da COVID-19 sia salito oggi a 172 (163 secondo il Ministero della Salute).
Ma un conto è la diffusione del contagio (in tutta Italia sono 219 persone colpite da Covid-19) un’altra sono le scene cui diversi cittadini di Milano (ma anche altrove) stanno assistendo da ieri.
Supermercati presi d’assalto fin dalle prime ore del giorno. Banchi e scaffalti completamente vuoti (o quasi).
A mancare non sono solo mascherine e gel lavamani ma qualsiasi prodotto: dai cibi a lunga conservazione, all’acqua passando per i surgelati, lo scatolame vario e i prodotti freschi. Vanno ovviamente a ruba pasta e riso, come ai bei tempi della Guerra del Golfo, quando a spaventare gli italiani era la minaccia degli scud, i missili di Saddam Hussein che qualcuno temeva — in maniera del tutto infondate — potessero colpire bersagli nel nostro Paese.
E se sono comprensibili la ressa e le code nei supermercati di quei paesi del lodigiano come Codogno dove è scattata la quarantena è più difficile spiegarsi cosa è successo a Milano (ma anche a Padova).
Per qualcuno che ieri si è recato al supemercato è sembrata una scena da 24 dicembre, a poche ore dal cenone e dall’inizio delle ferie.
Ma allora come spiegare le decine di persone che hanno fatto scorte di bottiglie d’acqua? Il Comune di Milano ha deciso di chiudere i rubinetti dell’acqua del sindaco? Assolutamente no. Si tratta di una situazione di puro e irrazionale panico.
Perchè al momento la possibilità che i supermercati possano dover chiudere “per il coronavirus” non è nell’ordine delle previsioni future.
Anche perchè il rischio è sanitario, non di tipo di carenza di prodotti alimentari o altro. A Milano, in Lombardia e in Veneto siamo ancora ben distanti dal lockdown totale, la quarantena che ha svuotato negozi, uffici, fabbriche e strade e costretto tutti gli abitanti a rintanarsi in casa.
Ad eccezione dei residenti nei comuni messi in quarantena volontaria la stragrande maggioranza di coloro che ieri e oggi hanno preso d’assalto i supermercati sono andati regolarmente al lavoro.
Quindi se la corsa ai carrelli (a qualcuno è stato pure “rubato” il carrello della spesa, pieno e non ancora pagata) doveva servire per evitare ulteriori contatti con il genere umano per i prossimi 14 giorni non ha funzionato.
Anche perchè a quanto pare certe scene si sono ripetute in zone del Paese dove il contagio da coronavirus non si è ancora diffuso, ad esempio a Napoli dove come a Milano c’è chi si è fatto prendere dal panico facendo la solita spesa “pre-bellica” a base di legumi in scatola, farina, zucchero e pasta.
A cosa serve tutto questo? Sicuramente a colmare una sensazione di insicurezza e di timore generato dai toni allarmistici delle notizie degli ultimi giorni. Ma l’Italia non è la Cina, il coronavirus sarebbe arrivato prima o poi, non è una buona ragione per smettere di usare la testa.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2020 Riccardo Fucile
IL VIDEO ERA DIVENTATO VIRALE SEMINANDO IL PANICO IN SICILIA
L’allarmismo è il cibo delle paure. E per questo motivo il Policlinico Gaetano Martino di Messina ha deciso prima di sospendere, poi di denunciare e — infine — di licenziare un infermiere che, nei giorni scorsi, aveva denunciato sul proprio profilo Facebook un presunto caso di Coronavirus nell’ospedale in cui prestava servizio.
I test sul presunto contagiato, poi, hanno dato esito negativo.
Il tutto è partito sul finire della scorsa settimana, quando sul profilo Facebook del giovane è comparso un suo video-selfie in cui si presenta, spiega qual è il suo ruolo all’interno dell’Ospedale messinese e parla dell’arrivo di un uomo — proveniente da Torino — con un sospetto contagio da Coronavirus: «Buongiorno a tutti. Sono un infermiere che lavora al Policlinico Gaetano Martino di Messina. Questa mattina al nostro nosocomio è arrivato un sospetto coronavirus. Allora, il paziente sta in condizioni cliniche generali discrete, non presenta temperatura. È un paziente che vive a Torino ed è sceso da otto giorni in ferie qua a Messina».
Il racconto dell’infermiere prosegue parlando dello stato di salute dell’uomo appena arrivato in Ospedale, ricostruendo anche le sue cene in un ristorante cinese di Milano o Torino. Poi il test effettuato sull’uomo a confermato che non c’era alcun primo caso Coronavirus Messina.
L’infermiere è stato subito sospeso dopo che il video con il suo racconto era diventato virale. Il tutto condito da mascherina e tuta medica protettiva e anti-contagio.
Il Policlinico Gaetano Martino di Messina ha annunciato l’avvio dell’iter di licenziamento per l’uomo. Ma non finisce qui.
Contro di lui è stata anche presentata una denuncia per procurato allarme. Quel suo filmato di poco più di un minuto, è diventato immediatamente virale creando il panico in Sicilia per il primo presunto (e poi dichiarato non reale) caso di contagio.
(da agenzie)
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