Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
LA SOCIETA’ E’ STATA VENDUTA PROPRIO NEI GIORNI DELLA GARA D’APPALTO E L’EX PROPRIETARIO HA AVUTO GUAI GIUDIZIARI
L’emergenza coronavirus ha fatto correre il governo ai ripari: molte le forniture da comprare in
modo massivo e con tempi rapidissimi. Proprio per questo Consip ha lanciato e chiuso le gare in pochi giorni pur di aiutare la Protezione civile e le aziende sanitarie regionali in difficoltà .
Nell’elenco di chi ha vinto i bandi lanciati dalla centrale unica d’appalto della pubblica amministrazione, c’è però almeno un’azienda la cui storia incuriosisce e le capacità di produrre mascherine in tempi rapidi, come chiede il governo (e pretende il buonsenso nazionale) è tutta da dimostrare.
Perchè è un’azienda agricola che non ha nella sua ragione sociale nulla che faccia pensare a dispositivi chirurgici, perchè l’ex proprietario è sotto inchiesta per traffico di influenze e noto alle cronache per essere stato taglieggiato dalla ex moglie dell’ex giocatore romanista Daniele De Rossi, e perchè il passaggio ad un nuovo proprietario è avvenuto proprio a ridosso dell’assegnazione dell’appalto.
La storia di Biocrea
Stiamo parlando di “Biocrea, società agricola”, l’azienda che si è aggiudicata il lotto 6 delle gare urgenti Consip: dovrà infatti produrre 32.039.550 mascherine per un valore complessivo di 12.220.528,00 Euro. Non da sola: è la prima aggiudicataria del lotto, però, il che vuol dire che quello che non produce lei passerà nella commessa al terzo o al quarto vincitore. E in effetti, la seconda e la terza, Betatex Spa e Benefis Srl sembrano essere aziende da tempo attive nel campo sanitario, mentre Icr è un’azienda che si occupa soprattutto di cancelleria ma potrebbe essere in grado di produrre mascherine di carta.
Biocrea potrà produrre mascherine in tempi rapidi così come vuole il governo?
A leggere i documenti pubblicati presso la Camera di commercio di Milano e Monza viene più di un dubbio. Nella ragione sociale dell’azienda non si parla di produzioni industriali nè sanitarie. Biocrea società agricola sembra appunto un’azienda agricola e nulla di più: si occupa di agricoltura e silvicoltura, ha tra le proprie ragioni sociali la gestione del fondo agricolo, la produzione di piante aromatiche, persino di energia rinnovabile e di turismo sostenibile. Ma di produzione di mascherine non si parla in nessuna sede
L’acquisto subito dopo il bando
Non basta: la proprietà di Biocrea è passata di mano proprio nei giorni in cui esplodeva l’emergenza coronavirus. L’attuale socio unico dell’azienda, infatti, è Stefania Verduci: ha comprato tutto l’11 marzo 2020, due giorni dopo la pubblicazione del bando Consip e il giorno prima dell’aggiudicazione. È Amministratore unico dell’azienda dal 19 febbraio (un giorno prima che esplodesse il caso coronavirus in Italia ma è vero che l’allarme era già scattato) e, ma anche questa nomina è stata depositata il 5 marzo, quando eravamo già in piena emergenza.
Difficile rintracciare l’imprenditrice Verduci in rete: non sembra essercene traccia neppure su Facebook o su Linkedin, dove spesso i giovani manager — come lei quarantenne originaria della Calabria — rendono noti i loro curriculum. Verduci invece, a quel che risulta ad Open, sembra irreperibile.
Chi possedeva prima la Biocrea
Il precedente proprietario, invece, è un nome noto, perlomeno alle cronache giudiziarie, soprattutto nella capitale. Antonello Ieffi, infatti, è stato vittima di un sequestro di persona seguito da un brutto pestaggio, a quel che risulta ordinato (dice l’accusa ma il processo è in corso) da Tamara Pisnoli, l’ex moglie di Daniele De Rossi giocatore rimasto nel cuore dei tifosi romanisti.
Ieffi allora si occupava di fotovoltaico, avrebbe chiesto 85mila euro e Tamara Pisnoli glieli avrebbe prestati al tasso del 20% mensile: quando Ieffi non era più in grado di pagare sarebbe scattato il pestaggio. Il tempo è passato e al momento Pisnoli è a giudizio per traffico di influenze per un’altra vicenda, sempre legata ad aziende dell’energia rinnovabile, settore che — dice il suo profilo Linkedin — ha cercato di sviluppare anche alla Biocrea Società Agricola, visto che la società sarebbe attiva nel settore delle coltivazioni acquaponiche e idroponiche. L’11 marzo, però, appunto l’improvvisa cessione.
L’aggiudicazione dei lotti
Tra le gare bandite da Consip per il caso Covid, quella del 9 marzo è stata la più rilevante dal punto di vista economico. Diciotto lotti che includono attrezzature complesse come aspiratori elettrici, ventilatori per la rianimazione ed elettrocardiografi, oltre a 35 milioni di mascherine, di cui le chirurgiche nel lotto 6, quello che vede Biocrea come prima assegnataria.
La spiegazione di Consip
Contattata da Open, Consip ha spiegato che “in linea di massima le aziende che appaiono sul sito come aggiudicatarie sono effettivamente quelle che hanno vinto, ma il sito non ha valore legale”. Dunque, non risultano errori o omonimie: “Chi ha partecipato alla gara ha dichiarato che aveva le competenze tecniche per svolgere il compito, è un’autocertificazione, di cui eventualmente risponde. Noi, vista l’urgenza, controlliamo solo i documenti sta a loro consegnare a tempo debito”.
Ovvero in Italia non si controlla neppure se chi vince una gara ha la qualifica professionale per eseguire l’ordine.
(da Open)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL PIANO DI CONTE E COSA CI INSEGNA LA CINA
Giuseppe Conte studia la chiusura a oltranza oltre la data del 3 aprile per l’emergenza Coronavirus. Un retroscena a firma di Ilario Lombardo sulla Stampa dice che il presidente del Consiglio sta studiando il modo di prorogare la data di scadenza delle misure di lockdown e quarantena, avendo ben presente che le ipotesi di riaprie il 25 marzo o il 3 aprile ormai sono già passate:
Le vittime continuano a salire, i contagiati sono sempre di più, le terapie intensive sono allo stremo. Eppure si percepisce un fragile ottimismo nel governo. La speranza è che la curva dei positivi arresti la salita. Se, come dicono molti scienziati, il picco sarà entro domenica, il contenimento avrebbe dato i suoi frutti. «Questa è la settimana decisiva», ripete Conte che ha già chiaro quello che gli esperti sanno da sempre: il 3 aprile nulla o quasi verrà riaperto. Salvo miracoli, la data di scadenza fissata nei decreti non sarà rispettata. La chiusura delle scuole sarà prorogata e così i divieti per attività non essenziali.
L’esempio cinese suggerisce di diluire nel tempo le riaperture, per evitare di scatenare una nuova e incontrollata diffusione del virus. Le immagini della metropolitana di Milano affollata, anche a causa della riduzione delle corse che sta costringendo i pendolari ad ammassarsi, sono la fotografia di un Paese che non ovunque riesce a fermarsi come dovrebbe. E così il Viminale è costretto a minacciare di irrigidire controlli e sanzioni, già in forte aumento, per chi esce di casa senza motivo.
Conte deve anche trovare un equilibrio nella gestione dell’emergenza nei singoli territori. Ma se una decina di giorni fa il governo centrale si era impuntato contro ogni iniziativa individuale, ora Roma appare più propensa a chiudere un occhio di fronte alle ordinanze di governatori e sindaci. In Veneto Luca Zaia tira dritto e, ispirato dal format sudcoreano, punta a fare tamponi su tutta la popolazione, in contrasto con le direttive scientifiche del comitato nazionale.
Vincenzo De Luca, a caccia di focolai da spegnere, ha dichiarato zona rossa altri 4 comuni della Campania e chiede l’intervento dell’esercito contro gli assembramenti e la trasgressione dei divieti. Lo stesso chiedono con una lettera al premier e al ministero della Difesa tutti i comuni della provincia di Cosenza, mentre la governatrice Jole Santelli riduce il trasporto locale e sull’esempio del collega campano ha già sigillato due paesi che hanno registrato un’impennata preoccupante di casi.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
SAREBBERO ALMENO 40.000 LE PERSONE CHE SI SONO SPOSTATE IN MERIDIONE
Il professor Gioacchino Angarano dirige al Policlinico di Bari il reparto di Malattie infettive e oggi in
un’intervista al Corriere del Mezzogiorno spiega che le previsioni più pessimistiche riguardo lo sbarco del Coronavirus al Sud si stanno purtroppo avverando: l’esodo dal Nord sta facendo i primi contagi.
Nell’intervista Angarano che sarebbe necessario adeguare i letti alle richieste di ricovero, che sono in aumento. E non lo si può fare se non c’è personale sufficiente, anche se nel piano la Puglia prevede di arrivare da 131 a 382 posti letto di terapia intensiva. Poi lancia l’allarme sui focolai in formazione:
Professore, cosa si aspetta nei prossimi giorni?
«Una grande quantità di contagiati che ha bisogno di essere assistita in ospedale. Già ora abbiamo ricoverato persone i cui figli sono tornati dal Nord nei giorni scorsi: prevedo per questo grandi o piccoli focolai che a loro volta creeranno altri focolai. L’epidemia durerà ancora. Possiamo però dire che l’isolamento sociale sta certamente rallentando la corsa dei contagi. Vedo strade deserte e gente che passeggia sui balconi pur di non stare in strada. È un segno di civiltà che avrà conseguenze positive».
Cosa si augura?
«Spero vivamente che finisca presto. È una malattia che ha gravi implicazioni, non solo mediche ma anche sociali. Una malattia che spinge a limitare i rapporti umani e per questo è terribile».
Anche lei, come il presidente veneto Zaia, crede sia opportuno il ricorso ai tamponi di massa?
«Non mi convince. Il tampone attesta che sei negativo oggi. Ma potresti diventarlo domani. Più utile è una campagna mediatica perchè tutti coloro che hanno febbre e tosse vi facciano rapidamente ricorso».
Dopo le scene degli assalti ai treni in Lombardia e nel resto d’Italia le Regioni del Sud hanno messo in quarantena chi rientrava dal Nord. Ma si sapeva che questo non sarebbe bastato e avrebbe comunque messo in pericolo i loro familiari, di norma più anziani, tanto che il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano aveva detto che “i pugliesi che tornano dal Nord stanno portando il Coronavirus al Sud”.
Nei giorni scorsi le regioni avevano calcolato circa 41mila persone che erano rientrate dal Nord al Sud durante l’emergenza Coronavirus. E questo mette oggettivamente a rischio tutto il Mezzogiorno perchè le strutture sanitarie non potrebbero reggere un focolaio simile a quelli della Lombardia e del Veneto.
Spiegava all’epoca Il Fatto Quotidiano che erano salite a oltre 33.500 in due giorni, le autosegnalazioni dei rientri in Calabria, Sicilia, Campania, Puglia e Basilicata iniziati con la grande fuga scattata la sera dello scorso 7 marzo quando sono cominciate a trapelare le indiscrezioni sul decreto del premier Conte sulle misure restrittive in Lombardia e in 14 province del Settentrione. Ma se si fa un passo indietro, se si torna ai primi provvedimenti —come la chiusura delle scuole nel Nord —i numeri diventavano ancora più drammatici: oltre 41 mila rientri. E questa è solo la punta dell’iceberg.
Il Sole 24 Ore aveva invece calcolato che il picco al Sud si può raggiungere ad aprile secondo il pronostico di Pier Luigi Lopalco, responsabile dell’emergenza in Puglia: «Prevediamo un possibile picco a fine marzo o inizio aprile, dovrebbe essere una prima ondata contro la quale ci stiamo attrezzando immaginando circa 2mila contagiati, sperando che non ce ne siano poi altre». «È cruciale ora che le misure di isolamento e distanziamento sociale siano rispettate dai cittadini come non è capitato in passato, qui al Sud ho visto troppi capannelli di persone che passeggiano al sole». «I contagi finora sono tutti legati in qualche modo alle persone che sono arrivate dal Nord», spiegava l’epidemiologo. Che avvertiva: «Dobbiamo evitare che ci sia una crescita esponenziale dei casi come quella vista al Nord». Quando c’è da preoccuparsi? «Quando ogni 2,5-3 giorni si registra un raddoppio dei casi».
(da “NextQuotidiano“)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
LA PRECISAZIONE DEL VIMINALE: “RIGUARDA SOLO CHI HA EFFETTUATO IL TEST”
Da quando la nuova certificazione è online in molti si chiedono come si fa a dichiarare di non essere positivi se non si fa il tampone.
Il nuovo modello da utilizzare per le autodichiarazioni infatti contiene una nuova voce con la quale l’interessato deve autodichiarare di non trovarsi nelle condizioni previste dall’art. 1, comma 1, lett oc) del Dpcm 8 marzo 2020 che — come è noto — reca un divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus “Covid-19”.
Il nuovo modello prevede anche che l’operatore di polizia controfirmi l’autodichiarazione, attestando che essa viene resa in sua presenza e previa identificazione del dichiarante. In tal modo il cittadino viene esonerato dall’onere di allegare all’autodichiarazione una fotocopia del proprio documento di identità .
Andiamo con ordine. Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera oggi spiega che la nuova autocertificazione COVID-19 e la novità sulla quarantena va vista nell’ottica del restringimento delle misure contro gli spostamenti che il governo sta varando: adesso se una persona mente può essere denunciata per procurata epidemia che prevede fino a 12 anni di carcere. Nel merito della domanda, invece, nell’articolo si spiega:
Il modulo che da ieri è sul sito del ministero dell’Interno e si deve esibire al momento dei controlli (si può scaricare gratuitamente anche su Corriere.it) contiene tre punti.
Nel primo si dichiara di «essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio», nel secondo si certifica di «non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al virus Covid-19», nel terzo infine di «essere a conoscenza delle sanzioni previste». E cioè una denuncia per violazione dell’articolo 650 del codice penale che prevede l’arresto fino a tre mesi e una sanzione fino a 206 euro, sempre che non scatti la contestazione più grave relativa ai reati contro la salute pubblica.
Molti si sono chiesti se rischiano la sanzione dichiarando di essere «negativi» pur non avendo fatto il tampone, e così è stato chiarito che l’autocertificazione riguarda esclusivamente chi ha effettuato il test. Naturalmente chi non ha possibilità di stampare il modulo lo può ricopiare oppure fotografare con lo smartphone mostrandolo al momento della verifica in strada.
Coloro che sono stati sottoposti al test e sono risultati positivi, dunque devono osservare il periodo di quarantena, che è già implicito il divieto di circolazione. Chi invece, al momento della compilazione del documento, non ha elementi che attestino la sua positività (sia perchè ha fatto il test ed è risultato negativo, sia perchè non lo ha fatto in quanto non vi sono ragioni per farlo), può utilizzare l’autocertificazione per spostarsi.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
IN 7 GIORNI CONTROLLATE 1.250.000 PERSONE E 415.000 NEGOZI… DENUNCIATE 35.000 PERSONE
Il Viminale prepara una stretta contro gli spostamenti che non rispettano la quarantena per il
Coronavirus SARS-COV-2. Ieri il ministero dell’Interno ha pubblicato un nuovo modulo autocertificazione nel quale bisogna anche dichiarare di essere negativi a COVID-19, chiarendo che deve rispondere di sì soltanto chi ha fatto il test.
Questo spazza i dubbi che si erano accumulati nelle ore successive alla pubblicazione, visto che c’era chi si domandava cosa succede a chi è positivo ma non lo sa.
Però intanto, spiega oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, il numero dei contagiati da coronavirus continua ad aumentare, così come quello dei denunciati per violazione del divieto di uscire a chi non ha «comprovate necessità ».
E allora la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha dato indicazione al capo della polizia Franco Gabrielli e ai prefetti di tutta Italia per una nuova stretta sui controlli di chi viene sorpreso in strada e non può giustificarsi:
Ma, soprattutto, fa cambiare il modulo dell’autocertificazione con l’inserimento di una «voce» in cui la persona fermata deve dichiarare di «non essere in quarantena». Se mente può essere denunciata per procurata epidemia che prevede fino a 12 anni di carcere.
Per tutta la giornata si moltiplicano gli appelli – dal governatore della Lombardia Attilio Fontana al sindaco di Milano Sala, dal capo della protezione civile Angelo Borrelli, al nuovo commissario agli acquisti Domenico Arcuri – per convincere i cittadini a «restare a casa». Il rischio è fin troppo chiaro: rimanere in questa situazione di «isolamento» ancora per settimane o – peggio – costringere il governo a prendere misure ancora più drastiche.
Per adesso chi viene beccato fuori casa senza una giustificazione credibile rischia una denuncia per violazione dell’articolo 650 del codice penale che prevede l’arresto fino a tre mesi e una sanzione fino a 206 euro. Ma non ha spaventato molti:
Dall’11 marzo scorso–giorno dell’entrata in vigore del decreto che impone di non uscire– sono state controllate un milione e 250 mila persone e più di 415 mila negozi. Sono oltre 35mila i denunciati: soltanto ieri 7.890, il 13,5% in più rispetto al giorno precedente. Alto anche il numero di commercianti che hanno deciso di alzare le serrande nonostante il decreto abbia indicato in maniera chiara quali negozi possano rimanere aperti: 1.319 i titolari denunciati con una progressione che anche in questo caso sale con il trascorrere dei giorni.
Ancora il Corriere racconta che l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha scritto ieri via Facebook: «Vi controlliamo attraverso le celle telefoniche, non uscite di casa è assolutamente importante perchè questa battaglia la vinciamo noi».
Nel decreto firmato dal premier Giuseppe Conte non si vieta di passeggiare o portare a spasso il cane, ma il governo ha chiarito – e Borrelli lo ha detto esplicitamente – che gli spostamenti devono essere «nella propria zona e per un tempo limitato, massimo in due, mantenendo invece la distanza di sicurezza rispetto agli altri». E dunque evitando in ogni caso gli assembramenti davanti ai negozi.
Proprio per evitare che i cittadini stiano in giro numerosi, molti sindaci hanno deciso di chiudere i parchi, ma anche questa misura non appare sufficiente. E così – se nei prossimi giorni le denunce continueranno a crescere– non è escluso che si arrivi a una stretta più decisa. «Siamo pronti a nuove scelte coraggiose per fermare il virus», aveva detto tre giorni fa Lamorgese. Una linea condivisa con il premier che potrebbe essere attuata per sconfiggere il Covid-19.
Anche perchè soltanto l’isolamento, spiega Elena Tebano sempre sul Corriere della Sera, ferma la curva dei contagi: uno studio quantifica in 250 mila morti il costo umano della strategia inizialmente annunciata dal premier britannico per affrontare l’epidemia di coronavirus.
E cioè far «sfogare» l’infezione, provando a isolare solo gli anziani a più alto rischio. Per questo Johnson, secondo i media britannici, ha abbandonato l ‘approccio più graduale a favore di quello dell’isolamento e distanziamento sociale sul modello italiano, suggerito anche dall’Organizzazione mondiale della sanità .
Per capire come si diffonde il virus senza misure di contenimento, il Washington Post ha pubblicato un simulatore grafico che rende visibile la «matematica del contagio» descritta da Paolo Giordano sulle pagine del Corriere. Si può visualizzare on line (all’indirizzo www.washingtonpost.com/graphics/2020/ world/corona-simulator/): ricostruisce le dinamiche di trasmissione di una malattia inventata (la «stimulitis») in quattro scenari diversi: 1.senza alcuna misura di contenimento; 2. con la quarantena assoluta (che comunque fa «scappare» qualche infetto); 3. con forme di isolamento e «distanziamento sociale» che permettono di uscire solo a un cittadino su quattro; 4. se esce solo un cittadino su otto.
E mostra perchè è fondamentale stare tutti a casa, da subito. L’ipotetica «stimulitis» è estremamente contagiosa: basta che una persona sana entri in contatto con una persona malata e si infetterà . Dai vari scenari si ricava una curva dei contagi: più la curva è alta, più sono i malati in contemporanea, più è difficile per il sistema sanitario prendersene cura. Senza misure la curva è altissima, con l’isolamento totale si riesce ad abbassare una curva già iniziata, col distanziamento sociale si tiene la curva molto bassa a lungo.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
BORSE IN AFFANNO, STOP ALLE VENDITE ALLO SCOPERTO
Pioggia di vendite sui Btp con lo spread che vola a 330 punti base, superando i picchi del 2018 e tornando su livelli che non si vedevano da marzo 2013, con il rendimento dei decennali italiani che sfonda il tetto del 3%.
I maxi-interventi dei Governi occidentali a sostegno dell’economia e del sistema finanziario in risposta alla pandemia di coronavirus non bastano a spingere verso l’alto i mercati europei, in scia al calo di Tokyo (-1,68%) e Seul (-4,86%) e nonostante il rally di ieri di Wall Street (+5,2% il Dow Jones).
Borse europee in affanno. Il blocco delle vendite allo scoperto della Consob per tutti i titoli a partire da oggi non riesce più a contenere il calo di Piazza Affari. L’indice Ftse Mib (-2,4%) peggiora, pur rimanendo al riparo dalla tempesta delle altre borse europee, con i bancari in difficoltà .
(da agenzie)
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