Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
PERCHE’ I VENTILATORI POLMONARI SONO 1 OGNI 4.130 ABITANTI IN LOMBARDIA QUANDO IN ALTRE REGIONI SONO 1 OGNI 2200/2500 ABITANTI? … PERCHE’ LA LEGA HA INDEBOLITO LA SANITA’ PUBBLICA A FAVORE DI QUELLA PRIVATA?
In questi giorni sembra che la responsabilità di tutto ricada sui cittadini, abituati alla loro libertà , che reclamano il bisogno di fare un po’ di moto.
E dove sta la responsabilità delle istituzioni ?
Vi è amnesia delle scelte prese in un recente passato, scelte che hanno maltrattato e indebolito il sistema sanitario pubblico a favore di quello privato?
Parliamo, per esempio, delle scelte della Regione Lombardia.
Secondo i dati del Ministero della Salute (consultabili sul web) l’anno 2017 mostra questo: i ventilatori polmonari erano 1 ogni 4.130 abitanti in Lombardia; 1 ogni 2.500 in Emilia-Romagna; 1 ogni 2.250 abitanti in Toscana, e 1 ogni 2.550 abitanti in Veneto.
Il rischio di collasso del sistema è già contenuto in questi numeri.
Perchè nessuno chiede a Fontana perchè la Lombardia non ha investito nel pubblico, preferendo strizzare l’occhio alla Sanità privata?
Non possiamo come cittadini accettare di portare sulle nostre spalle tutto il peso dei limiti del sistema sanitario — del resto deleghiamo le funzioni di governo, non governiamo noi direttamente. E le scelte dei governi, nazionali e regionali, devono essere contemplate nell’attribuzione dei livelli di responsabilità .
E invece, non abbiamo sentito ancora una parola di autocritica.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
CONTRO L’IGNORANZA NON C’E’ NULLA DA FARE
Passeggeri ammassati al controllo passaporti in entrata.
Accade oggi all’aeroporto di Roma Fiumicino dove, nonostante le iniziative messe in campo da Aeroporti di Roma per prevenire il contagio da coronavirus, tra cui totem in italiano e inglese che raccomandano di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e l’invito, a più riprese, da parte degli operatori addetti a rispettare le misure minime di sicurezza nelle operazioni di check, i passeggeri continuano a non rispettare le indicazioni.
Oltre che con gli altoparlanti, addetti girano con megafoni a mano per invitare i passeggeri al rispetto delle distanze. E lo stesso invito viene lanciato dagli schermi presenti nell’aerostazioni e presso i banchi check in.
Al Terminal 3 poi, in particolare, sono stati installati quattro maxi totem (alti oltre tre metri e su quattro lati), comprensivi ognuno di quattro dispenser con gel igienizzante.
(da agenzie)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
SALE LA FIDUCIA IN CONTE
Nell’Italia chiusa in casa per il coronavirus, i sondaggi non registrano terremoti nel gradimento dei partiti. Almeno per quanto riguarda i due principali: Lega e Pd. Mentre qualcosa cambia nel gradimento dei leader. A partire dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Partiamo dalla forze politiche. Nell’ultima settimana, secondo la rilevazione di Ixè per Cartabianca, la Lega si conferma primo partito, al 27 per cento: stabile.
Nessuna variazione neppure per i dem: 22,5 per cento. Di sicuro, però, esaminando l’evoluzione delle ultime settimane, si nota che la distanza tra la prima forza di opposizione e la prima della maggioranza si è ridotta.
In calo, invece, il Movimento 5 Stelle: dal 15,6 al 14,9 per cento. Flessione, ma più lieve, per Fratelli d’Italia: dal 13,4 al 13.
Nell’area della maggioranza, scende ancora Italia Viva: dal 2,6 al 2,4. Mentre sale la Sinistra: dal 3,3 al 3,8.
Nel centrodestra, si nota la crescita di Forza Italia: dal 6,1 al 6,6, complice forse l’atteggiamento di moderazione istituzionale adottato nell’emergenza coronavirus.
Per il resto, +Europa cresce di un decimale (al 2,4 per cento); Europa Verde scende dall’1,9 all’1,6; Azione di Calenda dall’1,1 all’1 per cento; Cambiamo di Toti perde tre decimali e si ferma allo 0,7 per cento.
Da notare che cresce, in generale, la fiducia nei leader ma a goderne è soprattutto il premier, Giuseppe Conte, che passa dal 42 al 45 per cento e resta saldamente primo tra i personaggi politici.
(da agenzie)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
“LE PRIME NOTTI DI TURNO SONO STATE DA PAURA, BISOGNA REAGIRE”… “!RESTATE A CASA”
“Sì, mi è capitato di dover comunicare ai parenti che alcuni pazienti non ce l’hanno fatta. Un giorno abbiamo ricevuto la telefonata del cognato di un uomo contagiato dal virus e ricoverato e ho dovuto riferirgli io che sua moglie, a casa, era morta, stroncata dal Covid-19. Il coronavirus virus uccide, per questo è fondamentale rispettare le regole, stare a casa. C’è poco da scherzare, è una questione di responsabilità collettiva, ci riguarda tutti”. Stefania Pini risponde al telefono poco prima di cominciare un altro turno. Dal 7 marzo lavora all’Ospedale di Cremona, in prima linea nella Lombardia martoriata dall’epidemia, sul fronte più caldo della guerra in corso nel nostro Paese per fermare l’avanzata del coronavirus.
Quarant’anni, due lauree – una in ostetricia e una in medicina – specializzanda e appassionata di bioetica, è una di quei medici, neolaureati e non ancora specializzati, selezionati attraverso il bando – accompagnato da una vera e propria richiesta di aiuto del direttore sanitario, Rosario Canino – che l’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) di Cremona ha lanciato per reclutare nuovi professionisti in questo periodo di emergenza. “Le prime due notti di turno sono state da paura – racconta Stefania – ma devo dire che ho trovato un gruppo, tra medici, infermieri e operatori socio sanitari, di persone molto professionali, disponibili e attente, che non mi hanno fatto sentire l’ultima arrivata. Siamo un team, lavoriamo per un obiettivo comune. E poi quando l’equipe funziona bene il paziente ne trae beneficio”.
Stefania è precaria – “ho un contratto di libero professionista con regime forfettario, guadagno in base alle timbrature”, specifica – ma ha voluto cogliere l’opportunità di esserci, di metterci la faccia e le braccia, mente e cuore, in un momento così importante per la vita del Paese. Invita i neolaureati come lei a fare lo stesso, a farsi avanti: “Servono ancora più anestesisti, ancora più pneumologi”, dice.
Lì in prima linea si impara a lavorare, ma anche a vivere. Si sta insieme gomito a gomito nove, dodici, anche quindici ore, avanti a oltranza sulla spinta dell’adrenalina.
Si impara, nelle difficoltà come queste, a collaborare, a fare squadra, a superare le eventuali divergenze caratteriali, anche a tenere a bada alzate di testa e insicurezze.
Questione di priorità e di tempo. Ce n’è troppo poco di tempo, in questa guerra contro il virus. “Che non è un’emergenza come le altre”, spiega Stefania perchè “bisogna stare molto attenti tutti. Si stima che il 10 per cento di noi operatori possa essere contagiato dal Covid-19”. Il pensiero corre subito ai familiari.
Lei voleva fare il medico – “vivo il mio lavoro come una missione, una scelta di vita e dunque sono consapevole dei rischi”, dice risoluta – non è sposata e non ha figli, ma è preoccupata per i genitori, entrambi settantenni, la sorella trentatreenne, la zia anziana, con i quali vive nella loro casa di Calvatone, in provincia di Cremona.
“Cerco di non stare a stretto contatto con loro per precauzione e comunque siamo tutti molto attenti a mantenere la distanza di sicurezza – spiega – non posso contrarre il virus anche per i malati di cui devo prendermi cura. Loro hanno solo noi, sa?”. Sono anziani e giovani – “sì, abbiamo intubato anche quarantenni – uomini e donne, alcuni, a causa di demenza o altre patologie cognitive, per applicargli la mascherina devono sedarli. “È straziante vedere quello che succede”, ripete Stefania.
Quello che succede è l’ospedale completamente riorganizzato per accogliere i contagiati dal coronavirus, i posti in rianimazione tutti occupati, l’allarme e il livello di guardia sempre alti. E i malati che continuano ad arrivare, alcuni purtroppo in condizioni disperate, “che io tratto come fossero familiari”.
Per loro, l’unico contatto con il mondo esterno sono, appunto, i medici. “Quando qualcuno viene a mancare siamo noi che lo comunichiamo ai parenti – va avanti Stefania – Un giorno abbiamo ricevuto la telefonata del cognato di un uomo contagiato dal virus e ricoverato e ho dovuto riferirgli io che sua moglie, a casa, era morta, stroncata dal Covid-19. Sono stata con lui per un’ora, per comunicarglielo nella maniera più adeguata possibile”.
La tenuta psicologica è fondamentale per vincere la battaglia contro il coronavirus. “È importante non lasciarsi andare, bisogna reagire”, sospira Stefania. E pensa anche a un’altra reazione, quella del Paese, ancora non netta come la situazione richiede.
Per strada, anche in Lombardia, ci sono ancora troppe persone. “Il coronavirus uccide, per questo è fondamentale rispettare le regole, stare a casa. C’è poco da scherzare, è una questione di responsabilità collettiva, ci riguarda tutti – dice – le indicazioni relative all’igiene e al comportamento vanno seguite, le persone che devono stare in quarantena devono rispettarla. Io penserei a sanzioni economiche pesanti, magari toccandoli nel portafoglio si convincono a comportarsi come si deve”.
Perchè rispettare le regole è “l’unico modo per ridurre il contagio e il numero dei morti. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità , rendendosi finalmente conto che i loro comportamenti nuocciono a loro stessi e agli altri”, conclude Stefania. E va a prepararsi per un nuovo turno in ospedale.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
DA FERRERO A BENETTON, DA SNAM A MONCLER, DA AGNELLI A BERLUSCONI: DONAZIONI PER QUASI 300 MILIONI DI EURO
Si allunga la lista delle aziende che scendono in campo con contro l’emergenza coronavirus. Oggi anche la famiglia Ferrero ha annunciato una donazione da 10 milioni di euro. I fondi sono destinati alla strutture di emergenza guidata da Domenico Arcuri.
C’è chi prova a fare i conti, anche se è ovviamente difficile tener conto di questa ondata di fondi.
Italia non profit, iniziativa che mette in rete il Terzo settore, ha lanciato un portale dedicato e mappato – indica la ceo Giulia Frangione – 246 milioni di euro di iniziative: “Grazie ad aziende, fondazioni e partner, sono in continuo aggiornamento: donazioni in beni, servizi e risorse stanziate per grant e fondi. Dal nostro osservatorio emergono 150 iniziative di solidarietà in continuo aggiornamento, più della metà delle quali rivolte a Ospedali, Pubblica Amministrazione e Protezione Civile. Ad oggi 63 delle iniziative mappate sono promosse da aziende, e 48 da fondazioni”.
Quella targata Ferrero è soltanto di una delle ultime iniziative che i privati e le aziende stanno mettendo in campo per affrontare questa emergenza sanitaria senza precedenti. Come nei giorni scorsi, molti segnalano campagne e donazioni per alleviare gli italiani e il sistema sanitario.
Snam e la sua Fondazione hanno annunciato uno stanziamento da 20 milioni di euro per realizzare iniziative in favore del sistema sanitario italiano e del terzo settore per contrastare l’emergenza coronavirus.
“I fondi e le competenze di Snam saranno destinati a ospedali, strutture sanitarie e altri enti per acquisti di apparecchiature e beni necessari, per l’assistenza sanitaria e per supportare realtà del terzo settore che si occupano della tutela di giovani e anziani. Abbiamo anche attivato dei contatti per trovare ventilatori polmonari in altri paesi del mondo. Operiamo in stretto coordinamento con le autorità “, ha scritto sul social network Linkedin il ceo dell’azienda delle reti gas, Marco Alverà .
In ambito affine, da Italgas è arrivato un contributo a sostegno della lotta contro il coronavirus con una donazione agli ospedali Amedeo di Savoia di Torino, al Sacco di Milano e all’ospedaliera di Padova, tre delle tante strutture ospedaliere impegnate in prima linea nel fronteggiare la diffusione del Covid-19.
Anche l’Eni si è mossa con un impegno economico di 30 milioni e la partnership con il Policninico Gemelli per la realizzazione del COVID 2 Hospital a Roma (ex Ospedale privato Columbus), che sarà esclusivamente dedicato alla cura dei pazienti affetti da coronavirus. Anche con il Sacco di Milano, il Policlinico di San DOnato e il San Matteo di Pavia ha dato vita a collaborazioni per sostenere il personale medico e i dipartimenti di malattie infettive
Unicredit, che già aveva destinato fondi ai nosocomi, ha rilanciato con una raccolta fondi tra i dipendenti: ogni euro donato dai dipendenti genererà un contributo aggiuntivo da parte di UniCredit Foundation di 10 euro, fino a un totale di 1 milione di euro dedicato a questa iniziativa. La banca, insieme a Conad, ha poi esteso a 750 milioni il plafond dedicato alle aziende della filiera. Reale Group, compagnia assicurativa, ha fatto sapere di aver già destinato 3 milioni di euro sul portafoglio di 5 destinato ad acquistare materiale ospedaliero per le strutture in diverse regioni italiane.
Ubi ha stanziato 5 milioni per le strutture sanitarie, in particolare in Lombardia con attenzione alla provincia di Bergamo e Brescia, suoi territori di elezione e anche tra le zone più colpite dal COVID-19.
Anche Selex Gruppo Commerciale ha messo a disposizione dell’Ospedale Sacco, di Asst-Lodi, Azienda Socio Sanitaria Territoriale che include gli Ospedali di Lodi e Codogno, e della Protezione Civile, un milione di euro per la ricerca e per interventi urgenti a favore dell’emergenza sanitaria. L’elenco continua: 500 mila euro dal gruppo Falck Renewables, attivo nelle energie verdi, il gruppo Suning (quello del presidente dell’Inter Steven Zhang) che mette sul piatto 300 mila mascherine, la holding Edizione dei Benetton che stanzia 3 milioni di euro. Anche il gruppo delle bevande Campari ha pensato al Sacco, con una donazione da 1 milione.
Il 17 marzo, Giuseppe Caprotti – figlio del fondatore di Esselunga, Bernardo – ha iscritto il suo nome tra i donatori con la costituzione di un fondo (record per un provato) di 10 milioni a sostegno di iniziative terapeutiche in Lombardia e per un piano a favore delle categorie più deboli colpite dagli effetti dell’epidemia. L’iniziativa sarà realizzata in coordinamento con la Regione Lombardia e il Comune di Milano.
Nella stessa giornata, Moncler ha messo a disposizione altri 10 milioni per realizzare la terapia intensiva d’urgenza che la Lombardia sta studiando presso il polo fieristico. Contributo analgo è arrivato anche da Silvio Berlusconi, che ha donato 10 milioni di euro.
Alla stessa struttura hanno guardato Allianz ed il Gruppo Sapio: alla terapia intensiva che sarà realizzata negli spazi della ex Fiera di Milano, forniranno gli impianti di distribuzione, l’ossigeno e i gas medicali. La famiglia Agnelli ha staccato un assegno da 10 milioni per la protezione civile e attraverso la holding Exor ha disposto l’acquisto di 150 respiratori e altro materiale medico.
Sul territorio ricade l’impegno sia della banca Bper, che ha donato 20 dispositivi di ventilazione assistita all’Ausl Modena, che il gruppo Barilla: il colosso dell’alimentare ha annunciato di aver dato un contributo del valore complessivo di oltre 2 milioni di euro a favore dell’Ospedale Maggiore di Parma, della Protezione Civile e della Croce Rossa di Parma.
Ancora, Fondazione Vodafone ha stanziato 500 mila euro per Croce Rossa e Fondazione Buzzi, Risparmio Casa ha destinato 50 mila euro allo Spallanzani.
Il gruppo dell’alimentare Veronesi ha stanziato circa due milioni di euro per sostenere le famiglie dei propri dipendenti, che stanno facendo fronte ad una situazione imprevista nella gestione delle proprie abitudini di vita e per le strutture sanitarie pubbliche impegnate in prima linea nel gestire questa emergenza. LU-VE, società varesina che ha anche uno stabilimento nella provincia cinese di Hubei, ha stanziato 300 mila euro.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL COMANDANTE DELLA DIAMOND PRINCESS: “TORNERO’ PRESTO IN MARE CON LA DIAMOND”… “MAI AVUTO MOMENTI DI SCONFORTO, UN COMANDANTE NON PUO’ PERMETTERSELO”
Gennaro Arma, classe 1975, è uno di quegli uomini che non si vergognano dei loro buoni sentimenti. Uno di quelli cui pensi quando senti Lucio Dalla cantare “ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”. Lui si definisce proprio così. “Un uomo di quarantacinque anni (il prossimo 3 maggio, ndr) normale”.
Uno che, appena atterrato in Italia dal Giappone, dove è rimasto prima alla guida di una nave da crociera – la Diamond Princess, 3700 persone a bordo – in quarantena da coronavirus per quattro settimane e poi per quindici giorni in isolamento, neanche il tempo di incontrare il ministro degli Esteri accorso all’aeroporto per accoglierlo “a nome del Governo”, telefona alla moglie e poi a una giornalista amica d’infanzia per dirle che “è molto dispiaciuto di non aver potuto rispondere, ma lo avrai capito, sono stati giorni intensi”.
Uno che si commuove ripensando al momento in cui si è ritrovato da solo sul ponte di comando e poi ad attraversare la nave ormai vuota, “quando finalmente era finito tutto”, e al ritorno nella sua casa a Sant’Agnello, nel cuore della penisola sorrentina dove è nato e cresciuto, quando ha rivisto la moglie Mariana e il figlio di dieci anni che ha chiamato Diego, come Maradona, il suo idolo calcistico insieme alla squadra del Napoli – “sono stato fortunato che il nome a mia moglie è piaciuto”.
Uno per cui si può correre il rischio di apparire banali, ma non quello di essere infelici. E la felicità oggi, in quest’Italia “che mi ricorda la Diamond Princess isolata per il coronavirus”, sta nel rassicurare “mia mamma che non ho ancora potuto riabbracciare”, nel sorriso di Mariana – che mentre lui era sulla nave e dopo in quarantena ha tenuto a bada curiosi e giornalisti per difendere la privacy della sua famiglia – e nella maglietta che gli ha dedicato Diego con l’arcobaleno e il mantra “Andrà tutto bene”.
Insomma, Gennaro Arma è un antidivo. Hai voglia a chiamarlo “the brave captain” come l’hanno ribattezzato i passeggeri della Diamond Princess, che via social ancora gli rivolgono grandi apprezzamenti e pensieri devoti: lui non ha account nè su Facebook nè su Twitter e non frequenta Instagram.
“Anni fa ho aperto un profilo su LinkedIn, ma non lo uso mai”, dice e poi ripete, per l’ennesima volta perchè tutti continuano a rivolgergli sempre la stessa domanda, che – nonostante il presidente della Repubblica Mattarella lo abbia insignito dell’onorificenza di commendatore – non si sente un eroe, “restando sulla nave fino alla fine ho fatto solo il mio dovere”.
Comandante Arma, chi è per lei un eroe?
“I giudici Falcone e Borsellino e tutti coloro che vanno in missione di pace a rischiare la vita. E i medici impegnati nella battaglia contro il coronavirus. È vero, stanno svolgendo il loro lavoro, ma in condizioni assolutamente straordinarie e mettendo a repentaglio la loro salute, ogni giorno”.
Dica la verità : un po’ le pesa dover rispondere ai giornalisti, il valzer delle interviste.
“Non mi pesa, ma non sono abituato a tutta questa attenzione. Rispondo con piacere ai giornalisti perchè è un momento difficile per il nostro Paese e se, nel mio piccolo, posso contribuire a dare un messaggio di incoraggiamento, non mi sottraggo”.
Non si aspettava tutto questo interesse da parte dei media?
“Ero consapevole ci fosse un certo interesse, sia sul piano nazionale che internazionale, ma non pensavo a tale livello. In fondo, per davvero, ho fatto solo il mio dovere”.
Torniamo ai giorni sulla nave in quarantena. Non ha mai avuto un momento, uno solo, di sconforto?
“Mai. Il comandante non può permetterselo. Anche perchè sta a lui infondere coraggio all’equipaggio e ai passeggeri, se viene meno si determina un effetto a catena nefasto. Certo, il momento in cui ci hanno comunicato dei primi casi di coronavirus tra i passeggeri è stato difficile. Ma quando c’è un’emergenza devi fare di più del tuo meglio, devi dare il massimo. Ho potuto contare sul sostegno dell’equipaggio e della compagnia. E sul rapporto speciale che ho sempre avuto con i passeggeri”.
Hanno fatto il giro del mondo i suoi messaggi audio per rassicurare i passeggeri, le immagini dei bigliettini e dei cioccolatini che gli ha fatto avere per il giorno di San Valentino
“Io non ho cambiato il mio modo di essere per gestire la situazione determinata dal coronavirus. Prendersi cura dei passeggeri è sempre stata una priorità , mia e della compagnia. San Valentino, poi, è sempre stata una giornata speciale, pensi che la celebre serie “Love boat” è ispirata proprio alle navi della Princess cruises, considerate le navi dell’amore. Sapevamo che quest’anno sarebbe stato diverso, ma anche per tenere alto il morale a bordo, d’accordo con la compagnia abbiamo comunque voluto dedicare un pensiero speciale a chi era a bordo, quell’“amore non avrà mai fine” tratto dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi”.
Quando ha capito che ormai era fatta?
“Quando ho visto l’ultimo gruppo scendere dalla nave”. Qui Arma si ferma, la voce si incrina. Un attimo e poi riprende. “Scusi, ma a ripensarci mi commuovo. Quando ho attraversato la nave sapendo di essere l’ultima persona a bordo ho pensato: È finita, è andato tutto bene. Quando poi sono sceso a terra, ero emozionato e orgoglioso e ho fatto una promessa alla nave, che era alle mie spalle”.
Che ha promesso alla nave?
“Che sarei tornato presto, la Diamond tornerà ad essere quella di prima. L’hanno definita “la nave Lazzaretto” e mi è sembrato offensivo, specie per chi era stato contagiato dal virus”.
Quando tornerà a bordo, comandante?
“In questo momento il settore delle navi da crociera e la nostra compagnia stanno sospendendo le attività . Ma si tratta di uno stop temporaneo, dovuto all’emergenza coronavirus. È mia intenzione tornare a bordo appena possibile, anche perchè girare il mondo con una nave da crociera è una delle esperienze più incredibili della vita. Non vedo l’ora di ricominciare”.
Sul suo profilo Whatsapp ci sono due citazioni: “A diamond is a chunk of cold that did well under pressure” e “those who live, those who die and those who go to sea”. Come sono quelli che vanno per mare, scusi?
“È gente tosta, abituata a grandi sacrifici, alla solitudine, ma aperti alle possibilità della vita, come ai rapporti che si instaurano su una nave. Con l’equipaggio si diventa una famiglia. È stato così anche in questa esperienza che ci siamo lasciati alle spalle, nella quale ognuno ha dato il meglio di sè, nel rispetto delle regole e dei protocolli, ma andando oltre i ruoli specifici. Ecco, mi piace pensare che, come è stato per noi, restando uniti e con spirito di sacrificio gli italiani possano superare questo momento difficile per il nostro Paese”.
Ha visto, però, che tanti non rispettano le regole?
“Capisco che le misure del Governo possano aver stravolto la quotidianità di tanti di noi, ma rispettarle è fondamentale. Facciamolo per i nostri bambini, i nostri affetti più cari e non viviamo questo tempo come una punizione da scontare, ma come un’opportunità . Usiamolo al meglio, non sprechiamolo”.
Qual è la prima cosa che le ha detto suo figlio al ritorno?
“Sono rientrato a casa da Roma in tarda serata e lui era sveglio ad aspettarmi. Non ci siamo detti molto, eravamo emozionatissimi. È stato un momento indimenticabile. Di questo ultimo viaggio iniziato il 17 gennaio conservo impressioni, emozioni, ricordi indelebili. Per l’equipaggio, i miei gladiatori verso i quali nutro una gratitudine immensa, per la compagnia, per i miei cari e i miei amici che mi hanno scritto, mi sono stati accanto anche se da lontano con messaggi e incoraggiamenti. Mi dispiace non poterli incontrare, vorrei abbracciarli tutti”.
E il nostro Governo? Il ministro Di Maio ha usato per lei parole di stima e riconoscenza, ha scritto che vi siete sentiti più volte al telefono durante l’isolamento della nave.
“Le autorità giapponesi, l’Ambasciatore a Tokyo Starace, e il Governo italiano, attraverso il ministro Di Maio, mi hanno supportato molto. Mi rassicurava sentire la vicinanza delle istituzioni del mio Paese”.
Incontrerà il presidente Mattarella?
“L’onorificenza che mi ha conferito mi ha colto di sorpresa, per me è un grandissimo onore. Penso che lo incontrerò quando finirà l’emergenza”.
Al suo rientro, ha trovato un’Italia molto diversa da quella che aveva lasciato il 17 gennaio.
“L’Italia di oggi mi ricorda la Diamond Princess isolata per il coronavirus. Ma resta un grande Paese, noi italiani siamo un popolo incredibile. Ci è richiesto un sacrificio, ma come insegna la storia nei momenti difficili sappiamo fare bene. Insieme ce la faremo, supereremo anche questa”.
Ha visto i cori dai balconi, i flash mob canori. Lei ci andrà in terrazzo, a cantare?
“Non ho ancora avuto il tempo, ma appena mi sarà possibile lo farò. Per il momento ho la maglietta con la scritta “Tutto andrà bene” che mi ha disegnato e dedicato il mio Diego. E poi sul terrazzo ci vado anche per un altro motivo”.
Cioè?
“Vado a guardare il mare. Purtroppo, posso farlo solo da lontano. Andare a guardare il mare, scrutare l’orizzonte, specie nelle prime ore della giornata mi rilassa. Ecco, questo ora mi manca”.
Non una cosa da eroe, ma da “the brave captain”, da capitano impavido, sì.
“Io mi sento lo stesso uomo di sempre. I titoli e le definizioni le lascio agli altri. Ero, sono e sarò Gennaro Arma, un uomo di quarantacinque anni, normale”
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL REPORT DELL’ISS: ETA’ MEDIA, PROVENIENZA, MALATTIE, SINTOMI, TEMPI E TERAPIE
L’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi al coronavirus in Italia, basato sui dati aggiornati al 17 marzo 2020.
Per quanto riguarda la collocazione geografica dei decessi, su 2003 morti la stragrande maggioranza risiedevano in Lombardia (1425, il 71,1%), 346 in Emilia-Romagna (17,3%), 79 in Veneto (il 3,9%), 36 in Piemonte (1,8%) e 23 in Liguria (1,1%). Le altre regioni registravano percentuali inferiori all’1% sul totale.
Dati demografici
L’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-19 è 79.5 anni. Le donne sono 601 (30.0%). L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a COVID-19 è più alta di oltre 15 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 80.5 anni — pazienti con infezione 63 anni). Le donne decedute dopo aver contratto infezione da COVID-19 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 83.7 — uomini 79.5)
Patologie pre-esistenti
Per quanto riguarda le più comuni patologie croniche pre-esistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione) nei pazienti deceduti, dato ottenuto in 355/2003 deceduti (17,7% del campione complessivo). Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7. Complessivamente, 3 pazienti (0,8% del campione) presentavano 0 patologie, 89 (25,1%) presentavano 1 patologia, 91 presentavano 2 patologie (25.6%) e 172 (48,5%) presentavano 3 o più patologie. Di seguito nella tabelle le patologie più comuni riscontrate.
Sintomi
I sintomi più comunemente osservati prima del ricovero nei pazienti deceduti sono dispnea e febbre. Meno comuni sono tosse, diarrea e emottisi. Il 5,2% delle persone non presentavano alcun sintomo al momento del ricovero. L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente osservata in questo campione (97,2% di casi), danno renale acuto (27,8%), seguita da danno miocardico acuto (10,8%) e sovrainfezione (10,2%)
La terapia antibiotica è stata quella più utilizzata per curare pazienti positivi al COVID-19 in seguito deceduti (83% dei casi), meno utilizzata quella antivirale (52%), più raramente la terapia steroidea (27%). Il comune utilizzo di terapia antibiotica può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di COVID-19. In 25 casi (14,9%) sono state utilizzate tutte 3 le terapie
Tempi
I tempi mediani, in giorni, che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi al decesso (8 giorni), dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale (4 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso (4 giorni). Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso era di 1 giorno più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti (5 giorni contro 4 giorni).
Decessi di età inferiore ai 50 anni
Alla data del 17 marzo erano 17 i pazienti deceduti COVID-19 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 5 di questi avevano meno di 40 ed erano tutte persone di sesso maschile con età compresa tra i 31 ed i 39 anni con gravi patologie pre-esistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità ).
(da Open)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
PRESI IN FLAGRANTE DALLA GDF UN FUNZIONARIO DEL COMUNE DI NICHELINO E IL TITOLARE DI UN’IMPRESA DI PULIZIA
La Guardia di Finanza di Torino ha arrestato in flagranza, per corruzione, un dipendente del Comune di Nichelino, nel Torinese, e una dipendente di una ditta di pulizia, sorpresi a intavolare una trattativa per sfruttare l’emergenza coronavirus.
L’operazione è partita dalle indagini nei confronti del dipendente del Comune, nella sua veste di presidente della commissione della gara regionale per l’affidamento dei “servizi di pulizia di immobili e servizi accessori a ridotto impatto ambientale” della Regione Piemonte, per presunte irregolarità che avevano come obiettivo agevolare un’impresa di pulizie pugliese presso la quale in passato il figlio aveva già lavorato.
Tra i servizi oggetto della “trattativa” era compreso anche l’affidamento dell’attività di sanificazione e disinfezione di immobili del Comune di Nichelino. I militari hanno sequestrato 8.000 euro in due mazzette, da 5000 e 3.000 euro, che secondo le accuse erano la ricompensa per l’aggiudicazione dei contratti per i servizi di pulizia.
“Non nascondiamo lo stupore per un comportamento che, se dimostrato, amareggia profondamente, aggravato anche dal tragico momento che sta attraversando il paese pure alla vigilia della Giornata della lotta alle mafie del 21 marzo prossimo”. E’ il commento del sindaco di Nichelino, Giampiero Tolardo, e dell’assessore alla Legalità , Michele Pansini.
“Il Comune – prosegue la nota – è del tutto estraneo alla vicenda, questo è fuori discussione. Ma qualora le indagini degli inquirenti confermassero quanto imputato al funzionario, l’amministrazione comunale si considererà parte lesa e tutelerà la propria immagine in tutte le sedi e con tutti gli strumenti che la legislazione mette a disposizione”.
“Da anni – conclude la nota – la Città di Nichelino è in prima linea nella lotta alle mafie e all’illegalità . Simili comportamenti illeciti provocano danno non solo all’amministrazione ma a tutta la città . Sono un monito per noi e per tutte le amministrazioni a non abbassare mai la guardia”.
(da agenzie)
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Marzo 18th, 2020 Riccardo Fucile
2658 I NUOVI CONTAGIATI (SALGONO A 28.710)… GUARITI 1084 (AUMENTO DEL 37%).. I DECESSI TOTALI ARRIVANO A 2648
2648 positivi in più, per un totale di 28.710 contagiati in tutta Italia, “un trend stazionario in questa settimana”. Angelo Borrelli ha aggiornato i dati sul coronavirus in Italia nella conferenza stampa giornaliera.
I guariti di oggi sono 1084 guariti, “un numero veramente importante, che porta il numero dei guariti a 4025, un incremento del 37%”, ha detto il capo della Protezione Civile. I deceduti aumentano di 475, portando il totale a 2648. Nemmeno in Cina hanno avuto un numero così alto di morti in un solo giorno.
Del totale dei contagiati, 12.090 in isolamento domiciliare, 2257 in terapia intensiva. Nei dati di oggi manca però il numero della regione Campania.
Il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità , ha spiegato che secondo il rapporto dell’Iss la curva epidemica “a livello nazionale è in crescita. Ancora una volta sono alcune regione del nord Italia ad essere quelle più coinvolte nella circolazione locale”.
Nelle altre aree del paese “c’è una crescita ma non così veloce. È un elemento importante, che non deve illuderci”, perchè “soltanto se tutti ci comportiamo in un determinato modo, come raccomandato […] solo questa è la vera misura che ci può aiutare a rallentare la diffusione della curva epidemica”.
Per questo, Borrelli ha ribadito l’appello a rimanere nelle proprie abitazioni: ”È necessario contenere al massimo gli spostamenti. I numeri di oggi sui contagiati ci fanno pensare positivo con l’adozione di corretti comportamenti”.
“Siamo in una fase in cui misuriamo l’effetto delle misure adottate in tutto il paese, siamo in una fase in cui non possiamo ancora vedere i benefici, ci vorrà ancora qualche giorno. Per questo non dobbiamo mollare”, ha ribadito il presidente dell’Iss. “Se a Brescia e Bergamo le misure saranno adottate sistematicamente, allora si può attenuare la curva ed evitare che si riproduca in altre province”.
Sulla mortalità , Brusaferro ha spiegato che il virus “colpisce persone con patologie e anziane, e il combinato è lo scenario più presente nei dati di mortalità ”.
Per questo, “la raccomandazione è fare in modo che queste persone fragili abbiano la protezione più elevata, che vuol dire stare in casa. La rete di protezione sociale li deve aiutare”.
Le analisi sui deceduti dell’Iss hanno confermato che si tratta di “una popolazione che ha più o meno 80 anni, soprattutto di tipo maschile. Le donne sono soltanto il 30%”. La differenza di età tra i deceduti e ricoverati “mostra quasi 15 anni di differenza”. In particolare, “i picchi più alti sono nelle fasce tra i 60 e i 79” mentre il numero più alto di morti è nella fascia che va dagli 80 agli 89 anni.
“Il 48,5% ha 3 o più patologie, il 25,6% ha 2 patologie, l’altro 25,1% ha una patologia”; ha dichiarato Brusaferro. “Soltanto lo 0,8%” non ha patologie pregresse. Febbre e difficoltà respiratorie sono i “due elementi più importanti, seguiti dalla tosse. 3 persone su 4 hanno febbre e dispnea”.
Tra i giovani “troviamo persone che già sono affette da alcune patologie”, che le rendono più fragili. Quando gli hanno chiesto il perchè di una mortalità così alta in Italia, Brusaferro ha dichiarato che “un primo elemento è sicuramente l’età media. Non abbiamo indicazioni che sia un virus diverso da quello che circola in altre parti del mondo, Cina compresa. Detto questo, stiamo analizzando le cartelle cliniche per un approccio più analitico”.
Sulla questione del reperimento delle mascherine e del materiale sanitario, Borrelli ha voluto ribadire “il lavoro immane che stiamo facendo. Il ministro Speranza e la Farnesina stanno lavorando molto, speriamo che si attivi una produzione nazionale per fronteggiare l’emergenza. Con le regioni ci diamo supporto reciproco per andare a prendere mascherine in Brasile o per sbloccare merci ferme alle frontiere […] alcune commesse non si concretizzano, specie per chiusure di frontiere. A livello diplomatico la Farnesina sta lavorando molto su questo fronte”. Inoltre, “Il dipartimento della Protezione civile ha aperto un conto corrente per raccogliere le donazioni da parte dei nostri connazionali, le risorse saranno utilizzate per l’acquisto delle apparecchiature e dei dispositivi sanitari”.
Il capo della Protezione Civile ha spiegato che è ancora troppo presto per capire se le misure di contenimento del coronavirus verranno prorogate: “Tra una settimana vedremo”
(da “Huffingtonpost”)
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