Giugno 11th, 2020 Riccardo Fucile
TRAVAGLIO: “NOVE REGIONI ISTITUIRONO 47 ZONE ROSSE IN BASE ALLE NORME VIGENTI, E’ BENE CHE LA PROCURA DI BERGAMO SI INFORMI SULLE LEGGI”
Una l’Umbria, 2 l’Emilia-Romagna, 5 il Lazio, 3 la Campania, 12 l’Abruzzo, 5 il Molise, 4 la Basilicata, 11 la Calabria, 4 la Sicilia.
In totale fanno 47 zone rosse istituite da tutte le regioni Italiane nel periodo più acuto della pandemia da coronavirus.
È l’elenco fatto da Marco Travaglio a Otto e Mezzo per quanto riguarda le misure intraprese dalle singole regioni, in contrasto con quanto fatto dalla Lombardia «nonostante — dice il direttore del Fatto Quotidiano — avesse il record mondiale di contagi da coronavirus».
Per questo motivo, Travaglio è convinto che le audizioni in procura a Bergamo di Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese siano utili a chiarire e a dare contributi all’indagine sulle mancate zone rosse create nei due Paesi di Alzano Lombardo e Nembro, che potrebbero portare a formulare le accuse di epidemia colposa.
Tuttavia, andranno chiarite le responsabilità , dal momento che — in base alla legge che concede autonomia alle regioni — queste ultime, per motivi sanitari, possono istituire delle limitazioni.
Si tratta di una legge che, come già visto, è stata applicata in 9 regioni italiane che hanno istituito le zone rosse di loro iniziativa, senza aspettare un via libera da parte del governo di Giuseppe Conte.
«Non si può chiedere l’autonomia a giorni alterni — ha detto Marco Travaglio -. La Lombardia avrebbe potuto istituire le zone rosse. È bene che i magistrati che fanno le indagini leggano anche le leggi sulle quali quelle indagini dovrebbero basarsi. Io sono favorevole a queste indagini, così si chiariranno tutti gli aspetti della vicenda di Alzano e Nembro».
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 11th, 2020 Riccardo Fucile
IL GOVERNO DECISE DI RENDERE ZONA ROSSA L’INTERA REGIONE, LA REGIONE LOMBARDIA NON FECE NULLA
Franco Locatelli, membro del comitato tecnico scientifico che ha aiutato il governo a gestire
l’emergenza coronavirus e presidente del Consiglio Superiore di Sanità , lo chiama genericamente ‘decisore politico’, senza addentrarsi su eventuali responsabilità di Regione Lombardia o del governo italiano.
Ma sull’istituzione delle zone rosse nei comuni della Bergamasca di Alzano e Nembro è stato piuttosto chiaro e ha affermato che il comitato, analizzando la diffusione del contagio nei primi giorni di casi conclamati, aveva avvertito le autorità competenti.
«Noi abbiamo posto l’attenzione sulle aree in cui si registrava il maggior numero di casi e sono state fatte, con una tempi stringenti e senza indugi, tutte le analisi che hanno permesso al decisore politico di fare le scelte del caso» — è questa la sintesi del pensiero del presidente del Consiglio Superiore di Sanità che è intervenuto ad Agorà sul caso specifico di Alzano e Nembro, questione presa in esame dalla procura di Bergamo che, nella giornata di ieri, ha chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese di intervenire come persone informate sui fatti con una convocazione in procura.
«Noi — ha proseguito Locatelli su Alzano e Nembro — davamo indicazioni sull’andamento dell’epidemia. Ma da lì a pochissimo è stato deciso di chiudere tutto il Paese perchè c’erano focolai multipli».
Insomma, le informazioni erano state comunicate a chi di competenza. La Regione avrebbe potuto istituire una zona rossa, anche il governo l’avrebbe potuta imporre. Tuttavia, in quest’ultimo caso, si rilevò — come effettivamente avvenuto qualche giorno dopo — che l’intera Regione Lombardia potesse avere un problema diffuso di contagio. E da questa riflessione scaturì successivamente la riflessione di rendere zona rossa l’intera regione, al di là dei casi dei singoli comuni.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2020 Riccardo Fucile
IL NUOVO REPORT DELLA FONDAZIONE GIMBE: I TAMPONI DIAGNOSTICI DIMINUITI DEL 20% E SONO QUASI LA META’ DEI TAMPONI TOTALI (L’ALTRA META’ SONO SOLO TEST DI CONTROLLO PER CONFERMARE LA NEGATIVITA’)
Il Fatto Quotidiano oggi parla di un nuovo report della Fondazione Gimbe, il cui presidente Nino Cartabellotta la settimana scorsa aveva polemizzato con i vertici della Regione Lombardia sulla questione del gaming, segnalando che i tamponi in Italia sono passati dai 265.360 della settimana dal 17 al 24 maggio ai 233.898 della successiva (25-31) con una diminuzione dell’11,4%, per poi scendere a 193.567 nella settimana successiva con un decremento del 17,6%.
Secondo il report quindicinale della Fondazione Gimbe, che esce oggi, i tamponi in Italia sono passati dai 265.360 della settimana dal 17 al 24 maggio ai 233.898 della successiva (25-31) con una diminuzione dell’11,4%, per poi scendere a 193.567 nella settimana dal 1° al 7 giugno con un decremento del 17,6%.
Fin qui i tamponi totali, compresi i test di controllo per verificare la negativizzazione (almeno due per ciascun paziente).
I tamponi diagnostici, nelle tre settimane, sono scesi da 442.052 a 431.727 e poi a 357.796, con un primo calo del 2,3% e poi del 17,1%. Quasi un tampone su cinque in meno, 73.931 test non eseguiti rispetto alla settimana precedente.
Il commissario Domenico Arcuri sostiene che arriveremo a 90mila tamponi al giorno ma la strada sembra sempre più in salita.
Sotto la media nazionale c’è la Lombardia. I tamponi sono passati infatti dagli 83.633 della settimana 25-31 maggio ai 68.103 dei primi sette giorni di giugno: il calo è dunque del 18,6%. Si capisce meglio, così, la scelta del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità di non indicare i parametri dell’attività di testing and tracing nelle “pagelle” diffuse settimanalmente, l’ultima sabato 6 con riferimento ai casi rilevati tra il 25 e il 31 maggio, che rimandano ai contagi avvenuti nei 15-20 giorni
“Da queste analisi – spiega la Fondazione – emergono tre ragionevoli certezze: innanzitutto il numero dei tamponi diagnostici, finalizzati all’identificazione di nuovi casi, è calato drasticamente alla vigilia delle due riaperture del Paese del 4 maggio e del 3 giugno; in secondo luogo, dopo il crollo nella settimana 28 maggio-3 giugno, complice la doppia festività , nell’ultima settimana poco più della metà delle Regioni hanno aumentato il numero dei tamponi diagnostici rispetto alla precedente; infine, proprio le Regioni con una circolazione del virus ancora sostenuta nell’ultima settimana hanno ulteriormente ridotto i tamponi diagnostici invece di potenziarli”. “L’attività di testing – conclude il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – finalizzata all’identificazione dei nuovi casi, alla tracciatura dei contatti e a loro isolamento continua a non essere una priorità per molte Regioni: purtroppo, nella gestione di questa fase dell’epidemia, in particolare dove la diffusione del virus non sembra dare tregua, la strategia delle 3T (Testare, Tracciare, Trattare, ndr) non è adeguata”.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2020 Riccardo Fucile
GORI: “DA QUANDO ABBIAMO SEGNALATO CHE I DECESSI REALI ERANO MOLTI DI PIU’ DI QUELLI UFFICIALI HANNO SECRETATO I DATI PER SINGOLE PROVINCE”
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori scrive su Twitter che la Regione Lombardia non
comunica più i dati sui morti per Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 per provincia: “Da quando abbiamo segnalato che i decessi reali erano molti di più di quelli ufficiali, hanno secretato i dati per provincia”.
E il primo cittadino aggiunge che neppure i dati sui guariti vengono più comunicati, “e sì che sarebbero importanti per capire che oggi le persone ammalate sono poche”. “Leggo che in Lombardia ieri ci sono stati 32 decessi per Covid. Non si sa però dove, in quale provincia, perchè la Regione non comunica più i dati divisi”: il sindaco di Bergamo Giorgio Gori attacca frontalmente la Regione Lombardia guidata da Attilio Fontana sulla comunicazione dei dati delle morti per coronavirus.
“Spero che il nuovo Dg della Sanità Marco Trivelli parta da qui, dai dati e dalla trasparenza”, dice riferendosi al nuovo direttore generale della Sanità nominato da Fontana in sostituizione di Luigi Cajazzo.
A Gori segue il deputato Pd (bergamasco anche lui) Maurizio Martina: “Mi associo alla richiesta del sindaco Gori, Regione Lombardia fornisca con grande trasparenza i dati dei decessi e dei guariti per ciascun territorio in modo preciso”, scrive su Twitter.
(da agenzie)
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