Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
“LE AVEVO SOLO DETTO DI RACCOGLIERE GLI ESCREMENTI DEL CANE, NON PENSAVO MI AGGREDISSE COSÌ. OGNI GIORNO CERCO DI FAR RISPETTARE LE REGOLE, EPPURE AD ALTRI NON IMPORTA. SE PROVO A DIRE LORO QUALCOSA MI DICONO CHE DEVO TORNARE IN AFRICA”
“Scusami un attimo. Che c’è uno sporco negro che mi disturba”. Quando torna a raccontare ciò che gli è successo Adama Doumbia sorride per lasciare che la cattiveria e l’intolleranza con cui ha avuto a che fare qualche giorno fa, scivoli via. “Le avevo solo detto di raccogliere gli escrementi del cane, non pensavo mi aggredisse così”.
Dietro quel sorriso gentile c’è la storia di una vita che non si stupisce e neanche si rassegna. In Italia è arrivato tre anni fa dal Mali. Ha trovato lavoro nel bar del Parco Nemorense, un giardino ai Parioli non lontano dalla maestosa Villa Ada. Molta ghiaia a terra, molti cani portati giù dai grandi palazzi che si affacciano su quell’intento di verde.
Nel bar Adama Doumbia, lavoratore di una cooperativa, presta servizio come manutentore. Tiene pulito il parco.
Pochi giorni fa mentre è al lavoro chiede a una signora di raccogliere e mettere nella bustina gli escrementi del suo labrador. Lei continua a parlare al telefono, come se lui non esistesse. Lui ripete l’invito. Lei a quel punto interrompe la telefonata stizzita: “Scusami un attimo. Che c’è uno sporco negro che mi disturba”.
Una frase a voce alta, pronunciata di fronte ad altri. Adama si ferma, resta in silenzio, la dottoressa richiama il cane e esce dal parco.
“Sì che ho sentito”, dice una testimone. “Ho visto questa donna mentre camminava velocemente parlando al telefono, chiamando ogni tanto il cane per farsi sentire. Dietro lei c’era il signore del bar che le chiedeva di raccogliere i bisogni ma con scarsi risultati. Prima si è voltata verso di lui urlandogli di tacere perché impegnata con un suo paziente in quanto dottoressa, poi, visto che lui insisteva, gli urlato l’insulto razzista”.
“È stato raccapricciante” – afferma la testimone – “Sono andata da lui per rincuorarlo, mi sono vergognata di essere italiana”.
Un episodio vile, così come tanti altri che ha vissuto sulla sua pelle: “Non è la prima volta che mi chiamano così. Ogni giorno cerco di far rispettare le regole, eppure ad altri non importa. Se provo a dire loro qualcosa mi dicono che devo tornare in Africa, oppure che sono negro e non devo parlare perché sono ospite”.
(da La Repubblica)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
IL RACCONTO DEL TESTIMONE: “PRIMA DI ENTRARE A QUELLA FESTA TI PERQUISIVANO. L’ORDINE ERA DI NON RIVELARE CHI ERA PRESENTE. A MEZZANOTTE ARRIVAVANO LE ESCORT. SNIFFANO QUASI TUTTI. MESSINA DENARO ERA SEDUTO CON UNO DELLE FORZE DELL’ORDINE E CON UN MEDICO. C’ERA PURE UN NOTO POLITICO”
Un testimone ha raccontato all’ex Iena Ismaele La Vardera, ora vicepresidente della commissione Antimafia siciliana, di aver partecipato, due anni fa circa, a festini hard col boss Matteo Messina denaro. Agli incontri a luci rosse, che si sarebbero svolti in una villa in provincia di Palermo, avrebbero preso parte anche un esponente delle forze dell’ordine, un medico e un politico.
Il racconto verrà trasmesso domani, in prima serata, su Italia 1.
“Sto andando a denunciare ai Ros dei carabinieri una storia che quando me l’hanno raccontata, onestamente, non ci potevo credere.”.
Comincia così il racconto che Ismaele La Vardera, ex Iena, oggi Vicepresidente della Commissione antimafia della Regione Sicilia, decide di fare ai microfoni de Le Iene.
Filippo Roma ricostruisce la testimonianza raccolta dal deputato regionale e subito denunciata agli inquirenti, di un presunto testimone che parla di alcuni festini in una villa del palermitano, a cui avrebbe partecipato Matteo Messina Denaro e in cui avrebbe visto anche un uomo appartenente alle forze dell’ordine, un medico e un noto politico italiano. Questa testimonianza è al centro del servizio de Le Iene, in onda domani sera, martedì 31 gennaio, in prima serata, su Italia 1.
“Si parla di un Matteo Messina Denaro che frequentava salotti importanti della borghesia e che partecipava come se nulla fosse a dei festini”, dice La Vardera all’inviato. “Ho denunciato la testimonianza che mi hanno reso al Ros”, il reparto che ha da poco arrestato il superboss. “Il testimone è una persona per bene, che fa una vita normale, che aveva paura di parlare – continua La Vardera – perché le cose che poteva raccontare erano molto delicate e parlavano proprio di quella zona d’ombra che avrebbe potuto proteggere il boss latitante”.
La Iena e il politico ripercorrono insieme, riascoltandola, i passi salienti della testimonianza, in modo da chiarire, per quanto possibile, i passaggi più controversi. Il vicepresidente dell’antimafia siciliana riferisce a Filippo Roma ciò che il testimone gli ha raccontato, eliminando però numerosi dettagli che ne avrebbero potuto rivelare l’identità.
Il deputato regionale racconta di averlo incontrato, tramite una conoscenza in comune, e di avergli chiesto come mai abbia scelto di raccontare tutto a lui e non a magistrati e forze dell’ordine. “Purtroppo, ho molta paura, non mi fido di nessuno. Tu ti fideresti se allo stesso tavolo vedi persone che potrebbero rappresentare la legge insieme a Matteo Messina Denaro?” è la risposta del testimone. “Ma che vuol dire che ha visto uomini che rappresenterebbero la legge insieme al boss Messina Denaro?” domanda Filippo Roma a La Vardera.
“Questa persona mi riferisce che ha partecipato più volte a delle feste private; quindi, non si poteva entrare facilmente. Il dove non posso dirtelo perché, inevitabilmente può fare risalire a questa persona. L’obiettivo – chiarisce il vicepresidente dell’antimafia – è restituire ai magistrati tutto quello che so, senza filtri e a voi, semplicemente, frammenti di racconto, per il semplice fatto che questa storia più persone la sappiamo meglio è, a tutela di tutti.”.
La Vardera, a maggiore tutela sua e del testimone, ritiene importante condividere subito parte di queste informazioni con l’opinione pubblica. L’inviato chiede al deputato regionale se ha fatto un riscontro su questo luogo di cui parla il presunto testimone: “Ho trovato riscontri oggettivi attraverso visure catastali” risponde La Vardera e la Iena chiede anche per quale motivo questa persona venisse invitata a queste feste: “Anche a questa domanda non posso rispondere, inevitabilmente si risalirebbe alla persona.”, risponde lui.
(Ricostruzione della testimonianza raccolta da Ismaele La Vardera):
Testimone: “Due anni fa, dopo il periodo del Covid ho avuto la possibilità di essere presente ad una festa”.
La Vardera: “Chi è che ti chiama per invitarti a questa festa?”
Testimone: “Un amico di … (nel servizio nome e cognome saranno nascosti, ndr.). Prima di entrare veniva fatta una specie di perquisizione e non potevi portare all’interno il telefono”.
La Vardera: “Ma ti hanno perquisito fisicamente?”.
Testimone: “Si”.
(Intervista Le Iene a Ismaele la Vardera):
La Vardera: “Questa persona sostiene di esserci stata più di tre volte e quello che vedeva erano ostriche, champagne, gente ben vestita, notabili”, spiegando che il testimone fa capire come tra i presenti ci fossero delle persone che non si sarebbe mai aspettato di trovare per il ruolo delicato che hanno nella vita di tutti i giorni.
(Ricostruzione della testimonianza raccolta da Ismaele La Vardera):
Testimone: “Se sei un uomo delle Forze dell’ordine non vai ad una festa privata per fare sniffare gli amici tuoi. Tu lavori per la legge, tu hai questo ruolo importante. Questa cosa mi fa arrabbiare… ho notato che alcuni dei presenti entravano in una stanza.”.
La Vardera: “Cioè, tu vedevi che c’era cocaina sul tavolo? C’era qualcuno che sniffava?”
Testimone: “C’era cocaina. Non era farina 00; sì, quasi tutti.”
“Questi festini esattamente da chi erano frequentati e cos’altro si faceva?” domanda l’inviato a La Vardera a questo punto.
Testimone: “Quelli che erano lì mi si presentano solo per nome, e mi hanno spiegato che chiunque di quelle persone incontrate lì dentro, se io le avessi viste fuori, avrei dovuto far finta di non conoscerle.”
La Vardera: “Che tipo di persone c’erano?”
Testimone: “Tutte persone di classe. Mangiavano, conversavano.”
La Vardera: “Cosa si mangiava?”
Testimone: “Base di pesce: ostriche, ricci di mare, c’era anche il Mont blanc, champagne e vini molto costosi. Fino alla mezzanotte c’erano le cameriere normali, poi, dopo, arrivavano le escort. Ragazze di lusso.”
La Vardera: “Si faceva sesso dopo mezzanotte?”
Testimone: “Si. È stata data l’opportunità una sera.”
A questo punto del racconto, entrerebbe in scena, sotto falso nome, Matteo Messina Denaro.
(Ricostruzione della testimonianza raccolta da Ismaele La Vardera):
La Vardera: “E com’è che tu arrivi a capire chi è Andrea Bonafede, cioè Matteo Messina Denaro?
Testimone: “Io sono consapevole che questa che mi è capitata è una situazione più grande di me. Finché non ho visto i giornali però non avevo collegato. Poi quando ho visto il suo viso, l’ho riconosciuto. Lui era lì.”
La Vardera: “Cioè Matteo Messina Denaro era lì?”
Testimone: “Era lì, a quella festa. Quando l’ho visto, lui era lì seduto con uno che lavora a … (il testimone fa il nome del luogo che nel servizio sarà nascosto, ndr.), un appartenente alle forze dell’ordine ed uno che fa il medico.”
Il testimone aggiunge una serie di dettagli che porterebbero tutte all’identikit del boss latitante.
La Vardera: “Come fai a dire che è lui?”
Testimone: “Il viso di adesso, era lui là. Quello che ho incontrato alla festa a … (indica una data che nel servizio sarà nascosta, ndr.), si vedeva che era malato e sofferente.”
La Vardera: “L’hai notato tu?”
Testimone: “Si, si”
La Vardera: “Come si è presentato?”
Testimone: “«Ciao sono Andrea» e aveva ferite post operatorie”
La Vardera: “Come l’hai capito?”
Testimone: “Me L’ha detto lui, aveva una ferita fresca…aveva lo stesso occhiale scuro. E si vedeva un occhio difettoso sotto l’occhiale.
La Vardera: “Com’era vestito?”
Testimone: “In camicia e pantaloni. Sembrava una persona per bene, io ho notato un orologio importante. Aveva scarpa stile Hogan, ma della Hermes”.
La Vardera: “Lui parlava con altre persone?”
Testimone: “Sì. Uno che io conosco che lavora nelle forze dell’ordine.”
La Vardera: “Come fai a sapere che faceva parte delle forze dell’ordine?”
Testimone: “Perché… (spiega dove l’ha conosciuto ma nel servizio sarà occultato, ndr.). Poi, comunque sia, abbiamo parlato e mi ha fatto capire che lì non ci siamo mai visti.”
La Vardera: “Ah quindi lui ti ha detto non ci siamo mai visti?”
Testimone: “«Noi non ci siamo mai incontrati. Tu ti fai i fatti tuoi ed io i fatti miei e viviamo tutti felici e contenti».”
(Intervista Le Iene a Ismaele la Vardera):
Inviato: “Ti ha detto come si chiama il rappresentante delle forze dell’ordine e che grado ha?”.
La Vardera: “Questa cosa non mi sento proprio di dirtela perché ho paura. Gli ho detto «guarda, io comunque uscendo da qua parlerò con la Procura».
Inviato: “Ma ti ha detto, ad esempio, se era un personaggio importante nell’ambito delle forze dell’ordine?” continua l’inviato.
La Vardera: “Mi ha detto che aveva una particolare funzione all’interno delle forze dell’ordine. È giusto che i riscontri li faccia la Procura. Onestamente mi potrò sbagliare, ma le cose che diceva mi lasciano presagire che questa persona dice cose vere, aggiunge in più il dettaglio del medico, entra nello specifico dove lavora, cosa fa, qual è il ruolo, perché ha avuto a che fare con questo medico, e me l’ha fatto vedere.”
Inviato: “Tu lo sai chi è questo medico? Ce lo puoi dire?”
La Vardera: “No. Ritengo che non sia opportuno”.
(Continua la ricostruzione della testimonianza raccolta da Ismaele La Vardera):
Testimone: “Se sei una persona, per esempio come quell’Andrea Bonafede, non puoi stare seduto allo stesso tavolo con qualcuno che dovrebbe fare rispettare la legge”.
La Vardera: “Quando tu dici che in quella festa c’erano persone che lavoravano in tribunale come fai a saperlo?”.
Testimone: “Perché io sentivo cosa dicevano. Cose del tipo: «allora com’è andata la settimana scorsa quell’udienza»?
La Vardera: “Cioè, parlavano di questioni giudiziarie tra di loro?”
Testimone: “Si, parlavano di cose di lavoro.”.
La Vardera specifica all’inviato che questo testimone parla di soggetti che sarebbe in grado di riconoscere qualora la Procura glielo chiedesse. Nella conversazione si fa anche riferimento a un politico, visto da questa persona in uno di questi festini.
Testimone: “Ad uno di questi eventi c’era anche un noto politico”
La Vardera: “Chi era?”
Testimone: “Era … (il testimone fa nome e cognome ma nel servizio sarà omesso, ndr.)”
La Vardera: “Lo puoi affermare con certezza?”
Testimone: “Sì, certamente.”
La Vardera: “E quella stessa sera c’era pure Messina Denaro?”Testimone: “No”
La Vardera: “Ma anche quando c’era il politico si faceva uso di cocaina?”
Testimone: “Tutte le sere, droghe leggere e pesanti.”
Filippo Roma pone altre domande al Vicepresidente della Commissione antimafia siciliana.
(Intervista Le Iene a Ismaele la Vardera):
La Vardera: “Ha aggiunto che a uno di questi incontri ha preso parte un notissimo politico. non un politico qualsiasi, un politico importante.”
Inviato: “Te l’ha fatto il nome?”
La Vardera: “Sì”
Inviato: “Ci puoi dire chi è?”
La Vardera: “No, fino a prova contraria vorrei tanto che la Procura facesse delle indagini per stabilire la presenza o meno di questi soggetti all’interno di queste feste”
Inviato: “Maggioranza o opposizione?”
La Vardera: “Non te lo posso dire”
Inviato: “Politico nazionale o locale?”
La Vardera: “La sua caratura può essere assolutamente definita come politico nazionale.”
Inviato: “Quando ti ha fatto questo nome?”
La Vardera: “Non ci credevo”
Inviato: “Non ci credevi perché è un insospettabile?”
La Vardera: “No, non ci credevo perché già questa storia è assurda di per sé”
Inviato: “Ma è uno che la gente riconosce per strada?”
La Vardera: “Sì, tant’è che quando io vado via da lì, chiedo subito di essere ascoltato dalla Procura immediatamente, lo stesso giorno faccio la chiamata. Io voglio sapere tutta la verità. Cioè, io pretendo di sapere se ho avuto a che fare con un mitomane o con uno che sapeva. E a questo punto, se è una persona attendibile, questa persona va protetta”.
Inviato: “E non hai paura che invece possa essere una polpetta avvelenata?”
La Vardera: “Me lo sono chiesto e ti posso dire che in tutte le cose che ho trovato su questa storia non c’è stata nemmeno una che mi ha detto no, questa non è possibile. Quando tu ti trovi davanti una persona che è veramente preoccupata, che hai come l’impressione che quasi si sta pentendo delle cose che ti sta raccontando, ma ormai non può tirarsi indietro.”
(Continua la ricostruzione della testimonianza raccolta da Ismaele La Vardera):ù
La Vardera: “Come mai hai parlato con me e non con un magistrato o con dei Carabinieri?”
Testimone: “Per paura. Credimi, in questo momento sto tremando. Mi rendo conto di essere a rischio, che questa storia è troppo più grande di me e quasi quasi mi pento di averti parlato.”
(Intervista Le Iene a Ismaele la Vardera):
La Vardera, rispondendo alla domanda di Filippo Roma che chiede se è possibile incontrare il testimone, spiega: “In questa fase mi ha detto che non se la sente, ha paura, non vuole parlare. E io l’ho fatto presente, gli ho detto che mi batterò fino alla morte con tutti, perché il suo nome non verrà mai fuori sulla stampa, però chiaramente agli inquirenti lo devo fare perché devono capire se quello che dici sia vero oppure no”.
In attesa che la Procura faccia tutti gli accertamenti del caso, è una notizia che il Vicepresidente dell’antimafia siciliana sia andato a sporgere denuncia dai Carabinieri su tutto quello che ha sentito. Filippo Roma spiega che, nella ricerca di riscontri al racconto del deputato La Vardera, uno su tutti ha confermato la veridicità di quanto gli è accaduto, ma per proteggere l’identità del testimone non può aggiungere altro.
Esattamente una settimana fa anche il testimone è stato sentito a lungo dal Ros, che verificheranno cosa ci sia di vero in questa storia suggestiva, ma così incredibile da non poter escludere alcuno scenario. Infine, dice: “potrebbe essere una storia totalmente inventata da un mitomane, oppure una storia scritta a tavolino di sana pianta, ma sinceramente non sapremmo dirvi da chi e perché o potrebbe essere una storia vera raccontata da un testimone che ha messo a repentaglio la propria vita e che quindi va protetto”.
(da Dagoreport-Le Iene)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
SALVINI HA MESSO IN CONTO IL COLLASSO DEL CARROCCIO NELLA STORICA ROCCAFORTE LOMBARDA
Ci sono i numeri che presto diventeranno realtà. Il 12 e 13 febbraio Fdi può più che raddoppiare la Lega e a quel punto, messa in minoranza a Roma e pure a Milano, toccherà solo obbedire.
Il pallottoliere informale parla di otto assessori in quota destra tricolore su 14, solo 4 alla Lega. I meloniani vogliono l’80 per cento delle poltrone, richiesta alta per accontentarsi del 70. «Del resto loro (la Lega, ndr ) hanno il presidente, no?», è il ragionamento di un big di Fdi.
La pretesa è semplice: vicepresidenza, Welfare (la sanità), Attività produttive e Formazione, magari anche la presidenza del Consiglio.
Gli assessorati di peso, quindi, dove gira il grosso del bilancio di Palazzo Lombardia, in tutto oltre l’80 per cento delle risorse di quella che rimane comunque la regione più ricca d’Italia.
Le cose però non andranno così lisce come può sembrare, perché Fontana vorrebbe riconfermare Guido Bertolaso a capo del Welfare. Sarà un braccio di ferro, dato che FdI da partito-traino alla coalizione non può certo perdere anche la seconda pedina più importante.
Salvo sorprese il nuovo Consiglio regionale vedrà un battaglione di destra, con Fdi che passerebbe da tre consiglieri eletti a 26-28. E la Lega scendere da 28 a 10-12. È una rivoluzione che rompe equilibri consolidati da anni. Nel gioco delle preferenze, in FdI c’è in corso una battaglia interna per chi conterà di più nel partito.
Il filone Ignazio La Russa-Daniela Santanché, con i colonnelli Mario Mantovani e Romano La Russa (fratello di, non candidato ma dato quasi per certo assessore esterno), ha un grande peso specifico, non fosse altro per i ruoli e la notorietà dei protagonisti.
Però hanno un buon radicamento anche “gli altri”, ovvero Carlo Fidanza, Marco Alparone (potrebbe essere lui il vice di Fontana), la sottosegretaria Paola Frassinetti, gente con una storia di fedeltà alla causa anche quand’era minoritaria nel centrodestra e che oggi punta a ruoli e influenze di peso.
Tutta gente alla quale dell’autonomia lumbard interessa qualcosa che si avvicina allo zero. Per Salvini sarà insomma una sconfitta nella (possibile) vittoria, in via Bellerio toccherà dissimulare bene.
(da La Repubblica)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
A “RAINEWS24″ IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE LAZIO DICHIARA CHE “IL SUO PROGRAMMA È ONLINE E SI PUÒ CONSULTARE”. MA IL SITO UFFICIALE RISULTA ANCORA IN COSTRUZIONE
Mistero digitale per il candidato di centrodestra Francesco Rocca, sicuro che il suo sito internet non solo ci sia ma contenga il programma elettorale così da renderlo consultabile da tutti. Spese social invece per il competitor dem Alessio D’Amato, primo in classifica in quanto a investimenti su Facebook.
La discussione sui potenti mezzi della rete ieri è andata in onda dopo un’intervista di Rocca a RaiNews24 durante cui ha dichiarato che «il programma è sul sito e si può consultare, è un programma dinamico, tante sono le sfide e i problemi».
In effetti dinamico lo è: nel senso che si tratta di una pagina in costruzione. Andando sul sito ufficiale (che compare anche sulla pagina Facebook del candidato), ci si ritrova in presenza di una schermata con la scritta “ direzione futuro”. È il motto della campagna elettorale, accompagnato da tante freccine tricolore a indicare la via.
Che porta a un’altra scritta: sotto “Francesco Rocca presidente”, appare l’avviso “tra poco disponibili”.
Gli avversari dell’ex presidente della Cri non hanno perso tempo: «Solo gaffe e tanta confusione, il sito non è ancora pronto», ha commentato la capolista della civica D’Amato Marta Bonafoni.
Se la candidata del M5S Donatella Bianchi sul suo sito ha messo almeno una presentazione di sé, è l’assessore dem a credere di più nella forza della rete. Alessiodamato.eu, non solo c’è il programma, ma gli eventi e gli appelli a suo sostegno oltre alla sua storia.
Un investimento a cui sui social risponde uno sforzo economico calcolabile in circa 14 mila euro, una somma spesa tra dicembre e gennaio dal candidato piddino per far diventare virali i propri post. Facebook rivela infatti quanto ha versato l’inserzionista, il Pd del Lazio in questo caso, per gli interventi social dell’assessore.
A ogni inserzione o post corrisponde un range di investimento che nel caso dell’assessore va da un minimo di 100 a un massimo di 200 euro, fino ad arrivare ad alcuni post finanziati anche con una cifra che va dai 1.000 ai 1.500 euro. Sommando gli importi più bassi e i post che valgono un verdone ( la banconota da 100 euro) si arriva a quota 14 mila 100.
(da La Repubblica)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
ITALIANI FAVOREVOLI ALLE INTERCETTAZIONI E CONTRO IL MONOPOLIO DEI BALNEARI: DUE BOCCIATURE PER IL GOVERNO
Secondo l’ ultimo sondaggio settimanale realizzato da Termometro Politico, le intenzioni di voto registrano il primo calo del 2023 per Fratelli d’Italia che scende al 28,6%.
In rialzo i principali partiti d’opposizione, M5S (17,6%) e Pd (16,6%). Stabili sia Lega (8,4%) che Azione/Italia Viva (8,1%) mentre Forza Italia cresce di due decimi al 7,4%.
L’alleanza Verdi/Sinistra Italiana scende sotto la soglia di sbarramento del 3%, dove si collocano anche +Europa e Italexit (ciascuna al 2,5%) e Unione Popolare e Democrazia Sovrana Popolare (ciascuna all’1,5%).
Invio carri armati Leopard a Kiev, cosa pensano gli italiani
Il 56% degli italiani boccia la decisione della Germania di inviare i carri armati Leopard all’Ucraina consentendone l’invio anche ai Paesi che li possiedono. Per il 34,7% nessuno avrebbe dovuto inviare armi dall’inizio e tanto meno dovrebbe inviarne ora. Un ulteriore 21,3% si dice contrario all’invio di carri armati, ma si dichiara favorevole all’invio di armi di difesa. È d’accordo con l’invio invece oltre un terzo degli intervistati.
La stretta sul fumo annunciata da Schillaci
Il sondaggio si è occupato anche di salute con la proposta del ministro Schillaci di estendere il divieto di fumo a più luoghi all’aperto, in presenza soprattutto di donne in gravidanza e bambini, e anche alle sigarette elettroniche. Il 31,2% degli intervistati è d’accordo e vorrebbe l’eliminazione completa del fumo in ogni luogo, mentre il 24,4% è favorevole a patto che il divieto sia valido solo per aree affollate. Contrario il 43,5%: di questi il 36,5% ritiene gli attuali divieti sufficienti.
Intercettazioni, cosa pensano gli intervistati
Sulla modifica delle leggi che regolano le intercettazioni si è aperto un dibattito politico anche all’interno della stessa maggioranza di governo. Solo il 12,6% vorrebbe vietarne l’uso salvo per indagini di mafia e terrorismo, ma con la diffusione sui media vietata.
La maggioranza è a favore dell’uso di questo strumento, seppur con qualche distinguo: per il 43,9% le leggi devono cambiare e dovrebbe essere sempre severamente punita la loro pubblicazione sui media, il 21,1% non chiede nessun cambiamento, infine il 20,3% ritiene che l’uso delle intercettazioni andrebbe incrementato.
La proroga delle concessioni dei balneari oltre il 2023
Parte della maggioranza di governo vorrebbe prorogare le concessioni dei balneari oltre fine 2023 invece di metterle a gare come chiede la direttiva Bolkenstein.
Sul tema gli italiani appaiono divisi. Il 29% è favorevole alla proroga perché, a suo dire, la direttiva “mette in difficoltà le piccole attività del settore, favorendo le multinazionali, che spesso fanno concorrenza sleale”. Il 36,6%, invece, pensa che le spiagge vadano messe a gara. Il 27,1% ritiene infine che vada fatta una riforma strutturale che eviti l’apertura totale alla concorrenza con le multinazionali e che scongiuri anche uno scontro con Bruxelles.
(da Fanpage)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
RISPOSTA: NESSUNO, QUELLA BIMBA DI 8 MESI SAREBBE MORTA
La nave umanitaria Geo Barents, di Medici Senza Frontiere, è arrivata ieri a La Spezia dopo aver salvato oltre duecento migranti nel Mediterraneo centrale.
Per raggiungere il porto ligure ci sono voluti diversi giorni di navigazione. Ieri sono stati fatti scendere i minori, le donne e le persone più fragili, mentre oggi sono riprese le operazioni di sbarco dei 99 uomini adulti rimasti a bordo. Quello che succederà dopo, quando tutti saranno a terra, ancora non è chiaro.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo aver firmato un decreto in cui si vieta alle Ong di effettuare soccorsi multipli e di dirigersi immediatamente al porto assegnato senza deviare la rotta, aveva detto che ogni valutazione sul caso Geo Barents sarebbe stato fatto una volta concluse le operazioni. “Quando la Geo Barents sarà arrivata al porto assegnato, quello di La Spezia, si valuterà se ha rispettato o meno le prescrizioni del decreto legge che impongono di raggiungere senza ritardo il porto indicato”, avevano fatto sapere dal Viminale.
Per l’equipaggio della Geo Barents, però, c’è una legge superiore al codice di condotta del ministro Piantedosi. È la normativa internazionale sul diritto del mare, che impone di salvare chiunque sia in pericolo.
Per questo dopo il primo salvataggio il comandante ha invertito la rotta (erano già diretti a Nord, verso La Spezia) per rispondere a una prima richiesta di soccorso. E poi a una seconda.
In quest’ultimo salvataggio è stata soccorsa anche una bambina di appena 11 mesi. La domanda che pone la Ong è semplice: chi avrebbe salvato quella bambina se la Geo Barents non avesse invertito la rotta, ritardando quindi l’arrivo al porto di La Spezia?
“Mentre proseguono le operazioni di sbarco ci chiediamo: cosa sarebbe successo se non fossimo stati in mare? Ricordiamo di aver sentito un neonato piangere: è un suono incredibile da sentire, perché voleva dire che eravamo lì al momento giusto, altrimenti quel neonato non ce l’avrebbe fatta”, scrive Msf sui suoi profili social, pubblicando la testimonianza di un’operatrice a bordo.
(da Fanpage)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
IL 76% DEI GRANDI CENTRI CENTRI SAREBBE FUORILEGGE SECONDO GLI STANDARD EUROPEI
«Cambio di passo cercasi». Non lascia spazio a troppe interpretazioni il titolo dell’ultimo rapporto Mal’Aria di Legambiente, il documento che raccoglie ogni anno i dati sull’inquinamento atmosferico nelle principali città italiane.
Secondo i numeri raccolti dall’associazione ambientalista, sono 22 (su un totale di 95) le città che hanno superato i limiti giornalieri di polveri sottili (PM10 e PM2.5) consentiti per legge.
Le situazioni peggiori sono a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia, che hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti. Se si tengono in considerazione i target europei per la qualità dell’aria previsti per il 2030, la situazione si fa ancora più critica: il 76% delle città italiane sarebbe fuorilegge per il PM10, l’84% per il PM 2.5 e il 61% per il biossido di azoto.
«L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza», commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. «In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52mila decessi annui da PM2.5, pari a un quinto di quelli rilevate in tutto il continente».
La classifica
A guadagnarsi la «maglia nera» per il maggior inquinamento atmosferico è Torino, che nel 2022 ha sforato per 98 giorni – il massimo consentito per legge è 35 – il limite di 50 microgrammi al metro cubo di PM10. Al secondo posto c’è Milano, dove l’allarme smog è stato registrato 84 volte. A seguire, altre città delle regioni del Nord: Asti (79 giorni), Modena (75), Padova (70), Venezia (70), Cremona (67), Treviso (66). Sono due città del Sud, infine, a completare la top ten: si tratta di Andria (47) e Ragusa (41).
Il rapporto annuale sull’inquinamento atmosferico nei grandi centri urbani è stata anche un’occasione per ribadire le proposte di Legambiente a governo, regioni e amministrazioni locali.
Si va dal potenziamento del trasporto pubblico alla transizione verso i mezzi elettrici, passando per nuovi incentivi alla sharing mobility e un «grande piano di riqualificazione energetica» dell’edilizia pubblica e privata. «La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso – denuncia Ciafani -. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure».
I target europei
Oltre che rappresentare un grosso danno per la salute pubblica, i ritardi nelle azioni di contrasto all’inquinamento atmosferico rischiano di scontrarsi con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Il superamento dei limiti di biossido di azoto nell’aria è già valso a Regione Lombardia diverse procedure d’infrazione presso la Corte di giustizia Ue. Ora, con il nuovo piano per la qualità dell’aria approvato nel 2021, Bruxelles ha fissato nuovi obiettivi da raggiungere entro il 2030. E al momento il nostro Paese non è sulla buona strada. Nel rapporto di Legambiente, infatti, il 76% delle città monitorate ha fatto registrare valori di inquinamento atmosferico superiori ai limiti fissati dall’Ue come obiettivo per il 2030. «Questo significa che le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi entro i prossimi sette anni», precisa Ciafani. «Soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti».
(da agenzie)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
LE SUE OPERE SUI MURI DI KIEV, BUCHA E IRPIN
Lo street artist italiano Tvboy ha installato alcune sue opere in Ucraina. «Solo visitando l’Ucraina ho capito veramente la forza e il coraggio di queste persone. In omaggio alle vittime di questa guerra ho lasciato un segno del mio passaggio per le strade di Kyiv, Buča e Irpin. Ogni giorno un nuovo murale», ha annunciato su Twitter in cui ha diffuso un video in cui si vedono i diversi murales.
Un appello di pace che ha voluto lanciare al popolo ucraino, assieme alla Fondazione Cesvi che l’ha sostenuto, realizzando alcuni graffiti tra le strade di Bucha, Irpini e della capitale Kiev.
In particolare, tra i luoghi scelti dall’artista c’è la scuola dell’infanzia Arcobaleno di Bucha, città teatro di orrori compiuti dai russi.
La struttura era stata completamente distrutta ed è stata poi riaperta dopo che la fondazione Cesvi ha ristrutturato l’istituto dai danni causati dalle bombe.
Sono centinaia i bambini che sono così tornati a scuola. Tra i murales ce n’è uno con una bambina che disegna il simbolo della pace con il blu e il giallo, i colori della bandiera ucraina. In un altro ci sono due bambini con in mano i cartelli «Hope» e «Future».
(da Open)
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Gennaio 30th, 2023 Riccardo Fucile
IL RUOLO DI MORISI E PANDINI PER SALVINI, QUELLO DI GIOVANNA IANNIELLO PER GIORGIA MELONI E IL “PORTAPOCHETTE” CASALINO
Sono diversi i nuovi comunicatori che negli anni si sono distinti per aver inciso positivamente sull’immagine dei propri leader.
Talvolta, instaurando un network di contatti imponente dal punto di vista strategico e relazionale. Tra questi ci sono indubbiamente Augusto Rubei e Paola Ansuini.
Il primo, classe 85 e già portavoce del ministero della Difesa e del ministero degli Affari Esteri, è forse l’unico under 40 in Italia ad aver saputo coniugare una profonda esperienza ai più alti livelli dello Stato, del giornalismo, della comunicazione politica/istituzionale e del management.
Considerato un giornalista autonomo e indipendente, è salito alle cronache per aver ricostruito da zero l’immagine internazionale di Luigi Di Maio alla Farnesina dopo i disastri dei suoi predecessori, oggi è in forza alle relazioni internazionali di Leonardo Spa.
La seconda, cresciuta in Banca d’Italia , viene chiamata nel 2021 da Mario Draghi ai vertici dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi. Soprannominata, con ironia, la “portasilenzio” per i suoi modi sobri e cauti di gestire l’esposizione mediatica dell’ex premier .
Restando tra le file governative, oggi spiccano l’attuale e storica portavoce della premier Giorgia Meloni, Giovanna lanniello e il suo braccio destro Tommaso Longobardi. La lanniello, donna di partito, da sempre legata al centrodestra, iniziò la sua collaborazione con Giorgia ai tempi di Azione giovani. Dal 2008 al 2013 è stata impegnata nella giunta di Gianni Alemanno quando questi ha ricoperto il ruolo di sindaco di Roma.
Luca Morisi e Matteo Pandini per la Lega incarnano invece il momento forse di maggior successo della Lega. Non a caso il primo Governo gialloverde fu pesantemente condizionato dalla strategia aggressiva di Matteo Salvini. Il vero direttore d’orchestra fu proprio Morisi, che […] con La Bestia contribuì a costruire il successo delle Europee del 2019. Non è forse un caso che l’erosione dei voti del Carroccio abbia coinciso con la scelta obbligata di defilarsi. Pandini del canto suo continua a ricoprire il ruolo di portavoce del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Già a capo della comunicazione di Salvini quando sedeva al Viminale, ha un trascorso storico nel Carroccio.
Per il M5S sarebbe impossibile non considerare il social media manager di Giuseppe Conte, Dario Adamo, vero artefice del successo del nuovo capo politico grillino insieme a Rocco Casalino, che alle ultime elezioni ha saputo dimostrare ancora un’ottima visione strategica per il successo del nuovo Movimento. Infine il Partito Democratico, con Monica Nardi e Laura Cremolini.
(da l’Espresso)
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