Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
IL BIBLISTA MONSIGNOR FRISINA LO FULMINA: “DANTE NON ERA NÉ DI DESTRA NÉ DI SINISTRA, ERA UN GRANDE ITALIANO”
«La destra ha cultura e ha una grandissima cultura: il fondatore del pensiero di destra nel nostro Paese è stato Dante Alighieri, per la sua visione dell’umano e delle relazioni interpersonali e anche per la sua costruzione politica profondamente di destra». È quella che lo stesso ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, intervenendo all’evento organizzato da Fratelli d’Italia a Milano in vista delle elezioni regionali in Lombardia, definisce come «una affermazione forte».
Confessa Sangiuliano: «Fare il ministro della Cultura è un po’ il sogno della mia vita, anche per misurarmi e provare a cambiare quella corrente rispetto alla quale ho sempre remato controcorrente sia nella mia attività professionale di giornalista sia come saggista e cultore della storia. La destra ha cultura, deve soltanto affermarla». Ma, avverte ancora Sangiuliano, «non dobbiamo sostituire alla egemonia culturale gramsciana della sinistra una egemonia della destra: noi dobbiamo liberare la cultura, perché la cultura è tale se è libera e aperta dialetticamente. Io — assicura il ministro della Cultura — non voglio sostituire l’egemonia di sinistra con l’egemonia di destra, ma voglio affermare l’egemonia italiana».
Dante fondatore del pensiero di destra? Il Sommo poeta «non era né di destra né di sinistra, era un grande italiano». Monsignor Marco Frisina, fine biblista e compositore autore di un musical sulla Divina Commedia e ideatore di un viaggio triennale con le letture del capolavoro dantesco, replica così alle affermazioni del ministro Sangiuliano. «Forse — osserva all’Adnkronos — la sua è stata una provocazione. Ognuno è libero di pensarla come vuole ma io non amo mettere gli uomini di cultura del passato in uno schieramento, è inopportuno».
(da Il Corriere della Sera)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
PER QUANTO INVECE RIGUARDA LA CONOSCENZA DEI CANDIDATI PRESIDENTI TRA I CITTADINI, ATTILIO FONTANA E LETIZIA MORATTI SONO NOTI AL 99% DEGLI INTERVISTATI, MENTRE IL CANDIDATO DI PD E M5S PIEFRANCESCO MAJORINO SI FERMA AL 78%
Nuovo sondaggio sulle regionali in Lombardia, questa volta di Winpoll, che farà molto discutere. L’ex vicepresidente della Regione Lombardia Letizia Moratti, infatti, è data come gradimento davanti al candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino, che quindi conquista “solo” il terzo gradino del Podio. La prima posizione del candidato Attilio Fontana, invece, pare difficile da scalzare.
Secondo quelle che sono le ultime intenzioni di voto rilevate dal sondaggio Winpoll, ad attrarre maggiore consensi e intenzioni di voto c’è ancora una volta l’attuale presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che raccoglierebbe il 41,3%. Segue al secondo posto Letizia Moratti con il 27,6%, che supererebbe il candidato unitario di centrosinistra e M5S Pierfrancesco Majorino (fermo, secondo il sondaggio, al 25,2% dei consensi).
Per quanto invece riguarda l’operato di Attilio Fontana, il 16% degli intervista non sa o non risponde. La rimanente parte delle persone interpellate, invece, si giudica molto soddisfatto dell’operato all’8%, abbastanza soddisfatto al 29%, poco soddisfatto al 40% e per nulla soddisfatto al 23%.
Il sondaggio commissionato da Winpoll, però, ha chiesto anche agli intervistati un’opinione in merito alla fiducia che hanno nei candidati alla presidenza della Regione Lombardia. Attilio Fontana, attuale governatore, raccoglie il 44%, Letizia Moratti il 39% e Pierfrancesco Majorino il 40%. Per quanto invece riguarda la conoscenza dei candidati presidenti, è stata rilevata una conoscenza degli intervistati di Attilio Fontana e di Letizia Moratti pari al 99%, mentre il candidato del centrosinistra Piefrancesco Majorino si ferma al 78%.
(da agenzie)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
L’IDEA MUOVE DA UN PRINCIPIO: IL SUCCESSO DI UN MUSEO NON SI VALUTA IN BASE AL NUMERO DEI VISITATORI CHE VI AFFLUISCONO, MA AL NUMERO DEI VISITATORI AI QUALI HA INSEGNATO QUALCOSA
Il Louvre – il museo più frequentato nel mondo (7.8 milioni nel 2022) – ha annunciato che limiterà il numero degli ingressi giornalieri (30.000), «per facilitare una visita più confortevole e garantire condizioni di lavoro ottimali per il personale». Si tratta di una misura già sperimentata con successo dallo scorso giugno. Una decisione […] al di là di certe prospettive economicistiche affermatesi in Europa (soprattutto in Italia).
Negli ultimi anni, i musei sono stati concepiti come luoghi subordinati a parametri neoliberisti (numero dei visitatori, misura dei guadagni, centralità del marketing), simili a templi da occupare seguendo le spietate leggi del mercato o a spazi d’intrattenimento, per masse attratte in modo particolare dal desiderio di postare foto sui social.
Il Louvre invita a riarticolare la filosofia stessa delle istituzioni museali pubbliche. Dare un maggiore rilievo alla qualità della fruizione. Consentire al pubblico una più corretta lettura dell’arte, senza più destreggiarsi tra folle distratte. Ricominciare a pensare le opere non come indifferenti prodotti, ma insostituibili occasioni «troppo umane»
Una proposta che sembra muovere dalla critica di Georges-Henri Rivière, fondatore del Musée des arts et des traditions populaires di Parigi: «Il successo di un museo non si valuta in base al numero dei visitatori che vi affluiscono, ma al numero dei visitatori ai quali ha insegnato qualcosa».
(da Il Corrire della Sera)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA FIGLIA DI SERGEY NARYSHKIN, IL CAPO DEI SERVIZI ESTERI RUSSI, A BALI…IL FIGLIO DELL’EX GENERALE KGB DZHABAROV, VA IN CALIFORNIA… A LUGLIO VLADIMIR PLOTNIKOV, UNO DEI DEPUTATI DELLA DUMA PIÙ VICINI A PUTIN, ERA IN VACANZA A VENEZIA
La figlia di Shoigu a fare shopping di lusso a Dubai assieme al marito – che pure sarebbe in età utile per il fronte. La figlia di Sergey Naryshkin, il capo dei servizi esteri russi, a Bali, poi in Turchia, poi anche lei a Dubai. Il figlio del senatore antiamericano e anti Nato (e ex generale Kgb) Dzhabarov, dove, se non in California? Nei giorni di Capodanno e Natale, mentre erano in corso massacri a Bakhmut e Soledar, non pochi figli e mogli di oligarchi, élite e spie russe se ne stavano in ricche vacanze occidentali.
Quell’Occidente che i loro papà dicono di voler distruggere o, nei casi estremi, radere al suolo (vedi esortazioni di Dmitry Medvedev). […] Ma Ksenia Shoigu non è la sola, a spassarsela mentre il padre dirige il carnaio provocato dall’aggressione dei russi in Ucraina, assieme a Valery Gerasimov (la cui figlia è in ricca vacanza anche lei, ma in un resort extra lusso in Crimea).
E singolarmente, per lei o altri figli di oligarchi o di capi dei servizi segreti russi, non sorgono campagne online di protesta […] Veronica Naryshkin ha un profilo Instagram chiuso, ma la sua amica, Victoria Kosolapova, no, e posta le foto delle vacanze insieme. Oltre a Bali e Turchia compaiono Grecia e, ovviamente, Italia. In barba alle sanzioni ai padri. Ma ci sono anche, dopo l’inizio della guerra, belle foto di lei su The Ins a pesca nei mari delle Seychelles
La figlia di Shoigu ha invece una società d’investimenti che riceve subappalti dall’oligarca Gennady Timchenko per costruzioni di infrastrutture pubbliche, è stata consulente del vicepresidente della Gazprombank, e amministratore della fondazione dell’oligarca Vladimir Evtushenkov. A Dubai ha svernato in un albergo piacevole, il Caesars Palace, che ha costi anche di tremila euro a notte. Non sembrano persone slegate dai padri. L’élite dorata non soffre il macello.
A luglio Vladimir Plotnikov, uno dei deputati della Duma più vicini a Putin, sotto sanzioni nell’Ue (e negli Usa), con divieto di viaggio in Europa e conti congelati, se ne stava in laguna, fu la figlia stessa a segnalarci che erano in vacanza a Venezia. C’è qualche problemino nei controlli di frontiera italiani? Erano arrivati per mare?
(da agenzie)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
I DUE PUTINIANI SONO UNA SCRITTRICE NO VAX E UN MILITANTE DI FORZA NUOVA
Sul canale della Tv di Stato russa Rossiya 1 sono stati intervistati due italiani durante una trasmissione che puntava a dimostrare quanto bene si vive ora nell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, sotto il controllo russo. I due, Marinella Mondaini ed Riccardo Emidio Cocco, si sono trasferiti nel Donbass e lì avrebbero iniziato una nuova vita.
Chi è Marinella Mondaini
La prima a venire mostrata Marinella Mondaini, mentre il secondo è Riccardo Emidio Cocco. Si tratta di due personaggi controversi. Mondaini si presenta come giornalista sull’Antidiplomatico, dove spesso ha attaccato anche i vaccini contro il Covid. Scrittrice e personaggio pubblico, ha vissuto a Mosca, e sovente si è prestata alla diffusione della propaganda del Cremlino. Uno dei suoi scritti è intitolato il Donbass vive e vivrà, e al suo interno è chiaro l’allineamento alla versione di Mosca, tanto che la regione ucraina viene definita «indipendente da Kiev». Ancora più eclatante è la sua visione sul massacro di Bucha, che ha descritto come «un cinefantasy di Kiev».
Chi è Riccardo Emidio Cocco
Riccardo Emidio Cocco, invece è arrivato in Russia arruolandosi nei gruppi paramilitari che combattono al fianco dell’esercito di Mosca per escludere il Donbass dal controllo dell’Ucraina. Come riporta il Messaggero, ha più volte sostenuto attivamente le scelte di Vladimir Putin. In un video di marzo 2022 aveva lanciato un appello agli italiani per sostenere le Repubbliche separatiste «con donazioni e atti dimostrativi». Nello stesso filmato sosteneva di essere stato lui ad affiggere in Piazza del Popolo a Roma uno striscione dove si leggeva «Usa la guerra è colpa tua. Europa rialza la testa. Fuori dalla Nato. No alle sanzioni suicide. Chiedi la pace». Cocco ha fatto parte di Forza Nuova ed è considerato uno dei nomi che collegano il Donbass, la guerra in Ucraina, i filoputiniani e l’estrema destra nel nostro Paese. Di cosa si occuperebbe ora in Russia? Secondo Rossiya 1 sarebbe diventato un pizzaiolo.
(da agenzie)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
IL RISCHIO DI AVERE AL POTERE GENTE RIDICOLA E’ CHE A FURIA DI RIDERE NON CI SI ACCORGE PER PUO’ ESSERE ANCHE PERICOLOSA
Il rischio di avere al potere gente ridicola è che a furia di ridere non ci si accorge che può essere anche pericolosa.
Tre giovani spruzzano vernice lavabile sul portone di Palazzo Madama per esprimere la loro “disperazione” di fronte alla scelleratezza della politica in tema di cambiamento climatico, e le forze dell’ordine, da loro pacificamente aspettate, li traducono nelle patrie galere.
Mentre vengono insultati da tutto l’arco parlamentare (“vandali”, “teppisti”, “terroristi”), il presidente del Senato La Russa, che a casa colleziona bambolotti-busti del duce che fa il saluto romano, si costituisce parte civile, e a coloro che chiama “ragazzotti” chiede perentoriamente i danni materiali e morali (non si capisce se suoi, dei senatori, o degli eredi dell’architetto Paolo Marucelli, la cui facciata è stata orrendamente deturpata per un pomeriggio, prima di venire lavata presumibilmente per la prima volta nella sua storia).
Il ministro della Cultura Sangiuliano, definendo il gesto “gravissimo, ignobile, intollerabile”, dice che “è necessario inasprire le sanzioni contro chi danneggia il nostro patrimonio architettonico”, forse ignaro (come di altro, del resto) che le pene sono state già inasprite (da Salvini, che ha sùbito twittato la rivendicazione), da cui l’arresto per imbrattamento.
Ma a Sangiuliano non basta. Li mandiamo al 41-bis?
Così, mentre la riforma Cartabia libera mafiosi, stupratori e assassini, le carceri si riempiranno di 18enni con le bombolette spray.
O Sangiuliano aveva in mente una punizione più spettacolare, anche per spezzare l’egemonia giustizialista della sinistra? La gogna? Il taglio della testa? Potremmo allestire il set del patibolo in piazza della Signoria e far pagare di più il biglietto per gli Uffizi ai turisti americani.
Veniamo al nostro preferito, il ministro leghista dell’Istruzione e del Merito (praticamente un ossimoro ambulante) Valditara.
Dopo averci sollazzato con le sue acrobazie semantiche circa la sostanziale interscambiabilità dei lemmi “umiliazione” e “umiltà” da infliggere agli studenti indisciplinati (memorabile il video horror in cui discetta di punizioni scolastiche a cena con Bruno Vespa e Maria Latella), ha annunciato che querelerà i giovani della Rete Studenti Milano.
Cos’hanno fatto stavolta, questi discoli? In un comunicato hanno fatto i nomi dei “mandanti morali” delle morti che avvengono in alternanza scuola-lavoro: Confindustria, Draghi, Inail (che non risarcirà i genitori dello studente Giuliano De Seta, morto in azienda) e, appunto, Valditara, “tasselli che compongono il mosaico di un sistema… schiavo del profitto e del tutto disinteressato al capitale umano utilizzato per generarlo”. “Dichiarazioni infamanti e gravemente diffamatorie”, ha tuonato Valditara, “ho dato mandato agli avvocati di querelare i responsabili”, ricordando molto i tromboni pre-Rivoluzione francese che vessavano i poveracci col latinorum incipriandosi la parrucca (anche Calderoli ha detto che querelerà chi critica la sua Autonomia differenziata, ma forse intendeva solo gli adulti).
Un anno fa, governo Draghi, gli studenti furono manganellati mentre manifestavano per un altro loro coetaneo, Lorenzo Parelli, morto in alternanza scuola-lavoro, che adesso si chiama “Percorsi Trasversali per le Competenze e l’Orientamento” e che sarebbe più corretto chiamare “alternanza scuola-schiavismo con rischio di morte”, visto che a causa di questa ideona di Renzi dal 2017 a oggi sono morti 18 studenti e 300mila si sono infortunati.
Se sopravvivono e protestano, li si punisce (fatto salvo il ridicolo, a furia di punire si arriva in Iran). “Diffidate di tutti coloro nei quali è forte l’istinto di punire”, avvertiva Nietzsche; “è gente di qualità e origine scadente; dai loro volti occhieggia il boia”.
Sulla qualità scadente di questi governanti non ci sono dubbi; vigileremo che dietro non ci sia anche il boia.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
COME SE MATTARELLA PRENDESSE PARTE A UNA DIREZIONE DEL PD… POI CI LAMENTAVA DEI CINQUESTELLE? AVEVANO PIU’ RISPETTO DELLE ISTITUZIONI
Perché stupirsi della partecipazione di Ignazio La Russa, presidente del Senato, al “conclave” di partito convocato dalla premier Giorgia Meloni per lunedì a Palazzo Chigi?
Perché farlo, del resto, se la ruspante seconda carica dello Stato ha mantenuto intatto ed efficiente il suo ufficio nella storica sede del partito in via della Scrofa?
Dove va e da dove viene, dove si trattiene e riceve come nulla fosse, all’occorrenza, spostandosi di 150 metri appena dall’ufficio istituzionale di Palazzo Giustiniani.
Già, “istituzionale”. Perché lo è la sua carica, dovrebbe esserlo il suo stand, dovrebbe esserlo ogni istante della sua giornata, ogni impegno della sua agenda, ogni proposito che attraversa la sua mente. E invece essere parlamentare della Repubblica italiana dal 1992 (dal millenovecentonovantadue) non è stato sufficiente per consolidare, nel settantaseienne metà milanese e metà paternese La Russa, una robusta coscienza democratica e un consapevole rispetto del ruolo.
Quel che accadrà lunedì, se nel frattempo non sopravverrà un auspicabile ripensamento, sarà equiparabile – detto col dovuto rispetto – alla partecipazione del presidente Sergio Mattarella a una direzione del Pd. O al vertice di una virtuale maggioranza di centrosinistra. Sarebbe uno scandalo istituzionale, appunto.
“Io sono molto più informale e libero cercando però di essere nella sostanza più terzo di quanto vi immaginate, molto più terzo – aveva avvertito il nostro all’indomani dell’elezione allo scranno più alto del Senato – Poi quando vado a via della Scrofa… se voglio andarci ci vado, non c’è scritto da nessuna parte che io possa dover dire in che bar vado o se devo prendere l’ascensore A o B”.
Ecco, ci va, alle riunioni di partito e perfino di governo. Eccome se ci va. Ma l’istituzione non è un bar e nemmeno un ascensore, tantomeno la curva dell’Inter. Ed è una distinzione della quale, dopo 31 anni anni in Parlamento, sarebbe il caso che anche il presidente La Russa prendesse atto.
(da La Repubblica)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
DALLA SORTE DEI MIGRANTI AL CASO DI COSPITO, LA COSTITUZIONE VIENE MALTRATTATA
La vita pubblica è intessuta di dubbi e di domande, che interrogano il nostro senso di giustizia. La sorte dei migranti o quella d’un detenuto in sciopero della fame contro i rigori del 41 bis, o ancora i raid degli ambientalisti — sono soltanto alcuni dei problemi sollevati quotidianamente dalla cronaca.
Ma le risposte si trovano — a volerle leggere — nella Carta del 1947, un testo i cui artefici sono ormai morti e sepolti.
Curioso, non è vero? Però succede lo stesso, per i credenti, con il Corano o con la Bibbia. E d’altronde la Costituzione è una «Bibbia laica», diceva il presidente Ciampi. Sicché proviamo a consultarla, benché quel testo abbia ben pochi lettori.
A proposito dei salvataggi in mare, innanzitutto.
Il primo decreto legge del 2023 li rende impervi, se non proprio vietati. Giacché le navi delle Ong devono dirigersi verso un «porto sicuro», individuato dall’autorità governativa. Ancona, nel caso della Ocean Viking; e pazienza se il viaggio si prolunga per giorni, affrontando onde alte sei metri. Pazienza pure per gli altri naufraghi incontrati durante la navigazione, dato che c’è il divieto d’imbarcarli. Per sovrapprezzo si contemplano sanzioni decise dai prefetti, oltre al fermo della nave. Così i costi per le Ong salgono, la loro presenza in mare si riduce. Con quale giustificazione? Perché non possiamo consentire alle navi private di sostituirsi allo Stato, ha detto il ministro Piantedosi.
Errore: è la Costituzione a consentirlo. Attraverso il principio di sussidiarietà orizzontale (articolo 118), che favorisce «l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale».
Dunque o sbaglia il governo, o è sbagliata la Costituzione. Parrebbe più plausibile la prima alternativa.
E c’è poi il caso di Alfredo Cospito, militante anarchico in regime di carcere duro, sebbene non abbia mai ucciso nessuno.
Lui è in sciopero della fame da tre mesi, ha già perso 35 chili, però non smette, non desiste. Non per se stesso, dice; bensì per gli altri 800 detenuti sottoposti al 41 bis.
E che cos’è questa misura? Una forma di carcerazione medievale che vieta ogni contatto persino con i figli che abbiano più di 12 anni, e che lascia il recluso in isolamento totale, senza libri né giornali.
Misura necessaria — affermano i suoi difensori — per i criminali più pericolosi. Ma ad accusarla è la Costituzione, oltre a una macabra statistica (l’anno scorso 84 suicidi nelle carceri italiane, un record).
Dice l’articolo 27: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Tuttavia non c’è clemenza nel carcere duro, come d’altronde non c’è speranza di recupero sociale per chi subisca l’ergastolo ostativo, il “fine pena mai”. Da qui le censure di vari organismi internazionali; quelli nazionali, viceversa, finora hanno chiuso un occhio, o meglio tutt’e due. Accecando in ultimo la Costituzione, povera donna.
Terzo caso: i giovani ambientalisti di Ultima Generazione. Anche qui una storia di carceri e manette, anche qui la mano dura dello Stato contro chi viola le leggi dello Stato, sia pure in nome della legge più alta, la Costituzione dello Stato italiano.
L’episodio più recente (2 gennaio) chiama in causa dei ragazzi colpevoli d’avere imbrattato la facciata del Senato, spruzzando vernice lavabile su quegli austeri muri. Epilogo: due denunce, tre arresti, un processo per direttissima.
Perché la loro azione è riprovevole, come no. Ma se ogni iniziativa pacifica contro l’uso dei combustibili fossili cade in un vuoto d’attenzione, se l’emergenza climatica mette a repentaglio la sopravvivenza stessa del pianeta, allora il meno che possa capitarti è una crisi di disperazione.
Anche perché i politici che fanno orecchie da mercante sono i medesimi che l’anno scorso riscrissero l’articolo 9 della Costituzione, imponendo al nostro Stato di tutelare «l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni».
Ecco infatti il vero nemico dello Stato: se stesso, quando sconfessa i propri principi fondativi.
Michele Ainis (costituzionalista)
(da La Repubblica)
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Gennaio 14th, 2023 Riccardo Fucile
AL LOUVRE E AL PRADO IL TICKET COSTA 15 EURO, AGLI UFFIZI DI FIRENZE 25 EURO
Nei primi mesi del suo mandato, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha fatto più volte parlare di sé, per uscite che hanno suscitato polemiche.
L’ultima in ordine di tempo riguarda il costo dell’ingresso ai musei. Commentando la decisione del direttore degli Uffizi di Firenze di aumentare il prezzo base del biglietto da 12 a 25 euro, Sangiuliano non solo ha difeso la scelta, ma ha allargato il ragionamento sostenendo che “’c’è anche un discorso morale, etico perché se una cosa ha un valore intrinseco, storico, deve anche essere un po’ pagata”.
“Del resto – ha proseguito il ministro – una famiglia media americana che viene da noi investe in media 10-20mila dollari, quindi pagare 20 euro per la visita di un bene unico ci può anche stare“
Le parole di Sangiuliano hanno attirato le critiche di molti esperti del settore, che lo hanno accusato di portare avanti una visione classista ed elitaria della fruizione dei beni culturali, che taglierebbe fuori le fasce più svantaggiate della popolazione.
“Intanto non è vero che c’è stato l’aumento dei prezzi dei musei – ha detto Sangiuliano -. C’è stato soltanto un direttore di museo, il direttore degli Uffizi Schmidt, che nella sua autonomia gestionale ha deciso di aumentare il prezzo. Sulla cosa io sono stato d’accordo”. Il ministro ha proseguito, spiegando: “Noi diamo una domenica gratuita al mese a tutti quanti. Io poi ho allargato i giorni gratuiti perché ho aggiunto il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre”.
Sangiuliano respinge le critiche di chi ritiene che voglia far diventare i musei un bene di lusso, riservato ai turisti che possono pagare certe cifre. “Chi non può permettersi il costo del biglietto, può andare nei giorni gratuiti”, taglia corto il ministro.
D’altra parte, secondo il titolare del dicastero, l’aumento dei prezzi risponde all’esigenza di adeguarsi agli standard europei.
In realtà, è stato fatto notare come l’ingresso ad alcuni tra i maggiori poli museali del continente costi molto meno dei 25 euro stabiliti dal direttore degli Uffizi,, dal Louvre (15 euro) al Prado (15 euro), fino al Partenone (dai 10 ai 15 euro). E ci sono anche luoghi, come l’Inghilterra, dove l’accesso è sempre gratuito.
“Nel modello inglese, c’è un sistema di detrazioni fiscali da parte dei privati che contribuiscono al mantenimento del museo che nel nostro Paese non esiste, ma che si potrebbe anche pensare lontanamente di fare”, ribatte sul punto Sangiuliano.
“Per quanto riguarda gli altri Paesi, loro hanno i giorni gratuiti?”, si chiede poi il ministro. La risposta è sì. Per esempio, al Prado di Madrid si entra gratis ogni giorno, nelle ultime due ore di apertura. Al Louvre ogni primo sabato del mese.
Entrambi prevedono poi una lista di categorie esonerate dal pagamento simile, se non maggiore, rispetto a quelle dell’Italia.
Le risposte di Sangiuliano non soddisfano l’opposizione. Il deputato del Pd e membro della commissione Cultura della Camera Matteo Orfini attacca: “Non si deve trattare la cultura come una merce o come un lusso. Il tema semmai è come portare nei musei o in un teatro, in un cinema, a un concerto che oggi non ci va”. E continua: “È chiaro che se ragioniamo solo su quanto produce la cultura in termini di entrate per lo Stato, si rischia di avere un effetto opposto”.
Secondo Orfini però da parte del governo “non mi sembra ci sia una grande voglia di investire in cultura e di considerarla uno degli strumenti attraverso cui si ricostruisce una comunità e si rafforza la democrazia”.
(da Fanpage)
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