Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
IL TENTATIVO DI MEDIAZIONE FALLITO CHE FAVORISCE PER L’ENNESIMA VOLTA I SOVRANISTI
Per le elezioni regionali nel Lazio, che si terranno il prossimo 12 e 13 febbraio, Europa Verde aveva tentato una mediazione con il Movimento Cinque Stelle, per convincere Giuseppe Conte a correre insieme al centrosinistra con un candidato unico. Compatti, era il ragionamento, ci sarebbero state più chance di vittoria. Sappiamo come è andata, visto che poi il Movimento ha optato per una sua candidatura autonoma, quella di Donatella Bianchi, ma i dettagli di quel tentato accordo li ha rivelati questa mattina Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde insieme a Eleonora Evi.
“Per le regionali nel Lazio, il M5S avrà un ruolo probabilmente determinante nel consegnare la regione alla destra”, ha detto Bonelli in una conferenza stampa alla sede della stampa estera, dove ha presentato un dossier di 15 pagine, inviato a tutti i colleghi del gruppo europeo dei Verdi, in cui si elencano i motivi per cui Europa Verde è contraria all’ingresso del M5s nel gruppo dei Verdi al Parlamento europeo.
Nel dossier si fa riferimento a un incontro tra i due, avvenuto a novembre 2022, in cui il co-portavoce di Europa Verde propose a Conte un patto per andare uniti alle regionali del Lazio, dove tra l’altro il Partito democratico e il M5S governano insieme.
“Giuseppe Conte – si legge nel testo del rapporto presentato questa mattina – invece di confermare la maggioranza che governa la regione Lazio, ha deciso irresponsabilmente di rompere l’alleanza e correre elettoralmente da solo. Questa scelta farà vincere la destra e rafforzerà il governo Meloni”.
“Gli proposi anche di sceglierlo lui il candidato”, ha raccontato Bonelli. Ma Conte ha rifiutato l’offerta, ammettendo che non gli conveniva allearsi con il Partito democratico “perché il M5S avrebbe perso voti”.
“Io gli ho risposto: ‘ tu perderai voti, ma noi perderemo la Regione Lazio’. Io sono stato assessore alla Regione Lazio, all’Ambiente, e in quegli anni ho fatto un’operazione di costruzione del sistema dei parchi del Lazio, e messo a tutela decine e decine di migliaia di ettari di parco in questa Regione, salvandola dalla speculazione edilizia.
Nel programma di Fratelli d’Italia c’è chiaramente la riduzione dei perimetri dei parchi, per aprirli alla speculazione. Ora io mi chiedo come sia possibile sacrificare un territorio, con tutte le conseguenze dal punto di vista ambientale, solo perché hai paura di perdere voti”, ha detto Bonelli.
“Penso che sia giunto il momento in cui tutti, noi, il M5s e il Pd, cominciamo a ragionare su quale sia la base programmatica per costruire un’alternativa alla destra. Se il M5s va da solo, è evidente che si sta consegnando questa Regione alla destra. Mentre parlo ci sono due bravi assessori del M5s, donne, Lombardi e Corrado, che governano con il Pd. Qualcuno sa spiegare perché oggi tu governi insieme e domani non ti puoi presentare alle elezioni con lo stesso candidato? È una follia inspiegabile”.
“Quando ci saranno le elezioni, se dovesse vincere la destra, non li voglio vedere in piazza per dire ‘difendiamo i parchi di questa Regione’, perché dovevano pensarci un po’ prima”, ha sbottato Bonelli.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
“SE UNO VUOLE ESSERE ONESTO CON IL PASSATO, DEVE DIRE LA VERITA'”
Ammettere le proprie responsabilità sul fascismo è stato un dovere morale per la destra italiana. A dirlo è Gianfranco Fini, ex leader del Movimento Sociale Italiano e fondatore di Alleanza nazionale.
Ospite del programma BellaMa, in onda questo pomeriggio su Rai 2, l’ex ministro ha parlato delle celebrazioni per la Giornata della Memoria e ha commentato: “Per chi come me è stato il segretario del Movimento Sociale, quindi il capo della destra politica italiana, era un dovere morale chiudere quella pagina in maniera definitiva e ammettere le responsabilità del fascismo. Se uno vuole essere onesto con se stesso e con il passato, deve dire la verità”.
Fini, dopo aver più volte sostenuto la propria appartenenza ideologica all’universo fascista, dalla svolta di Fiuggi negli anni Novanta tracciò il percorso di progressivo allontanamento dalla matrice del MSI.
E mentre ricopriva la carica di presidente di AN, si recò in viaggio in Israele, dove definì le leggi razziali come il “male assoluto” del ventesimo secolo.
Proprio ricordando quel viaggio, intervenendo a BellaMa Fini ha raccontato: “Le immagini di quel viaggio mi emozionano ancora oggi. Sapendo esattamente quello che è accaduto dal 1938 al 1945 con le leggi razziali, se si ha un minimo di coscienza, ci si deve commuovere”.
Infine Fini, rispondendo ad alcune domande dal pubblico in materia di Costituzione e riforme, ha parlato della questione dell’Autonomia differenziata, inserita dalla maggioranza nel programma di governo.
“Le Regioni, che sono state istituite nel 1970, oggi hanno un ruolo molto importante nella vita della Repubblica. Perché non pensare di guardare un po’ in Europa, dove per esempio c’è il modello tedesco, che prevede il Bundestag, equivalente della nostra Camera dei Deputati, e poi c’è il Bundesrat, che loro chiamano Camera dei Lander, ovvero delle Regioni. Ovviamente questo è un modello che non può essere trasferito automaticamente in Italia, ma secondo me può funzionare proprio perché portando le istanze regionali al livello più elevato del secondo ramo del Parlamento si garantirebbe forse di più quella coesione nazionale, che è uno dei valori costituzionali che non può mai essere messo in discussione”.
Infine, ha concluso: “Il divario tra Nord e Sud è nella logica delle cose, siamo quindi sicuri che dare più potere ad alcune Regioni non significhi aggravare ancora di più quel divario? Secondo me, quindi, un Senato delle Regioni potrebbe essere un buon antidoto”.
(da Fanpage)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
CI SONO 0.2 OMICIDI OGNI 100 MILA ABITANTI
Ieri mattina, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio, ha dichiarato l’Italia uno dei paesi più sicuri d’Europa e, a maggior ragione, del mondo. Ieri ho cercato la frase di Curzio e, fra le varie agenzie di stampa, e fra titoli cupi e allarmistici, ho fatto una fatica boia a rintracciarla.
Comunque: in una trentina d’anni siamo passati da quasi duemila omicidi l’anno a trecento, e stavolta soltanto Svizzera e Norvegia hanno un tasso di omicidi più basso del nostro.
E mi sembra il momento giusto per un quiz: sapete qual è la più sicura delle dodici grandi città italiane, quelle con più di 250 mila abitanti? Palermo. Da anni. A Roma, che dopo Madrid è la capitale più sicura d’Europa, ce ne sono 0.6 ogni 100 mila abitanti. A Palermo 0.2.
E intanto continuano a calare anche furti e rapine, e mi piacerebbe se, quando troviamo del tempo libero, dopo esserci scandalizzarci del mutismo dei vicini di casa di Messina Denaro, uno di noi spianasse il microfono davanti a un palermitano e a bruciapelo […] gli chiedesse: scusi, ma perché voi avete meno omicidi di Firenze e Bologna? Perché non sparate? Perché ci rovinate tutta la nostra mitologia?
(da La Stampa)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
L’UOMO ERA STATO ARRESTATO IN UCRAINA PER ALTO TRADIMENTO ED È STATO RISPEDITO IN RUSSIA GRAZIE A UNO SCAMBIO DI PRIGIONIERI
Viktor Medvedchuk torna in campo e minaccia Zelensky. Nove mesi dopo il suo arresto in Ucraina per sospetto tradimento, tornato libero e rifugiatosi a Mosca grazie a uno scambio di prigionieri eccellenti, l’ex leader dell’opposizione filorussa ha annunciato che sta lavorando a un nuovo raggruppamento in rappresentanza di «un’altra Ucraina».
Quella che a suo dire è contraria al “neonazismo” promosso dall’attuale presidente. Medvedchuk ha scelto i microfoni di Russia Today. E difficilmente poteva essere altrimenti. Il politico e uomo d’affari ha un legame molto stretto con il presidente russo Vladimir Putin, che ha fatto anche da padrino di battesimo a sua figlia.
«Ho passato tutti questi mesi – ha spiegato – a mettere insieme una squadra. Molte persone sono venute da Kiev, molte ora sono fuori dall’Ucraina, in Russia, in Europa e in Turchia. Sono pronte a continuare la lotta e a farsi sentire».
(da la Stampa)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
IL MANIFESTANTE FILO-PUTINIANO CHE HA BRUCIATO IL CORANO È STATO PAGATO DA UN EX COLLABORATORE DEL MEGAFONO DELLA PROPAGANDA RUSSA “RUSSIA TODAY”
C’è lo zampino della Russia nello stop (temporaneo) all’entrata della Svezia nella Nato decretato dalla Turchia di Recep Tayyip Erdogan. A indignare Ankara, ma anche molti altri Paesi di fede musulmana, è stato, sabato scorso, il rogo di una copia del Corano davanti all’ambasciata della Turchia nella capitale svedese.
Come è noto a compiere il gesto è stato Rasmus Paludan, un avvocato danese, che però ora ha ammesso di aver avuto l’idea (e i soldi) da Chang Frick, ex collaboratore del canale di propaganda russa Russia Today , proprietario del quotidiano online Nyheter Idag e giornalista di punta nel canale tv Risks che è finanziato dai Democratici Svedesi, la formazione nazionalista e populista che appoggia dall’esterno il governo di Ulf Kristersson.
Ora Frick è noto per essere un ammiratore di Vladimir Putin, di cui colleziona anche i calendari e le magliette, nonché un sostenitore della causa di Mosca, ostile all’allargamento Nato che avrebbe «implicazioni negative» per la pace in Europa. «Il rogo del Corano a Stoccolma è chiaramente opera dei servizi speciali russi — ha detto Oleksandr Danyliuk, consigliere del ministero della Difesa ucraino -, azioni del genere non dovrebbero rimanere senza risposta».
(da il Corriere della Sera)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
STA TRATTANDO UN’ALLEANZA TRA IL SUO GRUPPO ECR, CONSERVATORI E RIFORMISTI, E IL PARTITO POPOLARE EUROPEO IN VISTA DEL VOTO DEL 2024
Giorgia Meloni ha deciso di dare una definitiva sterzata al suo standing internazionale. Il passaggio chiave per costruire una nuova immagine di sé all’estero passa ovviamente per l’Europa. Il suo obiettivo è negoziare un’alleanza tra il gruppo dei Conservatori e Riformisti ECR, di cui è presidente, e il Partito Popolare Europeo (Ppe), in vista delle elezioni europee del 2024.
A fare da mediatore è il ministro degli esteri, Antonio Tajani, grande conoscitore degli equilibri tra i palazzi belgi, nonché amico del presidente del partito popolare, Manfred Weber.
La trattativa sta avvenendo alle spalle di ciò che resta di Silvio Berlusconi: il Cav aveva sempre immaginato per sé il ruolo di traghettatore di ex missini e leghisti verso i salotti bene dell’Europarlamento, ma ora la sua parabola discendente lo ha privato di qualsiasi potere negoziale.
Il piano della Meloni si basa sulla volontà di trasformare Fratelli d’Italia da partito euro-scettico e sovranista in formazione conservatrice.
Una solida alleanza Ecr-Ppe andrebbe a rafforzare anche il rapporto con Ursula Von Der Leyen, eletta in quota popolare (veniva dal partito della Merkel, la Cdu) e che sogna la riconferma alla guida della Commissione: il suo mandato scade il 31 ottobre 2024.
Ovviamente l’asse tra le due formazioni dell’Europarlamento sposterebbe a destra il baricentro del Partito popolare, al cui interno ora campeggiano, con tendenze più moderate, anime liberali e vecchi volponi democristiani. Inoltre, cambierebbe la stessa maggioranza del parlamento a Bruxelles, dove i Socialisti & Democratici, fiaccati dallo scandalo mazzette Qatargate, sono piuttosto indeboliti politicamente.
I piani del tandem Meloni-Tajani potrebbero essere ostacolati dai polacchi del PiS, alleati di Fratelli d’Italia e, attualmente, il partito più numeroso del gruppo Ecr all’Europarlamento.
Il potere di interdizione di Kaczynski e soci si deve alla rinnovata centralità di Varsavia a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina: il fervore anti russo, l’oltranzismo atlantista e la disponibilità totale verso le richieste di Zelensky hanno trasformato i polacchi. Non sono più appestati da sanzionare per le violazioni allo stato di diritto, ma interlocutori imprescindibili.
Un’eventuale alleanza Ecr-Ppe cambierebbe il profilo politico di Giorgia Meloni agli occhi dell’establishment internazionale. Una fiche gettata sul tavolo per la sua carriera, presente e futura
(da Dagoreport)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
E’ LA VOLTA CHE I SOVRANISTI PERDONO MOLTI LORO ELETTORI
Fratelli d’Italia ha depositato alla Camera una proposta di legge per reintrodurre i reati contro il buon costume. Firmata dal deputato e vice ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Edmondo Cirielli, la proposta vuole reintrodurre il carcere per i clienti delle prostitute che svolgono rapporti «sulla pubblica via», ad esempio in auto – a meno che non adottino alcune cautele come l’appannamento dei vetri – o per chi va in giro nudo nelle zone in cui non è concesso. L’obiettivo di Fdi è quindi ripristinare con un «intervento legislativo urgente» un reato depenalizzato da tempo, quello degli «atti osceni in luogo pubblico». Tutto questo per «tutelare la moralità pubblica e reprimere tutte quelle condotte che possano contribuire al degrado della società».
Sono diversi gli atti osceni che vengono citati nella proposta di legge, riferisce Repubblica. Tra questi anche «il toccamento lascivo delle parti intime del corpo anche qualora avvenga sopra gli abiti».
Inoltre, nella parte relativa alla condanna del nudismo viene sottolineato che viene praticato soprattutto dagli immigrati, i quali non sarebbero «avvezzi ai costumi, alle consuetudini e alle norme etiche e giuridiche che regolano la convivenza civile nella nostra società».
Una proposta che va in controtendenza con la posizione assunta dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che a inizio mandato aveva promesso «una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati». Al momento, infatti, non è previsto il carcere per condotte di questo tipo, ma solo sanzioni amministrative. La pena detentiva scatta solo nel caso in cui gli atti osceni avvenissero nei pressi di spazi in cui sono presenti minori.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
“C’E’ CHI VUOLE PASSARE DA DIPENDENTE AD AUTONOMO PERCHE’ GLI CONVIENE”
Il boom di dimissioni in Italia nel 2022 continua a far discutere. È una tendenza in buona parte del mondo occidentale, è vero, ma nel nostro Paese finora non si erano visti grandi cambiamenti rispetto al passato. I dati degli ultimi mesi lanciano però un campanello d’allarme.
Si è passati da 1,3 milioni di dimissioni nel 2021 a 1,6 nei primi nove mesi del 2022.
Il dato dello scorso anno, insomma, non è ancora completo e potrebbe sfiorare i due milioni. Franco Mari, deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra, racconta in un’intervista a Fanpage.it di aver presentato un’interrogazione parlamentare in merito, ma che la ministra Calderone ha fatto sapere di non avere risposte al momento: “Può verificarsi che il governo non risponda, è strano che annunci il rinvio quando la commissione è già in seduta – commenta Mari – Attenderemo e andremo avanti”.
“Il dato però è molto significativo, è un’anomalia di cui vanno indagate le cause – sottolinea il deputato – Dovrebbe essere una analisi normale per la commissione Lavoro della Camera, soprattutto in un momento storico in cui aumentano in generale le disuguaglianze complessive con ricadute pesanti sul mercato del lavoro”. Le cause saranno “molteplici”, ma “niente avviene per caso”. Ci sono processi in corso che “determinano questa ondata di dimissioni”.
Poi il parlamentare di Avs spiega il suo sospetto: “C’è una quota di queste dimissioni che deriva dalla flat tax – sottolinea Mari – È vero che esisteva già, ma le imprese tendono ad aspettare, a vedere se gli impegni elettorali vengono realizzati. Perciò temo che questo fenomeno possa ulteriormente aumentare”. Questa tendenza “si sta già verificando nel settore della sanità, dove ci sono dei medici che si dimettono per passare a partita Iva”. E attacca la flat tax al 15%: “È un incentivo a passare dal lavoro dipendente a quello autonomo”.
“Sono le stesse imprese a suggerirlo, in alcuni comparti e settori, per loro interesse – continua Mari – Sarebbe un fatto fortemente negativo, perché determinerebbe un ulteriore indebolimento delle condizioni di lavoro dal punto di vista dei diritti. Anche perché spesso si tratta di un lavoro dipendente mascherato”. Per il deputato di Sinistra Italiana “bisogna capire se, oltre alla sanità, lo spostamento dal lavoro dipendente a quello autonomo stia avvenendo anche in altri contesti”. Perciò insisterà nell’avere una risposta dal ministero del Lavoro.
La questione certo è molto ampia, perciò bisogna aprire “un percorso di verifica” in primis per capire “se chi si dimette resta in Italia o se ne va”. Questa mobilità, per Mari, “non è effettiva”, ma “è semplicemente volta a cercare una retribuzione un minimo più attrattiva”. E attacca: “C’è un po’ di sottovalutazione del fenomeno” da parte dei sindacati, sentiti nei giorni scorsi da Fanpage.it. “L’ampia possibilità di scegliere qualifiche superiori in altre imprese mi sembra molto strana, mentre – ribadisce infine il deputato – sul fronte dello spostamento verso il lavoro autonomo va fatta, guardando comparti e territori, un’analisi più ampia. Chiederò alla ministra in maniera più dettagliata una riposta al riguardo”.
(da Fanpage)
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Gennaio 27th, 2023 Riccardo Fucile
ALFREDO COSPITO IN SCIOPERO DELLA FAME DA 100 GIORNI: IL 7 MARZO LA CASSAZIONE DECIDERA’ SUL SUO FUTURO, MA L’ANARCHICO POTREBBE ESSERE GIA’ MORTO
L’Italia è uno dei paesi occidentali dove la conflittualità sociale e la violenza connessa a manifestazioni politiche è più bassa.
Nonostante ciò, lo spauracchio del terrorismo e della lotta armata che hanno segnato la storia repubblicana, rendono possibile criminalizzare ogni forma anche minima di conflitto legato alle tensioni sociali: per una protesta studentesca che termina con qualche incidente e cassonetto ribaltato subito vengono chiamate in causa le Brigate Rosse.
Questo perché il discorso pubblico delle istituzioni, la liturgia dello Stato e i suoi miti, sono ampiamente frutto della scontro con le organizzazioni armate negli anni Settanta, e della repressione dei movimenti del lungo Sessantotto italiano. E anche la vicenda di Alfredo Cospito per molti versi non fa eccezione.
L’anarchico detenuto nel carcere di Sassari al 41bis è arrivato oggi al centesimo giorno di sciopero della fame. Cospito si trova nel regime di carcere duro fondamentalmente per non aver abiurato e per non aver collaborato con lo Stato.
La colpa di Cospito è di aver continuato a sostenere la necessità di utilizzare metodi violenti nella lotta politica, e di averlo ribadito in diversi documenti rivolti al dibattito dell’area anarchica.
Documenti vale la pena sottolineare, estremamente critici verso il mondo anarchico. Se Cospito non è isolato politicamente e umanamente dalla sua area politica, sicuramente le sue posizioni sono marginali all’interno anche del dibattito anarchico.
Secondo il decreto che dispone per Cospito il 41bis, il detenuto sarebbe il leader della Federazione Anarchica Informale, in grado di istigare e organizzare dal carcere violente azioni eversive.
La realtà però ci racconta qualcosa di molto diverso: non solo non esiste in Italia nei fatti, se non vagheggiata da alcuni gruppi largamente inchiestati, intercettati e repressi, nessuna lotta armata o terrorismo di matrice anarchica, ma anche le sentenze dei tribunali non riconoscono questa che viene presentata come un’evidenza.
Infatti la sentenza del processo scaturito dall’operazione Bialystok, le cui ragioni sono state depositate solo qualche giorno fa, riconoscono una realtà molto diversa.
La sentenza per gli anarchici arrestati a Roma nel giugno del 2020, con riferimento alla firma Federazione Anarchica Informale e Fronte Rivoluzionario Internazionale, sconfessa l’assunto accusatorio, non riconoscendo l’esistenza di un’associazione corrispondente, facendo decadere le aggravanti di terrorismo, e spiegando come questa non sia in ogni caso in essere in questo momento.
Non esiste dunque, per la Corte d’Assise, nessuna organizzazione all’esterno con cui Cospito dialoga, tantomeno nessuna associazione eversiva di cui sarebbe il leader.
E allora perché Cospito si trova al 41bis come un boss mafioso in grado di ordinare stragi e ritorsioni? Semplicemente perché la cultura giuridica italiana, formatasi negli anni della lotta armata, è evidentemente orientata alla vendetta per chi non collabora, per chi non abiura.
Da una parte l’utilizzo dell’istituto del pentimento da una parte, e dall’altra la strada della dissociazione, che avrebbe potuto aprire a una soluzione politica della lotta armata mai perseguita davvero dalle istituzioni, hanno segnato profondamente la prassi e la cultura delle nostre istituzioni, di giudici e magistrati.
La colpa di Cospito è di essere in maniera irriducibile un nemico dello Stato, tanto da rivendicare le proprie azioni e da ribadire di non aspettarsi nulla di diverso che di essere condannato. Quello che contesta è il regime di detenzione a cui è sottoposto, la non vita che deve condurre al 41bis e un ergastolo da scontare nonostante l’attentato che gli viene contestato non abbia provocato nessuna strage e, da quanto ha dichiarato, non aveva obiettivo di nuocere a nessuna persona fisica.
La questione dunque che abbiamo di fronte è come si deve comportare lo Stato di fronte ai sui nemici? Se per loro vale una tortura legalizzata, la sproporzione della pane e un’esecuzione capitale mascherata.
Se Cospito se la vuole vedere con lo Stato dunque, ne pagherà le conseguenze. Come i detenuti dell’Ira che si sono lasciati morire per rivoltarsi alle torture e alle condizioni di detenzione subite nelle carceri inglesi.
E poco importa dell’incredibile sproporzione delle forze in campo e dell’evidente sproporzione tra pena e delitto, poco importa se il 41bis appare un istituto di detenzione al limite della legalità, che dovrebbe essere comminato solo in casi davvero straordinari e di necessità come sottolineato anche dal Consiglio d’Europa.
Ma lo Stato che si vendica di un nemico mostra forza o debolezza? Se le nostre istituzioni lasceranno morire Alfredo Cospito senza nessuna ragione che il suo essere un anarchico e di credere in alcune idee e prassi, non si mostrerà più forte e inflessibile, ma perderà solo di credibilità di fronte ai suoi cittadini.
Il 7 marzo la Cassazione deciderà sulla richiesta avanzata dai legali di Alfredo Cospito di rivedere la detenzione al 41bis, avendo accettato di anticipare l’udienza. Per quel giorno Alfredo Cospito potrebbe essere morto. E noi potremmo non sapere mai se aveva ragione: se perderà la vita nella sua battaglia l’udienza non si terrà.
(da Fanpage)
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