Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
LA CARTELLA CLINICA RIVELA CHE IL BOSS È STATO SOTTOPOSTO A UN PRIMO INTERVENTO PER L’ASPORTAZIONE DI UN TUMORE AL COLON E IL SECONDO PER L’INSORGENZA DI METASTASI EPATICHE… L’IPOTESI CHE STIA MORENDO E SI SIA FATTO PRENDERE PER FARSI CURARE DALLO STATO NON È COSÌ PEREGRINA
Operato due volte, la prima nel novembre del 2020, e ricoverato in day hospital almeno sei volte in due anni. Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, era ormai di casa alla clinica La Maddalena di Palermo. Tanto che ogni volta che tornava per le chemioterapie, portava regali per tutti: “Era molto generoso, come i pazienti più facoltosi. Spesso regalava bottiglie di olio di Castelvetrano a medici e infermieri”, racconta sotto shock un camice bianco che chiede di restare anonimo.
La prima volta che il capomafia ha messo piede a La Maddalena era il 13 novembre del 2020, per una visita pre-operatoria. Andrea Bonafede, classe 1963: questi i dati scritti sulla cartella clinica. Qualche giorno dopo, fu operato per l’asportazione di un tumore al colon e rimase ricoverato per sei giorni. Da allora seguiranno almeno altri sei accessi in day hospital e un secondo intervento nel maggio del 2021 per l’insorgenza di metastasi epatiche.
In ospedale in molti ricordano il suo volto: era stato visitato da oncologi, chirurghi, anestesisti. A novembre scorso era tornato per eseguire una Tac, a dicembre si era ripresentato per una Risonanza magnetica. Le sue condizioni stavano peggiorando e i medici gli avevano dato appuntamento per oggi per eseguire un tampone, in vista di un nuovo ricovero in day hospital.
(da La Repubblica)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO SI È INCRINATO QUANDO GIORGIA DETTE UDIENZA A PALAZZO CHIGI A CALENDA… RENZI E CALENDA NON SI PARLANO PIU’ E DOPO LE REGIONALI IL TERZO POLO SI SPACCA
Come mai Matteo Renzi è passato dagli elogi alle critiche verso Giorgia Meloni? Il rapporto di cordialità tra i due si è incrinato quando “Io sono Giorgia” ha incontrato Carlo Calenda a fine novembre. Il leader di Azione portò a palazzo Chigi le sue proposte per la Finanziaria e uscendo dalla presidenza del Consiglio spese parole di miele per Giorgia Meloni.
In un impeto di “gelosia”, Renzi gradì poco (eufemismo) l’incontro tra l’alleato e la premier. Da quel momento, visto che il rapporto tra lui e Calenda è quasi inesistente (“Abbiamo caratteri, storie, esperienze molto diverse”, fa il vago Matteuccio), la “rappresaglia” politica di Renzi si è materializzata in un assalto a Donna Giorgia: “Ha iniziato a sbagliare. Ha detto tutto e il contrario di tutto. Per fortuna le hanno suggerito di fermarsi con post e video altrimenti avrebbe negato anche di chiamarsi Giorgia”.
Da parte sua Calenda, non è rimasto a pettinare le bambole: sa bene che dopo le regionali lombarde il fatidico terzo polo è destinato a morire e così, per fottere Renzi, si è messo d’accordo con il vispo Sandro Gozi (Macron, Renew Europe) per le Europee del 2024 (i liberali di Renew a Bruxelles sono il terzo gruppo con 125 deputati).
(da Dagoreport)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
IL DISTACCO TRA RICCHI E POVERI E’ AUMENTATO
Tra dicembre 2019 e novembre 2021, l’1% più ricco della popolazione mondiale ha avuto quasi il doppio dell’aumento di ricchezza, rispetto al restante 99% della popolazione. Infatti, la ricchezza creata in quei due anni è stata di 42mila miliardi di dollari, e il 63% è andato ai più ricchi, mentre gli altri si sono divisi il restante 37%.
A rivelarlo è il nuovo rapporto di Oxfam, “La disuguaglianza non conosce crisi”, presentato in apertura del World economic forum di Davos, in Svizzera. In pratica, per ogni 100 dollari di ricchezza creata tra fine 2019 e fine 2021, 63 dollari sono andati all’1% più ricco, che oggi ha il 45,6% della ricchezza mondiale. Per la prima volta, nel periodo preso in considerazione dal rapporto sono aumentate allo stesso tempo sia l’estrema ricchezza che l’estrema povertà.
In Italia, gli ultra milionari sono ricchi quanto il 60% della popolazione messo insieme
Per quanto riguarda i dati italiani, un rapporto a parte intitolato DisuguItalia è stato reso noto oggi. A fine 2021, chi aveva un patrimonio di più di 5 milioni di dollari (cioè lo 0,134% della popolazione) aveva una ricchezza pari a quella del 60% degli italiani più poveri. Guardando al 5% più ricco della popolazione, questo ha una quota di ricchezza (il 41,7%) che è più alta di quella dell’80% più povero (fermo al 31,4%).
La povertà assoluta, cresciuta in Italia nel 2020 e poi stabile nel 2021, colpisce 1 milione e 960mila famiglie (il 7,5% del totale) e 5,6 milioni di persone (il 9,4% della popolazione). Uno dei motivi per l’aumento della povertà è che i salari sono rimasti bassi.
In Italia, si legge nel rapporto, il problema vale soprattutto per “i circa 6,3 milioni di dipendenti del settore privato (oltre la metà del totale dei dipendenti privati) in attesa del rinnovo dei contratti nazionali”. Con le regole attuali, questi lavoratori rischiano che l’adeguamento degli stipendi, quando saranno rinnovati i contratti, sia “insufficiente a contrastare l’aumento dell’inflazione”.
Un dato, quello dell’inflazione che abbassa gli stipendi, valido a livello mondiale. Nel 2022, secondo le stime Oxfam, almeno 1,7 miliardi di lavoratori abitavano in Paesi dove l’inflazione ha superato la crescita media dei salari.
Dalla povertà estrema agli extra-profitti delle grandi aziende
“È il 2020 l’anno in cui si è interrotta una tendenza di lungo corso alla riduzione della povertà estrema nel mondo”, ha spiegato Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam. “Il numero delle persone che vivono con meno di 2,15 dollari al giorno è aumentato dell’11%, sono circa 70 milioni di persone cadute in povertà estrema. Non c’era un aumento dal 1998, e un aumento di questa intensità dal 1990″. Nel 2021, le persone che hanno sofferto la fame sono circa 800 milioni: quasi una persona su dieci in tutto il mondo.
“Quelli che chiamano ‘cigni neri’, gli eventi imprevedibili come la pandemia o la guerra in Europa, per le grandi compagnie dell’energia e dell’agroalimentare sono state grandi opportunità”, ha detto Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia. E infatti i dati dell’organizzazione mostrano che 95 grandi aziende, nel settore dell’energia e dell’agroalimentare, hanno realizzato extra-profitti nel 2022 per 306 miliardi di dollari.
“Allo stesso tempo è dato ormai per perso, lo dice anche la Banca Mondiale, il primo degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, quello dello sradicamento della povertà”, ha aggiunto Petrelli.
I governi continuano a tagliare la spesa pubblica
Il rapporto Oxfam sulla situazione globale segnala anche che, da parte dei governi mondiali, sarebbe necessario un investimento maggiore per contrastare le disuguaglianze. Invece, da qui al 2027, almeno 148 Paesi hanno in programma di ridurre la spesa pubblica. Complessivamente, è previsto un taglio da 7.800 miliardi di dollari, che interesserà anche settori come la sanità, l’istruzione e il sostegno alla povertà, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
Sarebbe necessario “un sistema fiscale più equo”, ha detto Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International. In particolare, bisognerebbe “partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi”, che è uno degli strumenti più efficaci “per il contrasto alle disuguaglianze”.
(da Fanpage)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
RUOTOLO: “NON AVEVA PIU’ UN RUOLO CRUCIALE, LA MAFIA E’ ANDATA AVANTI”
È stato arrestato dopo 30 anni di latitanza Matteo Messina Denaro, ultimo dei corleonesi legato a Cosa Nostra. Il superboss è stato fermato in pieno centro a Palermo presso la clinica privata La Maddalena, dove era in cura da circa un anno.
“Questa è una bellissima notizia. Per 30 anni lo abbiamo immaginato in giro per il mondo e poi è stato trovato a Palermo” ha dichiarato in un’intervista a Fanpage.it Sandro Ruotolo, il giornalista italiano impegnato nella lotta alla mafia.
“Un boss ha bisogno di mantenere i legami con il territorio, altrimenti il suo ruolo diventa marginale – ha spiegato al telefono -. In questo momento tutti noi speriamo che decida di collaborare”.
Come ha fatto Matteo Messina Denaro a mantenere la sua latitanza a Palermo? Sembra evidente che a proteggerlo ci sia stata una rete.
Certo, è ovvio. Non penso però che lo Stato di oggi sia complice. Messina Denaro era latitante da anni e per anni ha potuto contare su una rete che lo ha aiutato. Durante la Prima Repubblica i boss hanno potuto contare sulla connivenza, ma non credo che negli ultimi anni abbiano avuto appoggio. Quello che sappiamo è che da almeno un anno si curava a Palermo ed era qui, appare evidente che abbia avuto una rete di persone che lo ha aiutato fino a oggi e quel sistema ha funzionato. Bisognerà approfondire questa vicenda, per il momento tutto resta sul campo delle ipotesi. Quello di oggi però resta un successo storico. Sono davvero felice.
Questa cattura cambia qualcosa nell’organizzazione di Cosa Nostra?
Il fatto che sia stato trovato proprio a Palermo vuol dire che continuava a curare i suoi interessi sul territorio. Un boss ha bisogno di mantenere quei legami, altrimenti il suo ruolo nell’organizzazione mafiosa diventa marginale. Messina Denaro era l’ultimo super latitante e la sua cattura non segna la fine di un’era per la mafia, il capitolo dei corleonesi si era già concluso.
Cioè?
La mafia è molto più avanti. Dai pentiti sappiamo che i corleonesi non contano più come allora e con la cattura di Matteo Messina Denaro l’organizzazione non cambia di molto. Negli ultimi anni non è mai stato dato come uno degli elementi ai vertici. Non credo fosse ancora operativo, ma potrei essere smentito. Ci auguriamo comunque che decida di collaborare perché ha avuto un ruolo importante nella stagione delle stragi di Falcone e Borsellino, dei rapporti con la politica e con lo Stato. Potrebbe aiutare a mettere al suo posto uno dei tasselli mancanti. Ci auguriamo che questo possa aprire anche nuove finestre sul presente
Messina Denaro è stato arrestato in una clinica privata nel pieno centro di Palermo. Sappiamo che era in cura lì da un anno. Come può essere stato possibile secondo lei?
Ha usato documenti falsi, è molto semplice ottenerli per un boss di quel calibro. Al momento possiamo solo porci delle domande, ma non possiamo sapere con certezza cosa sia successo. Ovviamente ci saranno delle indagini, si cercherà di capire di più. Non mi stupisce più nulla, ma per ora possiamo solo fare delle ipotesi che vanno necessariamente verificate.
(da Fanpage)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
“FARANNO SEMBRARE UNA CASUALITA’, MA SARA’ TUTTO PROGRAMMATO DA TEMPO”
A poche ore dall’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto questa mattina alle 9.30 in una clinica oncologica privata di Palermo, risuonano le parole di Salvatore Baiardo, l’uomo che all’inizio degli anni ’90 si occupò di nascondere la latitanza dei fratelli Graviano, Giuseppe e Filippo.
In un’intervista concessa a Massimo Giletti e trasmessa nel corso della puntata di “Non è l’Arena” del 5 novembre scorso su La7, Baiardo ipotizzava una trattativa sull’ergastolo ostativo che comprendesse l’arresto del boss: “Chissà che al nuovo governo non arrivi un regalino… che un Matteo Messina Denaro, che presumiamo sia molto malato, faccia una trattativa lui stesso di consegnarsi per un arresto clamoroso? Così arrestando lui, possa uscire qualcuno che ha ergastolo ostativo senza che si faccia troppo clamore?”.
Incalzato dal giornalista, l’uomo aggiunse: “Potrebbe essere un bel fiore all’occhiello per il governo appena insediato. Come fu per Totò Riina, tutto è possibile, potrebbero farlo sembrare una casualità quando invece era tutto programmato da tempo per far uscire qualcuno dal carcere”.
Baiardo ha anche ricordato quello che il generale Francesco Delfino disse all’allora ministro della Giustizia Martelli circa l’arresto di “U curtu” Riina: “A natale vi faccio un regalo”. “Allora ci sarà stata una trattativa, o no, per l’arresto di Riina?”, si chiede. “Presumo sia arrivato il momento per una sua cattura, allo Stato ora fa comodo, Matteo Messina Denaro non serve più”.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
SONO IL MAFIOSO ATTILIO CUBEDDU, RICERCATO DAL 1997; GIOVANNI MOTISI, DELL’ANONIMA SEQUESTRI, SPARITO DAL 1998; IL CAMORRISTA RENATO CINQUEGRANELLA, LATITANTE DAL 2002; PASQUALE BONAVOTA, BOSS DELLA ‘NDRANGHETA, DIVENTATO UN “FANTASMA” CINQUE ANNI FA
Con l’arresto di Matteo Messina Denaro si assottiglia l’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” del gruppo Interforze.
Si tratta di Attilio Cubeddu (Cosa Nostra), nato il 2 marzo 1947 a Arzana (Nuoro) e ricercato dal 1997 per non aver fatto rientro, al termine di un permesso, nella Casa Circondariale di Badu è Carros (Nuoro), ove era ristretto, per sequestro di persona, omicidio e lesioni gravissime.
Giovanni Motisi (Anonima Sequestri), nato il primo gennaio 1959 a Palermo, ricercato dal 1998 per omicidi, dal 2001 per associazione di tipo mafioso ed altro, dal 2002 per strage ed altro; deve scontare la pena dell’ergastolo; il 10 dicembre 1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.
Renato Cinquegranella (Camorra), nato il 15 maggio 1949 a Napoli, ricercato dal 2002 per associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di armi, estorsione ed altro; il 7 dicembre 2018 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.
Infine Pasquale Bonavota (‘ndrangheta), nato il 10 gennaio 1974 a Vibo Valentia, ricercato dal 2018 per “associazione di tipo mafioso” e “omicidio aggravato in concorso”.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
I REATI IPOTIZZATI SONO PECULATO E CORRUZIONE – AI DOMICILIARI L’EX DEPUTATO REGIONALE NINO D’ASERO (PDL) E L’IMPRENDITORE LUIGI COZZA
L’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle infrastrutture, Marco Falcone (Fi), l’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao (Azione) sono indagati dalla Procura di Catania in un’inchiesta sulla Società degli Interporti siciliani Spa, azienda a totale partecipazione pubblica.
Nell’ambito della stessa indagine i carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari l’ex deputato regionale Nino D’Asero, l’imprenditore Luigi Cozza, l’amministratore unico della società, Rosario Torrisi Rigano, e una dipendente dell’azienda, Cristina Sangiorgi. Tra i reati ipotizzati, a vario titolo, peculato e corruzione.
Nel corso delle indagini di militari dell’Arma, condotte dal settembre 2019 al marzo 2021, sarebbero emerse le interferenze illecite che un ex deputato regionale avrebbe esercitato sull’allora amministratore unico della Società degli interporti siciliani spa per favorire una dipendente dell’azienda.
Tra le indebite ingerenze contestate, attraverso l’intercessione di alcuni politici regionali, ci sarebbe anche la revoca del licenziamento della donna che aveva falsamente attestato il possesso di una laurea. Coinvolto inoltre un imprenditore nel campo degli autotrasporti logistici, che mediante un accordo corruttivo con lo stesso amministratore unico, in cambio di un posto di lavoro di una parente del dirigente e di altre utilità, avrebbe goduto di agevolazioni per la propria società.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
“SA MOLTE COSE SULLE STRAGI CHE UCCISERO FALCONE E BORSELLINO”
Matteo Massina Denaro, il boss mafioso più ricercato d’Italia, è stato arrestato. La notizia della cattura del super latitante di Cosa Nostra fa il giro del mondo: dai britannici Guardian e Bbc al francese Le Monde alla tedesca Frankfurter Allgemeine allo spagnolo El Pais, i media internazionali stanno dando notevole rilievo alla storia, in apertura dei siti web o tra le prime notizie della homepage.
La Bbc sottolinea come Messina Denaro sia stato catturato “in Sicilia dopo 30 anni di latitanza”, detenuto “in una clinica privata nel capoluogo siciliano, Palermo”. L’emittente dà conto anche dell’enorme dispiegamento di forze dell’ordine, “oltre 100 membri”, coinvolte nell’operazione.
L’ultimo “padrino” della mafia siciliana, scrive il Guardian, e uno “dei criminali più ricercati al mondo” è stato arrestato. “Soprannominato Diabolik o U Siccu (quello magro) è nato a Castelvetrano, in Sicilia, nel 1962. Suo padre era un potente boss di Cosa Nostra e Denaro ha prosperato nell’azienda di famiglia costruendo un illecito impero multimiliardario nel deserto”. Il quotidiano britannico si sofferma sui segreti custoditi dal boss, che “detiene la chiave di alcuni dei crimini più atroci perpetrati dalla mafia siciliana, inclusi gli attentati dinamitardi che hanno ucciso i leggendari magistrati antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
Anche le Monde, a Parigi, sottoliena come il latitante sia stato catturato a Palermo e ricorda una inchiesta giornalistica realizzata dal quotidiano nel 2017 sul “boss più ricercato d’Italia”. “Arrestato il più più importante boss mafioso siciliano”, titola la Faz, mentre il corrispondente del Pais, Daniel Verdù, offre ai lettori una dettagliata cronaca dell’arresto. “Il mafioso si era registrato nella clinica sotto il falso nome di Andrea Bonafede. E come sempre è successo in Cosa Nostra, il capo non ha avuto bisogno di fuggire in Paesi esotici e lontani per evitare il suo arresto per tre decenni. A quanto pare, ha sempre abitato vicino alla sua abitazione a Castelvetrano e non ha opposto resistenza quando è stato avvicinato dagli agenti”.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2023 Riccardo Fucile
A SALIRE DI PIÙ SONO STATI I COSTI PER IL CANONE ANNUO MA SONO AUMENTATI ANCHE I SERVIZI ALLO SPORTELLO, I PRELIEVI E I BONIFICI – I CONTI ONLINE SONO AUMENTATI DEL 26%
L’ondata di rincari non risparmia il mondo bancario. Nel lungo elenco degli aumenti che pesano sui bilanci delle famiglie, ci sono anche i costi per la tenuta del conto corrente. Nel corso del 2022 la spesa è aumentata dell’8% con un esborso medio di 132 euro a correntista. A salire di più sono stati i costi per il canone annuo ma sono aumentati anche i servizi allo sportello, come i prelievi e i bonifici, già in salita da diversi anni e cresciuti ancora di più nei mesi scorsi.
Non tutti i conti rincarano, però, allo stesso modo e c’è chi corre molto di più: se lo scatto nei costi è in media del +8% all’anno, per i conti online si registra addirittura un balzo del 26%. Quello del rincaro dei depositi Internet, rifugio per chi cercava di risparmiare, è un andamento in corso già da diverso tempo. Oggi la formula a costo zero è quasi completamente scomparsa dal mercato. In ogni caso, scegliere un conto online permette ancora di risparmiare e offre un taglio consistente a fine anno che, secondo l’indagine, arriva fino a 90 euro.
Ma qual è la ragione dei rincari? In questa fase le banche dovrebbero abbassare le spese dato che stanno approfittando dell’aumento del costo del denaro ad opera della Banca centrale europea (Bce).
«A pesare sull’aumento della spesa annuale ci sono diversi fattori. […] – spiegano da ConfrontaConti.it e SOStariffe.it -. […]Le filiali sul territorio rappresentano un costo sempre più rilevante per gli istituti bancari che sono costretti ad incrementare le commissioni per rendere sostenibile il servizio di assistenza diretta alla propria clientela».
Guardando alle varie voci, l’aumento più evidente riguarda il canone annuo che registra un rincaro del 5% per le banche tradizionali e dell’8% per le banche online. Per quanto riguarda le carte di pagamento, invece, si registrano costi sostanzialmente stabili. Modifiche marginali arrivano per il canone annuo della carta di credito (+2,7% per le banche tradizionali e -2,88% per le banche online). Leggero aumento per le commissioni sul prelievo per le banche tradizionali mentre calano le commissioni per le banche online.
(da la Stampa)
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