Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
IL MONITO: “SALVARE VITE IN MARE E’ UN OBBLIGO MORALE E LEGALE”
Dopo il primo macigno lanciato dalla presidenze svedese dell’Ue, che terrà le redini delle attività europee da qui alla fine di giugno, sulla mancata produzione di un dossier in tema immigrazione fino al 2024, si è aggiunta la dichiarazione della portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, secondo la quale «indipendentemente da cosa l’Italia stia facendo tramite un decreto, i Paesi membri devono rispettare la legge internazionale e la legge del mare».
Secondo la funzionaria europea non spetterebbe all’Ue «guardare nello specifico il contenuto di questo decreto». Tuttavia, continua Hipper rispondendo nel corso del briefing quotidiano a una domanda sulla protesta delle Ong nei riguardi del decreto approvato dal governo italiano, «salvare vite in mare è un obbligo morale e legale».
Il dossier, tuttavia, resta caldissimo e sarà al centro del Consiglio europeo straordinario convocato il 9 e 10 febbraio.
In vista del vertice dei leader europei, l’obiettivo dell’Italia è accelerare su una distribuzione più organica e automatica dei migranti che sbarcano nei Paesi di primo approdo. Il tema migranti resta dunque tra i più divisivi in Unione Europea. E la riforma del Regolamento di Dublino, nei piani di Ursula von der Leyen, sarebbe una delle chiusure più felici del suo mandato a capo della Commissione.
Il documento delle organizzazioni
Le Ong impegnate nel Mediterraneo contro il decreto sicurezza del governo Meloni. In un documento unitario, firmato tra gli altri da Emergency, Iuventa Crew, Msf, Mare Liberum, Open Arms e Sea-Whatch, le Organizzazioni non governative impegnate nell’attività di soccorso in mare hanno fatto sapere di essere preoccupate «per l’ultimo tentativo di un governo europeo di ostacolare l’assistenza alle persone in difficoltà in mare».
Ad essere preso di mira dalle associazioni no-profit è il nuovo decreto legge del governo Meloni in materia di immigrazione, firmato dal presidente Mattarella il 2 gennaio 2023, che – secondo le Ong – «ridurrà le capacità di soccorso in mare e renderà ancora più pericoloso il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo».
Un decreto, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, apparentemente rivolto alle navi che operano in mare, ma che farà pagare il prezzo più alto in termini di applicazione «alle persone che attraverso il Mediterraneo centrale e si trovano in situazioni di pericolo».
Per le Organizzazioni, infatti, la nuova norma «contraddice il diritto internazionale marittimo internazionale, i diritti umani e il diritto europeo, e dovrebbe quindi suscitare una forte reazione da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo, degli Stati membri e delle istituzioni europee».
Per questo motivo, le Ong esortano tutti i membri del parlamento italiano ad «opporsi al decreto, impedendone così la conversione in legge».
E ancora: «Dal 2014, le navi di soccorso civili stanno riempiendo il vuoto che gli Stati europei hanno deliberatamente lasciato con l’interruzione delle proprie operazioni Sar. Le Ong hanno svolto un ruolo essenziale nel colmare questa lacuna e nell’evitare la perdita di altre vite in mare, rispettando sistematicamente le leggi in vigore».
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
DIETRO ALLA LINEA DURA DEL GOVERNO DI STOCCOLMA CI SONO LE PRESSIONI DI JIMMIE AKESSON, L’ESTREMISTA DI DESTRA CHE DÀ L’APPOGGIO ESTERNO ALL’ESECUTIVO E FA PARTE DEI CONSERVATORI E RIFORMISTI DI “DONNA GIORGIA” IN UE
«Non ci sarà alcun patto sull’immigrazione almeno fino alla primavera del 2024», dice al Financial Times Lars Danielsson, ambasciatore a Bruxelles della Svezia che ha appena assunto la guida del Consiglio Ue per il primo semestre dell’anno. Parole che gelano l’ambizione italiana di imporre ai 27 Paesi Ue l’urgenza di un accordo per la gestione dei flussi migratori, dagli sbarchi alla redistribuzione dei richiedenti asilo, dai movimenti secondari ai rimpatri.
Uno schiaffo inatteso per il governo Meloni che arriva proprio da un esecutivo espressione di uno schieramento di estrema destra a conferma che sarà proprio dagli “amici” sovranisti che verranno le maggiori resistenze alla riforma del regolamento di Dublino e al varo del nuovo patto migrazione e asilo in stallo da due anni.
«A fare i sovranisti trovi sempre qualcuno più sovranista, che difende solo gli interessi del proprio Paese. La destra europea, i migliori amici del governo Meloni», commenta il deputato dem, Enzo Amendola. Il ministro per gli affari Europei Raffaele Fitto, però, prova a gettare acqua sul fuoco: «Le parole dell’ambasciatore svedese non sono contro l’Italia e non possono essere strumentalizzate politicamente».
Settima nella classifica europea tra i Paesi che nel 2021 hanno accolto più richiedenti asilo in rapporto alla popolazione (l’Italia è solo quindicesima), la presidenza svedese non ha comunque alcuna intenzione di spingere sull’acceleratore del nuovo patto sui migranti.
Nelle more di trovare un accordo sul nuovo patto migrazione e asilo, la commissione, per venire incontro alle pressanti richieste dell’Italia, nelle scorse settimane ha presentato un Action plan per la rotta del Mediterraneo prima e per la rotta balcanica dopo, che ha trovato ampio favore politico ma senza approdare a nessun fatto.
Tanto che, sfumato presto l’entusiasmo per le grandi dichiarazioni di intenti al G7 dei ministri dell’Interno a Wiesbaden e per le due successive riunioni del Consiglio Ue dell’Interno, alla fine l’Italia ha deciso di non aspettare e di adottare i primi provvedimenti conseguenziali alle politiche migratorie del nuovo governo, con il decreto antiOng.
Ad allontanare di fatto la soluzione europea a quella che l’Italia rivendica come emergenza sbarchi per gli oltre 100.000 arrivi del 2022, ci sono i numeri (assai diversi) delle richieste d’asilo nella Ue che vedono l’Italia solo quinta nell’ultimo anno tra i grandi paesi europei e addirittura quindicesima nel rapporto tra richieste d’asilo e popolazione residente in cui, ad esempio, proprio la Svezia nel decennio tra il 2012 e il 2021 è al primo posto.
Nel mirino dei Paesi del centro nord Europa, poi, ci sono i cosiddetti movimenti secondari, cioè quelli dei migranti che, sbarcati in Italia o in altri paesi costieri, non rispettano l’obbligo di chiedere asilo dove approdano e si spostano in altri Stati, Germania e Francia su tutti, che non a caso svettano nella lista dei paesi che continuano ad accogliere di più.
L’Italia, per altro, è anche accusata di non adempiere all’obbligo di identificare e registrare tutti le persone che sbarcano e di lasciarne andare via quote importanti proprio per non doversi accollare l’onere dell’accoglienza e dei rimpatri pressocché impossibili dei migranti economici.
(da La Repubblica)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
DA QUANDO E’ AL GOVERNO INVECE DI DIMINUIRE SONO AUMENTATI… NEL 90% DEI CASI SI TRATTA DI SBARCHI IN AUTONOMIA, MA L’IMPORTANTE E’ ROMPERE I COGLIONI ALLE ONG
Un rapido riassunto delle puntate precedenti.
1) La Meloni parla per anni di blocco navale per gli immigrati, ma appena arrivata a Palazzo Chigi ha precisato di essere stata fraintesa, perché la sua idea non prevede né il blocco né le navi, bensì accordi con i Paesi al di là del Mediterraneo, come hanno fatto tutti i governi precedenti.
2) Prima che finisse la pacchia, con la presa del potere dei sovranisti, in Italia sbarcava chi voleva. Ora che a dirigere il traffico c’è Matteo (non Salvini, ma Piantedosi, che però fa lo stesso) gli arrivi invece di diminuire sono aumentati.
3) Per risolvere il problema, la premier ha detto più volte che bisogna rivedere i trattati internazionali, come quello di Dublino (approvato nel 2003 dal governo Berlusconi).
Per riuscirci però serve la sponda di altri Paesi, e con le sue posizioni sovraniste il nostro Esecutivo non ne ha.
Al punto che ieri la Svezia ha escluso qualunque accordo nei prossimi sei mesi, durante i quali avrà la presidenza di turno del Consiglio europeo.
E dire che il partito dei Democratici svedesi, al governo a Stoccolma, aderisce ai Conservatori e Riformisti di cui è presidente proprio la Meloni.
4) Per mostrare la faccia feroce, si sono obbligate le Ong a fare un solo salvataggio in mare per volta. Dunque, dopo aver già soccorso qualcuno, se la Ocean Viking di turno incrociasse uno yacht anche italiano che affonda, dovrebbe far finta di niente e proseguire verso il porto sicuro assegnato. Sicuro come le balle che i sovranisti ci hanno raccontato, e con cui il problema dei migranti non si risolverà mai.
(da La Notizia)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI ULTIMA GENERAZIONE: “VOGLIONO APPLICARCI LE MISURE DI SORVEGLIANZA SPECIALE COME FOSSIMO MAFIOSI”… GUAI A DARE FASTIDIO A INQUINATORI E GOVERNI COLLUSI CLON IN POTERI ECONOMICI
“Il caso di Simone Ficicchia non è il primo né sarà l’ultimo” in Italia e nel mondo. È questa la denuncia del gruppo ambientalista Ultima Generazione dopo le accuse di “danneggiamento aggravato”, con pena fino ai 5 anni, per l’imbrattamento con vernice lavabile del Senato nei confronti dell’attivista ventenne che rischia misure di sorveglianza speciale secondo il ‘Codice antimafia’.
Perché non sono solo i giovani del gruppo italiano ad essere finiti sotto la lente delle autorità, ma gli attivisti di tutta Europa. Una “sproporzione tra azioni di protesta e reazione” delle istituzioni che coinvolge diversi movimenti: da Just Stop Oil, noto per il lancio della zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh, a Fridays for future.§
Sono numerosi gli episodi di “repressione della disobbedienza civile legate alla crisi eco-climatica – scrive Ultima Generazione in un comunicato stampa – Gli attivisti di Extinction Rebellion, tra i primi movimenti a praticarla, parlano sempre più spesso di fermi identificativi che si protraggono per molte ore, anche più di otto”.
Ben più del tempo “strettamente necessario” ad accertarsi dei dati personali delle persone, cioè “quelli di esibire il documento, che i manifestanti portano sempre con sé”, affermano gli attivisti.
Sono diversi anche i casi segnalati da Fridays for future.
A maggio 2022 Ilfattoquotidiano.it aveva scritto delle perquisizioni a tre attivisti del gruppo a Milano, dopo l’imbrattamento della sede di una società controllata dal colosso russo dell’energia Gazprom.
I giovani, in quell’occasione, avevano denunciato in un post su Instagram l’utilizzo di “metodi intimidatori”.
Addirittura uno di loro aveva raccontato di essere stato costretto a spogliarsi e a fare delle flessioni, pratica utilizzata per controllare il possesso di armi.
Qualche mese più tardi, a luglio, a un gruppo di ambientalisti di diverse associazioni (Fridays, Legambiente, Ultima Generazione ed Extinction rebellion) era stato impedito di partecipare a un congresso con Eni all’università Sapienza di Roma, “nonostante i regolari biglietti e gli intenti pacifici”, avevano detto.
Il video del loro allontanamento da parte degli agenti della Digos aveva fatto il giro dei social. A settembre invece il sit-in pacifico davanti al liceo classico Grattoni di due studentesse 17enni di Voghera era stato interrotto dalle forze dell’ordine. Le attiviste avevano ricevuto una denuncia, poi archiviata, per “manifestazione non preavvisata”.
All’estero la situazione non è migliore, secondo la nota di Ultima generazione. “In Gran Bretagna le azioni di Just Stop Oil, campagna sorella del nostro movimento, hanno portato a 700 arresti nel periodo compreso tra ottobre e novembre del 2022 – scrivono gli attivisti – Dal mese di aprile, quando è iniziata la campagna, si contano circa 2mila arresti e 24 persone che, al mese di dicembre, risultavano in carcere”. Addirittura, durante l’occupazione dell’autostrada M25 in Inghilterra, aveva fatto scalpore che fossero stati fermati, dopo il ferimento di un agente di polizia, anche i giornalisti che seguivano la protesta.
In Germania invece, sono “11 i cittadini e cittadine di Letze Generation, campagna tedesca parte del network A22 insieme a Ultima Generazione, nel mese di dicembre hanno subito perquisizioni a casa e il sequestro dei dispositivi elettronici alla ricerca di elementi che comprovassero la loro appartenenza a un’associazione criminale”, dice il gruppo.
Dallo scorso 10 dicembre anche l’organizzazione no profit Amnesty International è intervenuta sul tema, lanciando la campagna “Proteggo la protesta”, con diversi corsi di formazione e raccolte fondi per “sfidare gli attacchi internazionali e diffusi alla protesta pacifica, supportando le e i manifestanti pacifici e sostenendo le cause dei movimenti sociali che spingono al cambiamento per la realizzazione dei diritti umani e della giustizia climatica”.
L’ultimo caso denunciato da Ultima Generazione riguarda ancora Simone Ficicchia. “Si trovava a Roma perché invitato a partecipare alla trasmissione Agorà di Rai3” per parlare del suo processo e dell’imbrattamento del Senato. “Le forze dell’ordine lo hanno però fermato all’uscita dal portone e gli hanno impedito di raggiungere gli studi televisivi”. Il 10 gennaio il 20enne verrà ascoltato in Tribunale a Milano. I movimenti ambientalisti si raduneranno in presidio fuori dall’aula in corso di Porta Vittoria. “La lotta alla crisi climatica è una lotta per la nostra democrazia – hanno ribadito gli attivisti nella nota – Fin dove si spingerà la repressione del dissenso? Quali metodi andrà ad attaccare la prossima volta?”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
A FINE GARA UMTITI E’ SCOPPIATO IN LACRIME, L’ASSORDANTE SILENZIO DEL CLUB DI LOTITO… BASTAVA CHIUDERE I CANCELLI, TENERLI DENTRO LO STADIO ANCHE 48 ORE E POI TRASFERIRE I RESPONSABILI IN CARCERE
Su Le Parisien l’apertura dello sport è dedicata agli ululati razzisti dei tifosi della Lazio nei confronti di Umtiti che è uscito in lacrime alla fine del match che il Lecce ha vinto 2-1 sulla squadra di Sarri. Sull’edizione on line de L’Equipe è la seconda notizia. Inutile dire che non si trova in evidenza su nessun quotidiano on line italiano.
Scrive invece Le Parisien:
“Fedeli alle loro cattive abitudini, i tifosi della Lazio si sono mostrati nel peggiore dei modi. Questa volta a farne spese è stato Samuel Umtiti. Il difensore centrale del Lecce, in prestito dal Barcellona, ha dovuto subire cori razzisti, come il suo compagno di squadra Lameck Banda. L’ex giocatore del Lione ha pianto.”
Racconta Le Parisien che dopo il 2-1 il settore dei laziali ha cominciato a intonare cori razzisti nei confronti di Umtiti e del giocatore dello Zambia Banda. A fine partita Umtiti è scoppiato in lacrime tra le braccia del suo presidente, mentre i suoi sostenitori cantavano il suo nome.
Prosegue Le Parisien:
Questo tipo di comportamento è diventato un’abitudine in diversi stadi italiani e non è la prima volta per i tifosi laziali. Lo scorso novembre, le autorità sportive italiane hanno annunciato indagini sui cori antisemiti durante il derby contro la Roma. Nell’ottobre 2021, in Europa League, il calciatore del Marsiglia Bamba Dieng sarebbe stato vittima di versi di scimmia. Nel febbraio 2016, la partita Lazio-Napoli fu interrotta per lo stesso motivo, i versi furono rivolti al difensore senegalese del Napoli Kalidou Koulibaly.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
LA DOMANDA DI FINANZIAMENTI È IN FORTE AUMENTO IN TUTTO IL PAESE: A NOVEMBRE 2022, RISPETTO A UN ANNO PRIMA, LE RICHIESTE SONO CRESCIUTE DEL 10% … CHI SI RIVOLGE A UNA SOCIETÀ DI CREDITO HA CERCATO DI OTTENERE, IN MEDIA, 10.713 EURO
Non soltanto la rinuncia alla cena al ristorante e i tagli alla spesa e alle vacanze. Per tirare avanti adesso le famiglie chiedono sempre più prestiti. I soldi servono per spese importanti come l’acquisto dell’auto o dell’elettrodomestico di casa. Ma le necessità riguardano anche la liquidità per far fronte al caro vita e al peso delle bollette. La dinamica è rivelata dalle esigenze dichiarate al momento della domanda dei finanziamenti il cui trend è in forte aumento in tutto il Paese: nell’arco dei dodici mesi si è mosso addirittura a doppia cifra.
Questo anche se, nell’arco di un anno, il livello degli interessi sia fortemente salito e adesso arrivi quasi a quota 10%. Significa che oggi indebitarsi è molto più costoso. A far rincarare la rata sono stati i rialzi del costo del denaro ad opera della Banca centrale europea (Bce), che ieri ha reso noto come il tasso per le imprese sia salito al 3,09% nello scorso novembre e al 2,88% per i mutui personali.
Nonostante ciò, le famiglie ricorrono sempre di più ai finanziamenti. I dati di Assofin parlano di un +2% di prestiti a novembre 2022 sullo stesso mese del 2019. Significa un balzo in avanti rispetto alla fase pre-Covid. Ma il vero salto è nel raffronto con il novembre 2021 che rivela una impennata del +10%.
«Il 2021 è stato tuttavia un anno fortemente condizionato dalla pandemia e dall’incertezza generale – sottolinea Giuseppe Piano Mortari, direttore generale di Assofin -. L’andamento va interpretato alla luce di uno scenario che è cambiato. La ripresa è legata anche a un parziale ritorno delle famiglie alla progettualità e a una percezione della rischiosità più contenuta da parte degli istituti di credito rispetto agli anni della pandemia».
Ma quali sono le principali finalità per cui le famiglie decidono di indebitarsi? Guardando agli obiettivi dichiarati in fase di domanda emerge che, a dicembre 2022, la prima ragione che ha spinto gli italiani a rivolgersi ad una società di credito è stata la richiesta di liquidità (34%), seguita dall’acquisto di auto usate (18%) e dal consolidamento debiti (14%).
È quanto emerge dalle analisi di Facile.it. «Nonostante nel 2022 gli italiani siano tornati a chiedere prestiti personali per finanziare alcune attività che, causa pandemia, si erano bloccate, pensiamo ad esempio ai viaggi e ai matrimoni, la prima motivazione che ha spinto i cittadini a rivolgersi ad una società di credito è stata la necessità di liquidità», spiega Andrea Polo, direttore della comunicazione di Facile.it.
I costi sono saliti ma la strada per pagare di meno non manca: piuttosto che rinunciare al prestito, gli italiani, per far fronte all’aumento delle rate, si sono orientati su importi dei prestiti più piccoli. È quanto emerge dall’Osservatorio di Facile.it: a dicembre 2022, le famiglie che si sono rivolte a una società di credito hanno cercato di ottenere, in media, 10.713 euro, valore in calo del 5% rispetto allo scorso anno.
Sul fronte dei tassi offerti online, invece, ecco cosa è accaduto: l’aumento del costo del denaro ha determinato anche un aumento dei tassi di interesse applicati ai prestiti personali. Se guardiamo ai tassi Taeg medi disponibili online per un prestito personale emerge che da dicembre 21 a dicembre 22 i tassi sono aumentati del 21% (dall’8,18% al 9,86%). Sul futuro domina ancora la paura.
A dirlo è l’Osservatorio Findomestic di dicembre condotto dalla società di credito al consumo del gruppo BNP: secondo il 43% degli intervistati dall’analisi il 2023 sarà «peggiore» dell’anno appena concluso. A pesare soprattutto l’aumento dei prezzi che continueranno a salire secondo il 67% del campione così come le bollette: per il 55% ci saranno ancora aumenti più o meno consistenti.
(da la Stampa)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
“LA MIA CASA E’ LA RUSSIA, IN ITALIA NON TORNO”… GLI SONO STATI SEQUESTRATI BENI PER 140 MILIONI
“La Russia è la mia casa. Qui ho il mio lavoro, i miei interessi e le mie principali relazioni. Al momento non ho motivo, e neppure desiderio, di rientrare in Italia, visto il trattamento che mi è stato riservato”.
A spiegarlo all’Ansa è Lanfranco Cirillo, l’imprenditore soprannominato l’ ‘architetto di Putin’, sul quale pende un mandato d’arresto in carcere firmato dalla procura di Brescia nell’ambito di un’inchiesta per reati fiscali.
Nei mesi scorsi a Cirillo sono stati sequestrati 140 milioni di euro. Il 23 febbraio davanti al tribunale di Brescia inizierà il processo a suo carico e per la giustizia italiana Cirillo è latitante e, da quanto dichiara, ormai vive in pianta stabile in Russia.
Secondo un’inchiesta della Fondazione anti-corruzione di Navalnyj Cirillo ha costruito la villa faraonica di Putin sul mar Nero, arredata con mobili delle più esclusive aziende italiane e ispirata a Villa Certosa di Berlusconi. A Mosca aveva aperto e poi chiuso lo studio di architettura Masterskaya.
“Mi è stato detto che non avrei neppure la possibilità di prendere un aereo per venire in Italia, perché è stato diffuso un mandato Interpol nei miei confronti, addirittura una red notice, normalmente riservata a terroristi e narcotrafficanti” ha sostenuto Cirillo aggiungendo poi che “non riesco a capire due cose. Primo: a che cosa serve un mandato Interpol, che come tutti sanno è lo strumento per “ricercare” nel mondo una persona, quando l’autorità giudiziaria italiana non ha nessun bisogno di cercarmi perché sa benissimo che mi trovo a Mosca e conosce perfettamente il mio indirizzo; secondo: perché è stato chiesto un mandato Interpol e, invece, non viene chiesta la mia estradizione in Italia, attraverso la ordinaria procedura prevista dalla legge, che consentirebbe di conoscere quali sono le contestazioni che mi riguardano e i documenti su cui si fonderebbero. E’ un trattamento ‘speciale’ – ha concluso – che trovo molto strano e non capisco, ma sarà perché sono un architetto e non un avvocato”.
L’imprenditore, architetto bresciano poi trasferito a Dubai, è accusato di diversi reati tributari (contrabbando e dichiarazione infedele), riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
Le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia, chiuse la scorsa estate, erano partite da un elicottero immatricolato in Russia – per il quale non erano stati assolti gli adempimenti di natura doganale – che aveva così fatto emergere un presunto caso di fittizia residenza all’estero e mancate dichiarazioni dei redditi per decine di milioni di euro dal 2013 al 2019 visto che, secondo gli inquirenti, Cirillo manteneva “in Italia il centro dei propri interessi familiari, affettivi ed economico-patrimoniali” e che mostrava “notevoli manifestazioni di ricchezza del tutto sproporzionate rispetto ai redditi imponibili dichiarati, per le quali non sono state fornite giustificazioni idonee ad acclararne la liceità sul piano fiscale”.
Tra i beni sequestrati a Cirillo “lussuose abitazioni, un elicottero, disponibilità bancarie, denaro contante, gioielli, opere di arte moderna e contemporanea di autori famosi (tele di Picasso, Cezanne, Kandinsky, De Chirico e Fontana, ndr), nonché svariati altri beni di lusso”.
(da “la Repubblica”)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
L’ALTO BUROCRATE SI OCCUPA DI ECOFIN E G20, TESSE RAPPORTI E TRATTATIVE AI TAVOLI INTERNAZIONALI. STA IN EUROPA, LÀ DOVE SI DECIDONO I MARGINI DI AZIONE DELL’ITALIA, ZAVORRATA DAL DEBITO PUBBLICO…IL TIMORE È CHE LA SOSTITUZIONE RIDUCA I MARGINI DI AZIONE DELL’ITALIA
Non è solo, legittimo, spoils system governativo. È la presa del palazzo. Alessandro Rivera è lui la pedina grossa che Giorgia Meloni pensa di muovere. I fedelissimi della premier vogliono lasciare scadere il suo mandato al 24 gennaio, termine ultimo dettato dalla legge. Indicare un nome di più stretta fiducia nello snodo cruciale per i conti pubblici. È naturale, dicono.
Ma non la pensano così ai piani alti di Lega e Forza Italia. I più avveduti hanno profondi dubbi che la nuova destra al potere, guardata ancora con sospetto dalle cancellerie alleate, possa permettersi di sostituire l’alto dirigente che da cinque anni tiene i rapporti del Tesoro con Ecofin e G20, proprio mentre la Bce alza i tassi e allenta il suo scudo sull’Italia.
I più sofferenti per il dominio meloniano : «Vogliono prendersi tutto, incluso il controllo dell’Economia, isolare Giorgetti». Lui, Giancarlo Giorgetti, sulla vicenda finora non ha detto una parola. Anzi, si mostra infastidito dal tracimare del caso Rivera sui giornali.
L’attuale direttore generale, in carica dal 2018 per volontà dei gialloverdi, non è certo un uomo di destra. Ma con il passare delle settimane il leghista ne avrebbe apprezzato la caratura da civil servant. E nutrito forti dubbi che sostituirlo sia la scelta giusta. Non perché sia insostituibile: Giorgetti va ripetendo che nessuno è insostituibile, neanche lui.
Ma il ruolo è cruciale, chiunque prendesse il posto di Rivera avrebbe bisogno di tempo per acquisire padronanza del ruolo. […] Ma qual è il problema, a sostituire Rivera? Il problema è che il direttore generale del Tesoro si occupa di Ecofin e G20. Tesse rapporti e trattative ai tavoli internazionali. Sta in Europa, là dove si decidono i margini di azione di un Paese come l’Italia ancora fortemente zavorrato dal debito pubblico. Rivera, che è difeso dalle fondazioni bancarie e in ambienti di maggioranza assicurano essere apprezzato per il suo lavoro anche al Quirinale, quei rapporti li ha gestiti con tre diversi governi.
«Parla con tutti», sintetizza un dirigente leghista. E nel mezzo di una crisi ancora preoccupante, mentre risuonano nei palazzi europei le critiche di un ministro di peso come Crosetto alla Bce, il timore è che la sostituzione riduca i margini di azione, anziché allargarli. Manco a parlarne di sostituire insieme a Rivera anche il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, come qualcuno dalle file della destra va sussurrando. «Rischiamo di restare allo sbaraglio».
A queste preoccupazioni i meloniani più convinti della sostituzione replicano che profili adatti ce ne sono, anche di livello. Citano il presidente di Ita Antonino Turicchi. In subordine citano Stefano Scalera, dirigente del Mef. E per Rivera ipotizzano come risarcimento l’indicazione all’Ocse, magari da vicesegretario.
L’idea del nuovo esecutivo sembra scontrarsi con le perplessità del segretario generale Ocse, l’australiano Mathias Cormann, che avrebbe fatto pervenire il messaggio che quel posto […] non spetta di diritto all’Italia. Di qui la suggestione di puntare sulla Bei. […] Rivera, agli occhi degli alleati, è espressione di un tentativo meloniano di rimettere mano all’intero sistema, un tentativo che a livello teorico passa dalle critiche di Fazzolari a Bankitalia e dagli attacchi di Crosetto alla Bce.
Allo stesso Giorgetti, nota più d’uno, prima hanno tolto il fisco (delega a Maurizio Leo), poi il Pnrr, accentrando nelle mani di Fitto (negli altri Paesi Ue è l’Economia a gestire il dossier). […] Nel progetto meloniano rientrerebbe anche Cassa depositi e prestiti, con la sostituzione anticipata […] di Dario Scannapieco, che scade nel 2024. […] Saldo Claudio Descalzi all’Eni, potrebbe essere sostituito Francesco Starace all’Enel. E poi Leonardo, Enav, tutto in discussione. Palazzo Chigi indicherà Ad e presidenti. Gli alleati temono di raccogliere le briciole.
(da “la Repubblica”)
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Gennaio 5th, 2023 Riccardo Fucile
UNA VASTA ESPERIENZA AL MINISTERO CON DOSSIER SCOTTANTI, E’ UNA GARANZIA NEI NEGOZIATI CON LA BCE
Se finirà sotto il machete di Crosetto è ancora da vedere. Ma secondo indiscrezioni di Palazzo, è uno dei principali indiziati a ricevere il ben servito dal nuovo governo entro fine gennaio.
Alessandro Rivera, da quattro anni e mezzo direttore generale al ministero del Tesoro, è una delle figure che potrebbe saltare nello spoils system a cui il governo Meloni non ha intenzione di rinunciare. Secondo la legge Bassanini sulla pubblica amministrazione, gli «incarichi di funzione dirigenziale cessano decorsi novanta giorni dal voto di fiducia del governo», quindi il prossimo 24 gennaio.
Dopo il commissario straordinario alla ricostruzione del Centro Italia Giovanni Legnini e il dg dell’Aifa Nicola Magrini, il prossimo indiziato a non ottenere la conferma potrebbe essere proprio Rivera.
Ma nella maggioranza non tutti sono d’accordo: se Fratelli d’Italia vorrebbe sostituirlo, il ministro Giorgetti fa invece scudo al suo direttore generale, una garanzia nelle negoziazioni con Bruxelles. Anche perché l’allontanamento di Rivera, in via XX settembre, verrebbe visto come un attacco indiretto alla linea del moderato leghista titolare del dicastero.
I salvataggi di Banca Etruria e degli istituti veneti
Alessandro Rivera, nato a L’Aquila cinquant’anni fa, è conosciuto e riconosciuto come uomo delle istituzioni, discreto e silenzioso. Oltre vent’anni fa ha partecipato al primo concorso della Scuola superiore della pubblica amministrazione, e in questi anni ha lavorato con ministri di ogni colore: da Piercarlo Padoan a Vincenzo Visco, da Domenico Siniscalco a Tommaso Padoa-Schioppa, da Mario Monti a Fabrizio Saccomanni. In passato si è occupato anche della regolamentazione sulle Offerte pubbliche di acquisto e di corporate governance, è stato presidente del comitato di controllo del Fondo di garanzia degli intermediari finanziari.
Al ministero, come tecnico, ha gestito alcuni dei dossier più scottanti, soprattutto alla direzione del Sistema bancario e finanziario del ministero del Tesoro. Fu lui a portare a casa, nel ruolo di negoziatore per l’Italia, il via libera all’aumento precauzionale per Monte dei Paschi di Siena con debito pubblico e il salvataggio dei due istituti veneti Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca nel 2016, vendute poi a Banca Intesa. Ma non solo.
Un anno prima, in un report inviato alla Commissione Ue – al quale il consulente della direzione concorrenza Bernhard Windisch rispose con una mail ringraziando il suo ufficio per le preziose informazioni fornite – avrebbe inciso sulla decisione finale della commissaria Vestager all’autorizzazione sul decreto di salvataggio di Banca Etruria (e delle altre tre, Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e di Chieti). Per il salvataggio di questi istituti, già commissariati da Banca d’Italia, venne fatto ricorso al burden sharing, che tutela i depositi dei correntisti e delle obbligazioni senior azzerando però il valore di azioni e obbligazioni subordinate.
La Commissione, sulla scia di casi analoghi in Spagna, Slovenia e Irlanda, stava ragionando su una svalutazione dei crediti dei quattro istituti del Centro Italia tra il 20 e il 25 per cento.
L’ufficio di Rivera si premurò in quei giorni di contrattazione di girare a Bruxelles l’informazione che i gli Npl – Non performing loans, crediti deteriorati dei quali è assai difficile disfarsi – di Banca Etruria erano stati ceduti al 14,7 per cento del loro valore, facendo intendere che il mercato italiano fosse disponibile a fare un’offerta più bassa.
Dando l’okay all’operazione, la Commissione abbassò quindi le stime dell’offerta al 17,5 per cento, che poi è la cifra contenuta nel decreto di risoluzione del governo italiano.
Il nuovo prezzo di mercato così individuato non permise però di coprire anche il valore delle obbligazioni subordinate, e gli obbligazionisti di questi titoli -che con le stime della Commissione avrebbero avuto i crediti garantiti – non vennero rimborsati. Facendo esplodere il caso Banca Etruria e costando a Renzi e Boschi un enorme problema politico.
L’opposizione di Giorgetti
L’intenzione di Fratelli d’Italia, che esprime la premier ed è azionista di maggioranza della compagine di governo, è quella di sostituirlo con una figura più vicina. Sui giornali si fa il nome di Antonino Turicchi, da maggio del 2016 direttore generale per Finanza e privatizzazioni del ministero di Economia e finanza e già dg di Cassa e depositi e prestiti dal 2022 al 2009, ma con alle spalle una lunga carriera al ministero e membro del cda di Autostrade per l’Italia e Leonardo.
Il 24 gennaio si avvicina, e senza una comunicazione di segno opposto, Rivera dovrà lasciare la carica. Giorgetti però non vorrebbe privarsene, ed è in corso un braccio di ferro sotto traccia per tentare di tenerlo nella sua posizione. Nessuno è insostituibile, e Rivera non è certo uomo di destra. Ma in queste settimane il ministro ne ha apprezzato il lavoro e soprattutto ne riconosce la caratura internazionale, specialmente in Europa.
Negli anni ha più volte rappresentato l’Italia come mediatore ai tavoli di Bruxelles, ed è quindi una garanzia di affidabilità per l’Ue. Giorgetti sa di essere il rappresentante dell’ala moderata della Lega, minoritaria in un partito che è minoranza nell’esecutivo e in forte difficoltà nei sondaggi. Che Fratelli d’Italia voglia mettere un’altra persona, uomo o donna che sia, potrebbe essere un tentativo di arginare e indebolire l’attuale capo dicastero di via XX settembre. O almeno così sarebbe percepito da quelle parti, e tanto basta a provocare l’irritazione.
(da Open)
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