Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
IPOTIZZATO ANCHE IL REATO DI RICICLAGGIO
C’è anche il governatore della Sardegna Christian Solinas tra gli indagati per corruzione dalla procura di Cagliari per due filoni di inchiesta sull’acquisto di una casa e su presunte pressioni su una nomina.
Sotto indagine ci sono anche il suo consulente Christian Stevelli, il direttore generale dell’Ufficio dell’autorità di gestione del programma operativo Eni Cbd, bacino del Mediterraneo, Roberto Raimondi, e l’imprenditore Roberto Zedda. La Guardia di Finanza ha sequestrato i telefoni e altri apparecchi elettronici sia di Solinas che di Stevelli.
I due filoni di indagine
Il primo filone d’indagine riguarda l’acquisto di alcuni terreni a Capoterra, e l’ipotesi di reato è quella di corruzione e riciclaggio. La procura di Cagliari sta indagando sulla caparra, di alcune centinaia di migliaia di euro, versata dall’imprenditore Zedda per i terreni riconducibili al governatore.
La seconda vicenda su cui ha acceso i fari la procura di Cagliari riguarda invece le presunte pressioni per la nomina di Raimondi, sul quale il consigliere regionale Massimo Zedda aveva ipotizzato un suo legame con lo scandalo dei Panama papers sui paradisi fiscali.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
RIMANE IL PROBLEMA DEL PROCESSO ANCORA IN CORSO PER LA VICENDA DELLA CASA DI MONTERCARLO. LA SENTENZA È PREVISTA ENTRO L’ANNO
Dà un buffetto ai giovani dai modi rampanti di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro: «Non si confonde il Parlamento con una piazza». Ed elogia la sua ex allieva Giorgia Meloni: «È brava, non è fascista». Gianfranco Fini torna a parlare di politica e lo fa ancora una volta a “Mezz’ora in più” su Rai 3.
Ennesima tappa di un ritorno sotto i riflettori con un obiettivo condiviso con la presidente del Consiglio: candidarsi alle prossime elezioni Europee del 2024 e diventare l’uomo delle relazioni forti a Bruxelles per conto del governo Meloni.
Fini sa bene che potrebbe tornare in prima persona in politica una volta liberatosi del processo, ancora in corso ma con sentenza prevista entro l’anno, per la vicenda della casa di Montercarlo.
Nel frattempo parla già come una sorta di padre nobile della destra. Un padre che può dare qualche scappellotto a chi sbaglia: «Non si confonde un’Aula con una piazza, Donzelli ha dimenticato di essereun autorevolissimo esponente del partito della presidente del Consiglio e il sottosegretario Delmastro dopo l’invito a tenere i toni bassi ha detto che il Pd si inchina alla mafia. Ma quell’appello valeva e vale sia per la maggioranza sia per l’opposizione».
Poi parole al miele per Meloni: «Non è fascista, è una donna di destra in gamba». E «non essendo fascista » non farà imposizioni sulla Rai: «Non è una sprovveduta. Meloni non manderà mai via l’amministratore delegato Carlo Fuortes, quest’ultimo è talmente debole che probabilmente a marzo o aprile, quando si riunirà il consiglio di amministrazione, rischia di non vedersi approvato il piano industriale. Perché la Rai in questo momento è una nave senza nocchiero».
(da La Repubblica)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
LA CORRUZIONE COSTA A OGNI ITALIANO 3.900 EURO L’ANNO, LA MAFIA 680 EURO, L’EVASIONE FISCALE 1.680 EURO
L’incaglio è evidente e questa volta non bastano una manciata di parole di circostanza per cavarsela. Lo stop al Superbonus edilizio (anzi, meglio, le modalità dello stop al superbonus edilizio) conferma che il governo Meloni riesca fin da queste prime battute a dimostrarsi pasticcione. La decisione di bloccare le cessioni del credito delle agevolazioni fiscali è un cappio alla gola per le aziende.
Non funziona nemmeno la presidente del Consiglio Meloni che prova come sempre a buttarla sul populismo d’accatto: “il superbonus è costato 2mila euro a ogni italiano – dice -. Quando spende lo stato non è nulla gratis”. Verissimo. Solo che questo gioco di dividere le spese per il numero degli abitanti è molto pericoloso e si ritorce facilmente contro.
Quei 25 miliardi sono crediti decennali.
Ogni italiano, neonati inclusi, ha speso negli ultimi 24 mesi 275 euro in armi.
Solo l’anno scorso ogni in italiano, in 12 mesi, neonati compresi, ha speso 1680 euro per pagare l’evasione fiscale che questo governo senza troppe remore accarezza per ottenere voti.
Continuiamo: mentre le famiglie e le imprese italiane sono strozzate dall’aumento del gas gli extraprofitti di 9 mesi (solo 9 mesi) di Eni diviso per il numero degli italiani, neonati compresi, è di 285 euro a testa.
Le mafie? Costano 680 euro a italiano, neonati compresi.
La corruzione è stimata sui 230 miliardi all’anno. Diviso per ogni italiano, neonati inclusi? 3900 euro a testa.
C’è una differenza sostanziale che la presidente Meloni omette: a differenza di mafie e corruzione la ricaduta del superbonus in termini di creazione di lavoro e di sostenibilità ambientale è un guadagno che andrebbe sottratto al costo.
Ma qui non è in discussione una misura che, come tutte, è ovviamente perfezionabile. Qui si tratta di discutere di una modalità propagandistica che potrebbe funzionare al massimo in un programma per bambini, vista la sua inutile stupidità. Esattamente come le divisioni qui sopra.
Oggi il governo incontra le associazioni di categoria e ci vorrà molto di più di una semplice divisione per bambini per ottenere la fiducia delle imprese. Erano pronti, dicevano. Si vede.
(da lanotiziagiornale.it)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
“È UNA STORIA D’AMORE. LA CONFESSIONE DI UN AMORE PER UN PAESE”
È scoppiata la guerra, Sean Penn si è messo l’elmetto, e il film è diventato un’altra cosa. Improvvisamente razzi, sirene, blackout, morte. «Mi sono ritrovato in qualcosa che non avevo mai visto nella mia vita», dice la star americana, che alla Berlinale porta Superpower .
È il ritratto di Volodymyr Zelensky nell’immediata vigilia dell’invasione militare dell’Ucraina da parte di Putin, che Penn definisce «un criminale e un bullo». «Non è un film di guerra, ma una storia d’amore. La confessione di un amore per un Paese», dice Sean Penn
E se le dicessero che è un’opera di propaganda? «Ci sta, questa non è una guerra ambigua. Molti americani faticano a comprendere la natura del conflitto, sono nati in un Paese che ha l’eccezionalità nel suo Dna e tendono a minimizzare ciò che accade nel resto del mondo. Gli idioti devono capire che è un’invasione criminale. Spero che il mio documentario sia utile».
L’intenzione originaria era di tracciare la traiettoria dell’insolita carriera di Zelensky. Quando si sono conosciuti, il 23 febbraio dello scorso anno, il giorno prima dell’invasione, Zelensky era vestito in giacca e cravatta, con un abito da capo di Stato, al palazzo presidenziale. Il giorno dopo i primi missili russi sono caduti. Superpower , nato come progetto stravagante, era ora qualcosa di completamente diverso. «Da un giorno all’altro, Zelensky era un uomo completamente diverso, un eroe di guerra».
Sean Penn ha pensato a Davide e Golia, «il grande avversario e il piccolo parvenu. Ma Davide era agile e pronto a combattere in modo diverso. Davide è milioni di ucraini, Golia è centinaia di migliaia di russi, e non stanno vincendo questa guerra. Zelensky è un uomo di pace».
(da Corriere della Sera)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
LA MELONI VEDE IL PREMIER POLACCO, MORAWIECKI, POI SI IMBARCHERÀ SUL TRENO PER KIEV, MA UN INCONTRO, ANCHE FUGACE, CON IL PRESIDENTE AMERICANO È COMPLICATO, ANCHE PERCHÉ BIDEN È RIPARTITO SUBITO PER LA POLONIA
Le agende parlano più della comunicazione di Palazzo Chigi. Giorgia Meloni annuncia la tappa a Varsavia qualche secondo dopo che Joe Biden appare a sorpresa a Kiev. Un incrocio che fa ipotizzare il tentativo della premier di incontrare il presidente americano
Incontro che – in teoria – potrebbe ancora avvenire a Varsavia dove Biden è atteso domani per il vertice con i Paesi dell Est. Non è così semplice. Perché Alle 17 Meloni vedrà il premier polacco per circa un’ora, prima di imbarcarsi per Kiev.
Una stretta di mano sarà l’ideale ma rimane complicata: gli orari non tornano, le agende non si incastrano.
Biden, a sorpresa, l’ha anticipata di 24 ore ed è volato in Ucraina dal presidente Zelensky. Adesso sta tornando indietro verso la Polonia in una sorta di staffetta con Meloni. Si potrebbero incontrare? Complicato. Magari all’aeroporto militare di Varsavia o forse in uno snodo ferroviario al confine. Lui scende, lei sale sul treno? Difficile.
Con questo tour il presidente americano sembra aver rubato la scena alla premier: Joe Fedez e Chiara Meloni. Ma la faccenda è seria e complessa dal punto di vista logistico
Il presidente americano è ripartito per la Polonia dopo poche ore ed è in questo viaggio la speranza o l’incognita di un possibile incontro con Meloni. Alla presidente del Consiglio spetterà domani riaffermare a Kyiv un solido sostegno e soprattutto dimostrare che l’Italia non è l’anello debole della solidarietà atlantica.
(da Dagoreport)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
A RENDERE LA VITA DIFFICILE AI MELONIANI C’E’ IL FORZISTA GIORGIO MULÈ: “QUESTI DI FRATELLI D’ITALIA NON TOLLERANO IL DISSENSO RISPETTO A QUELLO CHE FANNO E DICONO. O LA PENSI COME LORO OPPURE SEI UN NEMICO”
Cita Angelo Massimino, l’indimenticato presidente del Catania: «L’amalgama non si può comprare, perciò noi il partito unico non lo faremo».
Sornione e diretto, Giorgio Mulé di Forza Italia, il vero capo dell’opposizione interna a Giorgia Meloni, si è ritagliato la parte del guastafeste di lotta e di governo.
Sul decreto Rave. Sul Superbonus. Sulla Finanziaria, definita «una tisana». L’altro giorno quelli di Fratelli d’Italia hanno perso la pazienza e gli hanno dato dell’ubriacone.
«Non vogliamo fare le ancelle. Non siamo in maggioranza per ascoltare le messe cantate. Siamo i liberali, i garantisti, gli europeisti, e vogliamo dire la nostra con piena dignità». Con Meloni solo per sporadici messaggi. Circola voce che la premier un giorno lo abbia rimproverato per l’eccesso di autonomia. Mulé teme come tanti che Meloni voglia fagocitare Forza Italia alle Europee.
Mulé non sa celare il proprio malumore. E quando Giovanni Donzelli attaccava il Pd lui, che presideva l’Aula, per tre volte ha cercato di contenerlo, invitandolo a chiudere l’intervento. «Niente, io ho provato a metterlo in guardia che stava facendo un grave errore di ortografia: non si attacca in quel modo l’opposizione». Ora Francesco Lollobrigida va dicendo in giro che Mulé farà la fine dei finiani. «Minchiate!», reagisce Mulé, e si mette a ridere.
Reputa i meloniani troppo baldanzosi, irrispettosi, hanno trattato male Berlusconi, non volevano Ronzulli ministro, Giuseppe Mangialavori sottosegretario. Insomma, a mettere in fila i fatti, più che una battaglia ideale sembra una manovra di posizionamento. Ha 54 anni. È figlio di un oculista e di un’insegnante di lettere. Terzo di quattro figli maschi. Infanzia a Mazara del Vallo, in Sicilia, dove la mamma, di 82 anni, vive ancora.
Sono le zone di Matteo Messina Denaro. «Avevo amici di Castelvetrano, chi dice che sono tutti omertosi non conosce la complessità dell’isola, e nemmeno io del resto l’avrei riconosciuto se l’avessi incontrato per strada».
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
“CI AVETE TOLTO LE MUNIZIONI MENTRE VE NE ANDATE IN VACANZA”
Yevgeny Prigozhin, il capo e fondatore della gruppo militare privato russo Wagner, attacca nuovamente il ministero della Difesa di Mosca per aver bloccato le forniture di munizioni ai suoi mercenari.
Stop che starebbe provocando ingenti difficoltà ai suoi soldati, riferisce Reuters.
Stando alle dichiarazioni di Prigozhin, rilanciate dai media ucraini, le trattative con i funzionari della Difesa si sarebbero concluse con il consiglio di «obbedire e scusarsi» con chi sta ai vertici.
«A chi devo chiedere scusa? A chi devo obbedire ora che i miei ragazzi muoiono due volte più di prima?», chiede il leader militare. «Oggi il doppio dei combattenti dell’organizzazione Wagner e di altre unità viene ucciso ogni giorno, e non possiamo proteggerli a causa della totale mancanza di munizioni», aggiunge.
L’attacco al ministro Shoigu
A suo avviso, coloro che starebbero provando a interferire con il suo gruppo nel tentativo di vincere questa guerra, in realtà «lavorano assolutamente e direttamente per il nemico». Il riferimento, seppure non fatto direttamente con il suo nome, è al ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu.
Nel suo attacco al ministero ha infatti citato la vacanza della figlia fatta a Dubai. «Stanno aiutando il nemico a spezzare la schiena della Russia. Voi fate colazione, pranzate e cenate con piatti d’oro e mandate le vostre figlie, nipoti e amici a riposare a Dubai, senza esitare, nel momento in cui un soldato russo sta morendo al fronte, vi chiedo di darci le munizioni», ha sottolineato Prigozhin.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
ELLY VINCE A MILANO, ROMA E NAPOLI… IL 26 VOTANO GLI ELETTORI NEI GAZEBO E LA PARTITA E’ APERTISSIMA
I risultati sono stati diffusi già ieri, ma ora c’è l’avallo della commissione nazionale per il Congresso.
Le primarie nei circoli del Pd si sono concluse con un risultato che vede in vantaggio il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini che ha ottenuto 79787 voti, pari al 52,87% del totale, 151.530.
Elly Schlein lo segue, distanziata ma, secondo alcuni, non in modo irrecuperabile: ha avuto 52.637 voti, ovvero il 34,88%.
Decisamente indietro gli altri due sfidanti, Gianni Cuperlo, con 12008 voti, il 7,96% e Paola De Micheli 6475 voti, pari al 4,29%.
A questo punto, le primarie “aperte”, in calendario per domenica prossima, daranno la risposta definitiva.
Come è noto, infatti, a decidere il segretario del Pd e le delegazioni all’assemblea nazionale è un voto pubblico a cui si può partecipare senza essere iscritti al Pd.
I circoli hanno invece votato dal 3 al 19, quasi tutti la prima settimana con una deroga per Lazio e Lombardia che hanno aspettato le Regionali per completare la consultazione. Stasera i due sfidanti, Bonaccini e Schlein, si confronteranno in un dibattito trasmesso da Sky TG24.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2023 Riccardo Fucile
NELLE SUE CHAT MATTEO MESSINA DENARO DISCETTAVA DI GEOPOLITICA SCHIERANDOSI CON PUTIN E CONTRO L’UCRAINA: “ZELENSKY STA FACENDO MORIRE UN SACCO DI CIVILI PER FARE IL MEGALOMANE”… HA PARLATO UN ASSASSINO DI BAMBINI
Forse non a caso tra i libri trovati nel covo di Campobello di Mazara spiccavano le biografie di Putin e Hitler.
Il boss Matteo Messina Denaro si racconta come una sorta di superuomo, «un grande conoscitore di persone» che «la vita l’ha calpestata».
Un delirio di onnipotenza che lo porta a discettare persino di geopolitica, con giudizi durissimi, quanto sconcertanti, sull’Ucraina e il suo presidente Volodymyr Zelensky.
Dipendesse da lui la guerra sarebbe già finita: basta solo arrendersi a Putin. È quanto viene fuori da altri audio della chat che aveva con una paziente conosciuta alla clinica «La Maddalena». La donna (la stessa che era stata in studio 15 giorni fa) ieri sera era in collegamento dalla Sicilia con la trasmissione Non è l’Arena di Massimo Giletti, su La7. Nel corso della puntata sono stati svelati, in esclusiva, audio e messaggi inediti proprio sulla guerra in corso.
Il boss la prende alla lontano. «Quando ci fu Chernobyl nell’86 mia mamma ospitò due ragazze ucraine di famiglie molto ricche… — racconta—. Sono state trattate su un vassoio d’argento per due anni, ma quando se ne andarono non si fecero più sentire. Mia madre cercò di contattarle ma non diedero più risposta. Quella gente è così… So che tu sei pro Ucraina, io invece sono pro civiltà, ma gli ucraini hanno torto. Il primo di tutti è questo… pseudo presidente (Zelensky, ndr). Uno zero, che sta facendo morire un sacco di civili per fare il megalomane, perché lui vorrebbe una guerra mondiale».
E attacca Europa e Stati Uniti. «Perché invece di fornire armi, gli Stati occidentali non dicono a questo… di presidente di dimettersi? Sistemare le cose e fornire aiuti umanitari… Nel momento in cui si arriverà a questo ti assicuro che io sarò il primo a fare beneficenza a queste persone». Non poteva mancare l’elogio di Putin.
«Non è Putin che vuole mettere i missili in America, è il contrario: sono gli americani che vogliono mettere i missili da Putin. Ovviamente se Putin non fosse una potenza nucleare, l’America lo avrebbe già bombardato, come hanno fatto in Libia”
E per rafforzare i suoi sproloqui manda anche il link di un sito in cui Michele Santoro attacca Letta e Draghi proprio per la posizione assunta sulla guerra in Ucraina.
Un boss logorroico che, dopo tanta geopolitica, non disdegna l’autocelebrazione. «Devi tenere conto che io ho ormai un’età vetusta — dice il 16 marzo 2022 —. In più non ho vissuto nel salottino con le ciabatte. Io sono un tipo che il mondo lo ha calpestato e lo ha calpestato anche malamente, cioè l’ho vissuto, quindi ne ho di esperienza».
In un altro messaggio aggiunge: «Io mangio pure pane e cipolla e anche se non mi credi sono un uomo umile. Divento arrogante e superbo solo con chi ostenta superiorità. Anche se ti sembro un po’ pazzoide, sono un conoscitore di persone. Se parlo con qualcuno so in genere cosa pensa».
Infine un post sulla malattia, che non chiama mai con il suo nome: «Ancora io non riesco a capacitarmi… il mio corpo mi ha tradito, non lo sopporto. Io avevo una vita bellissima e non avevo previsto ciò, non ci avevo mai pensato… e non lo accetto, ma sono un guerriero e non lo dico per farmi coraggio o per retorica, ma perché per vinta non la do a nessuno, neanche all’intruso. Anche se la creatura è dura a morire».
Chat che restituiscono l’immagine di un boss con un grande ego, che si riflette anche nei libri che leggeva e nei film che vedeva durante la latitanza. I Roshanno trovato 212 dvd. Dalla Storia del fascismo ad Apocalypse Now, L’ultimo guerriero, Alexandre, Il Gladiatore . Ma a volte non disdegnava stare sul divano guardando Sex and the City.
(da agenzie)
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