Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
SI TRATTAVA DI “DATI NON DIVULGABILI E NON CEDIBILI A TERZI, PUR NON ESSENDO SECRETATI”… QUINDI DELMASTRO NON POTEVA DIVULGARLE, NEMMENO AL SUO COINQUILINO DONZELLI. ADESSO LA PALLA PASSA ALLA PROCURA DI ROMA
Altro che notizie diffondibili. Le intercettazioni dei dialoghi tra Alfredo Cospito e i mafiosi detenuti come lui al 41 bis, rivelate dal vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli, in Parlamento (che le aveva apprese proprio da Delmastro) non potevano essere diffuse.
C’è scritto nero su bianco sulla risposta che il Dap ha fornito al sottosegretario Delmastro. Questi aveva infatti inoltrato una richiesta formale per poter acquisire le informative del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Sassari .
Il Dap ha risposto, in via formale, comunicando le intercettazioni rese note in Parlamento da Donzelli, specificando però chiaramente che si trattava di «dati non divulgabili e non cedibili a terzi, pur non essendo secretati». E invece così non è stato
(da La Stampa)
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
PARERI DIFFORMI E ORA LA PALLA TORNA A PONZIO PILATO NORDIO
Poche ore fa il ministro della Giustizia Nordio aveva riferito al Parlamento di essere in attesa delle opinioni necessarie per prendere una decisione definitiva sull’anarchico
«Alfredo Cospito deve rimanere al 41-bis». Sarebbe questo, secondo le indiscrezioni di fine giornata, il parere espresso dal procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo trasferito al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Mentre lo scontro politico sul destino dell’anarchico, in sciopero della fame da oltre 100 giorni, non accenna ad attenuarsi, il procuratore generale sembrerebbe non avere dubbi: Cospito, da pochi giorni trasferito dalla Sardegna al carcere milanese di Opera, deve rimane sotto il regime del carcere duro.
Una posizione che il ministro Nordio sarà chiamato a valutare e che non lascerebbe alcun spiraglio di alleggerimento.
Ma è dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo che arriva un parere più morbido: «Alfredo Cospito può restare al 41 bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, con tutte le dovute cautele», si legge nel documento di una decina di pagine inviato dalla Dna al ministero della Giustizia. Una posizione aperta, che vede nell’applicazione del carcere duro per l’anarchico una decisione fondata ma che lascia la valutazione all’autorità politica di renderla ancora valida e permanente o se prevedere un regime meno duro.
Nessuna indicazione netta dunque, a differenza di quanto espresso dal procuratore generale di Torino, e che ribadisce la responsabilità del governo sul destino di Cospito.
Poche ore fa era stato lo stesso ministro della Giustizia Nordio a parlare del caso in Parlamento, spiegando di essere in attesa dei pareri necessari per prendere una decisione definitiva sulla permanenza ulteriore dell’anarchico al 41 bis o sull’eventuale passo indietro.
Intanto Cospito è stato trasferito al carcere di Opera per motivi di salute. «È in un gruppo di socialità composto da tre persone con grandi problemi di salute e quindi è sostanzialmente da solo, 24 ore su 24 relegato all’interno della cella», ha fatto sapere il legale Flavio Rossi Albertini. L’anarchico in sciopero della fame da più di 100 giorni in segno di protesta ha perso finora 45 chili e si troverebbe in precarissime condizioni di salute. Per l’udienza che lo riguarda la Corte di Cassazione ha deciso di anticipare di nuovo la data: dal 7 marzo al prossimo 24 febbraio.
(da Open)
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
170 METRI QUADRI A 470MILA EURO PER DURIGON, 190METRI QUADRI A 570MILA EURO PER ROCCA… IMMOBILI CHE ERANO DI PROPRIETÀ DELL’ENPAIA, L’ENTE DI PREVIDENZA PER GLI IMPIEGATI IN AGRICOLTURA VIGILATO DAL MINISTERO DEL LAVORO DI CUI IL LEGHISTA È SOTTOSEGRETARIO
Facendo una visita nella zona prestigiosa della Camilluccia, a Roma, sbirciando sui citofoni di eleganti condomini e incrociando i dati pubblici delle visure camerali, Domani ha scoperto come politici di primo piano sono riusciti qualche mese fa ad ottenere case di lusso a prezzo di saldo. Sconti da favola ottenuti da potenti della Lega e da candidati di Fratelli d’Italia, da ex ministri degli Esteri e da sottosegretari del governo Meloni.
Che hanno nomi di peso come quello di Claudio Durigon, plenipotenziario nel Lazio di Matteo Salvini e sottosegretario al Lavoro, e di Francesco Rocca, presidente uscente della Croce Rossa voluto fortemente dalla premier come candidato a presidente della Regione Lazio.
Le storie delle compravendite dei due appartamenti a prezzi scontati di centinaia di migliaia di euro rispetto a quelli di mercato evidenziano […] rapporti particolari che l’Enpaia, l’ente di previdenza per gli impiegati in Agricoltura guidato da Giorgio Piazza, ha con alcuni inquilini. L’Enpaia è un ente di diritto privato che paga le pensioni agli addetti del settore, e che dunque ha mantenuto – come si legge sul sito del ministero del Lavoro che ne detiene la vigilanza – la sua «natura pubblica, tanto che la legge affida» al dicastero per cui lavora Durigon «un sistema organico di controlli».
L’inchiesta di Domani parte a via Cortina d’Ampezzo, a casa di Durigon. Nel quadrante nord di Roma, anche se in discesa da qualche mese, i prezzi delle case sono in genere proibitivi per i comuni mortali. Circa 4-5mila euro al metro quadro secondo gli esperti specializzati.
Il sottosegretario al Lavoro ha potuto invece comprare a un prezzo scontatissimo un appartamento principesco all’interno di un complesso residenziale di proprietà dell’Enpaia. L’atto d’acquisto è del 23 giugno 2022.
Durigon e la moglie Alessia Botta (il primo per un decimo, la seconda per 9 decimi della proprietà) comprano per appena 469 mila euro un appartamento di otto vani, di 170 metri quadri catastali complessivi, con terrazzo angolare e balcone. Compreso nel prezzo anche un box auto: solo quest’ultimo, a prezzi attuali di mercato, vale oltre 50mila euro.
La coppia ha pagato Enpaia versando 9 assegni circolari ottenuti con un mutuo da 450 mila euro acceso presso la Banca del Frusinate. «Il prezzo di vendita» si legge nell’atto del notaio Giovanni Floridi «è stato determinato con le riduzioni di sconto previste nelle linee guida rispetto al valore determinato» dalle stime di una società terza, la Arc Re, che ha fatto la valutazione del patrimonio che Enpaia ha messo sul mercato.
Nell’atto di compravendita non viene indicato la percentuale di sconto, ma in alcune delibere Enpaia su altri condomini e nelle note dell’ente si fa riferimento sempre a uno sconto del 30 per cento, destinato però «solo agli inquilini» che hanno sottoscritto contratti di locazione «da oltre 36 mesi».
Ma quando è entrato Durigon nella casa come affittuario? Nel novembre 2017, quando il politico era vicesegretario della sindacato di destra Ugl e stava flirtando con la Lega di Salvini. Il rogito segnala però un dettaglio importante: il conduttore del contratto di affitto con l’ente previdenziale non era Durigon, ma l’Ugl. Il sindacato è rimasto il conduttore ufficiale dell’appartamento anche quando qualche mese dopo, nel marzo del 2018, Durigon prima è entrato in parlamento e poi è nominato sottosegretario al Lavoro del governo giallo-verde del Conte I. «È già capitato che il Sindacato abbia sostenuto l’onere della locazione a uso abitativo per alcuni dirigenti a livello nazionale non residenti a Roma» spiegano dalla confederazione
L’Ugl (o meglio l’inquilino Durigon) sono riusciti a entrare nell’appartamento giusto in tempo per comprare con lo sconto qualche anno dopo. Solo un anno e mezzo prima il consiglio di amministrazioni di Enpaia aveva emesso delle delibere (citate nel contratto di compravendita) in cui comunicava di volere dismettere nell’immediato futuro parte del patrimonio immobiliare: in una prima delibera del 2015 (che contiene una lista di palazzi da vendere, dove non è presente quello di via Cortina d’Ampezzo) si chiarisce come diritto di prelazione sarà per gli inquilini, e il prezzo di vendita sarà proposto «con l’abbattimento pari al 30 per cento rispetto al valore di mercato libero».
Nel 2017 Durigon è entrato in casa come vicesegretario della Confederazione, che gli pagava anche l’affitto. Certamente fino a marzo 2018. E poi? Chi ha pagato? «Allorché nel 2018 è stato eletto alla carica parlamentare, l’onere della locazione è correttamente traslato in capo allo stesso Durigon», dice l’Ugl. Tuttavia nel 2022, almeno a leggere il contratto di vendita, è ancora l’Ugl ad apparire come unico e legittimo conduttore della locazione. Se il sottosegretario Durigon pagava davvero lui l’affitto, come mai non è stata fatta una “voltura” del contratto a suo nome?
Di certo, le stranezze nell’affare Durigon sono molte. Come il rischio di conflitti di interessi multipli: non solo il leghista è stato infatti invitato spesso alle relazioni annuale della fondazione presieduta da Piazza, ma nel board dell’ente siede per statuto un rappresentante del ministero del Lavoro. Uffici che Durigon conosce benissimo, visto che ha ricoperto il ruolo di sottosegretario due volte: nel 2018 con il Conte 1 e ora con Meloni premier. Infine, se il ministero si occupa direttamente della vigilanza sulla fondazione, la delega è stata di competenza diretta di Durigon sia nel 2018 sia nel governo attuale.
Per la cronaca, i condomini del complesso della Camilluccia oltre Durigon hanno spesso incontrato anche Franco Frattini, ex ministro degli esteri e presidente del Consiglio di Stato prematuramente scomparso: anche lui ha affittato dall’Enpaia nel 2017 come Durigon, e anche lui nel 2022 ha comprato con lo sconto un attico da 230 metri quadri (con terrazzo perimetrale), un altro più piccolo da 67 metri quadri nello stesso stabile, più un box auto. Alla cifra complessiva di appena 840 mila euro.La vicenda di Durigon riporta a un vizio antico: quello di certi politici fortunati che si sono comprati case e attici da sogno a prezzi che la gente normale nemmeno si sogna. Senza dimenticare vecchi casi di affitti ridicoli appannaggio solo di furbi e dei ben introdotti.
Scandali su cui chi scrive indaga da anni, e su cui cadono mediaticamente tanti potenti: è scivolata Renata Polverini, ex presidente della Regione Lazio, che ha abitato per anni in una casa popolare dell’Ater con il marito senza averne le credenziali, pagando 300 euro al mese in un dei quartieri più belli di Roma.
La passione per il mattone ha travolto Claudio Scajola, pizzicato a fare un affare stellare vista Colosseo «a sua insaputa». Problemi ne ebbe anche Filippo Patroni Griffi, ex capo del Consiglio di Stato come Frattini e oggi giudice costituzionale, che comprò una casa dall’Inps a 177 mila euro rivendendola poi a 800 mila euro.
La moda delle case scontate è dura a morire. Così, oltre a quella di Durigon, una nuova compravendita immobiliare potrebbe creare qualche impaccio anche a chi si appresta a diventare, sondaggi alla mano, il nuovo presidente della Regione Lazio. Cioè Francesco Rocca, ex Fronte della Gioventù con un passato turbolento (fu condannato giovanissimo a tre anni per spaccio di eroina) candidato dalla Meloni in persona al posto di esponenti del suo partito, su tutti il reietto Fabio Rampelli.
Anche Rocca ha acquistato infatti appena un mese e mezzo fa, il 14 dicembre 2022, un appartamento dell’Enpaia, a 400 metri da quello di Durigon. In un altro complesso immobiliare di proprietà dell’ente, immerso nella quiete e nel verde.
Nel contratto che Rocca firma con la fondazione prima si ricorda come «Enpaia ha riconosciuto un diritto di prelazione sulle unità immobiliari nei conduttori titolari di contratto di locazione», e poi si specifica che lo stesso Rocca ha un affitto «in essere», registrato a maggio del 2019. Anche qui, l’allora presidente della Croce Rossa è entrato appena in tempo per beneficiare della possibilità di acquistare con lo sconto del 30 per cento tre anni dopo.
Ma cosa compra Rocca? Un appartamento di quasi 190 metri quadri con vari balconi, più cantina, un box auto e un altro posto scoperto, per poco più di mezzo milione di euro (570mila). Un affare d’oro chiuso grazie a un mutuo con la Banca Cambiano.
Sentito al telefono, il candidato di Meloni spiega di non conoscere nessun dirigente di Enpaia, e di non essere stato raccomandato: «Le proposte di affitto erano online. Il primo sito che controllo in genere è il sito dell’Inpgi. Gli sconti per l’acquisto vengono modulati a secondo dell’anzianità. Io ho avuto il massimo, il 30 per cento, perché ero inquilino da più di 36 mesi. Comunque la delibera di vendita è arrivato molto dopo il mio ingresso come inquilino, lo scriva sennò sembra una strana coincidenza».
Emiliano Fittipaldi
per “Domani”
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
SENZA CONSIDERARE IL DATO POLITICO: L’UNICA STRADA PER USCIRE DALL’IMPASSE (E SBROGLIARE LA GRANA A GIORGIA MELONI) SONO LE DIMISSIONI, CHE PER ORA ENTRAMBI NEGANO
La procura di Roma riceve una denuncia nominativa ed è tenuta ad aprire un fascicolo d’indagine. E’ successo ieri per mano di Angelo Bonelli, dei Verdi, che ha chiesto conto dell’operato del collega Giovanni Donzelli per il discorso in Parlamento e del sottosegretario Andrea Delmastro che lo aveva informato su quanto accadeva nel carcere di Sassari tra i detenuti soggetti al 41 bis. Bonelli si è spinto ad ipotizzare un reato specifico, la rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.
E il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, li ha iscritti entrambi nel registro degli indagati. L’inchiesta comincia ora. Il reato in sé è serio per un uomo politico. E la pena non è lieve: «Il pubblico ufficiale che, violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie di ufficio, le quali debbano rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni».
La descrizione del reato sembra attagliarsi perfettamente al caso del sottosegretario Delmastro, che peraltro non nega di avere informato lui Donzelli, salvo ritenere del tutto legittimo il suo operato. Si vedrà, anche perché il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ex magistrato, ha invece premesso che tutti gli atti riguardanti un detenuto al 41 bis sono automaticamente «sensibili»
Detto questo, Delmastro ieri ostentava una calma olimpica. Donzelli ha scelto invece di restare più defilato. Rischia molto, perché è vicepresidente del Copasir, un Comitato dove l’autorevolezza è tutto. Chi lo ha sentito, però, ha capito che Donzelli si sente in una botte di ferro. Scagiona l’amico da ogni responsabilità, e per sé stesso, trattandosi di un dibattito alla Camera, ritiene di essere protetto dall’immunità parlamentare.
(da La Repubblica)
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELL’EX CONSIGLIERE FABIO DESIDERI CHE HA PRESENTATO RICORSO AL TAR DEL LAZIO E ALLA CORTE DI APPELLO
«Ci sono irregolarità e anche violazioni di legge nella presentazione della lista civica Francesco Rocca ». Parole che suonano come pietre quelle pronunciate ieri mattina da Fabio Desideri, ex consigliere comunale di centrodestra e presidente di Confimprese World, fatto fuori all’ultimo minuto proprio da quella lista, dopo aver già firmato l’accettazione della candidatura dal notaio. Una denuncia grave, che rischia di ipotecare pesantemente il futuro dell’aspirante governatore del Lazio, scelto da Giorgia Meloni per guidare la coalizione di centrodestra.
Desideri, che contro la sua esclusione ha fatto ricorso, seppur invano, sia al Tar che al Consiglio di Stato, specifica che durante la discussione dei ricorsi elettorali depositati alla Commissione Circoscrizionale provinciale e alla Corte di Appello di Roma, oltre che davanti ai giudici amministrativi, «è stato evidenziato che la Lista civica per Rocca Presidente è stata presentata senza raccogliere le necessarie firme di sottoscrizione da parte degli elettori » del Lazio.
« Ora capisco perché Rocca è nervoso — ha dichiarato Alessio D’Amato, candidato presidente per il Pd e Terzo Polo — l’ennesimo pasticcio, l’ennesimo grumo nero che sta macchiando la campagna elettorale del candidato della destra » . A fargli Eco il sindaco di Fiumicino ed esponente dem Esterino Montino: « Il candidato della destra farebbe bene a chiarire in modo inequivocabile come stanno le cose » . Ma da Rocca, fino a tarda sera, nessun commento ufficiale.
(da la Repubblica)
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
IL “FORMAGGIO CON I VERMI” NON E’ L’UNICO DI QUESTO GENERE PRODOTTO IN ITALIA
In un comizio elettorale del 31 gennaio 2023 a Rieti, il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini interviene in diretta sulla sua pagina Facebook per contestare l’Unione europea e la recente autorizzazione al consumo di farina di grilli.
Lo fa proponendo un esempio, quello della Sardegna, sbagliando completamente: «Se alcune regioni italiane, penso alla Sardegna, hanno tra le più alte densità di centenari al mondo, non è che in Sardegna mangiano i grilli o i vermi. Penso che mangino e bevano qualcos’altro». Una dichiarazione di fatto imprecisa, come fanno notare sui social: «Uno dei formaggi sardi più famosi è però il “casu martzu“, detto anche il formaggio con i vermi».
Il noto “casu martzu” (o “casu fràzigu“, tradotto “formaggio marcio”) risulta indicato nel sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste all’interno dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (P.A.T). Per la preparazione vengono introdotte nel pecorino le uova di una mosca, la Piophila casei. Una volta formate le larve, queste si cibano del formaggio. Una volta diminuite di numero, la forma viene aperta in due mostrando una crema dal sapore “pungente”. Prima di mangiarlo si cerca di allontanare le larve rimaste esponendo il prodotto al sole, ma non è detto che ciò avvenga del tutto senza preoccupare più di tanto gli stessi produttori.
Come riportato in vari siti di cucina, ci sarebbero altri prodotti oltre a quello più noto sardo: il “Saltarello” di Udine, il Bross ch’a Marcia del Piemonte, il Robiola Nissa dell’Emilia Romagna, il Marcetto dell’Abruzzo, il Casu Punt o Punti pugliese e il Casu du Quagghiu di Aspromonte.
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
STABILE FORZA ITALIA
Lieve ma costante flessione per FdI e Lega, stabili Forza Italia e Pd, crescono M5s e Verdi/Sinistra. Sono i risultati della Supermedia Youtrend dei sondaggi nazionali che rilevano lo scostamento rispetto a due settimane fa (19 gennaio).
Raggiunta la simbolica tappa dei cento giorni al governo, il partito di Giorgia Meloni continua dunque a calare allontanandosi di altri due punti dalla soglia del 30 per cento (29,4%).
Tra le forze di maggioranza scende anche il Carroccio, all’8,7 per cento, mentre risulta stabile al 7 percento il partito di Silvio Berlusconi che nei giorni scorsi ha celebrato i 29 anni di vita.
Tra le liste delle opposizioni a crescere in maniera sensibile è solo il Movimento 5 Stelle che segna un deciso +0,4. Il Pd sembra arrestare la discesa, Terzo Polo stabille. In ripresa le forze rossoverdi guidate da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
Di conseguenza nelle coalizioni risulta in calo il centrodestra, mentre crescono centrosinistra e M5s.
Ecco il dettaglio dei trend: FDI 29,4 (-0,2, M5S 17,9 (+0,4), PD 15,8 (=), Lega 8,7 (-0,2), Terzo Polo 7,9 (-0,1), Forza Italia 7,0 (=), Verdi/Sinistra 3,4 (+0,3), +Europa 2,5 (-0,1), Italexit 2,1 (-0,2), Unione Popolare 1,3 (-0,1), Noi Moderati 1,1 (-0,1)
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
DALLA FLORIDA, DA DOVE RISCHIA DI ESSERE CACCIATO PERCHE’ IL SUO VISTO DIPLOMATICO È SCADUTO, L’EX PRESIDENTE BRASILIANO LANCIA UN MESSAGGIO A ROMA: “I MIEI NONNI ERANO DI PADOVA. IN BASE ALLA VOSTRA LEGGE, SONO ITALIANO. CON POCHISSIMA BUROCRAZIA AVREI LA PIENA CITTADINANZA”
«Sono italiano. Il mio nome è Bolsonaro, i miei nonni erano di Padova. In base alla vostra legge, sono italiano», dice l’ex presidente brasiliano al Corriere , che gli chiede se stia facendo domanda di cittadinanza in Italia. «Con pochissima burocrazia — aggiunge — avrei la piena cittadinanza».
Anche la prima moglie di Lula ottenne la cittadinanza italiana, dichiarando: «Voglio che i miei figli abbiano un futuro» (frase non ideale mentre suo marito era presidente). A oggi Jair Bolsonaro non ha fatto richiesta, ci dice l’ambasciatore d’Italia in Brasile Francesco Azzarello.
Scaduto a fine gennaio il visto diplomatico con cui arrivò in Florida il 30 dicembre, due giorni prima della fine del suo mandato (evitando di assistere all’insediamento del successore Lula), Bolsonaro vede il suo prossimo futuro in Florida, dove ha fatto richiesta di visto turistico per sei mesi.
Quando tornerà? «Domani, tra sei mesi oppure mai. Non lo so». A Washington 41 deputati democratici chiedono a Biden di non «dare rifugio» a un ex presidente che è sotto indagine per l’assalto dell’8 gennaio dei suoi sostenitori ai palazzi del potere di Brasilia — rivolta che a molti ha ricordato quella dei trumpiani al Congresso americano. Ma Bolsonaro prende le distanze: «Non è stata la nostra destra, il nostro popolo» (la tesi dei suoi sostenitori è che sia opera di infiltrati).
Nella Florida paradiso populista, un ex presidente però non può accontentarsi del sole e dei parchi Disney. Jair ha iniziato a tenere eventi che somigliano in piccolo ai comizi trumpiani. Lo avviciniamo di martedì sera, in un portoghese improvvisato (non parla l’inglese) ai margini del Grande Incontro organizzato a Orlando dal gruppo Yes Brasil-Usa
Bolsonaro non è Trump: parla solo per 20 minuti. Ma alcune frasi sono un deja-vu. «Quel che è accaduto durante le elezioni è uno choc per molte persone», afferma riferendosi alla sua sconfitta e lasciando l’ombra di possibili brogli. «Non sono mai stato più popolare. Alla fine siamo rimasti con un punto interrogativo nella testa. Ma affronteremo questo momento e, a Dio piacendo, vinceremo insieme». E di Lula, che vedrà Biden a Washington il 10 febbraio, dice: «Se continua come in questi 30 giorni, il governo non durerà».
Per la prima ora (metà dell’evento) Bolsonaro è rimasto seduto in poltrona sul palco senza dire una parola. Ha i capelli tagliati di fresco dal prete evangelico David Watson (che aveva promesso in video di fargli «un taglio alla Neymar, la cresta»: scherzava o ha prevalso una scelta più conservatrice). Sorride compiaciuto mentre i cantanti e i video esaltano il «miglior presidente del Brasile» e il pubblico grida: «Mito, mito».
(da Corriere della Sera)
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Febbraio 2nd, 2023 Riccardo Fucile
SECONDO I CALCOLI DELL’UNIONE CONSUMATORI PER UNA COPPIA CON DUE FIGLI IL +10,1% DI GENNAIO SI TRADUCE IN 3.188 EURO IN PIÙ DI SPESE L’ANNO (1.328 EURO PER LA CASA, 984 PER ALIMENTARI E BEVANDE E 324 PER I TRASPORTI)
Il forte calo dei prezzi dei beni energetici regolamentati (che per fortuna è destinato a proseguire) fa scendere al 10,1% l’inflazione di gennaio contro il +11,6% del mese precedente, anche se i livelli restano alti. […] La flessione […] si deve principalmente all’inversione di tendenza dei prezzi dell’energia, con le tariffe regolamentate che su base annua sono passate dal +70,2% di 12 mesi prima a -10,9% (-24,7% a gennaio rispetto a dicembre 2022) e a quelle non regolamentate che hanno rallentato (da +63,3% a +59,6%).
Anche il cosiddetto carrello della spesa il mese scorso ha rallentato la corsa: la dinamica dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona su base annua è infatti passata da un +12,6% a +12,2. Al contrario però si è accentuata quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto che da +8,5 salgono a +9%.
L’inflazione acquisita per il 2023 (ovvero la crescita media che si avrebbe se i prezzi rimanessero stabili nella restante parte dell’anno) è pari a +5,3%. Secondo i calcoli dell’Unione consumatori per una coppia con due figli il +10,1% di gennaio si traduce in 3.188 euro in più di spese (1.328 euro per la casa, 984 per alimentari e bevande e 324 per i trasporti).
Secondo una indagine svolta da «Altroconsumo» il carovita crea problemi economici per un italiano su 3: il 42% del campione ha difficoltà a pagare le bollette, il 20% acquista meno prodotti alimentari, mentre il 37% attinge attingere ai risparmi per affrontare le incombenze quotidiane, arrivando a dover chiedere una mano ad amici e parenti nel 13% dei casi. […] le spese per la casa e per l’energia rappresentano la novità più significativa del nuovo paniere 2023 presentato sempre ieri dall’Istat.
In particolare il peso dell’elettricità sale del 31,1% e quello del gas del 23,3%. Perplessità anche sui carburanti per mezzi privati che scendono dell’11,3% a fronte di un aumento medio del 17%, così come alimentari e bevande (peso -7,4% a fronte di un’inflazione media pari a +9,1%). Nel paniere entrano la visita medica sportiva (libero professionista), la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti.
(da la Stampa)
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