Destra di Popolo.net

RIECCO IL PUTINIANO BERLUSCONI: “IO A PARLARE CON ZELENSKY NON SAREI MAI ANDATO”

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

SILURO CONTRO LA MELONI: “SENZA I SUOI ATTACCHI AL DONBASS NON CI SAREBBE LA GUERRA”… CERTO BASTA ARRENDERSI O MAGARI PAGARE GLI ESTORSORI

Silenzio elettorale forse. Silenzio diplomatico certamente no. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi torna a parlare oggi, domenica 12 febbraio, fuori dal seggio di Milano dove ha depositato la sua scheda per le elezioni regionali, e rilascia nuove dichiarazioni in aperta polemica con il governo e con la sua alleata Giorgia Meloni che promettono di sollevare un polverone all’interno della coalizione di maggioranza.
Il tema, già foriero in passato di polemiche, incomprensioni e letture dissonanti, è quello del sostegno italiano e occidentale all’Ucraina – ribadito ancora una volta nei giorni scorsi dalla premier direttamente a quattr’occhi con il presidente Volodymyr Zelensky, incontrato a Bruxelles a margine della sua visita alle istituzioni Ue.
Sollecitato dai giornalisti sull’incontro mancato ai massimi livelli a Parigi e “recuperato” il giorno dopo nella capitale belga, Berlusconi ha spiazzato tutti bocciando in poche taglienti parole l’intero impianto di politica estera italiana sulla questione. «Io a parlare con Zelensky, se fossi stato presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili», ha detto l’ex premier.
Un moto di solidarietà col presidente ucraino, dunque? Tutt’altro: «Bastava che lui cessasse di attaccare le due Repubbliche autonome del Donbass e questo (la devastazione del suo Paese, ndr) non sarebbe avvenuto. Quindi io giudico molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore», attacca Berlusconi fuori dal seggio. Come mettere fine al conflitto che da quasi un anno sta insanguinando l’Ucraina, dunque? Per Berlusconi la soluzione passa in primis dagli Stati Uniti, ma contempla strumenti del tutto diversi da quelli che gli Usa e la Nato stanno dispiegando in queste settimane.
«Per arrivare alla pace il signor presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: “È a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un Piano Marshall per ricostruire l’Ucraina da 6, 7, 8 o 9 mila miliardi di dollari. A una condizione: che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non ti daremo più dollari e non ti daremo più armi”. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare a un cessate il fuoco», è l’analisi di Berlusconi.
Consigli da ex premier che l’attuale inquilina di Palazzo Chigi difficilmente riceverà di buon grado. Aria di nuova tempesta nella maggioranza mentre sono aperte le urne per il rinnovo delle amministrazioni regionali di Lazio e Lombardia.
(da Open)

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LE REGIONALI IN LOMBARDIA E LAZIO SEGNANO IL FALLIMENTO DELLA CAMPAGNA D’INVERNO DI SALVINI E BERLUSCONI

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

IL MOMENTO PIGLIATUTTO DELLA MELONI SARÀ DIFFICILMENTE MODERATO DA RAGIONI DI FAIR PLAY VERSO GLI ALLEATI: MORS TUA VITA MEA

Viste da destra le regionali di Lombardia e Lazio sono il momento “Meloni pigliatutto” e le dichiarazioni delle maratone post-voto sono già scritte. FdI cercherà di moderare l’entusiasmo per il quasi-annientamento degli alleati. Forza Italia e Lega si appelleranno all’effetto premiership e ripeteranno il ritornello sul loro essenziale apporto alla vittoria della coalizione. I mugugni saranno tenuti a bada almeno per la prima settimana.
I sondaggi che girano di cellulare in cellulare segnano qualcosa di più grande di una vittoria elettorale della destra: indicano l’irrilevanza di ogni tentativo degli ultimi tre mesi di riaggiustare i rapporti di forza interni alla maggioranza di governo e il totale fallimento della campagna d’inverno di Salvini e Berlusconi per risalire la china dei numeri.
Al Nord non sono bastati la conferma del candidato leghista, il protagonismo del Capitano, la bandierina della flat tax e la bandierona dell’Autonomia, la discesa in campo del campionissimo Luca Zaia con una benedicente intervista pubblica a chiusura della campagna elettorale.
Così come sono serviti a zero i tormentoni berlusconiani su TikTok e il disperato attivismo dell’imponente macchina regionale forza-leghista.
Le vecchie percentuali del 2018 (Lega al 29,6; FI al 14; FdI al 3,6) risulteranno letteralmente ribaltate. Nel Lazio il colpo sarà analogo, anche se per altri motivi. Qui i dati di cinque anni fa erano meno premianti per Salvini e Berlusconi (anche se, nel 2018, FdI risultava comunque fanalino di coda con l’8,6 dei voti) ma l’affermazione del candidato della destra Francesco Rocca sarà una bandiera strappata alla sinistra.
Il momento Meloni pigliatutto sarà difficilmente moderato da ragioni di fair play verso gli alleati, per due motivi.
Il primo è politico: la madre di tutte le battaglie per la destra saranno le Europee dell’anno prossimo, dove si vota col proporzionale secco e il motto Mors Tua Vita Mea è la regola
Il secondo è psicologico, umorale, e attiene al senso di rivincita verso compagni di strada che negli ultimi dieci anni hanno concesso quasi niente alla «supponente, prepotente, arrogante, offensiva» (cit. Berlusconi) regina della destra, e anche negli ultimi tre mesi hanno esercitato (vedi alla voce Salvini) un quotidiano controcanto sull’agenda del governo
Il momento pigliatutto di FdI segna anche la fine del progetto personale di Salvini, con l’azzardo del 2019 che archiviò la Lega Nord per sostituirla con il partito «per Salvini premier», e dell’illusione di Berlusconi di qualificarsi come riferimento “alto” della coalizione e suo padre nobile sulla scena internazionale. Dovranno trovare altri ruoli, altri modi di tirare avanti per il prossimo tratto di strada.
Flavia Perina
(da “la Stampa”)

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CROLLA L’AFFLUENZA ALLE REGIONALI IN LAZIO E LOMBARDIA: ALLE 19 HA VOTATO SOLO IL 25%

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

POLITICA SEMPRE PIU’ DISTANTE DAI CITTADINI

Poco più di uno su quattro. Tanti sono gli elettori che si sono recati sin qui alle urne delle elezioni regionali in corso in Lazio e Lombardia.
Alle 19 di oggi, secondo i dati ufficiali diffusi dal ministero dell’Interno, l’affluenza media è stata del 25,1%.
Nel dettaglio, in Lombardia si è recato al voto il 27,16% degli aventi diritto, nel Lazio (con dati su 371 su 378 sezioni) il 22,11% degli aventi diritto. Dati che confermano al momento uno scarso tasso di partecipazione al voto.
Alle 12 di oggi, nella precedente rilevazione, l’affluenza rilevata era stata del 9,3% in Lombardia e del 7,8% nel Lazio.
La comparazione con i dati rilevati alla stessa ora delle elezioni di cinque anni fa appare impietosa, ma va “diluita” dalla considerazione che nel 2018 le urne chiudevano alle 23 della domenica, mentre in questa tornata sarà possibile votare anche domani, lunedì 13 febbraio, dalle ore 7 alle ore 15. Nel dettaglio, alle ore 19 della tornata di cinque anni fa, aveva già votato ben oltre la metà degli elettori (56,21%): rispettivamente il 59,89% degli aventi diritto in Lombardia e il 50,96% nel Lazio.
(da agenzie)

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“AVEVO ANCORA 10 ANNI DI CARCERE DA SCONTARE PER OMICIDIO. HO PENSATO CHE SEI MESI A COMBATTERE IN UCRAINA FOSSERO MEGLIO”

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

IL RACCONTO ALLA CNN DI UNO DEI DUE MERCENARI DEL “GRUPPO WAGNER” CATTURATI DALL’ESERCITO UCRAINO ALLA FINE DEL 2022: “UN GIORNO ERAVAMO IN 90. SESSANTA SONO MORTI IN UN PRIMO ASSALTO, UCCISI DAI COLPI DI MORTAIO”

“Il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin è arrivato alla prigione in elicottero tra agosto e settembre. Avevo ancora 10 anni di carcere da scontare per omicidio colposo. Ho pensato che sei mesi a combattere in Ucraina fossero meglio dei 10 o 11 anni che avrei dovuto passare in prigione”.
E’ il racconto fatto alla Cnn di uno dei due ex mercenari catturati dall’esercito ucraino alla fine del 2022, reclutati nel gruppo paramilitare del cosiddetto ‘cuoco di Putin’, per i suoi trascorsi nella ristorazione ai tempi in cui il presidente russo era vicesindaco a San Pietroburgo.
I due combattenti ed ex detenuti hanno raccontato di perdite orribili in assalti “a prima ondata”: “Un giorno “eravamo in 90. Sessanta sono morti in un primo assalto, uccisi dai colpi di mortaio. Alcuni sono rimasti feriti, ma non si poteva prestare soccorso”, ha raccontato uno di loro, “se un gruppo non ha successo, ne viene inviato subito un altro. Le vittime si accumulavano a decine”.
L’altro combattente riferisce di aver fatto parte di un attacco durato cinque giorni, attraverso una foresta vicino alla città di Lysychansk, al confine tra Lugansk e Donetsk: “I primi passi nella foresta sono stati difficili per le mine. Su 10 ragazzi, sette sono stati uccisi immediatamente. Sono stato lì per cinque giorni, con persone che morivano accanto a me, pregando Dio, chiedendo acqua. Pensavo di poter abbassare l’arma ma il combattimento ricominciava 10 minuti dopo, non c’era nessuna emozione, solo un’ondata dopo l’altra. Quattrocento combattenti Wagner sono stati portati lì, e poi sempre di più, in continuazione”. Secondo le stime dei servizi segreti occidentali e dei gruppi di difesa delle carceri, sono stati reclutati tra i 40.000 e i 50.000 uomini.
(da agenzie)

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SONDAGGIO AUTONOMIA DIFFERENZIATA: SOLO IL 28,8% FAVOREVOLE

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

IL 21,5% VUOLE PRIMA GARANZIE CHE NON AMPLI LA SPACCATURA TRA NORD E SUD, IL 16,6% DICE NO SECCO, IL 29,9% DICE ADDIRITTURA CHE LE REGIONI HANNO GIA’ FIN TROPPA AUTONOMIA

Gli italiani si dividono sulla proposta di autonomia differenziata approvata dal governo, secondo il sondaggio di Termometro Politico.
Il 28,8% è favorevole, il 21,5% è per una maggiore autonomia ma solo se tutte le regioni ottengono le stesse prerogative per “non ampliare la spaccatura tra Nord e Sud”.
Il 16,6% boccia la proposta perché crede che i poteri attuali delle regioni siano sufficienti
Un ulteriore 29,9% è contrario alla riforma perché considera l’attuale autonomia regionale eccessiva, in quanto ha spaccato l’Italia e ha creato molte inefficienze, e pensa si dovrebbe tornare indietro.
(da Fanpage)

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PERCHE’ IL BACIO TRA ROSA CHEMICAL E FEDEZ SUL PALCO DI SANREMO NON E’ SOLO SPETTACOLO

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

E’ UN ATTO POLITICO DI RIBELLIONE ALLA DESTRA REAZIONARIO E OSCURANTISTA AL GOVERNO

La performance di Rosa Chemical sul palco dell’Ariston non può essere derubricato a semplice show, astuta operazione acchiappa like.
Il rapper, il cui vero nome è Manuel Franco Rocati, a Sanremo 2023 ha portato una canzone in cui prende in giro il ‘Made in Italy’ tanto decantato dalla destra al governo – da cui il brano intitolato proprio ‘Made in Italy’ – a cui contrappone la libertà di essere come si è, di mettere “il rossetto in ufficio lunedì”, di amare come si vuole.
Durante la sua esibizione Rosa Chemical si è avvicinato a Fedez che era seduto in platea, e ha iniziato a mimare un amplesso.
A quel punto si è visto il marito di Chiara Ferragni, visibilmente imbarazzato, trascinato sul palco: al termine della canzone Rosa Chemical lo ha baciato appassionatamente sulla bocca.
“Questo è il festival dell’amore, mi è scattato così all’improvviso”, si è giustificato l’artista, non appena si sono affacciati da dietro le quinte Amadeus e la co-conduttrice della serata, Chiara Ferragni, che poi ha ironizzato: “Avrò diritto anch’io al bonus limone”.
A giudicare dalle espressioni impacciate di Fedez, che non sembrava per nulla a suo agio, non pare che il siparietto fosse stato concordato tra i due, come ha confermato lo stesso Rosa Chemical: “Non ci siamo messi d’accordo, nulla di preparato in quel bacio. Era una perfomance, siamo artisti e facciamo anche quello”.
E lo stesso ha fatto sapere Amadeus, direttore artistico: “Le cose non vengono preventivate. Rientra in una totale libertà che fa parte di una diretta. Poi ci affidiamo al buon senso di tutti. Ma non è nostra volontà voler turbare il pubblico a casa”.
Quello che invece possiamo dire con certezza è che quello a cui abbiamo assistito ieri sera non è stata soltanto una trovata del cantante per far parlare di sé il giorno dopo, e per aumentare il proprio consenso nelle generazioni più giovani, che più sono recettivi ai temi che l’artista vuole veicolare.
È stata senza dubbio una scena che ha rafforzato l’immagine che il personaggio vuole offrire al suo pubblico – sul palco nella serata dei duetti Rosa Chemical aveva anche portato un sex toy – ma soprattutto è un atto politico, voluto e studiato.
Quello che è accaduto ieri sera cozza un po’ con quello che lo stesso cantante aveva dichiarato sul brano in gara: “È una canzone sull’amore libero. Non voglio provocare, ma solo lanciare un messaggio contro ogni forma di discriminazione”.
E invece Rosa Chemical ha voluto proprio provocare, e lo ha fatto deliberatamente in risposta anche all’intervento in Aula della deputata Maddalena Morgante di Fratelli D’Italia, che prima dell’inizio della kermesse musicale, citando il nome del rapper piemontese, si era detta preoccupata per “la rivoluzione fluida sul palco dell’Ariston”, tuonando contro “il sesso, l’amore poligamo e il porno su Onlyfans”.
Oggi, in diretta su RTL 102.5, il cantante ha commentato così il suo gesto: “Sto ancora pensando a quel bacio, se basta così poco per far parlare solo di quello, direi che ho fatto benissimo a farlo”. E in effetti, a giudicare dalle reazioni di diversi esponenti politici, da Pillon a Berlusconi, Rosa Chemical non ha torto.
“Io al Festival – ha aggiunto – volevo mandare un messaggio di amore, di libertà e di uguaglianza. Se sono arrivato ottavo dopo tutte quelle polemiche, significa che mi hanno capito e che il messaggio è arrivato”. Rosa Chemical ha tratto le sue conclusioni: “Hanno parlato di me in politica, la canzone è piaciuta tanto, c’è stata tanta libertà, quindi ho vinto io il Festival”, ha detto. Dunque obiettivo centrato: lo scopo, nemmeno tanto velato, era rispondere agli attacchi arrivati dal principale partito al governo, Fratelli d’Italia
Del resto c’è un filo rosso che lega Rosa Chemical a Fedez. Anche il compagno di Ferragni è infatti al centro delle polemiche da giorni, da quando si è esibito con un freestyle scritto da lui, che non era stato preventivamente approvato dalla Rai.
Nel testo, oltre a prendersela con la ministra Roccella che minaccia l’aborto, il rapper milanese dice: “Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse meglio il viceministro vestito da Hitler”, con un riferimento al viceministro Bignami, che in una vecchia foto indossava una divisa nazista. Fedez sul palco ha anche strappato la foto di Bignami che aveva con sé, scatenando l’ira di Palazzo Chigi.
Ora, è chiaro che non è la prima volta che succede, due uomini si sono già baciati sul palco di Sanremo. Lo aveva già fatto Achille Lauro baciando Boss Doms: in quel caso sulle note di “Me ne frego” il cantante si era presentato sul palco vestito da sposa, con un abito bianco nuziale, accompagnato dal produttore discografico e musicista Boss Doms, che indossava un abito bianco da sposo.
Certo anche quella era stata una provocazione, un gesto di rottura e ribellione contro l’omofobia, per smuovere, e anche scioccare, il sonnacchioso pubblico benpensante, ostile ai cambiamenti, e che non ama che a Sanremo si parli di temi sociali e attualità.
Ma era il 2021, il clima politico era completamente diverso: al governo c’era Mario Draghi, non si pensava ancora che la peggiore destra oscurantista e patriarcale potesse arrivare al potere.
Ora che la comunità LGBTIQ+ è ancora più esposta agli attacchi, che arrivano soprattutto da chi siede nei posti di comando del Paese, quel bacio di ieri sera assume un valore diverso, e ha più il sapore della lotta politica, della guerriglia con il pugnale fra i denti.
Basti pensare che Giorgia Meloni quest’estate durante un comizio, rivolgendosi a un giovane attivista che chiedeva più diritti, aveva risposto ‘Hai già le unioni civili’, dichiarandosi ancora una volta contraria alle adozioni per le coppie omosessuali.
E allora quel bacio di ieri sera è molto di più di una coreografia, è più di una spilla appuntata sul petto per poter essere accolti e ben voluti da una comunità e accrescere i propri followers.
Quel bacio assomiglia alle ‘sfide’ che diversi giovani lanciarono a Salvini, quando il leader della Lega era ministro dell’Interno e vicempremier del governo Conte, nel 2019, e si trovò improvvisamente davanti a richieste di selfie, che poi si trasformarono in foto e video virali di ragazzi e ragazze che si baciavano sulle labbra.
Quella era la protesta di chi non si voleva rassegnare all’odio, e al fatto che una parte del governo andasse a sfilare al Congresso delle Famiglie di Verona.
Oggi avvertiamo ancora di più l’urgenza di gesti dimostrativi pacifici come quelli. E se qualcuno continua a scandalizzarsi per un bacio tra due uomini vuol dire che non siamo mai andati avanti, e significa che di messaggi come quello lanciato da Rosa Chemical dal palco della kermesse musicale più importante dell’anno, ne abbiamo ancora un disperato bisogno.
(da Fanpage)

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FINITO SANREMO, FINITA LA FESTA: LA SETTIMANA SANTA DEGLI ITALIANI VISSUTA COME RITO COLLETTIVO

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

UNA EDIZIONE DA URLO, LATO ASCOLTI E SOCIAL

Il Festival di Sanremo 2023 ha riconsegnato gli italiani alle loro vite dopo la settimana santa che ancora una volta è stata vissuta come rito collettivo. Ascolti record per il Festival di Amadeus e Gianni Morandi, condotto con Chiara Ferragni, Francesca Fagnani, Paola Egonu e Chiara Francini. Cinque giorni che annullano qualsiasi altro evento televisivo, nonostante la contro programmazione Mediaset quest’anno abbia provato a strappare qualche punto di share con Le Iene, il Grande Fratello Vip e C’è posta per te.
I detrattori ci provano ogni anno a bollare Sanremo come il Festival dei boomer, ma già con il triplete di Amadeus era successo qualcosa e quest’anno, nel suo quarto anno da direttore artistico, la platea si è estesa a fasce anagrafiche ritenute inarrivabili fino a quale tempo fa. La digitalizzazione della Rai, iniziata nel 2019 con l’operazione Fiorello di Viva Raiplay, è apparsa sin da subito avere come obiettivo quello di prendersi l’Ariston a suon di meme. E ci sono riusciti.
Una macchina complessa, che ha scelto il volto social per eccellenza, quello di Chiara Ferragni, per mettere il cappello sulla missione Generazione Z. E se un gigante passo in avanti è rientrato nelle numerose coreografie di Tik Tok, altri più lenti hanno seguito i classici della musica italiana con nomi come quelli di Al Bano, Massimo Ranieri, Gino Paoli, Ornella Vanoni e Peppino Di Capri. Nessuno è escluso da questa festa della musica, nessuno esente dall’impegno di partecipare fino a tarda notte, amaramente consapevoli dell’unico suono davvero sgradito, quello della sveglia.
Una convivenza forzata sotto lo stesso tetto ma in case diverse, ognuno con il proprio vincitore e con la squadra del Fantasanremo che, se possibile, ha alimentato ancora di più lo spirito festivaliero, portandolo a picchi di competizione spinta. Pizze e birre, abbuffate casalinghe, la prima occasione utile per riunioni conviviali subito dopo Natale. All’alba del settimo giorno, quando anche nostro Signore si riposò, l’incantesimo si rompe e genera lo stordimento di giorni trascorsi su piani cartesiani per primeggiare nelle classifiche, delle notti in bianco dopate di caffeina e occhiaie solidali solo a quelle di Fiorello.
Per milioni di persone, Sanremo è ancora questo, un evento da onorare fino all’ultimo minuto con un’abnegazione quasi religiosa, per poi cadere in una sindrome dell’abbandono simile al post-binge watching blues, quella legata alla fine di appassionanti serie tv. Altri se ne tengono debitamente alla larga, con buona pace dei pubblicitari. Sanremo dà appuntamento all’anno prossimo e si contano i giorni che separano dall’Eurovision, l’unico palliativo possibile dopo tanta condivisione da ridimensionare all’improvviso.
(da Fanpage)

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GLI ULTRAS CATTOLICI DI PRO VITA: “IL GOVERNO NON DEVE PIU’ PERMETTERLO”

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

FANNO GLI SCANDALIZZATI DA SANREMO E AVVIANO UNA PETIZIONE CONTRO IL “FESTIVAL GENDER”

«Un amplesso mimato tra Fedez e Rosa Chemical e un bacio gay tra i due». La onlus antiabortista Pro Vita è molto chiara su cosa non ha apprezzato della finale del Festival di Sanremo, che viene definito «festival gender».
«L’ultima serata ha dato il peggio di sé» – continua l’associazione – «come purtroppo ci aspettavamo dopo serate all’insegna della propaganda Lgbt, del gender fluid e dei messaggi su sesso, cannabis, porno e poliamore».
Il riferimento non è solo al bacio della finale, ma anche all’appello degli Articolo 31 a favore della legalizzazione della cannabis, e «alla vergognosa propaganda dell’aborto fatta da Chiara Ferragni, sempre nell’ultima sera, con la sua collana a forma di utero».
Secondo la onlus, «quanto visto a Sanremo non è degno di un servizio pubblico che gli italiani pagano obbligatoriamente con i soldi del canone ma è pura propaganda ideologica». Per questo «il governo deve intervenire immediatamente per accertare responsabilità e impedire che messaggi e scene del genere si verifichino in futuro non solo a Sanremo».
Insomma, la manifestazione d’amore tra Rosa Chemical e Fedez non sarebbe altro che il frutto di «propaganda Lgbt con film, fiction e contenuti arcobaleno, sessualmente espliciti o che inneggiano all’utero in affitto e alla transizione di genere tra i minori», di cui la Rai sarebbe diventata «un calderone».
Per combattere la propria sentita battaglia contro l’amore libero, l’associazione «che opera in favore dei bambini, delle madri e dei padri e che promuove la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna» ha lanciato una petizione – informa il portavoce Jacopo Coghe – avvalendosi anche di camion vela per le strade della città ligure. L’appello, per ora, ha raccolto 34 mila firme di italiani stanchi della presunta propaganda gender, che quindi chiedono un’azione da parte di palazzo Chigi.
(da agenzie)

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“SE MI MANDANO VIA, ME NE VADO”: AMADEUS RISPONDE AGLI ATTACCHI DEI SOVRANISTI BIGOTTI

Febbraio 12th, 2023 Riccardo Fucile

IL CONDUTTORE RIVENDICA I RISULTATI DA RECORD DEL FESTIVAL: “QUALSIASI ALLENATORE E’ FORTE FINCHE’ LA SQUADRA VINCE”

«Se mi mandano via, che devo fare? Me ne vado». Risponde così Amadeus in conferenza stampa a chi gli chiede delle polemiche di alcuni politici sulla gestione del Festival di Sanremo.
Nei giorni scorsi, diversi esponenti politici dei partiti di governo si sono scagliati contro il Festival – per le posizioni troppo anti-governative che ha ospitato – e hanno più o meno apertamente chiesto la sostituzione dei vertici della Rai.
Il conduttore e direttore artistico di Sanremo, però, alla sua quarta edizione consecutiva, rivendica i risultati da record ottenuti negli ultimi cinque giorni.
«Se chiunque dovesse dirmi che il mio mandato finisce qua, ne prenderei atto conservando quattro anni bellissimi per tutta la mia vita, con il piacere di aver fatto quello che desideravo fare», ha detto Amadeus ai giornalisti della sala stampa il giorno dopo la chiusura della kermesse. «Nella vita – ha aggiunto il conduttore – dipende tutto da un risultato: se si ottengono questi risultati hai una forza, se avessi fatto il 15-20% in meno sarei un allenatore esonerabile. Qualsiasi allenatore è forte finché la squadra vince. Se la squadra perde, invece, anche i più grandi sono a rischio esonero. Ecco perché devo portare quello che sento, bisogna sbagliare con le proprie idee», ha aggiunto Amadeus.
Il bilancio trionfale di Amadeus
L’edizione che si è appena conclusa, e che ha visto trionfare Marco Mengoni, è stata una delle più seguite nella storia di Sanremo.
Il direttore di Rai 1 Stefano Coletta ha detto che è stata l’edizione più vista dal 1995, con una media di 10,7 milioni di spettatori a serata e il 63,1% di share.
Numeri rivendicato con orgoglio da Amadeus nella conferenza stampa di chiusura del Festival. Il direttore artistico – che dovrebbe condurre anche la prossima edizione di Sanremo – ha svelato quali sono stati i suoi momenti più indimenticabili di questi giorni giorni.
«Di questo Festival mi porto dietro tante cose: la prima immagine è la presenza del presidente Mattarella. Il selfie dietro le quinte è un’immagine che non dimenticherò più», ha detto Amadeus.
«Poi – ha aggiunto – la scala quando siamo entrati, Roberto Benigni e poi la libertà che hanno avuto gli artisti di esprimersi».
A stupire Amadeus, poi, è stata anche la presenza di tanta gente accorsa a Sanremo proprio per il Festival. «Vedere un fiume di persone dai 5 agli 80 anni che andava per strada ti fa capire che la condivisione del pubblico è la forza del festival. La potenza della gente dà forza contro qualsiasi polemica», ha commentato il direttore artistico.
(da agenzie)

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