Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
IN UN PAESE CIVILE, UN MINISTRO CHE COMPIE “UN ATTO ILLEGALE” ANDREBBE SUBITO A CASA
Il governo Meloni ne vietò lo sbarco, definendo quei 35 naufraghi rimasti sulla nave un “carico residuale”.
Ma adesso il tribunale di Catania dà torto all’esecutivo. Lo fa a seguito del ricorso d’urgenza presentato dai naufraghi soccorsi dalla Ong Sos Humanity1 l’8 novembre 2022 dopo che a 35 di loro non era stato permesso di sbarcare perché “non idonei”.
Il tribunale di Catania con un’ordinanza ha dichiarato illegittimo il decreto interministeriale del governo Meloni che prevedeva il cosiddetto “sbarco selettivo”.
“Il citato decreto è, pertanto, illegittimo in quanto consente il salvataggio solo a chi sia in precarie condizioni di salute, contravvenendo al contenuto degli obblighi internazionali in materia di soccorso in mare”, si legge nell’ordinanza
Lo sbarco fu poi consentito dopo le visite mediche a bordo dei medici del ministero della Salute. L’ordinanza fa luce sul fatto che nel rispetto delle leggi sul soccorso in mare lo sbarco in porto avrebbe comunque dovuto riguardare tutti i naufraghi e non soltanto una parte.
(da La Repubblica)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
IN LOMBARDIA HA VOTATO SOLO IL 41,6% DEGLI ELETTORI ED È IL DATO PIÙ BASSO IN 53 ANNI
Crolla l’affluenza a Roma nelle elezioni regionali del Lazio attestandosi al 33,11%, contro il 63,11% delle precedenti regionali del 2018.
Un dato record di astensionismo, anche più delle ultime elezioni comunali di Roma dell’ottobre 2021 quando al primo turno andò a votare il 48,54% e al secondo turno il 40,68% degli aventi diritto.
Crolla l’affluenza in Lombardia dove alla chiusura dei seggi ha votato solo il 41,6% degli elettori ed è il dato più basso in 53 anni.
L’affluenza più bassa fino ad ora si era registrata nel 2010 quando votò il 71,9% dei lombardi.
In quelle elezioni i principali candidati erano Roberto Formigoni, che fu confermato per il centrodestra per la quarta volta presidente della Regione e Filippo Penati per il centrosinistra.
Anche allora la consultazione si svolse su due giornate, il 28 e il 29 marzo. Alle regionali del 2018 si votò in una sola giornata, il 4 marzo, in contemporanea con le elezioni politiche, e l’affluenza fu del 73,1%.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
SUL “CORRIERE” L’ENNESIMA STORIA DI UN TITOLARE DI UN BAR A PADOVA CHE OFFRE UNO STIPENDIO “REGOLARE” DI 600 EURO PER UN POSTO DA CAMERIERE PART-TIME E NON TROVA NESSUNO DISPOSTO AD ABBOCCARE… LA COLPA, PER QUESTI PARACULI, NON È MAI DELLO STIPENDIO MISERO CHE OFFRONO
«Cercansi cameriera part-time, solo con contratto». Campeggia così, in bella vista da alcuni giorni vicino alle casse, il cartello de L’Intermezzo di via Nicolò Tommaseo a Padova. Il locale offre servizio bar e pranzi veloci e si è messo alla ricerca di una cameriera part-time.
Il contratto è chiaro e cristallino: «Offriamo un part time di tre ore al giorno — spiega uno dei due titolari, Davide Baldin — l’inquadramento è quello di cameriera di quinto livello, il contratto è quello nazionale Fipe. Inserendo la quota tredicesima e quella della quattordicesima di arrivano a percepire 600 euro al mese circa, a cui va sommato il tfr di 2 mila euro se si resta in carica per due anni. A tutto questo vanno aggiunte le ferie».
Qual è l’inghippo allora? Il problema è che le richieste che sono arrivate hanno letteralmente spiazzato i titolari. Perché le candidate hanno chiesto senza troppi giri di parole di lavorare in nero: «Ce lo hanno detto chiaro e tondo — prosegue Baldin — come se fosse la cosa più naturale del mondo. C’è chi è stato più discreto,
chi invece ha proprio specificato che, essendo titolare del reddito di cittadinanza, non voleva perdere quel privilegio. Siamo rimasti sbigottiti».Il locale è aperto da 28 anni, i due titolari sono fratelli, a Davide (57 anni) si affianca Alberto, 55. Quasi tre decadi di duro lavoro, una presenza costante nella zona della Fiera e del Tribunale, che ha sempre garantito un’ottima clientela: «Noi continuiamo la nostra ricerca — sottolinea Baldin — e speriamo davvero di poter trovare la candidata giusta.
(da Il Corriere della Sera)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
“HA RAGIONE PAOLA EGONU, NON SIAMO INGRATI, MOLTI NON CI MERITANO”
Lo ammetto, saranno almeno 8 anni che intimamente ci lavoro, ci penso con dolore e profonda sofferenza, ma alla fine mi avete convinta. Avete vinto voi. E credo che sia una consapevolezza di tantissimi come me, figli di immigrati proprio come Paola Egonu.
Mi avete convinta. Non sono italiana. Anzi, non saremo mai italiani abbastanza come voi. I nostri nomi sono troppo stranieri, le nostre facce, i tratti, il colore della pelle, ancor più se è nera, non passa.
Sono ormai adulta e una mamma e forse è giunto il momento di tirare le somme.
Almeno è questa la presa di coscienza di un percorso di una parte della mia generazione arrivata dopo molti anni, dall’infanzia all’età adulta, a inserirsi pienamente nella società italiana, con sacrifici, dedizione e amore, portando successo a se stessa e al Paese in cui è cresciuta, l’Italia.
Mentre scrivo queste parole, mi leggo anche al passato e percepisco l’ingenuità che ho avuto in tutti questi anni pensando di far parte di un «noi», parlando e scrivendo ogni volta di un «noi italiani». In ogni passo, atto d’amore o critica. Rabbia, frustrazione o gioia.
Certo, arrivare a quel «noi» non è stato facile. È stato un crescendo. Eppure, più diventavo e mi sentivo italiana e più qualcuno mi ricordava che non lo ero poi del tutto. Più si costruiva la mia identità, mi appassionavo ed entravo nel profondo del mio sentimento e più arrivava chi mi dava la sveglia: ehi tu, non sei italiana e non sarai mai italiana.
Era un po’ il sapore della stessa sveglia che mi dava mia madre quando per paura di perdermi, perché ero invece troppo italiana per lei in molte mie scelte anche divisive e di ribellione, mi ricordava in modo dispregiativo: ehi tu, tanto per loro sei e sarai solo una marocchina.
Oggi ho la consapevolezza che ho perso. Mia madre non c’è più da qualche anno, ma forse aveva ragione proprio lei, che è insieme le mie radici straniere e la figura che combattevo e sfidavo da adolescente con la mia «italianità».
Perché alla fine hanno vinto coloro che dicono a Paola Egonu che è un’ingrata quando denuncia l’Italia razzista. Hanno vinto loro per ora, perché non sono pochi, e noi siamo sempre più soli, afoni e stanchi.
Hanno vinto coloro che non riescono a capire e accettare chi proprio per amore e frustrazione arriva a fare una denuncia così forte, proprio perché sente di essere tirato fuori con violenza da quel «noi» e quindi grida la propria esasperazione provando a difendere qualcosa che sente suo e della quale viene continuamente depredato, un pezzo alla volta.
«Ingrata che sputa nel piatto dove mangia, nel Paese che l’ha accolta invece di ringraziare». È la sintesi delle accuse a Paola Egonu, identiche a quelle che io stessa ho ricevuto in questi anni per il solo fatto che, come giornalista, partecipo pienamente e animatamente al dibattito politico e sociale di un Paese che ho ingenuamente considerato mio.
Ma non ci siamo solo Paola e io, il problema è che ci saranno decine di migliaia di figli di immigrati, cittadini italiani, che hanno preso coscienza del fatto che in questo Paese sono e saranno sempre cittadini di serie B a cui è negata la critica, perché semmai devono dire solo grazie. Grazie «Badrone».
I figli di immigrati naturalizzati sono una sfida per l’Italia e per l’Europa. Una sfida che ha evidenziato già qualche falla, comprovando che in verità la cittadinanza acquisita non è proprio piena. Volendo allargare lo sguardo, basti pensare alla Francia e alla questione fondamentalismo islamico, che ha messo in discussione anche il tema della cittadinanza da togliere in caso di radicalizzazione jihadista.
Insomma, la questione è molto complessa.
È un esempio che porta una domanda: il cittadino naturalizzato rimane tale solo quando non sbaglia?
Ora, tornando all’attualità di questi giorni, tra tutte le urla contro Paola c’è un titolo che più di tutti racconta una sfida persa dall’Italia ma anche da noi seconda generazione che abbiamo in questi anni creduto di potercela fare. È quello di Libero: «Noi le diamo la maglia azzurra, la Egonu ci dà dei razzisti».
In questa frase c’è tutto il fallimento del significato della parola integrazione che è un percorso da fare in due. Lo straniero e la comunità che lo accoglie. È una frase così razzista, paternalista e classista che servirebbe maggior spazio per scardinarla.
È certamente ingeneroso descrivere l’Italia tutta come razzista, ma purtroppo bisogna avere il coraggio e l’onestà intellettuale di dire che vi è una fetta importante di italiani convintamente conservatori e razzisti, un’altra di italiani semplicemente ignoranti, un’altra ancora di italiani sentimentalmente e culturalmente non pronti a percepire l’altro come parte di un «noi». E infine solo una piccolissima parte, invece, interconnessa con il mondo e in una dimensione che non conosce confini, e quindi senza pregiudizi, che è più accogliente e meno timorosa di vivere il nuovo come parte di uno spazio di crescita da condividere insieme.
Ecco, non basta. La verità che dobbiamo dirci è che oggi l’Italia non è ancora pronta ad accogliere la mia italianità, come quella di tanti altri cittadini che continuano a essere percepiti e raccontati come immigrati per sempre. La nostra storia di crescita e integrazione è un affronto troppo alto ed è per questo che quando denunciamo da dentro il razzismo o facciamo critiche appassionate sul futuro di quello che consideriamo il nostro Paese, ci guardano come marziani o addirittura ingrati. Il concetto di «ingratitudine» è quello che maggiormente viene utilizzato per attaccare chi, figlio di immigrati, osa farsi avanti con una critica, quale che sia. Sembra che la condizione di cittadino immigrato o figlio di immigrato (con cittadinanza italiana) debba escludere qualsiasi critica, denuncia o lamento, perché «è già tanto che l’Italia ci ha accolti». Ora, se non è razzismo questo, che cosa è?
Certo, l’Italia, come ogni Paese in cui si emigra, rappresenta uno spazio di opportunità, ma tale opportunità viene accolta dal migrante che a sua volta produce ricchezza per sé e per il Paese che lo ospita. Usufruisce di diritti ma ha anche dei doveri. Lavora, guadagna ma paga anche le tasse che fanno crescere il Paese ospitante. In estrema sintesi non è un peso morto sulle spalle dei contribuenti italiani, ma è un segmento di crescita che non solo agisce sul nostro Pil, ma anche sulle casse delle nostre stesse pensioni.
Se all’inizio i nostri genitori migranti potevano dire grazie all’Italia per l’opportunità ricevuta, rimboccandosi le maniche e sgobbando come pochi per dare senso alla propria scelta di emigrare, migliorando le proprie condizioni di vita, mi chiedo cosa c’entrino i loro figli nati e cresciuti in Italia, grazie proprio a quel viaggio della speranza dei genitori e ai sacrifici che hanno permesso loro una vita migliore.
Se mio padre Mohamed ringrazia l’«opportunità Italia» per essere arrivato dov’è, io mi sento in dovere di ringraziare soprattutto lui e mia madre Khadija per i tanti sacrifici e la sofferenza che hanno vissuto da stranieri adulti al fine di dare a me l’opportunità di arrivare dove sono, mentre l’Italia diventa naturalmente la mia casa il mio Paese di adozione.
È proprio questo passaggio che manca a una buona parte di questo Paese, il quale sull’integrazione non è cresciuto perché continua a vederci solo come immigrati con il dovere di tenere la testa bassa, di restare zitti e grati.
Ecco, no grazie. A tutti voi che avete questo pensiero dico che continuerò a esservi ingrata, vi confermo che il piatto in cui mangio è quello che mi sono conquistata non certo per vostra pietà o concessione ma per sacrifici miei e dei miei genitori migranti, come il passaporto rosso con scritto cittadinanza italiana, acquisito soddisfacendo i requisiti richiesti.
Dire «sono italiana» difendendo e combattendo per quello che vale questa parola, era una dichiarazione d’amore frutto di una storia e un percorso che in questi anni non è stato riconosciuto e oggi mi sento di dire che non ho più bisogno di avere il vostro patentino di «italianità». Oggi più che mai ho la consapevolezza che non sono io o siamo noi gli ingrati, ma siete voi che non meritate la nostra evoluzione identitaria di nuovi cittadini italiani. Sì, avete vinto voi, ma sappiate che sta perdendo l’Italia.
(da La Stampa)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
DOVRANNO RIFERIRE IN MERITO ALLA PRESUNTA DISPONIBILITA’ A COLLABORARE ESPRESSA DAL PRESIDENTE EGIZIANO
Davvero il presidente egiziano Al Sisi ha rassicurato la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla soluzione del caso Regeni? Per appurare la portata giudiziaria di queste «promesse» politiche, la presidente del consiglio e il titolare della Farnesina saranno sentiti in tribunale il prossimo 3 aprile.
Lo ha stabilito il gup di Roma nella seduta odierna sulla base della richiesta dell’avvocata della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini. La quale precisa : «Alla luce delle dichiarazioni rese ai media dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani circa le rassicurazioni, o addirittura sono state chiamate promesse, ricevute dal presidente Al Sisi che avrebbe garantito che risolverà la situazione eliminando gli ostacoli che ci impediscono di iniziare questo processo per il sequestro le torture e l’uccisione di Giulio, abbiamo chiesto di sentire la premier Meloni e il ministro degli Esteri per avere ragguagli su tempistiche e modalità di queste soluzioni». Accanto a lei Claudio e Paola Regeni che da 7 anni aspettano giustizia per il sequestro, le torture e la morte del loro figlio. Il processo purtroppo per ora non si può svolgere perché l’Egitto non ha comunicato all’Italia l’indirizzo dei quattro ufficiali della National Security imputati per la morte dello studente friulano.
Parlando delle motivazioni della Cassazione dopo il no al ricorso della Procura, la legale ha aggiunto che anche i supremi giudici hanno «ribadito che il superamento della situazione impeditiva per la partecipazione degli imputati al processo appartiene alle autorità di governo. Noi vogliamo credere di vivere in uno Stato di diritto che tutela i suoi cittadini e non abdica alle sue responsabilità. La decisione presa oggi dal giudice è il meglio che si poteva ottenere».
Nel frattempo non si potrà andare avanti con il processo proprio perché ai quattro imputati egiziani non sono stati notificati gli atti, perché il loro indirizzo non è noto. Nel corso dell’udienza di questa mattina il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, ha affermato che le ricerche dei quattro 007 egiziani, affidate ai carabinieri del Ros e agli uomini della Digos, per notificargli gli atti del processo non hanno portato a risultati. Da parte delle autorità Cairo, ha aggiunto, non è arrivato nessun tipo di contributo.
Tanta, invece, la solidarietà della gente comune. Questa mattina davanti al tribunale si è svolto un sit in a sostegno dei familiari: presenti anche gli attori Valerio Mastandrea e Pif. «Ognuno vive come vuole propria popolarità, crediamo che bisogna prendere posizione sempre» hanno detto i due artisti. «Siamo stati accanto alla famiglia Regeni sin dal primo giorno e oggi siamo qui per farli sentire meno soli», hanno aggiunto. Fuori la cittadella giudiziaria anche i rappresentanti della Fnsi.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
SUL SOCIAL È PIENO DI TUTORIAL CHE SPIEGANO COME “PIZZICARSI” LA CARNE FINO A FAR COMPARIRE IL SEGNO DELLO SFREGIO
«Tutta la classe ce l’aveva oggi e io sto continuando a chiedermi il perché», scrive NotBecky, immagine di profilo scarpe da ginnastica, nessun video pubblicato. «Io ne ho 4» risponde un’altra ragazza. «Non farla, che ti rimane per sempre». […] «Non per dire, ma ho visto un video che provoca la rottura dei vasi sanguigni e dura fino alla morte». «Non è vero, dopo quattro giorni va via». «Dipende dalla pelle». «Io ho la faccia piena, pensavo durasse qualche ora»
Sono centinaia e centinaia di messaggi su Tik Tok. Di che cosa parlano? Di una cicatrice, che cicatrice non è, ma più un pizzicotto. Che però fa paura, a genitori e professori.
Nei giorni scorsi due presidi bolognesi, dopo aver visto alcuni ragazzi in classe con il volto segnato, hanno deciso di lanciare un allarme, poi ripreso dall’Ansa: «Su Tik Tok si insegna a farsi del male. È un gesto all’apparenza privo di significato, ma è una forma si autolesionismo».
Trovare i tutorial, che sono decine e in più lingue, è un attimo. Ragazzine e ragazzini spiegano come si fa a farsi la «cicatrice francese», che non è cicatrice ma un livido, un pizzicotto. I ragazzi spiegano e intanto si riprendono mentre stringono un lembo di pelle in mano, sempre in faccia, poi stringono più volte e sempre più forte. Sì, farsi del male è senza dubbio autolesionismo. Questi ragazzi però sembrano non averne idea. Lo fanno per farsi vedere, ci ridono su. Qualcuno poi nei commenti dice che sì, la cicatrice ti dona. Ti sta bene.
Tra i video più visti c’è quello di un ragazzo francese, con la faccia piena di segni. Racconta che la sua professoressa a fine lezione l’ha preso da parte, gli ha chiesto se qualcosa non andava, se era stato picchiato. Lui si mostra scocciato, dice che il corpo è suo e del parere degli altri non gli importa nulla. Sembra non capire che farsi male non è un gioco.
(da La Stampa)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
L’ALLARME DI CONFARTIGIANATO PER LA MANCANZA DI IDRAULICI, MECCANICI, ELETTRICISTI, CAMIONISTI E OPERAI: QUASI LA METÀ DEI POSTI OFFERTI RESTA VACANTE
Trovare tecnici Ict, progettisti di software, ma anche autisti di camion, operai edili, elettricisti, meccanici, idraulici è sempre più difficile. A gennaio di quest’anno a fronte di 503.670 nuovi posti di lavoro mancavano 229.674 profili professionali, […] Nel 2022 le piccole imprese hanno avuto difficoltà a reperire complessivamente 1.406.440 lavoratori, pari al 42,7% delle assunzioni previste. Per l’artigianato la quota sale al 50,2%.
A lanciare l’allarme sull’emergenza manodopera è un nuovo rapporto di Confartigianato. Nel 2022 la carenza ha riguardato soprattutto le professionalità dell’ambito digitale. Difficile da trovare l’83,9% del progettisti e degli amministratori di sistemi richiesti dalle imprese
Ma anche nel caso di analisti e progettisti di software l’80,8% dei posti offerti è rimasto scoperto, parliamo di 10.760 professionisti. Mancano anche 13.200 tecnici programmatori, il 66,8% del totale necessario.
In valore assoluto, i lavoratori che scarseggiano di più sul mercato sono gli autisti di mezzi pesanti e camion (85.490 i lavoratori difficili da reperire nel 2022, pari al 56,7% delle richieste), seguiti dagli operai edili (80.620 i lavoratori che non si trovano, pari al 46,2% del totale necessario) ed elettricisti nelle costruzioni civili (41.460 posti scoperti, equivalenti al 63,4% dei lavoratori da assumere).
Scarseggiano anche gli idraulici: ne mancano 22.550, oltre il 70% di quelli necessari. Anche il 50,1% dei posti da acconciatori, oltre 21 mila posizioni, rimane vacante. Lo stesso discorso vale anche per i meccanici e per i riparatori di automobili: mancano 20.850 lavoratori, pari al 69,9% di quelli richiesti dalle imprese.
All’origine di questa penuria di manodopera ci sono diversi fattori: dalla crisi demografica al gap tra scuola e mondo del lavoro, dalla rivoluzione digitale fino alle nuove aspettative, soprattutto dei giovani, nei confronti del lavoro. Anche la scarsità di politiche attive efficaci influisce negativamente sull’offerta di lavoro, così come la quantità e qualità dei flussi migratori in ingresso e in uscita.
«La carenza di manodopera va affrontata con un approccio sistemico e coordinato, anche di tipo culturale, degli interventi di politica economica e delle misure per riattivare il mercato del lavoro», sottolinea il presidente di Confartigianato, Marco Granelli.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
“PREFERISCE PUTIN ALL’ITALIA: LO DICA CHIARO CHE VUOLE IL GENOCIDIO DEGLI UCRAINI”
Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi contro Volodymyr Zelensky sono «un danno per l’Italia», dice il consigliere del presidente ucraino a Repubblica, Mykhailo Podolyak.
Il leader di Forza Italia è «un agitatore vip che agisce nel quadro della propaganda russa – aggiunge Podolyak – baratta la reputazione dell’Italia con la sua amicizia con Putin».
Ieri Berlusconi ha criticato la premier Giorgia Meloni sull’incontro avuto a Bruxelles con il presidente ucraino: «Io da premier non avrei mai incontrato Zelensky», ha commentato l’ex premier al seggio per le Regionali in Lombardia. Critiche che hanno coinvolto anche la stessa Ucraina e il suo presidente: «Non doveva attaccare le due repubbliche autonome del Donbass».
Podolyak dice a Repubblica: «Certo, non è di particolare valore commentare ciò che ha detto Berlusconi. Chiaramente non comprende il contesto della guerra che la Russia ha mossa in Europa e non ha alcuna influenza sull’agenda politica globale. Inoltre le sue parole ripetono il messaggio chiave della propaganda del Cremlino, che è: “non interferite con noi russi mentre uccidiamo gli ucraini”. Ogni persona, incluso Berlusconi, che ha il privilegio di vivere in un paese europeo libero può ovviamente esprimere la propria opinione, persino sostenere la violenza di massa, la guerra, l’autoritarismo russo. E tuttavia penso che la sua visione misantropica causa danni alla impeccabile reputazione dell’Italia. Perché lui baratta la reputazione del vostro Paese con la sua amicizia col dittatore Putin».
La risposta sull’attacco al Donbass
A proposito poi delle accuse di Berlusconi rivolte a Kiev, colpevole di aver attaccato per primo il Donbass, Podolyak risponde: «Berlusconi deve ancora capire che “le repubbliche del Donbass” non sono mai esistite. E che nella primavera del 2014, durante la prima fase dell’invasione russa, gli occupanti hanno creato una enclave criminale sul territorio ucraino del Donbass. Assolutamente illegale. Infine: nessuno ha aggredito la Federazione Russa. Nel febbraio 2022 loro hanno lanciato una invasione sul larga scala con l’intenzione di occupare l’intero territorio di un altro Paese e uccidere quanti più cittadini ucraini gli è possibile. Quindi Berlusconi deve smetterla di mascherare il suo vero desiderio e dichiarare pubblicamente di essere a favore del genocidio degli ucraini. E di considerare possibile, nel 21esimo secolo, guerre di occupazione in Europa».
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2023 Riccardo Fucile
COSPITO, IL PROCURATORE GENERALE DELLA CASSAZIONE CHIEDE L’ANNULLAMENTO DELL’ORDINANZA DEL 41 BIS
Annullare con rinvio per un nuovo esame l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il 41 bis per Alfredo Cospito. È questa la richiesta fatta dal sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Pietro Gaeta, contenuta nella requisitoria depositata l’8 febbraio in vista della camera di consiglio che si terrà il 24 febbraio. Per stabilire la permanenza dell’anarchico al regime speciale di detenzione, secondo Gaeta, servirebbe una nuova pronuncia del tribunale di sorveglianza.
Tra le ragioni, riporta l’Ansa, emerge «una carenza di fattualità in ordine ai momenti di collegamento» tra Cospito e gli anarchici. «La verifica su tale punto essenziale non traspare nelle motivazioni del provvedimenti, ma è necessaria e non può essere desumibile interamente ed unicamente né dal ruolo apicale né dall’essere egli divenuto “punto di riferimento” dell’anarchismo in ragione dei suoi scritti e delle condanne riportate». Inoltre, il sostituto procuratore generale sostiene che il 41 bis non può in alcun caso giustificare la «rarefazione e la compressione di altre libertà inframurarie – se non con l’impedimento di contatti e collegamenti che risultino concretamente e specificamente finalizzati ad evitare ulteriori reati o attività dell’associazione esterna». Gaeta rimprovera all’ordinanza del tribunale di sorveglianza sul caso Cospito l’assenza di una «base fattuale e di elementi immanenti e definiti».
(da agenzie)
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