Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
AL CENTRO DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI DALLA RIVISTA INTERNAZIONALE “OCCRP”, IL CONSIGLIERE REGIONALE VENETO DEL CARROCCIO STEFANO VALDEGAMBERI, IL COLLEGA ROBERTO CIAMBETTI E IL SENATORE PAOLO TOSATO. DALL’INDAGINE, CHE IMBARAZZA LA LEGA DI ZAIA E IL CONSIGLIO REGIONALE VENETO, EMERGEREBBE L’OPERA DEI POLITICI ITALIANI A FAVORE DI PUTIN
Lo schema è molto simile a quello scoperto con il Qatargate, ma in questo caso i soggetti sono differenti: al posto degli Emirati Arabi c’è la Russia e invece dei deputati europei socialisti ci sono alcuni esponenti leghisti del Veneto. C’è anche un altro ingrediente sostanzialmente diverso rispetto all’inchiesta condotta dalla polizia belga sui lobbisti del Parlamento Europeo: le tangenti non sono state ancora dimostrate ma le conseguenze sono molto più gravi, perché l’opera fluidificatrice portata avanti dai politici italiani potrebbe avere in qualche modo preparato il terreno all’invasione russa in Ucraina.
L’inchiesta giornalistica è stata realizzata da Eesti Ekspress (settimanale in lingua estone) con Occrp (team giornalistico investigativo che lavora su criminalità organizzata e corruzione), IrpiMedia (il gruppo italiano di giornalismo d’inchiesta) e iStories (sito web russo specializzato in giornalismo investigativo). Ebbene, il pool è venuto in possesso di oltre un migliaio di email riservate che sarebbero circolate dal 2007 in avanti e che vedono nel consigliere regionale veneto della Lega Stefano Valdegamberi uno snodo cruciale.
I legami economici con la Russia, e non solo
Alcune email mostrano come Valdegamberi avesse cercato di far fruttare le sue connessioni con il Cremlino. Dopo il forum di Yalta del 2016, è volato in Crimea alla ricerca di relazioni d’affari e ha portato con sé altri politici italiani: tre dal Veneto (Roberto Ciambetti e Luciano Sandonà della Lega ma anche Marina Buffoni consigliera comunale di FdI a Padova), più uno ciascuno da Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. Al viaggio si è unita una delegazione di investitori italiani.
“Per Stefano Valdegamberi il risultato del viaggio non è stato puramente di pubbliche relazioni, ma l’organizzazione di contatti promettenti per iniziative imprenditoriali, che pagano le sue campagne elettorali e sostengono la sua attività politica”, ha scritto uno dei soci europei di Mirzakhanian, in una email a lui spedita nell’ottobre 2016, subito dopo la visita della delegazione.
La strategia ha dato i suoi frutti: il presidente del Consiglio di Stato della cosiddetta “Repubblica di Crimea” ha firmato un accordo di cooperazione con il presidente del consiglio regionale del Veneto Ciambetti, promettendo di costruire legami economici.
E Valdegamberi non sarebbe tornato a casa a mani vuote. Avrebbe ricevuto infatti un appartamento nel Villaggio Italiano, secondo quanto riportato dai media ucraini, che lo hanno mostrato in posa con un certificato di proprietà immobiliare. “Magari fosse vero”, replica lui. “Era solo uno spot per una società di costruzione che voleva vendere appartamenti vicino al mare”.
Ma nonostante le critiche e gli imbarazzi del suo partito in Veneto, la folgorazione pro Putin continua. Proprio oggi, sabato 4 febbraio, il consigliere regionale leghista è in piazza Bra a Verona, davanti all’Arena, per una manifestazione dal titolo “Il popolo non vuole la vostra guerra”. Con lui ci sarà Eliseo Bertolasi (giornalista e reporter), uno degli “osservatori elettorali” del referendum-farsa di Putin nei territori ucraini conquistati dai russi.
Bertolasi scrive per l’Antidiplomatico, rivista online critica verso l’imperialismo occidentale e anche per Sputnik Italia, testata controllata da Mosca. Con lui ci sarà anche Lorenzo Berti da Pistoia, ex Casapound, che nel 2021 aveva definito “il 25 aprile lutto nazionale” e “la giornata più squallida dell’anno”. Ma non è finita, perché tra gli organizzatori c’è anche la giornalista Gloria Callarelli, candidata alle elezioni europee del 2019 con Forza Nuova, integralista cattolica tutta dio-patria-famiglia tradizionale. “Stop all’opera di persuasione di massa per convincerci a mandare armi, per portarci ad una deflagrazione mondiale mentre gli amici di Crosetto fanno affari d’oro”, scrive il leghista che imbarazza la Lega di Luca Zaia.
(da La Repubblica)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
PER IL 31,3% DEVONO DECIDERE SOLO I GIUDICI, IL 29,4% CONTRARIO ALLA REVOCA, IL 12,4% FAVOREVOLE SOLO PER COSPITO, IL 3,7% E’ PER ABOLIRE IL 41 BIS
Il 31,3% ritiene invece che ad esprimersi sulla vicenda dovrebbero essere solo i giudici. Il 12,4% è a favore della revoca ma solo nel caso di Cospito. Per il 29,4% un cedimento verso gli anarchici è un pericoloso precedente per altri casi simili. Infine il 3,7% vorrebbe un’eliminazione totale del 41bis. È quanto emerge dal sondaggio settimanale realizzato da Termometro Politico tra il 31 gennaio e il 2 febbraio 2023.
Caso Cospito a parte, la maggioranza degli intervistati giudica favorevolmente il 41bis: per il 47,6% è uno strumento molto utile nella lotta alla criminalità organizzata, e crede che debba rimanere in vigore nella forma attuale mentre il 25,4% vorrebbe che questa forma di detenzione venisse allargata per combattere efficacemente la criminalità. Un ulteriore 20,1% è a favore ma solo se limitato a casi molto gravi di capi mafia o terroristi, responsabili di stragi. Una sparuta minoranza ne vorrebbe l’abolizione considerandolo una forma di tortura che rinnega il ruolo riabilitativo del carcere.
(da agenzie)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
L’AUTRICE PARLA DI QUANTO AMI DONARE I LIBRI UNA VOLTA LETTI. GIUBILEI TRAVISA IL SENSO DEL PEZZO PENSANDO CHE IN BALLO CI SIA “L’ESISTENZA DELLE BIBLIOTECHE PRIVATE” MA VIENE SPERNACCHIATO DAI SOCIAL, AUTRICE COMPRESA: “CHE STUPIDITÀ, MA NON HANNO UN TRADUTTORE?”
Avevo, o meglio accumulavo, molti libri. Li ho ancora, credo, almeno per gli standard della casa media, ma sto facendo del mio meglio per liberarmene. Negli ultimi due anni ne ho regalati centinaia. Se il pensiero di questo vi riempie di orrore, allora forse evitate la parte successiva, in cui confesso che a volte li metto addirittura nella raccolta differenziata. Solo quelli veramente discutibili, che ritengo di salvare dal lettore togliendoli dalla circolazione.
La grande epurazione dei libri è iniziata quando ho deciso di esaminare gli scaffali e di scartare tutti i libri che mi imbarazzavano vagamente di avere in casa, per motivi di qualità, argomento, politica o autore (guardate i vostri scaffali e probabilmente avrete i vostri equivalenti). Da allora, li butto via ogni pochi mesi senza rimpianti. Solo due volte ho avuto bisogno di consultare un libro che avevo buttato via e ho ricomprato una copia di seconda mano a basso costo.
Stavo pensando a lui l’altro giorno quando ho visto una discussione su Internet riguardante un uomo che ha detto a un impiegato di una libreria di possedere un solo libro alla volta, comprandone uno nuovo quando ha letto l’ultimo e se ne è sbarazzato. “Che orrore! Come ha potuto? Non potrei mai!”, ha scritto la gente, portandomi a riflettere ancora una volta sulla tendenza contemporanea a trattare il possesso di libri come una sorta di identità.
Capisco che certi libri possano sembrare vitali e preziosi. Sono cresciuta in una famiglia in cui c’erano molti libri sugli scaffali, anche se non potevamo sempre permetterci di acquistarne di nuovi. Non ho mai dimenticato il privilegio che ho avuto, né la posizione in cui mi trovo ora, dove a volte mi vengono inviati libri gratuitamente. Forse è per questo che trovo piuttosto triste l’idea di accumularli: c’è persino una parola giapponese, tsundoku, che indica il fatto di lasciare che i libri si accumulino senza essere letti. Invece, scelgo di donare i miei a luoghi dove ci sono persone che possono trarne maggior beneficio, o di lasciarli sul muro fuori casa, dove scompaiono sempre.
Ho trovato la mia copia di Middlemarch di George Eliot con mezzi simili. All’interno, qualcuno aveva scritto “LEGGIMI!”, e questo si è rivelato l’impulso di cui avevo bisogno per affrontare quel grande romanzo. Perché tenerlo sui miei scaffali quando ho finito, quando qualcun altro potrebbe goderne come me? Mio marito direbbe che sono ancora in fase di recupero e che ho sicuramente altro di cui liberarmi, ma francamente non vedo l’ora.”
La nuova ideologia woke e liberal infrange un nuovo tabù e prende di mira il diritto a possedere libri mettendo in discussione l’esistenza delle biblioteche private. La proposta arriva dalle colonne del quotidiano inglese The Guardian in un articolo a firma di Rhiannon Lucy Cosslett intitolato «Reading is precious which is why I’ve been giving away my books».
La tesi della giornalista nasce da uno dei temi ricorrenti del mondo liberal: il senso di colpa. Lo stesso senso di colpa che dovrebbe avere l’Occidente per il colonialismo e che porta a riscrivere la storia buttando giù le statue, ora fa un salto di qualità arrivando a colpire i libri. Eppure la principale caratteristica di questa nuova ideologia che trova terreno fertile nelle pagine dei quotidiani progressisti americani e inglesi e che alcuni cercano di scimmiottare in Italia, è quella di spingersi sempre oltre pur di mettere in discussione le nostre abitudini e tradizioni.
Nella sua mente offuscata dall’ideologia, non prende nemmeno in considerazione che un libro che lei giudica non degno di essere letto, potrebbe interessare un altro lettore. Ad essere errato è però l’intero ragionamento alla base dell’articolo perché il modo per diffondere la cultura a chi ne ha più bisogno non è privarsi dei propri libri, bensì favorire politiche culturali a sostegno della lettura, incrementare la presenza delle biblioteche pubbliche, diffondere un’educazione alla lettura, tutte misure che non sono in contraddizione con l’avere una propria biblioteca
Peraltro acquistare libri significa contribuire al sostegno di una filiera che dà lavoro a migliaia di persone e, gli stessi che si lamentano dell’assenza di posti di lavoro nel settore culturale o degli stipendi bassi nel mondo editoriale, sono i primi a promuovere comportamenti che non aiutano la filiera
(da The Guardian)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
CONTINUA L’INCHIESTA DI “STRISCIA” SUL CENTRO DI PERMANENZA PER IL RIMPATRIO DI PALAZZO SAN GERVASIO (POTENZA) … “CI HANNO CHIUSO NELLE GABBIE COME ANIMALI, C’ERA UN PERSONAGGIO DEL CHE GIRAVA SEMPRE CON DELLE FASCETTE PER IMMOBILIZZARCI. È MOLTO PEGGIO DEL CARCERE, UNA TORTURA LEGALIZZATA”
A Striscia la notizia continua l’inchiesta di Rajae Bezzaz sul Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Palazzo San Gervasio (Potenza). E’ stata trasmessa la seconda parte delle interviste realizzate dall’inviata del tg satirico ad alcuni immigrati ex “ospiti” del centro (perché sprovvisti del permesso di soggiorno), che hanno trovato il coraggio di condividere la loro terribile esperienza.
«Non ho mai visto un posto più brutto in vita mia», racconta un ex “ospite” serbo del centro, che aggiunge: «Stavo chiuso 24 ore su 24 in gabbie come un animale. Ho visto persone con crisi epilettiche, altri ingoiavano batterie per tentare di suicidarsi. Un ragazzo, che si era appena tagliato le vene, è stato preso a sberle davanti a tutti, forze dell’ordine incluse, da un responsabile del CPR. Devi essere forte per stare lì dentro, altrimenti vai giù di terapia con il rischio che poi non ti riconoscano nemmeno i tuoi famigliari quando esci».
Una terribile pressione fisica e psicologica confermata anche dalla testimonianza di un ex “ospite” cubano: «A chi perdeva la lucidità veniva somministrata la “terapia”: è la cosa più diffusa nel centro, più di acqua e cibo. Molti la prendevano per “sfuggire” dalla realtà, per altri era proprio una sedazione». E il testimone aggiunge: «C’era un personaggio del CPR che girava sempre con delle fascette per immobilizzarci, dato che le manette non si possono utilizzare. È molto peggio del carcere, una tortura legalizzata».
(da Striscia la Notizia)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
“IL CARCERE DURO OGGI E’ TORTURA”
«La vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito ha messo in risalto tutte le criticità del sistema giustizia in Italia dove alla pericolosissima filosofia manettara della sinistra, negli ultimi tempi, si è aggiunta anche quella della destra. La politica non riesce più a controbilanciare il potere giudiziario, purtroppo. E la magistratura, nei fatti, governa il Paese».
Lo afferma l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale e già commentatore per la Bbc e il New York Times.
«Il polverone che si è alzato attorno alla protesta estrema di Cospito, in realtà, è solo una cortina fumogena. Per evitare la sua morte, a causa del prolungato sciopero della fame, può essere applicato il trattamento sanitario obbligatorio al fine di curarlo anche contro la sua volontà. Se questo non accadrà e se, malauguratamente, Cospito morirà, ne risentirà tutto il sistema normativo penale e penitenziario del nostro Paese». «Con la conseguenza unica che l’articolo 41bis vacillerà e chi ne trarrà più vantaggi saranno proprio i mafiosi, per i quali il carcere duro è stato a suo tempo promosso» rileva Tirelli. Che spiega ancora: «Carcere duro che, nella sua attuale impostazione non è uno strumento di contrasto alla criminalità organizzata, ma una vera e propria tortura di Stato».
«Già in passato lo abbiamo denunciato. Il regime detentivo andrebbe profondamente rivisto e applicato secondo i principi per cui è stato concepito: combattere le organizzazioni criminali e isolarne i capi dal loro contesto di provenienza. Il 41bis deve essere solo un mezzo di rottura dei legami ambientali; non una punizione fisica e psicologica. E peraltro, proprio riguardo alla vicenda dell’anarchico Cospito, c’è da sottolineare il rischio che il carcere duro venga applicato in maniera estensiva non solo alle fattispecie mafiose ma a tutti i reati che, sotto la spinta dell’opinione pubblica, vengano ritenuti di particolare allarme sociale. Una deriva che di fatto trasformerebbe uno regime penitenziario di carattere eccezionale in un strumento ordinario di punizione anti costituzionale. All’isolamento deve corrispondere inoltre massima attenzione alla dignità: impedire i contatti non deve significare torturare un detenuto. Bisogna dare anzi l’opportunità ai reclusi di “nutrire” l’anima: leggere, studiare, scrivere, ascoltare o fare musica. Il confine tra esecuzione della pena e tortura mascherata è molto sottile. Ed è stato valicato da troppo tempo».
«Il tema, insomma, va oltre la posizione processuale di Cospito – conclude il presidente delle Cpi – ma attiene al rispetto dei diritti umani. In questo senso il Governo deve lavorare a una riforma più ampia anche per quel che riguarda l’ergastolo ostativo, che non può e non deve essere eliminato ma opportunamente rimodulato».
(da agenzie)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
“L’AFFAIRE MADAME? CHIEDETEMI ANCHE DI DONZELLI, COSÌ POI MI CACCIANO PRIMA DI ARRIVARE SUL PALCO” … IL CASO ZELENSKY: “PERCHÉ MAI NON DOVREBBE PARLARE IL LEADER DI UN PAESE IN GUERRA CHE NOI SOSTENIAMO? POLEMICA LUNARE”
Aria angelica ma tempra da killer («Un mio difetto? Una certa prepotenza»), quella che mette nelle sue interviste senza sconti, da belva, come il titolo del suo programma tv. Un format che ha acceso su di lei l’attenzione che ora la porta al Festival (nella serata di mercoledì).
Lui verrà a Sanremo?
«Lui. Ormai è un’entità».
Enrico Mentana, il suo compagno, la seguirà dalla platea o dal divano di casa?
«Durante la settimana conduce quel programma minore che si chiama tg».
Per una volta potrebbe saltare l’appuntamento, no?
«No, è giusto che resti a fare il telegiornale».
In casa chi di voi due ha più ego?
«È lotta continua».
Il già famigerato video di Zelensky: si o no? A favore o contro?
«Se io e le altre amiche che saliamo sul palco abbiamo l’opportunità di portare un tema che ci è caro e che sicuramente non sarà legato alla leggerezza delle canzoni — per altro non tutte affrontano temi leggeri — perché mai non dovrebbe parlare il leader di un Paese in guerra che noi sosteniamo? Mi sembra una polemica lunare».
La deputata di Fratelli d’Italia Maddalena Morgante si è detta preoccupata per la piega, a suo dire, gender fluid che ha preso Sanremo.
«Io sono per l’allargamento e mai per la compressione di tutti i diritti; trovo che chiunque voglia portare nelle proprie canzoni il modo di vivere la sua sessualità non dovrebbe spaventare nessuno. Detto questo, bisognerebbe che i politici, soprattutto quelli importanti di questo governo, si occupassero magari delle bollette e non dei testi delle canzoni».
Il caso Madame, il presunto falso green pass: la Rai doveva escluderla?
Ride: «E io che pensavo a qualche domanda facile facile sul Festival… Vuole anche chiudermi del caso Donzelli? Così poi mi cacciano prima di arrivare sul palco… Mi pare che Montesano abbia partecipato a un programma importante della Rai ma le polemiche sono nate dopo. Penso che la questione sia legata al Festival: Sanremo è un detonatore mondiale di polemiche, è un amplificatore assoluto».
(da Il Corriere della Sera)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
“CHE VADANO A LAVORARE” IL SOLITO REFRAIN DI CHI SCHERNISCE GLI INDIGENTI
Questa volta il messaggio è chiaro e lapidario. È solo dei poveri la colpa di esserlo e quindi non meritano aiuti. “Che vad
ano a lavorare”. È questo il pensiero che accomuna potenti e governanti. Non si fanno scrupoli a vessare e schernire i poveri, magari definendo occupabili i disoccupati e “divanisti o poltronari” i percettori del reddito di cittadinanza.
Nessuna remora nemmeno nell’etichettarli parassiti della società, la busta paga di noi tutti, anche di chi vive a sua volta in precarie condizioni. E l’incuranza per le conseguenze che potrebbero scaturire dal ripetersi di tali affermazioni denota un cinismo e un’avventatezza imbarazzanti.
Divide et impera. Antica, ma tuttora efficace strategia di potere che generando conflitti e rivalità fra le classi sociali più deboli e disagiate della popolazione consente di mantenere ben saldi e inalterati privilegi e ricchezze, ad esclusivo appannaggio loro e delle fasce sociali più agiate. Etichettare i poveri come coloro che non ci hanno saputo fare, e pertanto non meritevoli di investimenti, significa banalizzare con spregiudicatezza una condizione di vita impregnata di disperazione e miserie di ogni genere. La povertà costringe a sovvertire la scala delle priorità generando un modo “pericoloso” di pensare, ma l’unico funzionale alla sopravvivenza. La persona povera non ha scelta. Deve forzatamente vivere di espedienti, con l’unico obiettivo di arrivare a fine giornata. La povertà lede la dignità umana ed è per definizione terreno di coltura favorevole per criminalità, prostituzione e mafie. Chi non sa come sfamare la propria famiglia è disposto a tutto, finendo spesso per accettare compromessi terribilmente al ribasso.
La povertà è fucina di malattie. Quelle croniche si aggravano, le altre aumentano in modo esponenziale. Un povero deve rinunciare a qualunque forma di prevenzione sanitaria, a partire da un’alimentazione corretta. Non può far ricorso a medici specialisti, cure odontoiatriche, fisioterapia o all’assunzione di farmaci necessari, ma a pagamento. Gli è consentita solo la cura di patologie acute e solo nella fase delle acuzie. Il povero è costretto a rinunciare all’istruzione dei propri figli. In sostanza, se nasci povero lì rimani. Non esiste più alcun ascensore sociale. Neghiamo un futuro decoroso ai giovani e non solo non gli chiediamo scusa, ma ci permettiamo pure di insultarli appellandoli come vagabondi. Magari perché talvolta esitano ad accettare proposte di sfruttamento spacciate per lavoro.
Non è tollerabile essere poveri pur lavorando. Il lavoro deve poter garantire una vita dignitosa e la possibilità di progettare il proprio futuro, compreso quello di costruirsi una famiglia. Ma non è così. Pertanto stride la crociata di potenti e governanti contro il reddito di cittadinanza, unica boccata di ossigeno per chi davvero arranca e unico strumento in grado di favorire la legalità. Crociata portata avanti grazie a sofismi di bassa lega, per mezzo dei quali si narra che la rovina del nostro paese vada ricercata molto anche in quel “sussidio” e non nelle ruberie di ogni genere perpetrate da decenni. Nessuna vergogna nemmeno quando sostengono che il reddito di cittadinanza deve essere riformato, meglio abolito, in quanto fa concorrenza al lavoro.
Ma di quale lavoro parlano? Come osano definire lavoro qualcosa per cui mensilmente guadagni meno di 600-700 euro, magari senza riposo settimanale? Il potere li ha resi ottusi, non si rendono nemmeno conto di quanto queste politiche, oltre che ingiuste, contribuiscano ad aumentare la spesa pubblica e non il contrario. I poveri “se li mantieni in vita” hanno comunque un costo. Evidentemente non è sufficiente demonizzarli o ignorarli per farli sparire. E in questo contesto quando senti potenti e molti politici parlare di visione, speri fino all’ultimo, ma invano, che non stiano dibattendo sulla loro idea di futuro – considerato che sembrano ispirarsi a quella del Principe Giovanni, nel cartone di Robin Hood.
(da il Fatto Quotidiano)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
“MA CHE DESTRA SOCIALE, QUESTA E’ DESTRA NEOLIBERISTA”
In Europa il 32% dei decessi per tumore è associato a povertà e bassa istruzione. E un numero crescente di famiglie italiane rinuncia alle cure per motivi economici. Professore Domenico De Masi, sociologo del Lavoro, che ne pensa?
“Mi meraviglio della sua meraviglia. Sa quanto tempo ci vuole per avere una lastra presso la Usl? nel migliore dei casi se ne vanno due mesi. In quei due mesi uno è morto se ha il cancro. Dalla povertà, dalle classi sociali di appartenenza dipende tutto. Quanti anni si campa, come si campa, in quale casa, in quale scuola si studierà, se si studierà o meno, tutto. Chi è ciascuno di noi e cosa farà dipende dalla classe sociale di appartenenza. Anche il tumore e la morte. Questo governo attuale non ha una visione di classe della società. Il problema è che non ce l’ha neppure la sinistra. Ma questo governo si sapeva che non l’aveva. O meglio ci sono due componenti. Quella che fa capo a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che hanno una visione di classe ma da parte della classe abbiente. Giorgia Meloni, se vogliamo essere coerenti con l’idea che coltiva in quanto destra fascista e post-fascista, dovrebbe avere una concezione opposta”.
Ci spiega meglio?
“Le idee sono tre. Una quella di sinistra, socialdemocratica, che bada ai poveri, alle disuguaglianze, a fare in modo che queste si riducano. Poi c’è l’idea neoliberista che bada soprattutto ai ricchi. E quindi mira a che questi diventino sempre più ricchi. Una terza idea è quella della destra di Stato che dovrebbe essere quella fascista o post-fascista di Meloni. E si tratta in teoria di una destra che dovrebbe anche essere attenta ai poveri. Mussolini per esempio fece molto per i poveri. I dittatori, in genere, fanno molto per i poveri perché hanno bisogno del sostegno popolare. Ma in questo governo bisogna capire se la Meloni è neoliberista o statalista. Per ora sta facendo tutte cose neoliberiste. Nel governo attuale di destra convive sia l’anima neoliberista di Berlusconi e anche un po’ di Salvini e poi dovrebbe convivere l’ala di destra statalista ma per ora, ripeto, quest’ultima non si è vista. Quello che sappiamo di sicuro, ritornando al discorso iniziale, è che dalla classe sociale di appartenenza dipende tutto. Se uno nasce povero potrà avere meno cure sanitarie, meno scolarizzazione, meno viaggi. I più poveri muoiono prima dei ricchi. A prescindere se di cancro o di altre malattie. La vita media più lunga al mondo è al Principato di Monaco ed è pari a 91 anni perché lì sono tutti miliardari”.
Da agosto oltre 600mila ‘occupabili’ perderanno il Reddito di cittadinanza. Per loro lo stesso esecutivo aveva promesso di organizzare dei corsi di formazione per favorirne il reinserimento nel mercato del lavoro. Anzi per legge ha stabilito che la frequenza di tali corsi è requisito essenziale per mantenere il sussidio. Ma di questi corsi non si hanno notizie.
“(Il professore per rispondere sceglie l’ironia, ndr) Non c’è problema: Meloni ha detto che troverà il posto a tutti entro agosto. Siamo tranquilli, sono tranquilli i poveri, gli occupabili che sanno che Meloni li sistemerà e pure con un’occupazione dignitosa”.
E sui corsi di formazione?
“(Il professore continua a scegliere di buttarla sul sarcasmo, ndr). Avremo questi al più presto anche domani. Magari sono già cominciati e non ce ne siamo accorti, né io né lei. Ci saranno i corsi e dal primo agosto ci sarà lavoro per oltre 700mila persone. Siamo convinti che il Governo lo farà. Noi non lo sappiamo (continua l’ironia, ndr) forse di nascosto questi corsi li stanno già facendo, saranno clandestini!”.
Che poi bisogna mettersi d’accordo sull’identikit di tali occupabili, visto che per il 70% si tratta di soggetti con bassissima qualifica e scolarità. E la situazione è particolarmente drammatica nel Mezzogiorno.
“(Il professore continua a scegliere l’ironia per rispondere, ndr). Ma noi sappiamo che sono 780mila sfaccendati che stanno sul divano tutto il giorno! Se va a casa loro trova il divano con l’occupabile disteso 24 ore su 24 e a volte trova anche Matteo Renzi che sta con loro. Che ci assicura continuamente che sono tutti così: persone pigre sul divano!”.
Il governo in Italia smantella il Reddito di cittadinanza e in Europa appoggia le raccomandazioni sul reddito minimo. Che succede?
“In Europa il reddito minimo è ultra scontato da anni. Solo da noi si discute se ci vuole il Reddito di cittadinanza oppure no. Siccome ora il Governo vuole avere un rapporto intenso con l’Europa, a Bruxelles si trova d’accordo anche con le raccomandazioni sul reddito minimo, in Italia invece la musica è un’altra: si fa la guerra ai poveri. La verità è che l’Italia non fa parte dell’Europa. Dunque quello che si dice a Bruxelles è diverso da quello che si dice a Roma. La Meloni ha una politica per l’Europa e una politica per l’Italia. In Europa i poveri devono mangiare evidentemente, in Italia no. In Germania forse sono lavoratori mentre da noi stanno stravaccati sul divano, secondo la teoria dei vari Renzi”.
Le denunce di infortunio sul lavoro nel 2022 sono aumentate del 25,7% rispetto al 2021. Crescono anche rispetto al 2019 anno pre-pandemia.
“Da una parte che gli infortuni siano aumentati vuol dire che per fortuna vengono denunciati. Non è che prima non ci fossero è che non venivano denunciati. Se un marocchino su un’impalcatura si fa male di solito non si denuncia. Di chi sono le responsabilità? In questo caso non dei governi che hanno fatto le leggi ma dei privati che non le rispettano. Potrebbe forse l’esecutivo aumentare gli ispettori che vanno nei cantieri a controllare che sia tutto a norma. Ci sono alcuni infortuni che nascono per responsabilità individuale, per mancanza di attenzione da parte dei lavoratori, ma la maggioranza si spiegano con il fatto che non vengono rispettate le norme di scurezza”.
Sono passati cento giorni circa dalla nascita del governo Meloni si aspettava quanto fatto finora?
“Assolutamente sì. Da un governo di destra mi aspetto che faccia cose di destra e sarà sempre di più così. Realizzano quanto hanno promesso ai propri elettori. Per fare cose di sinistra ci vuole un governo di sinistra. Che poi peraltro neanche questo è sempre vero. Spesso la sinistra ha fatto cose di destra come con le privatizzazioni fatte dai governi Amato, Prodi e dai due di D’Alema. Ma questo è un discorso troppo lungo che ci porterebbe lontano. Meglio chiuderla qui”.
lda la notiziagiornale.it)
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Febbraio 4th, 2023 Riccardo Fucile
COSI’ GIULIANA SALCE AIUTA GLI INVISIBILI DI ROMA
Giuliana Salce è un’ex campionessa di marcia italiana, e nella sua carriera di sportiva ha inanellato medaglie e record mondiali.
Ma il suo valore, così come il suo impegno, vanno ben oltre la pista: attualmente volontaria e presidente regionale dell’associazione Ecoitaliasolidale, Giuliana si prodiga quotidianamente nell’aiuto ai più deboli, dai profughi ai senzatetto. In situazioni di difficoltà e fragilità, specialmente in inverno.
Così Giuliana e Piergiorgi Benvenuti, presidente di Ecoitaliasolidale, hanno deciso di passare molte di queste serate con loro, e persino qualche notte. La loro storia è raccontata da Il Messaggero. Da Piazzale Magellano ad Ostia, a Testaccio fino agli ingressi delle Poste di Piramide, hanno conosciuto le storie di molti «invisibili», e adesso fanno loro da megafono.
Le storie
«Davanti le Poste di Piramide erano in 5 assiepati vicino le scale e una decina dietro – esordisce Giuliana – eravamo vestiti come loro per avvicinali e parlarci. Abbiamo stretto amicizia con un uomo e una donna, entrambi di origine rumene: Dumitru e Alina. Lui, sulla cinquantina, parlava addirittura tre lingue: ci disse che faceva dei lavoretti saltuari e dormiva fuori per riuscire a mandare i soldi alla sua famiglia. Si sono dimostrati subito molto amichevoli, tanto da darci dei cartoni per dormire. Noi abbiamo diviso con loro dei panini e del vino in cartone per scaldarci, perché abbiamo capito che soprattutto in queste giornate fredde se non bevi non vivi». Una lotta alla sopravvivenza e contro tutti: «Dopo qualche minuto – prosegue Giuliana – sono passati due rom sulla quarantina. Due facce poco raccomandabili che ci hanno chiesto come stavamo e hanno detto che sarebbero passati dopo, per chiedere “il pizzo” ai clochard per il posto più riparato. Speculare sui più deboli è vincere facile. La mattina presto siamo andati via lasciandogli il sacco a pelo, un giaccone, un ombrello e qualche medicinale».
Non sono gli unici senzatetto che hanno avuto modo di conoscere. «Per le strade viveva anche una professoressa di Milano, finita per strada a Roma per varie vicissitudini famigliari. Parlava con un italiano molto forbito, tanto da non sembrare una di loro. Ci disse che viveva dentro una roulotte dalle parti dell’ex mattatoio a Testaccio». E ancora: «C’era un ragazzo al “curvone” ad Ostia. Tra le lacrime mi disse che a soli 22 anni il suo amico si era impiccato, a pochi giorni dal suo compleanno. Era completamente disperato, pur non avendo nulla ci tenne a regalarmi un libro». La testimonianza si conclude con un messaggio finale: «Questi sono i clochard. Ricordiamocene quando li vediamo, non li allontaniamo».
(da agenzie)
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