Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
FATTI SPARIRE PERSINO FRANCESCO DE SANCTIS E BENEDETTO CROCE (TROPPO LIBERALI?)
Il ministero dell’Istruzione e del Merito per il 2023 ha realizzato un calendario per celebrare i ministri del passato, che hanno guidato il dicastero fino al 1923. Come abbiamo raccontato in un precedente articolo, la pubblicazione, dal titolo ‘I Ministri e le Maestre’, ha però una particolarità: sono state raccolte le riproduzioni fotografiche dei ritratti dei ministri che provengono dalla collezione di dipinti di Viale Trastevere, ma esclusivamente quelli di destra.
Il progetto editoriale viene presentato così: “Il calendario 2023 è stato costruito con le riproduzioni fotografiche dei ritratti di dodici tra i più significativi Ministri della ‘Destra Storica’, da Casati a Bonghi, e invita chi lo sfoglia a visitare idealmente questa collezione tanto significativa quanto poco nota”.
Ma la selezione, dichiaratamente di parte, non è l’unico problema del calendario che Fanpage.it ha avuto modo di visionare.
Colpisce infatti la scelta di affiancare alle figure dei ministri (tutti uomini perché nessuna donna ha mai guidato il ministero in quegli anni) delle brevi biografie di donne, maestre, ispettrici, educatrici, che hanno avuto un ruolo centrale nel gettare le basi della scuola italiana.
Accanto ai nomi, accompagnati da una piccola didascalia, non è presente però alcuna illustrazione, perché di queste donne non sono conservate immagini o fotografie. Con il risultato che ogni mese viene ricordato un ministro, il cui ritratto occupa l’intera pagina, e alle donne viene riservato un piccolo spazio, che appare sicuramente in secondo piano, marginale.
L’interrogazione di Sinistra italiana al ministro Valditara
Per questo Sinistra italiana ha deciso di presentare un’interrogazione parlamentare al ministro Valditara, per chiedere conto dell’iniziativa, per capire perché si sia scelto di privilegiare i ministri della ‘Destra Storica’ a scapito di altri personaggi pure rilevanti, come Francesco De Sanctis e Benedetto Croce, e quanto sia costata la pubblicazione. Ecco il testo dell’interrogazione a risposta scritta, a firma della deputata Elisabetta Piccolotti, che verrà pubblicata a breve:
Al Ministro dell’istruzione e del merito – Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende da un articolo pubblicato su Fanpage.it il 2 febbraio 2023 il ministero dell’Istruzione e del Merito avrebbe deciso di realizzare per il 2023 un calendario intitolato ‘I Ministri e le Maestre’, per celebrare i ministri del passato;
si tratterebbe di una rassegna dei ritratti dei ministri che si sono succeduti dalla creazione del ministero fino al 1923;
probabilmente, per cercare di porre rimedio alla vistosa assenza di alternanza di genere, dal momento che i Ministri raffigurati sarebbero tutti uomini poiché in quel periodo nessuna donna è stata titolare del dicastero si è scelto di accostare alle figure istituzionali maschili dei nomi di donne, maestre, ispettrici, educatrici, con delle brevi biografie, con il risultato che ciascuno dei dodici ministri ricordati vengono raffigurati con delle immagini che occupano l’intera pagina, mentre delle donne menzionate vengono riportati soltanto nome, cognome, data di nascita e di morte in un piccolo paragrafo in basso,
Inoltre il dicastero diretto dal Ministro interrogato avrebbe inoltre selezionato soltanto ministri graditi alla “destra”, tanto che il progetto, secondo quanto riferisce Fanpage, sarebbe stato così spiegato: “il calendario 2023 è stato costruito con le riproduzioni fotografiche dei ritratti di dodici tra i più significativi Ministri della ‘Destra Storica’, da Casati a Bonghi, e invita chi lo sfoglia a visitare idealmente questa collezione tanto significativa quanto poco nota”;
una celebrazione così ostentata solo di alcuni esponenti della “destra storica” che hanno ricoperto la carica di Ministro dell’Istruzione – su le oltre 50 figure che si sono succedute dall’Unità d’Italia al 1923, tra le quali Francesco De Sanctis e Benedetto Croce – appare all’interrogante faziosa e peraltro diretta ad un discutibile parallelismo storico;
tale iniziativa rappresenta un inutile spreco di risorse pubbliche per un Ministero che dovrebbe affrontare le numerose emergenze e ritardi esistenti nel sostegno al sistema scolastico del nostro Paese, anziché concentrarsi in un’inutile iniziativa di bassa propaganda per celebrare, attraverso un calendario, i Ministri della ‘destra storica’ del passato e che mortifica nelle forme in cui è realizzato il calendario il rilevante contributo dato alla realizzazione e allo sviluppo della istruzione pubblica da parte delle donne nonostante l’imperante cultura maschile e il tentativo della loro marginalizzazione;
risultano quindi incomprensibili all’interrogante sia le motivazioni alla base di questa iniziativa sia costi sostenuti per realizzarla -:
se il Ministro non intenda chiarire le motivazioni che hanno indotto il Ministero da lui diretto a realizzare un calendario celebrativo di alcuni Ministri dell’Istruzione del passato riconducibili tutti e solo alla ‘destra storica’ e a commemorare e ricordare le maestre, le ispettrici, le educatrici solo con un piccolo paragrafo in basso, nonché a quanto ammontino i costi di realizzazione;
se non intenda sospendere la pubblicazione del calendario ‘I Ministri e le Maestre’ evitando così quello che all’interrogante appare anche un inutile spreco di risorse economiche per concentrare ogni sforzo sul sostegno al sistema scolastico del nostro Paese.
(da Fanpage)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
IL VOTO DEI CIRCOLI PREMIA L’UOMO D’APPARATO BONACCINI MA IL VOTO DEGLI ELETTORI AI GAZEBO POTREBBE FAVORIRE LA RIMONTA DI ELLY SCHLEIN… CHI VUOLE TROVARSI DI NUOVO RENZI ALLEATO SA PER CHI VOTARE
Mancano ancora tre settimane alle primarie del Partito democratico che stabiliranno la nuova leadership dem, ma dal voto nei circoli sono già emersi alcuni elementi interessanti. Stefano Bonaccini si vede confermato in quanto candidato favorito, ma i margini sono più stretti di quanto non si prevedesse. Ed Elly Schlein ottiene una porzione tale di consensi che la partita è ancora decisamente aperta. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Regiroli, sondaggista di Bidimedia, che ha analizzato il voto nei circoli. Ecco cosa è emerso.
“Bisogna fare una premessa. Non abbiamo dei dati complessivi, perché il Pd non pubblicherà i dati del congresso e dei circoli fino al 19 febbraio”, ha detto Regiroli, spiegando che i dati a cui ha fatto affidamento Bidimedia per catturare una prima fotografia della situazione sono quelli pubblicati dagli stessi circoli o arrivati dai comitati.
“È prima fotografia parziale. Non sono dati ufficiale, ma iniziano comunque a restituirci un primo disegno che può essere attendibile”, ha aggiunto.
Questi dati danno appunto Stefano Bonaccini in vantaggio al 48,8%, con Elly Schlein in seconda posizione al 37,9%. Gli altri due candidati in corsa rimangono distanti: Gianni Cuperlo si ferma all’8,5% e Paola De Micheli al 4,8%.
“Dalla mappa che abbiamo pubblicato vediamo come Schlein stia ottenendo dei risultati molto positivi in diverse Regioni del Nord. In Veneto e in Friuli Venezia Giulia è nettamente avanti, anche in Lombardia sta andando piuttosto bene. Per il Lazio abbiamo ancora pochissimi dati, ma da questi Schlein sembrerebbe andare bene anche in questa Regione, soprattutto a Roma e dintorni. Anche in alcune province della Toscana sta andando meglio del previsto”, ha spiegato il sondaggista.
“Detto ciò, Bonaccini è avanti . Il divario al momento è di circa 11 punti”, ha aggiunto.
Regiroli è poi tornato a ribadire come per avere una fotografia più precisa sia necessario attendere ancora, in quanto i dati raccolti finora sono comunque parziali.
In particolare, ha sottolineato, mentre sono arrivati tanti numeri dalle Regioni del Nord e del Centro, non è arrivato quasi nulla dal Lazio (incluso) in giù.
“In questo momento è molto sovrarappresentata l’Emilia Romagna, che è la Regione in cui Bonaccini è nettamente avanti. Più di metà del vantaggio di Bonaccini viene da qui. Anche in Toscana e Liguria hanno votato tanti circoli, in Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto abbastanza”, ha detto il sondaggista.
Il fatto di non avere molti dati per quanto riguarda le Regioni meridionali, chiaramente rappresenta un’incognita sul risultato del voto: “Il Lazio è molto importante, così come la Campania (dove pesa anche la questione delle tessere, si dovrà capire come andrà a finire con i ricorsi). I numeri da queste Regioni potrebbero ancora influire molto sul risultato. È difficile dire quanto può ancora cambiare il quadro, è sicuramente possibile che ci siano ancora variazioni”, ha spiegato Regiroli.
Secondo l’analista di Bidimedia la partita non è ancora aperta solamente perché mancano ancora molti dati. C’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione: “Queste sono le prime primarie per eleggere il segretario del Pd che sono davvero competitive. In tutte le altre occasioni c’era un candidato che era il sicuro vincitore. Qui, nonostante Bonaccini sia sicuramente il favorito, Schlein è comunque vista come una candidata con delle chances. Questa è un’anomalia rispetto al passato. Storicamente chi è partito in testa nei circoli ha sempre vinto le primarie nazionali. C’era già un vincitore designato che aumentava sempre il suo distacco. Non è detto che succeda anche questa volta”, ha detto Regiroli.
“La partita non è ancora chiusa, soprattutto se si genera l’idea che Schlein può farcela. Certo, Bonaccini è il favorito, ma potrebbero esserci sorprese”, ha aggiunto il sondaggista, sottolineando come già il voto dei circoli sia stato in un certo senso inaspettato, con Schlein che ha ottenuto numeri decisamente competitivi.
“Gli iscritti del partito votano secondo il posizionamento delle correnti, soprattutto al Sud. Nel voto dei circoli c’è poco voto di opinione e molto voto di appartenenza. Invece nelle primarie aperte c’è anche tanto voto di opinione. Ed è soprattuto questo che lascia margine a Schlein. Soprattutto se in queste settimane sia afferma l’idea che il voto è contendibile e che lei possa ancora vincere”, ha concluso Regiroli.
(da Fanpage)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
FONDAMENTALE ANCHE PER I CONTI DELLA RAI. NEL BILANCIO 2021 CHE MOSTRA RICAVI PUBBLICITARI DA 590 MILIONI DI EURO, 42 MILIONI SONO ARRIVATI CON SANREMO… I RICAVI DELL’INDUSTRIA DISCOGRAFICA SONO SALITI, +17,2%
Per il piccolo Comune di Sanremo il Festival non è tutto, ma poco ci manca. Tra staff Rai, cantanti e ospiti con relativi entourage, spettatori, giornalisti e semplici turisti in questa settimana arrivano in città più di 40mila persone. E Sanremo, che di abitanti ne ha meno di 55mila, si prepara all’incasso.
Secondo Banca Ifis, che da tempo approfondisce il ruolo economico della cultura in Italia, il Festival è un ottimo esempio di valorizzazione di un evento culturale attraverso collaborazione tra amministrazione pubblica e operatori privati. La banca, che a sua volta è sponsor di “Casa Sanremo”, calcola ricadute economiche da 18,4 milioni di euro sul territorio ligure.
Cinque milioni di euro sono quelli che la Rai verserà direttamente al Comune, e fanno circa il 5,2% degli incassi del Municipio per l’intero 2023. A questi si aggiungono le spese per hotel e appartamenti (8,8 milioni di euro), quelle per i pranzi e le cene (2 milioni), altri 2 milioni di euro tra shopping e incassi dei biglietti venduti (una poltrona in platea per le cinque serate costa 1.290 euro, che scendono a 672 per un posto in galleria) e 600mila euro per gli spostamenti. È in questa settimana che i bar, ristoranti, gli alberghi e i negozi di Sanremo fanno il grosso degli incassi dell’anno.
Il Festival è fondamentale anche per i conti della Rai. L’ultimo bilancio approvato dall’emittente pubblica, quello del 2021, mostra incassi pubblicitari complessivi da 590 milioni di euro. Di questi 42 milioni sono arrivati con Sanremo, che è stata la quarta trasmissione più guardata dell’anno, dopo Italia-Inghilterra degli Europei, Italia-Irlanda del Nord delle fallite qualificazioni ai Mondiali, il messaggio del presidente della Repubblica per l’ultimo dell’anno. Gli incassi sono in aumento in parallelo con il successo di spettatori del Festival.
Le stime per questa edizione parlano di entrate pubblicitarie vicine ai 50 milioni di euro complessivi, anche grazie alle «partnership», come ha spiegato Giampaolo Tagliavia di Rai Pubblicità. Tra queste partnership quella con Costa Crociere, con ospiti in collegamento da una nave, con Suzuki, che ospiterà cantanti fuori concorso in Piazza Colombo, e Plenitude Eni, che farà sfilare i concorrenti su un tappeto verde in chiave sostenibile. Tra gli altri partner del festival ci sono anche Poltronesofà, VeraLab e Sephora. Rai Pubblicità conta 161 brand che hanno pianificato investimenti per il Festival sui vari media dell’azienda.
Sanremo, per chi investe in pubblicità, è il Superbowl italiano: niente costa di più. Il massimo della visibilità strettamente pubblicitaria è offerto dalle telepromozioni, che spesso coinvolgono direttamente i presentatori del Festival: saranno trasmesse alle 23.35 in ognuna delle 5 serate, il prezzo di listino di Rai Pubblicità è di 2.180.000 euro. Costose anche le billboard, cioè le sequenze video da 4 secondi (quelle con la scritta “presentato da”) all’inizio e alla fine del Festival e dell’Anteprima.
Per i 16 passaggi nelle puntate dell’Anteprima, iniziate già sabato e in onda dopo il Tg1, servono 537.900 euro, per le 10 billboard nelle cinque serate del Festival ne occorrono 286.500.
Per gli spot durante gli intervalli la tariffa varia in base a serata e orario: si va da un minimo di circa 95mila euro per 30 secondi verso le 23.55 delle serate più “mosce” (mercoledì a venerdì) ai 413.225 euro per due spot da 30 secondi da trasmettere nella serata della finale verso le 22.45 e a mezzanotte.
Chiaramente gli spot all’inizio o alla fine dell’intervallo pubblicitario costano di più. Il “pacchetto” più costoso proposto dalla Rai è quello per 2 passaggi da 15 secondi a serata tra le 22.45 e la mezzanotte: fanno 1,8 milioni di euro. Dai numeri comunicati, gli inserzionisti non si sono comunque tirati indietro.
Sommando incassi dalla pubblicità e ricadute sul territorio, Banca Ifis valuta in 60 milioni di euro il totale dei ricavi che il Festival è in grado di generare. Se Sanremo è così “ricco” è perché è la musica italiana quella che gli italiani vogliono ascoltare.
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
TRE BAMBINI SU QUATTRO SOTTO I NOVE ANNI USANO IL CELLULARE PER CHATTARE, NAVIGARE SUI SOCIAL E VEDERE VIDEO IN RETE… SUPERATI I 10 ANNI IL TELEFONO CE L’HANNO PRATICAMENTE TUTTI (96%)… UN TERZO DEI RAGAZZINI DELLE MEDIE NAVIGA GIA’ IN TOTALE AUTONOMIA, SENZA CONTROLLO
Davanti alla scuola elementare c’è un gruppetto di quattro bimbi, hanno tra i sei e i nove anni, tre di loro hanno lo sguardo basso e tra le mani uno smartphone. Il cellulare per navigare, chattare, condividere foto, guardare video, spiare i social o leggere arriva sempre prima.
Il 75% degli under 9 lo usa abitualmente, talvolta con i genitori accanto che ammettono di concederlo come premio se i figli sono agitati o arrabbiati. Dai dieci anni in su lo hanno praticamente tutti (96%). È la fase in cui mamme e papà raccontano di aver stipulato patti sui tempi, gli orari e i momenti nei quali i bambini possono usarlo con il parental control per limitare app e siti. Un terzo dei ragazzini delle medie, però, naviga già in totale autonomia, lontano dai genitori, ben prima dell’adolescenza.
Eppure quegli stessi genitori dicono che sì, i giovani passano troppo tempo davanti allo smartphone, l’abuso non è una favola per quanto nera: esiste ed è riconosciuto da tutte le generazioni. A cominciare dagli adulti che anzi sostengono pure che ragazzi e ragazzini non sono affatto consapevoli dei danni che l’attaccamento perenne al cellulare provoca loro.
Conseguenze che vanno dall’alienazione alle difficoltà a socializzare, empatizzare ed esprimersi, dalla scarsa autostima all’irascibilità, dalla depressione all’ansia e allo stress.
Questa e altro rivela una ricerca condotta da Swg per Italian Tech, l’hub del gruppo Gedi, e Telefono Azzurro, che sarà presentata oggi alla Camera in occasione dell’Internet Safer Day, la giornata mondiale per la sicurezza in rete.
(da La Repubblica)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
MIGLIAIA DI CAUSE LEGALI TRA FAMIGLIE E IMPRESE ASPETTANO SOLO DI ESSERE DISCUSSE IN TRIBUNALE… RISCHIANO DI FALLIRE 25MILA DITTE, SPAZZANDO VIA 130MILA POSTI DI LAVORO – IL CAOS È PARTITO DAL BONUS FACCIATE, PARTITO SENZA LIMITI DI SPESA E SENZA CONTROLLI
Da Superbonus a supercaos il passo è breve. Soprattutto quando i cantieri edili bloccati rischiano di arrivare a 90 mila a fronte di 15 miliardi di euro di crediti fiscali incagliati e migliaia di cause legali che aspettano solo di essere incardinate in tribunale.
Secondo le stime dell’associazione rischiano di fallire 25 mile imprese spazzando via 130 mila posti di lavoro, senza calcolare la ricaduta sull’intera filiera. Una stangata dopo che a detrazione sono stati ammessi 62,4 miliardi di euro.
Il problema è complesso. La stretta sulla cessione dei crediti al 110% che avrebbero dovuto accelerare la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano ha drenato la poca liquidità che circolava in un comparto messo già in crisi dalla penuria di materie prime. Le banche non comprano nuovi crediti e chi lo ha fatto fino allo scorso autunno, come Poste, ha rallentato le erogazioni lasciando cittadini e aziende nel limbo. Con il risultato che sono partiti i contenziosi tra condomini e ditte, tra progettisti e condomini, tra ditte e banche.
Rossana De Angelis, presidente di Anaci Roma, l’assocazione degli amministratori condominiali: «Il peccato originale è il bonus facciate, nato senza limiti di spesa e senza controlli. Poi il governo Draghi ha inserito i correttivi che servivano con l’asseverazione della congruità dei prezzi e dei lavori eseguiti. Ma il cambio delle regole in corso d’opera ha messo fuori gioco aziende, progettisti e condomini».
Con il risultato che gli amministratori della Capitale lamentano di avere – tutti – almeno due immobili in stallo.
Nell’immediato la soluzione non può che passare da una moratoria che permetta di portare a termine i lavori avviati, ma «abbiamo bisogno di ragionare su una misura strutturale di lungo periodo che sia legata anche agli obiettivi di decarbonizzazione. Dobbiamo pensare a che Paese vogliamo nel 2050».
Confedilizia, la confederazione della proprietari, non nasconde che dalle associazioni territoriali arrivano copiose e continue «segnalazioni di condomini che si trovano in difficoltà con le ditte che non hanno iniziato i lavori o che li hanno interrotti per mancanza di fondi». Condomini che sono alla finestra in attesa di capire come tutelarsi al meglio: «Tra le valutazioni che stanno facendo – spiegano da Confedilizia – c’è pure quella sul rischio, a causa dei lavori non finiti, di perdere le detrazioni già usufruite. Motivo per cui pensano di avviare una causa in tribunale».
(da “La Stampa”)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
DA QUANDO “MAD VLAD” HA INVASO L’UCRAINA, A BUENOS AIRES HANNO REGISTRATO L’INGRESSO DI 2.500 RUSSE E QUEST’ANNO NASCERANNO ALMENO 10.000 BIMBI RUSSO-ARGENTINI
C’è un luogo, dall’altra parte del mondo, in cui le donne russe e quelle ucraine si incontrano, in pace. Nella speranza di dare ai propri figli un futuro migliore. Ogni giorno a Buenos Aires sbarcano dagli aerei di Turkish Airlines — la rotta più utilizzata perché aggira le sanzioni — una media di 20-30 russe in stato di gravidanza avanzata, pronte a partorire nel Paese sudamericano a fronte di una spesa che varia dai 5.000 ai 30.000 dollari, a seconda che scelgano un ospedale o una clinica privata, con o senza alloggio.
Si entra senza visto, il neonato acquista automaticamente, per «ius soli», la nazionalità argentina e i genitori il permesso di residenza. Se poi la famiglia si ferma per due anni consecutivi, la Ley 346 garantisce la cittadinanza a tutti. E il passaporto argentino è un documento prezioso, di questi tempi: permette l’ingresso senza visto in 171 Paesi, molti dei quali preclusi ai russi.
Fino a tre anni fa, pre pandemia, le ricche russe volavano a Miami per partorire un figlio «americano». Con l’invasione dell’Ucraina, ora sono costrette a spingersi più a Sud. I servizi consolari a Buenos Aires hanno registrato l’ingresso di 2.500 russe nel 2022. E si stima che quest’anno nasceranno almeno 10.000 bimbi russo-argentini. Meno numerose, ma comunque in aumento, anche le ucraine.
C’è chi ha da tempo intuito il business. Come Kirill Makoveev, russo immigrato anni fa in Argentina, che con la sua agenzia RuArgentina organizza il «tour della maternità»: «La domanda di assistenza con le procedure di immigrazione, residenza e ricerca dell’équipe medica è cresciuta di 15 volte dall’inizio della guerra», assicura. «In Russia lo stato della medicina è da XIX secolo, ti offrono farmaci che non sono approvati in nessun’altra parte del mondo. Per questo chi ha i soldi viene qui».
(da il “Corriere della Sera”)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI ROMA HA APERTO UN FASCICOLO: ASCOLTATI GIA’ IL CAPO DEL DAP E IL DIRETTORE DEL GOM COME PERSONE INFORMATE SUI FATTI
La procura di Roma ha deciso di aprire un fascicolo sul caso che ha visto protagonisti il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro e il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli.
L’indagine ruoterà attorno al reato di rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, secondo quanto riporta Repubblica.
La decisione segna l’ultima tappa di una polemica che dura da settimane, scatenata dalle informazioni rivelate alla Camera dopo le informazioni di Donzelli.
Che lo scorso 31 gennaio, mentre l’Aula della Camera esaminava la proposta di legge sull’istituzione della commissione Antimafia, ha preso la parola per affermare: «Il 12 gennaio 2023 Cospito incontrava i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando che andavano a incoraggiarlo nella battaglia contro il 41 bis. Allora voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi coi mafiosi. Lo voglio sapere in quest’Aula oggi».
Nell’ambito dell’inchiesta, apprende poi l’Ansa, la procura di Roma ha sentito nei giorni scorsi il capo del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della Giustizia, Giovanni Russo, come persona informata sui fatti.
Nel corso dell’attività istruttoria sono stati sentiti nella stessa veste anche l’ex capo del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria Mauro D’Amico oltre all’attuale direttore, Augusto Zaccariello.
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
SE ANDASSE SOTTO IL 6%, FORZA ITALIA POTREBBE RITROVARSI SOLO UN ASSESSORE AL PIRELLONE … DOPO IL VOTO, GIORGIA MELONI POTREBBE PORTARE IL SUO PARTITO A CONGRESSO PER SEDARE LITI E DARE UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE INTERNA
Quota trenta. Giorgia Meloni non punta solo a vincere le regionali nel Lazio e in Lombardia. Se le urne domenica e lunedì le daranno ragione come crede, alla fine dalle giunte di Francesco Rocca e Attilio Fontana usciranno dei monocolori, o quasi, di Fratelli d’Italia. Il tutto a discapito degli alleati principali, Lega e Forza Italia, che rischiano di uscire con le ossa rotta.
Con tutte le ripercussioni del caso su Palazzo Chigi, forse. […] Ci sarà da ridere con le scelte degli assessorati, visti i rapporti di forza squilibrati. Nel Lazio i meloniani lasceranno le briciole agli altri, in Lombardia hanno già prenotato vicepresidente, Sanità e presidenza del consiglio regionale.
E oggi la premier vola a Milano. E? tutta da vedere la resistenza di Salvini in quello che fu il suo feudo. Comunque vada esprimerà il presidente e continuerà a governare seppur da socio di minoranza. Discorso diverso e più delicato per Forza Italia: andare sotto il 6 per cento farebbe scattare al partito di Berlusconi solo un assessore. Il possibile declino forzista è un argomento che agita Arcore.
Nel Lazio, dove è in corso una guerra fratricida a Roma con tanto di commissariamento della federazione, si parla comunque di oltre venti consiglieri regionali di FdI destinati a elezione certa. Anche in Lombardia c’è un certo fermento interno. Da una parte Marco Osnato, dall’altra Carlo Fidanza e poi il deus ex machina meneghino Ignazio La Russa che fa tandem con Daniela Santanchè, ministra e coordinatrice regionale.
E le rivalità interne? La salita sul “carro della Nazione” c’è stata anche qui: a partire da Marco Bestetti, già responsabile dei giovani di Forza Italia e in lizza per il Pirellone con FdI. Ad altri, come all’ex sindaco di Monza Dario Allevi, è stato chiesto un sacrificio sempre per lo stesso motivo: non fagocitare troppo l’elettorato di FI.
Meloni è convinta che alla fine non ci saranno ripercussioni sul governo dopo le regionali. Salvini si è già adeguato al ruolo di comprimario e Berlusconi, secondo i vertici di FdI, non ha alternative. Tuttavia la premier ha davanti a sé diverse sfide e la consapevolezza che il suo partito ha bisogno di una maggiore strutturazione.
Ecco perché, passate le elezioni, nell’agenda di Giorgia è apparsa un’altra parola: congresso, forse già prima dell’estate. Sarà una modo per sedare liti e dare profondità al partito, ci sarà una sola candidata alla presidenza. Indovinate come si chiamerà?
(da “il Foglio”)
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Febbraio 7th, 2023 Riccardo Fucile
L’ENERGIA ACCUMULATA HA PROVOCATO L’ATTIVAZIONE DI UNA LUNGA FAGLIA: COINVOLTA UNA ZONA LUNGA 190 CHILOMETRI E LARGA 25 – IL RISCHIO DI “EPIDEMIA SISMICA” CHE POTREBBE PROSEGUIRE PER ANNI
Due terremoti hanno lacerato il Sud della Turchia e il Nord della Siria con rilevante intensità alle 2.17 di ieri mattina e alle 11.24 (ora italiana) raggiungendo rispettivamente la magnitudo di 7.8 e 7.5 della scala Richter.
I due terremoti fanno parte di un’unica sequenza sismica scatenata all’incrocio di quattro placche che si scontrano di continuo — Anatolica, Arabica, Euroasiatica e Africana—, accumulando energia sino a provocare l’attivazione di una lunga faglia. Per questo l’intera area è classificata tra quelle con la pericolosità più alta del Mediterraneo.
Quale è la causa del terremoto che sembra aver provocato uno scivolamento della placca Anatolica di almeno 3 metri?
Si è verificato uno scivolamento orizzontale, quindi sullo stesso piano, della placca Anatolica verso Sudovest rispetto alla placca Arabica. Ciò ha generato un tipo di faglia che i sismologi chiamano «transcorrente a bassa profondità» con un ipocentro, cioè il luogo in profondità in cui si scatena, tra i 15 e i 20 chilometri. In altre parole la Turchia nelle stime è scivolata in realtà di 5-6 metri rispetto alla Siria.
Come è cambiata l’area interessata dal sisma?
L’imponente lacerazione ha coinvolto una zona lunga 190 chilometri e larga 25 scuotendo violentemente il suolo e provocando una sequenza che ha raggiunto i due picchi più intensi a distanza di nove ore uno dall’altro, un’infinità di sussulti minori, circa 200 già nelle prime ore.
Un fenomeno di tale intensità può durare a lungo nel tempo?
Sì, arrivando a manifestare una sorta di «epidemia sismica» prolungata che potrebbe proseguire per giorni, forse mesi se non anni fino a quando l’energia accumulata non sarà liberata il fenomeno non si interromperà.
Due scosse tanto forti, che potenza hanno raggiunto?
L’energia sprigionata dalle due scosse più intense hanno raggiunto livelli molto più alti dei terremoti che hanno colpito negli ultimi decenni la l’Italia. Si è stimato che la prima era circa 500 volte più elevata di quella manifestata dal sisma di Amatrice del 2016 e 30 volte più alta rispetto all’Irpinia del 1980.
(da il Corriere della Sera)
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