SONO QUASI 90MILA I CANTIERI EDILI FERMI IN ATTESA CHE IL GOVERNO TROVI IL MODO DI SBLOCCARE 15 MILIARDI DI EURO DI CREDITI FISCALI DEL SUPERBONUS 110% CHE LE BANCHE NON VOGLIONO PIÙ COMPRARE
MIGLIAIA DI CAUSE LEGALI TRA FAMIGLIE E IMPRESE ASPETTANO SOLO DI ESSERE DISCUSSE IN TRIBUNALE… RISCHIANO DI FALLIRE 25MILA DITTE, SPAZZANDO VIA 130MILA POSTI DI LAVORO – IL CAOS È PARTITO DAL BONUS FACCIATE, PARTITO SENZA LIMITI DI SPESA E SENZA CONTROLLI
Da Superbonus a supercaos il passo è breve. Soprattutto quando i cantieri edili bloccati rischiano di arrivare a 90 mila a fronte di 15 miliardi di euro di crediti fiscali incagliati e migliaia di cause legali che aspettano solo di essere incardinate in tribunale.
Secondo le stime dell’associazione rischiano di fallire 25 mile imprese spazzando via 130 mila posti di lavoro, senza calcolare la ricaduta sull’intera filiera. Una stangata dopo che a detrazione sono stati ammessi 62,4 miliardi di euro.
Il problema è complesso. La stretta sulla cessione dei crediti al 110% che avrebbero dovuto accelerare la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano ha drenato la poca liquidità che circolava in un comparto messo già in crisi dalla penuria di materie prime. Le banche non comprano nuovi crediti e chi lo ha fatto fino allo scorso autunno, come Poste, ha rallentato le erogazioni lasciando cittadini e aziende nel limbo. Con il risultato che sono partiti i contenziosi tra condomini e ditte, tra progettisti e condomini, tra ditte e banche.
Rossana De Angelis, presidente di Anaci Roma, l’assocazione degli amministratori condominiali: «Il peccato originale è il bonus facciate, nato senza limiti di spesa e senza controlli. Poi il governo Draghi ha inserito i correttivi che servivano con l’asseverazione della congruità dei prezzi e dei lavori eseguiti. Ma il cambio delle regole in corso d’opera ha messo fuori gioco aziende, progettisti e condomini».
Con il risultato che gli amministratori della Capitale lamentano di avere – tutti – almeno due immobili in stallo.
Nell’immediato la soluzione non può che passare da una moratoria che permetta di portare a termine i lavori avviati, ma «abbiamo bisogno di ragionare su una misura strutturale di lungo periodo che sia legata anche agli obiettivi di decarbonizzazione. Dobbiamo pensare a che Paese vogliamo nel 2050».
Confedilizia, la confederazione della proprietari, non nasconde che dalle associazioni territoriali arrivano copiose e continue «segnalazioni di condomini che si trovano in difficoltà con le ditte che non hanno iniziato i lavori o che li hanno interrotti per mancanza di fondi». Condomini che sono alla finestra in attesa di capire come tutelarsi al meglio: «Tra le valutazioni che stanno facendo – spiegano da Confedilizia – c’è pure quella sul rischio, a causa dei lavori non finiti, di perdere le detrazioni già usufruite. Motivo per cui pensano di avviare una causa in tribunale».
(da “La Stampa”)
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