Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
ALL’INCAZZATURA DELLE DUE STORICHE AMICHE DELLA MELONI, GIOVANNA IANIELLO (COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE) E DI PATRIZIA SCURTI (CAPO DELLA SEGRETERIA), SI AGGIUNGEREBBERO LE PERPLESSITÀ DEL COGNATO D’ITALIA, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, DI MATTEO SALVINI E DEI DIRETTORI DEI GIORNALI DI DESTRA
Giorgia Meloni si accorge di avere un problema con la sua comunicazione. Decide di offrire il ruolo di capo ufficio stampa e portavoce a Mario Sechi, ex direttore del Tempo, oggi direttore di Agi. La notizia viene data domenica 19 febbraio dal Giornale a firma di Adalberto Signore, presidente dell’Associazione stampa parlamentare. La sua storia professionale e il suo ruolo sono garanzia e verifica della notizia.
Sechi oltre alla sua attività da giornalista si è candidato con Scelta Civica di Mario Monti risultando non eletto. E’ una delle ragioni per cui non è amato da FdI. Alla Camera i parlamentari oggi dicono: “Non è uno di noi, è un ambizioso. Non vuole fare la sua ombra ma farle ombra”. Per ratificare la nomina serve un dpcm. E’ molto probabile che arrivi. E’ tuttavia vero che, mentre scriviamo, non è arrivato.
A Palazzo Chigi, appresa la novità, chi lavora vicino a Meloni, ha dichiarato: “Non sapevamo nulla”. Meloni ha una portavoce storica che si chiama Giovanna Ianniello a cui non sarebbe stato proposto un nuovo incarico. Si parla di una partecipata di stato, c’è chi dice un ruolo in Rai, chi in regione Lazio (voci non confermate).
Potrebbe restare e lavorare insieme a Sechi ma è difficile che Sechi, un direttore, accetti di fare il semplice capo ufficio stampa.
Le chiacchiere dunque. La prima è che anche il ministro Francesco Lollobrigida, persona di misura, abbia espresso perplessità. Questa potrebbe essere una falsa chiacchiera.
La seconda, ed è più di una chiacchiera, è che i direttori dei giornali di destra abbiano avuto dei confronti telefonici con la premier ed esternato il loro disappunto per la nomina.
La terza chiacchiera è che Salvini sia rimasto poco convinto da questa decisione. A pochi chilometri da Chigi, un altro ministro, Adolfo Urso, continua a cercare il suo portavoce e promette “un rafforzamento muscolare” della sua comunicazione.
Ci siamo dimenticati di ricordare che Meloni ha già un vice capo ufficio stampa. E’ Fabrizio Alfano, ex capo del politico di Agi, agenzia dove direttore è ancora Sechi. E’ così che la nomina di uno nuovo comunicatore rischia di essere un altro eccezionale pasticcio comunicativo.
(da Il Foglio)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
LA PREMIER AVEVA TENTATO UNA MEDIAZIONE SUL NODO DELLE CONCESSIONI, MA LE CATEGORIE HANNO DETTO NO, APPOGGIATE DA LEGA E FORZA ITALIA, CHE PUNTANO A RIPRENDERSI I VOTI DI QUELL’UNIVERSO CORPORATIVO CHE VA DAI BALNEARI AI TASSISTI
Il primo vero incidente istituzionale con il Colle dell’era di Giorgia Meloni è un brutto colpo, ma non arriva all’improvviso. Secondo la premier lo scontro era evitabile, ma Lega e Forza Italia hanno rotto ogni possibilità di mediazione.
La presidente del Consiglio sapeva che la bomba balneari stava per esplodere. Ha provato a depotenziarla, a prendere tempo e a trattare con l’Unione europea senza fare troppo rumore. Le rivalità tra i partiti di maggioranza e le richieste massimaliste della categoria hanno vanificato il tentativo e l’arrivo della nota del Quirinale ha fatto precipitare la situazione.
Ora che le contraddizioni tra la retorica del partito di opposizione e le responsabilità di quello di governo sono diventate ingestibili si tenta di metterci una pezza, forse con un nuovo decreto, ma i tempi sono stretti.
Dietro a un richiamo pesante da digerire, ci sono, quindi, le rivalità interne alla maggioranza, con i ruoli invertiti rispetto al passato: Fratelli d’Italia chiede prudenza con l’Ue e il Quirinale, gli alleati salgono sulle barricate per difendere i titolari delle concessioni.
La premier aveva avvisato gli alleati che non era il caso di tirare la corda sul tema delle concessioni delle spiagge. I fronti erano due: esterno, la Commissione europea, e interno, il Consiglio di Stato e il Quirinale. I tavoli negoziali a Bruxelles d’altronde sono molti e non era il caso di farli saltare in nome di una battaglia, che peraltro quasi tutti ritengono pressoché disperata. E ora la posizione italiana rischia di uscire indebolita.
La richiesta di moderazione era stata avanzata in due fasi: all’inizio del percorso in Senato del decreto Milleproroghe e la settimana scorsa a seguito della moral suasion del Quirinale. Il messaggio a Lega e Forza Italia, ma anche alle associazioni di categoria era stato: proroghiamo la delega del governo Draghi, ma non la scadenza delle concessioni. Un escamotage che doveva consentire a Raffaele Fitto di trattare condizioni migliori per la partecipazione degli attuali concessionari alle gare e anche ad evitare di sfidare apertamente il Quirinale.
Ma la mediazione del ministro del Ministro degli Affari europei non è piaciuta alle categorie, anche per vecchi rancori dei tempi del Pdl. Fitto ha provato a spiegare agli imprenditori: le gare vanno fatte, è il principio cardine della direttiva Bolkestein (che l’Italia ha ratificato addirittura nel 2010), «chi vi dice il contrario non vi sta tutelando».
La posizione realista di Fitto è stata respinta dai balneari (pure molto divisi al loro interno) che a quel punto, è la ricostruzione che si fa a Palazzo Chigi, hanno raccolto il sostegno strumentale di Lega e Forza Italia, sfociato nell’emendamento sul rinvio della data di inizio delle gare che Fitto e il ministro Luca Ciriani hanno cercato senza successo di stralciare.
Meloni non ha gradito l’atteggiamento delle categorie («non si sono fidate di lei», dice una fonte di FdI) e questa distanza ora può favorire l’ala liberale del suo partito, capitanata dallo stesso Fitto, rispetto a quella più protezionista, della quale fa parte anche la ministra Daniela Santanché, ministra del Turismo e titolare di concessione.
La guerra interna alla maggioranza sui balneari d’altronde è figlia dei conflitti del passato. Quando al governo c’erano Forza Italia e Lega, Meloni gridava al tradimento per ogni apertura alla concorrenza.
Il risultato di quelle campagne è stato che i balneari, così come i tassisti, hanno appoggiato in massa FdI alle elezioni. Migliaia di voti sottratti agli alleati, i quali hanno aspettato Meloni al varco. La vendetta si è consumata sulle spiagge.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
IL COLOSSO AVEVA ANNUNCIATO IL TAGLIO DI 1500 DIPENDENTI DELL’AREA BUSINESS DI STOCCOLMA, MA LA NOTIZIA CHE I POVERACCI DOVRANNO SOTTOPORSI A 30 QUIZ HA SCATENATO UN’ONDATA DI POLEMICHE
«Vogliamo lavorare in modo più intelligente e fluido per permettere ai nostri clienti di accedere ai nostri prodotti con il semplice tocco di un dito». Sono questi gli intenti che si leggono sul sito di H&M alla sezione Business tech, l’area nella quale il colosso svedese del fast fashion ha annunciato a dicembre il taglio di 1.500 dipendenti su 3.500. E i modi sono degni dei peggior romanzo distopico: superare 30 diversi test di intelligenza per non essere licenziati.
Per ora le «vittime» dei quiz che hanno fatto molto discutere sono i dipendenti del reparto di Stoccolma. Robin Olofsson, rappresentante del sindacato svedese e internazionale Unionen, ha raccontato al giornale Svenska Dagbladet che molti di loro lo hanno chiamato in lacrime a causa dello stress a cui sono stati sottoposti.
Da parte sua, l’azienda ha risposto di aver fatto la scelta di introdurre i quiz per valutare in modo più accurato l’intelligenza e la personalità dei propri lavoratori. Non è un mistero che metodi simili vengano impiegati nella ricerca di personale, infatti la Rete è ricca di consigli che vanno dal come superare il test sul proprio livello di QI a quello che mappa l’intelligenza emotiva del candidato a una determinata posizione.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
“LA SUA NON E’ POLITICIZZAZIONE”… VALDITARA SEMPRE PIU’ ISOLATO DAL MONDO CIVILE
Dopo la solidarietà di insegnanti delle superiori, presidi e tantissimi studenti, anche i docenti universitari si schierano con la dirigente scolastica intervenuta con una lettera sulla vicenda del liceo Michelangiolo di Firenze. Sono oltre 450 e provengono da tutta Italia. Hanno firmato un documento di sostegno a Annalisa Savino che, in una circolare, aveva scritto: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti». Le aveva risposto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, parlando di «affermazioni ridicole» e di un’iniziativa «del tutto impropria», aprendo anche all’ipotesi di possibili sanzioni disciplinari nei confronti della preside. Dichiarazioni che hanno fatto insorgere i partiti di opposizione, fino alla richiesta di dimissioni del ministro.
La lettera dei docenti universitari
A far partire l’iniziativa sono stati alcuni docenti dell’Università di Palermo. Nella lettera non si fa riferimento esplicito alle parole di Valditara. Piuttosto, si ribadisce l’assenza di polarizzazione nel testo della preside. «Come docenti universitari – si legge nel documento – desideriamo esprimere la nostra totale approvazione in merito al contenuto della lettera» della professoressa Savino, che, continuano i docenti, aveva il «chiaro intento di far prendere coscienza della gravità dell’evento». «I contenuti di tale lettera non appaiono in nessuna loro parte viziati da una presunta “politicizzazione” o strumentalizzazione dell’evento in quanto richiamano ai principi dell’impegno sociale e correttamente invitano ad aborrire violenza, prepotenza ed indifferenza verso chi ne fa uso». «Il valore pedagogico di tali richiami, ad avviso di chi scrive – concludono i docenti universitari – è un messaggio potente che non può non essere colto da chiunque ha davvero a cuore le sorti della funzione primaria delle istituzioni educative italiane».
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
LA RIVELAZIONE DEL PREMIER ALBANESE EDI RAMA: “C’ERA UN PIANO PREORDINATO”
“Putin investì 25 miliardi per il cambio di regime a Kiev”: è la rivelazione bomba che il premier albanese Edi Rama ha fatto in esclusiva a TPI in un’intervista pubblicata sul nuovo numero del settimanale di The Post Internazionale
Nell’intervista di Luca Telese a Edi Rama, infatti, il premier albanese svela un “retroscena diverso” che “mi colpì molto, alla vigilia del conflitto. E che ancora oggi mi fa porre delle domande”.
“Avevo parlato, alla vigilia dell’invasione, con uno dei governanti di un Paese di confine dell’Ucraina di cui ovviamente non posso farle il nome – rivela il premier albanese – E questa persona mi aveva detto, testualmente, sulla base di fonti dirette: ‘Lo sai che Putin ha investito 25 miliardi di euro per preparare il terreno del cambio di regime da ottenere con l’intervento?’”.
Alla domanda se questi soldi servissero per gli armamenti, Edi Rama risponde che i miliardi servivano “per oliare la macchina del consenso, i partiti, gli oligarchi. Una operazione di intelligence economica. Ancora oggi ripenso all’esattezza di quella confidenza”.
“Quell’analisi mi fu fatta mentre molti dei più importanti osservatori, anche in Occidente, negavano la possibilità dell’invasione – dichiara ancora il premier dell’Albania – Invece fu quella la prima conferma che io ebbi, ben prima del febbraio 2022 che i russi avrebbero attaccato, che c’era un piano preordinato“.
Incalzato ancora da Luca Telese, Edi Rama afferma: “Era evidente che quella fosse una cifra enorme. Ma era evidente che Putin sottovalutasse i suoi avversari e che non capisse nulla della psicologia del popolo che aveva deciso di invadere”.
Questo dimostra come il primo obiettivo di Vladimir Putin prima dell’invasione fosse un golpe in Ucraina: “Senza dubbio: ed è un obiettivo fallito perché la percezione della realtà sul campo era del tutto alterata”.
Alla domanda se Edi Rama avesse poi più parlato con la sua fonte che gli aveva fatto questa rivelazione, il premier albanese ha risposto: “Di questo tema no. Ma posso assicurarle che l’informazione era giusta, è formulata in tempi non sospetti“.
(da TPI)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
L’HOTEL CERCA DONNA DELLE PULIZIE PER LE CAMERE
Un’offerta di lavoro aperta a tutti, ma non alle donne africane. L’annuncio è apparso su un popolare sito che ospita ricerche di personale, offerte di lavoro e via dicendo: e non si tratta di un annuncio fittizio, perché a corredo c’è anche numero di telefono e nome dell’azienda che ha inserito la ricerca, senz’altro “particolare” e razzista, specificando che non cercano donne africane.
Una “richiesta” ben chiara: nell’annuncio, infatti, viene scritto in lettere maiuscole per due volte, in apertura e chiusura dell’annuncio stesso, come a voler sottolineare ulteriormente che quel tipo di annuncio non è aperto a donne provenienti dal grande continente africano.
“Hotel cerca donna delle pulizie per le camere”, recita l’annuncio che riguarda un albergo della provincia di Caserta, “si offre anche eventualmente un alloggio”.
Poi viene specificato che per ulteriori dettagli è possibile parlare direttamente con il proprietario, con tanto di numero di telefono. In alto e in basso, le due scritte in caratteri maiuscoli “No africane”, ironicamente il secondo proprio a margine dell’avviso che “il presente annuncio è rivolto ad entrambi i sessi, ai sensi delle leggi 903/77 e 125/91, e a persone di tutte le età e tutte le nazionalità, ai sensi dei decreti legislativi 215/03 e 216/03”, la dicitura standard che appare sotto tutti gli annunci ma che, in questo caso, appaiono anche come un evidente controsenso.
In tanti, in Rete, hanno subito commentato l’annuncio, rimarcandone gli aspetti palesemente contraddittori e soprattutto sottolineando come “un annuncio del genere è chiaramente un annuncio razzista”, come rimarcano diversi utenti dei social network.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
“NON SI VA AVANTI CON L’USATO SICURO, OGGI SI SCOMMETTE O SI MUORE”
Elly Schlein è data in netta rimonta su Stefano Bonaccini, che ha vinto nelle votazioni dei circoli. «Tutte le persone che hanno deciso di sostenermi lo fanno per la linea politica, non per i posti: una linea di cesura netta rispetto al passato. Non si costruisce un nuovo Pd senza dire che sono stati fatti errori colossali su temi come il lavoro e i contratti a termine. Ma per farlo bisogna essere credibili: io quando il Pd di Renzi faceva quelle scelte ero in piazza con la Cgil. E me ne sono andata dal partito per scelte come la Buona scuola, la riforma della Costituzione, lo Sblocca-Italia, tre voti di fiducia sulla legge elettorale. Anche sul clima il Pd è mancato: non è più il tempo delle mezze parole, le battaglie vanno fatte fino in fondo: dunque, no al consumo di suolo».
«Oggi o si scommette o si muore. Non è più il tempo di ordinaria amministrazione, di un Pd già visto che non riesce a vincere. L’unica opportunità per un rilancio è cambiare davvero e tutto. Non si va avanti con l’usato sicuro», aggiunge Schlein.
«La sensazione è quella che questa bella partecipazione di tradurrà in mobilitazione. E come al solito non ci vedranno arrivare. C’è questo passaparola che ognuna delle persone che viene alle serate della mia campagna elettorale porta con sé come un pezzo di responsabilità».
E se Silvio Berlusconi è critico verso l’escalation militare, Schlein risponde: «Le sue parole sono condizionate al fatto di essere amico di un dittatore che ha invaso in modo criminale uno stato sovrano”
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
TRA I PARTITI IL PD SUPERA IL M5S
I Fratelli d’Italia confermano il primato, nelle preferenze “politiche” degli italiani. Trainati dal “capo”. Giorgia Meloni. Mentre il Centro-Destra si conferma maggioranza nel Paese. Rafforzato dal successo alle recenti elezioni Regionali, in Lazio e Lombardia. Sono le principali indicazioni che emergono dal sondaggio appena svolto da Demos per l’Atlante Politico di Repubblica.
FdI è oltre il 30%, mentre il Pd, dopo alcuni mesi, torna, comunque, ad essere il principale partito di un’opposizione “divisa”. Infatti, con il 17,5%, supera il M5S. Anche se di poco. Sospinto, sicuramente, dal buon esito alle amministrative.
Gli altri partiti mantengono le posizioni e le “misure” del recente passato. Tutti sotto il 10%. La Lega all’8,5%, mentre FI e il Terzo Polo scivolano ancora. Appena sopra al 7%. Le altre formazioni politiche si attestano intorno al 3%. Poco sopra Europa Verde-Sinistra Italiana (3,3%). Appena sotto (2,9), invece, +Europa.
Sulla spinta del “partito del Capo”, la maggioranza assoluta degli elettori (51%) scommette sulla lunga durata del governo. “Fino alla fine” della legislatura. Questi orientamenti spiegano il giudizio positivo nei confronti della coalizione che sostiene Giorgia Meloni. Il 53% degli intervistati, infatti, dà una valutazione favorevole nei confronti del governo. Una misura, comunque, lontana rispetto a quella ottenuta dalla compagine guidata da Mario Draghi.
Giorgia Meloni è anche il (la) leader di partito più apprezzato(a). Nei suoi confronti esprime fiducia il 58% degli intervistati. Quasi 20 punti sopra ad Antonio Tajani. E ancora di più rispetto agli altri. Per primo, Stefano Bonaccini e, quindi, Giuseppe Conte. Conte, in particolare, è il leader che perde consensi in misura maggiore: 10 punti percentuali. Insieme ad Emma Bonino, alla guida di +Europa. Un soggetto politico con un peso elettorale ben più ridotto rispetto al M5S. Giuseppe Conte è affiancato da Matteo Salvini. E supera, di poco, Silvio Berlusconi. Più indietro, incontriamo Carlo Calenda, Elly Schlein ed Enrico Letta. In fondo: Matteo Renzi, davanti ai leader delle formazioni di Sinistra: Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli. E a Beppe Grillo.
Vi sono due aspetti che vale la pena di segnalare.
Il primo riguarda il calo generalizzato della fiducia verso “tutti” i leader. Compreso Mario Draghi. Che, tuttavia, si conferma il più apprezzato di tutti. Come se l’assenza dalla scena politica si traducesse in un vantaggio. In tempi nei quali i problemi, per i cittadini, si riproducono. E crescono. Sul piano interno e internazionale. Sotto il profilo economico e sociale. In altri termini, oggi la “partita politica” si gioca fra leader e partiti che riflettono la “divisione” fra politica e antipolitica.
Da un lato, Giorgia Meloni, leaderdei FdI. Unico “partito escluso” dal precedente governo. Dall’altro, il Pd, oggi in ripresa. “Unico partito” ancora presente sul territorio. Tanto più nel tempo delle primarie. Anche per questo, come ha osservato Romano Prodi, dovrebbe promuovere “vere e credibili offerte di riforma”.
Così, si assiste a un confronto precario e squilibrato. Fra una maggioranza “personalizzata” e una minoranza “divisa”. Senza progetti “con-divisi”. Anche per questo motivo incombe ancora la figura di Mario Draghi. Un leader “non-politico”. E, dunque, apprezzato. In attesa della “politica”.
(da La Repubblica)
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Febbraio 25th, 2023 Riccardo Fucile
AL CAPO DEI MERCENARI PRIGOZHIN CONVIENE STARE LONTANO DALLE FINESTRE: IL PROSSIMO “SUICIDIO” SARA’ IL SUO?
Yevgeny Prigozhin, il capo di Wagner, sembra essere sparito da tutti i media ufficiali russi: la guida dei mercenari avrebbe pagato con una totale censura da parte di Mosca il suo continuo dissenso nei confronti dei vertici militari del Cremlino, soprattutto riguardo alla conduzione della guerra in Ucraina.
A riferirlo è il media indipendente russo Verstka, secondo cui diversi organi di stampa avrebbero ricevuto l’ordine di oscurare l’uomo di Putin. Da diversi mesi Prigozhin denuncia le difficoltà dell’invasione russa in Ucraina, non risparmiandosi nel duro scontro con il ministro della Difesa Sergei Shoigu, accusato dal capo del gruppo mercenario di «andarsene in vacanza senza pensare a fornire munizioni ai miliziani impegnati in Donbass».
La notizia ora è che tutti i media di Stato sarebbero stati istruiti a non citare le dichiarazioni di Prigozhin «su argomenti non neutrali».
Verskta ha poi confermato attraverso un’analisi approfondita degli strumenti di comunicazione locali che le agenzie di stampa controllate dal Cremlino hanno effettivamente smesso di citare le dichiarazioni di Prigozhin nelle ultime settimane, fatta eccezione per quelle collegate all’attività sul campo della battagli del gruppo Wagner.
Secondo fonti vicine al ministero della Difesa russo, sembrerebbe poi che le autorità russe avrebbero pronta una vera e propria campagna contro Prigozhin da mettere in atto all’occorrenza.
(da agenzie)
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