Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
UNA CAMPAGNA ELETTORALE CON TONI ANTI-UE, NEL BEL MEZZO DEI NEGOZIATI SU MES E PATTO DI STABILITÀ, CON LO SPREAD IN CRESCITA E IL RATING IN PICCHIATA, SAREBBE UN BOOMERANG PER I CONTI PUBBLICI
Di ritorno da Malta, venerdì, una delle prime cose che ha fatto
Giorgia Meloni è stato chiedere il fixing dello spread, e cioè il differenziale tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi: 194 punti. La stessa quota del giorno prima. Ancora non da far venire le vertigini, ma abbastanza per cominciare a ragionare sugli scenari più foschi.
A La Valletta, la presidente del Consiglio ha fatto emergere le sue convinzioni più intime. E cioè che in questa legislatura non resterà in un governo che non guiderà lei in prima persona. Non le sfugge che nell’impazzimento del totonomi, al di là di figure tecniche come il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, si fanno già circolare le ipotesi di Guido Crosetto e Giancarlo Giorgetti, due ministri politici, utili a rassicurare chi vorrebbe mantenere in vita l’attuale coalizione.
Per Meloni la risposta resta la stessa. «Piuttosto torniamo a votare». La premier sa benissimo che è prerogativa del presidente della Repubblica sciogliere le Camere. Ma questa volta i numeri della maggioranza rendono complicato immaginare alchimie senza Fratelli d’Italia.
Esattamente come nella scorsa legislatura non si poteva fare a meno del M5S. Consapevoli di questo indubbio vantaggio, dentro FdI si fa un calcolo semplice, guardando anche a cosa ha fatto il premier Pedro Sanchéz in Spagna. Le elezioni anticipate sono un azzardo, ma possono consolidare un primato di consenso, offrire un’immagine di coraggio politico per uscire dal pantano, proprio come dimostra il leader socialista: che, con il suo estro spericolato, si appresta a tentare la formazione di un governo con il via libera dei separatisti catalani in esilio. In casa Meloni si pensa anche ai benefici che potrebbero arrivare da un’elezione a ridosso delle Europee.
In Italia non è previsto l’Election day per rinnovare parlamento nazionale ed europeo. Esistono due precedenti – 1979 e 1994 – in cui si votò a poca distanza, nel primo caso una sola settimana. Mai lo stesso giorno.
Al momento non c’è notizia della volontà di FdI di avanzare una proposta simile. Ma la tentazione di minacciare una doppia elezione, una a ridosso dell’altra, esiste.
L’ala più populista della destra meloniana e di quella leghista sfrutterebbe la campagna contro Bruxelles, tanto più se si dovesse entrare in conflitto con l’Ue durante le trattative incrociate sul deficit, necessario a trovare risorse per la manovra, sulla riforma del Patto di stabilità e su quella del Mes, che l’Italia non ha ancora ratificato.
Ieri non è passato inosservato a Palazzo Chigi l’ultimo editoriale contro il governo italiano pubblicato all’estero. Il sito Politico.eu, tra i più letti a Bruxelles, titolava: «Attenzione Europa, l’Italia sta tornando a spendere». Altra conferma di come gli investitori starebbero perdendo la fiducia dopo una richiesta di sforamento di oltre 14 miliardi di euro. La terza economia dell’Unione potrebbe provocare un effetto valanga se i conti dovessero deragliare e il Pnrr rimanere incompiuto. In quel caso, come in passato, scatterebbero le cinture di sicurezza del Quirinale, altro primo attore che popola gli incubi di Meloni. È la sindrome del 2011, quando con lo spread a 500, Giorgio Napolitano chiese un passo indietro a Silvio Berlusconi e chiamò Mario Monti.
L’idea del Grande Complotto ha fatto breccia a destra, mentre provoca una studiata diffidenza a sinistra. Basta leggere cosa dicono due ministri della Difesa, l’attuale e il suo predecessore. Crosetto rilancia tesi e parole di Meloni, anche lui senza fare nomi: e così «i soliti noti» evocati dalla premier diventano i «molti» che «stanno tifando a favore di un rialzo dello spread o un downgrade delle agenzie di rating per mettere in discussione il governo e stravolgere, nuovamente, la volontà popolare». Lorenzo Guerini, anima riformista del Pd, invece, intravede la ricerca di un alibi: «Rilanciano inesistenti complotti o fantomatici governi tecnici per coprire i loro fallimenti. Non cadere nel tranello dall’opposizione: è solo un diversivo».
(da La Stampa)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI HANNO PICCONATO UNO DEI PILASTRI DEL VERGOGNONO DECRETO CUTRO E LA FAVOLA DELLA CAUZIONE DA 5.000 EURO PER LA LIBERTA’
Il pronunciamento della giudice del tribunale di Catania Iolanda
Apostolico rischia di minare alle fondamenta uno dei pilastri della nuova legislazione in tema di immigrazione introdotta dal governo Meloni a marzo con il decreto Cutro. Vediamo perché.
Il trattenimento di chi arriva da Paesi sicuri
Nel decreto approvato dopo il naufragio dei caicco, viene data una interpretazione molto estensiva di una procedura europea che esiste già da tempo, la cosiddetta procedura accelerata di frontiera che consiste nella rapida valutazione della richiesta di asilo presentata da chi ha appena varcato una frontiera in modo illegale.
L’Italia, come ogni Stato, ha una sua lista di Paesi sicuri che aggiorna ogni anno. Significa che chi vive in uno di quegli Stati, tranne casi personali, vede garantiti i diritti umani e non è soggetto a guerre e persecuzioni. Insomma non ha motivo di fuggire e chiedere asilo altrove.
Fatta questa premessa e partendo dalla presunzione che la stragrande maggioranza di chi proviene da quei Paesi non si vedrà riconosciuta la protezione internazionale in Italia e dovrà quindi essere rispedito indietro, con il decreto Cutro il governo ha deciso di non lasciare liberi questi richiedenti asilo ma di portarli direttamente dall’hotspot in uno speciale centro chiuso e sorvegliato e trattenerli lì per quattro settimane in attesa dell’esito della loro richiesta di asilo.
Chi se la vedrà accolta verrà liberato e inserito nel circuito dell’accoglienza, chi invece otterrà il diniego dovrà essere subito rimpatriato. Sempre che esistano accordi con il Paese di origine.
I nuovi centri per il trattenimento
Approvato a marzo, questa parte del decreto Cutro ( a cui il governo dà grande importanza per aumentare espulsioni e rimpatri) è di fatto entrata in vigore solo questa settimana. E questo perché fino ad ora non c’era nessun centro dove trattenere i richiedenti asilo.
La prima struttura dedicata è stata aperta lunedì scorso a Modica-Pozzallo, un padiglione da 84 posti sorvegliato dalla polizia, con filo spinato e barriere new jersey, all’interno del secondo hotspot di Pozzallo da 300 posti,
I primi ospiti tutti tunisini
I primi sette migranti ad essere stati trasferiti lì sono tutti tunisini, sbarcati a Lampedusa nei giorni di enorme afflusso. Dopo una settimana sono stati rinchiusi nel nuovo centro con un ordine di trattenimento firmato dal questore di Ragusa che avrebbe dovuto essere convalidato dal tribunale di Catania. Che non lo ha fatto ritenendo che il decreto sia illegittimo e in contrasto con la superiore normativa europea che esclude che un richiedente asilo possa essere trattenuto senza specifica motivazione solo perché arriva da un Paese sicuro.
I 5 mila euro per la libertà
Contestata dai giudici anche la norma prevista da un decreto attuativo pubblicato in Gazzetta ufficiale la scorsa settimana che integra il decreto Cutro prevedendo la possibilità per il migrante di evitare il trattenimento e attendere l’esito della richiesta di asilo libero in cambio del versamento di una cauzione da 4.938 euro. Da versare con fideiussione bancaria individuale entro il momento del fotosegnalamento. Condizioni impossibili da attuare che i giudici hanno ritenuto dunque illegittime
(da La Repubblica)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
CAPITANI FORZATI, CADONO LE ACCUSE PER DUE RAGAZZI DEL BANGLADESH
Sono stati costretti con le minacce a condurre uno dei tanti
barchini arrivati in Sicilia, per questo non possono essere considerati scafisti. Per questo motivo il giudice delle indagini preliminari di Siracusa, non ha convalidato il fermo e ha immediatamente scarcerato due ragazzi del Bangladesh, finiti in manette con l’accusa di essere stati al timone di un’imbarcazione intercettata giorni fa al largo della Sicilia. Soccorsi da una motovedetta, all’arrivo al porto di Augusta sono finiti in manette, ma al giudice hanno spiegato di essere passeggeri come gli altri, di aver anche pagato parecchio la traversata, salvo poi essere minacciati dai libici. Pur di obbligarli a prestare assistenza durante la navigazione, i trafficanti avrebbero minacciato di morte loro e i loro familiari, di fatto costringendoli ad accettare le loro condizioni. Si tratta di dinamiche emerse più volte nel corso delle inchieste sui cosiddetti “scafisti”, spesso null’altro che ragazzini, spesso minorenni, costretti con minacce e violenza ad affrontare la traversata reggendo il timone di canotti, tinozze e gusci di latta. Le accuse hanno retto solo nei confronti dell’unico ragazzo egiziano a bordo, per il quale il giudice ha confermato il carcere. “Questi arresti vengono spesso raccontati come grandi successi nella cosiddetta “lotta ai trafficanti di esseri umani”, ma quello che non si dice è quante volte, fortunatamente, gli indagati vengano scagionati – spiega Richard Braude del circolo Arci Porco Rosso di Palermo, che da anni si occupa di prestare assistenza legale e sociale a chi si ritrovi catapultato in procedimenti di questo genere poco dopo aver messo piede in Italia – Ora resta a capire il destino del ragazzo egiziano ancora detenuto. Con la legge attuale, i “capitani” rischiano anni in carcere semplicemente per aver portato le persone in salvo. Altro che il nemico, spesso si tratta di eroi. Va rivisto il reato di favoreggiamento immigrazione clandestina interamente, se non addirittura abrogato”.
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
LO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE: OGNI HANNO 90 MILIARDI FREGATI ALLO STATO DAI SOLITI NOTI, PROTETTI DAI SOVRANISTI
Negli ultimi 50 anni la politica dei condoni adottata nel nostro Paese ha consentito all’erario di incassare complessivamente 148,1 miliardi di euro, ma le “pacificazioni fiscali” hanno contribuito in misura molto modesta a contrastare l’evasione fiscale, che rimane ancora molto elevata e pari a quasi 90 miliardi all’anno. A segnalarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), in base ai dati Istat. In termini economici, a importi rivalutati al 2022, la sanatoria fiscale del 2003 è stata quella più “redditizia” per le casse dello Stato: in sei anni (2003-2008) tra concordato, chiusura liti pendenti, definizione ritardi od omessi versamenti, regolarizzazione delle scritture contabili, sono stati “recuperati” 28 miliardi.
Seguono il condono tombale introdotto nel 1991, che fino al 1994 ha garantito 10,4 miliardi e il concordato/sanatoria delle scritture contabili del 1995, che fino al 2000 ha assicurato 8,4 miliardi di gettito. Per quanto riguarda l’economia “non osservata”, nel 2020 (ultimo dato disponibile) il peso sul valore aggiunto nazionale era all’11,6%, pari a 174,6 miliardi, di cui 157,4 di economia sommersa, e 17,3 illegale. L’evasione fiscale e contributiva, invece, si aggirava attorno ai 90 miliardi (78,9 imputabili all’evasione tributaria e 10,8 a quella contributiva). In sostanza, a fronte di 90 miliardi di evasione fiscale all’anno, è come se a ogni 100 euro di gettito incassato dal fisco, comunque, gli italiani ne evadessero mediamente 13,2.
Riproducendo la simulazione a livello regionale, la situazione più critica è nel Mezzogiorno: ogni 100 euro incassati, in Puglia gli evasori se ne trattengono 19,2, in Campania 20 e in Calabria 21,3. Si tratta di cifre doppie rispetto ai 10,6 euro che si registrano in Friuli Venezia Giulia, ai 10,2 in Provincia di Trento e ai 9,5 in Lombardia. Il territorio più “fedele” al fisco è la Provincia di Bolzano che presenta un’evasione di soli 9,3 euro ogni 100 incassati.
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
IN CASO DI PERICOLO SARA’ POSSIBILE CHIAMARE I SOCCORSI… ARRIVERANNO IN 13 CITTA’ ITALIANE
Stanno arrivando le nuove cabine telefoniche, e faranno molto di
più oltre a telefonare. Questa estate, Tim ha annunciato lo smantellamento delle ultime 15 mila cabine telefoniche del Paese, rese ormai obsolete dalla diffusione capillare dei cellulari.
Ma ciò non vuol dire che i telefoni pubblici verranno abbandonati, anzi. Pietro Labriola, amministratore delegato del gruppo Tim, ha presentato il nuovo modello alla Italian Tech Week.
Si tratta di totem «intelligenti» grazie ai quali si potrà usufruire di numerosi servizi e contenuti. Sul touch screen c’è l’infotainment, e potranno essere usate come punti di ricarica per i propri dispositivi elettronici, si potranno effettuare pagamenti digitali e chiamate gratuite verso numeri fissi e mobili nazionali. Prevista anche la diffusione di informazioni utili da parte del comune per cittadini e turisti.
Come funzionano
Si tratta quindi della programmazione di cinema e teatri, festival, concerti, eventi e iniziative culturali. Ma si potranno anche prenotare ristoranti e chiamare i taxi, consultare il meteo e ottenere info sul trasporto pubblico e sulla viabilità. Si partirà da Milano, dove, nel 1952 in Piazza San Babila, venne installata la prima cabina telefonica d’Italia. Cabine che ora puntano a contribuire alla sicurezza dei cittadini con il tasto denominato Women+, grazie al quale sarà possibile chiamare i soccorsi in caso di pericolo. Inoltre, i totem fungeranno da punti di sorveglianza. Al momento sono in lavorazione 2,5 mila cabine digitali che verranno installate nelle 13 principali città italiane. A Milano saranno 450. «L’innovazione è la chiave per offrire soluzioni più efficienti e portare benefici concreti alla collettività. Con questo progetto trasformiamo la cabina tradizionale, nata negli anni ’50, in uno sportello multiservizi di nuova generazione che contribuirà a rendere le nostre città più sostenibili», ha dichiarato Labriola citato dal Corriere della Sera.
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
NON ESISTE AL MONDO UN TECNICO DELLA GAFFE PARI A LUI
Vi prego. Vi scongiuro. Se mai dovesse arrivare un governo tecnico non vi azzardate a spostare il ministro Francesco Lollobrigida dalla sua poltrona. Non esiste al mondo un tecnico della gaffe, del nonsense, della boiata estemporanea capace come lui. Dove lo troviamo un altro Lollo. Io per esempio ho proprio stilato una classifica delle sue boiate preferite, talvolta invito della gente a cena e le votiamo, tipo Sanremo. Ecco le prime cinque, partendo dall’ultima posizione: al quinto posto quella più recente, ovvero “abbiniamo il consumo di vino al benessere fisico con gli eventi sportivi”. Davvero una bella idea invitare gli atleti a farsi un grappino prima della gara. Speriamo che non allarghi la proposta anche alle frecce tricolori. Al quarto posto la sua memorabile frase “Le donne non si dovrebbero toccare nemmeno con un fiore e invece tratterò un argomento che è quello della produzione dei fiori”. Nessuno ha ancora capito il nesso logico tra i due concetti, è tipo “non dire gatto se non l’hai nel sacco e invece oggi tratteremo il tema della produzione della juta”.
Al terzo posto la dichiarazione “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica, gli italiani fanno meno figli quindi li sostituiamo con qualcun altro, non è quella la strada”. Esatto. Sarebbe un vero delitto se il pregiato dna di Lollo finisse per estinguersi. Dovremmo estrarre le cellule di Lollo, metterle nel bioreattore e produrre chili e chili di Lollo coltivato. È l’unica carne sintetica che piacerà anche a Coldiretti. Il secondo posto è occupato dalla sua risposta alla domanda della giornalista di Piazza Pulita: “A proposito di Cutro, ancora non sappiamo niente della catena di comando?”, ovvero: ”E le crea frustrazione, questo?”. Reazione che, nella sfera dell’intelligenza emotiva, si colloca approssimativamente tra la testata sul naso e “Dillo alla mamma dillo all’avvocato!”.
Ma al primo posto, senza rivali, rimane la sua frase “In Italia i poveri mangiano meglio dei ricchi”. Giusto. Quindi ci aspettiamo che il cognato e la presidente la smettano di chiamare i poveretti che arrivano sui barconi “clandestini” e li definiscano finalmente con un’espressione più appropriata: gourmand.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
IL FRATELLO PAOLO COSTRETTO A CHIARIRE CHE CONTINUERA’ A SOSTENERE IL PARTITO, MA LA FAMIGLIA NON BASTA PIU’
Inviato a Paestum. Se il primo giorno della festa di Forza Italia a
Paestum era frequentato dallo spirito buono del Berlusconi fondatore, il secondo è visitato da quello, meno benevolo, del Berlusconi creditore.
Di prima mattina, nei corridoi dell’Hotel Ariston si respira un certo nervosismo. Venerdì a Milano Paolo Berlusconi, fratello del caro leader estinto, aveva dichiarato a mezza bocca a un giornalista del Corriere della Sera: “Non daremo soldi a Forza Italia perché si deve sostenere da sola, dev’essere autonoma finanziariamente”. Panico.
Gli azzurri sono il partito più indebitato d’Italia: l’ultimo bilancio (2022) porta con sé una passività mostruosa, vicina ai 100 milioni di euro. Oltre 90 sono nei confronti di Silvio Berlusconi in persona, quindi ora dei suoi cinque figli, che per il momento hanno accettato di sobbarcarsi il fardello continuando a garantire per la creatura paterna.
Per questo motivo la frase di Paolo B. sul disimpegno familiare era suonata in modo particolarmente sinistro, in un centro congressi tappezzato di cartelloni con il codice per versare il 2×1000 nelle casse del partito.
Lo stesso Paolo ha parzialmente rimodulato il concetto ieri mattina con questa nota stampa: “Al fine che non vengano travisate le mie parole, desidero precisare che per quanto mi riguarda, e credo che in tal senso si siano già espressi anche i figli di mio fratello, noi come famiglia Berlusconi siamo e saremo al fianco di Forza Italia per quanto consentitoci dall’attuale legge sul finanziamento ai partiti”.
Un concetto più tranquillizzante, ma comunque sibillino: il limite alle donazioni individuali imposto dalla legge è di 100mila euro a persona, Paolo e i figli di Berlusconi continueranno a versarli, per tentare di mantenere in equilibrio almeno l’esercizio corrente e i prossimi. Ma un’altra cosa è l’impegno di lungo periodo sulla montagna debitoria accumulata dal partito.
Sulla festa dunque incombe il pensiero spiacevole sul conto finale. Maurizio Gasparri, interpellato sul tema, perde la testa e insulta un giornalista delle agenzie di stampa: “Che domanda del cazzo, ora chiamo il tuo editore e il tuo direttore”. Poi si allontana al telefono: “Il tuo inviato qui a Paestum, invece di parlare di politica, mi chiede dei soldi di Berlusconi. L’ho mandato affanculo”.
Ripetiamo al senatore la stessa domanda, ma è ancora nervoso: “Siete del Fatto Quotidiano, si vede dalla faccia”. Il segretario Antonio Tajani è decisamente più composto: “Paolo Berlusconi è stato frainteso, la famiglia continuerà ad impegnarsi. Noi abbiamo modificato lo statuto per dire che tutti coloro che vogliono avere un ruolo di responsabilità all’interno del movimento devono essere in regola con il finanziamento”.
Ecco, l’altro grande guaio: i morosi. Gli ultimi report parlavano di due parlamentari su tre inadempienti nel pagamento dei contributi al partito. Per questo le modifiche statutarie, che saranno ratificate oggi, nell’ultimo giorno della convention, stabiliranno un principio chiaro: chi non paga è fuori. La nuova norma prevede infatti “sanzioni per la mancata contribuzione al movimento che hanno ad oggetto esclusivamente le cariche interne all’associazione e la candidabilità”.
Si dice il peccato ma non il peccatore: i morosi, che sicuramente abbondano anche nei corridoi di Paestum, si mimetizzano nella folla. Chiediamo a Claudio Lotito, uno notoriamente attento ai conti. Il senatore se la ride: “E che ne so io. So solo che personalmente sono a posto: verso regolarmente i miei 900 euro al mese, ne ho dati mille per la tessera e altri diecimila a fondo perduto”.
A Paestum comunque non si è badato a spese: la location è un albergo di lusso, la scenografia è da museo temporanea del berlusconismo, vengono distribuiti gadget come se piovesse, c’è un servizio di navette ncc attivo a tempo pieno per gli spostamenti gratuiti degli ospiti, il centro congressi è gremito in modo impeccabile anche grazie alle “convocazioni” di massa ad opera delle sezioni territoriali azzurre. Al grande cerimoniere, il ras locale Flavio Martusciello, abbiamo chiesto a più riprese quanto fosse costato tutto questo ben di dio e chi avesse contribuito a pagarlo. Non abbiamo avuto risposta: è una festa, sarebbe stato cattivo gusto.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
MA IL CANDIDATO EUROPEISTA SCONFITTO: “GLI IMPEDIREMO DI FORMARE IL GOVERNO”
Un filorusso a Bratislava è una ottima notizia per Vladimir Putin. Il partito populista di sinistra Smer-Sd, che – su una linea assai simile ai populisti di sinistra e di destra in altre parti d’Europa, Italia compresa – si oppone agli aiuti all’Ucraina, ha vinto le elezioni legislative in Slovacchia. La formazione dall’ex premier Robert Fico ha ottenuto il 23,3% dei voti, davanti al partito centrista Slovacchia Progressista (18%)
L’ex primo ministro slovacco di sinistra Robert Fico ha battuto il suo rivale progressista in un’elezione parlamentare dopo aver fatto campagna per porre fine agli aiuti militari all’Ucraina, ma dovrà conquistare gli alleati per formare il prossimo governo.
Il terzo classificato, il partito HLA (Voce) potrebbe diventare cruciale per la formazione del prossimo governo, con il 15,03%. L’ex collega di Fico e leader dell’HLAS di sinistra Peter Pellegrini ha mantenuto aperte le sue opzioni sulle future coalizioni.
Un governo guidato da Fico e dal suo partito SMER-SSD vedrebbe la Slovacchia, membro della NATO, unirsi all’Ungheria per sfidare il consenso dell’Unione Europea sul sostegno all’Ucraina, proprio mentre il blocco cerca di mantenere l’unità nell’opporsi all’invasione della Russia. Sarebbe anche il segnale di un ulteriore spostamento nella regione contro il liberalismo politico, che potrebbe essere rafforzato se il conservatore PiS vincesse le elezioni in Polonia alla fine del mese.
Il partito di Fico è più nazionalista e socialmente conservatore, e critica il liberalismo sociale, che secondo lui è imposto da Bruxelles.
Il PS è liberale sulle politiche verdi, sui diritti LGBT, su una maggiore integrazione europea e sui diritti umani. «Vogliamo valutare tutto, quindi aspetteremo il conteggio finale», ha dichiarato Robert Kalinak, candidato dello SMER-SSD e da sempre alleato di Fico, aggiungendo che il partito avrebbe commentato i risultati completi più tardi, domenica.
Gli exit poll davano per favorito il PS, ma i risultati sono andati a favore di Fico, aprendo la prospettiva di un quarto mandato da premier dopo aver guidato i governi del 2006-2010 e del 2012-2018.
Il primo partito a tagliare il traguardo avrebbe dovuto ricevere l’incarico dalla presidente Zuzana Caputova di guidare i colloqui per la formazione di una maggioranza parlamentare e, in caso di successo, di un governo. Fico potrebbe allinearsi con HLAS, che si è separato dallo SMER-SSD nel 2020, e con il Partito Nazionale Slovacco, nazionalista, che ha ottenuto il 5,68%. «La distribuzione dei seggi conferma che HLAS è un partito senza il quale non è possibile mettere insieme una coalizione di governo che funzioni normalmente», ha dichiarato Pellegrini non appena sono stati resi noti i risultati. «Se mi chiedete se preferiamo una combinazione o una coalizione, voglio dire di no».
Il PS ha sostenuto il mantenimento del forte sostegno della Slovacchia all’Ucraina e probabilmente seguirebbe anche una linea liberale all’interno dell’UE su questioni come il voto a maggioranza per rendere il blocco più flessibile, le politiche verdi e i diritti LGBT.
Il leader del partito, Michal Simecka, parlando al momento dello spoglio dei voti, non ha rinunciato alla speranza di poter formare il prossimo governo, a seconda di come finiranno i possibili alleati minori. «Il nostro obiettivo per la Slovacchia rimane quello di avere, dopo queste elezioni, un governo stabile e pro-europeo che si prenda cura dello stato di diritto e che inizi a risolvere e investire in settori chiave per il nostro futuro», ha detto Simecka, ex giornalista e laureato a Oxford, ai sostenitori. Qualsiasi coalizione che il PS potrebbe potenzialmente formare avrebbe probabilmente bisogno di HLAS e includerebbe più partiti di destra o socialmente conservatori, il che smorzerebbe la sua spinta socialmente progressista e di integrazione nell’UE. Il governo entrante nella nazione di 5,5 milioni di abitanti si farà carico di un deficit di bilancio in crescita, che si prevede sarà il più alto della zona euro.
Relazioni con la Russia più calde.
Fico ha cavalcato l’insoddisfazione di una coalizione di centro-destra litigiosa, il cui governo è crollato l’anno scorso, facendo scattare le elezioni con sei mesi di anticipo. In campagna elettorale, ha sottolineato la preoccupazione per l’aumento del numero di migranti che attraversano la Slovacchia per raggiungere l’Europa occidentale.
Le opinioni di Fico riflettono i sentimenti tradizionalmente caldi verso la Russia di molti slovacchi, che si sono rafforzati sui social media dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Si è inoltre impegnato a porre fine alle forniture militari all’Ucraina e ad adoperarsi per i colloqui di pace – una linea vicina a quella del leader ungherese Viktor Orban, ma respinta dall’Ucraina e dai suoi alleati, che sostengono che ciò non farebbe altro che incoraggiare la Russia.
Il partito di estrema destra Republika, considerato possibile per Fico ma inaccettabile per altri, non è riuscito a conquistare alcun seggio. Fico è stato costretto a dimettersi nel 2018 dopo le proteste di massa contro le ruberie seguite all’omicidio di un giornalista investigativo.
Pellegrini, all’epoca membro dello SMER-SSD, ha preso il suo posto e ha guidato il governo fino al 2020, quando i partiti di centro-destra che si proponevano di eliminare le ruberie hanno vinto le elezioni. Ma il loro governo è crollato l’anno scorso in seguito a contrasti interni, aprendo la strada alle elezioni anticipate di sabato. Gli analisti e i diplomatici hanno detto che Fico potrebbe domare questa retorica se prendesse il potere, come ha fatto in passato.
Simecka: impediremo a Fico di formare il governo
Subito dopo l’annuncio did risultati, il leader di Slovacchia progressista, arrivato secondo alle elezioni, ha dichiarato che l’obiettivo adesso è impedire al partito vincitore Smer-Sd di Robert Fico di formare la coalizione governativa, pur rispettando che il primo tentativo spetta a loro. Simecka lo ha detto alla tv slovacca Ta3. «Abbiamo ottenuto il 18% dei voti, i voti di mezzo milione di slovacchi. Siamo il secondo più forte partito nel Consiglio nazionale. Rispettiamo la vittoria, ma è una cattiva notizia per il Paese e peggiore sarebbe se Fico riuscisse a formare il governo. Nostro obiettivo è che questo non accada», ha detto Simecka.
(da La Stampa)
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Ottobre 1st, 2023 Riccardo Fucile
MORTI I DUE ATTENTATORI, ALCUNI POLIZIOTTI FERITI
Una forte esplosione oggi ha squassato la mattinata di Ankara in
Turchia. Secondo le autorità locali, si tratta di un attentato terroristico agli uffici del ministero dell’Interno. Secondo lo stesso Ministero, due uomini nella mattinata di domenica si sarebbero presentati davanti al cancello d’ingresso del ministero con un furgoncino e uno di loro si sarebbe fatto esplodere.
Sul posto numerose forze dell’ordine, ambulanze e vigili del fuoco. Le immagini che arrivano dal posto mostrano un furgone grigio in strada crivellato di colpi davanti alla sede del mistero ad Ankara e a pochi passi dal Parlamento. A terra anche un lanciarazzi. La zona è stata transennata e vengono eseguiti ora i rilievi sopo la messa in sicurezza del veicolo da parte degli artificieri.
Secondo il ministro dell’Interno turco Ali Yerlikaya, l’attentato sarebbe venuto intorno alle 09,30 di oggi 1 ottobre ad opera di due uomini ma sarebbe stato neutralizzato dalle forze di sicurezza turche. Nell’attacco entrambi gli uomini sono morti mentre due poliziotti sarebbero rimasti feriti.
“Intorno alle 09,30, 2 terroristi che si sono presentati con un veicolo commerciale leggero davanti al cancello d’ingresso della Direzione Generale della Sicurezza del nostro Ministero degli Affari Interni, hanno compiuto un attentato” scrive Yerlikaya sui social, aggiungendo: “Uno dei terroristi si è fatto esplodere e l’altro terrorista è stato neutralizzato. Durante i fatti 2 dei nostri agenti di polizia sono rimasti leggermente feriti. Auguro una pronta guarigione ai nostri eroi”. “La nostra lotta continuerà senza regole fino a che l’ultimo terrorista non sarà neutralizzato” ha concluso il Ministro. La Procura di Ankara ha annunciato di aver avviato un’indagine sull’attacco terroristico al cancello d’ingresso della Direzione generale della sicurezza.
L’attentato ad Ankara è avvenuto proprio nel giorno in cui si terrà la cerimonia di apertura del Parlamento turco dopo la pausa estiva. Oggi infatti inizia il secondo anno legislativo del 28esimo mandato della Grande Assemblea Nazionale turca. La cerimonia non era ancora iniziata quando si sono uditi spari e una esplosione sul viale nel centro di Ankara dove si trovano molte delle sedi dei principali ministeri turchi e la stessa Assemblea nazionale.
(da agenzie)
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