Destra di Popolo.net

“DUE POPOLI, DUE STATI E BASTA COLONIE ISRAELIANE”: PRIMA DI SALIRE AL GOVERNO GIORGIA MELONI HA PIÙ VOLTE DIFESO LE POSIZIONI DEI PALESTINESI

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

LA PREMIER BANDERUOLA ERA CONTRARIA ANCHE ALLA PROPOSTA DI SALVINI DI RICONOSCERE GERUSALEMME CAPITALE D’ISRAELE… ORA CHE AL GOVERNO “IO SO’GIORGIA” SI È TOTALMENTE SCHIACCIATA SUL SOSTEGNO A NETANYAHU

Prima di salire al governo, Meloni aveva espresso posizioni molto più problematiche sul conflitto israelo-palestinese: nel 2015 firmò una mozione parlamentare che chiedeva di riconoscere lo Stato della Palestina e condannava le occupazioni nelle colonie israeliane.
Una posizione che ricalcava quella della destra sociale di Pino Rauti e poi della corrente dei “Gabbiani” di Fabio Rampelli che hanno avuto storicamente posizioni pro-Palestina e molto anti-americane.
Nel 2009, da ministra della Gioventù del governo Berlusconi, andò in visita a Betlemme per portare solidarietà ai giovani palestinesi: firmò un protocollo d’intesa con il rettore dell’Università per finanziare con 200 mila euro progetti di microcredito. Poi Meloni visitò una scuola per rifugiati palestinesi, un nido e un centro per le donne: citando Papa Giovanni Paolo II, disse che in Terra Santa servivano “più ponti che muri”.
Pur dichiarandosi a fianco di Israele e mantenendo ottimi rapporti con la comunità ebraica romana, Meloni negli anni ha più volte condannato le violenze nella striscia di Gaza fino al 2015 quando il Parlamento iniziò a discutere sul riconoscimento dello Stato della Palestina dopo l’ennesimo conflitto sanguinario di pochi mesi prima, quando Tel Aviv reagì duramente al rapimento di tre israeliani da parte di Hamas con una rappresaglia che provocò 2.100 morti.
Al governo c’era Matteo Renzi e il ministro degli Esteri era Paolo Gentiloni e, di fronte alle mozioni del centrosinistra e Scelta Civica che non impegnavano espressamente il governo a riconoscere la Palestina, FdI scrisse un testo in cui chiedeva al governo di impegnarsi a “sostenere la causa del dialogo, anche promuovendo un più deciso intervento dell’Onu e dell’Ue, per giungere in tempi rapidi all’obiettivo del riconoscimento dello Stato palestinese nella condizione di reciprocità con Israele, quindi in accordo bilaterale”.
Nel testo della mozione – a prima firma Rampelli ma sottoscritto anche da Meloni, dall’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa e dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli – si promuoveva l’idea dei “due popoli due Stati”: non si poteva “riconoscere unilateralmente uno Stato che si fondi nel Movimento di Resistenza islamica Hamas che, a oggi, appare nella lista delle organizzazioni terroristiche” ma allo stesso tempo si doveva lavorare per rendere “concreta la possibilità di riconoscere non solo due popoli, ma anche due Stati nazionali distinti, chiedendo l’immediata sospensione della requisizione di nuove terre e della costruzione di nuovi insediamenti coloniali”.
Prima di andare al governo, Meloni era contraria anche alla proposta di Salvini – fatta in campagna elettorale nel 2022 al quotidiano Israel Hayon – di riconoscere Gerusalemme capitale d’Israele come fatto da Donald Trump e spostare l’ambasciata. Lo ha ribadito in quei giorni alla Reuters e anche nel febbraio 2020 alla convention repubblicana National Prayer Breakfast di Washington: “La dichiarazione unilaterale di riconoscimento di Gerusalemme capitale d’Israele rischia di esasperare la tensione in una regione mediorientale con un equilibrio già precario”, aveva detto Meloni.
Da quando è diventata premier ha stretto un legame forte con Netanyahu ricevuto a marzo a Palazzo Chigi: il 23-24 ottobre era prevista una visita di Meloni a Tel Aviv, ma è stata rimandata a momenti migliori.
(da Il Fatto Quotidiano)

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ORA SALVINI ATTACCA PURE IL FIGLIO DELLA GIUDICE DI CATANIA: “ANDO’ A PROCESSO PER RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE, BELLA FAMIGLIA”. MA DIMENTICA DI DIRE CHE FU ASSOLTO

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

UN IMPUTATO PER SEQUESTRO DI PERSONA AGGRAVATO CHE ACCUSA UN GIOVANE PER AVER PARTECIPATO A UNA MANIFESTAZIONE… E PARLA LUI CHE FREQUENTAVA IL LEONCAVALLO E LO DIFENDEVA PURE IN CONSIGLIO COMUNALE A MILANO

Francesco Moffa, 26enne figlio di Jolanda Apostolico magistrato assurto alle cronache per la mancata applicazione del decreto Meloni sui migranti, è stato protagonista di una manifestazione a Padova nel 2019. La vicenda riguardava una contromanifestazione organizzata dai centri sociali in risposta ad un corteo antiabortista di Forza Nuova.
Moffa con il suo gruppo entrò a contatto con la polizia, tirando un pugno ad uno scudo di una agente, e per questo venne indagato per resistenza a pubblico ufficiale assieme ad altri 14 giovani per venire poi assolto dal giudice monocratico.
Al processo, Apostolico fu presente come testimone e riferì che durante la protesta «la polizia aveva usato violenza contro i partecipanti» dicendo che il figlio le aveva mostrato «in video un ematoma comparso sulla gamba a seguito di un colpo subito». In udienza riferì anche che il figlio «le mostrava – in quell’occasione – i jeans imbrattati del sangue di una sua amica che era rimasta ferita a causa di una manganellata».
La sentenza datata il 2 febbraio 2023 mandava assolto Moffa con altri 12 imputati.
Salvini e la stampa sovranista dovrebbero ricordare:
1) Il figlio della Apostolico fu assolto, quindi non vi fu nessuna violenza o resistenza a pubblico ufficiale
2) Non fu l’unico a essere assolto (per la testimonianza della madre), ma tutti i 14 imputati vennero assolti.
3) Citare “era con i centri sociali” è un autogol, Salvini ha frequentato il Leoncavallo di Milano a lungo e lo ha anche difeso in un consiglio comunale di Milano.
Ora potete cercare un cugino di terzo grado o un nonno per trovare un motivo per attaccare una magistrata preparata, rea di avervi smascherato con le vostre leggi illegittime.

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“IN ITALIA C’È UN GOVERNO CON FASCISTI E RIDICOLI CODARDI COME TE”: PABLO IGLESIAS RISPONDE A SALVINI

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

IL “CAPITONE” HA CRITICATO UN TWEET IN CUI IRENE MONTERO, MINISTRA DELL’UGUAGLIANZA, PRENDEVA LE DISTANZE DALLA STRETTA DI MANO TRA VON DER LEYEN E NETANYAHU (“NON NEL MIO NOME”, AVEVA SCRITTO MONTERO)

Botta e risposta sui social tra il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ed Irene Montero, ministra dell’uguaglianza, e Pablo Iglesias, il leader storico di Podemos.
Al centro dello scontro la guerra tra Israele e Hamas.
Il primo a attaccare è il leader della Lega. Criticando un tweet in cui la ministra prendeva le distanze dalla stretta di mano tra Ursula von der Leyen e Bibi Netanyahu (“Not in my name”, aveva scritto Montero), Salvini aveva risposto “Prima ancora di provare a nascere, il (forse) il nuovo governo socialista spagnolo già litiga su Hamas e Israele, con la ministra dell’Uguaglianza (contraria all’unità contro il terrorismo islamico…”.
Molto dura la replica della ministra, sempre su X: “Vicepresidente, lei sta legittimando le violazioni del diritto penale internazionale, come le punizioni collettive, e difendendo l’impunità per i crimini di guerra? L’Europa – ha concluso Montero – è nata dalla vittoria dell’antifascismo sui colpevoli di genocidio”.
Molto più veemente la reazione di Pablo Iglesias, ex vicepremier ma oggi non più deputato: “In Spagna ci sono ancora membri del governo che difendono i diritti umani, la legalità internazionale e il diritto all’esistenza della Palestina. Mentre in Italia c’è un governo con fascisti e ridicoli codardi come te. Ti auguro il meglio”.
A queste parole, Iglesias ha allegato la foto di qualche anno fa del leader della Lega nella piazza Rossa con indosso una maglietta con la faccia di Putin.
(da agenzie)

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MA QUALI “CONDIZIONI METEO NON FAVOREVOLI”: L’INVASIONE DI GAZA E’ STATA “POSTICIPATA DI QUALCHE GIORNO” PERCHÉ NETANYAHU SI È TROVATO DAVANTI, SIA IL MONDO DIPLOMATICO OCCIDENTALE CHE QUELLO ORIENTALE, COMPATTO CONTRO UN’OPERAZIONE CHE RISCHIA DI FAR SALTARE DEFINITIVAMENTE QUELL’ORDINE MONDIALE GIÀ SOVVERTITO DALLA GUERRA RUSSO-UCRAINA

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

IN PRIMA FILA GLI USA CHE CONSIGLIANO A NETANYAHU UN “ATTACCO MIRATO E PROPORZIONATO”; TRADOTTO: EVITARE UNA CARNEFICINA DI CIVILI … IN SILENZIO, SI STA ADOPERANDO ANCHE IL PREMIER TURCO ERDOGAN

Una scusa per la mancata invasione Gaza, attesa alla mezzanotte della notte scorsa bisognava trovarla e questa mattina l’IDF, le forze armate israeliane, ha comunicato che l’operazione è stata “posticipata di qualche giorno per le condizioni meteo non favorevoli, in particolare per via della presenza di nubi d’intralcio all’aviazione”
In realtà, l’atto di forza annunciato da Netanyahu per spazzare via dalla Palestina i miliziani di Hamas è per ora in stato di pausa: il premier israeliano, infatti, si è trovato davanti, compatto e d’accordo, sia il mondo diplomatico occidentale che quello orientale contro un’invasione che rischia di far saltare definitivamente quell’ordine mondiale già scombussolato e sovvertito dalla guerra russo-ucraina.
In prima fila gli Stati Uniti (il segretario di Stato Antony Blinken si è scapicollato di nuovo a Tel Aviv) che consigliano all’agitato Netanyahu un “attacco mirato e proporzionato”; tradotto: evitare una carneficina di civili. Quello che è certo è che l’attacco di Israele ad hamas avverrà ma su il ‘’come’’ avverrà c’è un gran lavorio delle diplomazie per scoraggiare la sete di vendetta israeliana.
Dopo la liberazione degli ostaggi con doppia nazionalità? Dopo un accordo tra Israele e Hamas (intermediario Kamel Habbas, numero due del Cairo e capo dei servizi egiziani) per l’apertura del valico di Rafah ai palestinesi in fuga? Le estenuanti trattative sono in corso con in prima fila anche il mondo arabo: dal Qatar all’Arabia Saudita, dall’Egitto alla Giordania (domani il re Abd Allah avrà un incontro con Giorgia Meloni): tutti si stanno muovendo diplomaticamente perché non salti tutto.
In gran silenzio, si sta adoperando anche il premier turco Erdogan. In campo anche la Cina di Xi Jinping che aspetta Putin mercoledì a Pechino, dove il nocciolo dei colloqui, oltre alla cooperazione economica, saranno appunto le due crisi: ucraina e medio-orientale.
(da Dagoreport)

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GENOVA, IL CASO DEI FESTINI CON ESCORT E COCA SI ALLARGA: NELLE CARTE DEGLI INQUIRENTI LE FOTO DI 30 UOMINI A CASA DI UN NOTO BROOKER

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

TRA I PARTECIPANTI SAREBBE EMERSO IL NOME DEL VICE PRESIDENTE DELLA REGIONE, IL LEGHISTA ALESSANDRO PIANA, ANCHE LUI NON INDAGATO… MA PERCHÉ CRISTILLI SPENDEVA SOLDI IN ESCORT E DROGA PER I SUOI AMICI? LE REGALIE AI POTENTI DI TURNO ERANO FATTE PER “MOTIVAZIONI DI UTILITA’ PROFESSIONALE”

La mappa dei festini a luci rosse e a base di cocaina si allarga. E dopo le cene e i dopocena ad Apparizione e a Quarto, gli investigatori scoprono che anche ad Albaro la Genova che conta non era da meno.
Escort e droga, infatti, erano gli ingredienti anche per le feste a casa di un noto broker facoltoso, non indagato, nell’esclusivo quartiere residenziale. Il broker frequentava l’architetto Alessandro Cristilli e l’imprenditore Christian Rosolani, finiti in carcere lunedì nell’ambito dell’inchiesta che ha scosso il mondo della politica, del centro destra in particolare, dopo che tra i partecipanti è emerso il nome del vice presidente della Regione Alessandro Piana, anche lui non indagato.
Proprio Piana ha chiesto di essere sentito e la prossima settimana (la data non è però stata ancora fissata) sarà direttamente il procuratore capo Nicola Piacente a verbalizzarlo. Le sue saranno sommarie informazioni testimoniali e per questo avrà l’obbligo di dire la verità.
La procura lo ha indicato come “beneficiario” di una serata a casa dell’architetto, il primo marzo 2022. Secondo l’accusa mossa dagli investigatori, Cristilli quella sera «favoriva l’attività di prostituzione» di due escort «che remunerava corrispondendo a ciascuna il compenso di 400 euro, intermediandola in favore del notaio Piero Biglia di Saronno (anche lui non indagato) e di Alessandro Piana in occasione di un festino da lui organizzato nella sua abitazione». Il vice presidente, da subito, ha detto che quella sera era nella sua casa nell’Imperiese e che era stato impegnato in una video chiamata per Vinitaly.
Ma perché Cristilli spendeva soldi in escort e droga per i suoi amici? Lo spiega il giudice in un passaggio della sua ordinanza: le regalie ai potenti di turno erano fatte per «motivazioni anche di utilità professionale» e per «compiacere persone che occupano posti di rilievo nella realtà genovese».
Per quanto riguarda le feste ad Albaro è in particolare un episodio di maggio 2023 che gli inquirenti contestano nell’ordinanza di custodia cautelare. Alla festa partecipano Jessica Nikolic, indagata e già arrestata per estorsione, e un’altra escort. È la prima a parlare con il pubblico ministero. «Ricordo quella festa. Cristilli ci pagò 250 euro a testa. Per quella cifra avremmo dovuto fare il solito gioco erotico obbligo o verità. Ci fece tirare cocaina».
Gli scatti non sono solo quelli forniti dagli inquirenti per i riconoscimenti. Nell’ordinanza viene riportata una foto di gruppo scattata il 26 marzo 2022 per la festa di compleanno di Rosolani quando venne organizzato «un gran concorso di ragazze alla villa». E poi potrebbero esserci anche quelle scattate o ricevute dalle stesse giovani. Non bisogna scordare, infatti, che la Nikolic era stata coinvolta in un giro di ricatti ed estorsioni. La ragazza, infatti, avrebbe minacciato alcuni clienti per ottenere soldi.
(da La Repubblica)

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LA GUERRA PREOCCUPA GLI ITALIANI, MA SOLO QUELLA DI GAZA

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

IL 76% E’ PREOCCUPATO, MA IL 64% TEME LA CRISI ECONOMICA

La guerra israelo-palestinese rappresenta la principale fonte di preoccupazione per gli italiani, davanti persino alla situazione economica. È quanto emerge dal sondaggio di ottobre condotto da “Proger IndexResearch” per Radio Giornale Radio
I dati del sondaggio, realizzato il 12 ottobre scorso, evidenziano che il 76% degli intervistati percepisce i gravi eventi in corso nella Striscia di Gaza come la loro massima preoccupazione. Un risultato che sottolinea l’attenzione costante che il conflitto israelo-palestinese riceve da parte dell’opinione pubblica italiana, riflettendo la sensibilità del popolo verso le questioni internazionali.
L’attuale situazione economica si posiziona al secondo posto con il 64% delle risposte, seguita dal costo dell’energia con il 42%. Questi dati confermano che, nonostante la guerra in Israele sia al centro delle preoccupazioni, i problemi economici nazionali rimangono una questione rilevante per tanti cittadini.
Il lavoro è identificato come la principale causa di inquietudine per il 30% degli intervistati, mentre il 22% colloca la sanità al primo posto tra le loro preoccupazioni
Suscitano meno preoccupazione tra gli italiani la guerra russo-ucraina (solo il 20%), l’inflazione (18%) e il fenomeno dell’immigrazione (15%), con quest’ultimo dato che spiega molti aspetti dei risultati dei sondaggi elettorali. Il 2% degli intervistati non ha fornito una risposta o non ha saputo rispondere.
(da agenzie)

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GLI ORSI POLARI ALLATTANO CON DIFFICOLTA’ PER LA CRISI CLIMATICA

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

UNA POPOLAZIONE CROLLATA DEL 50%

Gli orsi polari (Ursus maritimus) sono tra gli animali più colpiti in assoluto dal cambiamento climatico, a causa dello scioglimento del ghiaccio artico che toglie letteralmente habitat da sotto le loro zampe. Questi plantigradi, infatti, sfruttano le piattaforme di ghiaccio per andare a caccia di foche, le loro prede privilegiate, anche se non disdegnano i cetacei, in particolar modo quelli che si “perdono” tra i canali ghiacciati e restano lontani dal mare aperto. A causa del riscaldamento globale, tuttavia, il ghiaccio marino periodico si scioglie sempre più presto durante le stagioni “calde” e si forma sempre più tardi in quelle fredde. Ciò si traduce in un sensibile aumento del numero dei giorni di digiuno che gli orsi polari devono affrontare durante il periodo caldo, non potendo catturare le prede. Le conseguenze sulla loro salute sono inevitabilmente drammatiche, ma a soffrire particolarmente sono le madri con i cuccioli, che devono affrontare un significativo dispendio energetico per produrre il latte ricco di grassi. Maggiore è il tempo trascorso senza poter catturare le foche, minore è l’energia del latte offerto (quando ancora riescono a produrlo). Una combinazione di eventi che mette a repentaglio la sopravvivenza di mamme e piccoli.
Secondo un nuovo studio, il crollo del 50 percento della popolazione di orsi polari nell’area occidentale della Baia di Hudson (Canada) avvenuto negli ultimi decenni sarebbe legato proprio alla prolungata riduzione del ghiaccio marino stagionale, che impedisce alle madri di prendersi cura di se stesse e dei propri piccoli come facevano un tempo. A condurre la ricerca è stato un team internazionale di studiosi guidato da scienziati del Quantitative Global Change Ecology Laboratory dell’Università di Toronto Scarborough, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello US Geological Survey – Alaska Science Center di Anchorage (Stati Uniti) e del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica dell’Università di Toronto. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Louise Archer, docente presso il Dipartimento di Scienze Biologiche dell’ateneo canadese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente dati raccolti tre decenni fa.
Come indicato dalla professoressa Archer in un articolo su The Conversation, gli orsi polari producono latte ad alto contenuto energetico con un’altissima percentuale di grassi, fino al 35 percento, ciò lo rende praticamente come la panna montata. “Questo latte ricco di grassi consente ai cuccioli di crescere rapidamente, passando da soli 600 grammi alla nascita a ben oltre 100 chilogrammi quando hanno circa due anni e mezzo e lasciano le madri per diventare indipendenti”, ha affermato la scienziata. Dall’analisi dei dati, gli studiosi hanno osservato che dopo tre mesi sulla terraferma, durante il periodo dello scioglimento del ghiaccio stagionale, circa 30 anni fa le femmine avevano il 53 percento delle probabilità di allattare cuccioli nati da poco; d’altro canto, le femmine con cuccioli di un anno avevano invece il 35 percento delle probabilità. Poiché da allora il numero di giorni senza ghiaccio marino è aumentato di sette per ogni decennio a causa del riscaldamento globale, gli scienziati ritengono che il prolungamento del digiuno forzato abbia avuto un impatto disastroso sulla sopravvivenza delle famiglie di orsi, proprio perché le madri devono affrontare il compromesso tra smettere di allattare per continuare a sopravvivere o continuare a farlo e rischiare di morire per la carenza di scorte di grassi
Gli effetti dell’aumento dei periodi di digiuno si vedrebbero proprio nel calo della popolazione del 50 percento negli orsi polari della baia di Hudson. Molte femmine sarebbero morte nel tentativo di far sopravvivere i cuccioli, così come molti cuccioli sarebbero morti perché le madri avevano esaurito le energie (o il latte di qualità) per allevarli. Dallo studio è emerso che maggiori erano i giorni di digiuno, superiori erano le probabilità che l’allattamento venisse interrotto. L’energia del latte, inoltre, diminuiva più bruscamente quando le femmine dovevano occuparsi di due cuccioli invece che di uno solo. “Gli investimenti alterati nell’allattamento hanno probabilmente conseguenze sia sulla sopravvivenza femminile che sul destino della prole, che potrebbero aumentare fino a influenzare le dinamiche della popolazione”, hanno spiegato gli autori dello studio. “Dato che il riscaldamento dell’Artico comporta che gli orsi polari dovranno vivere periodi più lunghi senza accesso alle prede primarie in gran parte del loro areale, i nostri risultati sottolineano come l’allattamento sarà probabilmente sempre più compromesso”, hanno concluso. I dettagli della ricerca “Lactation performance in polar bears is associated with fasting time and energetic state” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Inter-Research Science Publisher.
(da Fanpage)

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TRUFFA SUI BUS DEL LAGO DI COMO: AUTISTI CHIEDEVANO E INTASCAVANO FINO A 30 EURO PER I BIGLIETTI

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

POI NON CONSEGNAVANO I BIGLIETTI

Alcuni autisti avrebbero chiesto fino a trenta euro di biglietti che si sarebbero poi intascati. Le vittime di questo raggiro erano soprattutto turisti, che non conoscendo i prezzi del viaggio e l’aspetto dei biglietti dei bus di linea, si affidavano totalmente ai conducenti.
Sulla base di quanto riportato dal quotidiano Il Giorno, questi autisti riuscivano a guadagnare fino a 300-400 euro la settimana soprattutto nel periodo in cui c’erano più turisti e quindi tra maggio e ottobre. Tutti loro sono stati denunciati per peculato continuato ai danni dello Stato e questo perché l’azienda, per la quale lavoravano, è quella che si occupa del trasporto pubblico nella provincia di Como.
Per il momento sono stati identificati e denunciati in tre, ma non è escluso che ci siano altre persone responsabili di questa truffa. Le indagini sono partite dopo che sono stati segnalati casi di alcuni passeggeri che non erano stati in grado di esibire il biglietto al controllore, ma che sostenevano di aver pagato il viaggio all’autista. La segnalazione è arrivata così sia ai carabinieri che ai vertici dell’azienda.
Gli investigatori hanno analizzato le telecamere di sicurezza che sono presenti sui bus, ma hanno scoperto che alcune erano state oscurate con il nastro adesivo. È poi emerso che i passeggeri pagavano tra i 3 e gli 8 euro. I soldi venivano intascati dall’autista, senza che venisse rilasciato alcun biglietto. In altri casi capitava che venivano consegnati pezzi di carta.
In un caso, addirittura, il biglietto venduto è costato circa trenta euro.
(da Fanpage)

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IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E’ AL CAPOLINEA

Ottobre 15th, 2023 Riccardo Fucile

I NUMERI NEL NUOVO RAPPORTO GIMBE

Il servizio pubblico e il diritto costituzionale alla tutela della Salute sono sempre più compromessi. Lo attesta, dati alla mano, la Fondazione GIMBE, che ha presentato il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Le statistiche diramate dalla Fondazione – in cui si evidenziano grandi criticità in relazione alla spesa sanitaria, ai Livelli Essenziali di Assistenza, alle disuguaglianze su base regionale e al personale – raccontano infatti che, tra il 2010 e il 2019, sono stati sottratti alla sanità pubblica oltre 37 miliardi.
Il rapporto ha sottolineato che, nel giro di 10 anni, il Fabbisogno Sanitario Nazionale – ovvero il livello complessivo delle risorse del Servizio sanitario nazionale al cui finanziamento concorre lo Stato – è aumentato di € 8,2 miliardi (crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua, che si è attestata a 1,15%). Tra il 2020 e il 2022, il FSN è aumentato di € 11,2 miliardi, crescendo in media del 3,4% annuo, ma questo rilancio è stato assorbito dai costi della pandemia COVID-19. La spesa sanitaria totale per l’anno 2022 è pari a 171.867 milioni di euro, di cui 130.364 milioni di spesa pubblica (75,9%), e 36.835 milioni a carico delle famiglie (21,4%), e € 4.668 milioni di spesa intermediata da fondi sanitari e assicurazioni (2,7%). Essa si è attestata al 6,8% del PIL, sotto di 0,3 punti percentuali rispetto alla media OCSE (7,1%) e a quella europea (7,1%). Complessivamente, nel periodo 2010-2022, rispetto alla media dei Paesi del continente europeo la spesa sanitaria pubblica italiana è stata inferiore di 345 miliardi.
Impietosi risultano anche i dati riferiti ai Livelli Essenziali di Assistenza. Nel mirino della Fondazione c’è, in particolare, il mancato raggiungimento del dichiarato obiettivo di “continuo aggiornamento dei LEA, con proposta di esclusione di prestazioni, servizi o attività divenuti obsoleti e di inclusione di prestazioni innovative ed efficaci, al fine di mantenere allineati i LEA all’evoluzione delle conoscenze scientifiche”. Il report evidenzia infatti come il ritardo di oltre 6 anni e mezzo nell’approvazione del Decreto Tariffe ha reso impossibile ratificare i 29 aggiornamenti proposti dalla Commissione LEA, nonché l’esigibilità delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di protesica inserite nei “nuovi LEA”. Il DM Tariffe è stato approvato il 4 agosto 2023, ma i LEA rimarranno ancora in stand-by sino al 1° gennaio 2024 per la specialistica ambulatoriale e al 1° aprile 2024 per l’assistenza protesica.
L’analisi conferma inoltre una vera e propria “frattura strutturale” tra Nord e Sud. Per questo motivo, negli adempimenti cumulativi 2010-2019 nessuna Regione meridionale si posiziona tra le prime 10 e continua ad essere alimentato “un imponente flusso di mobilità sanitaria dalle Regioni meridionali a quelle settentrionali”. La Fondazione mette dunque in guardia dagli effetti dell’attuazione di maggiori autonomie a livello sanitario richieste dalle Regioni “con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione”, che non potranno che “amplificare le diseguaglianze”. Per quanto riguarda i numeri del personale sanitario, il rapporto registra che “il nostro Paese si colloca poco sopra la media OCSE per i medici e molto al di sotto per il personale infermieristico”, con un rapporto infermieri/medici tra i più bassi d’Europa.
«La Fondazione GIMBE invoca un patto sociale e politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, rilanci quel modello di sanità pubblica, equa e universalistica, pilastro della nostra democrazia, conquista sociale irrinunciabile e grande leva per lo sviluppo economico del Paese», ha dichiarato il presidente Nino Cartabellotta. «Il preoccupante “stato di salute” del SSN – ha continuato – impone una profonda riflessione politica: il tempo della manutenzione ordinaria per il SSN è ormai scaduto, visto che ne ha sgretolato i princìpi fondanti e mina il diritto costituzionale alla tutela della Salute. È giunto ora il tempo delle scelte: o si avvia una stagione di coraggiose riforme e investimenti in grado di restituire al SSN la sua missione originale, oppure si ammetta apertamente che il nostro Paese non può più permettersi quel modello di SSN. In questo (non auspicabile) caso la politica non può sottrarsi dal gravoso compito di governare un rigoroso processo di privatizzazione, che ormai da anni si sta insinuando in maniera strisciante approfittando dell’indebolimento della sanità pubblica».
(da lindipendente.online)

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