Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
IL DEPUTATO (SOSPESO) DI FRATELLI D’ITALIA HA RISARCITO CON 20-30 MILA EURO IL FERITO, LUCA CAMPANA, CHE HA RITIRATO LA QUERELA PER LESIONI COLPOSE, PERCHÉ LO HA FATTO, SE SI RITIENE INNOCENTE? IL PARLAMENTARE NON RISPONDE
Lo sparo di Capodanno non è mai stato solo un fatto di cronaca. Era chiaro da quella notte.
Il colpo di revolver che ha rovinato la festa organizzata a Rosazza (Biella) dal sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro è un caso che ha generato polemiche politiche, indagini della magistratura e due interrogazioni parlamentari. Con una scia di colpi e contraccolpi.
L’ultimo capitolo di una saga non ancora finita risale a ieri. Nove giorni prima dell’inizio dell’udienza preliminare è emersa la notizia che l’unico indagato per lo sparo, il deputato (sospeso) di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, ha risarcito il ferito, Luca Campana, che era stato colpito alla coscia la notte della festa.
Campana è il genero di Pablito Morello, l’ex capo scorta di Delmastro. Anche Morello era alla festa. Mentre era in servizio. Ed era a fianco di Pozzolo quando il proiettile partì in maniera accidentale. Campana, dopo avere ricevuto la somma segreta – che si aggirerebbe tra i 20 e i 30mila euro – frutto di un accordo tra il suo avvocato, Marco Romanello, e il legale di Pozzolo, Andrea Corsaro, ha ritirato la querela per lesioni colpose. Dunque, Pozzolo, quando si presenterà davanti al gup di Biella il 9 ottobre, avrà un reato in meno scritto sul capo di imputazione. Gli resteranno contestati quelli sulle armi.
La transazione riservatissima firmata da Pozzolo e Campana mette una pietra tombale sul fatto, dal punto di vista giudiziario. Ma non segna la fine di un mistero. Perché il deputato di Fratelli d’Italia, che da quando è stato indagato dalla procura di Biella è stato sospeso dal partito, ha fatto scrivere nell’atto un frase: «Non mi assumo la responsabilità dello sparo». Il politico ha voluto ribadire un concetto che aveva spiegato fin dall’inizio ai carabinieri il primo gennaio: «Non sono stato io a sparare». La stessa frase Pozzolo, sentito in procura a Biella lo scorso maggio, l’ha dichiarata agli inquirenti, aggiungendo: «A sparare è stato Pablito Morello»
Il caposcorta di Delmastro, dopo avere saputo dell’accusa mossa a suo carico, aveva annunciato querela per calunnia contro Pozzolo. Ma il deputato non è stato indagato per questo. Esiste un diritto alla difesa, questo il pensiero della procuratrice dell’epoca Teresa Angela Camelio.
La procura, dopo la dichiarazione choc di Pozzolo, ha chiuso l’indagine. «Senza fare alcun altro accertamento su altre persone», aveva detto, la scorsa estate, Pozzolo, precisando: «Perché lo stub, l’esame dello sparo, è stato fatto solo a me quella notte e non a Morello?».
Pozzolo ha risarcito Campana. Perché lo ha fatto, se si ritiene innocente? Il parlamentare non risponde. Non vuole dichiarare. Ma chi è vicino a lui non avrebbe dubbi. «Lo fa per strategia difensiva, ma anche per un motivo politico».
Cosa c’entra la politica? Pozzolo, così raccontano di lui i politici del Vercellese, vorrebbe chiudere il capitolo di Rosazza. Il suo sogno sarebbe quello di continuare a fare il parlamentare senza una spada di Damocle sulla testa. Non vorrebbe combattere, ma mediare. Rientrare a pieno titolo nel suo partito.
Ecco perché avrebbe firmato la transazione. Ma ribadendo, ancora una volta, la sua presunta innocenza. «Non ho sparato io». Lo ha detto quella notte sotto la neve. Non ha cambiato idea. Così pare.
(da La Stampa)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
SIRENE IN TUTTO IL PAESE: “ANDATE NEI RIFUGI”… LA RISPOSTA PER L’ASSASSINIO DI NASRALLAH: “SE ISRAELE REAGISCE NUOVI ATTACCHI DEVASTANTI”
È in corso un massiccio attacco dall’Iran verso Israele: nel tardo pomeriggio è partito il lancio di centinaio di missili verso le principali città del Paese. Secondo il Jerusalem Post sarebbero almeno 500 i razzi piovuti sul Paese.
L’esercito israeliano ha confermato quanto sta avvenendo e ha diramato un’allerta affinché tutti i residenti si rechino nei rifugi e vi rimangano sino a nuovo ordine. Le sirene L’Idf ha aggiunto che le esplosioni che si sentono a catena sono da attribuirsi all’intercettazione dei missili da parte della contraerea, che conduce a impatti su edifici o sul terreno di schegge e frammenti di razzi.
L’Iran ha rivendicato l’attacco chiarendo che la pioggia di razzi arriva in risposta alla decapitazione della leadership di Hezbollah operata negli ultimi giorni da Israele coi raid su Beirut e il resto del Libano. «Abbiamo preso di mira il cuore dei territori occupati oggi in risposta all’assassinio del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah e di un comandante di alto rango ella forza Quds, Abbas Nilforoushan, da parte di Israele», hanno detto le Guardie della Rivoluzione iraniane in una nota.
I Pasdaran hanno avvertito poi lo Stato ebraico che se risponderà ulteriormente ai lanci di oggi dovrà far fronte ad «attacchi devastanti».
Era stato Axios ad anticipare quello che sarebbe accaduto, con informazioni ricevute da un alto funzionario della Casa Bianca. L’attacco, secondo il New York Times, potrebbe essere ancora maggiore, in portata e mezzi utilizzati, rispetto a quello che Teheran aveva condotto lo scorso aprile, sventato dall’Idf e dagli alleati. Gli Stati Uniti avvisano: «Un attacco diretto comporterà gravi conseguenze per l’Iran». E diventa sempre più concreto il timore dell’allargamento del conflitto a una vera e propria guerra regionale.
Intanto, secondo Reuters, dalla diffusione della notizia i prezzi globali del petrolio sono aumentati del 3%. Intorno alle 17.30 ore italiane un boato è stato avvertito a Tel Aviv per un ordigno, fa sapere l’esercito, lanciato dal Libano, e le sirene hanno iniziato a suonare nel centro di Israele.
Una promessa mantenuta, secondo Teheran. Per Washington una scintilla che rischia di avere contraccolpi enormi. Israele si aspettava da tempo una ritorsione da parte dell’Iran per gli attacchi delle ultime settimane contro il Libano. Prima l’operazione di intelligence che ha portato all’esplosione di migliaia tra cercapersone e walkie talkie, poi l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e di gran parte dei vertici della milizia sciita. E infine le operazioni di terra iniziate nella serata di lunedì 30 settembre. Quella attesa reazione starebbe per arrivare.
«Un attacco militare diretto dell’Iran comporterà gravi conseguenze per l’Iran», è l’avvertimento di un funzionario della Casa Bianca. «Stiamo sostenendo attivamente i preparativi difensivi per difendere Israele da questo attacco». Una cooperazione che la stessa Tel Aviv ha confermato: «Gli Stati Uniti hanno informato Israele che l’Iran ha intenzione di lanciare missili contro il Paese», ha affermato il portavoce dell’Ida Daniel Hagari.
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
“IL PARLAMENTO RICHIEDE UN IMPEGNO TOTALE”: L’EX PREMIER ASSUMERÀ L’INCARICO DI DECANO ALL’IE SCHOOL OF POLITICS UNIVERSITY
Nuovo incarico per l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, nominato decano della
IE School of Politics, Economics and Global Affairs all’IE University di Madrid. L’attuale presidente dell’Istituto Jaques Delors entrerà a far parte dell’università, uno dei principali istituti di istruzione superiore al mondo per la formazione di leader in innovazione e cambiamento, il 20 novembre. Sostituirà l’attuale decano e presidente del consiglio di amministrazione dell’IE New York, Manuel Muniz, informa una nota dell’IE University.
Riconosciuto per l’esperienza politica ai massimi livelli sia in Italia che in Europa, Letta è stato presidente del Consiglio italiano fra il 2013 e il 2014 e leader del Partito Democratico dal 2021 al 2023, oltre che ministro degli Affari europei nel 1998, ministro dell’Industria dal 1999 al 2001 e membro del Parlamento Europeo dal 2004 al 2009.
In ambito accademico Enrico Letta, dottore in Diritto europeo presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è stato rettore della Scuola di Affari Internazionali di Parigi Science Po e presidente dell’Associazione delle Scuole Professionali di Affari Internazionali (Apsia) con sede a Washington D.C. Attualmente presiede il Foro Diplomatico di Gesda, il Geneva Science Diplomacy Anticipator.
“Letta ha saputo coniugare egregiamente la dedizione al servizio pubblico con la brillante carriera accademica come docente presso illustri università europee, di Stati Uniti e Australia, oltre a un’ingente attività come autore di libri, l’ultimo dei quali fornisce una visione fondamentale sul futuro del mercato unico europeo”, ha affermato Santiago Iniguez de Onzono, presidente esecutivo dell’Università IE. Iniguez de Onzono ha ringraziato Manuel Muniz per il lavoro svolto, che ha “rafforzato la posizione della Scuola a livello internazionale e ampliato l’impronta accademica a territori come la politica e l’economia”.
Muniz sommerà la responsabilità di preposto della IE University con l’incarico di presidente del consiglio di amministrazione dell’IE New York Collage. “Questo passo rappresenta un mio grande impegno con la Spagna, un Paese chiaramente in auge e con importanti contributi al panorama dell’educazione superiore, e con la IE University, un’istituzione riconosciuta globalmente con una platea di studenti altamente diversificata, personale docente eccellente e un progetto innovatore”, ha indicato da parte sua Enrico Letta.
“Il mio contributo come nuovo decano della IE School of Politics, Economics and Global Affairs rafforza il mio impegno costante sulle questioni relative all’integrazione europea e il futuro del Mercato Unico europeo”, ha aggiunto.
Enrico Letta, nominato decano della IE School of Politics, Economics and Global Affairs, la scuola di alta specializzazione dell’Universita IE (Istitudo de Impresa) di Madrid, rassegnerà le dimissioni dal Parlamento italiano quando assumerà il nuovo incarico il prossimo 20 novembre.
“Come avevo annunciato all’indomani delle elezioni, torno al mio lavoro universitario”, scrive l’ex premier su X, che aggiunge: “Manterrò i miei impegni compatibili con questo incarico, a partire dall’Istituto Delors. Mi dimetterò invece dal Parlamento che richiede un impegno totale. Rosanna Filippin, che mi succederà e alla quale rivolgo i miei auguri di buon lavoro, saprà impegnarsi al meglio”.
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
LA SOVRINTENDENZA AVEVA DETTO NO AL “PARASPRUZZI” A PROTEZIONE DEI CLIENTI
Niente «paraspruzzi»? Ecco la querela. Così Arrigo Cipriani, titolare dello storico locale Harry’s Bar di piazza San Marco, ha deciso di fare causa al Comune di Venezia e alla Capitaneria.
Cipriani, insieme ad associazioni e cittadini, lamenta i danni provocati dal moto ondoso del mare che scorre per i canali di Venezia e che danneggia palazzi e attività commerciali. Come scrive Vera Mantengoli sul Corriere, la velocità delle barche a motore solleva le onde che poi si vanno a infrangere contro gli edifici.
Il no della sovrintendenza al frangiflutti
Cipriani ha deciso di passare alle vie legali dopo il no della sovrintendenza al «paraspruzzi», una sorta di frangiflutti, che aveva proposto per evitare che l’acqua arrivasse fino ai clienti dell’Harry’s Dolci, l’altro locale fondato dal padre Giuseppe. L’altezza del moto ondoso ha raggiunto livelli tali che i vogatori non riescono quasi più a uscire con la barca a remi. Il legale della famiglia Daniele Vianello ha quindi presentato la querela contro il Comune e la Capitaneria negli scorsi giorni. Secondo l’avvocato i due enti sono «deputati al controllo della velocità di tutti i natanti sui canali interni alla Laguna».
Il paraspruzzi sarebbe necessario per evitare che l’acqua allaghi la riva con i tavolini del locale della Giudecca. Uno spazio, situato in Fondamento San Biagio 773, pagato «profumatamente» da Cipriani ma danneggiato dalla continua presenza di acqua. Per questo il titolare dell’Harry’s Dolci aveva deciso di collocare, soltanto nelle ore lavorative, una struttura a difesa dei clienti. Che poi avesse anche poco impatto sull’ambiente circostante: quindi del colore della pietra d’Istria e della forma che evoca il panorama veneziano. Ma la sovrintendenza ha bocciato la proposta perché ritenuta in contrasto con il decoro e con le caratteristiche dell’isola della Giudecca.
La normativa ferma in Senato
Per Cipriani la decisione è un paradosso: «Come si può ritenere danneggiato il decoro e le caratteristiche di pregio della città di Venezia, ma consentire a chiunque di imperversare tra i canali causando disagi e pericoli, condotte queste ultime davvero contro il decoro della nostra amata città?». Nel comune lagunare infatti non esiste uno strumento giuridico per sanzionare chi corre sulle barche a velocità superiore a quella stabilita. Al Senato, però, esiste un progetto di legge che attende di essere discusso: è il cosiddetto barcavelox. Sono infatti le barche a motore a generare le onde alte che sbattono contro palazzi e attività commerciali. «La situazione del moto ondoso è divenuta insostenibile in tutta la città dato che i natanti non rispettano i limiti e sfrecciano ovunque, con buona pace della sicurezza e dell’incolumità dei cittadini. Nel corso degli anni purtroppo conosciamo come in Laguna ci siano state vittime per sinistri nautici a causa della velocità incontrollata», spiega l’avvocato Vianello.
(da Open)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
LA COMPAGNIA DEL GESU’ PUBBLICHERA’ UN REPORT SUI SUOI ABUSI, MENTRE SI CERCANO ALTRE VITTIME
Padre Sauro De Luca ha molestato sessualmente almeno cinque ragazze minorenni in
varie parti d’Italia. Ma il numero di vittime dei suoi abusi potrebbe essere più alto. Bolognese, dal 1967 al 1998 è stato responsabile del Meg, Movimento Eucaristico Giovanile. Ovvero l’organismo della Compagnia del Gesù che si occupa della formazione dei giovani. Oggi ha 2.500 iscritti.
De Luca, in quanto responsabile, ha girato l’Italia per visitarne le numerose sezioni. E qui sono cominciati gli abusi.
Le vittime
Le vittime avevano 14-16 anni negli Anni Novanta. «Hanno subito una grandissima ferita», dice oggi a Repubblica padre Renato Colizzi, l’attuale direttore del Meg che ha deciso di avviare un «cammino di verità» su tutta la vicenda: «Un disagio enorme che ha richiesto, dopo una fase di rimozione, anni di psicoterapia, rielaborazione, un percorso di coscientizzazione».
Nel 2010 due delle vittime hanno deciso di raccontare tutto. «Il delegato ha potuto avviare indagini, padre De Luca confessò, accettò le misure restrittive, venne trasferito da Pescara all’infermeria di Gallarate, dove morì due anni dopo per tumore», racconta padre Colizzi. Il sacerdote ha vissuto i suoi ultimi due anni «recluso». A marzo 2024 altre tre sopravvissute hanno contattato i gesuiti. E hanno parlato di altri abusi. Lasciando il sospetto che possano essercene altre.
Violenza carnale
Nei racconti delle cinque è emerso che non c’è stata violenza carnale. Ma Colizzi spiega: «Appena abbiamo stabilito un contatto, abbiamo scelto di mettere al centro la loro sofferenza, e di aprire un canale con coloro che ancora non si erano fatte avanti. Vorrei quindi rivolgere un appello, invitando chiunque abbia subito abusi nel Meg o sia a conoscenza di fatti simili a prendere contatto con la nostra delegata, la dottoressa Grazia Villani», una persona che da anni si occupa di abusi nella Chiesa. E che sarà coadiuvata dall’associazione Meter di don Fortunato di Noto. I gesuiti prendono anche in considerazione la possibilità di risarcimenti: «Pensiamo a una forma di riparazione da concordare con le vittime sopravvissute qualora lo desiderano».
Il report
La Compagnia del Gesù intende pubblicare un report su padre De Luca e i suoi abusi. «Mi sono state riferite segnalazioni orali risalenti agli anni Duemila che probabilmente sono state sottovalutate. Perché non ci risulta ad oggi, da una prima indagine negli archivi, che si sia fatto qualcosa per capire meglio cosa stesse accadendo all’epoca. Un capitolo del report dovrà quindi riguardare la responsabilità della Compagnia di Gesù», spiega il gesuita. «Vogliamo vivere questa fase di ascolto come un cammino di verità, perché la verità è il primo passo di un possibile processo di guarigione e liberazione», dice. «Per le vittime, e per noi».
(da Open)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
A INCIDERE È ANCHE LA “SPARIZIONE” DELLE MACCHINE DI PICCOLE DIMENSIONI: NEL 2012, ERANO CIRCA 30 LE “CITY-CAR” DISPONIBILI SUL MERCATO, MENTRE OGGI CE NE SONO SOLO UNA DECINA… IL “PESO” DELLE AUTO ELETTRICHE, MOLTO CARE E POCO VENDUTE
I prezzi delle auto nuove sono aumentati in modo sensibile negli ultimi quattro anni. Una delle analisi più recenti, quella del Centro Studi Fleet & Mobility dice che gli italiani hanno speso 46 miliardi di euro per comprare auto nel 2023, con una crescita del 22,3% rispetto al 2022. La spesa media per auto è salita dai 21 mila euro del 2019 — l’anno precedente la pandemia, non a caso — ai quasi 29 mila del 2023.
Un +38% in soli quattro anni che colpisce perché nello stesso periodo l’Istat ha rilevato che l’indice armonizzato dei prezzi al consumo […] ha fatto registrare una variazione del 16,2%. […] Le retribuzioni lorde, sempre secondo l’Istat, hanno perso in 10 anni il 4,5% del potere di acquisto e, al netto dell’inflazione, sono aumentate solo del 16% contro la media europea del 30,8%.
Viviamo la tempesta perfetta, con sempre meno soldi a disposizione e prezzi altissimi: comprare un’auto non è un piacere, ma un problema. Prova ne sia il mancato esaurimento degli eco-bonus per due tipologie: quella plug-in (poco amate in Italia; la quota sul mercato totale nel 2024 è ferma al 3,3%) e quella con emissioni tra 61-135 g/km di CO2 che rappresenta il 67,4% delle immatricolazioni. […] Vero che l’incentivo per la rottamazione non è elevato (da 1.500 a 3.000 euro), ma è l’ennesimo segnale di scarsa propensione all’acquisto come conferma Michele Crisci, presidente dell’Unrae (l’associazione delle Case straniere).
«Le auto, soprattutto se importanti, sono sempre costate, ma rappresentavano la priorità dopo l’acquisto di un’abitazione: oggi non è più così, al di là dei prezzi che sono aumentati soprattutto per i contenuti tecnologici esponenziali rispetto a quelli di 10-15 anni fa».
Ad esempio l’intramontabile Panda nella versione base, benzina e oggi ibrida leggero con 70 cavalli di potenza: nel settembre 2014, costava 10.710 euro, cinque anni dopo sale a 11.550 euro. Nel settembre 2022, la gamma parte da 14.750 euro, oggi siamo a 15.900 euro con un aumento rispetto al prezzo di partenza del 48,5%. Tantissimo, ma nello stesso arco temporale ci sono stati «salti in alto» maggiori.
«C’è un altro problema: la quasi sparizione delle auto di piccole dimensioni, per una strategia delle Case europee, e l’invasione delle elettriche ha alzato circa del 25% i listini medi e sconcertato il consumatore che si trova bloccato: ha solo una decina di city-car a disposizione quando nel 2012 erano quasi 30, trova solo Suv e “rifiuta” i modelli a batteria, a meno di incentivi pesanti», sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor.
A chi dare la colpa? «Fino al 2019 i prezzi crescevano in media del 2,5%, circa 500 euro all’anno, poi il tasso di crescita è schizzato all’8,3% per il Covid e l’emergere dei problemi legati alle catene di fornitura. I costruttori, incapaci di produrre le auto richieste, hanno deciso di azzerare gli sconti e aumentare i listini. Così il combinato ha portato incrementi anno su anno che si sono rivelati un multiplo di quelli che eravamo abituati a vedere», risponde Pierluigi Del Viscovo, direttore del Centro Studi Fleet & Mobility. Per qualche esperto, la situazione tenderà a normalizzarsi nei prossimi mesi, ma il quadro generale resta preoccupante
Secondo un recente approfondimento dell’Osservatorio Findomestic, il 66% degli italiani non può spendere più di 20 mila euro per una vettura nuova, il 14% ne può impegnare 10 mila al massimo, il 56% si dice costretto a rimandare l’acquisto soprattutto per ragioni economiche e solo il 7% pensa di cambiare auto entro il 2024. E il fattore costo indirizza le preferenze di un eventuale acquisto nel 73% dei casi.
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
LA MAGGIOR PARTE VA IN NORD EUROPA, DOVE LE PAGHE SONO PIÙ ALTE E C’È PIÙ LAVORO. ALTRI PREFERISCONO LA SVIZZERA, L’AUSTRIA E LA SVEZIA. MA FRANCIA E, SOPRATTUTTO, GERMANIA, RESTANO LE METE PREFERITE
Secondo le elaborazioni di Matteo Villa dell’Istituto per gli studi politici (Ispi) basate
su dati Eurostat, dal 2011 degli oltre 1,1 milioni di persone sbarcate in Italia circa 700 mila hanno lasciato il Paese irregolarmente: 65 mila sono state poi rimpatriate. Ma 640 mila si trovano in un altro Paese europeo. La maggior parte ha scelto come meta di destinazione la Germania.
Lo dimostrano anche i cosiddetti “casi Dublino” che riguardano cioè i migranti approdati in Italia e che qui hanno lasciato le impronte digitali. Secondo il Regolamento Dublino la loro procedura d’asilo dovrebbe essere processata nel nostro Paese ma negli ultimi dieci anni almeno 310 mila sono stati rintracciati, attraverso il confronto dei dati inseriti nel sistema Eurodac, in un altro stato europeo. Un terzo del totale (115 mila) appunto riguarda la Germania, ma ci sono anche 85 mila casi rilevati in Francia e circa 40 mila in Svizzera.
Seguono Austria e Svezia con circa 20 mila casi. Solo una minima parte (35 mila) è tornata in Italia, perché le procedure di riammissione sono complesse. Non è un caso che oggi, anche per contrastare l’avanzata interna del partito di estrema destra Afd, che insiste sui troppi migranti nel Paese, il cancelliere tedesco Olaf Scholz abbia ripristinato i controlli alle frontiere e sia tornato a battere cassa al governo Meloni, chiedendo di riammettere oltre ventimila persone passate dall’Italia alla Germania negli ultimi due anni.
«La Germania è da sempre il primo Paese di destinazione di chi arriva in Italia, considerata invece un luogo di transito – sottolinea Gianfranco Schiavone, membro Asgi e presidente dell’Ics di Trieste – Berlino è anche al primo posto in Europa per richieste d’asilo. Inoltre è l’unico Paese europeo che compare tra i primi dieci stati col numero più alto di rifugiati al mondo. Tra questi tantissimi vengono dall’Italia». Dall’osservatorio privilegiato del confine di nord-est Schiavone parla di «almeno il 70% di persone che arrivano per poi ripartire verso altre destinazioni europee».
Più difficile stabilire la percentuale degli arrivi via mare, perché il percorso è più difficile, «ma possiamo stimare che una quota lasci in Italia, a volte anche dopo un primo periodo in accoglienza o addirittura dopo aver ottenuto l’asilo».
Per Schiavone ormai l’Italia è un Paese poco appetibile, «dove è quasi impossibile costruirsi una vita – aggiunge –. E questo è un danno perché anche tutta la quota di migrazione qualificata sceglie altre destinazioni, come appunto Francia e Germania». Tra i nuovi Paesi che negli ultimi due anni sono diventati meta dei migranti approdati in Italia c’è anche il Portogallo, in forza della politica di regolarizzazione adottata proprio per attrarre lavoratori stranieri. Una mossa su cui il primo ministro Luis Montenegro, annusando l’aria che sta soffiando sul resto dell’Europa, ha deciso però di fare un passo indietro.
(da La Stampa)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
A UN MESE DALLE ELEZIONI DAL MINISTERO DI SALVINI ARRIVA IL GENTILE OMAGGIO
“I luoghi di culto della nostra regione sono un patrimonio inestimabile, la testimonianza concreta delle tradizioni che hanno plasmato la nostra cultura”. Con un comunicato che si apre con queste parole, il ministero delle Infrastrutture e i Trasporti ha annunciato un stanziamento di fondi per le chiese della Liguria. A firmare la nota è stato Edoardo Rixi, viceministro nato a Genova e ancora legato alla sua Regione – al punto che dopo le dimissioni di Giovanni Toti era stato il primo nome a cui il centrodestra aveva pensato come candidato alle regionali.
E proprio le elezioni regionali, in programma il 27 e 28 ottobre 2024, fanno pensare che il tempismo di questi fondi non sia casuale: “Con un decreto firmato dal ministro Salvini, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti finanzia in Liguria alcuni interventi di restauro e valorizzazione del nostro patrimonio culturale per oltre 800mila euro”, ha affermato Rixi. Che poi ha rivendicato: “Chiese, abbazie e santuari per le nostre comunità sono simboli identitari che raccontano secoli di arte, architettura e devozione”. E custodire “i nostri luoghi di culto significa preservare l’anima della nostra storia, affinché il passato continui a ispirare il nostro futuro”.
I fondi saranno distribuiti tra dieci Comuni, soprattutto in provincia di Genova, per interventi che vanno dai 50mila ai 100mila euro, soprattutto per restauri o rifacimenti. Non a caso la vicecapogruppo del Carroccio in Regione, Sonia Viale, ha commentato immediatamente ringraziando “il ministro Salvini e il vice ministro Rixi che hanno dato un forte segnale di attenzione per il patrimonio religioso e culturale della nostra Regione, elemento fondamentale del tessuto sociale e storico delle nostre comunità”. Viale ha anche aggiunto un riferimento ai “prossimi anni”, dopo le elezioni, quando “la misura potrà essere rifinanziata”. E ha assicurato il suo “impegno perché questo possa avvenire”.
(da Fanpage)
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Ottobre 1st, 2024 Riccardo Fucile
“IN QUELLE ORE È STATA UN’ESCALATION DI PRESSIONI E IMPOSIZIONI: BOCCIA PRETENDEVA CHE RACCONTASSI TUTTO A MIA MOGLIE”… MA IL TEMA DI FONDO È UN ALTRO: A QUALI ATTI E DOCUMENTI HA AVUTO ACCESSO L’EX AMANTE DI SANGIULIANO? SONO STATI SPESI SOLDI PUBBLICI PER LE “TRASFERTE” DEI DUE PICCIONCINI?
“Ero nel panico, credetemi”. Gennaro Sangiuliano lo ha ripetuto più volte, in alcuni
casi anche ad alta voce, rispondendo oggi alle richieste di chiarimento dei magistrati. L’ex ministro della Cultura è stato infatti sentito per oltre 4 ore e mezza negli uffici della Procura di Roma.
Una deposizione fiume richiesta dai pm per circostanziare l’esposto presentato il 13 settembre scorso dallo stesso Sangiuliano e che ha portato all’apertura di un’indagine per lesioni aggravate e minaccia a corpo dello Stato. Fascicolo che vede indagata Maria Rosaria Boccia, ex consulente informale – perché quell’incarico, inizialmente accordato, non è poi mai stato formalizzato – dell’allora ministro.
Va ricordato che l’ex direttore del Tg2 è a sua volta indagato per peculato in un altro procedimento – trasferito al Tribunale dei ministri –, generato dall’esposto del deputato di Avs, Angelo Bonelli e relativo alle spese, dirette e indirette, che il ministero della Cultura avrebbe sostenuto per far partecipare Boccia ai vari eventi pubblici che da giugno ad agosto hanno visto partecipare Sangiuliano. Indagine simile è in corso presso la Corte dei Conti di Roma.
Il “panico” esplicitato da Sangiuliano ai pm avrebbe preso il sopravvento, a suo dire, il 6 agosto. “In quelle ore – ha confermato Sangiuliano ai magistrati – è stata un’escalation di pressioni e imposizioni: Boccia pretendeva che io raccontassi tutto a mia moglie”.
Altro argomento di discussione è stato quello della presunta finta gravidanza. “Presunta”, perché di quell’episodio si sa davvero poco.
E poco è stato fin qui spiegato dall’ex ministro: [racconta “Boccia mi dice di essere incinta”, quando, dopo il colloquio del 9 agosto con la moglie, lei gli manda questo sms: “Sarai libero di viverti questa esperienza come vorrai, nel rispetto di tuo figlio”.
Fino all’email del 23 agosto: “Bravissimo come sempre (…) Un Super Babbo”.
C’è poi il capitolo del “misterioso account” di Instagram dal nome “Politica e Amori”, che il 14 agosto aveva pubblicato un fotomontaggio che lo ritraeva come se fosse una donna incinta.
Account poi cancellato dal social Meta. Un capitolo a parte ha infine riguardato i post su Instagram di Boccia successivi alla notizia dell’esposto di Sangiuliano. La denuncia è del 13 settembre, la notizia diventa pubblica il 19. Negli stessi minuti Boccia pubblicava una storia su Instagram localizzata in piazza del Parlamento: un bicchiere di caffè con la canzone di Malyka Ayane “Ma cosa hai messo nel caffè?”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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