Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
LA MELONI VORREBBE LIBERARSI DI MINISTRI INCAPACI O IMPALPABILI E TAJANI SAREBBE BEN FELICE SAREBBE DI SOSTITUIRE LO ZOPPICANTE ZANGRILLO (PUBBLICA AMMINISTRAZIONE), L’INESISTENTE BERNINI (UNIVERSITÀ), L’INCONCLUDENTE PICHETTO FRATIN (AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA), EREDITATI DALLA GESTIONE BERLUSCONI-FASCINA-RONZULLI… IL MINISTRO DELLA SALUTE SCHILLACI NON VEDE L’ORA DI GIRARE I TACCHI VISTO COME È RIDOTTO IL SISTEMA SANITARIO ITALIANO… TRABALLA DANIELA SANTANCHE’ (IN POLE C’E’ FOTI), PER IL DOPO-FITTO SCALPITA CIRIELLI, MELONI VORREBBE SILURARE URSO E “RICOMPENSARE” RAMPELLI – SALVINI E LE SMANIE DI VANNACCI: SOGNA DI FARE IL MINISTRO
Tra le tante fissazioni di Giorgia Meloni, una volta issata al primo piano di Palazzo Chigi, c’era anche quella detta: “Rimpasto? Mai!”. Con il tono di una Wanna Marchi resuscitata, ha sempre tuonato: Tutto resta com’è, fino al termine della legislatura. Capitoooo?
E’ proprio vero: mai dire mai. Del resto, anche quando esplose il caso Boccia-Sangiuliano, la Ducetta, pugni sui fianchi, comunicò ai “complottari d’Italia” quanto segue: “Non mi faccio buttare fuori un ministro da Dagospia”. E infatti, oggi al Collegio Romano brillano le supercazzole del neo ministro Alessandro Giuli…
Altro giro, altra corsa. Ora pare che la premier della Garbatella, secondo il filo-governativo “Corriere della Sera”, starebbe pensando proprio a un rimpasto di governo. Non solo: nei palazzi del potere si rumoreggia non di uno o due nuovi ingressi a causa di Raffaele Fitto commissario a Bruxelles e Daniela Santanché inseguita dalla magistratura, ma proprio di un grosso, grasso rimpasto della squadra di governo.
A convincere la tignosa Melona a rinculare nella sua convinzione è stata la semplice ma crudele realtà dei fatti e della cronaca. Davanti allo spettacolo quotidiano di un esecutivo affollato di esponenti in gran parte di incapaci e/o di incompetenti, da Delmastro a Santanché, da Lollobrigida a Sangiuliano, eccetera, sale alla memoria un antico e saggio motto romano che sentenzia: “Anche i sassi prima o poi maturano”.
E così, durante una riunione dell’esecutivo nazionale dei Fratellini d’Italia, l’ex compagna di Giambruno avrebbe maturato “la necessità di rinforzare l’organico” (pio eufemismo del Corrierone), accompagnato da queste parole di sconforto: “Non ci viene perdonato nulla, non possiamo fare la figura degli scappati dall’asilo…”.
Inoltre, a dar man forte all’Underdog della Garbatella sulla necessità di “rinforzare l’organico” è arrivato il supporto di Antonio Tajani che, non dimentichiamolo, ha ereditato i ministri in quota Forza Italia dall’antica gestione Berlusconi-Fascina-Ronzulli e, da tempo, mira a far felice i seguaci tajanei sostituendo lo zoppicante Zangrillo (Pubblica amministrazione), l’inesistente Bernini (Università), l’inconcludente Pichetto Fratin (Ambiente e sicurezza energetica).
Poi c’è anche il caso di chi, come il ministro della Salute Orazio Schillaci, quota FdI, non vede l’ora di girare i tacchi visto come è ridotto il sistema sanitario italiano, ormai al di là del baratro, privo com’è di mezzi e di fondi.
Però la terza gamba del governo appartiene alla Lega che mai come oggi vive un equilibrio talmente fragile che non può permettersi di spostare manco un assessore del varesotto. Superata sul filo di lana da Forza Italia, con l’arrembante generalone Vannacci tra i piedi, Matteo Salvini è pure alle prese con il processo Open Arms, dove il pm di Palermo ha chiesto 6 anni di galera (la sentenza è attesa entro dicembre).
E anche se in pubblico tuona “semmai arrivasse una condanna, per il governo sarebbe una medaglia…”, il leader leghista non dorme sonni tranquilli. Se una eventuale condanna da Palermo, venisse doppiata da una sentenza della Consulta di incostituzionalità della legge sull’Autonomia differenziata, all’interno del Carroccio potrebbe scoppiare un terremoto politico.
(Si racconta che i notabili della Lega hanno rischiato un coccolone quando è cominciata a circolare l’indiscrezione di un Vannacci smanioso, in caso di rimpasto, di un posto di ministro; visto e considerato i 500 mila voti presi alle elezioni europee, il generalone si autocertifica essere a capo di una ‘’corrente’’ che rappresenta almeno il 20 per cento del partito di Salvini).
In caso di crack giudiziario della ‘’Santa’’, il sostituto scelto dalla Fiamma Tragica di Palazzo Chigi è Tommasone Foti, oggi capogruppo alla Camera. Ma i tempi dell’addio della Pitonessa, indagata per truffa ai danni dell’Inps, si allungherebbero e di parecchio se dovesse arrivare il disco verde del gup di Milano alla richiesta di trasferimento del procedimento a Roma – la deadline è fissata al 23 ottobre.
“Di certo Daniela vedrà la fine della legislatura…”, spiegano fonti qualificate all’Adnkronos: “Ottimismo che non è tanto legato allo ‘scudo’ a cui si è appellato nei giorni scorsi il Guardasigilli Carlo Nordio – ovvero l’articolo 27 della Costituzione sulla presunzione di innocenza – quanto ai tempi potenzialmente ‘diluiti’ del processo’’.
Intanto chi sta smaniando per andare a prendere il posto di Fitto è Edmondo Cirielli, un fedelissimo di Meloni, attualmente viceministro degli affari esteri. L’altra alternativa è lo spezzatino delle deleghe in carico al ministro salentino. ‘’Innanzitutto puntando su Palazzo Chigi – scrive la ben introdotta AdnKronos – dove Meloni può contare su due sottosegretari come Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, con il primo in funzione di ‘regista’. E giocando più avanti la carta di un sottosegretario ad hoc – due i posti venuti meno nel sottogoverno, con le dimissioni di Vittorio Sgarbi e Augusta Montaruli – creandone uno agli Affari europei”.
Spezzatino con piselli o Cirielli in brodo, però prima occorre fare i conti con il terribile esame che attende l’aspirante commissario Raffaele Fitto per estenuanti 4 ore tra il 4 e l’11 novembre a Bruxelles, dove ormai ogni settimana da martedì a venerdì trasloca per studiare i dossier al fine di evitare una cruenta bocciatura, abbandonando quindi il suo superdicastero (Pnrr, coesione e affari europei, più delega al Sud) a funzionari ministeriali che non sanno che pesci prendere.
Si racconta infine che la Ducetta, che vorrebbe anche sostituire il ministro Adolfo Urso ma non se lo può permettere perché il ministro delle Imprese e del made in Italy è uno che conta nel partito, abbia sul tavolo un altro problemino da risolvere: come ricompensare il “sacrificio” del suo mentore del Fronte della Gioventù, Fabio Rampelli, che per farla felice ha tarpato le ali ai suoi Gabbiani, l’unica corrente che esisteva all’interno di Fratelli d’Italia.
Insomma, dopo due anni di governo Meloni, tutto è a posto e nulla è in ordine. Tutto è in divenire e i “complottari” in servizio permanente effettivo devono pazientare fino a metà novembre per conoscere il destino dell’Armata BrancaMeloni: rimpasto sì, rimpasto no?
(Magari, tra una finanziaria “sangue, sudore e lacrime” e una Corte Costituzionale che concede il suo bollino al referendum sull’Autonomia (destinato alla sicura sconfitta), gli otoliti di Giorgia si infiammano e la maggioranza implode.
Come ha fatto ben presente a tutti i suoi “scappati dall’asilo” la stessa Meloni: “Io non sto attaccata alla poltrona, porto tutti al voto in primavera, prendo il 30% e torno all’opposizione”, è stato lo sfogo che la premier ha rivolto ad alcuni dirigenti di primo piano del suo partito e del governo negli ultimi giorni, secondo quanto risulta al Fatto da due fonti accreditate a conoscenza dei colloqui”.
(da Dagoreport)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
ALFIERI (PD) LA GELA: “NON ACCETTIAMO LEZIONE DI STILE DA LEI, FAREMO GLI INTERESSI DELL’ITALIA, A DIFFERENZA DI QUANTO FECE LEI IL 5 SETTEMBRE 2019 CHIAMANDO ADDIRITTURA LA PIAZZA PER DIRE NO A GENTILONI COMMISSARIO”
“Sapevo già che il gruppo del Pd è favorevole alla Commissione von der Leyen e credo sia favorevole anche al fatto che all’Italia venga riconosciuta una delega importante come quella di Raffaele Fitto e la vicepresidenza esecutiva. Sono certa che questa sarà la vostra posizione, ma se questa è la vostra posizione, senatore Delrio, credo dobbiate parlare con il vostro gruppo al Parlamento europeo. Perché nelle ultime settimane al Parlamento europeo il gruppo dei socialisti ha cercato di far spostare l’audizione di Fitto come ultimo dei vicepresidenti, dicendo che non avrebbe accettato che all’Italia fosse riconosciuta la vicepresidenza esecutiva”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in sede di replica nel dibattito sulle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo, rivolgendosi ai senatori del Pd.
“In Italia facciamo opposizione a Fitto, ma sapremo comportarci di conseguenza difendendo gli interessi italiani in quel consesso. Il nostro voto sarà sempre nell’interesse dell’Italia e sapremo comportarci in maniera diversa da come avete fatto voi chiamando la piazza”.
Così Alessandro Alfieri, senatore del Pd replicando alla premier Giorgia Meloni sul voto a Raffaele Fitto come commissario europeo. Alfieri l’ha detto intervenendo in Aula, al Senato, dopo le comunicazioni della premier Meloni sul prossimo Consiglio Ue ricordando che proprio Meloni, da leader di Fratelli d’Italia, “il 5 settembre 2019 chiamò addirittura alla piazza contro gli inciuci scrivendo ‘no grazie a Gentiloni’ (come commissario Ue, ndr). Per amore di verità, noi non accettiamo lezioni di stile, noi sappiamo come comportarci”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
SECONDO LE FIAMME GIALLE, SAREBBE STATO AVVICINATO DA UN MILITARE DELLA MARINA (ANCHE LUI INDAGATO) PER IL POSSIBILE APPALTO DEL GOVERNO ALLA STARLINK DI MUSK
Tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Roma che ha portato all’arresto di Paolino Iorio, dirigente della Sogei, e di un imprenditore di una società informatica, c’è anche un giovane analista informatico, considerato il «braccio destro di Elon Musk in Italia».
Andrea Stroppa, classe 1994, è diventato noto negli ultimi anni prima come esperto informatico e poi per essere la persona che ha accompagnato l’uomo più ricco del mondo in alcuni incontri istituzionali in Italia (e non solo) nella veste – mai del tutto chiarita – di consigliere e collaboratore (anche se lui stesso si è sempre e solo definito «amico» del patron di Tesla e SpaceX).
Di che cosa è accusato Stroppa
Come scrive Ilaria Sacchettoni, nell’informativa della Guardia di finanza che ha visto la collaborazione dei nuclei Pef e Valutario, e contenuta nel decreto di perquisizione, un militare della Marina, che figura fra i 18 indagati, «nell’apprendere del progetto volto all’acquisizione da parte del governo italiano del sistema satellitare (Starlink, ndr) realizzato e fornito da un noto gruppo statunitense, approfitta dello svolgimento presso il VI reparto di cui fa parte, di una riunione sul tema per agganciare e contattare successivamente il referente italiano del gruppo, Andrea Stroppa».
«Nel corso delle conversazioni – spiega anche Sacchettoni – emerge che, da un lato l’ufficiale di Marina programma con un altro indagato l’inserimento di Olidata Spa nell’affare e, dall’altro, lo svolgimento di una certamente illecita propalazione a beneficio dello Stroppa (e, suo tramite, dei suoi referenti) di notizie riservate in ordine a decisioni assunte nel corso di riunioni ministeriali. Vicenda sintomatica di un accordo concluso, o in corso di conclusione, al fine di far beneficiare Olidata Spa e attraverso lo stesso ufficiale di Marina e di un altro indagato, degli affari che il gruppo statunitense potrà concludere con l’amministrazione italiana, grazie all’intervento illecito del pubblico ufficiale».
Chi è Stroppa
Cresciuto a Roma, nel quartiere Torpignattara, da sempre appassionato di informatica, venne intercettato da alcuni attivisti di Anonymous Italia ancora minorenne e ingaggiato come giovane hacker. Una vicenda non senza risvolti giudiziari, che si risolsero quando ottenne il perdono giudiziale da parte del Tribunale dei minori.
A notarlo non fu solo il movimento di hacker, ma anche Marco Carrai, caro amico di Matteo Renzi e grande esperto di sicurezza informatica nel nostro Paese. Stroppa venne chiamato da Carrai a fare il responsabile della divisione ricerca e sviluppo di una delle aziende di cui era socio grazie alle sue capacità di analisi dei dati del traffico sui social network e alle sue abilità di divulgatore.
Nel 2017 venne scelto da Renzi – non più presidente del Consiglio, ma segretario del Pd – come consulente sulla cybersicurezza.
Il legame tra Stroppa e Musk
E da lì, con un balzo in avanti di qualche anno, si arriva al legame con Elon Musk, che in varie occasioni ha dimostrato di apprezzare la compagnia e la collaborazione di Stroppa anche tramite il suo social X. L’analista romano è stato ingaggiato come ricercatore indipendente dalla squadra che curava la sicurezza di X. Venne ringraziato pubblicamente da Musk sempre sulla piattaforma social dopo la pubblicazione di una sua ricerca sulla diffusione di contenuti pedopornografici su X.
Una precisazione: Stroppa non ha mai avuto incarichi formali in X. Per Stroppa Musk è «il Leonardo da Vinci della nostra epoca». Al Corriere, di ritorno dal suo impegno all’Ai Safety Summit di Bletchley Park, aveva detto: «È la persona più riflessiva che conosca, con una cultura trasversale che gli permette di interpretare problemi complessi riuscendo a osservare da punti di vista diversi che apparentemente non sembrano legati. E questa è una caratteristica che aveva Leonardo da Vinci».
Sul problema della connessione Internet nel nostro Paese e sul possibile ruolo di Starlink, che è al centro dell’inchiesta, diceva: «Per arrivare a parlare di Ai dobbiamo come Paese come prima cosa risolvere il problema della connessione Internet su tutto il territorio. Società come Telecom e Open fiber stanno facendo un ottimo lavoro, ma è veramente un lavoro complicato. Mi auspico che società come Starlink possano dare una mano a connetterci tutti ».
(da il Corriere della Sera)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
LA TESI DIFENSIVA DELLA “PATRIOTA” MARINE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI
Marine Le Pen arriva per prima nel nuovo grande Palazzo di Giustizia di Parigi, l’edificio di Renzo Piano inaugurato cinque anni fa nel quartiere di Batignolles, fatto di vetro e legno chiaro «per aiutare a fare luce».
La leader del Rassemblement national sorride, con quel suo modo silenzioso di sottolineare che l’agitazione è sempre degli altri e mai la sua, mentre si dirige verso l’aula dell’udienza stringendo una borsa piena di documenti.
È uno dei passaggi delle due ore di deposizione in cui Marine Le Pen si lascia più trasportare, con il rischio — calcolato, anzi forse voluto — di andare fuori tema.
Il punto, come dice la presidente del tribunale, Bénédicte de Perthuis, è «ottenere risposte precise, e le otterremo, non ho dubbi», sull’uso che Marine Le Pen e altri 24 esponenti del partito hanno fatto degli assistenti al Parlamento europeo.
Secondo l’accusa, quegli assistenti in certi casi non hanno messo piede a Strasburgo e quindi non hanno certo rischiato di venire «inghiottiti dal blob», perché in realtà con i soldi europei lavoravano per il partito a Parigi.
«Ma un deputato lavora forse per se stesso? No, lavora per le sue idee. E chi trasmette quelle idee? Il partito. L’attività politica è sempre svolta nell’interesse del partito», in quale contesto non importa.
Questa è la tesi difensiva di Le Pen e dei co-imputati. Ma il regolamento stabilisce che gli assistenti vengono pagati dalla Ue per lavorare proprio nell’emiciclo di Strasburgo, e non per una generica e intercambiabile «attività politica».
Nel caso di «Mlp», si tratta di chiarire il ruolo di Catherine Griset, tra il 2010 e il 2016 assistente parlamentare a Strasburgo ma soprattutto capo gabinetto del partito a Parigi.
In gioco c’è una improbabile condanna al carcere fino 10 anni, e una più concreta minaccia di ineleggibilità per altrettanti 10 anni, che nonostante i ricorsi potrebbe complicare la quarta corsa di Marine Le Pen verso l’Eliseo.
(da il Corriere della Sera)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
E LUI SI “VENDICA” CON DUE EDITORIALI DI SALLUSTI E CERNO CONTRO IL GOVERNO SUL CASO STRIANO
Lo stop alla trattativa per acquistare l’agi non va giù ad Antonio Angelucci. L’operazione è in stallo da mesi. Almeno da prima dell’estate.
E le interlocuzioni tra l’Eni e la Tosinvest, la holding del deputato leghista e proprietario di cliniche private in tutta Italia, si sarebbero interrotte anche per la volontà del governo: dopo le proteste della redazione dell’agenzia e quando la questione è diventata l’emblema del rapporto malato tra l’esecutivo e la stampa, sarebbe stata proprio la premier Giorgia Meloni a chiedere in prima battuta di rallentare l’operazione e poi di farla interrompere definitivamente. Anche perché l’unione europea ha acceso un faro sull’acquisto dell’agenzia di stampa da parte del deputato della maggioranza.
Strategia che sta facendo infuriare Angelucci, deputato leghista che vuole acquistare l’agenzia possedendo già i quotidiani Il Giornale, Libero e Tempo per completare la sua operazione di costruire un polo editoriale di destra.
Martedì scorso, durante la votazione (andata a vuoto) dei giudici della Corte costituzionale, Angelucci si è fermato a parlare in Transatlantico con il ministro Francesco Lollobrigida. Un breve colloquio con la mano davanti alla bocca per evitare di far capire il labiale, interrotto solo dall’arrivo dei cronisti.
Che Angelucci però non abbia preso bene lo stop del governo all’operazione Agi si è visto negli ultimi giorni. Su Il Giornale e Il Tempo sono usciti due editoriali dei rispettivi direttori, Alessandro Sallusti e Tommaso Cerno, particolarmente critici contro la maggioranza e contro esponenti di Fratelli d’italia accusati di fare poco o nulla sulla questione del presunto dossieraggio del finanziere Pasquale Striano.
Un caso più unico che raro e che è stato notato ai vertici dell’esecutivo. Il primo colpo è arrivato dal direttore del Giornale con un articolo, uscito giovedì, dal titolo: “Lo strano sonno sui dossieraggi”. Sallusti ha criticato la presidente della Commissione antimafia di FDI Chiara Colosimo, molto vicina alle sorelle Meloni, per non far nulla sulla posizione dell’ex procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho.
Stessa inerzia, ha aggiunto, dei due presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Ma comunque, in generale sul tema del dossieraggio, a parte la Lega, per Sallusti “neppure la maggioranza nel suo complesso pare ricettiva”.
Editoriale che è stato notato a Palazzo Chigi: c’è chi dice che Sallusti sia stato “armato” dalla Lega ma fonti di governo vedono nell’attacco una ripicca da parte di Angelucci. Il giorno dopo è stato Cerno a metterci un altro carico con un articolo simile: “Chi ha messo il sonnifero all’antimafia”, ha scritto il direttore del Tempo.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
E LA DUCETTA IN SENATO SI VANTA PURE: “L’ITALIA È UN MODELLO DA SEGUIRE, SIAMO PRAGMATICI ED EFFICACI”…EDI RAMA ALLA TV ALBANESE: “QUESTA COSA A NOI NON SERVE A NULLA, SERVE ALLA MELONI E TANTO PAGA L’ITALIA”
“Sono orgogliosa che l’Italia sia diventata un modello da seguire, ho accolto con grande soddisfazione l’attenzione di diversi governi di diverso colore politico” sull’azione italiana “a riprova del pragmatismo e dell’efficacia che hanno segnato la nostra azione in materia di contrasto dell’immigrazione illegale”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo.
Sono 48 i migranti sbarcati, all’alba, a Lampedusa dove, ieri nell’arco di 24 ore, ci sono stati 23 approdi con un totale di 960 persone.
Al momento, all’hotspot di contrada Imbriacola, ci sono 946 ospiti.
Ieri, in mattinata, erano stati trasferiti in 233. Per oggi, la prefettura di Agrigento ha disposto lo spostamento di 220 migranti con il traghetto di linea per Porto Empedocle e poi, nel pomeriggio, altri 168 verranno imbarcati su un volo Oim per Milano.
Sono 316 i migranti, al momento, presenti all’hotspot di contrada Caos a Porto Empedocle. Si tratta del gruppo che, su disposizione della prefettura di Agrigento, è stato trasferito ieri sera da Lampedusa con il traghetto di linea giunto all’alba a Porto Empedocle. I 316 stanno per essere spostati, a scaglioni, in altre strutture d’accoglienza della Sicilia e della penisola.
Le quote di sistemazione sono state già definite e ripartite. Nella struttura di Porto Empedocle arriveranno adesso i 58 che sono in fase di sbarco dalla nave ong Mare Jonio. Anche loro stazioneranno il minor tempo possibile, solo per essere rifocillati e dar corso alle procedure di identificazione, fra le casette di contrada Caos.
Altri 57 migranti sono stati sbarcati a Lampedusa, dopo che le motovedette di Frontex hanno agganciato due barchini salpati da Sabratha e Garabulli in Libia. Sui natanti c’erano egiziani, eritrei, pakistani, siriani, bengalesi, iracheni e sudanesi che hanno riferito d’aver pagato da 5mila a 6mila dollari per la traversata. Salgono a 6, dall’alba, gli approdi su Lampedusa con un totale di 105 persone.
“Per la campagna elettorale di Giorgia Meloni avete speso 900 milioni di euro, mandando 16 migranti con una nave ad hoc ieri (in Albania, ndr). Avete sprecato 900 milioni di euro che dovevate dare a carabinieri, poliziotti, alla liste d’attesa sulla sanità e che portano via immigrazione che potrebbero essere regolare”. Così il senatore di Italia viva, Matteo Renzi riferendosi ai migranti trasferiti dal governo italiano in un centro in Albania, durante il suo intervento al Senato dopo le comunicazioni della premier Giorgia Meloni. Per Renzi, “il vostro elettorato di centrodestra prima o poi vi chiederà il conto: il punto è che per uno spot elettorale che avete fatto e che ha certificato, non la sinistra brutta e cattiva, ma il vostro partner Edi Rama, che ha detto alla tv albanese che questa cosa ‘a noi non serve a niente e non costa niente, ma serve a Meloni e tanto paga I’Italia”.
Quindi ha concluso: “Avete detto che farete la rivoluzione e invece solo camp elettorale a spese dei contribuenti”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
LE INIZIATIVE DI RENZI NON POSSONO CHE LASCIARE PERPLESSA SCHLEIN. UN CONTO È AGGIUNGERE UNA GAMBA CENTRISTA AL TRICICLO PD, TUTT’ALTRO È ASSISTERE A QUALCHE MANOVRA IL CUI SCOPO È CONDIZIONARE LA ROTTA IN VIA DEL NAZARENO
Elly Schlein è tornata su un tema che le è familiare: la contrarietà a qualsiasi tipo di “larghe intese” con la destra; e dunque la volontà di andare al governo senza compromessi, attraverso una vittoria elettorale. Ma come mai la segretaria del Pd ha sentito il bisogno, proprio adesso, di confermare la linea?
Ci sono varie ragioni. Una è che dire “no” alle larghe intese, ossia a un accordo di governo con la parte avversa (il centrodestra), significa in realtà dire un “no” implicito a un esecutivo “tecnico”. Schlein ci tiene a precisare che lei sarebbe contraria. E invece chi potrebbe essere favorevole? Tra le righe certe affermazioni nascondono il timore di manovre sotterranee. Ad esempio, nessuno sarebbe sorpreso se la segretaria del Pd vedesse con sospetto il dinamismo di Forza Italia e di Tajani. Che non è, o non è ancora, una svolta a sinistra, ma di sicuro è un tentativo di guadagnare spazi al centro.
Significa, almeno in teoria, lasciare la destra a Salvini e Meloni e raccordarsi con altri gruppi votati allo stesso obiettivo: allargare i margini di manovra centristi.
Ad esempio, le iniziative di Renzi che invita per discutere di politica vari personaggi di centrosinistra, interni o esterni al Pd, spesso emarginati dalla segretaria, non può che lasciare perplessa Schlein. Un conto è aggiungere una gamba centrista al triciclo del Pd, tutto inclinato a sinistra; tutt’altro conto è assistere a qualche manovra ambiziosa, il cui scopo è condizionare la rotta in via del Nazareno.
E allora ecco i due mini-Aventini: nessuna partecipazione al voto sia per la Rai sia per la Consulta. Scelte discutibili ma in qualche misura razionali: volte non solo a rifiutare i compromessi, ma anche a impedire i compromessi altrui.
In due parole, ci si difende dalle astuzie di Conte. Ed è facile concludere che si tratta della stessa logica per cui si sventola il rifiuto delle “larghe intese”, estesa alla vaga ipotesi di un ritorno dei “tecnici”. Per certi aspetti il Pd e FdI seguono in modo parallelo la stessa traiettoria. Né Elly Schlein né Giorgia Meloni hanno interesse a convergere su qualche soluzione confusa per salvare la legislatura.
Entrambe sono portate a scelte radicali. La premier è convinta, non senza ragioni, che il 30 per cento sia alla sua portata. La leader del Pd pensa che le elezioni le offrirebbero l’occasione di entrare a Palazzo Chigi dal portone principale, che naturalmente non è quello delle intese di corridoio.
È chiaro che una delle due si illude. Ma è anche il segno di un certo logorìo del quadro generale . Divisi uno contro l’altro i “fratelli coltelli” del centrosinistra; frustrati e rancorosi i protagonisti del centrodestra, Salvini su tutti. Non è una prova di acume politico, mandare tutto all’aria. Ma la tentazione potrebbe nascere.
(da La Repubblica)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
“BRET BAIER, IL GIORNALISTA CHE LA INTERVISTERÀ, È MORBIDO CON LA SINISTRA. AVREI PREFERITO QUALCUNO DI PIÙ FORTE, MA FOX È DIVENTATA DEBOLE”
La vicepresidente degli Stati Uniti e candidata del Partito democratico alla Casa Bianca, Kamala Harris, ha accettato la richiesta di un’intervista esclusiva rivoltale dall’emittente televisiva “Fox News”.
Lo ha annunciato ieri la rete televisiva, precisando che l’intervista andra’ in onda domani sera. Si trattera’ della prima intervista di sempre della vicepresidente alla rete di orientamento conservatore, a poche settimane dalle elezioni e coi sondaggi che prevedono un testa a testa tra la candidata e il suo avversario repubblicano Donald Trump negli Stati chiave.
Donald Trump contro Fox per aver deciso di intervistare Kamala Harris. In una serie di post sul suo social Truth, l’ex presidente attacca Bret Baier, il giornalista che intervisterà Harris, considerato “giusto e bilanciato” e spesso “morbido” con la sinistra. “Avrei preferito qualcuno più forte, ma Fox è diventata debole”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2024 Riccardo Fucile
“RENZI? SMETTIAMO DI PARLARNE, È RIDICOLO DARGLI UN’IMPORTANZA CHE NON HA. SULLA GAMBA CENTRISTA DELLA COALIZIONE CI SONO ‘PADRI NOBILI’ DISPONIBILI A AIUTARE UN PROCESSO AMPIO. NON DEMORDO, PER ESEMPIO, SULLA DISPONIBILITÀ DI FRANCESCO RUTELLI”
Goffredo Bettini, la polemica fra Renzi e Conte in piena campagna elettorale ligure mette a rischio la corsa di Orlando?
La mia opinione è che serve un soggetto democratico e liberale che allarghi i consensi del centrosinistra. Per costruirlo, iniziare da Renzi, è un errore politico. Posso fare una proposta? Smettiamola di parlarne. È ridicolo dargli un’importanza che non ha. Ed è autolesionista concentrarsi su una questione marginale, che si è dimostrata così divisiva. Ben altre prove ci sono di fronte.
La guerra alle porte di casa. L’Europa scomparsa. Meloni che vuole spacchettare l’Italia. La sanità pubblica a pezzi. Le fasce della popolazione povera senza reddito di cittadinanza e con meno servizi e stato sociale.
I lavoratori sfruttati e senza un salario minimo. La produzione industriale che arranca. Le tasse che aumentano, insieme all’evasione. Un clima illiberale che tacita il dissenso. Basta per capire che è l’ora di smetterla con il politicismo astratto e un confronto fra stati maggiori, pompato solo da una dimensione mediatica e virtuale?
Che però mette a rischio il centrosinistra in Liguria?
§Orlando non subirà alcun danno. Sono fiducioso perché, al di là delle sigle che lo sostengono, ha svolto una campagna elettorale aperta, inclusiva, concreta. Ha saputo parlare a tutti i liguri della loro vita e del loro futuro. Perché è un uomo di sinistra che sa governare, ascoltare e ragionare, valorizzando le energie disponibili. Ama la sua terra, con il suo popolo tradizionale e le sue punte più innovative che guardano al mondo. Certo, dall’altra parte c’è un sistema di “convenienze”, chiamiamole così, esteso, capillare e ben presente anche dopo la fuoriuscita di Toti. Un blocco di destra che soffoca la società. La partita si gioca sulla capacità degli elettori di vedere bene questo “cappio” che si è stretto sulle loro vite.
Fa bene Conte a mettere veti sulla presenza di Iv nelle alleanze?
Conte sta combattendo contro una linea antiunitaria cui dà voce Grillo; nostalgica del passato, quando M5s si definiva «né di destra, né di sinistra». Ha bisogno di una certa libertà, di uno spazio politico, per riproporre valori fondativi del movimento. Non va pressato. Né richiamato all’ordine, tanto più nel momento in cui ribadisce di stare nel campo progressista, di sostenere alle regionali tutti i candidati che non ha contribuito a determinare, di combattere con la sinistra contro l’autonomia differenziata e il premierato, a favore del salario minimo, del reddito di cittadinanza e della chiusura della forbice sociale che umilia la maggioranza degli italiani. Andiamo avanti, esaltando le convergenze. Ricordando che nel centrodestra è in corso una sorta di guerra civile.
C’è, al fondo della polemica fra M5s e Iv, il tema della premiership del centrosinistra?
Parlare di ciò in questo momento è immaturo e velleitario. L’ha chiarito Schlein. Il Pd non ha concordato disegni o siglato patti segreti. Sa che le dico? In mezzo alla tempesta nella quale ci troviamo, perdere energie mentali per almanaccare ognuno sul proprio futuro personale lo considero immorale.
Schlein preferisce non intervenire. Così rischia di non esercitare la leadership nell’alleanza?
Schlein fa benissimo a non alimentare polemiche. Si concentra sulle condizioni del Paese. Questo è il suo dovere. Le polemiche cadranno da sole se sapremo incidere sul corso degli avvenimenti.
C’è un tema sul “centro”: se Calenda e Renzi sono incompatibili, chi può unire quest’area?
C’è una quantità di grandi personalità giovani e meno giovani pronte a entrare in azione. Ci sono “padri nobili” disponibili a aiutare un processo ampio. Non demordo, per esempio, sulla disponibilità di Francesco Rutelli. Non comincerei dalle nomenclature, ma dalla passione, le idee, l’orgoglio di una tradizione liberale e democratica che nel passato è stata interpretata mirabilmente da un uomo come Ugo La Malfa. C’è un pezzo d’Italia democratica e moderata che non ha voglia di stare con gli ex fascisti. La lasciamo disperdere in tanti rivoli o proviamo a unirla attorno a un progetto di riscatto repubblicano?
Beppe Sala, che si offre per il ruolo, tanto per cominciare chiede la presidenza dell’Anci per il Nord, contro il sindaco di Napoli.
Stimo Sala e sono sorpreso dalle sue affermazioni. Proprio di fronte all’autonomia differenziata occorre includere il Mezzogiorno. Le figure apicali delle altre associazioni degli enti locali sono tutte del Nord. E poi c’è una questione di merito. Manfredi è una eccellenza. Per equilibrio, civiltà dei comportamenti, capacità di dialogo, abilità amministrativa e livello culturale. Dio sa quanto ha bisogno il Paese di gente come lui.
(da editorialedomani)
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