Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
IL TACCUINO GIUSEPPE E LA SUA CONSACRAZIONE
La sceneggiatura e la scenografia erano perfette, ieri pomeriggio al Palazzo dei Congressi
romano dell’Eur, compreso il gruppetto di contestatori, grillini della prima ora con le magliette del Fondatore e di Casaleggio. In coro, invitavano a sabotare il voto della base, che invece ha raggiunto già in serata il quorum degli oltre 44 mila iscritti, necessario per le modifiche di statuto, cioè il cambio di pelle dei 5 stelle da movimento a partito, con un leader, Conte, a cui i militanti si affidano per sfangarla e superare il momento più difficile della loro storia.
Tal che l’arrivo a sorpresa di Grillo, e un eventuale suo show sul palcoscenico all’ultimo momento, non farebbe che confermare la metamorfosi, e soprattutto eviterebbe il rischio di una scissione rimasto incombente in tutta la lunga vigilia congressuale.
Perché di congresso, appunto si tratta. L’epoca dei meet-up, delle piazze, dello streaming usato per mettere in berlina Bersani protagonista della “non vittoria” del 2013 che consacrò invece l’arrivo ormai prossimo del M5S al governo, con i due esecutivi, gialloverde e giallorosso, guidati da Conte nel triennio 2018-‘21, è ormai chiusa da un pezzo.
La stagione di Conte-leader è cominciata subito dopo, ha visto un’altalena di risultati – a partire da quello, considerato un miracolo dato che il Movimento nei sondaggi era dato tendente alla scomparsa – delle politiche del 2022, alla vittoria in Sardegna a febbraio con Todde, alla contrazione alle Europee di giugno, allo scivolone, pur nell’ambito della vittoria del centrosinistra, in Emilia Romagna e in Liguria domenica scorsa.
Forse anche Conte, come Craxi quando diventò segretario di un Psi assai sofferente, pensa che il problema del Movimento, nell’immediato, sia il “primum vivere”. E sopravvivere con il centrosinistra, dato che questa è stata la proposta che hanno condiviso l’Assemblea costituente, gli iscritti e non solo
Quanto al resto, la partita vera deve cominciare, di qui al 2027, quando il “campo largo” dovrebbe vedersela con Meloni. E da ora in poi, Conte ha in mano tutte le leve per giocarla.
(da La Stampa)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
POI CI SONO GLI SCAZZI SULLA MANOVRA, I DUBBI SULL’AUTONOMIA DOPO LA BOCCIATURA DELLA CONSULTA, IL VOTO SULLA COMMISSIONE UE E LA SPACCATURA SUL CASO NETANYAHU… IL VELENO DEI MELONIANI SUGLI ALLEATI: “SE LA MAESTRA È FUORI DALLA CLASSE… I BAMBINI SI SCATENANO”
«Certo, se la maestra è fuori dalla classe… I bambini, si sa, sono vivaci». Un parlamentare di Fratelli d’Italia commenta così la settimana appena trascorsa. Giorgia Meloni era in Brasile ed Argentina e le schermaglie dentro la maggioranza sono state quotidiane.
Ci sono state elezioni regionali con due sconfitte, continui sgomitamenti, in particolare tra Salvini e Tajani, prese di posizioni contrastanti sulla manovra, discussioni sotterranee sulle nomine a partire alla sostituzione di Fitto come ministro, bocciatura della legge sull’Autonomia da parte della Consulta, voto in Europa e, botta finale, spaccatura sul caso Netanyahu.
Da Palazzo Chigi tendono a sminuire. Tutto è tranquillo, bisogna solo raccordarsi sulle prossime mosse e quelle che interessano il governo sono in primo luogo la Finanziaria, visto che a breve si comincerà a votare e non si può rischiare di andare in ordine sparso.
È chiaro che il piatto forte del summit sarà questo. Ma di fatto, nessuno conferma ufficialmente nemmeno la data: «I vertici si tengono ogni settimana o dieci giorni, non c’è nulla di speciale». Probabilmente però, aggiungono, potrebbe essere anche lunedì. Il problema è che il vicepremier Tajani da domani sarà impegnato a Fiuggi in un vertice interministeriale e poi nel G7 domani e martedì, e mercoledì ci sono altri impegni internazionali, quindi la data più probabile resta stasera
Ma appunto i temi sul tappeto sono tanti. Dalla stessa Finanziaria: come utilizzare l’extragettito in arrivo dal concordato fiscale? L’idea è quella di diminuire l’Irpef dove possibile, ma a tutti o solo ad alcune fasce o categorie? Al di là dei singoli provvedimenti, però, la questione riguarda il clima generale. Di Regionali del 2025 si parlerà più avanti, questo sì, anche se la Lega ha tutt’altro che rinunciato a una propria candidatura in Veneto.
E ancora: una linea comune su politica estera e sostituzione del ministro Raffaele Fitto, destinato alla vicepresidenza della Commissione, andrà presa. Secondo molti infatti sarà impossibile per la premier tenere l’interim della delega al Pnrr. Anche se in FdI molti sono trancianti: «Fitto è un ministro di Fratelli d’Italia. La sua sostituzione riguarda Fratelli d’Italia».
Il fatto è che con questo clima la discussione rischia di complicarsi, e non soltanto per la rivendicazione di ruoli o caselle concrete, ma anche di semplice posizionamento politico.
Un esempio è la discussione sottotraccia riguardo al nome di Elisabetta Belloni. La direttrice del Dis, il Dipartimento che vigila sui Servizi, secondo Giorgia Meloni potrebbe certamente sostituire Raffaele Fitto.
Ma Antonio Tajani probabilmente non è entusiasta di vedere Belloni, una vita intera alla Farnesina, assumere un ruolo anche nei rapporti con l’Unione. Ma se non piace a Tajani, allora probabilmente piace a Salvini
I rapporti tra i due leader sembrano al minimo storico
Anche per le frequenti incursioni di Salvini sui temi della politica estera. Tajani a brutto muso ha fatto intendere a Salvini che con la premier di temi così delicati parla lui, e che fuori linea è semmai proprio il segretario leghista. È in cerca — dicono da Forza Italia — di visibilità, che però in momenti così delicati e su questi terreni è inopportuna. Come la stessa premier avrebbe spiegato al leader della Lega.
(da Corriere della Sera)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
FORSE CONTE, COME CRAXI QUANDO DIVENTÒ SEGRETARIO DI UN PSI ASSAI SOFFERENTE, PENSA CHE IL PROBLEMA DEL MOVIMENTO SIA IL ‘PRIMUM VIVERE’. E SOPRAVVIVERE CON IL CENTROSINISTRA. LA PARTITA VERA DEVE COMINCIARE, DI QUI AL 2027, QUANDO IL CAMPO LARGO DOVREBBE VEDERSELA CON MELONI
Conte vince la sua scommessa, porta gli iscritti M5s a votare e archivia definitivamente
Beppe Grillo e la stagione dei “vaffa”. «Il quorum è raggiunto!» esulta l’ex premier dal palco del Palazzo dei congressi alle 19.30, superata la soglia dei 45 votanti. «È la vittoria di chi ha deciso di decidere». È da un po’ che sa che il traguardo è tagliato.
Conte è in camicia, lontano dal rumore della folla. Si ferma per parlare della mini-contestazione che ha inaugurato la giornata. «Era un’azione annunciata – sottolinea – su 90 mila persone ci sta che in 15 contestino. Siamo trasparenti, aperti al dissenso». Tanto il quorum è raggiunto, il risultato politico è in cassaforte. Resta solo l’ostacolo Grillo: e se si presentasse a sorpresa all’Eur?
«Ora andiamo avanti», taglia corto l’avvocato del popolo sorridendo. Sa che l’accoglienza per il fondatore non sarebbe tenera, che la platea è tutta per lui: lo ha acclamato come una rock star e ha, invece, maltrattato i contestatori.
Quando nel primo pomeriggio Conte sale sul palco, non fa in tempo a godersi «l’atmosfera entusiasmante» che in platea irrompono i “Figli delle stelle”. Sono una dozzina di ragazzi che chiedono «trasparenza», invitano Conte a dimettersi e lanciano quella che un tempo era la lettera scarlatta: «Siete come il Pd».
Ma non è più il tempo dei «pidioti», anzi, il trasloco nel campo progressista è ormai completato e i contestatori vengono accompagnati alla porta. Volevano combattere il corso contiano con l’astensione, ma coi numeri falliranno. Addio “Figli delle stelle”, cantava Alan Sorrenti: «Io non cerco di cambiarti, so che non potrò fermarti. Tu per la tua strada vai, addio ragazza ciao».
Il palco è tondo, bianco.
Tutt’intorno iscritti ed elettori sono circa duemila. «C’è una grande partecipazione – dice Conte – abbiamo rovesciato la piramide, decide la base». Grillo resta un fantasma. Si materializza, insieme a Gianroberto Casaleggio, solo sulle magliette nostalgiche dei contestatori.
L’ex deputato Marco Bella ha provato a coordinare l’astensionismo via social: «Quale forza politica del globo terracqueo cancella 70 mila iscritti per vincere un voto interno? Che schifo».
Gli risponde a distanza Crimi, assicurando che la scrematura «è stata fatta con assoluto rigore – spiega a La Stampa – inviando più comunicazioni e dando a tutti la possibilità di scegliere se rimanere iscritti o staccarsi».
Dopo Conte sfilano sul palco o in collegamento tanti ospiti: tra gli altri, il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, Enrico Mentana, il premio Nobel Joseph Stiglitz in collegamento. In giro per i corridoi freddi del grande palazzo s’incontrano i big del passato e del presente. Stefano Patuanelli, Roberto Fico, Paola Taverna, Alessandra Todde. L’album di famiglia appare “de-grillizzato”: non ci sono uomini e donne vicini e vicine a Grillo.
Danilo Toninelli assente, come Virginia Raggi, che ha mandato un messaggio ai vecchi amici: «Oggi avevo già un impegno, forse passo domani». Una delle più attese è Chiara Appendino, che arriva due ore dopo a causa di un ritardo dell’aereo.
Dopo aver fatto rumore per le sue dichiarazioni sul rischio che i 5 stelle vengano «fagocitati» dal Pd, l’ex sindaca di Torino sceglie un profilo più basso: «Siamo qui come comunità per ascoltarci e per ascoltare i tanti esperti – dice – è una bellissima giornata di partecipazione, sono felice che abbiamo raggiunto il quorum».
Qualche iscritto le si avvicina per complimentarsi della sua linea “anti-Pd”: «Meno male che l’hai detto, serve qualcuno che lanci l’allarme». Appendino sorride, per commentare è meglio aspettare il risultato delle votazioni su alleanze e collocazione politica. Come quella sul ruolo del garante, che verrà ridimensionato (o addirittura eliminato), ormai è sicuro, ma bisogna capire come, visto che erano previste varie opzioni e non si sa cosa abbia scelto la maggioranza dei votanti.
Il resoconto della consultazione online verrà reso pubblico oggi nel primo pomeriggio, al termine della seconda giornata di panel e confronti. Poi toccherà a Conte mettere il punto all’assemblea. Sperando che, nel frattempo, Grillo non si sia fatto vedere.
(da La Stampa)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
COSI’ IL M5S CAMBIA DEFINITIVAMENTE VOLTO
«La verità è questa: nessuno sa nulla di Beppe. E comunque noi saremmo gli ultimi a saperlo se dovesse venire qui». Rocco Casalino, capo della comunicazione nei 5 stelle, ex portavoce a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte, è stato intercettato da Gabriella Cerami per Repubblica durante l’assemblea costituente del Movimento, la stessa che, raggiungendo il quorum al Palazzo dei congressi dell’Eur, ha autorizzato alal votazione sulla piattaforma per la modifica dello Statuto.
Una marea che delegittima il fondatore Beppe Grillo, assente, così come erano assenti, secondo quanto riporta la testata, sia l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi che l’ex ministro Toninelli. «Non mi sono mai allontanato da Conte», spiega Casalino, aggiungendo che si è fatto un po’ da parte perché era quello che voleva. E se Grillo si presentava all’Eur Casalino si augurava l’assenza di fischi «non è giusto, ognuno può dire la sua». Ma con il fondatore non si sente più durante questa fase. E sui contestatori che hanno fischiato Conte durante il suo discorso chiosa: «Gridavano “onestà-onestà”, ridicoli, cosa c’entra questo urlo contro l’assemblea o contro Conte? E poi erano pochi, dieci-quindici persone, non di più».
Grillo-killer
E proprio il comico genovese non è ospite gradito. Patrizia, 74 anni, viene da Napoli, intercettata da Francesco Bei su Repubblica e si è portata in borsa alcuni fogli A4 pronti all’uso, nel caso di presenza del fondatore. Sopra la scritta: “Grillo killer su commissione”.
E anche se il figlio del fondatore del Movimento, Davide Casaleggio, critica Conte e la sua «gestione dall’alto» parlando di eclissi finale, tanti seguono l’ex presidente del Consiglio. Al palazzo dei Congressi all’Eur, dove Berlusconi riuniva Forza Italia, si rivedono Giulia Sarti, Alberto Airola, Roberto Fico, Giuseppe Brescia, Gianluca Castaldo, l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino. Assenti Raggi e Toninelli. Tutti in attesa dell’abolizione del vincolo dei due mandati. «Non chiamiamola abolizione, bensì superamento del limite dei due mandati, per favore», ha precisato a Bei Stefano Buffagni, ex sottosegretario ed ex viceministro, arrivato da Milano. «Però, se mi ricandido, devo dimagrire, altrimenti Casalino non mi fa andare in tv», scherza.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
IN LIGURIA PAGANO ANCHE 3.000 EURO A GETTONE… GLI OSPEDALI ITALIANI SI RIVOLGONO A UNA SOCIETA’ SVIZZERA PER RECLUTARLI
Tra il 24 dicembre e il 6 gennaio gli ospedali italiani cercano di organizzare al meglio il
personale sotto le festività natalizie. E davanti alle note carenze dei pronto soccorso fioccano i gettoni, carissimi. Secondo l’analisi di Michele Bocci su Repubblica, in Liguria ci sono le paghe più alte che in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e pure Sicilia. Il quotidiano riporta i contatti di una società, che ha sede in Svizzera, relazionata da alcuni poli ospedalieri, quindici per l’esattezza, che cercano personale. La società svizzera cerca camici bianchi disposti a muoversi: alte paghe, dai quali va tolto il 10% per l’intermediario. In genere si viaggia sui 100 euro l’ora.
Il paradosso
Come precisa Bocci su Repubblica le offerte dei gettoni a Natale si incastrano male con il tentativo del decreto legge 34 dell’anno scorso, che voleva proprio limitare questo fenomeno. Perché i gettoni sì vanno dati ma solo «in caso di necessità e urgenza, in un’unica occasione e senza possibilità di proroga». E poi, «l’affidamento può riguardare solo i punti di primo intervento, di pronto soccorso e non può durare più di dodici mesi». Non è chiaro se il provvedimento del ministero della Salute coinvolga anche reparti di terapia intensiva e chirurgia. Perché in Liguria, dove il privato è molto forte, c’è bisogno. Chi lavorerà come anestesista a Sanremo il primo di gennaio dalle 8 alle 20, tornerà a casa con 1.500 euro, 125 euro l’ora. Chi fa la guardia notturna a Imperia il 24 e il 25 dicembre se ne torna a casa con 3.000 euro. «Sono la vergogna della sanità pubblica – ha detto pochi giorni fa l’assessore alla Salute lombarda, Guido Bertolaso – in 10 giorni fanno 15 mila euro e poi per altri 20 vanno in vacanza alle Maldive mentre altri continuano a farsi il mazzo per stipendi ridicoli». Il fenomeno però continua, in barba ai decreti.
(da Open)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
COPERTI DEBITI FINO A 10 MILIONI DI RUBLI PER CHI FIRMA PER ANDARE AL FRONTE PER UN ANNO
La Russia conferma di essere alla ricerca spasmodica di nuove truppe da arruolare per la guerra in Ucraina e il fronte, che sta logorando le riserve di uomini a disposizione. Dopo l’impiego di soldati nordcoreani nella regione del Kursk, forniti dal regime di Pyongyang, infatti, Putin ha varato una nuova legge che prevede la cancellazione dei debiti a chiunque si arruoli volontariamente nelle forze armate di Mosca.
La nuova legge russa, firmata sabato dal Presidente Putin, consente a coloro che si arruolano per combattere in Ucraina di cancellare i debiti non pagati per un valore totale di 10 milioni di rubli, circa 92mila al cambio attuale. Nel dettaglio, la nuova legislazione consentirà a coloro che firmeranno un contratto di un anno per combattere in Ucraina dopo di liberarsi dai debiti contratti fino a novembre.
La legge arriva a coprire debiti per 10 milioni di rubli per ogni nuovo soldato e copre anche i debiti accumulati dal coniuge convivente. Chi accetterà di andare al fronte entro dicembre per combattere in Ucraina vedrà scomparire di colpo i debiti per i quali è stato emesso un ordine di riscossione coatto da parte del tribunale.
Ovviamente riguarderà soprattutto i giovani perché l’impiego al fronte dovrà essere elemento essenziale e saranno le forze armate a selezionare coloro che sono adatti allo scopo. Si tratta comunque di una grande possibilità per tanti in Russia dove dall’inizio della guerra i prezzi sono saliti e i cittadini si sono impoveriti. Oltre 13 milioni di russi infatti hanno contratto tre o più prestiti, secondo un rapporto della banca centrale di Mosca.
La nuova legge si innesta in una politica di incentivi all’arruolamento che va avanti da tempo. Ad esempio i russi che prestano servizio in prima linea percepiscono già uno stipendio molto più alto della media nazionale e in precedenza per coloro che combattevano in Ucraina era già prevista la possibilità di sospensione dei pagamenti. Ora invece i debiti saranno coperti dello stato.
La legge si applica anche a coloro che sono già arruolati per il servizio militare e firmano per andare al fronte visto che per la legge attuale le reclute non possono essere inviate al fronte.
(da Fanpage)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
“DALLA CORTE DELL’AJA L’ACCUSA DI CRIMINI CONTRO L’UMANITA’ E CRIMINI DI GUERRA”
Dalla Corte dell’Aja «una decisione doveva arrivare, visto che c’era un giudizio pendente.
È interessante che l’accusa non sia di genocidio, ma di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. E riflettiamo sul fatto che basta l’eccidio di civili per rientrare in questi casi».
Questa l’analisi a Repubblica della storica Anna Foa sul mandato d’arresto emesso per il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «In Israele – spiega – si sta inasprendo il clima del ‘siamo perseguitati, possiamo solo chiuderci nella nostra bolla e continuare a fare ciò che stiamo facendo senza mettere niente in discussione’. Spero che sia solo la reazione della destra e del governo, ma al momento ha effetti anche sulla sinistra».
«Dichiarare che i giudici sono antisemiti consolida l’immagine interna di Paese circondato da nemici – prosegue – In questo momento il governo è abbastanza solido e lui può spingere sull’ipotesi di annessione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Ossia, qualcosa che pone fine a qualunque tentativo di creare uno Stato palestinese».
Netanyahu isolato
«Il governo non fa che rafforzare l’isolamento in cui Israele è rinchiusa. Solo con due governi diversi – sottolinea la storica – sia in Israele che nei territori dell’Autonomia palestinese, può ripartire qualche speranza. E poi ci sono le forze internazionali che devono frapporsi e progettare la ricostruzione di Gaza. Ma tutto ciò mi sembra difficile da attuare. Credo che le forze di un possibile cambiamento, nonostante tutto, siano più forti in Israele che altrove. Ricordiamoci che c’è stata una forte opposizione e bisogna che si riprenda. Spero che di fronte a cose inenarrabili, come la possibilità di un’annessione della Cisgiordania, riprenda vigore. Dopodiché, credo che la diaspora dovrebbe appoggiare l’opposizione e che ci dovrebbe essere un’unità del mondo ebraico sul fatto che Israele cambi politica. Questa è l’unica salvezza».
(da Open)
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Novembre 24th, 2024 Riccardo Fucile
GLI USA SI SONO RIVELATI RAZZISTI E BIGOTTI
Aleksandar Hemon ha scritto Il progetto Lazarus, che racconta la storia di un immigrato ucciso dalla polizia a Chicago e di uno scrittore che indaga su cosa è accaduto. E oggi dice che Donald Trump distruggerà le istituzioni democratiche degli Stati Uniti: «Sono rimasto scioccato dalla facilità con cui ha vinto. Gli Stati Uniti si sono rivelati un Paese fondamentalmente razzista e bigotto. Con metà della popolazione che odia l’altra metà. Sanno chi è Trump. Lo hanno già eletto la prima volta come strumento di punizione e vendetta, perché prometteva violenza. E adesso, lo hanno fatto di nuovo. In 70 milioni. Quindi no, non è sorprendente, ma è scioccante: speriamo sempre che questo Paese sia migliore. E invece è peggio di quanto credessimo»
La fine degli Stati Uniti
La profezia di Hemon è nera, nerissima: Penso che nel tempo di vita dei miei figli, e forse della mia stessa vita, gli Stati Uniti cesseranno di esistere così come sono. Perché Trump e la sua amministrazione raderanno tutto al suolo. Distruggeranno deliberatamente il governo, non solo perché molto probabilmente sono risorse russe, ma anche perché l’intera strategia del Partito Repubblicano si basa sulla distruzione della democrazia che gli impedisce di governare». Mentre la chiusura sull’immigrazione non è una novità negli Usa: «Negli anni ’20 istituirono le quote, poi chiusero i confini. Poi hanno vietato l’immigrazione cinese. Gli americani non hanno memoria della propria storia, fatta eccezione per i grandi uomini, i padri fondatori e tutte quelle stronzate. Ma la storia dell’America come Paese razzista, esclusivo e avido è stata dimenticata. È quello che fanno gli imperi: mentire sulla propria storia»
Un paese bianco esclusivo che odia tutti gli altri
Secondo lo scrittore «l’istinto è sempre lo stesso. La storia degli Stati Uniti è quella di un Paese bianco esclusivo che odia tutti gli altri. E intendo strutturalmente: quell’odio è scritto nelle leggi, nelle istituzioni, nei musei, nella cultura. Per qualche ragione, nel ventesimo secolo le cose stavano migliorando. Ma questo ci ha portato al punto critico: credo che l’identità bianca si sentisse in pericolo e avesse bisogno di proteggersi. E così quelle che finora erano lamentele sono diventate espressioni violente. Ed è arrivato Trump».
I capitalisti e la democrazia
E i capitalisti non hanno più bisogno della democrazia. Anzi: «Li infastidisce. Trump è un miliardario. Elon Musk è miliardario. I sostenitori del movimento MAGA sono tutti miliardari tecnologici. Ci stanno mettendo dei soldi. Hanno scelto da che parte stare. Il Washington Post non ha pubblicato l’endorsement per Kamala perché Bezos è un miliardario. Il capitalismo americano è sempre stato bianco. Strutturato come bianco. La sua ricchezza deriva dalla bianchezza, dalla schiavitù, dall’esclusione e dallo sfruttamento di tutti gli altri. E penso che questo processo di crisi del sistema sia stato accelerato dalla guerra in Iraq».
La pace di Trump
Infine, una replica sulla volontà di Trump di far finire le guerre e sui suoi sostenitori: «Non mi interessa quello che dicono i fan di Trump. Non sono una di quelle persone secondo cui bisogna mantenere una comunicazione aperta con i fascisti. Perché loro vogliono uccidere me e la mia famiglia. Vogliono eliminare le persone che amo e a cui tengo. Mia moglie è afroamericana. Ho un bambino con bisogni speciali. Ho amici trans, gay, bosniaci, musulmani. I sostenitori di Trump sono i miei nemici. Non voglio discutere dei loro fottuti sentimenti, del perché vogliano uccidermi».
(da agenzie)
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