CONTE VINCE LA SCOMMESSA QUORUM RAGGIUNTO, GRILLO ESAUTORATO
IL TACCUINO GIUSEPPE E LA SUA CONSACRAZIONE
La sceneggiatura e la scenografia erano perfette, ieri pomeriggio al Palazzo dei Congressi romano dell’Eur, compreso il gruppetto di contestatori, grillini della prima ora con le magliette del Fondatore e di Casaleggio. In coro, invitavano a sabotare il voto della base, che invece ha raggiunto già in serata il quorum degli oltre 44 mila iscritti, necessario per le modifiche di statuto, cioè il cambio di pelle dei 5 stelle da movimento a partito, con un leader, Conte, a cui i militanti si affidano per sfangarla e superare il momento più difficile della loro storia.
Tal che l’arrivo a sorpresa di Grillo, e un eventuale suo show sul palcoscenico all’ultimo momento, non farebbe che confermare la metamorfosi, e soprattutto eviterebbe il rischio di una scissione rimasto incombente in tutta la lunga vigilia congressuale.
Perché di congresso, appunto si tratta. L’epoca dei meet-up, delle piazze, dello streaming usato per mettere in berlina Bersani protagonista della “non vittoria” del 2013 che consacrò invece l’arrivo ormai prossimo del M5S al governo, con i due esecutivi, gialloverde e giallorosso, guidati da Conte nel triennio 2018-‘21, è ormai chiusa da un pezzo.
La stagione di Conte-leader è cominciata subito dopo, ha visto un’altalena di risultati – a partire da quello, considerato un miracolo dato che il Movimento nei sondaggi era dato tendente alla scomparsa – delle politiche del 2022, alla vittoria in Sardegna a febbraio con Todde, alla contrazione alle Europee di giugno, allo scivolone, pur nell’ambito della vittoria del centrosinistra, in Emilia Romagna e in Liguria domenica scorsa.
Forse anche Conte, come Craxi quando diventò segretario di un Psi assai sofferente, pensa che il problema del Movimento, nell’immediato, sia il “primum vivere”. E sopravvivere con il centrosinistra, dato che questa è stata la proposta che hanno condiviso l’Assemblea costituente, gli iscritti e non solo
Quanto al resto, la partita vera deve cominciare, di qui al 2027, quando il “campo largo” dovrebbe vedersela con Meloni. E da ora in poi, Conte ha in mano tutte le leve per giocarla.
(da La Stampa)
Leave a Reply