Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
LA SEDICENTE “PATRIOTA CHE DOVEVA LOTTARE CONTRO I POTERI FORTI” FA UN FAVORE AL PIU’ GRANDE MILIARDARIO AL MONDO, VINCOLANDO UN SETTORE STRATEGICO A INTERESSI STRANIERI
Le discussioni sono in corso e non è stato raggiunto un accordo finale sul contratto quinquennale, ma il blitz della premier Meloni negli Usa per incontrare Trump ha sbloccato anche un dossier fermo, almeno da quanto annuncia l’agenzia Bloomberg.
Il governo italiano sta per definire con SpaceX, società che fa parte dell’universo di Elon Musk, un accordo per avere servizi nelle telecomunicazioni. Il progetto sarebbe già stato approvato dai servizi segreti italiani e dal ministero della Difesa, mancherebbe solo la firma di Musk, fondatore di SpaceX.
E sarebbe il più grande progetto del genere in Europa. Un bel regalo per Musk I negoziati, rimasti bloccati fino a poco tempo fa, sembrano aver fatto progressi dopo che sabato la premier Meloni ha fatto visita al presidente eletto Trump in Florida.
Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, i funzionari italiani stanno negoziando un accordo da 1,5 miliardi di euro per fornire all’Italia una gamma completa di sistemi di crittografia di alto livello per i servizi telefonici e Internet utilizzati dal governo.
Il piano include anche servizi di comunicazione per l’esercito italiano nell’area del Mediterraneo, nonché l’implementazione in Italia dei cosiddetti servizi satellitari direct-to-cell, da utilizzare in caso di emergenze come attacchi terroristici o calamità naturali.
Il possibile accordo è in fase di revisione da metà 2023. Secondo Bloomberg l’accordo osteggiato da alcuni funzionari italiani preoccupati di come l’accordo potrebbe svalutare le imprese nazionali ed europee.
Solo quest’anno, SpaceX ha aggiunto più di 20 nazioni, dal Ghana all’Argentina, al suo servizio Internet satellitare Starlink. Ora serve più di 4 milioni di persone in oltre 100 paesi e territori, ricoprendo il globo di servizi a banda larga, soppiantando gli operatori di telecomunicazioni tradizionali e superando le nuove sfide di Amazon.com e dei rivali degli stati nazionali come la Cina.
Oggi SpaceX offre il suo servizio Starlink per applicazioni commerciali che spaziano dai servizi Internet residenziali alle spedizioni marittime e aeree, e sta inoltre sviluppando un prodotto chiamato Starshield per la difesa e per usi sensibili.
Sta conquistando il mercato globale delle comunicazioni satellitari grazie a un potente mix di progressi tecnologici e astute manovre imprenditoriali, nonché alla crescente influenza politica di Musk che ha stretto rapporti diretti con la premier Meloni. L’Italia è uno dei mercati più competitivi al mondo per gli operatori telefonici, che da anni lottano con profitti in calo.
L’anno scorso, Starlink ha accusato Telecom Italia di ostacolare il lancio dei suoi servizi internet ad alta velocità.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
LE POSIZIONI PROGRESSISTE TENDONO AD AUMENTARE CON GLI ANNI DI STUDIO: NON È UN FENOMENO ESCLUSIVO DELL’OCCIDENTE: È DIFFUSO ANCHE IN COREA DEL SUD, CINA E TUNISIA
Le giovani donne sono sempre più progressiste, mentre gli uomini della stessa età
tendono al conservatorismo. Una serie di studi ha rivelato un divario potenzialmente drammatico tra i sessi ovunque. La guerra generazionale non è quella che sembra. Non si sta svolgendo tra gli ultracinquantenni, definiti “boomers”, e gli under 25, ma all’interno dei giovani stessi, tra i due sessi. Una serie di studi e sondaggi pubblicati dalla stampa anglosassone ha esaminato questo sconcertante fenomeno. Scrive Le Monde
Si potrebbe riassumere così: le ragazze sono sempre più progressiste, mentre i ragazzi della stessa età sono sempre più conservatori. Un sondaggio Gallup pubblicato dal Financial Times scorso rivela che le donne americane di età compresa tra i 18 e i 30 anni sono 30 punti più liberali (nel senso americano, cioè a sinistra) rispetto ai loro colleghi maschi. Sei anni fa questo divario culturale e politico non esisteva.
È inoltre più alto di 30 punti in Germania e di 25 punti nel Regno Unito, non ha equivalenti tra le donne più anziane e non è un fenomeno esclusivo dell’Occidente: è altrettanto diffuso in Corea del Sud, Cina e Tunisia, sottolinea il quotidiano, analizzando una serie di dati sull’argomento. Ovunque si sta aprendo un divario potenzialmente drammatico tra giovani donne e giovani uomini.
Questo è senza dubbio in parte il risultato di #metoo. Questo movimento non solo ha liberato le donne a parlare di molestie, ma ha anche legittimato il senso di ingiustizia provato da coloro che non esitano più a esprimerlo.
È indubbiamente in parte il risultato di #metoo. Questo movimento non solo ha liberato le donne a parlare di molestie, ma ha anche legittimato il senso di ingiustizia provato da coloro che non esitano più a parlare. A ciò si aggiunge il divario educativo. Le posizioni progressiste tendono ad aumentare con gli anni di studio. Secondo Eurostat, le donne europee di età compresa tra i 25 e i 34 anni hanno più titoli di studio superiori rispetto agli uomini della stessa età: il 46% contro il 35%.
Nonostante questi progressi, le disuguaglianze di genere rimangono elevate. Nel 2022, il salario medio delle donne francesi era inferiore del 23,5% rispetto a quello degli uomini francesi. Le madri sono responsabili dell’80% delle famiglie monoparentali nel nostro Paese; il 20% delle donne – e il 34% quando hanno figli – cade in povertà al momento del divorzio, rispetto all’8% degli uomini, secondo uno studio pubblicato dalla Fondation des femmes il 14 marzo. Le pensioni delle donne sono inferiori del 28% rispetto a quelle degli uomini, e addirittura del 40% se si escludono le pensioni di reversibilità.
Ma questo non ha impedito un contraccolpo da parte di alcuni uomini contro l’emancipazione femminile. Ne è testimonianza l’ascesa dei movimenti maschilisti, che sostengono una concezione virilista del mondo e delle relazioni. Peggio ancora, questo divario di valori tra i giovani sta già avendo conseguenze palpabili nell’arena politica.
Secondo l’Economist del 13 marzo, in Germania e in Francia gli uomini al di sotto dei 30 anni si stanno orientando verso i movimenti di estrema destra più dei loro coetanei. Il settimanale britannico sottolinea anche un dato: il 72% delle giovani donne americane che hanno votato alle elezioni generali del 2022 ha sostenuto il candidato democratico, rispetto al 54% dei giovani uomini. Nel 2008 la differenza era quasi nulla. In Portogallo, il partito populista di destra Chega ha prosperato alle elezioni generali del 10 marzo grazie al massiccio sostegno di elettori giovani e poco istruiti.
È come se alcuni lavoratori sotto i 30 anni che si sentono esclusi dalla globalizzazione, che hanno poche qualifiche e che provengono da regioni industriali in perdita, rivolgessero il loro risentimento contro le donne, in particolare quelle istruite ed emancipate. È difficile non pensare alla frase che l’attivista femminista Claudine Monteil ha attribuito a Simone de Beauvoir: “Basterà una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne, i nostri diritti, siano messi in discussione. Per tutta la vita, bisogna rimanere vigili”.
Personaggi politici come Donald Trump stanno già prosperando sulla rabbia di questi giovani uomini; il diritto all’aborto è in fase di arretramento negli Stati Uniti e minacciato in Italia. L’apparato che potrebbe erodere decenni di emancipazione femminile e la marcia verso l’uguaglianza viene messo in atto sotto i nostri occhi, nel cuore stesso delle democrazie. È necessaria una vigilanza beauvoiana. Ma potrebbe non essere sufficiente.
(da Le Monde)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
A SVOLGERE UN RUOLO FONDAMENTALE SAREBBE UN ALTRO INGEGNERE IRANIANO, MAHDI SADEGHI, CHE AVREBBE AIUTATO ABEDINI
Della storia di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato a Malpensa su mandato degli Stati Uniti, restano alcuni aspetti da chiarire. Si è scritto ieri, su questo giornale, della sua carriera folgorante nell’industria militare, alla guida dell’azienda “Sdra”, e del rapporto con i suoi principali clienti, i Pasdaran.
Washington l’accusa di aver esportato illegalmente tecnologie americane in Iran, fornendo un supporto all’associazione terroristica delle Guardie della rivoluzione. Ma Abedini, per quanto intraprendente e potente sia diventato, non può aver fatto tutto da solo. Quella che segue è quindi la ricostruzione degli eventi fornita da un resoconto delle indagini condotte dall’unità di controspionaggio dell’Fbi di Boston, di cui La Stampa è in possesso.
Nella storia di Abedini svolge un ruolo da protagonista un altro ingegnere iraniano, Mahdi Sadeghi. È laureato all’Università di Teheran e ha un dottorato alla Michigan University dove da ricercatore guida un progetto per lo sviluppo di Mav, droni poi rimpiazzati dai moderni Uav. Vive in Massachusetts e qui nel 2015 fonda insieme a due soci la “Tacit Motion”, un’azienda che si dovrebbe occupare di sensori di movimento per il fitness.
Nell’agosto dello stesso anno chiede e ottiene un prestito da 790 mila dollari dalla “Fondazione nazionale per le élite iraniane”, un ente governativo di Teheran sospettato di svolgere un ruolo di scouting per i Pasdaran. L’accordo dietro questo prestito prevede – secondo l’Fbi – che Sadeghi crei una società gemella di “Tacit Motion” in Iran e che condivida la proprietà intellettuale dei prodotti che svilupperà negli Usa.
I due soci di Sadeghi sanno di essere entrati nel territorio dell’illegalità. Subito dopo aver ricreato l’azienda di sensori per il fitness a Teheran, nel 2016 viene messo in contatto con Abedini e la sua “Sdra”, che già da anni progetta componenti di missili balistici per i Pasdaran. [Prima, però, devono fidarsi l’uno dell’altro.
Così, Sadeghi firma un contratto da 250 mila dollari per acquisire da Sdra firmware e prototipi di hardware. Poi, nel dicembre 2016, ordina del materiale elettronico da un’azienda statunitense e nella bolla di spedizione del pacco, che arriva in Massachusetts, si specifica che alcuni di quei prodotti verranno esportati e viene segnato come “riferimento cliente” la Sdra per due di quei prodotti. Il 2 gennaio 2017 vola quindi a Teheran, per tornare negli Usa il 10 gennaio, portando con sé – sospettano gli Usa – i due materiali per Abedini, violando i divieti di esportazione.
Abedini ora sa che può contare su Sadeghi e tra il 2 e il 10 gennaio lo invita spesso nella sede della Sdra. In almeno tre occasioni, infatti, l’Fbi registra che Sadeghi consulta le sue mail dall’indirizzo IP della Sdra. E anche dopo la partenza di Sadeghi, i due restano in contatto.
Nell’agosto 2017 Sadeghi parla a Abedini della sua idea: una collaborazione tra la sua Tacit Motion e l’azienda americana A.D. […] Sadeghi dice di avere un contatto in quell’azienda: un suo ex compagno della Michigan University. È un’occasione perfetta.
L’inasprimento delle sanzioni americane voluto da Donald Trump nel maggio 2018 porta a un’accelerazione. Abedini, pochi mesi più tardi, fonda una nuova società in Svizzera, la Illumove: una vetrina europea per poter ricevere materiale elettronico dagli Usa e – si sospetta – esportarlo in Iran. Ma l’obiettivo – secondo l’Fbi – è più ambizioso: infiltrarsi in una delle più importanti aziende tecnologiche americane.
Sadeghi continua quindi a lavorare sul suo contatto in A.D. e nel marzo 2019 (un mese dopo essere stato di nuovo a Teheran nella sede della Sdra) ottiene il primo successo: riesce a farsi assumere in A.D. come ingegnere. Si è aperta una breccia. E i due la sfruttano. Sadeghi presenta Abedini come Ceo della Illumove, ne tesse le lodi, fino a ottenere nell’agosto 2021 un contratto di collaborazione tra A.D. e Illumove.
Abedini dovrà sviluppare uno strumento per valutare prodotti di A.D., che si chiamerà “Evaluation Board Project”. A.D. inizia quindi a inviare materiale in Svizzera e i viaggi di Abedini da Losanna a Teheran aumentano. Tra i prodotti inviati ci sono sensori e semiconduttori che verranno utilizzati, poi, sul sistema di navigazione Sepehr prodotto dalla Sdra e venduto ai Pasdaran per i loro droni militari.
Compreso quello che ucciderà nel gennaio 2024 tre militari americani in una base in Giordania. Quando l’Fbi recupera e analizza il chip di quel drone, estrapola dei dati dal microcontroller e scopre che è stato prodotto dalla Sdra
Abedini intanto è lanciato e a nome di Illumove propone alla A.D. di sviluppare prodotti che ha già creato, come «NavStudio», un sistema di navigazione sviluppato dalla Sdra iraniana e che può essere applicato al sistema Sepehr per droni militari. Mette quindi al lavoro sul progetto i dipendenti della Sdra a Teheran, pagandoli in dollari americani. E i dipendenti si lamentano.
Condivide con i dipendenti della Sdra, da marzo 2022 ad aprile 2024, innumerevoli schede tecniche e informazioni su prodotti della A.D., anche se “riservati” o etichettati dal governo Usa come «materiale antiterrorismo». Nell’indagine Fbi ci sono nomi, numeri, date, mail, documenti. E su queste prove dovrà decidere la Corte d’Appello di Milano se estradare Abedini negli Usa o se, come prova a dire Teheran, sono solo «false accuse».
(da La Stampa)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
“MR. TESLA” VOLEVA DONARE 100 MILIONI DI DOLLARI A “REFORM”: COME MAI ADESSO SI SCHIERA CONTRO L’EX FRONTMAN DELLA BREXIT? FARAGE AVEVA ESPRESSO UNA CRITICA A MUSK
In un intervento a sorpresa, meno di tre settimane dopo l’incontro di Musk con Farage
nella casa di Donald Trump in Florida, in mezzo alle voci di una donazione da 100 milioni di dollari a Reform UK, Musk ha scritto su X: “Il partito Reform ha bisogno di un nuovo leader. Farage non ha la stoffa per farlo”.
Non è chiaro cosa abbia spinto Musk, che di recente ha twittato numerose volte sulla politica britannica, a cambiare idea sul leader del partito. Di recente Farage è andato contro Musk, che ha etichettato l’agitatore di estrema destra anti-Islam Tommy Robinson come “prigioniero politico”.
Parlando prima del tweet, Farage ha detto che Musk, che ha definito Phillips un “apologeta del genocidio dello stupro” e ha detto che Starmer è “complice dello stupro della Gran Bretagna”, ha riportato la libertà di parola sui social media da quando ha acquistato Twitter, che ha rinominato X. E ha aggiunto: “La libertà di parola è tornata. Beh, potete trovarla offensiva, ma è una cosa buona, non una cosa cattiva”.
Farage, parlando dopo essersi rivolto ai sostenitori della conferenza di Reform a Chelmsford sabato, ha descritto il linguaggio di Musk come “termini molto, molto duri”, ma ha indicato che sarebbe stato considerato inaccettabile solo se fosse stato ritenuto un incitamento alla violenza.
“Nella vita pubblica si dicono cose dure”, ha detto. “Quelli di sinistra hanno lanciato questo tipo di sberleffi alla destra per molti, molti decenni e continueranno a farlo”.
Farage ha detto di pensare che Musk avesse un motivo nel definire Starmer complice dell’incapacità di perseguire rapidamente le bande che hanno preso di mira giovani ragazze in una serie di città del Regno Unito, a causa del ruolo del primo ministro come direttore delle procure prima di diventare un politico.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
I NUMERI PRESENTATI DAL LEADER DEL CARROCCIO SONO QUELLI DI POLSTRADA E CARABINIERI, CHE RAPPRESENTANO IL 34% DEGLI INCIDENTI CON LESIONI… L’ASSOCIAZIONE SOSTENITORI E AMICI DELLA POLIZIA STRADALE: “I MORTI REGISTRATI NEI PRIMI 15 GIORNI DALL’ENTRATA IN VIGORE DEL NUOVO CODICE DELLA STRADA SONO ALMENO 111, PIÙ DEL DOPPIO DEI 50 DICHIARATI DAL MINISTRO”
“Nei primi 15 giorni di vigore del nuovo Codice della strada i morti sono diminuiti del 25%“. Matteo Salvini esulta da giorni. In una diretta social il ministro delle Infrastrutture e vicepremier passa in rassegna i dati: “50 vittime” in incidenti stradali contro le “67 dello stesso periodo” del 2023. Numeri che confermano che “ne sta valendo la pena, significa fare del bene, significa fare buona politica“, è il suo commento, ribadito anche oggi.
Ma è l’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (Asaps) a smentirlo: “Tale dichiarazione appare fuorviante ed imprecisa“, spiega il presidente Giordano Biserni. I dati presentati da Salvini “rappresentano solo quelli rilevati da Polstrada e Carabinieri, che sono il 34% degli incidenti con lesioni, in quanto il restante 66% viene rilevato dalle Polizie Municipali” che riguardano “gli scontri con lesioni in ambito urbano dove maggiori sono le collisioni stradali con morti e feriti”.
Asaps così presenta un report, sviluppato in collaborazione con l’Associazione Lorenzo Guarnieri onlus, dal quale risulta che i morti registrati nei primi 15 giorni dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada “sono almeno 111, più del doppio dei 50 dichiarati dal ministro“. I dati pertanto “mostrano una stabilità rispetto al 2023 e non una riduzione del 25%, della quale peraltro saremmo stati molto felici”, sottolinea l’associazione.
“Tale rilevamento peraltro – viene fatto presente – sottostima la mortalità in quanto non tiene conto dei morti entro 30 giorni dall’evento”. Guardando a dati relativi al periodo dal 14 dicembre (data di entrata in vigore del nuovo Codice) al 28 dicembre, nel 2024 sono state così registrate 111 vittime in 103 scontri mortali, contro i 110 morti im 97 incidenti dello stesso periodo del 2023. Addirittura uno in più rispetto allo scorso anno. E il discorso non cambia includendo anche io giorni fino al primo gennaio 2025: 134 morti in 125 incidenti mortali, contro 131 vittime in 115 collisioni mortali dal 14 dicembre 2023 al primo gennaio 2024. Tre in più. “Sulle strade italiane purtroppo si continua a morire come nel 2023“, commenta Asaps.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
IL WEB È PIENO DI SITI CHE OFFRONO PACCHETTI DI VOTI PER RISTORANTI, HOTEL E ALTRE STRUTTURE… SI STIMA CHE OLTRE 1,3 MILIONI DI RECENSIONI SU “TRIPADVISOR” SIANO FALSE, IL 4,3% DI QUELLE COMPLESSIVE, UN DATO IN CRESCITA RISPETTO AGLI ANNI PRECEDENTI
«Comprare recensioni su Trip Advisor». Basta un clic. Ci sono siti – che si presentano
come agenzie – che mettono in vendita pacchetti di voti tra gli 11,90 e i 15,90 euro. La selezione è ampia: il commerciante può scegliere tra due Opzioni («I tuoi commenti» oppure «Commento su misura») e anche quante recensioni al giorno: una, due o tre
D’altro canto, garantisce l’agenzia «con sedi a Roma e New York», ormai «più dell’80% degli utenti Internet consulta le recensioni dei clienti e le loro stelle su un sito prima di andarci. I buoni commenti aiutano a indirizzare questi utenti alla tua piattaforma». Secondo un sondaggio di Fipe-Confcommercio il valore percentuale è del 65%
Questa è l’offerta low cost, perché le agenzie considerate di alto livello – GetAFollower, Media Mister o Buy Real Media – chiedono anche 57 euro a recensione su TripAdvisor. L’aspetto curioso è che non necessariamente si possono acquistare soltanto recensioni a 5 stelle. Sono in commercio anche quelle a 1 o 2 stelle
Una delle ricerche più recenti della stessa TripAdvisor – il Review transparency report datato 2022 – sostiene che «oltre 1,3 milioni di recensioni al mondo sono risultate false», ovvero il 4,3% di quelle complessive, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti […] Ma c’è un elemento importante: i pareri manipolati perché a pagamento in realtà sono stati appena 24.500, e l’Italia è tra i primi Paesi al mondo, quinta,
È un grande bazar, insomma, quello delle recensioni, se non fosse che di mezzo c’è autenticamente la credibilità: del ristoratore e del cliente. Il ristoratore mettendoci la faccia, il cliente spesso l’anonimato.
Chi non si è piegato a una pioggia di improvvise recensioni negative – dopo centinaia di giudizi positivi – è il ristoratore dell’Hostaria Ducale di Genova, Enrico Vinelli. Che ha fatto causa (vincendola) a Google. «Improvvisamente mi sono arrivati decine di giudizi negativi, ma non credibili – racconta Vinelli – Un sedicente cliente addirittura diceva di “aver mangiato qui la peggiore pizza di Roma”. Erano tutte in inglese, fioccavano una dopo l’altra».
A quel punto l’imprenditore si rivolge a Google chiedendo di verificare le recensioni, ma il colosso dice che non è così, in fondo quelle recensioni non hanno contenuti offensivi. Si arriva in procura e, dimostrata la falsità dei contenuti, Google viene costretta a rimuovere le recensioni lasciate da un cosiddetto “bot”, e, si legge nell’ordinanza, «usando l’ordinaria diligenza, ne avrebbe potuto facilmente riconoscere la falsità, provvedendo quindi autonomamente alla loro eliminazione».
Altri casi arrivano in ordine sparso da ogni parte d’Italia: c’era un autista di autobus romagnolo (condannato) dietro decine di recensioni negative al ristorante Artrov di Rimini, reo di non somministrare spritz, mentre era un vicino di casa indispettito dalla musica che proveniva dal locale a scrivere «Very bad… pessimo» dell’agriturismo di Jesi “bocciato” nelle recensioni.
C’è di tutto, insomma ma in generale il problema secondo i ristoratori è uno: «Chiunque può lasciare una recensione in forma anonima, mentre piattaforme come The Fork sono sulla carta più affidabili perché offrono un servizio di prenotazione. Il cliente, arrivato al ristorante, viene “segnato” presente e solo a quel punto potrà scrivere una recensione».
Sulla carta sicuro, ma siccome non sempre è solo il cliente ad avere torto, c’è chi ha scoperto un inganno: può essere lo stesso ristoratore a prenotare – magari usando il nome di un conoscente o di un parente – quindi segnalare l’arrivo del presunto cliente con l’apposita app, pagare 2,50 euro di commissione e infine liberare il tavolo. E rilasciare un giudizio (positivo). In fondo, business is business: e 2,50 euro è meglio dei 57 euro proposti dalle agenzie di vendita recensioni.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
L’EX PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI AGRIGENTO CHE SALI’ A BORDO DELLA NAVE: “CHIUDERE I PORTI A DEI DISPERATI NON HA NULLA A CHE FARE CON UNA SERIA LOTTA AI TRAFFICANTI DI ESSERI UMANI”
Lungi dal commentare una sentenza le cui motivazioni non sono state ancora depositate e nella quasi certezza che le motivazioni della stessa saranno sorrette, sia in punto di fatto che in diritto, da una loro intrinseca ed inappuntabile coerenza, ciò che mi spinge a scrivere queste righe – non senza esitazioni e nella piena consapevolezza di espormi a critiche e censure – è l’amara constatazione che il contrasto all’immigrazione clandestina a partire dal 20 dicembre scorso non sarà più lo stesso.
Non sarà più quello che, pur nella severità dei controlli dovuti per la sicurezza nazionale, ha contraddistinto l’Italia come un Paese di accoglienza rispettoso del diritto delle genti e del mare, dei trattati internazionali e della Costituzione repubblicana.
Va ricordato, infatti, che la Costituzione, memore di essere stata l’Italia una terra di migranti e di perseguitati politici, afferma in modo netto il diritto di asilo e riconosce, come ripetutamente affermato dal Giudice delle Leggi, in determinate situazioni, la protezione umanitaria internazionale.
Questa amara considerazione non ha nulla a che vedere con le ragioni giuridiche che hanno spinto i giudici di Palermo, al termine di un processo che nonostante il clamore mediatico è stato celebrato secondo le regole del giusto processo e nel pieno rispetto dei diritti e delle prerogative dell’imputato, ad assolvere l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma si fonda sull’uso distorto e propagandistico che di tale sentenza da più parti si sta operando.
La Corte costituzionale e la Corte di cassazione, in conformità alle pronunzie della Corte europea dei diritti dell’uomo, hanno più volte affermato che il contrasto all’immigrazione clandestina non possa prescindere dal rispetto degli human rights, dei fondamentali diritti alla vita e alla salute, dal riconoscimento del diritto alla presentazione ed un serio esame di una istanza di asilo o di protezione umanitaria internazionale.
Gli stessi giudici hanno affermato che il rispetto dei trattati internazionali, sottoscritti dall’Italia sul dovere di salvataggio in mare, prevale sulle indicazioni amministrative di contenimento dell’immigrazione clandestina.
E ancora, più volte, è stato autorevolmente sentenziato che “porto sicuro” per i migranti che provengono dal mare non è un semplice posto dove essere messi in salvo, ma il luogo più vicino al punto di salvataggio dove gli stessi possono avere riconosciuti i loro diritti fondamentali, articolando con una valida assistenza legale le loro istanze di protezione internazionale e di asilo.
L’amarezza nasce invece dalla vulgata secondo cui, d’ora in poi, per difendere i confini nazionali sarebbe legittimo imporre fantasiosi quanto impraticabili blocchi navali, ordinare alle navi delle Ong di percorrere, dopo pericolosi e sfiancanti salvataggi in mare, migliaia di miglia nautiche per raggiungere un porto sicuro scelto dall’autorità nazionale secondo estroversi disegni elettoralistici del momento, negare ai migranti il diritto alla corrispondenza telefonica con i loro cari, imporre loro pesanti cauzioni in denaro, ritenere aprioristicamente senza una valida istruttoria, assistita e in contraddittorio fra le parti, che si provenga da un Paese ritenuto, con una sorta di presunzione iuris et de iure, “sicuro”, chiudendo loro le porte del Paese che pure riconosce un ampio diritto di asilo a chi fugge da persecuzioni, discriminazioni politiche, sociali, religiose, razziali o sessuali.
Queste mie amarezze non sono frutto della fantasia di un giurista di parte, che per sgombrare il campo non appartiene ad alcuna corrente o congrega, ma si fondano su diverse e ripetute sentenze della Corte costituzionale e della Corte di cassazione e sulle stesse prudenti parole del Presidente della Repubblica.
Potrei in questa sede citare sentenze e numeri di repertorio ma a nulla varrebbe a fronte della forza mediatica del dispositivo di assoluzione della sentenza di Palermo.
Nel piatto di questa mia amarezza si potrebbe aggiungere che il fenomeno migratorio in Italia è in decrescita, non ha la virulenza di altri Paesi dell’Unione Europea e che, dati alla mano, non costituisce l’unico problema d’ordine pubblico del nostro Paese.
Un Paese, l’Italia, che a parte le complesse problematiche delle periferie delle grandi città metropolitane, riesce ad assorbire i flussi migratori, a impiegare preziosa mano d’opera in settori produttivi poco appetibili ai sempre numericamente inferiori cittadini italiani e che ha bisogno dei contributi previdenziali dei lavoratori stranieri per garantire le pensioni alla popolazione nazionale che invecchia sempre più velocemente.
Una concreta politica sociale e di integrazione, peraltro, sarebbe in grado di contenere i riflessi negativi di una immigrazione irregolare molto più efficacemente dei denari spesi per le c.d. esternalizzazioni (leggasi trasferimento coatto dei migranti verso Paesi terzi) che non solo i giudici italiani ed europei hanno ritenuto illegittime ma che perfino la Supreme Court inglese ha ritenuto illegittima richiamandosi al principio di non-refoulement sancito dalla Convenzione di Ginevra e dalla Corte europea dei diritti umani.
Mi rendo conto, peraltro, quanto impopolari siano queste mie osservazioni, che hanno la forza del diritto e, mi sia permesso, anche la forza dell’etica politica, in un mondo che sempre più spesso usa un linguaggio violento che riprende temi che ritenevamo la storia avesse cancellato per sempre.
In un Occidente democratico, che ha posto le sue aspettative di pace post-belliche sulla Convenzione dei Diritti dell’Uomo e sulle altre Carte sovranazionali, sentire il più importante degli uomini politici statunitensi parlare impunemente di volere porre in essere «la più grande deportazione di massa» mette i brividi e ci riporta alla mente le composte file di ebrei, di oppositori politici, di zingari, di omossessuali, o soltanto di soggetti ritenuti diversi, avviati verso i campi di concentramento nazisti o verso i gulag sovietici.
Così come il giurista, già esperto di criminalità transnazionale, non può non sobbalzare quando, come in un volgare gioco di carte napoletane, si mischiano i temi del contenimento dell’immigrazione clandestina con quelli della lotta ai trafficanti di esseri umani.
Sia ben chiaro, infatti, che chiudere i porti a dei disperati che fuggono da guerre, carestie e malnutrizioni non ha nulla a che fare con una seria lotta ai trafficanti di esseri umani.
I grandi criminali internazionali di essere umani non sono gli scafisti occasionali che ci vantiamo di arrestare nei “mattinali” delle Questure costiere, ma sono potenti delinquenti, spesso protetti da governi e milizie di oltremare, che operano con metodi violenti e spregiudicati.
Sono criminali che muovono grandi rimesse di denaro, che corrompono autorità nazionali, che hanno reti di protezione internazionali e che non hanno nessuna remora a ricorrere a torture, stupri sistematici ed omicidi di massa ove ce ne fosse bisogno.
Eppure, su questo fronte non ho contezza di indagini internazionali, di rogatorie internazionali, di iniziative di Procure e Tribunali Internazionali e meno che mai mi sembra che siano state emanate leggi o direttive volte a rescindere accordi e intese con autorità estere impresentabili o, di contro, a promuovere accordi credibili ed autorevoli in tema di investigazioni comuni.
Di tutto questo avevo necessità di scrivere perché odio gli indifferenti e i mistificatori e perché, cosa più importante, continuo a credere nella forza del diritto sul diritto alla forza.
Luigi Patronaggio
Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Cagliari, già procuratore della Repubblica di Agrigento
(da Avvenire)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
ALLA FINE INTERVIENE IL CANTANTE: “FAI EBEN A FARE QUELLO CHE FAI MA “QUA NUN CE STA NIENTE A ‘FA”… IN GIORNATA ARRIVANO LE SCUSE DI SENESE
«Sono la figlia di James Senese». Così si è sentito rispondere il deputato di AVS
Francesco Emilio Borrelli davanti all’auto della donna, parcheggiata sulle strisce pedonali di fronte al MED a Fuorigrotta nella serata di ieri, sabato 4 gennaio. Una motivazione che però il deputato non ha accettato, filmando il tutto, fino all’intervento del papà stesso, il famoso cantante campano.
La scena è quella che spesso denuncia il parlamentare.
Stavolta, davanti al cinema napoletano si vedono diverse auto parcheggiate sopra le strisce pedonali e sugli scivoli per disabili. E accanto una delle macchine c’è una donna, che si qualifica come la figlia di James Senese, per poi andare via dopo aver litigato con il deputato. Dopo pochi minuti, lei ritorna con il padre, che prova a mediare tra i due. Borrelli sembra esser spintonato dalla donna. «Tu fai bene a fare quello che fai, certamente, ma ricordati una cosa, che qua nun ce sta niente a fa’, nessuno cambierà il modo proprio d’essere», ha dichiarato il cantante prima di allontanarsi. U
na frase a cui il parlamentare nel video replica: «Io non la condivido questa filosofia che ha detto James Senese, allora perché avete combattuto? Allora quello che raccontate non ci credete neanche voi?». “Sono qui per chiedere scusa per ieri sera. Quello che è successo è stato sbagliato, è ingiustificabile”. James Senese, in un video pubblicato sui social, chiede scusa per quanto accaduto ieri sera a Napoli dove la figlia è stata beccata dal deputato Francesco Emilio Borrelli per sosta selvaggia. La donna, di fronte alle rimostranze di Borrelli, si era presentata come la figlia di James Senese. Poi, in un secondo momento anche il musicista, durante un battibecco, era intervenuto e all’esponente Avs aveva detto: “Tu fai bene a fare quello che fai, ma ricordati una cosa, che qua nun ce sta niente a fa”.
“Essere mia figlia non vuol dire potersi permettere certe cose, anzi le mie scuse vanno ai napoletani e in particolare a Francesco Borrelli che ha ragione a dire che se è difficile cambiare certe abitudini bisogna almeno provarci – dice Senese nel video – Venivo da un momento di grandissima emozione nel vedere al Med il documentario sulla storia di Pino Daniele, la storia nostra. Non è una giustificazione ma uscendo da lì ero abbastanza provato. Ma è giusto chiedere scusa quando si sbaglia. Lo faccio a nome mio e a nome di mia figlia”.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2025 Riccardo Fucile
DA NORD A SUD FIORISCONO INCARICHI PER RICICLARE EX E PIAZZARE TROMBATI
Cosa porterà in dono agli italiani il 2025 solo il cielo lo sa. Intanto però tra nomine e consulenze d’oro il Capodanno è stato con il botto da Nord a Sud, isole comprese: le Regioni sembrano aver messo di nuovo il turbo al poltronificio in favore di ex di lusso, trombati da riciclare, sodali da premiare per cementare alleanze o risolvere i bisticci di coalizione. In Liguria, per dire, il neo governatore Marco Bucci non si risparmia: il suo sogno di mettere in piedi un dream team passa dalla nomina di 9 assessori, 6 commissari, 4 sottosegretari. E naturalmente 2 consulenti d’oro: Maria Antonietta Cella, ex sindaca di Santo Stefano d’Aveto e già candidata presidente con il partito dell’ex ministro Roberto Castelli, e l’attuale sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro, ex parlamentare della Lega già capo della segreteria di Edoardo Rixi al ministero dei Trasporti, entrambi sotto contratto per 91 mila euro e spicci per occuparsi l’una di autonomia differenziata, l’altro di sviluppo dell’entroterra. E che dire del Piemonte del governatore Alberto Cirio? Il valzer delle nomine è partito già a ottobre con l’esercito di 1.214 candidati per i 168 posti in palio, ma stringi stringi l’abbuffata sarà per pochi: intanto l’antipasto consumato finora tra le nomine nelle Asl, all’ente per il diritto allo studio e alle case popolari ha riservato uno strapuntino anche a Giovanni Ravalli, direttore della scuola regionale di formazione di FdI, nominato Garante per l’infanzia e l’adolescenza benché privo di titoli. Almeno a detta delle opposizioni, polemiche sulla scelta di compensare Ravalli per la mancata elezione alle regionali.
Dall’altra parte della Penisola, in Calabria, brinda invece all’anno nuovo Fulvia Michela Caligiuri nominata il 27 dicembre dalla giunta Occhiuto direttrice dell’azienda regionale per lo sviluppo dell’Agricoltura. Di chi si tratta? Caligiuri era stata candidata da Forza Italia al Senato nel 2018 ma solo l’anno successivo era riuscita a vedersi assegnato lo scranno, dopo un ricorso contro l’assegnazione errata di circa tremila voti a Matteo Salvini, costretto a migrare dalla Calabria al seggio scattato per lui anche nel Lazio.
Torna sulla cresta anche un’altra ex di lusso: Laura Castelli, già viceministra 5S all’Economia, è capo di gabinetto della Città Metropolitana di Messina, grazie al patto siglato da Sud chiama Nord di Cateno de Luca (di cui Castelli è presidente), col governatore della Sicilia Renato Schifani annunciato agli italiani il 30 dicembre.
Ma al netto delle infornate con vista lenticchie e cotechino, il piatto che si va apparecchiando per il futuro è ancora più ricco di polemiche. L’ultima riguarda la regione Puglia, causa emendamento della 5S Antonella Laricchia inzeppato nella legge finanziaria di fine anno con l’obiettivo di mettere un freno alla discrezionalità delle nomine del presidente Michele Emiliano: in soldoni, la norma impone un controllo sulle designazioni in agenzie regionali o staff, per impedire ai “trombati” di essere riciclati per i cinque anni successivi alla mancata elezione. Rischia di finire a carte bollate: Emiliano ha denunciato l’irregolarità della procedura di approvazione del testo di cui ha informato la Procura di Bari (che ha aperto un fascicolo) ma negando si tratti di una rappresaglia contro chi vorrebbe legargli le mani sulle nomine.
Che più? Come se non bastassero le consulenze, le nomine d’oro e tutto il resto, si fa largo un’idea meravigliosa, quella di creare altri strapuntini per accontentare chi sia rimasto a piedi nella ruota della fortuna della composizione delle giunte. Ecco allora l’ipotesi di nominare i sottosegretari, soluzione accarezzata dal governatore del Lazio Francesco Rocca per sedare la rivolta di Forza Italia, risolvere problemi nella maggioranza litigiosa e superare lo stallo che affligge la sua maggioranza. Idem in Basilicata dove Vito Bardi avendo pochi assessorati da distribuire, ha subito promesso compensazioni sotto le sembianze di sottosegretari. In Liguria Bucci vorrebbe invece cambiare lo Statuto per nominare due assessori in più e pure quattro sottosegretari come previsto dal disegno di legge approvato dalla giunta. Decisione che potrebbe costare fior di palanche – ben 4 milioni di euro in cinque anni – denuncia il Pd. Macchè. Bucci giura: sarà a costo zero.
(da ilfattoquotidiano.it)
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